Idrografia e cartografia della Sardegna

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A.D. MDLXII

U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S ASSARI F ACOLTÀ

DI

L ETTERE

E

F ILOSOFIA

___________________________

CORSO

DI

LAUREA

IN

L E T T E R E M OD E R N E

IDROGRAFIA E CARTOGRAFIA DELLA SARDEGNA

Relatore: PROF.SSA MARINA SECHI NUVOLE

Tesi di Laurea di: JOLE LUCIA RUZZINI

ANNO ACCADEMICO 2010/2011


INDICE

PREMESSA

4

PARTE PRIMA

10

Rappresentazioni cartografiche dell’idrografia Sarda a partire dall’ XI al XIX secolo

11

Evoluzione dell’idrografia della Sardegna nelle carte rilevate

31

Produzione cartografica moderna del sistema idrografico Sardo

38

PARTE SECONDA

47

Rete idrografica della Sardegna

48

La Sardegna Nord-Occidentale

57

I BACINI IDROGRAFICI SARDEGNA NORD-OCCIDENTALE

- Lago di Baratz

59

- Rio Mannu di Porto Torres

62

- Fiume Coghinas

67 2


- Riu Barca

72

CONCLUSIONI

77

BIBLIOGRAFIA

79

NOTE

82

3


Premessa Il problema dell’acqua ricopre per l’uomo una importanza fondamentale in qualsiasi regione della terra egli abiti, ed è vissuto in forma inversamente proporzionale alla sua reale disponibilità: nelle aree in cui le risorse idriche si trovano in abbondanza, troppo spesso l’uomo non se ne cura; dove scarseggiano invece gli riconosce il suo immenso valore. La carenza dell’acqua assume una rilevanza particolare per la nostra isola che si trova inserita in un’area geografica caratterizzata dalla siccità che si prolunga da maggio a settembre imponendo all’uomo, fin dalla preistoria, la necessità di assicurarsi riserve idriche mediante l’uso di pozzi, cisterne, vasche, conche artificiali.

Pianta (a) e sezione longitudinale (b) dei templi a pozzo di Santa Vittoria di Serri (NU), di Predio Canopolo di Perfugas (SS), di Funtana Cobèrta di Ballao (NU).

4


C’è poi da segnalare l’alto grado di ventosità e le medie delle temperature dell’aria (16°C di media annua); fattori questi che favoriscono le perdite per evaporazione e traspirazione di una percentuale non trascurabile degli afflussi. Il risultato di tale valore è che dell’acqua affluita nei bacini, solo un terzo defluisce nei fiumi e nei torrenti, gli altri due terzi vengono sottratti dall’evapotraspirazione.

Albero di melograni piegato dalla forza del vento

Si considerino inoltre che le condizioni di insularità, con i rilievi posti a breve distanza dalle coste, favoriscono deflussi veloci in tempi brevi di ingenti quantitativi di acqua che corrono al mare, senza trarne prima l’opportuno beneficio. A ciò si unisce una situazione litologica e morfologica non certo ideale. Nell’isola infatti i terreni a bassa permeabilità sono molto più numerosi di quelli di buona permeabilità; ciò impedisce una 5


infiltrazione discreta e la formazione di estese falde sotterranee che svolgerebbero un ruolo di “regolazione” ritardando il deflusso al mare delle acque piovane. In una situazione come questa, contraddistinta da una naturale povertà di acque superficiali, qualunque corso d’acqua, sebbene di dimensioni ridotte e di deflussi effimeri, può assumere

un’importanza

fondamentale

sotto

l’aspetto

economico, turistico e ambientale. Purtroppo il rapporto tra l’uomo e l’acqua è da sempre stato particolarmente difficile. Basta rifarsi alle vicende storiche antiche e recenti, per renderci conto di come il comportamento degli abitanti nei confronti dell’ambiente fisico sia stato condizionato dall’elemento acqua, sia quando si è trattato di costruire abitazioni civili e militari sia quando si è trattato di dar vita ad attività produttive come l’allevamento, la pastorizia, l’agricoltura, dal momento che la presenza di sorgenti rinvenibili a piccola profondità ed a breve distanza assume elevato rilievo.

Bestiame in prossimità di un torrente che si abbevera anche da una sorgente

Particolarmente problematico il legame uomo-fiume. Fra tutte le forme in cui l’acqua si manifesta nell’isola, quella fluente è caratterizzata da regimi irregolari che hanno reso sempre problematico l’approccio dell’uomo nei riguardi della risorsa idrica. Tale relazione si esprime in Sardegna attraverso 6


la molteplicità dei suoi aspetti, essendo, per esempio, inevitabile rifuggire dai letti in piena, o avvicinarsi ai fondi del fiume nelle stagioni di siccità per utilizzare le poche risorse residue.

La città di Bosa inondata dalla acque del fiume Temo

La

presenza

dell’acqua

ha

anche

rappresentato,

soprattutto nelle pianure e lungo le coste dell’isola, un fattore preclusivo all’insediamento umano per la presenza simultanea della “zanzara malarica”, veicolo di malattia e morte per secoli.

Due momenti del lavoro degli operai della Fondazione Rockfeller che contribuì dal 13 maggio 1946 in Sardegna alla disinfezione dell’Isola attraverso la International Health Division.

7


Solo in tempi più recenti il rapporto uomo-fiume ha acquistato per i sardi una nuova, grande dimensione. Infatti, in seguito alla realizzazione di laghi artificiali iniziata verso la metà del secolo scorso, è stato possibile avviare una nuova politica dell’acqua disponibile quasi ovunque non soltanto per gli usi civili, ma anche per gli impegni agricoli e industriali.

Una fase della costruzione della diga di Santa Chiara d’Ula

L’alimentazione

dei

centri

abitati

della

Sardegna,

le

trasformazioni irrigue e l’approvvigionamento dei più grandi complessi industriali sono oggi resi possibili grazie ai bacini artificiali realizzati lungo i principali corsi d’acqua. Ricostruire le fasi più rilevanti di tale rapporto non è facile a causa della mancanza di una adeguata documentazione e per le numerose lacune nelle informazioni cartografiche. Infatti più che per le altre regioni italiane, la lettura delle carte storiche raffiguranti la Sardegna implica notevoli difficoltà dovute anche alle imprecisioni nel disegno dell’idrografia e alla confusione idronomastica. Più semplice è, invece, la lettura delle carte pubblicate a seguito della introduzione di sistemi di rilevamento topografico su base trigonometrica strumentale a 8


partire dal 1800. È stato così possibile per gli studiosi del settore ricavare informazioni più precise sul sistema idrografico e sull’assetto del territorio in funzione dell’importanza intorno al tema “acqua”. Con l’introduzione del rilevamento aereo, poi, si avrà un notevole salto di qualità della cartografia sia a piccola che a grande scala, così da poter disporre di notevoli dettagli di lettura riguardo l’analisi del sistema idrografico isolano.

La rete idrografica della Sardegna “poggiata” su foto dal satelliti

9


PARTE PRIMA

10


Rappresentazioni cartografiche dell’idrografia Sarda a partire dall’XI al XIX secolo. La cartografia è l’insieme di conoscenze scientifiche, tecniche

ed

artistiche

finalizzate

alla

rappresentazione

simbolica ma veritiera di informazioni geografiche (o statistiche, demografiche, economiche, politiche, culturali, comunque in relazione al luogo geografico nel quale si realizzano) su supporti piani (carte geografiche) o sferici (globi). L’evoluzione delle rappresentazioni cartografiche relative all’idrografia in Sardegna (la cui forma nelle carte più antiche viene paragonata a quella di un’impronta di piede umano e perciò definita “Sandalion” o “Sandaliotis”) ha lo scopo di individuare le variazioni più significative delle rappresentazioni della rete fluviale.

La Tabula Peutingeriana con la rappresentazione dell’isola Sandaliotis conservata presso l’Osterreichische Nationalbibliotheck di Vienna (cod.324)

Tra le carte che è stato possibile reperire, fra quelle di maggior interesse dal punto di vista idrografico, intendo iniziare 11


la descrizione partendo da quella contenuta nel Codice Urbinate Greco 82 dell’XI sec. per giungere fino alle tavole del XIX secolo. In questo ambito si possono distinguere tre gruppi con caratteristiche

abbastanza

comuni

riconducibili

ai

filoni

tolemaico, nautico e capelliniano; un quarto gruppo comprende la produzione di carte a partire da Gerardo Mercatore. Dall’analisi di questi cimeli geo-cartografici si nota subito come la mancanza di informazioni sulla posizione dei fiumi ha spinto ogni cartografo a disegnare l’idrografia secondo una propria particolare interpretazione, derivata da notizie indirette e poco attendibili.

Filone tolemaico

All’interno del gruppo di carte attribuibile al filone tolemaico sono comprese le rappresentazioni più interessanti derivate dalle numerose trascrizioni della “Geografia” di Claudio Tolomeo, tra cui compare il documento cartografico più antico della Sardegna contenuto nel Codice Urbinate Greco 82 conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana a Roma1.

Particolare della “Tabula Sete de Europa” (f. 72v). 12


In questa carta la Sardegna viene rappresentata con forma allungata nel senso dei meridiani ed il disegno del profilo costiero uniforme. I tracciati della rete idrografica, segnalati con un marcato tratto azzurro, sono alquanto approssimati ed in alcuni casi errati. Vengono disegnate solo le aste fluviali di cinque fiumi: il Temo, il Tirso e il Sacer ad occidente, il Cedrino ed il Flumendosa ad oriente.

La Sardinia Insula di Sigismondo Arquer

Una rappresentazione moderna della stessa carta, di notevole rilevanza, è l’incisione in legno di Sigismondo Arquer dal titolo “Sardinia Insula”, contenuta nella Cosmographia Universalis del Munster pubblicata a Basilea nel 15502. Rispetto alle produzioni precedenti questa carta offre un disegno più preciso del profilo costiero, l’esatta posizione del golfo di 13


Cagliari e l’indicazione di trenta centri abitati. Purtroppo nell’idrografia i percorsi risultano ancora troppo brevi e abbastanza differenti da quelli reali. Ad esempio le sorgenti del Cedrino e quelle del Temo scaturiscono nei pressi di Macomer che in questo caso funge da linea spartiacque tra i due bacini idrografici mentre quelle del Flumendosa erompono dalle mura del castello di Laconi. Anche l’incisione di Leandro Alberti (1588) contiene informazioni sull’idrografia abbastanza vaghe in particolare per il tracciato e la collocazione dei corsi. L’asta del Flumendosa, ad esempio, è disegnata a ridosso del Cedrino mentre il Temo viene chiamato erroneamente Tirse fiume.

La Sardegna di Leandro Alberti 14


Filone capelliniano Nel filone capelliniano la carta di Rocco Capellino (1577), conservata nella Biblioteca Vaticana3 nel Codice Cartaceo Barberini Latino 4414, ci fornisce una rappresentazione del profilo costiero della Sardegna errato: appare ricca di informazioni, ma il tracciato dell’intera rete idrografica, a fronte di alcune parti precise, è assolutamente inesatto. Compaiono purtroppo solo gli idronimi di quattro corsi d’acqua: il Coghinas, indicato come Tehemus, il Tirso come Cacer (confondendo questo bacino con quello del Fiume Sacro), il Flumendosa Sepus

ed

il

Temo

indicato

come

Tirus.

Nella

parte

settentrionale dell’isola sono stati tracciati i bacini idrografici del Rio Vignola e del Fiume Liscia mentre ad ovest del bacino del Fiume Coghinas compaiono il torrente Frigiano, il rivo Pedras de Fogu, il Fiume Silis, il Rio Mannu di Porto Torres ed il suo affluente il Rio d’Ottava privo però dello stagno. Nella parte orientale si individua il tracciato del Rio Padrogianu o Padrongianus privo di affluenti e con notevole approssimazione, in quanto viene riportata soltanto l’asta principale con altri quattro corsi d’acqua perenni: il Rio Posada, il Fiume Cedrino, il Rio Mirenu ed il Flumendosa. A meridione va segnalata una rappresentazione più precisa rispetto alla cartografia precedente relativamente al bacino idrografico del Rio Mannu di Cagliari, alimentato da tre affluenti, dove però confluisce erroneamente anche il bacino idrografico del Cixerri. Ad occidente è stata disegnata l’asta principale del Flumini Mannu sfociante in uno stagno ora parzialmente bonificato, l’intero bacino del Tirso, molto marcato con un tratto di matita scura, dalle sorgenti alla foce, ed alimentato da molteplici e in 15


16


alcuni casi inesistenti affluenti (è ancora impossibile disegnare una carta idrografica di questo bacino che conta ben 13.603 affluenti), il Rio Mannu di Milis, il bacino idrografico del Fiume Temo con le sorgenti nel “Paese di Villanova” e l’asta principale del Rio Cuga-Barca sfociante nello stagno del Calick presso l’abitato di Fertilia. Molto simili alla carta di Rocco Capellino sono quelle riprodotte nell’incisione in rame di Filippo Cluverio (1619)4 ed il reticolato idrografico inserito nella carta di Giovanni Antonio Magini inclusa nel suo “Atlante d’Italia”.

Nel primo caso oltre i corsi d’acqua già ricordati nelle carte tolemaiche (Sacer, Thyrsus, Temus, Cedris, Saeprus) vengono tracciati, senza idronimo, il Rio Mannu di Cagliari con il Cixerri, il Rio di Posada e due sole aste del bacino idrografico del 17


Fiume Coghinas (Rio Mannu di Ozieri e Rio Mannu di Berchidda). Nella carta di Giovanni Antonio Magini, pubblicata postuma dal figlio Fabio, si rileva che, per l’idrografia, gli autori pur non tenendo presenti le carte tolemaiche incorrono in alcune inesattezze per cui il Coghinas viene denominato Temus, il Temo Tirus, il Tirso Sacer. Manca l’idronimo relativo al Cedrino.

Da includere sempre nel filone capelliniano, ma del tutto simile alle precedenti, è anche l’incisione su rame acquerellata a colori dell’ “Isle et Royame de Sardaigne”(1648) di Nicola Sanson5. Lo stesso discorso si può fare per la carta anonima in rame6 contenuta nella Geografia Blaviana (1662) dove la rete idrografica appare simile a quella capellino-maginiana anche se vengono riportati solamente due idronimi: il Calarita per indicare 18


il corso del Cixerri ed il Flumini Leni, per il Torrente Leni: entrambi sono affluenti del medio corso del Rio Mannu di Cagliari.

Molto simile all’elaborazione capellino-maginiana, ma con qualche innovazione, è l’incisione in rame a colori acquerellata

19


contenuta nel II volume dell’Atlas minor, carta n. 91, di Frederick de Wit7, della seconda metà del XVII sec. In questa riproduzione

alcuni

particolari

la

differenziano,

come

sottolineato, dal prototipo: sono state omesse le lagune e gli stagni costieri sia dei golfi della costa orientale sia di quella occidentale; è stato corretto l’idronimo del Coghinas, il Temo viene denominato Fiume di Bosa mentre permane l’inesatta denominazione del Tirso. L’incisione in rame dell’Isola di Sardegna presente nell’Isolario dell’Atlante Veneto del Padre Vincenzo Coronelli (1696)8 non presenta novità nell’idrografia. Per quanto riguarda l’incisione sempre in rame acquerellata a colori di I.Keyser contenuta nell’Atlante maior di Gerad Van Keulen9, in sette volumi pubblicati tra il 1641 ed il 1729, poco è l’interesse per l’idrografia: unico obiettivo dell’autore è la redazione di una carta nautica riportando la rete idrografica dell’isola con particolare attenzione per le foci dei corsi d’acqua. L’incisione

in

rame

di

Matteo

Seutter10 fonde

le

informazioni contenute nelle carte capellino-maginiane con quelle

fornite

dal

Coronelli,

senza

apportare

modifiche

importanti all’idrografia.

Il Coghinas in prossimità della foce 20


Filone nautico

Nel

filone

nautico

le

rappresentazioni

dell'isola

risalgono alla cosiddetta “carta pisana” che, sebbene non possegga un reticolato geografico, venne costruita con un progetto cilindrico equidistante sui meridiani e sul parallelo medio. Le carte costruite secondo questo criterio acquistano un grande valore per la ricchezza di informazioni geografiche riguardanti sopratutto la fascia costiera: in esse infatti la linea di costa tende a configurarsi con un andamento molto vicino al quello attuale. Infatti proprio il disegno dell’idrografia e del profilo costiero costituisce il pregio più significativo delle carte successive a quella pisana. Nel dipinto a colori su pergamena “Sardingna” e “Sicilia” di Cristoforo Buondelmonti della prima metà del XV sec., inserito tra le cc. 51v e 52r della Descriptio Cycladum et Aliarum Insularum 11 le indicazioni sull’idrografia risentono ancora di

quelle fornite dalla cartografia tolemaica: vi sono indicati sette corsi d’acqua distinti con una linea nera con tracciati brevi e molto articolati. Vengono riportati solamente tre idronimi mutuati 21


dalla tradizione tolemaica e relativi al Tirso (Tirsu flu), al Temo (Temus flu) ed al Cedrino (Cedus flu). Ulteriori informazioni sull’idrografia della Sardegna si hanno nell’incisione in rame “Sardinia Isola” contenuta nella “Novella Italia, Tabula Septima de Europa, Geografia” di Francesco Berlinghieri

12

pubblicata nel 1480. In questa

incisione in rame, preziosa perché si tratta di una delle prime carte a stampa dell’isola, la rete dei corsi d’acqua è sufficientemente ramificata.

Tra i maggiori rappresentati si riconoscono il Rio Mannu di Porto Torres, il Coghinas, il Temo, il Flumendosa, il Rio Mannu di Cagliari. Non compaiono, probabilmente per un difetto redazionale, il Tirso ed il Padrogianu. Più rilevante, dal punto di vista idrografico, è il dipinto a colori su pergamena posto alla carta n. 30 dell’ “Isolario general de todas las islas del mundo” di Alonso de Santa Cruz, 22


cosmografo maggiore di Carlo I di Spagna, del 1560 circa13, in cui sono riportati numerosi corsi d’acqua indicati da un’unica asta colorata indifferentemente di verde, giallo oppure grigio.

La carta di Alonso de Santa Cruz

Aspetti originali nella rappresentazione dell’idrografia si notano nella pergamena dipinta a colori di Giovanni Oliva “Sardina”14, riportata alla carta n. 10 dell’Atlante dello stesso autore, pubblicato a Livorno nel 1638. Gran parte dei corsi d’acqua sono raccordati tra di loro, mentre il Rio Mannu di Gonnesa, il Rio Palmas, il Rio Mannu di Pula ed il Rio Suergiu Mannu vengono rappresentati unicamente dall’asta principale priva di affluenti; nel settore sud-orientale mancano i tracciati corrispondenti al Flumendosa ed al Rio Posada.

23


La Sardinia di Giovanni Oliva

24


Filone mercatoriano

Nel XVI sec. l'incisione di rame contenuta nella carta n. 15 dell' Atlante di Gerardo Mercatore (1589) fu fondamentale per una migliore conoscenza della Sardegna. Per quanto riguarda l'idrografia la carta presenta elementi di progresso ricevuti in eredità sia dalla tradizione classica sia dalle opere dei grandi geografi italiani. Sebbene ci siano alcune inesattezze idronomastiche come il fiume Temo denominato Thyrse flu, oppure il Rio Mannu di Cagliari chiamato Sepro flu, questa carta, confrontandola ad esempio con quella del Magini, è di gran lunga superiore nei risultati raggiunti nell'impostazione matematica di questo cartografo fiammingo15.

25


Medesime considerazioni valgono per l’incisione in rame

di

Jodicus

geographicarum

Hondius

contractarum

contenuta libri

nei

septem”

“Tabularum del

celebre

cosmografo Pietro Berty (1600)16. La carta di derivazione mercatoriana

non

fornisce

però

nuove

indicazioni

per

l’idrografia, poiché indica, vista la tipologia della scala, soltanto i principali corsi d’acqua.

La produzione cartografica del XVII sec. non ha segnato significativi progressi, ma si limita a ripetere i modelli precedenti con qualche correzione o aggiornamento. Al riguardo si può ricordare l’incisione in rame di A. F. Lucini riportata

nell’“Arcano

del

Mare”

di

Roberto

Dudley17:

nell’idrografia sono segnate solamente le zone di foce dei principali corsi d’acqua affiancandovi le indicazioni essenziali delle aree costiere dell’isola. Non si conoscono carte risalenti al periodo della dominazione austriaca della Sardegna (1713-1720), mentre 26


sono numerose le carte redatte su richiesta del governo sabaudo. Tra queste merita una citazione il disegno manoscritto acquerellato in grigio di Domenico Colonbino18, da cui emergono la precisione del profilo costiero ed indicazioni idrografiche: vengono infatti rappresentati interi bacini di numerosi corsi d’acqua raffigurati con un tratto uniforme che tende ad allargarsi gradualmente dalla sorgente alla foce.

Di grande interesse è il disegno manoscritto a penna acquerellato a colori chiamata la “Carta del Litorale del Regno di Sardegna” in cui si vedono le torri esistenti e quelle di 27


progetto19: la carta riporta brevi tracciati fluviali e gli idronimi del settore centro-occidentale. La “Pianta tipografica del Regno di Sardegna� disegna a mano dipinto a tempera montato su tela di anonimo risalente probabilmente al 1751 pregevole in alcuni aspetti per le informazioni sulle coste e sui centri abitati riporta un solo idronimo, Fiume Santo, sebbene per i tracciati fluviali risalga alla carta del Colonbino.

28


Costituisce un decisivo progresso nelle rappresentazioni della penisola l’incisione in rame in due fogli dell’Aveline raffigurante l’ “Italie” pubblicata da Giovanni Battista Bourguignon d’Anville per l’impiego di nuove tecniche cartografiche sulla base di coordinate astronomiche. Nella carta della Sardegna l’idrografia presenta un tratteggio uniforme e nero e offre nuove indicazioni sui tracciati. Purtroppo il materiale cartografico sabaudo del ‘700 ebbe scarsa diffusione, a volte rimase inedito o incompiuto, abbandonato negli archivi e nelle biblioteche. È questo il caso del manoscritto in bianco e nero di Lemoine, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi20. Si tratta di una carta della Sardegna incompiuta dove l’idrografia, priva di idronimi, ad eccezione del fiume Silis, viene rappresentata con un tratteggio nero ed è curata con particolare attenzione nella parte centro-meridionale, mentre in quella centro-settentrionale sono segnati solo i corsi d’acqua principali. Nella cartografia del ‘700, accanto ad una produzione di ottima

qualità

portatrice

di

progressi

anche

nella

rappresentazione dell’idrografia, si trova anche una produzione mediocre che si limita ad attingere le informazioni dai modelli precedenti ed a riportarle con scarsa attenzione. Ciò dipende anche dal carattere degli atlanti nei quali le carte risultano essere inserite, che influisce inevitabilmente sugli elementi rappresentati. Così nell’incisione in rame di Louis Brion del 1766 contenuta nell’ “Atlante” didascalico dello stesso autore sono segnati solo i principali fiumi rappresentati da un’unica asta nera data la scala della carta.

29


30


Evoluzione dell’idrografia della Sardegna nelle carte rilevate. Per la Sardegna, l'operato geografico di padre Tomaso Napoli21 registra sul finire del XVIII sec. il momento di transizione dalla cartografia “disegnata”, generalmente povera di informazioni ed approssimata, a quella rilevata con strumentazioni abbastanza precise. Dall'analisi di alcune carte geografiche della Sardegna, T. Napoli notò diverse imprecisioni che lo spinsero a realizzare una nuova carta sulla base dei punti rilevati direttamente sul terreno.

La “Nuova Carta dell'Isola e Regno di Sardegna”, formata da 2 fogli ciascuno di cm. 40x57, fu iniziata nel 1796, completata dodici anni dopo e pubblicata nel 181122. Si trattava di una carta 31


a grande scala realizzata secondo il sistema delle coordinate polari e i principi generali della triangolazione che nasce dalla volontà del Napoli di correggere le imprecisioni riscontrate nelle carte di autori precedenti. La carta emerge per qualità tecniche ed estetiche nell'ombreggiatura che mette in risalto le coste alte, nell'aderenza del profilo costiero a quello reale. Per la prima

volta

particolarmente

la

rappresentazione

precisa

e

curata:

idrografica ad

esempio

risulta nella

rappresentazione di laghi e stagni costieri, la simbologia impiegata ed il doppio tratto a larghezza decrescente dalla foce alle sorgenti assumono una notevole capacità comunicativa, agevolata dal fatto che le altre informazioni richiamabili dal doppio tratto, come, la viabilità, sono poco diffuse e presentano regolarità di tracciato,

collocandosi su un piano di lettura

decisamente inferiore al reticolato idrografico. Nelle aree di pianura la superficie è segnalata soltanto dal tracciato dei corsi d'acqua principali. Inoltre i corsi d'acqua, che bordano la pianura scorrendo ai piedi dei rilievi, sono indicati con un percorso alquanto schematizzato che richiama il disegno immaginario delle vecchie carte. Nonostante il disegno del sistema idrografico costituisca un sicuro progresso rispetto alla produzione cartografica precedente, tuttavia si rilevano alcune imprecisioni evidenti soprattutto nell'orografia connessi al carattere empirico del sistema di rilevamento impiegato. Alle imperfezioni della sua carta cercherà di porre rimedio il Della Marmora con competenze e strumenti certo più idonei23. La prima carta pubblicata dal Della Marmora nel 1826 è però soltanto alla scala 1: 1.000.000. Un decisivo salto di qualità lo avremo nella pubblicazione del 1845 dove lo scopritore della 32


Sardegna passa alla elaborazione di carte rilevate con metodi scientifici e razionali.

Carta del Della Marmora del 1826

Il disegno delle coste della Sardegna realizzato dal Della Marmora fu preceduto da una campagna batimetrica compiuta dal capitano W. H. Smyth della Regia marina inglese, che nel 1827 aveva ultimato il rilevamento del profilo costiero rappresentandolo su di una carta di 60x40 cm intitolata “The Island of Sardinia�, conservata presso il British Museum di 33


Londra. Proprio su questa carta si basò il Della Marmora sia per quanto riguarda i dati relativi alle coste, sia per la profondità dei fondali antistanti24. Considerata la scala della carta abbastanza piccola (anche se non riportata dovrebbe comunque essere di circa 1:1.370.000) non si può non apprezzare la straordinaria precisione con cui sono segnalati elementi idrografici sia pure per la sola fascia costiera e, in particolare, per la posizione degli sbocchi a mare. Vengono inoltre indicati e riprodotti con precisione gli stagni. Nonostante l'indiscusso valore, la carta non è esente da imprecisioni: alcuni corsi d'acqua nella parte meridionale dell'isola non presentano sbocchi al mare.

34


Esiste poi una seconda carta a scala più grande meno conosciuta dello Smyth, “The N.E. Coast of Sardinia” pubblicata nel1827. La carta offre dei dati di notevole dettaglio molto aderente alla realtà come il tratto della fascia costiera compresa tra Porto Liscia e Capo Coda Cavallo nella costa nord-orientale dell'isola. In particolare il sistema di foce del Padrongiano è descritto in maniera precisa con le sue complesse ramificazioni e isolette fluviali; sono rappresentati accuratamente i piccoli ruscelli costieri e le numerose zone paludose. Verso la metà del XIX sec. fu redatta dall’ ingegnere topografico Maggiore de Candia una carta a scala più grande rispetto a quella del Della Marmora. Il rilevamento venne realizzato con la tavoletta pretoriana alla scala 1: 5.000 da

Foglio d’unione del comune di Putifigari alla scala 1:25.000 suddiviso in 12 tavolette alla scala 1:5.000.

35


geometri sardi, che si appoggiarono alla triangolazione del Della Marmora e venne realizzata nell’intento di tracciare materialmente i confini dei comuni dell’ isola. I lavori di rilevamento vennero interrotti nel 1856 a causa della guerra in Crimea ed ultimati solamente nel 1859. Stampata con il titolo “Atlante dell’isola di Sardegna”, costituì la carta topografica dell’Isola fino agli inizi del secolo XX, quando l’Istituto Geografico Militare iniziò la sua attività cartografica in Sardegna. Il lavoro di rilevamento infatti, iniziato subito dopo il 1890 solo per un numero limitato di tavolette, venne intensificato nel 1897, finché nel 1900 la Sardegna risultò interamente rilevata. Fu utilizzata una carta di base in scala 1 a 50.000; solo l’Inglesiente, dato il grande interesse rivestito per questa regione dal punto di vista minerario, fu rilevato al 25.00025. I fogli relativi alla Sardegna furono pubblicati fra il 1903 e il 1921; tuttavia, nel 1907 venne ultimato per la Sardegna l’allestimento di una edizione policroma della carta topografica in scala 1:100.000, che si disse “trasformata”, iniziata per tutto il territorio italiano già dal 1903. Disponendo così di due edizioni successive della stessa carta è possibile ricostruire le variazioni che riguardano l’assetto del territorio nell’ultimo periodo, non solo per quanto concerne l’idrografia, ma anche per altri fattori ugualmente importanti per una maggiore conoscenza del più recente paesaggio geografico dell’isola. L’edizione fondamentale, la prima, è rappresentata dai fogli al 100.000 e dalle levate topografiche originali in scala 1:50.000 e 1:25.000 stampati in un unico colore nero, così da non facilitare la distinzione tra i 36


vari simboli soprattutto nelle aree di montagna dove è presente un sensibile addensamento di curve di livello o nelle zone dove il contrasto tra orografia ed idrografia non è particolarmente evidente. Nell’edizione policromata a tre colori l’osservazione dei caratteri del reticolato idrografico ad una scala quasi regionale (1:100.000), è invece estremamente facilitati dalla finezza dell’incisione e la precisione del tratto, ma soprattutto dall’adozione del colore blue per idrografia.

I corsi d’acqua presenti nel comune di Ittiri (SS).

37


Produzione cartografica moderna del sistema idrografico Sardo

Il sistema idrografico nella cartografia prodotta in Sardegna negli ultimi cinquant'anni deriva interamente da rilievi aerofotogrammetrici. Attraverso questo tipo di rilevamento, che consiste nell'utilizzo di foto aeree come base alternativa al vero e proprio rilevamento sostituendosi così al lavoro del vecchio tipografo, si può disporre di validi e nuovi strumenti di lettura del territorio. Infatti è difficile mettere in evidenza i fenomeni che non presentano una rilevante ampiezza territoriale (rete idrografica, approfondimento di solchi di erosione, piccole isolette dunose) utilizzando esclusivamente un rilevamento topografico tradizionale poiché manca l'osservazione globale degli elementi di un paesaggio ed altri fattori che ne impediscono la visione diretta. È invece possibile l'analisi complessiva di ampi territori con le fotografie aeree dalle quali si possono cogliere elementi anche particolari del paesaggio fluviale e ricostruirne, nel caso in cui le riprese siano realizzate ad una certa distanza di tempo, la dinamica evolutiva. Tale procedura venne usata nell'edizione della nuova Carta topografica Italiana in scala 1: 25.000 a cinque colori, strumento base per le ricerche sulle caratteristiche fisiche del territorio dell'isola. Grazie all'utilizzo, ad esempio, del colore azzurro per simboleggiare le tematiche connesse all'acqua come pozzi, sorgenti, canali, mare e laghi risultò molto più facile il sistema di lettura del reticolato idrografico. La lettura delle tavolette della Carta Topografica d'Italia ed il confronto fra l'ultima e le prime due edizioni permette di 38


rilevare la significativa evoluzione del sistema drenante che si è verificata in alcune parti della Sardegna, in particolare nelle piane terminali e costiere, dove i cambiamenti sono stati più intensi. In proposito è sufficiente ricordare l'esempio del prosciugamento dello stagno di Sassu, trasformato nella fertile piana di Arborea e Terralba. Anche le bonifiche dei campi di Chilivani, di Santa Lucia di Bonorva, di Campu Giavesu, dei Campidani, oltre a modificare l'assetto del sistema idrografico, hanno finito con il ridisegnare anche quello del territorio.

Un tratto del fiume Tirso in prossimità di Ula Tirso, Busachi e Fordongianus su cui è stato costruito il nuovo invaso e la diga Eleonora d’Arborea

Sempre per quanto riguarda l'assetto idrografico, la rappresentazione in colore blue delle zone occupate dei bacini idrici artificiali costituisce un elemento di rilievo introdotto nelle tavolette

dell'ultima

edizione;

il

colore

azzurro

assume

importanza per ricostruire il sistema idrografico di quelle zone in cui si creavano stagni e paludi a causa del difficoltoso drenaggio naturale delle acque. 39


L'esigenza di approfondire maggiormente la conoscenza di un territorio così da ottenere dei dettagli di lettura significativi ai fini della programmazione generale ed urbanistica, fece nascere sul finire degli anni ‘60 l'esigenza di dotare l'isola di un nuovo e più dettagliato sistema di lettura: la Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000. Questa carta, il cui lavoro di redazione si affianca al sistema di rilevazione aereofotogrammetrico, iniziò ad essere messa in pratica dal 1968. Si suddivide in tre lotti diversi e successivi, ma a tutt'oggi risulta completato solo il primo lotto, che comprende la Sardegna meridionale fino al parallelo passante per l'abitato di Mandas; ed il secondo lotto, costituito dalla Sardegna centrale fino al parallelo di Macomer. Del terzo lotto, suddiviso nella parte occidentale, a ovest del meridiano di Ozieri ed in quella orientale ad est dello stesso meridiano, è in corso di lavorazione per la parte occidentale di cui, da tempo, è stato già effettuato il volo di ripresa. In questa carta la grande scala di rappresentazione consente di cogliere, soprattutto per quanto riguarda l'idrografia, dettagli di lettura più precisi: ad esempio l'utilizzo del colore azzurro nella rappresentazione dei singoli elementi del sistema idrografico, risalta sugli altri colori di base: il bistro per l'orografia ed il nero per gli altri simboli. Nel

1978

è

stata

prodotta

la

“Carta

Tecnica

dell'Oristanese”. Realizzata in parte in scala 1:5.000 ed in parte in scala 1:10.000, rappresenta un lotto relativo alla Sardegna della Carta Tecnica dell'Italia meridionale e per la zona dell'Oristanese, sostituisce la carta tecnica regionale; il taglio è stato comunque realizzato in modo tale che ad essa si 40


ricolleghino perfettamente i fogli della C. T. R. La principale differenza tra questi due tipi di carte consiste nel fatto che quella Oristanese è a più colori, contiene diverse informazioni su fenomeni fisici ed antropici26 ed è affiancata da diverse carte tematiche (litologiche, delle precipitazioni ecc.): risulta così una carta originale e completa soprattutto nelle informazioni sul tema dell'acqua. Comunque la Carta Tecnica Regionale non si discosta, per quanto riguarda la raffigurazione del sistema idrografico, dagli schemi tradizionali di carta topografica a grande scala superiore al 25.000, se non per maggiori dettagli di lettura.

41


Per quanto concerne la stesura di altre carte del territorio isolano redatte nell'ultimo ventennio da enti di vario tipo (Consorzi di bonifica ed industriali, Comunità montane, Comuni ecc.), non sono presenti elementi degni di nota riguardanti la rappresentazione idrografica: infatti, realizzate in genere con un solo colore, utilizzano lo schema ed il simbolismo più diffuso nelle carte topografiche. Sebbene le carte di base a grande scala propongano all'attenzione del lettore un'immagine del reticolato idrografico estremamente dettagliata, esse sono pur sempre documenti che

nascono

dal

soggettivismo

del

cartografo

in

cui

l'informazione è stata prima di tutto interpretata, quindi elaborata ed infine riprodotta graficamente, conferendo al simbolismo una certa capacità evocativa. Sarebbe invece utile poter osservare, senza il tramite imposto dalla cartografia, le diverse situazioni al naturale, disponendo di immagini telerilevate sia di tipo tradizionale, come le foto aeree riprese in sequenza seguendo determinati criteri da un aereo attrezzato appositamente, sia più sofisticate come quelle riprese dai satelliti o dai radar montati su vettori in volo ad una certa quota. Per quanto riguarda la Sardegna sono numerosi gli enti privati ufficiali e non, pubblici e privati che hanno proceduto alle esecuzioni di rilievi aerofotogrammetrici. Purtroppo per il fatto che tali enti

abbiano effettuato le riprese limitatamente alle

zone da essi dominate o interessate da particolari interventi, la frammentarietà di tali rilievi non consente di disporre di questi documenti in maniera completa per tutta l'isola. Ad oggi sono disponibili diverse fotocoperture complete che ci permettono di 42


cogliere le eventuali variazioni del sistema idrografico in Sardegna nell'ultimo ventennio.

L’abitato di Sant’Antonio di Gallura ed una porzione del lago del Liscia.

Restano però fondamentali per questo tipo di lavoro il volo di base dell'I.G.M. realizzato alla fine degli anni cinquanta utilizzato per la stesura definitiva della carta topografica d'Italia; ed il volo eseguito a colori del 1977 per conto dell'Assessorato all'Agricoltura e Riforma agro-pastorale per la costituzione del catasto dei pascoli della Sardegna27. La

redazione

di

cartografia

tematica

grazie

alla

interpretazione di foto aeree riprese sia a colori che in bianco e nero o all'infrarosso, diviene un documento assai prezioso per una migliore gestione non solo del territorio in generale, ma 43


anche di vicende e fatti antropici dipendenti dall'acqua. Dalle foto aeree è infatti possibile rilevare quei fenomeni che sono provocati dalle varie forme in cui l'acqua si manifesta in superficie e che difficilmente vengono rappresentati in un documento cartografico tradizionale. Basti pensare ai fenomeni di erosione, allagamenti di campagne, agli smottamenti e cedimenti di strutture causati dalle piogge, punti di rottura degli argini fluviali ecc. In questo modo è possibile ricostruire la dinamica evolutiva dei paesaggi fluviali e conoscere le modificazioni causate dalle acque. Sopratutto in Sardegna, proprio a causa del particolare regime pluviometrico per cui sono frequenti le precipitazioni28, i numerosi fenomeni di straripamento e di allagamento dei campi causano gravi danni alle cose e persone. È pertanto fondamentale conoscere tali fenomeni per una gestione idonea del territorio e delle sue risorse. L'analisi della rete idrografica eseguita attraverso le immagini dai satelliti, è caratterizzata da periodicità di ripresa molto breve (al massimo durano una decina di giorni), e consentono di disporre di un numero elevatissimo di dati sulla superficie terrestre e di poterli aggiornare ogni qual volta la navicella ripassi sul medesimo meridiano. Le immagini da satellite costituiscono, al pari delle foto aeree ma con maggiori possibilità di impiego in ricerche più specialistiche e particolari, uno strumento moderno per aggiornare mappe, per la realizzazione di carte tematiche, per possedere una visione d'insieme del territorio che altrimenti sarebbe impossibile. Possono essere ben impiegate per lo studio dei problemi legati con le acque superficiali, con le 44


variazioni dei tratti fluviali, per il controllo delle piene e l'analisi delle alluvioni o della quantità di acque.

A seconda della sensibilità degli strumenti utilizzati o del tipo di ripresa effettuata, i satelliti ci forniscono diversi tipi di immagini, da cui derivano svariate possibilità di lettura di parametri territoriali fortemente differenziati, in conseguenza alla “sensibilità” degli strumenti di registrazione29. Ad esempio le immagini provenienti dai satelliti di prima generazione possono essere

meglio

impiegate

nell'osservazione

del

sistema

idrografico su larga scala e si prestano al confronto delle eventuali trasformazioni rispetto alle carte a scala corografica. Invece le riprese provenienti dai satelliti di seconda ed ultima generazione sia per la rapidità di aggiornamento delle scene riprese, sia per la buona versatilità della scala particolarmente elevata,si prestano perfettamente all'osservazione dei fenomeni connessi con le variazioni del sistema idrografico in generale e, più nel dettaglio, dei componenti dell'apparato fluviale, con la possibilità di seguirne l'evoluzione mese per mese. 45


Questa tipologia di rilevamento è rivolta nell'isola più al prossimo futuro che nel presente poiché occorrono procedure più complesse per sopperire alle difficoltà di ottenere le immagini in tempi più rapidi rispetto al periodo di registrazione. Ed è anche vero che le immagini fornite da quest'ultima generazione di satelliti integrano opportunamente le fotografie aeree, costituendo un valido sistema per la redazione della cartografia tematica dell'acqua, gettando le basi per una corretta organizzazione del territorio in funzione di un migliore rapporto uomo-acqua.

Foce del Fiume Tirso

46


PARTE SECONDA

47


RETE IDROGRAFICA DELLA SARDEGNA L'idrografia della Sardegna è quella tipica delle regioni mediterranee. Data la ridotta distanza tra le vette e la costa tutti i corsi d'acqua si possono considerare a regime torrentizio, con una notevole variazione dei flussi durante l'anno.

Le conseguenze di un cattiva distribuzione delle piogge sull'isola e di un'alimentazione quasi esclusivamente pluviale sono un lungo periodo di siccitĂ durante la stagione estivaautunnale e di un periodo di deflussi relativamente abbondanti 48


che coincide con le precipitazioni invernali e primaverili. Il regime pluviale è quello che più facilmente può dare luogo a variazioni nei deflussi da un anno all'altro: una variazione del 25% degli afflussi può causare una variazione del 50% nei deflussi. Anche i maggiori corsi d'acqua dell'isola non fanno eccezione presentando forti variazioni tra la portata minima e quella massima con unico elemento di distinzione dovuto ai deflussi presenti tutto l'anno. PRINCIPALI CORSI D’ACQUA DELLA SARDEGNA Bacino

Lunghezza Km

Cedrino

76,7

Bacino Kmq 1088,7

Aste torrentizie 6459

Portata media annua mc/sec 7,79

Cixerri

50,6

534,7

3937

Coghinas

123

2475,4

11388

16,43

Flumendosa

125

1863,6

15309

18,00

349,5

3866

---

Flumini Durci

107,5

---

Flumini Mannu di Pabillonis

75

576,3

2051

---

Flumini Mannu di Samassi Liscia

86 64

2289,3

5492

1,3

568,6

4426

6,9

Padrogiano

74

449,2

3051

---

Riu Cuga Barca

68

407,4

811

---

64,5

674,4

1751

1,42

Riu Mannu di Porto Torres Riu Mannu di Posada

60,2

699

6584

0,8

di San Sperate

54

509,5

2020

---

Riu Palmas

40

477,1

4495

2,49

Riu Pramaera

29,9

185,9

1684

---

Riu Sa Picocca

59,5

356

Riu Mannu

Temo

60

Tirso

159

389

1,47

836,7

2068

2,22

3376

13603

6,65

L’andamento dei numerosi corsi d’acqua con un reticolato idrografico molto complesso sono in stretta relazione con la disposizione di un territorio costituito in gran parte da rocce impermeabili. Un elemento negativo per l’idrografia isolana è rappresentato dalla carenza di rocce permeabili che non 49


consentono l’accumulo nel sottosuolo di falde acquifere idonee ad assicurare ampie soluzioni al problema idrico globale isolano per cui l’unico modo di disporre dell’acqua nel corso dell’anno era ed è legato alla utilizzazione dei serbatoi artificiali.

La diga e il lago di Gusana

È importante evidenziare la mancanza di unità e di uniformità nello sviluppo della idrografia sarda, poiché l'attuale rete dei corsi d'acqua trae origine dalle complesse vicende tettoniche di cui l'isola è stata protagonista. Una gran parte dei fiumi sardi, infatti, non segue corsi vallivi scavati dalla forza erosiva delle proprie acque, ma ha utilizzato il percorso di preesistenti linee di frattura o ha impostato la propria valle all'interno di fosse tettoniche. Tra questi l'Alto Flumendosa che, a seguito di un rapido sollevamento della crosta terrestre, ha riattivato un sistema idrografico più antico.

50


Veduta parziale della diga di Bau Muggeris in corso di invaso (da: Il gruppo elettrico sardo e gli impianti dell’alto Flumendosa, Roma, 1949, p. 177)

Nel complesso si rivela un insieme di numerosi sistemi idrografici di ridotte dimensioni che hanno avuto un'evoluzione autonoma e perciò difficili da classificare. Tirso Flumendosa Coghinas Flumini Durci Flumini Mannu di Samassi Cedrino Flumini Mannu di Pabillonis Padrogiano Riu Cuga-Barca Riu Mannu di Porto Torres Liscia Riu Mannu di Posada Temo Riu Sa Picocca R. Mannu di San Sperate Cixerri Riu Palmas Riu Pramaera

0

50

100

150

200

I maggiori corsi d’acqua della Sardegna per lunghezza

51


L’Isola suddivisa in bacini idrografici (fonte Min. LL.PP.) 52


In Sardegna, nonostante parecchi invasi artificiali, sono presenti oltre trentamila sorgenti di notevole importanza che

La tavola 27 dell’Atlante della Sardegna contenete la distribuzione geografica della principali sorgenti isolane suddivise per portata.

53


alimentano

molti

acquedotti

comunali

e

consorziali

assicurando un contributo di circa 30 Mmc. Sebbene il versante occidentale dell'isola (Nurra, Montiferru, Iglesiente e Sulcis), con precipitazioni pi첫 abbondanti e condizioni geomorfologiche pi첫 favorevoli sia maggiormente acquifero, tuttavia le sorgenti pi첫 ricche ed importanti si trovano nelle Baronie e nel Supramonte di Oliena, di Orgosolo, di Dorgali e di Urzulei. Qui sono localizzate le sorgenti di Su Cologone e San Pantaleo.

Le sorgenti di Su Gologone

Di minori dimensioni sono le sorgenti dei tacchi in Barbagia, Ogliastra e Sarcidano. Le manifestazioni sorgentizie sono rare nell'esteso altopiano del monte Cardiga dove si

54


segnalano solamente due sorgenti di una certa importanza: Sa Maista, Is Canneddas de Tuvulu. Se si tralasciano il lago di Baratz ed i laghetto di Piscinas presso Buggerru, in Sardegna non esistono laghi naturali. La consistente presenza di terreni impermeabili rende quasi obbligata la creazione di laghi artificiali per la raccolta delle acque. Con la costruzione della diga di Santa Chiara D'Ula sul fiume Tirso, nel 1927, ha dato una svolta radicale alle condizioni produttive di un'area dell'isola, quella di Arborea, dove si potĂŠ realizzare la bonifica idraulica di vasti stagni e dar vita ad una moderna agricoltura.

55


Seguì

poi

la

creazione

della

diga

sul

Coghinas,

successivamente nel secondo dopoguerra vennero realizzati complessi idraulici del Flumendosa Mulargia e numerosi altri quali quelli sul Liscia, sul Temo-Cuga, i quattro sul Taloro e quelli sul Cedrino, sul Palmas, sul Posada e sul Bidighinzu. Attualmente in Sardegna esistono quarantacinque serbatoi artificiali.

La tavola 28 dell’Atlante della Sardegna con la distribuzione geografica, lungo i principali corsi d’acqua di tutti i bacini artificiali presenti nell’Isola 56


LA SARDEGNA NORD-OCCIDENTALE La

grande

area

della

Sardegna

nord-occidentale

comprende le regioni del Monteleone, Meilogu, Logudoro, Sassarese, Anglona e Nurra che, pur tra loro confinanti, presentano notevoli differenze. Il Monteleone, piccola regione caratterizzata dai rilievi vulcanici formatisi a seguito di diverse manifestazione, è situato tra la Planargia a Sud, il Marghine ad Est, il Sassarese a Nord e la bassa Nurra a Nord-Ovest. Al centro della depressione logudorese, segnato da confini molto incerti, si colloca invece il Meilogu. Con il nome di Logudoro ci si riferisce alla regione che si estende da Mores, a Sud, fino a Ploaghe a Nord e ad Ovest fino a Florinas, nell'area morfologicamente più regolare del settore meridionale della Sardegna nord-occidentale. A Nord, tra il Sassarese, la Gallura ed il Logudoro, si estende l'Anglona, i cui limiti sono segnati ad Est dal Coghinas e a Sud dalla bancate ignimbritiche del Monte Sassu. Il Sassarese si estende su un'area della Sardegna NordOccidentale, caratterizzata da colline di media altezza, da falsopiani e tavolati, spesso duri e compatti,come si osserva nelle zone di Serra Secca, San Quirico, Suaredda e Pedraia. Ad Ovest del Sassarese si stende la Nurra, che sotto l'aspetto morfologico e geologico è una delle regioni più originali della Sardegna. Il limite con il Sassarese è costituito da una larga depressione che si sviluppa su un insieme di superfici piana e talvolta orizzontali, nella quale si inseriscono rilievi di natura calcarea e metamorfica.

57


L'isola dell'Asinara lunga 17,4 chilometri e larga da un minimo di 2 ad un massimo di 6,4 chilometri, ha una superficie di 51,92kmq. e con l'Isola Piana costituisce il proseguimento della Nurra, con cui mantiene una notevole analogia litologica. Unita alla Sardegna fin dal periodo glaciale, successivamente, con l'innalzare del mare,è rimasta isolata. Ha un reticolato idrografico che, considerata la ridotta estensione della sua superficie, non è molto sviluppato. I torrenti con decorsi invernali-primaverili in stretta dipendenza con gli influssi metereologici , scorrono dentro alvei incassati in profonde gole. Le sorgenti d'acqua sono numerose ma di portata esigua.

Distribuzione rete idrografica nell’Isola dell’Asinara

58


BACINI IDROGRAFICI SARDEGNA NORD-OCCIDENTALE Lago di Baratz La Sardegna a causa delle condizioni geologiche e climatiche sfavorevoli al mantenimento di specchi d’acqua chiusi ha un solo lago naturale, il lago di Baratz, talvolta chiamato lago di Barazza, si trova ad est di Portoferro alle pendici del piccolo rilevo del monte S'Abe (86 m) a qualche Km dal mare. Il bacino di alimentazione viene solcato da alcuni ruscelli suoi immissari che assicurano un contributo di circa 2 milioni di mc; tra essi quelli dalle portate più abbondanti sono il rio Bastianeddu ed un suo affluente, alimentato in parte dalla sorgente di Funtana Bantine.

Il lago, a quota 32 m.s.l.m. e con una profondità massima nei periodi di piena di m. 14, occupa una superficie di 456.758 mq raccogliendo nel suo invaso circa 2-2,5 milioni di mc d’acqua. Si tratta di un tipico lago di sbarramento costiero alimentato da un bacino idrografico di circa 1200 kmq, fitto di impluvi, con un 59


reticolo fluviale piuttosto complesso i cui corsi d’acqua hanno un regime tipicamente torrentizio ma in grado di alimentare annualmente il lago stesso con un contributo di oltre 2 milioni di mc d’acqua. Alla base dello sbarramento, alto dai 15 ai 18 m., nel versante che guarda il mare, in corrispondenza del bagnasciuga, vi è l’emergenza d’acqua dolce denominata Funtana s’Ebbi Dolzi (fontana dell’acqua dolce) che dagli studiosi viene considerato uno scarico lacustre sotterraneo.

Il Baratz, infatti, non ha un emissario superficiale ma le sue acque, filtrando attraverso la sabbia dello sbarramento costiero, riaffiorano praticamente sul mare. La portata media annua del defluente è di circa 55 l/s ma quando la superficie dello specchio d’acqua scende al di sotto dei valori normali di secca, la portata si riduce notevolmente. Le acque del Baratz erano utilizzate in passato per gli usi irrigui in ragione di 600.000800.000 mc all’anno ma l’abbassamento dello specchio lacustre fino a livelli di guardia preoccupanti per la stessa sopravvivenza del bacino ha indotto i tecnici del Consorzio di Bonifica della 60


Nurra ad interrompere i prelievi (cfr. tavola corrispondente sez. naturalistica). Fin dal secondo dopoguerra Baratz era un lago sostanzialmente isolato immerso nel territorio della Nurra, non ancora interamente bonificato e quindi scarsamente popolato. Tali condizioni gli hanno consentito di adattarsi ai cambiamenti seguendo dei cicli naturali, poco disturbato dalla presenza dell'uomo. Oggi la sua posizione, a metà strada tra la città di Sassari, del cui territorio comunale peraltro fa parte, e di Alghero, al centro di una delle coste più belle e selvagge del Mediterraneo, fa sì che la situazione del lago sia del tutto alterata rispetto al passato: Alghero e Stintino sono poli turistici di rinomanza internazionale, la Nurra è completamente bonificata.

61


Rio Mannu di Porto Torres Situato nell'estremità nord-occidentale della Sardegna Il Rio Mannu di Porto Torres, insieme al Coghinas, è il più importante tra i corsi d'acqua dell'isola. Per la lunghezza dell'asta principale (64,50 Km) e l'estensione del suo bacino imbrifero (più di 667 Kmq), insieme all'entità dei deflussi ed a una certa regolarità di essi, sarebbe più appropriato il nome di fiume al posto di rio.

Il Riu Mannu nasce dalla confluenza, presso Santa Maria De Seca, del Riu Bidighinzu con il Riu Funtana Ide, da questo punto proseguirà fino alla foce senza mutare la denominazione. Il Riu Bidighinzu ha origine tra il Monte Pelao(730m) e Punta Matteuzzu(540m); il Riu Funtana Ide (detto anche Riu Binza ‘e Se) proviene invece dalle sorgenti che emergono dai basalti e dalle arenarie compresi tra il Monte Pelao ed il Monte Santo. I dati complessivi del bacino del Riu Mannu di Porto Torres si riassumono in un superficie di 667,4 kmq in uno

62


sviluppo del reticolato che consta di 1.751 diramazioni per una lunghezza totale di 1.302 km.

Gli apporti pluviometrici vengono rilevati da un buon numero di stazioni distribuite sul territorio in maniera razionale, sono infatti rappresentative delle diverse fasce altimetriche. Le precipitazioni nel bacino oscillano tra i 500 mm della fascia costiera e gli 850/900 mm annui che si rilevano nell’alto corso del Mannu di Portotorres. I deflussi riferiti all’area totale, sono risultati di 116,5 mm; considerando una pluviometria media di 723 mm si ottiene un coefficiente di deflusso di 0,16. Le ragioni di un coefficiente così basso possono essere molteplici come ad esempio l’alta permeabilità delle rocce che affiorano

nel

bacino

oppure

le

perdite

dovute

all’evapotraspirazione. Inoltre una certa rilevanza può essere attribuita al fatto che nel bacino esistono due sbarramenti artificiali con le quali vengono sottratte enormi quantità ai deflussi superficiali allo scopo di utilizzarne l’acqua per usi diversi. 63


L’invaso sul Riu Bunnari, che costituì la prima riserva idrica di Sassari, entrò in attività nel 1879, tredici anni dopo quello di Corongiu, e possedeva una capacità di 0, 45 milioni di mc. Un secondo invaso con capacità di 1,13 milioni di mc fu costruito nel 1932. Questa seconda opera, oltre alla funzione di riserva idrica per uso potabile, è stata concepita anche per la moderazione delle piene. Le sorgenti che emergono nel bacino del Riu Mannu di Portotorres sono numerose, e con portate abbondanti. Nella maggior parte dei casi si tratta di acqua contenuta nei calcari che viene a giorno quando raggiunge il contatto con le vulcaniti impermeabili. Le acque nel bacino con temperature superiori alla media e classificabili come ipotermali, oscillano cioè tra i 20 ed i 22°C. 64


Sulla sponda sinistra del Riu Ertas emerge la sorgente di Abba Meiga con una temperatura che è mediamente di circa 20°C ma che subisce variazioni sensibili con il variare delle stagioni. Sulla sponda destra del Riu di Montes, nel territorio appartenente ai comuni di Codrongianus, Osilo e Ploaghe, in un’area di circa 50 kmq sono disseminate una ventina di sorgenti che sebbene a terminabilità bassa (20-22°C ) sono caratterizzate da un chimismo che denuncia una circolazione delle acque a notevole profondità. Tra le più conosciute troviamo quella di San Martino, commercializzata come acqua minerale da diversi decenni.

65


Dalla Torre di Abbacurente, situata ad Est di Portotorres, sino alla Punta Tramontana, la costa è un arenile continuo appena

interrotto nella stagione autunno-invernale

dagli

sbocchi a mare dei corsi d’acqua. Questa lunga spiaggia viene denominata Platamona nel primo tratto, Marina di Sorso nel tratto più prossimo alla foce del Riu di Sorso, mentre la parte residua, conosciuta come spiaggia di Pedras De Fogu, è quella che comprende il ramo terminale dell’omonimo rio. L’aspetto è piuttosto uniforme costituito da catene di dune di

notevole estensione originate dalla

sedimentazione marina ed accumulate dall’azione del vento.

Dalla foce del Riu Mannu di Portotorres a quella del Riu di Sorso (Fiume Silis), un’area di 70,47 kmq è drenata dal Riu di Buddi Buddi e da pochi altri rigagnoli, dei quali le carte non riportano le denominazioni e che in alcuni casi sono privi di sbocco al mare. 66


Fiume Coghinas Il Coghinas, l’antico “Tehemus”, prende il nome dalle sorgenti termali solfuree (76°) site in prossimità della foce. E’ il più importante fiume della Sardegna settentrionale: con una lunghezza di 116 km è il terzo dell'isola dopo il Tirso ed il Flumendosa. Nasce lungo le pendici settentrionali della catena del Marghine e dopo un percorso tortuoso sfocia, con un apparato di tipo a delta modificato, lungo il bordo orientale del Golfo dell’Asinara.

Il bacino imbrifero del fiume è la somma di tre bacini: quello del Rio Mannu di Ozieri, del Rio Mannu di Oschiri e del Rio Mannu di Berchidda. L'idronimo più noto, quello appunto di Coghinas,

viene

assunto

dal

corso

d'acqua

all'uscita

dell'omonimo lago artificiale e mantenuto fino alla foce, nella spiaggia detta di Campo Coghinas.

67


Le manifestazioni sorgentizie del bacino del Coghinas sono numerose, ma presentano in genere portate scarse e molto spesso influenzate dagli afflussi meteorici.

Sono inoltre presenti alcune manifestazioni termali. Presso il bacino del fiume Coghinas , allo sbocco nella piana di Valledoria sulla sponda sinistra del corso d’ acqua, si ha la risalienza, in vari punti, di acque calde con temperature comprese tra i 65 ed i 75°C. La portata complessiva di queste sorgenti, che sono quelle a piĂš elevata temperatura conosciute in Sardegna; si è stimata in 15/20 1/sec.

68


Tra le emergenze termali è stata inserita la sorgente di Santa Lucia di Bonorva; benché la temperatura rilevata sia di soli 20°C, il chimismo dell’acqua evidenzia una not evole presenza di silice e di tritio che fanno sospettare un’origine profonda e lunghi tempi di circolazione. La portata della sorgente di Santa Lucia, conosciuta anche come Acqua Sansa, è

di

poco

maggiore

a

0,10

1/sec.:

già

da

tempo

commercializzata, è molto apprezzata come acqua da tavola. Il fiume dal 1927 è sbarrato nei pressi di Muzzone (Oschiri) da una diga lunga 185 metri e alta 58, dando origine nel territorio del Monte Acuto all’omonimo lago artificiale della capacità media di circa 254 milioni di mc.

L’invaso è stato concepito per la produzione di energia elettrica, ma le acque sono state in seguito utilizzate anche per scopo irriguo; la sua capacità utile è di 237 milioni di mc e la superficie occupata è mediamente di 17,8 kmq. L’impianto 69


idroelettrico è sistemato in caverna ed ha un ha potenza installata di 27,200 KW. Nel lago del Coghinas hanno la foce diversi corsi d’acqua, tra cui il più importante è il Riu Mannu di Berchidda, che riceve i contributi, prima di immettersi nel lago, del Riu Mannu di Oschiri e del Riu Pedrosu. A parte questi ultimi comunque, i torrenti che defluiscono nel lago sono corsi minori che drenano in totale una superficie di 150 kmq. Le rocce sulle quali è imposto il lago sono in prevalenza graniti e scisti, con permeabilità ridotta, e questo ha permesso un buon sviluppo del reticolato idrografico.

I corsi d’acqua che si distinguono sono il Riu di Tula, che taglia l’omonimo paese, ed il Fosso Sos Laccheddos, che si unisce al Fosso Pedru Sanna, situati nel versante occidentale; mentre sul versante nord-orientale Su Rizzolu De Curadore e, tralasciando il Riu Mannu di Oschiri, il Riu Bena De Carru, il Riu Pentuma ed il Riu Cuzi o Paulu De Carru. Un secondo sbarramento lungo il fiume è stato costruito nel 1956 alla stretta di Castel Doria con le acque destinate all’irrigazione della sottostante piana del Campo Coghinas. 70


L’invaso di Casteldoria e, nella foto sottostante, i laghi del Coghinas

71


Riu Barca Nella parte centrale dello stagno del Calik (bacino salmastro che occupa circa 75 ha di superficie nel quale sfociano i corsi d’acqua della zona di Alghero), è situata la foce del Riu Barca con la forma di un largo imbuto nel quale hanno termine i Rii: Filibertu, Mattone, Serra.

Il bacino (con un'estensione di superficie pari a 351,6 Kmq) è diviso in 2 parti, delle quali la principale asta è considerata il Riu Sassu-Riu Mattone-Riu Trainu Ipirida, ed il Riu Filibertu ed il Riu Serra come principali affluenti. La prima parte, dove si fanno ricadere l’asta principale e gli affluenti provenienti dalla destra idrografica, occupa una superficie di 184,9kmq. Il corso principale sorge a Sos Fungarones, a nord di Monte S'Unchinu (219 m) e si sviluppa fino alla foce per una distanza di 25 km presentando un reticolo

72


non molto ramificato data la prevalente presenza di tratti ciottolosi abbastanza permeabili.

Il Riu Filibertu, che nasce da una sorgente in località Funtanazzu, ha una lunghezza di 16 km ed anche il suo tracciato è impostato per una buona parte sulle alluvioni. In questo primo settore del bacino del Riu Barca, le linee d’impluvio contate sono 329 e misurano 302,2 km di lunghezza. La seconda parte è invece rappresentata dal Riu Serra che nasce a sud di Ittiri, (precisamente in località Ena Ortu) con la denominazione di Riu Monte Pedrosu, per poi mutarla nel suo percorso lungo quasi 27 chilometri in Riu Cuga e Riu Su Catala. L'intero bacino presenta una superficie di 166,7 Kmq, e a differenza di quanto avviene nella prima parte del corso del fiume, non emergono sorgenti con portata particolarmente rilevante. 73


Sul Riu Cuga di notevole importanza è stata la realizzazione, ad opera del Consorzio di Bonifica della Nurra, di una diga a scogliera alta 52,5 metri e lunga 213 metri presso la stretta di Nuraghe Attentu. La capacità del suo bacino è di 34,20 milioni di mc che sommati ai milioni di mc dell’invaso dell’Alto Temo, vengono utilizzati sia come potabili che per irrigare il territorio della provincia di Sassari; la situazione che si presenta è del tutto particolare in quanto la disponibilità idrica della zona eccede molto il fabbisogno idrico (circostanza singolare in Sardegna). Un altro invaso di origine artificiale di particolare rilievo presente nel bacino del Riu Barca è stato creato con lo sbarramento del Riu Quidongias, nei pressi di Surigheddu che presenta una notevole riserva utilizzata anche in questo caso per fini irrigui.

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I valori degli afflussi meteorici vengono rilevati presso le stagioni di Alghero, Fertilia, Puttifigari , Olmedo; mentre per le termometrie si fa ricorso alle stazioni di Alghero e Fertilia. Nella zona adiacente il bacino del Riu Barca ritroviamo alcuni centri abitati di notevole interesse, tra i quali Alghero, Puttifigari, Surigheddu, mentre Ittiri è attraversata dallo spartiacque; da citare inoltre Tottubella e, benchÊ appartenenti al bacino imbrifero del Canale Oruni, Fertilia e la borgata di Santa Maria la Palma.

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Questi ultimi tre agglomerati sono nati come borgate residenziali facenti capo ad aziende agrari. Fertilia venne costruita nei primissimi anni trenta durante i lavori di bonifica attuati dall’Ente Ferrarese di Colonizzazione, divenuto dal 1942 Ente Sardo di Colonizzazione. Le borgate di Tottubella e Santa Maria la Palma sono state realizzate dall’E.T.F.S. (ora E.R.S.A.T.) quando quest’Ente nel 1951 sostituisce l’ Ente Sardo di Colonizzazione. Entrambi i nuclei hanno avuto una forte espansione urbanistica arrivando ad ottenere attualmente una buona autonomia.

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CONCLUSIONI La risorsa acqua rappresenta un bene inalienabile per le società odierne, tant’è vero che, dal punto di vista giuridico essa è considerata ovunque un bene comune, non suscettibile di appropriazioni o di limitazioni nel suo utilizzo. L’economia umana tende ad intensificare l’uso dell’acqua, per numerose cause che vanno dall’aumento della popolazione, allo sviluppo industriale o agricolo, i quali richiedono enormi consumi di acqua. Per far fronte a tali richieste, dopo l’eccesso di approvvigionamento delle sorgenti e delle falde più accessibili, si è passati alla ricerca di acque profonde, ai metodi di riciclaggio, alla desalinizzazione delle acque marine. Purtroppo però, ancora oggi, la gestione delle risorse idriche non è condotta in modo tale da garantire lo sfruttamento al meglio delle possibilità: solo una parte dei miliardi di mc disponibili viene raccolta, mentre l’individuazione di nuovi siti idonei ai grandi invasi è ostacolata da numerose difficoltà. Così l’acqua effettivamente utilizzata, che sarebbe sufficiente alle esigenze civili, agricole ed industriali, non solo non viene raccolta tutta, ma vengono lasciati defluire in mare, per svariati motivi, molti milioni di metri cubi anche di quella già invasata. I problemi che si pongono sono tanti e le soluzioni costose, ma il valore immenso dell’acqua e la salvaguardia dell’ambiente naturale meritano qualche sforzo. L’obbiettivo dovrebbe essere quello di riuscire ad armonizzare il bisogno di sfruttare razionalmente le risorse naturali per le esigenze di carattere economico, con quella di evitare gli interventi in aree nelle quali l’equilibrio idrologico esistente va preservato.

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L’ obbiettivo del mio lavoro è stato quello di analizzare più da vicino le problematiche relative al rapporto uomo e le acque fluenti in Sardegna attraverso l’esame dello sviluppo e dell’evoluzione della cartografia nei secoli. Ricostruire i momenti più salienti di questa relazione non è facile per la mancanza di un’adeguata documentazione e soprattutto per le numerose lacune nelle informazioni della cartografia di dettaglio. E evidente che un salto di qualità radicale nella stampa delle carte geografiche, sia a piccola che a grande scala, si è avuto con l’introduzione del rilevamento aereo. Oggi, grazie a questa nuova tecnica di rilevamento, è possibile disporre di notevoli dettagli di lettura riguardanti lo studio del sistema idrografico, mentre l’analisi fotointerpretativa può facilitare il lavoro di ricostruzione della dinamica evolutiva del paesaggio geografico della nostra isola.

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BIBLIOGRAFIA Alberti O., La carta della Sardegna di Rocco Capellino, “Nuovo Boll. Bibl. Sardo”, 70-71-72. 1970, con 7 tavole f.t. Almagià R., Monumenta Italiae Cartographica – Riproduzioni di Carte generali d’Italia dal sec. XV al XVII, Istituto Geografico Militare, Firenze, 1929. Almagià R., Osservazioni sull’opera cartografica di F. Berlinghieri, in ”Arch. Della R. Deputazione Romana di storia patria”, LXVIII, 1945, pp. 211-255. Aperlo L., Le carte geografiche della Sardegna, “Studi Sardi”, IX, 1950, pp. 576-585. Baldacci O., Mare sardo, in “Studi Sardi”, IV, 1944, pp. 5-13. Baldacci O., Appunti sulla carta della Sardegna di Sigismondo Arquer, “Boll. Soc. Geogr. It. ”, VIII, 1951, pp. 358-362. Baldacci O., Le intensità medie delle piogge in Italia, “Boll. Soc. Geogr. Ital.”, VII, V, 1952, pp. 135-213. Baynton Williams R., Investing in Maps, London, 1971. Bianchi d ‘Espinosa R., Sviluppo storico della cartografia della Sardegna, “Atti XII Congresso Geografico italiano”, Cagliari, 1935, pp. 24-33. Brandis P., Il rilevamento aerofotogrammetrico a colori della Sardegna e la sua utilizzazione tematica e geografica, “Boll. Dell’ A.I.C.”, n.48-49, Napoli, 1980, pp. 151-186. Cannart P. – Peri V., Sussidi bibliografici per i manoscritti greci della Biblioteca Vaticana , in “Studi e Testi”, Città del Vaticano, 1930, pp. 338339. Caraci G., s.v. Mercatore, “Enciclop. Italiana”, 1960, XXII, p.883. Claudii Ptolomaei Geographiae Codex Urbinas Graecus 82, photitypice depictus Consilio et opera curatorum Bibliothecae Vaticanae, Lugduni Batavotum, apud E. J. Brill – Lipsiae, apud Ottonem Harrassowitz, 1932. 79


Deledda S., Carte della Sardegna raccolte a cura di S. D. in occasione del XII Congr. Geogr. Ital., Cagliari, 1934. Deledda S., La carta della Sardegna di Rocco Capellino-1577, “Arch. St.sardo”, XX, 1936,pp. 84-121; XXII, 1939-40 pp. 26-41. Leo P., Sigismondo Arquer a Siena, “Studi Sardi”, I, 1941, pp. 9-8. Mori Ass., Un geografo del Rinascimento (Francesco di Nicolò Berlinghieri), in “Archivio Storico Italiano”, 1894. Paz y Melia A., Los cosmografos Alonso de Santa Cruz y Andrès Garcia de Cèspedes. Una supercheria ed favor del ultimo. Carta abierta el senor don Antonio Blasquez, in “Revista de Archivos bibliotecas y Museos”, terzo episodio, t. 21. 1909, II, pp. 215-320. Pillosu E., Le torri litoranee della Sardegna, Cagliari, 1957. Piloni L., Le carte geografiche della Sardegna, Cagliari, 1979. Pinna M., Il clima della Sardegna, Pisa, 1954. Scano D., Sigismondo Arquer, “Arch. Stor. Sardo”, XIX, 1935, XC +137. Scanu G., La carta tecnica dell’Oristanese: un esempio di corretto sviluppo del tema “acqua ” nelle cartografie a grande scale, “Boll. dell’ AIC”, N. 56, Napoli, 1982, pp. 37-56. Schiuller R. R., Yslario Generaale de Alonso de Santa Cruz, in “Proceedings of the International Congresso o f Americanist”, London, 1912, pp. 415-532. Terrosu Asole A., Catalogo ragionato delle carte geografiche della Sardegna esistenti nella Biblioteca comunale di Cagliari; “Studi Sardi”, XIV-XV, 1955-1957, pp. 284-332. Terrosu Asole A. “Atlante della Sardegna” Roma 1971

80


Tola P., Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, Torino, 1837-1838, vol. III, pp. 13-17. Tooley R. V., A Dictionary of Mapmakers including cartographers, geographers, publishers, engravers, ecc. From the earliest time to 1900, London, 1963 e 1972. Zuridda I., Mostra delle antiche carte geogr. della Sardegna conservate nel Cons. Reg. della Sardegna

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NOTE Cap. 1 1

P. Cannart – V. Peri, Sussidi bibliografici per i manoscritti greci della Biblioteca Vaticana, in “Studi e Testi”, Città del Vaticano, 1930, pp.338339. Vastissima è la bibliografia tolemaica: sono fondamentali: R.Almagià, Monumenta Italiae Cartographica – Riproduzioni di Carte generali d’Italia dal sec. XV al XVII, Istituto Geografico Militare, Firenze, 1929: bibliografia ai capitoli I e II; per il Codice Urbinate Greco 82: Claudii Ptolomaei Geographiae codex Urbinas graecus 82, photitypice depictus Consilio et opera curatorum Bibliothecae Vaticanae, Lugduni Batavotum, apud E. J. Brill – Lipsiae, apud Ottonem Harrassowitz, 1932. 2

Cfr. L. Aperlo, Le carte geografiche della Sardegna, “Studi Sardi”, IX, 1950, pp 576-585, O. Baldacci, Appunti sulla carta della Sardegna di Sigismondo Arquer, “Boll. Soc. Georgr.It.”, VIII, 1951, pp.358-362; P. Leo, Sigismondo Arquer a Siena, “Studi Sardi”, I, 1941, pp.9-8; D. Scano, Sigismondo Arquer, “Arch. Stor. Sardo”, XIX, 1935, XC +137.

3

R. Almagià, Mon. Italiae Cartographia, cit., tav.VIII; S. Deledda, La carta della Sardegna di Rocco Capellino-1577, “Arch. St.sardo”, XX, 1936, pp. 84-121; XXII, 1939-40 pp. 26-41; O. Alberti, La carta della Sardegna di Rocco Capellino, “Nuovo Boll. Bibl. Sardo”, 70-71-72. 1970, con 7 tavole. 4

R.V Tooley, A Dictionary of Mapmakers including cartographers, geographers publishers, engrevers from the earliest time to 1900, London 1963, p. 73.

5

R. Almagià, Mon. Italiae Cartographica, cit., cap.VI, R: V.Tooley, Maps and Map-Makers, London, 1972, p. 40. 6

R. V. Tooley, A Dictionary of Mapmakers including cartographers, geographers, publishers, engravers, ecc. From the earliest time to 1900, cit., I, p. 39

7

L. Aperlo, Carte geografiche della Sardegna, p. 582, n. Xv, 24; A. Terrosu Asole. Catalogo ragionato delle carte, cit., p. 300, n.12

8

R. V. Tooley, A Dictionary of Mapmakers including cartographers, geographers, publishers, engravers, ecc. From the earliest time to 1900, Part II, cit. p. 81. 9

P. V. Tooley, op. cit., Part VI, p. 289.

10

S. Deledda, Carte della Sardegna raccolte a cura di S. D. in occasione del XII Congr. Georg. Ital., Cagliari, 1934, tav. XI; R. Baynton Williams, Investing in Maps, London, 1971, pp. 87-88. 82


11

Il codice si trova presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze (Plut. 29, XXV). Cfr. R. Almagià, Mon. Italiae Cartografhica, cit., cap. II, pp. 8-10

12

A. Mori, Un geografo del Rinascimento (Francesco di Nicolò Berlinghieri), in “Archivio Storico Italiano”, nel 1894; O.Baldacci, Mare sardo, in “Studi Sardi”, IV, 1944, pp. 5-13; R. Almagià, Monumenta Italiae Cartographica, cdit., cap. I, Appendice e tav.IX; ID., Osservazioni sull’opera cartografica di F. Berlinghieri, in ”Arch. Della R. Deputazione Romana di storia patria”, LXVIII, 1945, pp. 211-255 13

Antonio Paz y Melia, Los cosmografos Alonso de santa Cruz y andrès Garcia de Cèspedes. Una supercheria ed favor del ultimo. Carta abierta el senor don Antonio Blasquez, in “Revista de Archivos bibliotecas y Museos”, terzo episodio, t. 21. 1909, II, pp. 215-320; R. R. Schiuller, Yslario Generaale de Alonso de Santa Cruz, in “Proceedings of the International Congresso of Americanist”, London, 1912, pp. 415-532. 14

I.Zuridda, Mostra delle antiche carte geogr. Sarde del Cons. Reg. della Sardegna, cit., Carte nautiche n. 1 e n. 3.

15

A. Terrosu Asole, Catalogo ragionato, cit., p. 291 n. 3 e p. 292 n.4; G. Caraci, s.v. Mercatore, Enciclop. Italiana, 1960, XXII, p. 883.

16

17

R. V. Tooley, A Dictionary, cit., parte I, 1965, p.36. R. V. Tolley, A Dictionary, cit., parte III, p.121.

18

L. Piloni, Le carte della Sardegna, cit. tav. LV, segnala l’importanza di questo documento che meriterebbe di essere approfondito. Il manoscritto è conservato presso l’Archivio di Stato di Torino. 19

E. Pillosu, Le torri litoranee della Sardegna, Cagliari, 1957

20

L. Piloni, Le carte della Sardegna, cit., tav. LXIX.

Cap. 2 21

Cfr. p. Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, Torino, 1837-1838, vol. III, pp. 13-17.

22

L. Piloni, Le carte geografiche della Sardegna, Cagliari, 1979, tav. XCIV; cfr. A. Terrosu Asole, Catalogo ragionato delle carte geografiche della Sardegna esistenti nella Biblioteca comunale di Cagliari; “Studi Sardi”, XIV-XV, 1955-1957 pp. 284-332, tav. n. XXII.

83


23

R. Bianchi d’Espinosa, Sviluppo storico della cartografia della Sardegna, “Atti XII Congresso Geografico italiano”, Cagliari, 1935, pp. 2433. 24

“Questa carta, insieme alla carta corografica di A. Della Marmora, sono certo i prodotti più pregevoli di tutta la cartografia del secolo XIX sulla Sardegna”. Cfr.L. Piloni, cit:, commento alla tav. CIII.

25

Att. Mori, La cartografia ufficiale, cit., pp. 230-231.

Cap. 3 26

A questo proposito, cfr. G. Scanu, La carta tecnica dell’oristanese: un esempio di corretto sviluppo del tema “acqua ” nelle cartografie a grande scale, “Boll. dell’ AIC”, N. 56, Napoli, 1982, pp. 37-56.

27

Per le notizie relative a questo rilevamento aereo, e soprattutto alla sua applicazione geografica, si rimanda al lavoro di P. Brandis, Il rilevamento aerofotogrammetrico a colori della Sardegna e la sua utilizzazione tematica e geografica, “Boll. Dell’ A.I.C.”, n. 48-49, Napoli, 1980, pp. 151186.

28

“Piogge violente a carattere di rovesci sono frequenti soprattutto nella prima fase della stagione piovosa quando possono verificarsi dei nubifragi che in poche ore danno da 100 a 150mm di pioggia”. In: M. Pinna, Il clima della Sardegna, Pisa, 1954 p. 54. Sull’argomento cfr. anche O. Baldacci, Le intensità medie delle piogge in Italia, “Boll. Soc. Georg. Ital.”, VII, V, 1952, pp. 135-213.

29

lmenPer quanto concerne la scala delle immagini, cui è direttamente legata la possibilità di visione d’insieme di un dato territorio, occorre osservare come la evoluzione generazionale dei satelliti da tele rilevamento abbia influito notevote sull’aumento del dettaglio di lettura che poi, in realtà, dal punto di vista tecnico, si traduce in una diminuzione delle dimensioni del cosiddetto “pixel”, ossia della superficie minima osservata che va a costituire un punto dell’immagine. Si ha così il passaggio dalle dimensioni di pixel da un’area di 60x80 m circa, con i satelliti della prima generazione (i satelliti Landsat 1 e 2) ai circa 30x30 metri dei Landsat di seconda generazione (Landsat 4 e5), ai 20x20 metri dalle riprese multi spettrali o, addirittura, 10x10 metri in quelle pancromatiche dei satelliti francesi (SPOT), della cosiddetta ultima generazione, dotati di particolari sensori di ricevimento delle radiazioni provenienti dal terreno e filtrate in bande diverse.

29

Per le notizie relative a questo rilevamento aereo, e soprattutto alla sua applicazione geografica, si rimanda al lavoro di P. Brandis, Il rilevamento aerofotogrammetrico a colori della Sardegna e la sua utilizzazione 84


tematica e geografica, “Boll. Dell’ A.I.C.”, n. 48-49, Napoli, 1980, pp. 151186. 29

“Piogge violente a carattere di rovesci sono frequenti soprattutto nella prima fase della stagione piovosa quando possono verificarsi dei nubifragi che in poche ore danno da 100 a 150mm di pioggia”. In: M. Pinna, Il clima della Sardegna, Pisa, 1954 p. 54. Sull’argomento cfr. anche O. Baldacci, Le intensità medie delle piogge in Italia, “Boll. Soc. Georg. Ital.”, VII, V, 1952, pp. 135-213.

29

lmenPer quanto concerne la scala delle immagini, cui è direttamente legata la possibilità di visione d’insieme di un dato territorio, occorre osservare come la evoluzione generazionale dei satelliti da tele rilevamento abbia influito notevote sull’aumento del dettaglio di lettura che poi, in realtà, dal punto di vista tecnico, si traduce in una diminuzione delle dimensioni del cosiddetto “pixel”, ossia della superficie minima osservata che va a costituire un punto dell’immagine. Si ha così il passaggio dalle dimensioni di pixel da un’area di 60x80 m circa, con i satelliti della prima generazione (i satelliti Landsat 1 e 2) ai circa 30x30 metri dei Landsat di seconda generazione (Landsat 4 e5), ai 20x20 metri dalle riprese multi spettrali o, addirittura, 10x10 metri in quelle pancromatiche dei satelliti francesi (SPOT), della cosiddetta ultima generazione, dotati di particolari sensori di ricevimento delle radiazioni provenienti dal terreno e filtrate

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