Elettroradio Informazioni - Novembre 2015

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elettroradio informazioni elettroradio informazioni

PERIODICO TRADE LEADER NEI SETTORI ELETTRONICA DI CONSUMO ED ELETTRODOMESTICI * ANNO 55 *

iRobot porta la robotica tra le mura domestiche

Le fiere d’autunno dettano le regole del mercato di Natale

Il nuovo Photoshow rilancia il successo del settore fotografia

Tendenza positiva per le macchine per caffè: un segmento sempre più in salute

Il retail continua nel suo lungo cammino di rinnovamento ed efficienza

Per la migliore pulizia dei pavimenti, il meglio della tecnologia robotica.

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oof Alcatel è un marchio registrato di Alcatel-Lucent e usato sotto licenza da TCL Communication Ltd. Le immagini fotografiche sono intese a titolo esemplificativo.

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GO PLAY è certificato IP 67, maggiori dettagli su: http://goplay.alcatelonetouch.com/

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Più che un inizio, un passaggio

orse ci siamo”. Non vuole essere una critica, né tantomeno un’esortazione o una provocazione, ma è solo quello che ci è venuto realmente da pensare dopo aver visto il nuovo format di Media World. Facendo un rapido giro tra i nuovi display e le nuove soluzioni di vendita dello store di Curno, difatti, ci è venuto spontaneo esclamare. “Questo è il punto vendita che vogliamo!”. E, si badi bene, non abbiamo detto “Questo è il punto vendita del futuro!”: per arrivare al vero punto vendita del terzo millennio ce n’è ancora di strada da percorrere, e di percorsi da creare ex novo, la cui reale natura ci è ancora del tutto sconosciuta. Però, è un bel punto di partenza. O meglio di passaggio, visto e considerato che qualche buon accenno di “rivoluzione 3.0” si era già potuto assaporare nelle iniziative degli anni scorsi di Euronics Galimberti e Unieuro. Per il resto, poi, la palla è passata alla Grande Distribuzione despecializzata che, in barba, a pregiudizi e pettegolezzi, ha iniziato ad approcciare l’omnicanalità in modo più consapevole ed efficace, con soluzioni a volte davvero all’avanguardia e futuristiche, che hanno dato il massimo della loro espressione in quel capolavoro mostrato da Coop a Expo 2015: un supermercato degno del migliore racconto fantascientifico che in sei mesi di esposizione ha saputo registrato qualcosa come 1,76 milioni di visitatori e 974mila scontrini battuti. Abbiamo apprezzato tutto del nuovo format di Media World, ma soprattutto abbiamo apprezzato la parola d’ordine con cui il management del retailer lo

ha concepito: “Mettere il consumatore al centro”. Finalmente si parla di consumatore e non solo di prodotto: un cambio di mentalità di cui se ne sentiva davvero il bisogno, per non dire la necessità. Sono cambiati i consumatori, i prodotti e anche il mercato: sarebbe un vero e proprio suicidio non stare al passo coi tempi, captandone i vantaggi e le opportunità. Nuove categorie merceologiche si sono affacciate nel meraviglioso mondo dell’eldom e della consumer electronics; categorie che richiedono modalità espositive e approcci alla vendita decisamente diversi da quelli utilizzati fino adesso, in cui il servizio e la preparazione fungono da tasselli assolutamente fondamentali e imprescindibili. Non si deve più parlare di marketing (quello lasciamolo fare all’industria, che lo sa fare bene), ma di vera e propria assistenza al cliente; un’assistenza che, al pari dell’omnicanale, deve diventare anche omnitarget: su misura per ogni tipologia di consumatore e con modalità che devono avere come scopo ultimo non la semplice vendita del prodotto, ma la totale soddisfazione del cliente, che deve essere seguito dall’ingresso nel punto vendita fino a dopo il pagamento in cassa o dopo il varco della porta “senza acquisti”. E non dimenticare mai una cosa: layout, display, arredamenti, esposizioni e software a parte, a fare la vera differenza sono sempre – e solo – le persone. E, dopo format e persone, arriverà anche il turno di volantini e promozioni. Si spera.

La Redazione


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periodico trade leader nei settori elettronica di consumo ed elettrodomestici * anno 55 *

iRobot porta la robotica tra le mura domestiche

Ei-Elettroradio Informazioni

Le fiere d’autunno Il nuovo dettano le regole Photoshow del mercato di rilancia il Natale successo dell settore fotografia

Tendenza positiva per le macchine per caffè: un segmento sempre più in salute

Il retail continua nel suo lungo cammino di rinnovamento

Per la migliore pulizia dei pavimenti, il meglio della tecnologia robotica.

Periodico Trade per industria e distribuzione • Audio • Video • Elettrodomestici • Informatica • Telecomunicazioni

irobot.it

anno LV chiuso in redazione il 31 ottobre 2015

edito da: la publiedim s.r.l. direzione, amministrazione e pubblicità: via matteo civitali, 51 20148 milano telefono: 02 48.70.32.01 r.a. fax: 02 48.70.36.14 e-mail: eired@tin.it (redazione) eigraph@tin.it (grafica) testata iscritta nel registro della stampa presso il tribunale di milano il 18-06-2007 con il n. 385 - iscritta nel registro degli operatori di comunicazione con il n. 6107 - direttore responsabile: fiorenza moradei coordinamento redazionale: roberto bonin (eired@tin.it) Social media manager: roberto zarriello impaginazione: adm studio - cologno monzese stampa: ingraph s.r.l. via bologna 104/106, 20038 seregno (mb) telefono: 0362 24.00.69 le opinioni espresse dai singoli autori non impegnano la direzione - le norme sulla pubblicità prevedono l’obbligo di ospitare qualsiasi messaggio di ditte regolarmente costituite e registrate; pertanto né la direzione né la casa editrice sono responsabili di quanto pubblicato su annunci pubblicitari a pagamento, in quanto ogni ditta firmataria è chiamata a rispondere in proprio spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2 comma 20/b - legge 662/96 - filiale di milano i dati forniti dai sottoscrittori dell’abbonamento vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo.

A.N.E.S.

in questo numero: 6 10 12

iRobot, la robotica al servizio della casa

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di Vittorio Lombardo

Appunti di vista Mariano Sabatini, critico televisivo e scrittore

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Hong Kong Electronics Fair: la porta d’oriente IoT a Taiwan: dalle scarpe alle cucine (seconda parte)

Il caffè non conosce crisi

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Cambia verso ai consumi

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Food Blogger: chi sono e cosa ci fanno mangiare

di Roberto Bonin

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In-store Media World: un nuovo format per i primi 25 anni di età di Roberto Bonin

42

Unieuro: il “Cuore” batte anche tra i partner di Fiorenza Moradei

44

GameStop: spazio al merchandising di Raffaele Gomiero

Psicology

46

L’entusiasmo anche nella vendita

48 Trade Marketing Digital camera: si chiude l’otturatore? di Massimo Bolchi

Mondadori Retail: in crescita grazie alla consumer electronics di Raffaele Gomiero

di Dott. Paolo Zucconi

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Aziende TP Vision: il rilancio passa dal trade

Fotografia e social: non solo sharing

di Roberto Zarriello

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Social di Barbara Bianchi

Technology di Marco Passarello

Milan Games Week 2015: più che una conferma di Raffaele Gomiero

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Focus caffè di Marco Passarello

Eventi

di Marco Passarello

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Focus fotografia Il punto vendita fa ancora la differenza

di Federico Cociancich

Periodico associato a:

ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA

Cover Story

Il volantino non molla e vince contro l’app di Renato Castagnetti

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Una buona pratica da non sottovalutare di Arch. Olivia Carone



cover story

iRobot

La robotica al servizio L’azienda americana introduce il nuovo Roomba 980, il robot domestico più avanzato in commercio: una nuova prova della sua indiscutibile capacità innovatrice

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sistono marchi e aziende che rimangono – e rimarranno - impressi nella storia dell’industria degli elettrodomestici. iRobot è una di queste, capace, come è stata, sia di dar vita a una nuova categoria di prodotti che da fungere da vera e propria trend setter. Ma non solo. L’azienda fondata nel 1990 da Rodney Brooks, Colin Angle e Helen Greiner, reduci dai laboratori del leggendario Massachusetts Institute of Technology, ha saputo fare di meglio: è riuscita a portare la robotica – la più innovativa e futuristica tra le specializzazioni dell’elettronica moderna – tra le mura di casa. Cosa di non poco conto, visto e considerato che

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solo fino a pochi decenni fa era relegata alla mera fantascienza. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: oltre 14 milioni di robot domestici venduti in tutto il mondo. L’azienda americana è presente nel nostro mercato con una gamma completa di prodotti per la pulizia della casa (distribuiti in esclusiva da Nital Spa), studiati su misura per ogni esigenza e necessità. Del portafoglio prodotti iRobot fanno parte le tre grandi famiglie Roomba, Braava e Scooba, ognuna con le proprie particolari caratteristiche e peculiarità, che ben si adattano alle incombenze delle faccende domestiche di tutti i giorni.

Roomba: il robot aspirapolvere Roomba è il robot aspirapolvere dotato dell’esclusivo sistema di navigazione iAdapt, che consente di calcolare e adeguare il percorso fino a 67 volte al secondo, di usare 40 diversi comportamenti e 3 modalità di pulizia, per una pulizia perfetta su ogni superficie (tappeti, parquet, moquette e pavimenti di marmo, ceramica, cotto e linoleum) e ovunque (anche sotto tende e coperte). Tra le caratteristiche della tecnologia iAdapt, difatti, si trova la capacità di assicurare un’elevata copertura delle superfici fino al 98%, di pulire lungo i muri e gli spazi difficili da raggiungere e, soprattutto, individuare le aree più sporche passando più volte per pulirle. Della famiglia iRobot Roomba fanno parte le tre Serie 600, 700 e 800. La Serie 600, declinata nei tre modelli 620, 631 e 651, è caratteriz-

zata dalla presenza del sistema brevettato a due spazzole controrotanti in setola e gomma, in grado di assicurare la pulizia totale di qualsiasi superficie, e dalla tecnologia Dirt Detect, in grado di rilevare lo sporco più ostinato e ordinando al robot di concentrarsi proprio in quel preciso punto, fino a quando il pulito è davvero assoluto. La presenza della tecnologia Aerovac, poi, consente di raccogliere al meglio anche i peli di animali domestici. Ma non finisce qui. Grazie alla tecnologia “Wall Following”, i Roomba Serie 600 sono anche in grado di riconoscere le pareti, affiancarcisi dolcemente e seguirle a filo per tutta la loro lunghezza, pulendo perfettamente, grazie alla spazzola laterale. La Serie 700, composta dai modelli 774, 776, 785 e 786, si basa invece sull’evoluto ed efficiente sistema di pulizia trifasico con


della casa spazzole controrotanti in setola e gomma. Inoltre, la serie Roomba 700 si caratterizza – analogamente alla Serie 600 - per la tecnologia Dirt Detect di II generazione, l’unica capace di rilevare, grazie a un doppio sensore brevettato, le concentrazioni di sporco più elevate, in modo da concentrare la forza pulente. La tecnologia Persistant Pass Cleaning, poi, consente di effettuare un movimento “avanti/indietro” ripetuto nei punti particolarmente impegnativi, per raccogliere ancora meglio e in meno tempo lo sporco presente. Per meglio delimitare la zona d’intervento, in più, è possibile utilizzare i due sistemi Vitrual Wall e Virtual Wall Halo che consentono, rispettivamente, di circoscrivere la zona in cui si vuole che il Roomba intervenga, grazie a un raggio infrarosso che viene riconosciuto dal robot come un ostacolo da non oltrepassare, e

di creare una barriera intorno agli oggetti che si vogliono proteggere, rilasciando un raggio a infrarossi circolare ed erigendo quindi un perimetro di protezione di 50 cm di diametro. La Serie 800, costituita dai due modelli 870 e 880, si distingue invece per il suo rivoluzionario ed efficiente sistema pulente a

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el portafoglio prodotti di

iRobot fanno parte le tre grandi famiglie Roomba, Braava e Scooba, ognuna con le proprie particolari caratteristiche e peculiarità

spazzole senza setole AeroForce, capace di rimuovere fino al 50% in più di sporco, polvere, capelli e detriti da tutti i tipi di superfici, senza la seccatura di una manutenzione frequente. Il sistema, difatti, è composto dalle spazzole Tangle-Free AeroForce senza setole, che ruotando in senso opposto, frantumano le particelle di sporco e amplificano l’aspirazione della polvere, richiedendo al contempo minore manutenzione. Accelerando il flusso d’aria tra le spazzole AeroForce e il canale sigillato, poi, la potenza aspirante viene ulteriormente amplificata, e massimizzata grazie alla presenza della nuova batteria iRobot XLife.

Braava: il robot puliscipavimenti iRobot Braava è un robot domestico progettato appositamente per rimuovere rapidamente e sistematicamente sporco, polvere e capelli dal pavimento. Grazie a due modalità di pulizia, è infatti in grado di pulire e lavare ogni tipologia di pavimento, e in particolare quelli in parquet. Nella modalità a secco utilizza panni asciutti per raccogliere efficacemente pol-


cover story

Scooba: il robot lavapavimenti

L’

azienda americana è presente nel

nostro mercato con una gamma completa di prodotti per la pulizia della casa studiati su misura per ogni esigenza e necessità

vere, sporco e capelli, mentre nella modalità umido utilizza panni umidi per rimuovere dalle superfici lo sporco più ostinato. Grazie alla presenza del sistema Pro-Clean, poi, permette al panno in microfibra di restare umido, erogando del liquido durante il ciclo di pulizia. I panni di pulizia sono facili da applicare e rimuovere grazie alla piastra di pulizia magnetica multifunzione rimovibile. La forma e le dimensioni di Braava e il suo sistema di navigazione gli permettono di coprire l’intera superficie del pavimento, arrivando sotto i mobili e nelle aree più difficili da raggiungere, rimuovendo polvere e sporcizia lungo le pareti, i battiscopa e negli angoli,

e rilevando la presenza di scale e tappeti, evitandoli. Braava è così in grado di memorizzare una mappa dello spazio da pulire in modo che, se si sospende il ciclo di pulizia per sostituire il panno, per esempio, riprenderà automaticamente da dove è stato interrotto, senza tralasciare nessuna area della stanza. Il sistema di navigazione NorthStar lavora come una sorta di GPS interno tracciando i punti in cui il robot è già passato e quelli in cui deve ancora andare. iRobot Braava si declina in due differenti modelli: il modello 320, indicato per appartamenti di normali dimensioni, e il modello 380t, indicato invece per aree più estese.

iRobot Scooba 450 è un robot in grado di lavare autonomamente i pavimenti, spazzandoli, inumidendoli, spazzolandoli e, infine, aspirando l’acqua. A differenza del normale straccio, Scooba utilizza sempre acqua pulita, evitando così che l’acqua sporca entri nuovamente a contatto con il pavimento. Inoltre, passando sulla stessa area del pavimento molte volte completa la preparazione, strofina, asciuga e garantiscee così una copertura totale in modo da rimuovere lo sporco incrostato e fino al 99,3 % dei batteri, grazie anche alla sua spazzola rotante che gira a una velocità di oltre 600 giri al minuto. Scooba è dotato della tecnologia di navigazione attiva iAdapt, un sistema proprietario avanzato di software e sensori che gli consente di passare intorno, sotto e accanto agli ostacoli di ogni giorno. Mentre pulisce, Scooba calcola il percorso di pulizia più efficace e determina le tempistiche più adatte per utilizzare le varie modalità di pulizia: Movimento a spirale, Contorno pareti, e Diagonale stanza. Grazie alla tecnologia di navigazione iAdapt, Scooba si muove agilmente per la casa, evitando tappeti, scale e ostacoli e ripassa pulendo il pavimento più volte, per la massima pulizia.

Il futuro dei robot domestici Dalla continua attività di Ricerca e Sviluppo di iRobot, è nato il nuovo Roomba 980, il primo modello a integrare la navigazione adattiva con la localizzazione ottica, il controllo da app con connessione al cloud e un accresciuto potere pulente per moquette e tappeti. Grazie all’integrazione di sensori innovativi nella tecnologia di navigazione iAdapt Responsive, il nuovo robot aspirapolvere riesce a pulire autonomamente un piano intero. Roomba 980 è dotato dell’esclusiva tecnologia vSLAM (Localizzazione e Mappatura Ottiche Simultanee) di iRobot, ideata per ottimizzare il nuovo sistema di navigazione iAdapt 2.0 con localizzazione ottica e consentire a Roomba 980 di elaborare una mappa dell’ambiente man mano che lo pulisce, tenendo traccia delle proprie posizioni finché non ha terminato di pulire tutto il piano. Utilizzando la mappa, Roomba 980 rimarrà in funzione ininterrottamente per anche due ore, tornando automaticamente alla Home Base per ricaricarsi e riprendendo a lavorare finché non avrà terminato la pulizia. Al contempo, si baserà intelligentemente sul proprio corredo di sensori per adattare il percorso in

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base alle esigenze del caso, spostandosi senza problemi per arrivare sotto i mobili o girare attorno alle zone più ingombre. Il sistema di pulizia AeroForce con Carpet Boost assicura poi il doppio dell’efficacia pulente, aumentando automaticamente la potenza del motore Gen 3 su moquette e tappeti. La tecnologia Dirt Detect basata su sensori ottici e acustici è poi in grado di individuare i punti in cui sono più concentrati sporcizia e residui e determinare un trattamento più approfondito proprio delle zone in cui è più necessario pulire. In Roomba 980 sono inoltre implementati i doppi estrattori di detriti a contro rotazione, capaci di intercettare lo sporco su ogni tipo di pavimento e minimizzano la possibilità che si formino grovigli di peli e capelli, riducendo gli interventi di manutenzione sulle spazzole. La nuova app HOME consente infine di connettere Roomba 980 alla rete Wi-Fi in modo che gli utenti possano avviare un ciclo di pulizia da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, scegliendo anche la modalità di pulizia più appropriata per la propria abitazione.


Assistance


appunti di vista

Mariano Sabatini Giornalista, critico televisivo, scrittore

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uali vantaggi e opportunità introduce la disponibilità di un televisore connesso alla rete? Come cambia il ruolo del telespettatore? “Cambia in modo radicale, nel senso che anziché subire le scelte dei compilatori di palinsesti, il telespettatore diviene soggetto attivo. Pesca dall’offerta sempre più ampia e composita ciò che più e meglio corrisponde ai suoi gusti, alla sua sensibilità e alla sua cultura”. Social Tv: un fenomeno che sta sempre più prendendo piede in Italia. Cosa cambia dal punto di vista dello spettatore? E cosa dal punto di vista dei broadcaster? “Al di là del motivo per cui sono nati, i social network dan-

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no la possibilità a chi fruisce del piccolo schermo di partecipare a ciò che guarda, interagendo con commenti, battute od opinioni, in qualche modo modificando il ‘clima’ soprattutto dei programmi live. Autori e dirigenti hanno così un nuovo strumento, oltre all’Auditel - che appare a tutti alquanto desueto e inadeguato a monitorare la nuova Tv - per misurare quello che una volta era l’indice di gradimento. L’indice però ha ora tante altre dita per significare anche - mi si passi il termine - lo ‘sgradimento’. Come ovvio si tratta di tifo, l’analisi critica è altra cosa”. L’avvento delle nuove piattaforme digitali ha profondamente cambiato anche il modo di fare Tv: cosa ha apportato di positivo e cosa invece ha cambiato in negativo?

“L’aspetto positivo è sotto gli occhi di tutti. Tanti canali, centinaia o migliaia se consideriamo anche quelli esteri che captiamo grazie ai satelliti, in cui pescare come in edicola o in libreria per costruire la nostra playlist. Con il web, oltretutto, non è più il teleschermo a scandire tempi e modi. Ognuno può decidere quando vedere la fiction o il talk show preferiti, attingendo allo streaming. Tale offerta pletorica porta inevitabilmente allo scadimento progressivo dei contenuti. In primo luogo perché gli ascolti sono spalmati su più canali e i programmisti per accalappiare il pubblico lo assecondano in tutto e per tutto, e poi perché è impossibile mantenere certi standard h24, 365 giorni all’anno”. Nel mondo dello spettacolo esistono veri e propri “testimo-

nial” della rivoluzione digitale: se dovesse indicare qualche nome, quale si sente di fare? E perché? “I cosiddetti ‘youtubers’, vere e proprie star tra i giovani. Si tratta di ragazzi o ragazzini che attraverso la piattaforma di YouTube raggiungono platee di tutto rispetto. Penso a Greta Menchi o Favij. Con questo non voglio dire che mi piacciano”. Qual è il suo rapporto con la tecnologia, sia a livello personale che professionale? “La subisco. Me ne approprio a fatica, quando non posso farne a meno. Con tutte le ansie che un simile rapporto poco equilibrato comporta”.


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Il motore digitale Dyson V6 ruota a 110.000rpm, muovendo 15 litri d’aria al secondo. Genera una potenza di aspirazione più elevata di altri aspirapolvere senza filo. 1

. Test effettuati su scope dei 5 marchi più venduti in Italia (dec 2014). Basato su EN60312-1, clausola 5.8.

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eventi

La più grande fiera del mondo IT è giunta alla 35a edizione e si conferma come uno degli strumenti fondamentali per chiunque voglia entrare in contatto con i produttori di Hong Kong e della Cina continentale dal nostro inviato Federico Cociancich

Hong Kong Electronics Fair

la porta d’oriente A

nche quest’anno si è svolta presso il Convention and Exhibition Center l’edizione autunnale dell’Hong Kong Electronics Fair. Giunta ormai alla 35a edizione, l’Electronics Fair ha visto la partecipazione di più di 4.100 espositori, provenienti da 27 Paesi, con una significativa presenza europea e nuove rappresentanze dalla Polonia, dalla Russia e dagli Emirati Arabi. Nonostante gli scossoni valutari sulla moneta cinese dei mesi scorsi lascino intravedere qualche segno di crisi anche nella solidissima economia del Paese, la fiera ha avuto più di 60.000 visitatori, che sommati a quelli della gemella electronicAsia superano i 90.000, mantenendo sostanzialmente le presenze dello scorso anno, ma soprattutto con una maggioranza di visitatori stranieri. La fiera rappresenta infatti un’eccezionale opportunità per incontrare non solo i produttori provenienti da Hong Kong e anche dai grandi distretti industriali del sud dalla Cina continentale. L’esposizione comprende infatti quasi tutti i settori del mercato IT, dall’audio video alla fotografia, dagli elettrodomestici alle comunicazioni, dall’accessoristica per il mondo Mobile a quella per l’automotive e dai videogiochi ai

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dispositivi per l’healthcare. Significativa inoltre la presenza di prodotti di robotica e tecnologia Unmanned (senza intervento umano), con droni e umanoidi tra tutti, che ha giustificato la creazione di un’area dedicata. Una seconda area è stata poi dedicata al mondo delle stampanti 3D e dei dispositivi indossabili, due settori in grande espansione già da qualche tempo. In contemporanea con l’Electronic Fair si è svolta, sempre tra i saloni del Convention and Exhibition Center di Hong Kong, la 19a edizione di electronicAsia, la fiera gemella dedicata alla componentistica elettronica, alla tecnologia dei display e al mercato dei pannelli solari. Ovviamente più piccola come dimensioni e numero di espositori, rappresenta comunque un punto di riferimento per il mercato professionale della componentistica nel mercato asiatico. electronicAsia si svolge una volta l’anno in corrispondenza della edizione autunnale di Electronic Fair.

Pratico strumento di business Pur essendo aperta a chiunque, l’Electronic Fair è pensata per le aziende che vogliono fare business. Siamo infatti ben lontani dal


modello di fiera europea o americana stile IFA o CES, dove i grandi marchi allestiscono giganteschi stand per promuovere le loro novità e dare una prova delle loro capacità al mercato. Qui, salvo rare eccezioni, gli stand sono tutti piccoli e la parola d’ordine è vendere: con estrema concretezza i produttori, per oltre l’80% provenienti da Hong Kong e dalla Cina continentale, incontrano importatori e distributori di tutto il mondo per definire immediatamente gli acquisti e le forniture. L’impressione è che pur non essendo nulla scontato, qui fare affari sia più semplice: dalla Small Order Zone (vedi box) alle pubblicazioni, all’area demo dove le aziende possono presentare i propri prodotti fino agli strumenti messi a disposizione dall’HKTDC per facilitare lo scambio di informazioni, anche in un ambiente tipicamente caotico come quello della fiera. Ad esempio oltre al classico catalogo cartaceo possiamo sfruttare gli smartphone che ormai abbiamo tutti a disposizione con un’applicazione gratuita. Scaricandola sul proprio telefono è infatti possibile utilizzarla per conoscere i riferimenti e le informazioni riguardo qualunque espositore, semplice-

TOP 5 Migliaia di prodotti, accessori e soluzioni da tutti i settori del mondo IT. Qualcosa già visto, qualcos’altro assolutamente innovativo. Ecco la nostra personalissima classifica dei cinque prodotti che ci hanno più colpito.

mente sfruttando i QR code presenti in ogni stand. Una sorta di biglietto da visita digitale che ha il vantaggio di non poter esser smarrito e non occupare spazio.

Espositori italiani Ridotto quest’anno il numero di espositori italiani anche se alcuni sono presenti attraverso partner locali. Abbiamo comunque ritrovato il titolare della HT Instruments, produttore italiano di strumenti di misura per il controllo delle grandezze elettriche dell’energia e degli impianti elettrici. “Siamo tornati perché siamo rimasti soddisfatti l’anno scorso e anche quest’anno le cose nei primi giorni sembrano andare bene. Il nostro partner nel-

la Cina continentale ci aiuta nell’organizzazione della fiera e nel recall dei contatti”. È uno degli esempi in cui l’eccellenza italiana viene esportata in un paese come la Cina. Altra azienda italiana presente da diversi anni, e molto soddisfatta della fiera è Laica, leader nella produzione di caraffe e sistemi filtranti oltre che di piccoli elettrodomestici per la salute e il benessere. Appuntamento alla primavera dell’anno prossimo. Sulle date non ci si può confondere, la fiera si svolge infatti tutti gli anni negli stessi giorni: dal 13 al 16 ottobre (autumn edition) e dal 13 al 16 aprile per l’edizione primaverile, anche questo un esempio di ottima organizzazione che dà alle

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Per visualizzare il reportage fotografico

Speaker flottante – Sooall Herman 1 • Fa un po’ anni ’80, ma lo speaker flottante ha attirato l’attenzione di molti. Oltre ad essere l’oggetto ideale da sfoggiare con gli amici suona anche piuttosto bene. Robot danzante - UBTechAlpha 1S • Assolutamente inutile, ma ipnotico. La robotica aveva un’area dedicata quest’anno e questo robottino danzante a ritmo di musica era davvero divertente da guardare, grazie a movimenti fluidi e a un certo talento come ballerino. Mini PC – Jide Remix mini • Sta nel palmo di una mano ma è un computer completo con sistema operativo Remix OS derivato di Android (e compatibile con la maggioranza delle app). Si collega ad un monitor (o al TV) con un cavo HDMI e ha memoria, porte Usb (per mouse e tastiera), LAN e collegamenti Wi-Fi e Bluetooth. Nato come progetto sulla piattaforma di crowdfunding kickstarte. Mini proiettore – SK Smart Beam laser • Sembra un altoparlante Bluetooth ma in realtà è un mini proiettore collegabile allo smartphone (e non solo) perché il lavoro ormai è sempre più mobile o semplicemente per mostrare le proprie foto a mamma e papà in maniera un po’ più comoda rispetto al display del telefono. Lampada da lettura a LED – Moonlight • Semplice ed efficace. È una lampada da lettura a LED con intensità e temperatura della luce regolabili, funziona a batteria e si ricarica dalla presa USB del PC o con il caricabatterie dello smartphone. È snodabile e può essere posizionata anche appesa a testa in giù

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Il valore aggiunto

eventi

A corredo della fiera ogni anno vengono organizzati diversi convegni, tavole rotonde e conferenze di approfondimento tecnologico e di marketing che vedono il coinvolgimento di aziende e del mondo universitario. L’appuntamento di spicco quest’anno è stato la conferenza IoT Revolution – How does it benefit your business?, che ha visto la partecipazione di aziende del calibro di Microsoft, Texas Instruments, Intel, Samsung, Philips e HP confrontarsi sulla propria idea di Internet delle Cose. L’IoT è ormai nelle nostre case e le previsioni di crescita sono impressionanti. Si è discusso riguardo alle diverse soluzioni tecnologiche, ai modelli di business in grado di generare valore, alle aspettative dei consumatori e alla mancanza di standard che mettano d’accordo tutti i produttori.

Hong Kong, la città del business Honk Kong è una città verticale: è impossibile girare per le sue vie e osservarne la skyline senza guardare in alto. Dal 1997, dopo 150 anni di amministrazione britannica, è diventata una delle due regioni amministrative speciali della Repubblica Popolare Cinese insieme a Macao. È riconosciuta come uno dei più importanti centri finanziari internazionali e, nonostante una popolazione e un territorio ridotti, occupa un posto rilevante nella classifica delle principali economie mondiali. È una città che non si ferma mai, il costo della vita è allineato a quello delle grandi città europee, è ben collegata con tutta l’Asia ed è facile capire perché viene scelta da migliaia di aziende di tutto il mondo come base per un’espansione a oriente. È il posto ideale per chi vuole iniziare a fare affari con la Cina, sia per la lingua, qui l’inglese è parlato dovunque, sia per una bassa tassazione, sia per la sua organizzazione: solo l’HKTDC organizza 40 fiere all’anno per promuovere il business di Hong Kong.

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aziende l’opportunità di prepararsi con largo anticipo.

Un’idea semplice ma efficace Anche quest’anno il salone d’ingresso era occupato dalla Small Order Zone, una zona pensata per il business di piccoli produttori e distributori internazionali che consente l’acquisto di prodotti in piccole quantità (a seconda del prodotto, ma sempre inferiore alle 1.000 unità), senza tante formalità. È così possibile testare la risposta del mercato al prodotto e valutarne la qualità senza grandi investimenti. Il funzionamento è semplice: i produttori hanno a disposizione delle piccole vetrine dove mostrare i propri prodotti, con indicati il prezzo e le quantità minime e massime ordinabili (ci sono diverse hostess a disposizione per qualunque informazione). Dopo aver scaricato un’app gratuita ed essersi registrati, i compratori possono acquistare direttamente i prodotti tramite la scansione di un QR code, o segnarsi i riferimenti in fi era del venditore per finalizzare i termini di pagamento e di spedizione. L’organizzazione della fiera ha pensato anche a supportare la fase di acquisto accordandosi direttamente con Paypal per consentire il saldo immediato. La small Order Zone attira ogni anno decine di migliaia di acquirenti e generato altrettanti ordini. Un’idea che due anni fa ha vinto il premio “Best Marketing Activity of the Year” da parte dell’UFI Marketing Committee di Parigi e che sarebbe estremamente interessante replicare anche nelle nostre fiere in Europa, sempre più in difficoltà.

Un premio all’innovazione È giunta alla 17a edizione l’assegnazione dei premi ai prodotti più innovativi da parte dell’Hong Kong Electronic Industries Association (HKEIA). La partecipazione è aperta a tutti gli espositori e ogni anno vengono premiate tre categorie di prodotto, Consumer Electronics, portable Electronics e Industrial Electronics, oltre a essere decretato un vincitore del Grand Award per l’innovazione. Quest’anno ha vinto il progetto di un motore ad alta efficienza energetica sviluppato per applicazioni home e realizzato dalla Metropolitan Elecrical Appliance. Il motore riesce a ridurre i consumi del 20% rispetto ai concorrenti.

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iù di 4.100 espositori provenienti da

27 paesi diversi hanno partecipato a Electronics Fair e electronicAsia, le più grandi fiere al mondo dedicate all’IT


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eventi

SECONDA PARTE

IoT a Taiwan

dalle scarpe alle cucine N

ello scorso numero di EI abbiamo visto come le principali aziende informatiche di Taiwan si stiano preparando all’avvento dell’Internet of Things con una serie di prodotti in grado di sfruttarla al massimo. In questa seconda e ultima parte del resoconto della nostra visita alle principali aziende taiwanesi, vedremo come questa rivoluzione annunciata vada ad abbracciare ogni possibile settore, dall’edilizia all’automobile alla cucina. Non a caso si parla di “industria 4.0” e di “quarta rivoluzione industriale”: l’Internet of Things porterà con sé un cambiamento davvero epocale nel mondo della produzione e dell’organizzazione. Ecco come ci si sta preparando a Taiwan.

Advantech: edifici intelligenti Quella degli edifici intelligenti è un’altra frontiera il cui raggiungimento cambierà la nostra vita futura. Le abitazioni del futuro saranno dotati di sensori, saranno in grado di adattarsi rapidamente alle nostre esigenze, e comunicheranno tra loro formando una “smart city”, con grande beneficio per il risparmio energetico e l’organizzazione cittadina. Advantech, società multinazionale basata a Taipei, specializzata in sistemi intelligenti,

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Seconda parte del nostro servizio su come a Taiwan si sta preparando di Marco Passarello l’avvento della nuova rivoluzione elettronica soluzioni di calcolo integrate e automazione, è in prima linea nella progettazione di queste tecnologie, seguendo il motto “rendere possibile un pianeta intelligente”. La sede di Advantech a Taipei è un vero e proprio showcase di ciò che gli edifici intelligenti rendono possibile. Per esempio, ogni stanza dispone di una centralina con touchscreen, che è possibile usare per segnalare la propria presenza, dopodiché tutte le chiamate telefoniche dirette al proprio numero verranno dirottate al telefono di quella stanza. Un sistema di prenotazione assegna ai gruppi le sale riunioni a seconda delle richieste, e riscaldamento e condizionamento vengono attivati solo quando necessario perché le sale siano confortevoli al momento stabilito, risparmiando energia quando non sono occupate. E c’è persino un sistema per ritrovare l’auto nel parcheggio aziendale. Advantech ha già a disposizione una vasta linea di prodotti per la Internet of Things, i suoi sistemai WISE (Wireless IoT Solution Embedded), cui può fornire anche la piattaforma cloud necessaria per fun-

zionare, col metodo “platform as a service”. E sono numerosissime le soluzioni già realizzate o in via di realizzazione. Forse la più spettacolare è l’avanzatissimo sistema di pedaggi autostradali di Taiwan, che ha eliminato i caselli. I guidatori vengono osservati da un sistema in grado di identificare i veicoli, calcolare la cifra dovuta in base alla categoria e alla distanza percorsa, e addebitare il tutto sul conto del guidatore, con grande beneficio per i tempi di percorrenza e riduzione dell’inquinamento dovuto alle code. Ma sono previste soluzioni ovunque ci siano problemi logistici da risolvere, dai trasporti agli ospedali alla produzione di energia.

MediaTek: tutto è connesso Sono lontani i tempi in cui a Taiwan c’erano soprattutto fabbriche che si incaricavano di produrre ciò che era stato progettato altrove. Oggi sull’isola ci sono laboratori in grado di progettare nuove tecnologie in piena autonomia. Tra i più importanti c’è MediaTek, azienda con oltre 12.000 impiegati e 27 uffici in tutto il mondo dedicata al-

la progettazione di circuiti, che à la terza al mondo (dopo Qualcomm e Broadcom) tra le aziende “fabless”, cioè prive di stabilimenti propri, che danno l’intera produzione in outsourcing. È molto probabile che già possediate un gadget dotato di un chip MediaTek, dato che i suoi prodotti sono inseriti in oltre un miliardo di dispositivi. Un numero destinato ad aumentare di parecchio, dato che i chip MediaTek sono presenti nella linea Android One di smartphone economici che Google ha pensato peri mercati emergenti. Uno degli slogan di MediaTek è “fare le cose in grande con qualcosa di piccolo”, e sicuramente l’avvento della Internet of Things rappresenta una grandissima opportunità per l’azienda, che ha già offerto agli sviluppatori la piattaforma LinkIt ONE per aiutarli a creare prototipi di dispositivi connessi. All’interno dei laboratori MediaTek stanno nascendo molti prodotti pronti a entrare sul mercato. Un esempio e TiniTell, braccialetto connesso per bambini, che permette ai genitori di conoscere la posizione del figlio via GPS e di poter ricevere le sue chiamate vocali senza la possibilità


di interferenze di estranei. Un prodotto simile è Zazu, un collare che permette di tenere sotto controllo i movimenti degli animali domestici: non vi chiederete più dove è stato il vostro gatto per tanto tempo! Una tecnologia dalle grandi potenzialità sviluppata da MediaTek è quella che permette di monitorare il battito cardiaco senza sensori, semplicemente analizzando le immagini di una webcam: le madri potranno non solo verificare a distanza la presenza del bambino nella culla, ma anche sapere che sta bene. Ma la connettività fornita dai sistemi LinkIt è già in fase di applicazione su tantissimi prodotti: dal sistema di scooter pubblici a noleggio Skuromoto, sperimentato dall’università di Taiwan, a un originale “smart breve”, un dispositivo per produrre vino in casa, con uva o altri tipi di frutta, dotato di sensori per la quantità di alcool e la pressione barometrica, e controllabile con un’app sullo smartphone.

Mobiletron: l’Internet dei veicoli Un’altra frontiera che si sta avvicinando rapidamente è quella dei veicoli connessi. Ed è il campo di elezione di Mobiletron, azienda taiwanese fondata nel 1982 e specializzata in elettronica per l’automobile, che esporta in più di 100 paesi. Alla produzione di parti e sensori per motori e di attrezzistica (con la linea Durofix di attrezzi intelligenti in grado di fornire esattamente la forza necessaria allo scopo) sta ora affiancando nuove linee di prodotti dedicati all’Internet dei

veicoli e all’ADAS (Advanced Driver Assistance Systems, acronimo che raggruppa le tecnologie dedicate all’assistenza del guidatore). Nel corso della nostra visita alla sede di Mobiletron a Taiwan ci è stata data un’impressionante dimostrazione di ciò che può fare l’Internet dei Veicoli: ci siamo collegati con un furgone in movimento che si trovava in Cina, con la possibilità di parlare con il guidatore, ispezionare il vano di carico, controllare la pressione delle gomme, avere una visione della strada. Inutile dire l’utilità che queste tecnologie possono avere per qualunque azienda che faccia spedizioni. Mobiletron produce sia le videocamere HD, sia tutti i dispositivi telematici necessari ai collegamenti di questo tipo. Abbiamo anche potuto vedere anche una tecnologia molto interessante in campo ADAS: l’Around View Monitor, che sfrutta la visione di varie telecamere esterne al veicolo per costruire artificialmente una visuale dall’altro, dando l’impressione al guidatore di vedere nello schermo la propria auto come se osservata da un elicottero. Altro interessante gadget sono specchietti retrovisori che incorporano un display LCD, consentendo al guidatore in retromarcia di avere sott’occhio allo stesso momento la visuale della telecamera posteriore e quella dello specchio. A lungo termine, l’azienda sta investendo in altre tecnologie destinate ad avere un grande impatto in futuro, come quella dei MEMS (Micro Electro Mechanical Systems, sistemi meccanici microscopici

che avranno un grande impatto nell’optoelettronica e nella sensoristica) e quella dei veicoli a propulsione elettrica.

Sakura: tecnologia in bagno e cucina Il marchio Sakura non è noto in Italia, ma rappresenta la principale azienda taiwanese nel campo degli elettrodomestici bianchi, fondato nel 1978, con tre stabilimenti a Taiwan e due nella Cina popolare, e una rete di vendita che dall’estremo Oriente si estesa in Australia e nell’America del nord e del sud. Uno dei suoi vanti è un servizio assistenza in grado di intervenire 365 giorni l’anno. Sakura ha cominciato la propria attività con gli scaldabagno, e uno dei primi prodotti che ci ha mostrato è proprio uno scaldabagno dotato di telecomando Wi-Fi che permette la regolazione fine della temperatura dell’acqua stando comodamente nella vasca o sotto la doccia (il telecomando è impermeabile). È però nel campo delle cucine che si esplica in modo più sorprenden-

te il lato elettronico di Sakura. Per esempio con una cappa dotata di sensori e in grado di regolare automaticamente la potenza dei suoi motori in base alle necessità: basta sollevare il coperchio di una pentola, e nel giro di pochi istanti l’aspirazione aumenta di intensità. Il tutto con un sistema di circolazione studiato per catturare il fumo anche al di fuori dell’area coperta dalla cappa stessa.

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eventi

Milan Games Week 2015 più che una conferma L’evento milanese dedicato al gaming e all’entertainment ha fatto registrare il record di visitatori, eleggendosi a kermesse di primo piano nel panorama degli eventi nazionali e internazionali di Raffaele Gomiero

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ltimo appuntamento dell’anno dedicato ai videogiochi prima della consueta “battaglia” di Natale. Quest’anno Games Week ha registrato ben 120.000 visitatori, circa il 30% in più rispetto all’edizione 2014, confermando l’ interesse del pubblico verso un mercato che, nonostante le difficoltà, riesce a coinvolgere e restare a galla, anche se non con poche difficoltà. A livello espositivo la più grande novità di quest’anno è stata sicuramente la sezione separata interamente dedicata ai youtubers, fenomeno sempre più in sviluppo che ha senz’altro contribuito all’incremento di visitatori. Anche l’ospite d’eccezione Toru Iwatani (il creatore di Pac-Man) ha avuto la sua corposa dose di applausi in occasione del 35° anniversario dello storico gioco. Gli stand sono stati presi d’assalto dai fan, disposti a fare anche ore e ore di coda per assistere anche a un solo filmato in anteprima (vedi “Fallout 4”) o per provare qualche veloce livello.

Tra gli stand Tra i giochi da provare, “For Honor” di Ubi Soft è stato forse il più apprezzato: titolo action in terza persona incentrato quasi esclusivamente sul multiplayer in cui il sistema di combattimento è l’assoluto protagonista del titolo. Sony ha fatto veramente le cose in grande, tanto è vero che il suo stand occupava quasi un sesto dell’intera fiera: al suo interno la faceva da padrona una vastissima area interamente dedicata a “Star Wars Battlefront” di Electronic Arts, in cui era possibile provare il gioco in un avvincente multiplayer con più giocatori. Oltre a For-

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za Motorsport 6 (già disponibile da qualche settimana) Microsoft ha invece messo in mostra “Halo 5”, suo pezzo da 90 per il mercato di Natale, preso d’assalto da tutti gli appassionati di una delle saghe più longeve di tutti i tempi. Per intrattenere i visitatori Nintendo ha addirittura allestito un grande palco in cui è stato possibile cimentarsi in più livelli di “Super Mario Maker”: per quanto riguarda i giochi, il protagonista incontrastato è stato senz’ombra di dubbio “Tri Force Heroes” per Nintendo 3DS, titolo ambientato nel mondo di Zelda in cui la perfetta cooperazione tra i tre Link controllati da diversi giocatori è indispensabile per proseguire con i livelli superiori. Immancabile il nuovo capitolo di “Call fo Duty” di Activision, che quest’anno ha passato il testimone a “Black Ops 3”, messo a disposizione con il suo multiplayer; per tutti gli amanti dei Rhytm Game, invece, è stata riservata l’anteprima di “Guitar Hero Live”, nuovissimo titolo della serie che si è presentato con inedite modalità Live e una chitarra nuova di zecca. Sempre allo stand Activision, inoltre, erano presenti “King’s Quest: A Knight to Remember”, primo dei cinque episodi previsti per il rilancio del franchise con grafica next gen, e “Tony Hawk Pro Skater 5”, ultimissimo episodio con protagonista lo skater più famoso di tutti i tempi impegnato nelle sue più celebri evoluzioni. Dal canto suo, Digital Bros ha presentato titoli di tutto rispetto, a iniziare dal nuovo e attesissimo “Street Fighter V”, basato su Unreal Engine 4, con un’anteprima assoluta con guida in Assetto Corsa che


promette di essere una vera e proprias rivoluzione del genere. Ma oltre ai giochi è stato possibile fare un tuffo nel futuro grazie ai vari dispositivi di realtà virtuale presenti in fiera. Oltre al VR di Sony (conosciuto anche come Project Morpheus) che ha messo a disposizione ben cinque giochi di vario genere, tra cui un horror in grado di far calare il giocatore in uno scenario perfettamente in linea con l’imminente festività di Halloween: legati a una sedia in una stanza buia, in compagnia di un’inquietante e misteriosa presenza. Un’altra proposta, era invece ambientata nel futuro, dove, ai comandi di un carro armato all’interno di un’arena virtuale, si era chiamati a dar battaglia ad altri carri sicuramente non ben disposti ad arrendersi o a farsi prendere in fallo. Infine, “Londo Heist: Gateway”, in grado di simulare un ostaggio prigioniero all’interno di un furgone, per la cui fuga occorre ricorrere a qualsiasi espediente. HTC ha portato il suo Vive, visore VR 3D che permette un angolo di visione di ben 110° con un refresh rate di 90 Hz e con risoluzione di 1.200 x 1.080. Le esperienze virtuali proposte andavano da scenari futuristici a incantati fondali oceanici, tutti ricreati in maniera più che egregia Asus ha esposto la sua nota linea gaming ROG, in cui il notebook G501 ha interpretato il ruolo di vero e proprio “fiore all’occhiello”, con il suo processore i7HQ a 3.6 GHz, 16 GB di RAM DDR3, SSD da 500 GB e super scheda grafica

GeForce GTX 960M con 4 GB GDDR5. Grande affermazione, infine, per il temporary shop di Unieuro che, all’interno di un vero e proprio megastore di circa 1.000 mq, con ben 20 casse e 70 addetti alla vendita, ha davvero “sbancato” l’evento fieristico, facendo registrare un numero di scontrini doppio rispetto alla scorsa edizione. Insomma, nonostante le altre Games Week europee organizzate in piazze molto più importanti e prestigiose come Parigi, Madrid e Varsavia, Milano non ha di certo sfigurato. E anzi, proprio all’evento meneghino spetterebbero forse più lanci e presentazioni importanti.

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social

Il mondo dell’imaging impazza nel mondo del Web 2.0 non solo sulle normali piattaforme di condivisione

di Barbara Bianchi

Fotografia e social: non solo sharing

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er questo mese l’analisi di The Fool si basa sulle attività social delle maggiori case produttrici di macchine fotografiche. L’analisi si focalizza sulle pagine Facebook italiane delle aziende con la scelta di escludere dall’analisi i produttori di tecnologia che non hanno pagine dedicate al solo comparto di fotografia. Unica eccezione fatta è per Nikon che ha una pagina global con l’indicizzazione dei contenuti personalizzata sulla provenienza dell’utente: gli utenti di una nazione vedranno esclusivamente i contenuti creati per il Paese di origine. In questo caso i dati e le statistiche disponibili sono quelle legate all’intera pagina global di Nikon. Da sottolineare anche il fatto che la pagina di Manfrotto pubblica post in duplice lingua Italiano e Inglese. Partendo da queste premesse andiamo analizzare il primo dato è quello dei fan della pagina con Nikon che fa da padrona con 9.477.890 like sulla pagina. Mentre se confrontiamo le pagine esclusivamente italiane Manfrotto Imagine More vince con 314.391 fan seguita da Canon Italia con poco meno di 217 mila like. Il divario con le altre fan page cresce con Fujifilm Italia a quasi 38.000 fan, Pentax che sfiora i

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tredicimila like e a chiudere Kodak Moments Italia con circa 6.000 fan. Un secondo dato interessante è quello della “Productivity” quindi tutti i post pubblicati dalla pagina Facebook utile per capire l’attività effettiva della pagina grazie al numero di contenuti pubblicati dagli amministratori. Questo tipo di analisi è stata effettuata sugli ultimi 3 mesi e da questa classifica abbiamo la prima sorpresa con Canon Italia che supera tutti con 412 contenuti postati superando Nikon ferma a 323. Dato molto interessante se si pensa che


i dati di Nikon sono legati alla pagina global mentre quelli di Canon alla sola Italia. Sostanziale parità tra Fujifilm e Manfrotto con 204 e 203 post. Manfrotto conferma di avere una buona attività social pur essendo marchio meno popolare e più di nicchia rispetto alle altre case incluse in analisi. Il terzo e ultimo dato preso in analisi sono le “Reaction” quindi tutte le attività svolte dagli utenti sulla pagina. Nel dettaglio il dato di reaction è la somma dei post, condivisioni, commenti, risposte ai commenti e like fatti da ogni utente. Questo dato quindi fotografa l’effettiva risposta che hanno gli utenti alle attività svolte dalla pagina. In questo caso ruoli si ribaltano con Nikon che stacca tutti con 288.330 reazioni negli ultimi tre mesi seguita da Canon Italia con 28.133 e Manfrotto con 26.342 reaction. Il dato di Nikon è chiaramente superiore anche in ottica del numero di fan mondiali che ha la pagina. Attraverso il Boston Chart possiamo incrociare i dati descritti qui sopra e fare una vera e propria comparazione tra le pagine. Il Boston chart è un grafico a tre dimensioni in cui sull’asse orizzontale viene indicato il dato di productivity (attività della pagina), sull’asse verticale il dato di Reaction (attività degli utenti sulla pagina) mentre la dimensione delle “bolle” indica il numero di fan della pagina. Dal grafico si può notare come Nikon sia isolata in alto a destra ma questa supremazia di fan e reaction è chiaramente influenzata dal fatto che sia una pagina global. Per quanto riguarda le altre pagine si nota come Canon sia nettamente la più attiva tra tutte le pagine analizzate mentre stupisce Manfrotto per il numero di reaction che arriva molto vicino ai numeri di Canon pur producendo circa la metà dei contenuti. Questo può significare che i fan di Man-

frotto sono molto attenti alle pubblicazioni fatte dalla pagina stessa e che i post pubblicati da Manfrotto hanno una resa molto superiore rispetto a quella delle altre case. Buoni i risultati anche di Fujifilm soprattutto in relazione al numero più limitato di fan. Pentax e Kodak invece sono pagine nettamente più piccole con numeri più limitati rispetto alle altre prese in analisi. Analizzando i contenuti della tag cloud generale che include i termini utilizzati negli ultimi 3 mesi su tutte le pagine si nota chiaramente come #iamdifferent è la parola più menzionata. I am Different è il claim di Nikon in tutto il mondo e l’hashtag è parecchio utilizzato proprio all’interno della pagina global della famosa casa giapponese. Per quanto riguarda i nomi delle case produttrici Canon è sicuramente la più presente seguita da Nikon. Questo potrebbe essere dato dal fatto che Canon Italia pubblica, come abbiamo visto, molti contenuti autocitandosi all’interno degli stessi post. La dimensione di Manfrotto e Fujifilm risultano essere più ridotte ma comunque spiccano sul resto delle parole utilizzate. Pentax e Kodak si perdono invece nella nuvola di parole utilizzate nelle diverse pagine. L’analisi della pagina Nikon pur, essendo global, fa risaltare gli hashtag #nikonitalia e #nfpc2015 legato a un concorso per le miglior foto pubblicate sulla community di Nikon da utenti italiani. La forte predominanza di #iamdifferent rispetto allo slogan di Canon #comeandsee sottolinea anche la forte spinta di Nikon nei confronti del suo claim. Se parliamo di prodotto dalla tag cloud Nikon e Fujifilm sono le case con i maggiori risultati grazie alle menzioni dei modelli d7000 e d7100 per Nikon e x-t1 insieme alla x-t10 per Fujifilm.


Analiziamo più in profondità uno dei più grandi fenomeni social del momento che, sempre più, conquistano l’attenzione di importanti case costruttrici del piccolo e grande elettrodomestico

social

Food Blogger

di Roberto Zarriello

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mpara a cucinare, prova nuove ricette, impara dai tuoi errori, non avere paura. Ma soprattutto divertiti”, questo il motto di Julia Child, la celebre autrice di libri di cucina che avrà ispirato tantissime persone ad avvicinarsi ai fornelli. Se prima la sperimentazione in cucina e la diffusione di ricette, consigli e trucchi era prerogativa dei grandi chef, con i nuovi media digitali e il fenomeni del blogging, la cucina è tornata nelle mani di chi la usa tutti i giorni. Grazie i food blogger, basta una veloce di ricerca su Google per scoprire come pulire i funghi porcini, come cucinare l’arrosto o come far colpo sulla suocera invitata a cena. Quale del food blogger è una delle figure professionali online in maggiore ascesa, tanto da richiedere anche un’Associazione dedicata (www.aifb.it). Alcuni di questi sono delle vere e proprie celebrità, seguiti da migliaia di lettori, anche sui social network. Il primo food blog della storia è Chowhound.com, nato nel 1997 negli USA come semplice bacheca dove scambiarsi consigli sui posti dove mangiare. È ancora attivo e, anzi, è diventato una vera e propria azienda. In Italia, l’esercito dei food blogger comincia ad armarsi di pentole e cucchiai nel 2005, per poi esplodere ufficialmente nel 2011. Oggi è quasi impossibile quantificare il numero di blog di cucina presenti online, ma quali sono quelli più famosi e a cosa devono il loro successo? Possiamo definire il primo blog di cucina nato in Italia, Il Cavoletto di Bruxelles di Sigrid Verbert, che è probabilmente la prima blog-star italiana. Tra i più famosi nominia-

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chi sono e cosa ci fanno mangiare mo quello di Mysia, Gnam Box e Giallo Zafferano, nato nel 2006 come blog, oggi è diventato un sito e a sua volta piattaforma per ospitare altri blog di settore. La sua fondatrice, Sonia Peronaci, è diventata una vera e propria star, con tanto di programma sul canale pay Fox Life, e ha lasciato il timone proprio in questi giorni. Ormai, oltre all’opinione di figure autorevoli come i critici gastronomici, è richiesta anche la loro opinione, che non va a sovrapporsi a quella di figure autorevoli. Ognuno di loro conta un grosso seguito di persone sul blog o sui social e, avendo un loro pubblico che segue i loro consigli, possono influenzare il pubblico (in positivo o in negativo). Alcuni hanno più seguito di famosi chef internazionali, altri sono diventati veri e propri consulenti nel mondo del food.

E sui social? Quali sono i food blog più seguiti e più influenti in Italia? Ecco un’infografica creata a partire dai risultati di una ricerca di Upgrade me: http://www.upgrademe.it/images/blog/classifica-food-blogger. jpg

La ricetta del successo I food blog sono dei blog a tutti gli effetti, quindi per i loro autori valgono le stesse regole: trovare la propria voce e uno stile che aiuti a spiccare nel vasto ecosistema del blogging; puntare sulle immagini (https://blog.fotolia.com/ it/2015/10/01/consigli-per-foodblogger) e sperimentare con i video; ingaggiare quotidianamente la propria community attraverso i canali social.


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psicology

Il “carburante” necessario affinché la trattativa di vendita vada a buon fine

Dott. Paolo Zucconi, neuropsicologo clinico e psicoterapeuta comportamentale contributors@eimag.it

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er vendere efficacemente bisogna avere il “carburante” necessario affinché la trattativa di vendita vada a buon fine. Il carburante che ci spinge ad andare avanti è l’entusiasmo. Etimologicamente significa “Dio dentro di noi”. Si tratta di uno slancio divino che ci spinge in avanti bruciando eventuali ostacoli. Il grado di istruzione qui conta poco. Si pensi solo alle realizzazioni ottenute nella storia da personaggi animati solo dal proprio entusiasmo. Uno di questi, il Presidente americano Abramo Lincoln, che ha iniziato la sua scalata alla Casa Bianca solo con un’istruzione elementare. Neppure l’età conta: Giovanna d’Arco grazie al suo entusiasmo a soli 19 anni cacciò gli inglesi dalla Francia, Alessandro Magno respingeva le orde asiatiche, Napoleone a 25 anni aveva conquistato l’Italia e Victor Hugo scrisse la sua prima tragedia a 15 anni. Troppo vecchio? De Grulle a 76 anni dirigeva la Francia, Daniel Defoe scrisse Robinson Crusoe a 85 anni e alla stessa sua età James Watt imparò la lingua tedesca. Tutti questi personaggi realizzarono e agirono con successo animati da entusiasmo: hanno applicato alla realizzazione del loro obiettivo quanto di meglio avevano in sé. L’entusiasmo non ha età, livello di istruzione, sesso, condizioni particolari. Emerson ebbe a dire “Tutti i grandi movimenti della storia sono trionfi dell’entusiasmo”. L’entusiasmo è lo slancio di tutto la persona verso un obietti-

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L’entusiasmo

anche nella vendita vo pre-fissato: concludere la vendita. Non interessa raggiungere le vette elevate che hanno raggiunto personaggi importanti solo grazie al loro entusiasmo. Per un venditore lo scopo è soltanto vendere. L’entusiasmo, quando genuino è contagioso e raggiunge automaticamente l’interlocutore facendolo entrare nella emozionalità e lo allontana dalla rigida razionalità che allontana dall’acquisto. Come si diventa entusiasti? Innanzi tutto bisogna volerlo quindi iniziare da domani mattina ad agire con entusiasmo. Il resto viene da se, automaticamente. Un aiuto possiamo riceverlo dalla lettura di biografie di personaggi entusiasti come ad esempio quella di Henry

Ford e Benjamin Franklin, ma anche quella di un “venditore meraviglioso” come Frank Bettger oppure anche i consigli di un celebre venditore entusiasta del suo lavoro Dale Carniege. La persona senza entusiasmo è vecchia a 30 anni, isolata. L’entusiasta è sempre giovane, lascia traccia del suo passaggio in quanto è cercato e seguito dagli altri. La persona entusiasta è come una calamita per chi gli è vicino e chi è lontano vuole avvicinarsi a lei per conoscerla e capire quale è il suo “segreto”, farsi sorprendere, soprattutto chi non è abituato a vedere l’entusiasmo, virtù così rara ai giorni nostri. L’entusiasmo è liberatorio, sblocca eventuali inibizio-

ni, l’entusiasmo libera energia e approvvigiona energia, l’entusiasmo è comunicativo come un incendio in un bosco. Per sviluppare entusiasmo si richiede di fissare un obiettivo da raggiungere, assumere più informazioni possibili sul proprio obiettivo, pensarlo ogni giorno al risveglio e ogni sera prima di coricarsi, scriverei passi da farsi per il raggiungimento dell’obiettivo, perfezionandoli durante il percorso, assumere un atteggiamento entusiasta ed impegnarsi a giocare il ruolo della persona entusiasta. Infine scrivere a lettere cubitali a colori la parola ENTUSIASMO e metterla sul proprio comodino in camera da letto.



trade marketing di Massimo Bolchi

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giornali sono in crisi, ma il giornalismo va alla grande”. L’ormai celebre paradosso dell’editoria si adatta perfettamente, mutatis mutandis, al comparto delle fotocamere. Pur vivendo nell’era dell’informazione, infatti, le tradizionali testate faticano a rimanere a galla in un “oceano” dove la “notizia” non è mai stata così presente, di qualsiasi genere sia, dalla più insignificante a quella epocale, veicolata, riprese, sherata sui personal media, rilanciata dai social, cannibalizzata e metabolizzata dagli snippet e dagli aggregatori,

Crisi o non crisi, le fotocamere nelle promozioni del trade non mancano mai

Digital camera: si chiud moltiplicata dai post e dai tweet. Allo stesso modo la macchina fotografica digitale, nonostante la nostra sia definita da moltissimi, se non da tutti, l’era dell’immagine, è entrata in una percorso problematico di cui non si intravedono ancora né i modi, né i tempi dell’uscita. Lo strumento si è dissociato dal suo prodotto, come è già accaduto da anni tra CD e musica, e mentre quest’ultima continua ad essere fruita in modalità sempre nuove, i primi si avviano mestamente al definitivo tramonto. Non è ancora questo ancora il caso delle digital camera stand alone, tuttavia i segnali emergenti sono indicativi. Mettendo per un momento da par-

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te la fotografia come forma d’arte o attività professionale (dove pure curiosamente la crisi dell’editoria sta riscuotendo il suo obolo), concentriamoci sul mercato dei grandi numeri, quello della fotografia consumer, quotidiana, fatta dalle miriadi di persone che nel fissare l’immagine dell’istante sfuggente vogliono cristallizzare un ricordo, un momento, un’emozione. Queste motivazioni continuano a essere valide e sono alla base della successo di piattaforme come Instagram e della pervasività di strumenti quali Facebook. A esse però si sono affiancate, e in larga misura sostituite, altre motivazioni, dalla ricerca di visibilità personale allo costruzione della

propria digital identity, dal presenzialismo alla volontà di riaffermare un proprio status pubblico. Motivazioni per rispondere alle quali una foto fatta da smartphone è più che sufficiente, addirittura “obbligatoria”, basti pensare ai “selfie”. Di contro, i plus della digital camera in termini di qualità, resa cromatica, sensibilità, e così via, diventano ingombri superflui, senza contare che anche il corredo fotografico degli smartphone sta diventando sempre più evoluto. Risultato: in un mercato dei Technical Consumer Goods che tutto sommato “tiene botta” nonostante la perdurante crisi, crescendo di qualche punto percentuale da ini-

zio anno, il comparto delle fotocamere digital continua la sua caduta. Tuttavia l’ultimo report di GfK relativo al nostro paese segnala che la flessione del settore digital photo appare in decelerazione, segnale molto probabilmente che ci si sta approssimando al plafond negativo, a quello che in linguaggio borsistico si definisce “supporto di resistenza”. Nel secondo trimestre di quest’anno, infatti, sebbene il mercato continui a far registrare un trend negativo a valore nell’ordine del 3,7%, si evidenzia però un rallentamento rispetto all’intensità della contrazione osservata nei trimestri precedenti, quando la performance negativa si era assestata sul 7.4%. Continua


ude l’otturatore? comunque la performance positiva per gli obiettivi intercambiabili che tuttavia, pur non riuscendo compensare la riduzione del giro d’affari totale delle fotocamere, confermano che tra queste ultime solo quelle dotate di tali obiettivi segnano un miglioramento della prestazione. Un segnale che forse la dicotomia di consumo cui si accennava in precedenza sta producendo i suoi effetti, e che le “camere da selfie”, quelle dei telefonini, hanno di fronte a sé un futuro diverso. Vi sono segnali infatti che la “ubriacatura” da immagine ai fini di condivisione sta forse ingranando la retromarcia. Si tratta per il momento solo di suggestioni,

ma alcune notizie al riguardo sono significative. È molto recente, al riguardo, il dato che vede in calo le condivisioni (tipicamente fotografiche) su Facebook: Sta di fatto che gli utenti di del social media di Menlo Park hanno già iniziato a postare meno contenuti. Lo dicono i dati GlobalWebIndex, riportati dal Wall Street Journal: nel terzo trimestre solo il 34% degli iscritti ha aggiornato il proprio stato e il 37% ha postato qualcosa, percentuali in calo rispetto al 50% e 59% (rispettivamente) di un anno fa. Per far fronte a questa tendenza, il social da maggio scorso ha iniziato a mostrare agli utenti dei “promemoria” di eventi e giorna-

te speciali, in un esperimento volto a invogliare a postare. Nel frattempo si registrano anche i primi “casi di rigetto” nei confronti di una vita trascorsa davanti all’obbiettivo, come quello, clamorosamente venuto alla luce a fine ottobre, da parte della giovanissima Essena O’Neill. La diciottenne australiana ha deciso di abbandonare i suoi oltre 600mila follower, che la seguivano su Instagram da quando aveva 15 anni, denunciando che nel suo account tutto era finto e pagato dagli sponsor. Si tratta naturalmente di un caso personale, benché non isolato, e sarebbe azzardato, pur in abbinata con il dato precedente di Face-

book, volerne trarre indicazioni di tendenza più generalizzata. In attesa il tempo riveli quale sarà davvero il futuro di un settore che di evoluzioni/rivoluzioni ne ha già attraversate parecchie, limitiamoci qui più modestamente a ricavare qualche spunto di riflessione dalla lettura delle attività promozionali dei grandi player della distribuzione. Un primo segnale è la conferma dell’azzeramento o quasi dell’attrattività della fotocamera in ottica di traffic building e/o di fidelizzazione nelle insegne generaliste. All’interno della promozione “Sconti fino al 50%” di Carrefour, ad esempio, valida dall’1 al 15 novembre, non compare neppure un macchina fotografica nelle sette pagine di volantino dedicate all’elettronica. Situazione analoga per Grancasa: nelle 16 pagine del suo flyer dedicato alla promozione “C’è un’offerta per tutti” non appare neanche un articolo della categoria. Egualmente nel catalogo Fidaty di Esselunga trova posto una sola digital camera, di fascia medio-alta, il modello Olympus PEN E-PL7, peraltro con una proposta non di grande richiamo: 14000 Punti Fragola e 249 Euro, o 38.900 punti. Più articolate le posizioni degli operatori della GDS, accomunate comunque dal ridotto spazio dedicato alla tipologia di referenze. Nella promozione “Convenienza Spettacolare” di Unieuro, in essere fino al 5 novembre, alla categoria è riservato solo un “piedino” nella 16 pagine del volantone, mentre in “Una pioggia di sconti a Tasso Zero” di Expert, scaduta il 4 novembre, il relativamente maggior spazio previsto è però riservato a modelli sostanzialmente entry-level. Nel la promozione “Tasso Zero in 10 o 20 rate” di Media World (515 novembre), invece, l’intera pagina dedicata alle fotocamere si posiziona decisamente più in altro, con prezzi che vanno dai 299 euro della Sony ILCE 500 agli 899 della Nikon D5500 con zoom 18105 VRII. Posizioni intermedie, come gamma e spazio dedicato, infine, per il “Sottocosto” di Trony e lo “Scontiamo tutto del 20%” di Euronics.


focus fotografia

Esposizione, servizio e assistenza alla vendita riescono ancora a spostare la lancetta di un settore in continuo fermento di Vittorio Lombardo

Fotografia

il punto vendita fa ancora I

numeri del mercato fotografico, nonostante l’impegno di produttori, distributori e commercianti nel rivitalizzarlo tramite eventi, fiere e concorsi di ogni genere, restano poco incoraggianti e non sembrano ancora in grado di invertire la rotta presa a seguito della crisi e del continuo calo d’interesse verso le fotocamere compatte di fascia media e bassa, vera e propria risorsa per tutti

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gli attori del mercato che in esse hanno sempre trovato importanti margini per le proprie attività. La sostituzione di queste fotocamere con quelle, sempre compatte, di fascia alta e con i modelli ad ottica intercambiabile non è ancora tale da poter ripristinare il livello di vendite antecedente la crisi economica, inoltre la diffusione di smartphone sempre più caratterizzati da prestazioni di alto livel-

lo, e con prezzi in continuo calo, non può che rendere ancora più difficile la messa a punto di strategie che permettano di invertire la rotta e tornare a numeri positivi. Eppure la strada, per chi voglia mantenere una presenza nel mercato fotografico, è inevitabilmente quella della stimolazione degli acquisti attraverso il valore aggiunto di un ecosistema che fac-


la differenza cia sentire l’acquirente al centro di una serie di servizi, oltre che di un mondo di accessori. Se i negozi sono da sempre il punto di riferimento per i fotografi che desiderino ottenere un supporto tecnico qualificato, oggi anche la grande distribuzione organizzata deve muoversi, e si sta già muovendo, in tale direzione, assistendo il cliente nella scelta del prodotto, chiarendo i suoi dubbi,

fornendo insomma quel supporto tipico del negozio di fotografia, ad esempio attraverso eventi dedicati e workshop. Abbiamo voluto integrare le nostre considerazioni con il parere di chi, nella GDO, si occupa proprio di seguire i reparti dedicati alla fotografia per farci una idea generale di come viene affrontato questo indubbiamente difficile momento. In un mercato che vede sempre più le compatte soppiantate dagli smartphone, è inevitabile uno spostamento dell’attenzione verso prodotti di fascia alta caratterizzati da prestazioni ancora non raggiungibili dagli smartphone, dunque compatte premium, bridge e reflex. Le mirrorless, nonostante i buoni dati di crescita, non sono ancora riuscite a raggiungere la reflex tradizionali nel cuore della gran parte degli appassiona-

S

e i negozi sono da sempre il

punto di riferimento per i fotografi che desiderino ottenere un supporto tecnico qualificato, oggi anche la grande distribuzione organizzata deve muoversi in tale direzione

Reflex vs Mirrorless Di fotocamere reflex ne sono esistite numerose versioni, basti pensare che il primo modello è del 1861, ma fino agli anni ’30 dello scorso secolo non si sono visti modelli paragonabili alla versione affinata che utilizziamo ancora oggi. E’ solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che troviamo finalmente in produzione la Zeiss Contax S e la italianissima Rectaflex “serie 1000” (non una denominazione ufficiale, ma un modo per distinguere le varianti in base al numero di serie), le prime reflex in commercio con un design sostanzialmente identico, negli elementi principali, a quello delle macchine moderne, digitali comprese. Il vantaggio principale delle fotocamere reflex sui modelli a telemetro, a mirino galileiano o a mirino sportivo è quello di vedere nel mirino esattamente ciò che “vede” l’obiettivo, semplificando la composizione. Con l’adozione del pentaprisma da parte di questi due modelli si supera anche l’inconveniente dell’immagine invertita (sopra-sotto, destra-sinistra) delle reflex con mirino a pozzetto. Dagli anni ’50 in poi, le reflex continueranno a ricevere interventi migliorativi, affinamenti, mantenendo però sostanzialmente invariato il design che le ha rese così popolari. Fino al 2008 quando Panasonic presenta la Lumix G1, la prima mirrorless digitale, in particolare un modello del sistema

Micro QuattroTerzi nato per superare i limiti dei modelli reflex ancora legati, per questioni di compatibilità, a sistemi progettati negli anni 80. Con mirrorless non si intende semplicemente una fotocamera ad ottica intercambiabile priva di specchio, infatti anche una fotocamera a telemetro, come le Leica, rientra in questa descrizione, bensì un nuovo genere di fotocamere che unisce il vantaggio tipico della reflex di inquadrare attraverso l’obiettivo con la leggerezza e le dimensioni contenute dei sistemi a telemetro, sfruttando, per ottenere questo risultato, la novità introdotta dal digitale ovvero un sensore che “vede” attraverso l’obiettivo e invia i dati ad un display posteriore o ad un mirino elettronico. Ad oggi i due maggiori produttori di fotocamere non sembrano ancora interessati ad entrare con decisione nel segmento delle mirrorless, d’altra parte i pur ottimi risultati fatti registrare da chi, al contrario, si è dedicato totalmente alla produzione di questo genere di fotocamere non sono comparabili al valore del segmento reflex, ma a giudicare dagli ultimi annunci e dalle aspettative dei fotografi potremo forse vedere, da qui al 2016, l’introduzione di qualche modello semiprofessionale o professionale accompagnato da un corredo di obiettivi più articolato ed interessante.


focus fotografia

U

na esposizione dei prodotti

curata può certamente aiutare nella scelta del marchio

ti, tanto che i due principali attori del mercato, ancora oggi, non hanno presentato una gamma di prodotti mirrorless ampia e variegata come chi ha creduto nel “modello” della fotocamera senza specchio fin dal principio. Questa differenziazione del mercato, da un lato gli smartphone, dall’altro ciò che rimane del mercato fotografico, si riflette anche nel pubblico degli appassionati che oggi si rivolgono a reflex o mirrorless alla ricerca delle massime prestazioni, oppure alle bridge e alle fotocamere premium che uniscono ottime prestazioni a corpi più facilmente gestibili dai fotografi amatoriali. Sono questi clienti, i fotografi appassionati e amatoriali, che possono risollevare le sorti del mer-

cato, infatti l’acquisto di un corpo macchina, reflex o mirrorless che sia, farà nascere nel fotografo la necessità dell’acquisto di accessori, in primo luogo gli obiettivi intercambiabili per completare il proprio corredo, ma anche lampeggiatori, custodie, schede di memoria, tracolle e ancora obiettivi, magari per sostituire i modelli di primo prezzo, acquistati assieme al corpo, con versioni di qualità maggiore al crescere della passione e delle capacità tecniche del fotografo, oppure modelli specifici come quelli per la macrofotografia o per le riprese architettoniche, caratterizzati da prestazioni inavvicinabili, in tali settori, per i modelli pensati per un impiego generale. Se quindi è il fotografo stesso ad

Photoshow, un successo rinnovato Chiusi i battenti, è tempo di bilanci per l’edizione rinnovata 2015 di Photoshow. I numeri, per prima cosa: 17.800 le presenze registrate nei tre giorni dell’evento presso l’esclusiva sede di Superstudio Più, a Milano, un dato ragguardevole che dimostra come la manifestazione sia stata in grado di rinnovarsi con successo, offrendo un programma capace di stimolare l’interesse di fotografi e appassionati che sono stati ben contenti di pagare (per la prima volta) il biglietto d’ingresso ad

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un evento decisamente riuscito. Non solo presidio dei 140 marchi dell’imaging, che hanno potuto esporre i propri prodotti e mostrare le più recenti tecnologie, ma anche, o forse soprattutto, cultura fotografica, mostre ed eventi in linea con i quattro temi dell’edizione 2015: Fashion, Food, Design, Art & Landscape. Una miscela, quella tra tecnologia e cultura, che in Photoshow 2015 ha finalmente trovato il giusto rapporto per richiamare un vasto pubblico.

avere necessità crescenti nel tempo, è bene valutare con attenzione quali altri prodotti suggerire assieme all’acquisto di un corpo macchina puntando, più che alla realizzazione immediata, ad un’esperienza d’acquisto positiva che fidelizzi l’acquirente rendendo il punto vendita anche un punto di riferimento per gli acquisti futuri, riconoscendo in chi lo ha assistito esperienza e passione. Sicuramente gli “indispensabili”, come la scheda di memoria, una borsa per il trasporto o un piccolo treppiede, possono interessare il neofita che si avvicina alla fotografia, ma l’esigenza di accessori più importanti e complessi nascerà con la pratica fotografica. È su questi aspetti, dunque, che si confrontano negozi specializzati e grande distribuzione, con i primi ancora oggi visti come il luogo dove trovare un consiglio esperto e la seconda tenuta in considerazione per la convenienza delle offerte, eppure oggi la distinzione non è così marcata grazie all’impegno della grande distribuzione nel formare il personale preposto alla vendita di oggetti complessi come fotocamere ed accessori. L’approccio alla vendita, questo sì, segue ancora principi differenti con macchine e obiettivi, fatto salva qualche eccezione, generalmente tenuti in vetrine dedicate


all’interno dei negozi specializzati, dove non è quindi possibile toccare con mano il prodotto senza l’assistenza dell’addetto alla vendita, o esposti liberamente, divisi per marca, nei punti vendita della grande distribuzione dove è invece possibile prendere confidenza con il prodotto anche senza l’assistenza dell’addetto alla vendita, che interviene in un secondo momento per chiarire i dubbi e guidare la scelta del cliente. In quest’ottica, una esposizione dei prodotti curata può certamente aiutare nella scelta del marchio, ad esempio sulla base dell’ampiezza del corredo di ottiche a disposizione, ma è l’assi-

stenza di personale qualificato a fare davvero la differenza nell’individuazione del prodotto: rispetto alla gran parte dei prodotti dell’elettronica di consumo, dove la necessità del cliente si esaurisce con l’acquisto del prodotto stesso ed eventualmente di qualche accessorio, in ambito fotografico l’appassionato non esaurisce le proprie necessità con l’acquisto del corpo macchina, benché in kit, semplicemente perché esse nascono dall’uso, nel tempo, ed è quindi attraverso una esperienza d’acquisto positiva che si potrà fidelizzare il cliente ed ottenere così il suo favore per gli acquisti futuri.


focus caffè

Continua la tendenza positiva per le macchine da caffè espresso: una rivoluzione nei consumi di Marco Passarello

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ell’andamento generalmente deludente dei piccoli elettrodomestici negli anni appena trascorsi, il settore che ha fatto eccezione è quello delle macchine per il caffè espresso, che ha segnato crescite a due cifre anche quando la crisi mordeva ferocemente, e prosegue anche quest’anno la sua corsa, totalizzando secondo i le rilevazioni GfK una crescita del 13,9% a volume e del 7,9% a valore nel periodo compreso tra gennaio e agosto. Protagoniste assolute sono ancora una volta le macchine a capsula, le cosiddette a porzionato chiuso, che costituiscono ormai il 60% del volume del mercato e sono cresciute del 34,4% a volume nel periodo suddetto, a fronte di un arretramento delle altre categorie,

Il caffè non conosce crisi le macchine a cialde (-9,1%) e le superautomatiche con caffè in grani (-2,3%, anche se in questo caso si ha comunque una crescita a valore del 6,7%). Quali sono le ragioni di una crescita così impetuosa?

Un cambiamento di paradigma Secondo Marco Cavallaro, trade marketing manager per De’ Longhi, “I forti investimenti dei produttori di capsule hanno stravolto

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le modalità di consumo, creando il desiderio e la domanda di macchine con sistema a capsule. L’espansione crescerà fino a quando continueranno gli investimenti pubblicitari che lavorano su aspetti emotivi e funzionali. In ogni caso i margini di crescita sono ancora abbastanza ampi”. “Il caffè è la bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua, e in Italia rimane un punto saldo della nostra cultura”, ha aggiunto Lore-

na Gobbi, trade marketing manager IBU per Hotpoint . “Alla luce di questi fattori non sorprende che il business delle macchine da caffè abbia conosciuto negli anni un vera e propria esplosione. Ci auguriamo che il settore possa vantare ancora trend in crescita positiva, ma per ottenere questo dobbiamo continuare ad investire sull’innovazione”. Secondo Michela Viaggi, senior product manager di Ariete, “Previ-


Marco Cavallaro, De’ Longhi

Lorena Gobbi, Hotpoint

Michela Viaggi, Ariete

elevato tenore di vita. Tuttavia è un fatto che prima di questo riposizionamento il mercato soffriva, e che la ripresa è stata registrata proprio in concomitanza con la politica di prezzo”.

mercato vive di una competizione molto forte tra marchi: i follower sono molto aggressivi, e i leader rispondono con promozioni di valore (regalo o buono sconto per acquisto capsule) e in determinati periodi applicando delle promozioni di prezzo solo su referenze selezionate”. In ogni caso, anche Roberto Ranzoni, marketing manager di Bialetti, pensa che alle promozioni ci sia un limite: “Attivare una politica promozionale è sicuramente una strategia a cui siamo favorevoli, ma non bisogna arrivare al limite estremo delle promozioni selvagge, alla svendita dei prodotti. Produrre macchine di qualità ha costi più alti, quindi anche il consumatore deve essere disposto a investire qualcosa in più per un prodotto eccellente in termini di funzionalità e gusto”.

spiega Michela Viaggi, “nel quale si registra la naturale convergenza verso il top in qualità e assistenza, rivolto a un pubblico esperto e altamente specializzato, oppure al mondo professionale, che non sono disposti a rinunce”. Per Marco Cavallaro “Questa per ora è ancora di una nicchia di mercato, che però è tale per la mancata conoscenza della categoria da parte dei consumatori. Quando sono spiegate le caratteristiche delle superautomatiche, i consumatori apprezzano la categoria e sono disposti a pagare il prezzo superiore”. Opinione confermata da Martina Zilio, marketing manager di Philips/ Saeco: “Grazie all’educazione sulla categoria, il consumatore riesce ad apprezzare le funzionalità e i benefici di una full automatic ed è disposto a fare un investimento superiore a vantaggio della qualità del risultato”. E Lorena Gobbi precisa: “Bisogna sensibilizzare il consumatore su tematiche come il risparmio e la qualità del risultato del caffè in tazza, intesa anche come esperienza personalizzata grazie alla varietà dell’offerta delle miscele”.

“Merito” delle promozioni “selvagge”?

sioni sul futuro del segmento sono quanto mai rischiose, ma il trend non mostra al momento segnali di frenata. A ben vedere non si tratta di una moda, ma di un vero e proprio cambio di paradigma nel consumo di caffè che, unendo praticità, status e da ultimo convenienza quanto meno nell’acquisto della macchina, sta aumentando progressivamente la sua penetrazione nelle famiglie italiane, soprattutto quelle più giovani e con un

Si tratta quindi di un boom drogato da promozioni selvagge? “La politica perseguita dai produttori di macchine a porzionato chiuso ha di fatto trasformato la macchina in un benefit nell’acquisto della capsula”, prosegue Michela Viaggi. “Ma, a prescindere dai risultati economici derivanti dalla strategia promozionale, la stagione che stiamo vivendo, caratterizzata dal curioso binomio crisi e consumo di caffè in capsula a 48 Euro al kg (contro i 9 del caffè in polvere), ci insegna molto circa il consumatore di oggi. Il vento della crisi porta non tanto a scelte dettate dal risparmio, bensì dalla ‘convenienza’, fattore complesso e dalle molteplici sfaccettature. Il segreto del successo sta nel saper intercettare le esigenze più o meno latenti di un consumatore che vive sempre più nel presente, ed è disposto a spendere laddove venga offerta la giusta risposta alle sue aspettative”. “In un mercato in naturale crescita come quello del porzionato chiuso non crediamo che la politica delle promozioni ‘selvagge’ paghi, né per l’industria né per il trade”, afferma Marco Cavallaro. “In Italia il

La nicchia delle superautomatiche Come abbiamo visto le macchine superautomatiche, pur calando a volume, crescono a valore. “Quello delle full automatic è un segmento di nicchia e di fascia alta”,


focus caffè

Anche per Marco Cavallaro “L’espresso e le bevande a base di caffè si stanno diffondendo anche all’estero ed è per questo motivo che in molti paesi stranieri il mercato delle macchine superautomatiche è molto più sviluppato rispetto all’Italia. Crediamo che l’eventuale successo di Starbucks influenzerà il consumo di caffè al bar ma non intaccare, a breve periodo, la tradizionale modalità di preparazione del caffè nelle case italiane. Per le macchine “drip” sembra che per ora in Italia non si riscontri una rilevante crescita”. D’accordo anche Roberto Ranzoni “La notizia dell’arrivo di Starbucks non ci preoccupa, poiché il servizio offerto da questo tipo di locale non è tanto sul caffè in sé, quanto sulla possibilità di gustarsi una pausa attraverso una vasta gamma di bevande calde e dolci”.

Ariete: l’artista del cappuccino Arriva il caffè americano? L’espresso italiano conquisterà definitivamente i mercati esteri, o saranno invece gli italiani a cedere al fascino di modelli di consumo affermatisi altrove, come suggerisce l’annunciato arrivo nel nostro Paese della catena statunitense Starbucks? Secondo Katalin Csörgöl, product line manager di Electrolux, “L’arrivo di grandi brand che sviluppano filosofie alternative al caffè espresso potrà sicuramente aiutare gli italiani ad ampliare le proprie abitudini, come del resto è già successo in altri casi. Se i consumatori siano sensibili o meno lo vedremo, a noi il compito di offrire loro la possibilità di scegliere”. Di parere simile Michela Viaggi: “Gli usi e consumi di bevande calde si stanno globalizzando. Anche i dati di mercato indicano, per quanto ancora ad uno stato embrionale, la tendenza anche in Italia all’acquisto delle cosiddette ‘drip coffee’. Del resto, tantissime sono le comunità straniere ormai radicate in Italia con il loro apporto culturale, e noi Italiani siamo ogni giorno più cittadini del mondo. Ci aspettiamo pertanto un crescente

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interesse verso questo segmento di mercato”. D’altra parte, per Lorena Gobbi “ll caffè italiano si sta sicuramente inserendo con forza anche nei mercati stranieri, soprattutto grazie alle attività di grandi brand come illy o Lavazza che si stanno focalizzando adesso sull’apertura di negozi monomarca. Credo che una parte importante dell’interesse destato in Italia da Starbucks sia legato allo stile e alla varietà di offerta, che non si focalizza sul caffè espresso, ma su una tipologia di bevande molto più complesse e dal gusto più impegnativo. L’espresso resta molto legato all’italianità”.

Come ci ha spiegato Michela Viaggi, “Ariete ha scelto la strada della cialda ESE per i diversi vantaggi che offre: mantiene fresco il caffè, è un sistema aperto che consente di passare da una marca di torrefattore all’altra, e ha costi contenuti rispetto alla capsula”. L’azienda prosegue la partnership con il torrefattore Kimbo, con cui presenta Konsuelo Cappuccino, macchina da caffè multiuso con cappuccinatore. È molto pratica, con soli due tasti, e vassoio e serbatoio facilmente estraibili e lavabili. Il cappuccinatore ha tre funzioni: “scalda”, “scalda e monta” e “monta a freddo”, consentendo la preparazione di cappuccino, crema di latte, latte macchiato, caffè shakerato, cioccolata…

Roberto Ranzoni, Bialetti

Bialetti: fatto col cuore Bialetti, sinonimo di caffè per gli italiani dai tempi della famosa Moka Express, propone Cuore, “la prima e sola macchina per caffè sospesa”: un cuore perfetto che poggia su un supporto in metallo satinato progettato per assicurare la massima stabilità. Un regalo ideale non solo per personalità estrose e amanti del design, ma anche per chi ricerca le massime prestazioni tecnologiche: è dotata di un nuovo gruppo di erogazione brevettato che garantisce la perfetta estrazione del caffè, esaltando le pregiate miscele racchiuse nelle esclusive capsule Bialetti - I Caffè d’Italia.

De’ Longhi: come lo vuoi tu De Longhi presenta Eletta Cappuccino Top: la superautomatica per un cappuccino cremoso, con una densa schiuma di latte, sempre alla temperatura perfetta. Il pannello di controllo in metallo con tasti soft touch rende immediato e semplice l’uso. Oltre ai pulsanti


golabile, e funzione stand by per il risparmio di energia. Utilizza capsule del sistema UNO, in collaborazione con Illy e Kimbo.

Lavazza: a modo suo

Martina Zilio, Philips/Saeco

Katalin Csörgöl, Electrolux

per Cappuccino, Caffellatte e Latte Macchiato, Eletta dispone della funzione Milk Menu per scegliere tra latte caldo, Flat White, Espresso Macchiato e il “My Milk”, per memorizzare la propria bevanda preferita.

Gaggia: come al bar

Electrolux: il caffè americano Electrolux non ha al momento una linea di macchine per il caffè espresso a marchio proprio, e punta invece sul caffè all’americana. Nelle parole di Katalin Csörgöl, “La nostra gamma non è un’alternativa al caffè espresso ma un ampliamento di prospettiva con cui vogliamo offre ai consumatori la possibilità di scegliere come vivere la colazione o un momento di relax”. Ammiraglia della linea è la Expressionist EKF7800, dotata del sistema spargiacqua ProBrew per una discesa più omogenea dell’acqua e un sapore più intenso, e del selettore Aroma Strength per la scelta personalizzata di intensità di gusto ed aroma.

Marchio celebre per le macchine da bar, Gaggia cerca di riprodurne la performance nelle sue macchine casalinghe. Le due superautomatiche della gamma Naviglio, Black e Deluxe, sono di facile utilizzo, progettate per ottenere un caffè di alta qualità premendo un solo tasto (la Deluxe è dotata anche di cappuccinatore). La gamma di macchine manuali Carezza, dal look anni ’60, propone elementi della tradizione Gaggia come il termometro della temperatura in caldaia, la coppa portafiltro a doppia camera pressurizzata “crema perfetta”, la manopola di controllo vapore frontale,il sistema di risciacquo automatico e il piano scaldatazze in acciaio.

Tra i principali produttori di caffè italiani, Lavazza si appoggia a Electrolux per la produzione di macchine in grado di valorizzare i suoi caffè della linea A Modo Mio, disponibili in tante variazioni di gusto: Soave, Dek Cremoso, Delizioso, Passionale, Intenso, Magia, Divino,¡Tierra! (ecosostenibile) e Lungo Dolce. Di recente la gamma si è allargata a Orzo e Caffè Ginseng. Tra le macchine proposte segnaliamo Magia, con dispay touch e la possibilità di impostare la temperatura finale del caffè. Per chi ama le bevande a base di latte, invece, Fantasia è invece il modello provvisto di cappuccinatore, mentre Minù è la prima macchina dotata di montalatte a induzione magnetica.

Hotpoint: lungo o ristretto? La proposta di Hotpoint è la macchina UNO CAPSULE SYSTEM CM HB QBG0, dotata di interfaccia a sfioramento, comandi per il caffè lungo e ristretto, poggiatazze re-

Nespresso: rifacciamoci il look La grande multinazionale del caffè ha rinnovato la sua macchina Pixie proponendo Pixie Clips, dotata di pannelli laterali intercambiabili: per regalarle un nuovo look basta scegliere tra una vasta gamma di cover in materiale polimerico, sostituibili in pochi secondi. All’acquisto sono in dotazione due coppie, altre 12 sono acquistabili separatamente. L’ideale per provare Tribute to Milano e Tribute to Palermo, i due nuovi ristretti che rendono omaggio alla diversità e alla ricchezza della cultura italiana del caffè, ispirandosi alle atmosfere di due città dalle caratteristiche distintive, Milano e Palermo.

Philips Saeco: esperienza personalizzata Come ci ha spiegato Martina Zilio, Saeco festeggia il 30° anniversario con Gran Baristo Avanti, una superautomatica che permette di personalizzare secondo il proprio gusto una varietà di 18 bevande tramite un dispositivo smart: basta scaricare l’applicazione Saeco Avanti sul tablet o sullo smartphone e impostare una connessione sicura con GranBaristo tramite Bluetooth 4.0. L’app consente di personalizzare totalmente l’esperienza “dal chicco alla tazza”: memorizza intensità, lunghezza, temperatura e sapore di ogni bevanda. È ideale anche per condividere il caffè con gli amici: ognuno potrà personalizzare le proprie specialità, e l’app le preparerà una dopo l’altra.

Gocce di caffè: compatibili con gusto Con il diffondersi delle macchine per fare l’espresso in casa si allarga anche il mercato delle cialde e capsule compatibili destinate agli intenditore. Tra queste la linea Gocce di Caffè prodotta da SOEDIS, dichiarate compatibili con ogni macchina di tipo Nespresso. Le capsule brevettate consentono di inserire 6,5 grammi di caffè in ciascuna, una quantità finora superiore rispetto a ogni

altro marchio. Le capsule sono sigillate in astucci salvafreschezza, che le mantengono fresche riducendo nel contempo la dimensione degli imballi. Tutta la filiera di produzione è rigorosamente Made in Italy, e la gamma comprende varie gradazioni di intensità (Classico, Estremo, Robusto e Puro), insieme a variazioni come Ginseng, Orzo e Mokaccino.


technology

La tecnologia inverter è stata introdotta in numerosi elettrodomestici, facendo risparmiare energia e diminuendo la rumorosità

Cambia verso ai consumi

VERSO

di Marco Passarello

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esa obbligatoria dai regolamenti

europei per varie categorie di elettrodomestici, permette di ridurre il consumo di elettricità, anche se a un costo iniziale un po’ più elevato

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n questi ultimi anni si è fatto un gran parlare della cosiddetta “tecnologia inverter”. Resa obbligatoria dai regolamenti europei per varie categorie di elettrodomestici, permette di ridurre il consumo di elettricità, anche se a un costo iniziale un po’ più elevato. Ma in che cosa consiste, e perché fa risparmiare?

Un nome inappropriato Dobbiamo dire innanzitutto che il nome che viene utilizzato per definire questa tecnologia è un po’ inappropriato. Tecnicamente, infatti, l’”inverter” sarebbe quel dispositivo che consente di trasformare la corrente continua (quella che scorre in una sola direzione, e che viene utilizzata per alimentare i dispositivi elettronici; di solito viene emessa da pile e batterie) in corrente alternata (quella che cambia direzione decine di volte al secondo, e viene usata per il trasporto a distanza di energia attraverso le linee elettriche). Nel linguaggio comune, tuttavia, si definisce “inverter” anche la combinazione di un inverter vero e proprio con il suo opposto: un raddrizzatore, cioè un dispositivo capace di convertire la corrente alternata in continua.

Controllo della velocità Quello che abbiamo appena descritto è un dispositivo che riceve della corrente alternata, la trasforma in continua, e poi la trasforma nuovamente in alternata. Detto in questo modo, sembra qualcosa di fantasticamente inutile. Ciò che bisogna aggiungere è che la corrente alternata risultante può avere tensione e frequenza diverse rispetto a quella di origine. Questo è molto utile nel caso in cui la corrente vada ad alimentare un motore elettrico, poiché consente di controllarne la

velocità. Infatti la frequenza della corrente alternata e la velocità di rotazione di un motore elettrico sono strettamente legate. Un motore alimentato direttamente con la corrente di rete può girare solo alla velocità predeterminata. La presenza di un inverter, invece, permette di controllarne velocità e potenza. È evidente come questo può contribuire al risparmio energetico: normalmente un motore elettrico funziona a una sola velocità, e quindi può essere solo acceso o spento; l’inverter, invece, consente di graduarne la potenza a


seconda delle necessità, a beneficio dei consumi. E c’è anche il vantaggio collaterale di una minore rumorosità, dato che il motore raggiunge il massimo dei giri solo quando è strettamente necessario, e non nel caso di brevi accensioni.

Onde quadre e sinusoidi Il tipo più semplice di inverter è quello che modula la corrente secondo un’onda quadra; in pratica, cambia a intervalli regolari la direzione del flusso della corrente in modo estremamente rapido. Una corrente alternata secondo un’onda quadra è diversa da quella che viaggia normalmente nei cavi della rete elettrica, il cui verso cambia in modo molto meno brusco, seguendo una morbida sinusoide. Certi dispositivi, in particolare i circuiti elettronici, non gradiscono affatto essere alimentati con un’onda quadra, e possono malfunzionare o rompersi se questo succede. Quando però si usa un inverter per pilotare un motore elettrico allo scopo di regolarne il funzionamento, tuttavia, si utilizza appositamente un’onda quadra, la cui ampiezza viene a sua volta modulata. Modulando la durata degli impulsi dell’onda quadra è possibile regolare con precisione la quantità di energia che viene trasmessa, senza causare sprechi e dissipazioni. Questa tecnica, detta pulse width modulation (PWM, o modulazione di ampiezza di impulso), permet-

te di regolare indipendentemente la velocità e il momento di un motore elettrico trifase. Un regolatore digitale effettua la modulazione in modo tale che il rapporto tra velocità e potenza del motore sia tale da minimizzare gli sprechi. Il complesso del motore e dell’inverter è detto variable frequency drive, motore a frequenza variabile.

Voluto dalle norme europee Ovviamente un motore a frequenza variabile con inverter è più complesso ed ha un costo più elevato rispetto a un semplice motore elettrico capace di essere solo

“acceso” o “spento”, ma la differenza è rapidamente ammortizzabile grazie al miglior rendimento e conseguente minor consumo di energia. L’impiego della tecnologia inverter è stato fortemente incrementato dalla cosiddetta direttiva ERP (Energy Related Products, prodotti relativi all’energia), promulgata nel 2009 e diventata esecutiva nel 2013, e che si pone l’obiettivo di far calare del 20% il consumo di energia europeo e le emissioni di biossido di carbonio entro il 2020. La direttiva non obbliga esplicitamente all’uso della tecnologia inverter, tuttavia pone per alcune categorie di elettrodomestici, come i condizionatori d’aria, degli obiettivi di efficienza energetica e di silenziosità che attualmente non sono raggiungibili senza farne uso.

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l tipo più semplice di inverter è

quello che modula la corrente secondo un’onda quadra

Condizionatori e frigoriferi, ma non solo A trarre maggiore beneficio dalla tecnologia inverter sono in primo luogo i condizionatori d’aria, che una volta raggiunta la temperatura programmata nella stanza possono mantenerla funzionando a un regime minimo, mentre con la precedente tecnologia (denominata “on/off”) erano costretti

a continue riaccensioni e spegnimenti che facevano aumentare sia il consumo, sia la rumorosità. Un discorso analogo vale per i frigoriferi. Ma gli inverter possono trovare posto in qualunque elettrodomestico necessiti di un motore a velocità variabile, come per esempio le lavatrici. Rispetto ai motori a corrente continua, che sono l’alternativa per quanto riguarda la velocità variabile, infatti, l’inverter può vantare non solo una precisione molto maggiore nel controllo della velocità, ma anche una maggiore affidabilità. I motori in continua, infatti, fanno uso di spazzole per il contatto, che sprecano energia, causano surriscaldamento e si consumano troppo in fretta. L’inverter vince perciò su tutti i fronti.


aziende

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di Roberto Bonin

Lo storico marchio dell’elettronica di consumo si ripropone sul mercato forte della sua natura innovativa e di una nuova organizzazione interna

etti insieme un marchio storico dell’elettronica di consumo, tecnologie all’avanguardia in fatto di visione delle immagini, connettività, entertainment e illuminazione, e la capacità produttiva di una grande multinazionale dell’estremo oriente, e il gioco è fatto. TP Vision è proprio la somma di tutto questo, nata dallo spin-off del business Tv di Royal Philips Electronics, fusosi assieme al colosso asiatico TPV, a cui ha portato in dote una lunga tradizione di innovazione e piattaforme tecnologiche davvero all’avanguardia. Dopo un periodo di assestamento, immediatamente successivo proprio a questa importante alleanza, l’azienda olandese ha dato il via a una fase di rilancio allo scopo di riconquistare il giusto ruolo di leader all’interno del mondo della consumer electronics italiana, forte anche dei risultati di un complesso processo di rinnova-

TP Vision:

con un andamento del tutto graduale – continua Uslenghi - e non drogata da operazioni promozionali particolarmente ‘spinte’. Chiuderemo quest’anno di poco al di sotto del 10% di market share, per poi puntare subito al doppio digit nel Q1 del 2016, un anno per noi molto importante, in cui punteremo a crescere. Un altro importante obiettivo sarà poi anche quello di ringiovanire il marchio, allo scopo di avvicinarlo al target degli utenti giovani”. “Per ricostruire i rapporti con i retailer abbiamo puntato innanzitutto a rinnovare e innovare i punti vendita, al fine di ricominciare a far sentire la nostra presenza sul mercato”, gli fa eco Diego Cavallari, Business & Marketing Director di TP Vision Italia. “Abbiamo scelto per cui di investire in una comunicazione molto focalizzata sui nostri maggiori pilastri, come Ambilight, Android e Ultra HD, per mezzo di isole espositive dedica-

te e destinate a sottolinearne i plus. In seconda analisi abbiamo poi scelto per una comunicazione un po’ ‘alternativa’, come campagne di banner, pagine sulle riviste dei retailer e, ultimamente, con una presenza sul Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, in occasione dell’arrivo in Italia di Netflix”. “Anche per il prossimo anno continueremo con questa nostra strategia comunicativa”, continua Cavallari. “Una grossa parte degli investimenti e del lavoro sarà dedicata infatti ai punti vendita, poiché continuiamo a essere convinti che la scelta finale da parte del consumatore viene fatta in negozio, e avere un prodotto correttamente esposto, con le corrette informazioni, e correttamente spiegato dai commessi è una cosa di fondamentale importanza”. “Una delle priorità per il prossimo anno sarà appunto la formazione”, aggiunge a tal proposito Sara

il rilancio passa dal trade mento interno che hanno portato a una struttura molto più giovane e snella e alla composizione di un nuovo management. “Siamo riusciti a ristabilizzare il nostro business che, dallo spinoff di TP Vision da Philips, ha avuto alti e bassi”, spiega Michele Uslenghi, Sales Director di TP Vision Italia. “Il nostro primo obiettivo è stato quello di ricostruire la credibilità del brand. Abbiamo intrapreso un percorso molto graduale, e siamo ripartiti con tutte le insegne più importanti del mercato, arrivando a registrare una crescita a doppia cifra decisamente importante. Nell’ultimo anno siamo cresciuti infatti di circa il 30% rispetto al 2014 sia a valore che quantità”. “Si tratta di una crescita ‘sana’ e

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Guzzetti, Trade Marketing Manager di TP Vision Italia. “Proprio per questo motivo abbiamo iniziato a condividere un progetto con l’internazionale che ci vede come pilot e tester in Europa. Si tratta di un progetto di formazione totalmente digitale in modalità elearning, in partenza il prossimo mese di febbraio, costituito da un bouquet di applicazioni, che consentirà al commesso di accedere a differenti pacchetti formativi suddivisi in capitoli, con aggiornamenti cadenzati nell’arco dell’anno, in modo da tenersi aggiornato in tutta comodità”. Tra le attività di comunicazione, infine, bisogna anche segnalare anche “Darklight” uno spettacolare cortometraggio di mountain bike, l’ultimo dei filmati notturni sugli sport estremi di “Beyond the Ordinary”, la campagna di successo realizzata proprio per dimostrare l’impatto della tecnologia unica di Ambilight.

Michele Uslenghi

I

l nostro primo obiettivo è stato

quello di ricostruire la credibilità del brand

Diego Cavallari

Sara Guzzetti

La nuova line-up

mercato si colloca il flagship della nuova line-up di prodotti, il modello 8901, dotato del sistema Ambilight projection, che utilizza righe di LED montate sul retro dell’apparecchio per creare un alone di luce colorata sulla parete dietro al TV. I colori vengono abbinati esattamente al contenuto dello schermo per creare l’illusione di un’immagine più grande e per fornire un’esperienza visiva ancora più piacevole. Philips AmbiLux 4k Ultra HD TV ha una risoluzione quattro volte maggiore rispetto a quella di un tradizionale televisore Full HD. Inoltre la tecnologia di upscaling Ultra Resolution assicura che tutte le immagini, indipendentemente dalla fonte originale, siano riprodotte con lo stesso dettaglio e la nitidezza di immagini native Ultra HD.

Le più importanti novità di TP Vision in arrivo sul mercato italiano, le abbiamo potute assaporare nel grande stand Philips in occasione dell’ultima edizione dell’IFA di Berlino; novità tra cui la nuova tecnologia Ambilux ha sicuramente ha sicuramente lasciato il segno, soprattutto per la spettacolarità delle immagini riprodotte a video, nonché per l’effetto davvero sorprendente che è in grado di creare nell’ambiente in cui viene collocato il televisore. In più, sempre all’interno dello spazio espositivo del marchio olandese si sono anche potuti apprezzare i plus della piattaforma Android applicata ai Tv; plus che permettono di godere, direttamente sul grande schermo del salotto di casa, di tutte quelle applicazioni e funzionalità dell’Appstore di Google contenute nei moderni smartphone e tablet: dall’informazione in real time, a contenuti video in streaming e on-demand, fino ad arrivare al gaming e alle utility per il lavoro e la vita di tutti i giorni. “Abbiamo un portafoglio prodotti molto equilibrato per il nostro mercato”, precisa a tal proposito Michele Uslenghi. “Il mercato italiano è purtroppo ancora un mercato più di volume che di valore, e appunto per questo motivo negli ultimi tempi ci siamo più focalizzati nella parte più entry, lasciando il presidio più deciso delle fasce hi-end per il prossimo anno”. Proprio nella parte hi-end del

Per visualizzare la videointervista


in-store

Media World

di Roberto Bonin

In occasione della celebrazione per il suo 25esimo anno di attività in Italia, l’insegna inaugura un nuovo layout a Curno, sede del primo storico punto vendita

un nuovo format per i primi 25 anni di età Per visualizzare i filmati

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cordatevi la vecchia Media World. Il nuovo volto dell’insegna tedesca in occasione della celebrazione dei suoi primi 25 anni di attività in Italia è infatti completamente rinnovato. Nuovo il format, nuovo il concept, nuovo il logo e la brand identity, nuovo il management, nuova la piattaforma web, nuova la strategia e nuovi gli obiettivi, quasi a significare che se per i comuni mortali “la vita inizia a 40 anni”, per l’azienda di Curno “inizia a 25”. Non si può di certo parlare infatti di “seconda giovinezza” poiché, nonostante le evidenti difficoltà degli ultimi due anni, il retailer non ha certo mancato di far sentire la propria presenza sul mercato, continuando a detenere il suo

ruolo di leadership, iniziando però un percorso di rinnovamento che vede proprio il suo culmine – o per meglio dire realizzazione – in occasione del suo primo quarto di secolo di storia. Teatro delle celebrazioni, il primo punto vendita storico di Curno (Bergamo), quello che ha visto nascere l’insegna nel nostro Paese nel lontano ottobre del 1991: un punto vendita che, proprio per la sua storicità, fungerà da “pilota” (insieme a quello situato all’interno del centro commerciale “Oriocenter” di Orio al Serio) per il nuovo format della catena. “Avevamo bisogno di dare un forte segnale di rinnovamento e abbiamo voluto farlo proprio dove l’azienda è nata 25 anni fa”, ha dichiarato a tal proposito Joachim

Rösges, CEO di Mediamarket. “È stato un anno complesso e denso di cambiamenti soprattutto per il mercato italiano dell’elettronica di consumo, che ha visto l’avvicendarsi di operazioni di fusioni, acquisizioni e rebranding. L’Italia è per noi un Paese strategico, secondo dopo la Germania, e ci siamo impegnati fortemente per mantenere e sviluppare la nostra leadership. L’attitudine all’innovazione e alla sperimentazione e lo spirito di squadra, che da sempre ci contraddistinguono hanno fatto la differenza tra Media World e il mercato e ci hanno dato lo slancio per affrontare e gestire al meglio questa fase di forti cambiamenti”. Proprio in virtù dei più recenti cambiamenti del mercato ita-


liano dell’elettronica di consumo che occupa attualmente la quarta posizione all’interno del panorama europeo, con un potenziale di 13,7 miliardi di euro e una crescita prevista del +4% per il 2015, e che vede l’Internet of Things come elemento centrale per il business e la digitalizzazione e l’ecommerce come principali volani per lo sviluppo degli anni a venire, Rösges ha voluto precisare che “il futuro dell’azienda sarà quello di porsi come partner e guida per il consumatore all’interno del mondo digitale, mediante un processo evolutivo che porterà la catena a costruire un’esperienza comportamentale d’acquisto basata su relazione e integrazione”. “È necessario trasformarci da venditori di prodotti, in venditori di soluzioni per i clienti”, ha sottolineato fermamente il numero uno di Mediamarket, presentando quella che ha lui stesso definito “una nuova macchina retail concepita per fornire al consumatore un’esperienza di shopping a 360° nel vero spirito dell’omnicanalità”. Nel suo intervento, inoltre, Rösges ha poi precisato che nel corso del 2016 si continuerà, e si completerà, la ristrutturazione dell’intera rete di vendita, che prevede anche la chiusura di un megastore e l’apertura di altri cinque punti di vendita, oltre al lancio del formato di nuova generazione Media World City nel Nord Italia.

Il nuovo megastore Multicanale, digitalizzato, smart e spiccatamente 2.0. Così si presenta il nuovo format di Media World che, come è stato sottolineato da Mario De Pilla e Marco Mazzanti, rispettivamente COO e CPO di Mediamarket, “è stato creato dal presupposto di mettere il cliente al centro”. Molte le innovazioni presenti nella superficie di vendita completamente rinnovata, a iniziare dai cartellini prezzo elettronici, tutti rigorosamente dotati di QR Code, che si aggiornano automaticamente, mediante un collegamento wireless a un sistema informativo centralizzato. Fino ad arrivare agli addetti alla vendita, muniti di tablet, in grado di interagire direttamente con il cliente, asse-

condandone i desideri e le necessità. Per mezzo di un’applicazione dedicata, difatti, i commessi sono liberi di ruotare per i vari reparti del punto vendita, in modo da ridurre al minimo i tempi di attesa del consumatore: per mezzo dei loro device, gli addetti riescono ad avere infatti informazioni in real time sulle avvenute scansioni dei QR Code dei cartellini prezzo, sul profilo anagrafico e le abitudini di acquisto dei consumatori presenti in negozio, sulla natura e le caratteristiche tecniche dei prodotti, e sulle disponibilità a ma-

gazzino e le eventuali riconsegne dei prodotti in phase-out. Nuovo anche il layout degli store, con un ambiente più arioso e luminoso (illuminato da luci a Led) e con numerosi punti di interazione con il cliente finale che, una volta entrato nel punto vendita, ha la possibilità di navigare in rete, acquistare online – sfruttando anche la comodità del pick and pay, ordinando e pagando direttamente in negozio – o rilassarsi in una delle aree dedicate, munite di tablet. Oppure personalizzare il proprio nuovo smartphone o ta-

blet con texture e cover presso un apposito corner, o ancora configurare il suo nuovo Pc o notebook al banco assistenza. Uno specifico totem touchscreen, sul modello di quelli già in uso nei poliambulatori medici o negli istituti bancari, dà poi la possibilità di accadere alle varie postazioni di servizio (informazioni, finanziamento, ecc…) seguendo l’esatto ordine di arrivo. Non solo. Importanti novità anche per quanto riguarda l’entrata e l’uscita dal punto vendita. All’esterno dello store, infatti, sono stati collocati nuovi videowall multimediali con cui evidenziare particolari promozioni, sia nazionali che locali; mentre l’uscita verso le casse è stata ridisegnata secondo un particolare percorso ad anse (del tutto simile a quello che è possibile trovare negli aeroporti prima dei controlli di sicurezza) che, oltre a formare una fila ordinata e racchiusa, evitando quei fastidiosi ingorghi tra persone in fila per il pagamento e avventori di passaggio, dà la possibilità di effettuare gli ultimi acquisti occasionali e d’impulso, raccolti proprio in questa particolare area del negozio. Sempre all’interno del punto vendita, inoltre, anche una nuova segnaletica, con totem esplicativi e informativi e display con cui convogliare messaggi promozionali e informative di carattere sia locale che generale.

Da sinistra, Mario De Pilla (COO), Joachim Rösges (CEO) e Marco Mazzanti (CPO)


in-store

L’insegna celebra gli ottimi risultati ottenuti nel campo dell’affiliazione con un workshop nel flagship store di Forlì

Unieuro

il “Cuore” batte anche tra i partner di Fiorenza Moradei

O

ltre 400 partecipanti, 11 sessioni formative e 21 corner dimostrativi di marchi leader di settore. Questo il bilancio del workshop dedicato ai partner Unieuro, organizzato all’interno del flagship store di Forlì il 25 ottobre scorso. L’iniziativa, inserita all’interno del più vasto progetto “Unieuro Partner”, ha rappresentato uno dei tanti step dell’articolato processo di rinnovo e rilancio dell’inse-

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gna dopo l’acquisizione da parte di SGM Distribuzione, che vede proprio negli affiliati uno dei suoi tasselli chiave, così come ha sottolineato da Giancarlo Nicosanti, Amministratore Delegato della società romagnola: “Il nostro obiettivo finale è stato sempre quello di fare al meglio il nostro lavoro. È tutta una vita che organizziamo infatti questi incontri per permettere alle aziende di confrontarsi direttamente con

i consumatori, e viceversa. L’affiancamento e il pieno supporto ai nostri partner è un processo che ha come base tutto ciò di cui abbiamo trattato in questa importante giornata. ‘Unieuro Partner’ è un progetto che non nasce da un’azienda dedita a offrire solo ed esclusivamente volantini e prodotti con prezzi interessanti, ma che ha come obiettivo principale quello di instaurare un rapporto valido e duraturo tra la no-

stra organizzazione e tutti gli imprenditori che decidono di collaborare con noi. Il nostro sostegno ai partner è davvero a 360°, che va da un aiuto economico a chi decide di aprire un punto vendita con la nostra insegna, fino a alla disponibilità sul posto di nostro personale esperto nella delicata fase di allestimento e apertura”. Un parere condiviso anche dal Presidente di SGM Distribuzione Giuseppe Silvestrini, che ha aggiunto: “Questo progetto esisteva già negli anni addietro quando ancora facevamo i grossisti, e che ci consentiva di sviluppare un rapporto più stretto con i nostri clienti. Ed è proprio in questa direzione, e con questa finalità, che lo abbiamo sviluppato e che continueremo a svilupparlo. L’azienda ha infatti sempre dato molta importanza al rapporto con i nostri partner. Sempre operando come fossero nostri negozi di proprietà. E questa è stata da sempre la nostra filosofia che ci ha dato nel tempo degli ottimi risultati”. Ottimi risultati confermati proprio dai dati emersi nel corso dell’anno: tra marzo e ottobre 2015 il numero di negozi della rete indiretta è cresciuto da 237 (di cui 152 Unieuro City e 85 Unieuro) a 273, con 180 Unieuro City e 93 Unieuro, per un dato di sell-out che, a parità di periodo, ha segnato un incremento del 30% a valore. “Il cliente finale, sia che si trovi in un punto vendita di Sapri piuttosto che in quello di Lissone, deve entrare in Unieuro e avere un trattamento il più omogeneo possibile”, ha tenuto invece a sottolineare Luigi Fusco, Chief Operating Officer dell’insegna. “La nostra filosofia si basa sull’incontro del territorio con le aziende, in maniera tale che si possano confrontare direttamente l’un l’altro e portare i problemi di chi poi serve l’azionista più importante, che è il cliente stesso”. “Un importante obiettivo che è condiviso ed esplicito è quello di uniformare la rete, sotto tutti i punti di vista”, ha poi aggiunto Andrea Scozzoli, Direttore finanziario di Unieuro. “A tal proposito abbiamo messo a disposizione dei servizi tipici ormai all’interno


L’

iniziativa, inserita all’interno del

più vasto progetto “Unieuro Partner”, ha rappresentato uno dei tanti step dell’articolato processo di rinnovo e rilancio dell’insegna dopo l’acquisizione da parte di SGM Distribuzione

Da sinistra: Marco Titi, Marketing Manager; Luigi Fusco, COO; Giancarlo Nicosanti, A.D.; Giuseppe Silvestrini, Presidente di SGM distribuzione; Andrea Scozzoli, CEO di Unieuro e Direttore finanziario

della nostra organizzazione, ossia analisi di bilancio, miglioramenti dei parametri e dell’ufficio tecnico di sviluppo, che si occupa fondamentalmente sia del rifacimento e della ristrutturazione con nuovi temi e layout, e delle analisi del bacino, in modo da mettere a disposizione di chi vuole fare espansione una profonda analisi del nuovo territorio, in termini di presenza della concorrenza e dell’utenza potenziale”. “Il successo di questa iniziativa lo si misura dalla partecipazione che abbiamo avuto in questo weekend: ieri sera alla cena hanno partecipato circa 300 persone e oggi nel punto vendita ce n’erano ben 540”, ha tenuto a precisare Giancarlo Nicosanti, che ha poi aggiunto: “Questo significa soprattutto che i rivenditori hanno fame di qualcosa che per tanto tempo è stato governato dall’industria e che è il rapporto tra l’industria stessa e il trade. Lo scopo di fondo di questi eventi è difatti

quello di cercare di mettere assieme tutti quegli importanti fattori che governano e gestiscono l’intero processo di vendita per fare in modo di poter esser fatto nel migliore dei modi”.

Il futuro dell’insegna “Intendiamo continuare in quest’ottimo percorso che abbiamo intrapreso e che ci ha già portato a essere secondi in Italia in termini di fatturato. Nella nostra testa puntiamo ora a conquistare la prima posizione”, ha esordito Giuseppe Silvestrini in merito al futuro dell’insegna del Cuore. Un pensiero condiviso da tutto il management dell’azienda romagnola che, in merito ai rumors circolati sulla vendita delle quote di proprietà del fondo d’investimento Rhone Capital, risponde in modo deciso per bocca dell’AD Nicosanti: “Ribadiamo che il nostro compito è quello di gestire al meglio la società e di raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo

proposti, uno dei quali è quello di arrivare a essere quotati in Borsa”. Un’importante impegno della società romagnola rimane comunque quello di promuovere l’insegna sotto il nuovo logo e pay off. A tal proposito, Marco Titi Marketing Manager dell’azienda si è soffermato sul significato del nuovo brand e sul processo di evoluzione della marca: “Abbiamo fatto tante ricerche per arrivare comunque alle decisione di rilanciare il brand Unieuro. Dopo tanti anni di Marcopolo Expert, l’esigenza e l’opportunità era quella di poter finalmente dar vita a una marca retail con un proprio posizionamento e un proprio linguaggio coerente e distintivo su tutti i punti di contatto. Abbiamo rilanciato un logo prendendo anche i codici cromatici che arrivavano dal nostro passato, come l’arancione, piuttosto che il blu della precedente Unieuro. Abbiamo poi creato un nuovo simbolo, che in realtà è la U di Unieuro stilizzata, che ha scritto e caratterizzato il nostro nuovo posizionamento”. “Il nostro nuovo pay off che è andato in onda su spot pubblicitari e radiofonici ‘Batte. Forte. Sempre’ non è uno slogan a caso”, ha continuato Titi. “È uno slogan molto puntuale perché per noi ‘Batte’ sta a significare l’energia e la forza di oltre 450 punti vendita; ‘Forte’ è invece l’immagine di convenienza, della gamma e dell’offerta che Unieuro oggi è in grado di esprimere; e ‘Sempre’ rappresenta il presidio di tutti i punti di contatto”.


in-store

GameStop: spazio I

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Più che una scelta, l’inserimento del

merchandising è stata per noi una risposta naturale alle continue richieste dei clienti» Claudio Iaccozzilli

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mpossibile da non notare. I cambiamenti effettuati in alcuni punti vendita della catena GameStop sono infatti talmente evidenti, da far quasi sospettare un possibile cambio di strategia commerciale e di marketing. Tanto è difatti lo spazio espositivo precedentemente destinato all’esposizione dei videogiochi usati che il retailer ha riconvertito e dedicato al merchandising, e più precisamente a quei prodotti legati al mondo dei videogiochi, come magliette, action figures, cappellini e gadget di ogni tipo, da non poter passare inosservato. Un percorso già intrapreso con successo in alcune sedi britanniche che, a distanza di poco tempo, è ormai maturo per venire replicato anche nel nostro Paese, iniziando dai punti vendita più importanti. Dell’importanza del fenomeno merchandising all’interno del mondo del gaming ne abbiamo già parlato ampiamente in un numero precedente di Elettroradio Informazioni, ma per sapere come si svolge a monte l’identificazione dei prodotti da commercializzare e soprattutto per capire come si sta organizzando una catena importante come Gamestop, abbiamo rivolto qualche domanda al Senior Purchasing and Plan-

ning Manager Claudio Iacozzilli e al Buyer Merchandising Alberto Martinelli, che seguono sin dall’ inizio l’intero processo di inserimento e organizzazione della nuova divisione.

Claudio Iacozzilli

Senior Purchasing and Planning Manager Come mai questa scelta di puntare sul merchandising? “Più che una scelta, l’inserimento del merchandising è stata per noi una risposta naturale alle continue richieste dei clienti, una sfida che abbiamo colto con entusiasmo e su cui ci stiamo misurando giorno dopo giorno”. Che tipologia di prodotti ha più successo tra il pubblico? “Al momento a raggiungere risultati notevoli sono stati soprattutto gli accessori per abbigliamento, dai cappellini alle fibbie, passando per le cinture”. Al momento in che percentuale conta il merchandising in termini di fatturato? “Trattandosi di una tipologia di prodotto da poco inserita, la percentuale è in continua crescita,

Claudio Iaccozzilli

per cui con il passare del tempo andrà a ricoprire una parte importante del fatturato annuale di Gamestop”. A che quota vi aspettate di arrivare durante il periodo natalizio? “Siamo certi che il periodo natalizio darà una spinta importante a questa tipologia di prodotto, adesso non so affermare con certezza in che percentuale perché è il primo anno che spingiamo questo genere di prodotti, in ogni caso sicuramente faremo tesoro di


La catena di videogiochi amplia le sue referenze e gli spazi espositivi con l’inserimento di una nuova categoria merceologica di Raffaele Gomiero

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L’obiettivo è quello di incrementare

la profondità dell’assortimento, così da offrire ai nostri clienti maggiori opzioni di scelta»

al merchandising zazione degli spazi che ha portato alla riduzione dei prodotti più voluminosi”.

Alberto Martinelli Buyer merchandising

Alberto Martinelli

questa prima esperienza natalizia per il futuro”. Il merchandising occupa molto spazio in negozio, in seguito alla vostra scelta siete riusciti comunque a mantenere la stessa offerta tra nuovo e usato oppure la percentuale di merce esposta è diminuita drasticamente costringendovi a ridurre l’offerta? “L’inserimento del merchandising non ci ha portato a ridurre l’assortimento di giochi, è stata però necessaria una ulteriore ottimiz-

Come identificate i prodotti da acquistare? “La scelta dei prodotti da acquistare è effettuata analizzando con qualche mese di anticipo le principali uscite videoludiche e cinematografiche. Restano invece sempre presenti nel nostro assortimento i prodotti legati ai brand più noti, capaci di alimentare una continua richiesta”. Come capite se un prodotto è da proporre all’interno del punto vendita o sul sito web? “Attualmente tutti i prodotti vengono distribuiti sia online che nei nostri punti vendita per cui non ci sono distinzioni, spingiamo entrambe le piattaforme nello stesso identico modo”. In che percentuale si sta evolvendo il catalogo? “In soli 4 mesi ho già assistito a una crescita del catalogo e dei profitti derivati. L’obiettivo è quello di incrementare la profon-

dità dell’assortimento, così da offrire ai nostri clienti maggiori opzioni di scelta, proponendo anche articoli in esclusiva”.

Alberto Martinelli


Dopo le più recenti aperture, il retailer si prepara alla fine di un anno che può essere già etichettato con il segno +

in-store

di Raffaele Gomiero

Mondadori Retail in crescita grazie alla

consumer

N

onostante la serrata concorrenza di Amazon e di tutte le maggiori piattaforme di acquisto online, Mondadori è sicuramente una delle insegne di riferimento per gli acquisti diretti in negozio di libri e materiale per l’home entertainment, sia per la strategica collocazione dei suoi punti vendita sia per la poca predisposizione di molti consumatori agli e-shop online, preferendo toccare con mano Dvd, smartphone, fotocamere e quant’altro, prima di procedere all’acquisto vero e proprio. Proprio i prodotti di elettronica rappresentano per il retailer

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un settore particolarmente strategico che, come conferma Alberto Colombo, Direttore Acquisti e Online di Mondadori Retail, “fa registrare in particolari categorie di prodotto andamenti nettamente più elevati del mercato”. Sicuramente un buon auspicio in vista del periodo più “caldo dell’anno” che, proprio in vista delle più recenti aperture, potrebbe far registrare delle ottime performance di vendite e pedonabilità. Un primo bilancio del 2015? “L’andamento del comparto Consumer Electronics gestito nei


electronics Mondadori Megastore è positivo sia rispetto al 2014 sia rispetto al mercato in generale; in alcuni settori come l’Imaging e l’Audio Video, registriamo risultati nettamente migliori”. Quali sono le tipologie di prodotto che stanno riscuotendo maggior successo tra i vostri consumatori? “Sicuramente la telefonia, come dimostra anche il mercato, è il settore più vivo e dinamico del momento. Registriamo anche importanti vendite nel settore Audio (auricolari e cuffie, sistemi audio premium, ecc.) e nel settore Imaging (dove le action cam sono le protagoniste). Stiamo infine sperimentando prodotti particolari come i droni (semiprofessionali) che ci stanno dando grandi soddisfazioni”. Come identificate un nuovo prodotto da inserire a scaffale? “L’attenzione che ogni buyer presta alla propria categoria merceologica è massima, meticolosa e labour intensive. Si parte da un costante monitoraggio del mercato di competenza, si partecipa a fiere ed eventi di settore (per esempio l’IFA di Berlino, ecc.), si

interagisce quotidianamente con i principali brand e si cercano nuove aziende emergenti. Non si trascura infine un sano benchmarking con i principali attori/insegne del mondo del Consumer Electronics”. Che andamento avete avuto nel corso di quest’anno? “Il dato progressivo a parità registra un incremento a doppia cifra, superiore nel suo complesso al 10%”. Le vostre previsioni per il prossimo periodo natalizio? “Abbiamo previsioni e aspettative molto ambiziose. Confidiamo nella ripresa dei consumi e sfrutteremo al meglio il periodo più importante dell’anno. Nel frattempo stiamo concordando con i vari Vendor diverse iniziative, dalle

classiche promoter a eventi mirati per supportare il lancio e le vendite di nuovi prodotti”. Quali sono i punti vendita più specializzati in tecnologia o, comunque, quelli che fanno più fatturato? “I nostri flagship store in questo senso sono i Mondadori Megastore di via Marghera e piazza Duomo a Milano. Proprio per quest’ultimo, nonostante l’apertura sia avvenuta nei mesi più caldi e torridi dell’anno, le aspettative non sono state deluse. Registriamo infatti una performance nel settore Consumer Electronics davvero positiva. Interessante è anche sottolineare come in questo negozio si registrino maggiori vendite Premium rispetto al prodotto massmarket”.

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Proprio i prodotti di elettronica

rappresentano per il retailer un settore particolarmente strategico» Alberto Colombo

Mondadori Retail in cifre Il network di Mondadori Retail conta attualmente oltre 600 punti vendita con 4 diversi format di negozio (Megastore, Bookstore, Point, Club) e 4 canali di vendita (punti vendita diretti, in franchising, web e bookclub). Mondadori Retail serve oltre 20 milioni di clienti ogni anno e nel 2014 ha registrato ricavi

per 211,2 milioni di euro. Dal luglio dello scorso anno il marchio di riferimento dei punti vendita offline e online è diventato Mondadori Store, declinato in Mondadori Megastore (per il Multicenter) Mondadori Bookstore (per le Librerie), Mondadori Point (per le Edicolè) e Mondadoristore.it (per l’online).


in-store

Il volantino

non molla e vince co

Danilo Preto, Direttore Marketing & Comunicazione di SISA, spiega la strategia commerciale e le ragioni delle resistenze del consumatore verso la tecnologia di Renato Castagnetti

I

l volantino cartaceo ha ancora una funzione primaria a livello promozionale. Danilo Preto, Direttore Marketing & Comunicazione di SISA, ne è convinto, nonostante il gruppo Sisa, negli ultimi anni, abbia dato un’impronta di marketing e comunicazione più spinta verso l’informatizzazione, specie nella logistica, e l’avvio delle app, oggi definita da Preto più come la “spettacolarizzazione piuttosto che l’utilità effettivamente usata dal consumatore”. Già, perché secondo Preto, il consumatore italiano non è ancora al passo con queste novità tecnologiche. “L’italiano fa i conti con la sua longevità e il consumatore che ha superato i sessant’anni non utilizza con continuità le app per gli acquisti, quanto piuttosto cerca il volantino. Il volantino cartaceo ha una funzione primaria per la distribuzione, la tecnologia può

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correre in aiuto del consumatore solo in uno step successivo e casomai complementare, per esempio per stampare buoni sconto”. SISA ha una rete di circa 1.600 punti di vendita che si approvvigionano at-

traverso centri distributivi dislocati lungo la penisola. “La regionalizzazione è partita nel 1992 e ora i soci fanno riferimento a questi centri distributivi. Ognuno di loro ha una propria struttura: marketing, uffici acquisti/vendite, logistica e sono completamente autonomi. Il format è nazionale: lavoriamo sul territorio con cinque insegne. I centri distributivi – spiega Preto – utilizzano uno stesso sistema informatico che controlla una serie di dati dei punti vendita e le attività delle fidelity

card, di clusterizzazione, di collazionamenti e la presenza di prodotti sugli scaffali e con i dati raccolti riusciamo a realizzare una serie di operazioni comprese le attività di co-marketing”. Preto racconta che nell’ultimo anno, il gruppo ha riorganizzato le proprie regole della distribuzione, stringendo accordi con partner del calibro di Finiper, Auchan, Sma, grazie ai quali il gruppo ha potuto ‘strappare’ benefici a livello contrattuale e quindi anche a livello economico. Ma, facendo un passo indietro, quello che fin dagli albori il gruppo non ha mai voluto togliersi di dosso è l’etichetta di negozio di prossimità. “Fin dal 1992 il Gruppo SISA ha deciso che il format da seguire sarebbe stato quello del supermercato di prossimità: strutture localizzate all’interno delle aree urbane. Un approccio alla clientela totalmente differente rispetto a quello degli ipermercati, dove è ancora importante il rapporto umano tra gestore del punto vendita e consumatore e dove non conta più solo la convenienza ma si arriva alla personalizzazione stessa delle vendite. Il consumatore si rivolge a questo tipo di punti vendita di prossimità per cercare relazione,


italiana stampa nell’arco dell’anno. Tonnellate di carta che difficilmente potranno essere soppiantate in un prossimo futuro dai volantini online che, pur ricoprendo un ruolo importante, non hanno per ora la stessa efficacia di un volantino cartaceo. Oggi, ogni canale è necessario e ogni giorno dobbiamo proporre qualcosa di nuovo che dovrà essere completamente diverso da quello che andremo a proporre domani”, spiega Preto. Un aspetto che oggi fa riflettere è il rapporto tra industria di marca e i distributori. Preto spiega come sono cambiate le regole che riguardino gli acquisti. “Nell’IDM il potere decisionale sugli ordini dei retailer passa dal direttore commerciale al direttore finanziario. Non basta più che il di-

contro l’app empatia, prezzi e convenienza, in altre parole è la convenienza che guida gli acquisti. Si pensi solo che l’Italia ha 8mila comuni e buona parte di questi sono piccoli comuni che non arrivano a 10 o 20mila abitanti. E’ per loro che vogliamo esserci”. Se questa è la tendenza, verrebbe da pensare che proprio sulla marca del distributore si stia giocando la differenza. La marca del distributore ha acquisito potere e una qualità indiscussa, tanto da divenire un elemento importante nel contrasto dei marchi leader. “Noi, gestori del punto vendita, dobbiamo sfruttare al massimo la capacità di attrarre l’attenzione del consumatore sulle proposte commerciali. In tutto questo, però, dobbiamo stare attenti a rispettare i margini che sono sempre più stretti, se riferiti all’utile del supermercato, perché sbagliare le promozioni e le offerte potrebbe significare l’inevitabile chiusura del punto vendita. Qui viene in soccorso la parte di comunicazione e marketing. Nella maggior parte dei casi, questo compito viene affidato a terze parti, che hanno l’incarico di realizzare le centinaia di milioni di volantini che tutta la distribuzione

rettore commerciale passi l’ordine al reparto produttivo, ma saranno i suoi uffici finanziari e assicurativi a decretarne le consegne o meno ai distributori a seconda del rating di questi ultimi e queste situazioni possono incidere e, qualche volta rallentare, i rapporti e le tempistiche di consegna dei prodotti”, spiega Preto. La Gdo non ha abbandonato la vendita dell’elettronica di consumo, anche se via via è diventata sempre più marginale nei punti vendita del gruppo. I motivi, sono gli stessi da sempre: i margini. Preto spiega che la mancata vendita di prodotto di elettronica di consumo all’interno di una grande distribuzione organizzata, quindi un punto vendita che ha tra i suoi scaffali anche prodotti alimentari, possano proprio incidere sui prezzi dei prodotti alimentari stessi. L’eventuale mancata vendita dell’elettronica di consumo spinge le catene a rientrare nei budget aumentando i prezzi degli alimentari: “Sono aumenti impercettibili – conclude – ma ci sono, anche se sono poco avvertiti, e sono ancora più accentuati se si fanno pochi conti al cambio euro/lira per capirne i valori reali”.

Chi è SISA SISA è stata fondata a Carpi (Modena) il 22 maggio 1975, dall’idea di un gruppo di commercianti che avevano trasformato i propri negozi in superette o supermercati e volevano costituire un gruppo per fare acquisti in comune. Il gruppo sente la necessità di divenire una realtà a livello nazionale e non interregionale con la necessità di avere un’insegna comune e identificabile. Il numero dei soci è cresciuto e con lo sviluppo progressivo dei vari Cedi, con maggior potere contrattuale con l’industria e approvvigionamenti tempestivi hanno consentito un miglioramento delle performance dei supermercati. Il passo successivo è stata l’adozione di una insegna comune; nel contempo il lancio sul mercato dei primi prodotti a marchio SISA. Un’evoluzione continua e un ammodernamento del marchio SISA fino all’introduzione del claim che caratterizza l’insegna: I Supermercati Italiani. SISA è attiva sul mercato con le insegne Ipersisa, Sisasuperstore, SISA, Issimo, Negozio Italia e Quick, attraverso una rete di 1.558 punti di vendita. Il gruppo ha chiuso il 2014 con un fatturato di 2,5 miliardi di euro e con 9.500 addetti in totale.

Danilo Preto, Direttore Marketing & Comunicazione di SISA


Dal Progetto “Eco-innovazione Sicilia” una best practice per l’intero Sistema Paese

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Una buona pratica da non sottovalutare

Arch. Olivia Carone Pres. Ass. Casaclima Network Milano e docente IED contributor@eimag.it

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a fonti Enea apprendiamo che nel 2011 l’Ente ha avviato il progetto “Eco-innovazione Sicilia”, cioè un approccio integrato di eco-innovazione nel settore dei RAEE. Il Progetto prevede di sviluppare una serie di attività di ricerca, sviluppo, promozione, creazione di strumenti tecnologici centrati sul problema dei rifiuti in particolare quelli da apparecchiature elettriche ed elettroniche e della plastica da realizzarsi con la collaborazione dei settori produttivi e imprenditoriali, delle PA e della società civile da sostenere e orientare verso un concetto complessivo di green economy. La filosofia di base dell’intervento è quella di tentare di trasformare un obbligo normativo in opportunità, in modo tale cioè che

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il rifiuto elettronico, (come, ad esempio, schede elettroniche, circuiti elettrici, materiali plastici e metalli quali oro, argento, rame e materiali critici come le terre rare) scartato in quantità sufficiente, divenga materia prima per taluni settori produttivi delle imprese siciliane, secondo il principio di simbiosi industriale, che in questo modo risparmiano gli oneri di smaltimento ed anche quelli di acquisto stimolando altresì strategie comuni di produzione ecocompatibile. L’importanza del tentativo consiste oltre che per il suo aspetto puramente economico, anche per quell’aspetto di quotidianità insito nelle apparecchiature di uso costante alle quali non facciamo quasi nemmeno più caso. Infatti possono arrivare a contenere oltre 60 elementi che si trasformano cioè in altrettante tipologie di rifiuto e che dovrebbero stimolare a un maggior sforzo progettuale dei produttori per consentire di poter essere “smontate” secondo parti omogenee, dunque più facilmente riutilizzabili anche come “materie prime seconde” per nuovi componenti. Questo tipo di approccio inoltre consente una più facile identificazione dei materiali pericolosi che vengono smaltiti in modo quindi appropriato, ma non solo. La raccolta di materiale RAEE infatti consente all’Europa che si è dotata di una recente normativa (DIRETTIVA 2012/19/UE) di dichiarare che “Gli obiettivi della politica ambientale dell’Unione sono, in particolare, la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della

qualità dell’ambiente, la protezione della salute umana e l’uso accorto e razionale delle risorse naturali. Questa politica è basata sul principio di precauzione, sul principio dell’azione preventiva, e su quello della correzione del danno ambientale, in via prioritaria alla fonte, e sul principio “chi inquina paga”. Interessante osservare anche che: “L’introduzione, da parte della presente direttiva, della responsabilità del produttore è uno degli strumenti per incoraggiare la progettazione e la produzione di AEE che tengano pienamente in considerazione e ne facilitino la riparazione, l’eventuale adeguamento al progresso tecnico, il riutilizzo, lo smontaggio e il riciclaggio” aprendo così a nuovi scenari di responsabilità imprenditoriale ma anche di sviluppo legato alla qualità della ricerca e dell’ecodesign di prodotto. L’intenzione del normatore si dimostra senz’altro lodevole e obbligatoria in un contesto di Economia Circolare come quello attuale, ma senza la consapevolezza dell’acquirente del reale valore contenuto nel prodotto che sta acquistando, la strada verso un mondo sostenibile si fa certamente più lunga. Occorre contemporaneamente attuare delle intense strategie di comunicazione a breve e lungo termine mirate a educare all’acquisto, per non vanificare, anche solo in parte, gli sforzi progettuali e produttivi di quella parte di società che si dimostra più consapevole del proprio ruolo attivo e di orientamento verso una società sostenibile.


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