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LANZO E DINTORNI Luglio 2017
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in comun
Diego Amodio racconta i retroscena del suo film
LANZO
Ex consigliere comunale, ha fatto il giornalista, ora è psichiatra e regista Diego Amodio, ex consigliere comunale, medico psichiatra di 54 anni, ha appena girato il suo primo film dal titolo ‘Alice non lo sa’ che uscirà nelle sale cinematografiche il prossimo settembre. Tra le protagoniste ci sono le migliori attrici italiane di sempre come Violante Placido, Paola Minaccioni, Claudia Pandolfi, Alessia Barela, Matilde Gioli e Marta Gastini. Lo abbiamo incontrato per conoscere tutti i dettagli di questa sua avventura. Da quando hai l’interesse per il cinema? Da sempre, quando ero all’Università, facevo il giornalista ma studiavo come scrivere scenggiatura. Per anni ho scritto copioni per il teatro. È vero che ci hai messo dieci anni a scrivere la scenggiatura del film? No, molti di più. La prima volta l’ho scritta nel’94 ed era una sceneggiatura teatrale. Poi negli ultimi l’ho arrangiata e ho messo in scena quello che penso che possa funzionare. O almeno lo spero. E realizzarlo ‘a modo tuo’ è stata un’impresa semplice? Per nulla. Sono stati mesi complessi. Ad
un certo punto ci sono stati dei problemi con il cast e poteva fermarsi tutto. Poi però ce l’abbiamo fatta. Come mai ci sono solo attrici e non attori? Perché sono molto più brave degli uomini, anche se vengono pagate la metà. Scherzo, in verità, è perché lo richiedeva la trama. Ce la puoi anticipare? È la storia delle 24 ore che precedono le nozze di una ragazza e delle sue amiche. Una trama ambientata a Taranto, che racconta un mondo alto borghese dove le protagoniste sono dei veri e propri mostri, senza scrupoli. Perché proprio a Taranto? Non c’è un motivo particolare in verità,
dal film non si capisce nemmeno che è Taranto. L’ho girato lì perché c’erano delle facilitazioni produttive. Quale parte del corpo degli spettattori vuoi colpire di più con il tuo film, la pancia, il cuore o la testa? Di certo la testa, mi piacerebbe che le persone uscissero dal cinema pensando alle battute a cui hanno riso ma credo che si aspetteranno una cosa diversa da quella che è. In un’intervista ha detto che il tuo ‘fa molto ridere ma fondamentalmente è tristissimo’. Ci spieghi in che senso? Perché si ride di battute politicamente scorrette, che potrebbero far scoppiare una risata ma se ci fermiamo a pensare in verità sono tristi. Per questo la definisci “una comicità che lascia il senso di colpa”? Direi di si, perché tutti sappiamo che su certe cose non si dovrebbe ridere ma è proprio questo il senso. Ho voluto rappresentare delle persone che lasciano una grande amarezza in bocca. Non esiste infatti una redenzione finale delle loro azioni.