Il cattolico in politica tra la dottrina sociale della chiesa e il principio di laicità

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diritti dell’uomo che chiama in causa il Governo italiano per l’esposizione del crocifisso nelle scuole. La sentenza definitiva della Grande Camera del 18 marzo 2011 ha ribaltato la sentenza di primo grado. I giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno accolto la tesi, secondo la quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nella aule scolastiche. La decisione è stata approvata con 15 voti favorevoli e due contrari. La sentenza è definitiva e vincolante per l'Italia e per tutti i 47 stati membri. La Corte, nelle sue motivazioni, sostiene che se pur sia riscontrabile una mancanza di rispetto dello Stato nei confronti dei figli della Signora Lautsi, non è riscontrabile la violazione dell’articolo 2 del protocollo 1, cioè di quella specifica norma che tutela il diritto ad una istruzione secondo le convinzioni familiari. In altre parole, il crocifisso è si un simbolo religioso, ma la sua presenza nelle aule scolastiche non ha una specifica influenza sugli alunni né può interpretato come una sorta di indottrinamento da parte dello Stato.

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