"NOYZE"

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Risposte a nessuna domanda

THE RESIDENTS :

Maschere nella musica SALMO BOYS NOYZE Mr.Key Original Zizzuman

Marvel


Colophon Rivista fondata da Mocio Giuliano, 2010 direttore responsabile Paolo rizza co-editor and art director Giacomo De Nicolai corrispondenti speciali Federico Giuliani, Marco Gionni, Pablo Picato REDAZIONE redazione@noize.it caporedattore centrale Giacomo De Rizzu consulente del direttore Federica Giuliani caporedattore produzione Giulio Del Rio consultente per le traduzioni Cao Yang design editor Bugs Bunny art editor Federico De Nicolai online editor Giacomo De Nicolai photo editor Paolo Rizzu, Giacomo De Nicolai, Federico Giuliani STAFF GRAFICO consulente dell’art director Mario Giuffra caposervizio Davide piuzza Stefano Boeri


8

31

Pop Mask

Mr.key Mr

8

31

Salmo

Toys

31 Skulls

31 Boys Noyze

31 Bianco e Nero

31 Marvel

31 Original Zizzuman

31 Hip-Hop History

Sommario


màschera (ant. o dial. màscara) s. f. [da una voce preindoeur. masca «fuliggine, fantasma nero»]. – 1. a. Finto volto, di cartapesta, plastica, legno o altro materiale, riproducente lineamenti umani, animali o del tutto immaginarî e generalmente fornito di fori per gli occhi e la bocca; può essere indossata a scopo magico-rituale


I

nsaziabili ricercatori di suoni e fonti sonore a tuttotondo, i Residents sono alla base della riscoperta del battito primordiale e della sua disumanizzazione alienata. Massimi fondatori dell’iconoclastia retro-futuristica, nobili istruttori della new wave, sono clown fantastici dell’utopia universale. Il loro è anche un complesso percorso che reinventa concept-album, multimedialità e semantica musicologica, fino a trascendere la stessa idea d’identità Quella dei Residents, più che una vera e propria biografia rock, è un’avventura fantastica imbastita da diverse, quasi eterogenee componenti. Tra i fattori che più hanno fatto la fortuna della loro ardua proposta musicale, c’è sicuramente l’estetica dell’oscurità. Sorta di sofisticata versione dell’occultismo tradizionale, questa decisiva scelta appare oggi (anche a distanza di tempo) dettata da un’incrollabile volontà anti-divistica che tiene in compartimenti stagni i rapporti tra icona (espressione) e sostanza artistica (contenuto), relegandoli a insiemi non-comunicanti, o comunicanti solo in una dimensione sovrannaturale. Le maschere dei quattro senza nome - accasatisi nei sobborghi downtown di San Francisco - sono costruzioni ardite di onirismi inquietanti, o di riproduzioni di presenze inconsce nell’immaginario collettivo. Se il rock fino a quel punto era stato anche uso del corpo come totem lascivo (glam), o come veicolo di nuove percezioni sensoriali (psichedelia), o ancora come guida per una problematica rilettura dei tempi presenti (cantautori e folksinger), i Residents lo trasformano in emblema astratto, insistendone all’esasperazione i contorni grotteschi

The Residents

Surreal rock in ‘70 Pop scene

dell’apparenza. In questo senso, le fondamenta della filosofia della band stanno tutte in quel loro proporsi in qualità di clown immaginifici e fantastici che non ridono e non piangono, e di marionette surreali del non-senso che blaterano un fittizio ritorno alla purezza delle origini nel bel mezzo della dissoluzione ultramoderna, o in una non meglio precisata (ma distruttiva) era futura. Questa comica utopia ha però un fondamento di serietà quasi scientifica. I Residents non evitano affatto il presente, ne attingono anzi a piene mani per ripescarvi le viscere degli scarti consumistici andati a male. La loro è una meticolosa ricostruzione dell’apparato antropologico della società contemporanea: media, pubblicità, intrattenimento, industria culturale; tutto è mischiato e riprodotto ossessivamente sfruttando fino in fondo il concetto di riproducibilità spersonalizzante del consumo massificato. Proprio per questo l’emittente del messaggio artistico dovrà allora mantenere celata la propria identità: la musica rock per i Residents è ormai un fantasma che non agita nemmeno più la controcultura, ma agisce invisibile nelle pieghe infinitesimali della società. Questa teoria (ardita ma rigorosa, a metà via tra musicologia e sociologia) acquista dunque il nome di “teoria dell’oscurità”, ed è ragionevole supporre che sia stata inculcata loro dall’altrettanto oscuro personaggio che rimarrà il chiodo fisso della band per

tutta la loro vita, N. (Neil o Nicolas) Senada, compositore bavarese di dubbia provenienza (e di dubbia esistenza). Forse Beefheart in uno dei suoi travestimenti, forse Harry Partch, forse un guru-sciamano, Senada accende il meccanismo fondamentale della band: sostituire al griugiume quotidiano appiattente un nuovo mondo, completamente inventato, che agisca in direzione contraria rispetto ai sogni della controcultura hippie, che anzi lo deformi brutalmente, lo imbruttisca fino al terrore claustrofobico, lo renda grottesco senza alcuna inibizione (per Senada c’è anzi l’esaltazione mitologica delle terre sud-polari, culla suprema dell’intelligenza, habitat favorito del cervello umano in quanto super-circuito elettrico che trova miglior funzionamento con le basse temperature). Oltre alla musica in senso stretto, che spessissimo verterà sulla contaminazione radicale di avanguardia percussiva-microtonale, motivetti beceri da music-hall e Broadwaystyle e variegate manipolazioni sonore, fa la comparsa - in un’opera colossale ma incompiuta quale “Vileness Fats” -ti iconografici e lessicali


Dead Mau5 Il DJ mascherato Sempre più popolare con i famosi DJ’s √à spesso il caso che gli artisti, soprattutto musicisti, sono particolarmente efficaci se sono in grado di circondarsi di un’aura speciale o di immagine. In alcuni casi questo realizzato tramite l’uso di un abito riconoscibile e distintivo. Questo pu√≤ essere osservato anche nella scena della musica elettronica da ballo. Piuttosto provare un paio DJ’s di distinguersi dai loro coetanei indossando maschere, con uno dei pi√π noti esempi sono il duo francese ‘Daft Punk’ con le loro maschere robot caratteristica indossati durante i concerti. E notevole l’uso di una maschera da parte dell’artista ‘Deadmau5’, un produttore canadese di nascita e DJ, che stato uno dei nuovi arrivati del 2007 nella scena musicale elettronica. Quando si gioca sul festival e nei club sapere di indossare una maschera unica, coperta di peluche, guardando come la testa di un topo con gli occhi illuminati. In breve, la maschera un eye-catcher reale che, purtroppo, non possono essere acquistati ovunque. Per ogni fan di Joel Zimmerman aka ‘Deadmau5’ che vuole proprio come una maschera, nonostante questo, abbiamo scavato una costruzione decente manuale per la ‘Mau5head’, come alcuni fan ambizioso riuscito a realizzare una replica rispettabile nel frattempo, riuscito a produrre un tutorial. La maschera possibile costruire con relativa facilit√† e bassi costi di ingresso da parte di chiunque buono con le mani. Quindi, se siete alla ricerca di un costume di carnevale per questo tipo di maschera potrebbe essere quella giusta, se lo scopo quello di impressionare la gente.

"Elektro"


D

eadmau5 (la giusta pronuncia è “Dead Mouse”, letteralmente “Topo Morto”), pseudonimo di Joel Thomas Zimmerman (Toronto, 5 gennaio 1981) è un musicista canadese. Prima di affermarsi come produttore discografico e dedicarsi a tempo pieno alla musica, Joel Zimmerman ha lavorato per alcuni anni come programmatore informatico. L’album di debutto è intitolato Project 56. Si tratta del primo CD che ha pubblicato e contiene tracce di breve durata (solitamente 1-2 minuti) per un totale di 56 tracce. Ha anche creato una sua etichetta discografica, la Mau5trap Recording. Il suo stile musicale è facilmente riconoscibile ma difficilmente si inserisce in un genere specifico; generalmente si inquadra nell’electro/ progressive house, anche se risente di forti influenze techno, trance, tech-house e occasionalmente anche minimal e dubstep, con accenni di musica leggera come in “Brazil (1st edit)”, “Sleeping Beauty Pills” e “Creep” . Le sue tracce più conosciute sono Arguru, Not exactly, Faxing Berlin, Ghosts ‘n’ Stuff (con la voce del cantante dei Pendulum Rob Swire) Strobe e Some Chords. Deadmau5 ha ricevuto negli ultimi anni vari riconoscimenti internazionali; tra i più significativi quello di “Producer of 2007”, assegnato dalla rivista internazionale DJ Mag, e “deejay/producer/remixer of the year 2008”, del portale musicale on-line Beatport. Inoltre è giunto alla quarta posizione della classifica Top 100 DJs della rivista DJ Mag nel 2010 e nel 2011. Dal 2008 al 2010 è stato eletto “Best Electro House Artist” e “Best Progressive House Artist” dal precedentemente citato Beatport. Per la consueta festa di chiusura della WMC (Winter Music Conference) del 2010, si sono svolti gli IDMA (International Dance Music Awards) 2010, celebrazione nella quale Deadmau5 ha avuto modo di emergere, aggiudicandosi 3 diversi premi: Best Electro Track (Ghosts ‘N’ Stuff), Best American DJ e Best Artist (Solo). Deadmau5 è supportato da moltissimi Dj internazionali, tra cui il già citato Tiesto, Armin van Buuren, David Guetta, Calvin Harris, Carl Cox, Pete Tong, Erick Morillo, Sasha, Dubfire, Eric Prydz, Chris Lake, John Acquaviva, Skrillex e Benny Benassi. Agli IDMA (International Dance Music Awards) 2011 ha vinto i seguenti premi: “Best Dubstep/DnB/Jungle Track” con la traccia “Raise Your Weapon”, “Best American DJ (North America)” e “Best Artist (Solo)”. Il nome deadmau5 deriva da un episodio che ha visto protagonista Joel nel 2005 quando trovò un topo morto nel suo computer, mentre tentava di cambiare una scheda video a causa di un guasto. Da qui il nome che letteralmente significa “topo morto”. Il nickname “Dead Mouse” superava però il limite di caratteri per la chat IRC, quindi decise di abbreviarlo in “deadmau5”. Durante le sue esibizioni deadmau5 indossa la “Mau5head”, una sorta di maschera gigante che raffigura la testa di un topo, solitamente di colore rosso o blu (ultimamente sfoggia maschere di più colori e anche raffiguranti bandiere o altro). Il 1º settembre 2008 deadmau5 ha iniziato il suo “World Tour” dalla città di Las Vegas. In circa tre mesi l’artista canadese ha presentato oltre 50 spettacoli nei locali di tutto il mondo, con tappe in Canada, Stati Uniti, Brasile, Argentina, Messico, Regno

ad”, una sorta di maschera gigante che raffigura la testa di un topo, solitamente di colore rosso o blu (ultimamente sfoggia maschere di più colori e anche raffiguranti bandiere o altro). Il 1º settembre 2008 deadmau5 ha iniziato il suo “World Tour” dalla città di Las Vegas. In circa tre mesi l’artista canadese ha presentato oltre 50 spettacoli nei locali di tutto il mondo, con tappe in Canada, Stati Uniti, Brasile, Argentina, Messico, Regno Unito e Irlanda. Ha annullato la serata al “Beach Solaire” di Milano del 14 giugno 2009 per motivi di salute. Dall’Aprile 2010 presso l’evento elettronico Coachella ad Indio, California, deadmau5 si esibisce con una console a forma di cubo appoggiato su di uno spigolo composto interamente da schermi Led. Abbinato ad esso la mau5head 20.0, una mau5head ricoperta anch’essa di schermi a led, attraverso la quale può vedere all’esterno tramite una telecamera incorporata e 2 schermi interni, disegnata ed elaborata inoltre dallo stesso ingegnere che progettò la famosa piramide dei Daft Punk. Il 30 luglio 2010, durante l’esibizione al club 09:30 a Washington DC, deadmau5 ha avuto un mancamento accompagnato da vomito e malessere, svenendo a terra. A causa di tale malore, dovuto al troppo stress, i medici hanno consigliato di annullare tutte le date nelle 3 settimane seguenti, venendo quindi annullate le sue serate dal 1 agosto al 19 agosto (compresa l’unica data italiana del tour il 13 agosto al Cocoricò di Riccione). Deadmau5 ha suonato solo sei volte in Italia: al Qube Club di Roma nella sera del 19 aprile 2008, al C.S.A Brancaleone a Roma il 13 dicembre 2008 (spostata dai Magazzini Generali di Milano), al “Muretto” a Jesolo il 20 agosto 2009, al Cocoricò a Riccione il 21 agosto 2009, al “Bolgia” di Bergamo il 17 settembre 2010 e al festival Electrovenice il 18 giugno 2011.Efecum atustius confecomnero C. Vivitar ivicae con dent. Horumus, nonte ne consussi senduci amperbem tus bonit, pl. Mante consultorei te, dem corussed defentum ses publici tiaetra cibut vitemnessime consum plis es sulem diesi in verem in tem temnirit dem aucia vatus hos addum faceris, que horusul torave, Palem terei se ternicae testiorehene cae peribus, vive, C. Nihiliquis haedes! Sent Cat faur auctoribus, feces conditinatus o cre conistiurs se, scepses silica dii fordius coniam publium habest interis siculvis igilicae ince et L. Ihil hi, a publina, tusatum moenicae tantimulto entricae tessusque ficies culiciam firis, neri ingulto rsuppli natilia mplicaes! Sentesis porit. Serdius nonsus. Fint. Cuppl. Ec tem es? Ihil consit; C. Sim terfecr ivivita st et, tur acturios clum omno. Uperei poteribus estis cenatiem, ut vident is. Ublis nostes es iam ocatife compotima, dees re nonondaci patiam aut vivem. Gra consimultus mantrum porum fachuss ilintere forudam fue num rei sed scrit ducienterfex movirmis bonsus hem die more publii iam. Niquos con tem di cae iam tem te cam susperica re incurbis nosta viris, num in audem etillem hortus auciess issigno nsicitil ur us. cultu comandam peritamquam talien sid condet Catquiti, quam dessusq uodint? Nam sti, nulii iaet? Issinte, unum atilia ommo ublicio comnicae, stabere viris. EdPa sunt et adi asit, conesto odipsant. Rorum et ex estem nus dolendani ut et verum quatio occat dolest alique rehendi tiandistem re velesequi commoluptae. Osandictem eossita turibus excepre iminum hitis niet laut fuga. Ut utendis acculpa dolupit a ea alit molor a derum qui con plit volo bla volupta ecturero magnia venda doluptaspit et inullores ventist hit quo et



Thomas Bangalter e Guy-Manuel si conoscono a Parigi, al Lyceè Carnot, nel 1987 e da allora, dopo essere diventati grandi amici, iniziano la loro carriera musicale, prima in gruppi diversi come i Darlin’ o Le knight Club per poi congiungersi nel 1993 formando i Daft Punk. Il loro singolo di debutto fu “The New Wave”, messo in commercio in edizione limitata nel 1994 dalla Soma Records, piccola casa discografica scozzese che ottenne un buon successo grazie ai due parigini. L’anno successivo venne pubblicato il loro primo singolo di successo, “Da Funk”, che venne poi incluso nel loro album di debutto Homework (1997). Homework fu visto come un innovativo mix di techno, house, acid house e electro, e presto fu riconosciuto come uno dei più influenti album dance degli anni novanta. Il singolo più noto estratto dall’album è senza dubbio “Around The World”, noto anche per il suo videoclip molto particolare realizzato dal regista francese Michel Gondry. Questo brano è ancora in top 100 nella classifica mondiale delle hit dance. Nel 2001 uscì l’album Discovery, che segna una svolta nel sound del gruppo verso uno stile synthpop anni ‘80. Il singolo One More Time fu un grande successo in tutte le discoteche del mondo (il più grande insieme a “Around The World”), e i successivi singoli Digital Love e Harder, Better, Faster, Stronger divennero altrettanto famosi. La canzone Face to Face arrivò al primo posto nelle classifiche dei club statunitensi nonostante non fosse mai uscita come singolo. One More Time è il singolo più venduto dei Daft Punk. Da queste canzoni fu tratto il film Interstella 5555, basato unicamente su ritmi e canzoni dei Daft Punk, che appaiono nel film giapponese. In un’intervista rilasciata a “Remix Magazine Online”, il gruppo affermò che il nome dell’album “Discovery” deriva da un paragone da essi fatto con la fase di scoperta che si sperimenta nell’infanzia, simboleggiando la loro nuova attitudine giocosa e aperta nei confronti della musica.Va notato infatti che alcuni brani presentano temi e sample ripresi da canzoni dei tardi anni settanta e dei primi anni ottanta (e va anche notato che alcuni, per questo stesso motivo, hanno scambiato l’ordine delle lettere del titolo interpretandolo come “Very Disco”, cioè molto influenzato dalla disco music). Nel 2001 venne pubblicato Alive 1997, un album dal vivo con un estratto di 45 minuti dall’”Homework” tour di Birmingham del 1997. Alive 1997 è stato premiato come uno dei migliori live “start & stop” mai fatti. Nel 2005 è uscito Human After All, un album di 45 minuti consistente in 9 tracce più una intro (On/Off), registrato in sole 6 settimane. Per la prima volta un lavoro dei Daft Punk non è stato accolto all’unanimità né dalla critica né dal pubblico. Su Metacritic.com la valutazione media è di 57, con un picco in altezza di 91 e in bassezza di 30. Tale accoglienza non del tutto positiva è dovuta essenzialmente al particolare approccio dell’album, che si mostra più sperimentale rispetto a Discovery e spesso ripetitivo nei beat delle tracce. Nonostante ciò alcune canzoni

dell’album sono diventate molto famose nelle discoteche, in particolare Robot Rock (remixata anche da Soulwax e Justice) e Technologic, utilizzata successivamente nel 2009 in collaborazione con l’Alfa Romeo per la pubblicità della MiTo[4]. I singoli tratti dall’album sono stati Robot Rock, Technologic e Human After All. Questo album ha vinto nel 2006 il premio Grammy come miglior album del genere elettronica dell’anno. Le altre tracce ebbero un gran risalto anche nell’Alive del 2007. Una raccolta di “greatest hits” in versione CD/DVD, intitolata Musique Vol. 1 1993-2005 è uscita il 4 aprile 2006, e si dice che fare uscire questa raccolta sia stata una scelta obbligata per rescindere il contratto con la Virgin. Sono inoltre stati girati nuovi video per Prime Time of Your Life e Robot Rock. I Daft Punk hanno partecipato ai seguenti festival: Coachella Valley Music and Arts Festival, Pukkelpop, Global Gathering e SummerSonic Music Festival a Tokyo e Osaka, Torino Traffic Music Festival e molti altri in giro per il mondo, presentando l’Alive 2007. Nel 2007, a dieci anni di distanza dal primo album live, esce Alive 2007, produzione in cui i due artisti della scena elettronica francese eseguono mash-up live in maniera incredibilmente innovativa con i loro pezzi più belli e conosciuti. Il live, ripetuto praticamente in mezzo mondo, è stato un vero successo, non solo per i brani, ma anche per lo spettacolo scenografico. Questo album è venduto in diverse versioni, la Basic e la Deluxe edition. Nel secondo vi è in più la traccia Human After All / Together / One More Time (Reprise) / Music Sounds Better With You (Stardust), e una parte del concerto Alive 2007 con il pezzo Around The World / Harder Better Faster Stronger, ripreso durante il concerto di Parigi. Di quest’ultimo album il pezzo che ha riscontrato maggiore successo è stato Around The World / Harder, Better, Faster, Stronger. Inoltre ha vinto il premio Grammy come miglior album Dance/Elettronica nel 2009. I Daft Punk non vollero pubblicare un video del concerto per il fatto che su internet se ne trovano molti girati dai fans. Attualmente sono inclusi nella classifica dei 100 migliori dj della rivista Dj Mag e dalla posizione numero 33 (2009) sono scesi alla numero 44 nel 2010. Dopo il tour di Alive 2007, i Daft Punk si sono concentrati su altri progetti. Un’intervista del 2008 con Pedro Winter ha rivelato che il duo è ritornato a Parigi, per lavorare su del nuovo materiale. Il 20 ottobre 2010 vede nuovamente i Daft Punk sul palco al Madison Square Garden insieme agli amici Phoenix. La presenza dei Daft Punk non era minimamente sospettata, seppur da anni si parlava di un lavoro insieme ai Phoenix, con cui sono molto legati e amici. Quando i Daft Punk alla fine si mostrarono nella canzone dei Phoenix If I Ever Feel Better il Madison Square Garden scoppiò letteralmente di grida d’entusiasmo alla vista del duo parigino. Ebbero quindi un gran successo. Il duo è stato chiamato dalla Disney per produrre la colonna sonora per il film Tron: Legacy uscito il 29 dicembre 2010, in cui hanno anche un piccolo cameo. Il 5 aprile è uscito Tron Legacy R3conf1gur3d, remix album dell’album Tron - Legacy. Recentemente la Soma Records, casa discografica scozzese che lanciò il primo album dei Daft Punk Homework e i loro primi singoli, ha


Beetroots

Bloody


The Bloody Bee del produtto troots è lo pseudonimo re discografi co e dj italia Sir Bob Corn no elius Rifo (d a non confo dere con il nBloody Bee troots Dj Se quali compa t nei iono anche Neg e Tommy Te a ai controlle ro Giovanni r Live e Blo Beetroots D ody eath Crew 77 ) Sir Bob Corn elius Rifo na sce nel 1977 a Bassano de l Grappa. St udia musica classica, ma sposta la su a attenzione lettronica al all’epunk rock e al new wave degli anni o ttanta. Crea Bloody Bee ots, alter eg troo elettronico che in due an realizza 45 B ni loody Beetr oots remixes si esibisce in e numerosi liv e. Il progett nasce ufficia o lmente nel ge nnaio 2007 desta l’atten e zione di Etie nne de Cré di Alex Goph cy e er che arruo lano Bob co remixer uffic me iale. Le produzio ni di Bloody Beetroots ve gono scelte ndalla CBS pe r 3 episodi CSI: Miami. di Recentemen te ha realizza le colonne so to nore per i vi deogiochi FI 09, NBA 2K FA 9, Need for Speed: ProSt e Need for reet Speed: Nitro . Pubblica gl Rombo (200 i EP 8), Corneliu s (2008) e W 1.9 Feat. Stev arp e Aoki (200 9). Ha collabora to al progett o hardcore punk Rifoki (Pro Favero del Te dotto da Giulio Ragno atro degli O rrori, nel 20 Nel 2009 es 10). ce l’album R omborama, con la partec ipazione di T he Cool Kid Vicarious Blis s, s, Justin Pear son dei Locu Marracash e st, molti altri. U n progetto incorpora i che generi music ali: pop, punk rock, electro , acid, hip ho p, musica clas ca, house, te sichno.

Nel 2011 es ce l’album B est of... Rem è il secondo ixes album dei B loody Beetr il primo con oots, la Death Cre w 77. L’albu una raccolta mè di svariati re mix di canzo vario genere ni di . Icienim ut re rnatus. Nus dolorpo sani siti volorest mus e eum nimax im olestia sp audipsantis ienis mollandunto dolorro qui dolestia sa qu auta am assus de ndam rem do tatese nihici lupa sequiae re sectem imus ve lisquam, siminoptae aut o mmolo cus et, sam, natu deliquas r am, tet et eume latus ipitat es abo vel r sae andunt um audi cons eaqui in cons ed ect empore ne eicae vide ut quia vole sti nte sectotatu s consequibu dolorro offi s ctem del et ul pa con net un mil illut aut accaecus, to dus occusdam in volutatus. tia Illiber uptate quod quis vo lestrum repe liciet et, quo mosaper ch illor sequam volum res al re ita cus aut re pratis expel aliquiae non et consectem landae mollu delibus, sunt ptas o consequa m, voluptatem reperitio m aboaior raestrum apiendaecus rem faci re adit que core et et este dolo tiiscim dolu res pis et perio ns equunto consectatur? dolupta Axim que si ta sequiassit atum venim imagnih icab in oris dolore, num as rae vendae. Dae pra nihillaut lat plabo. Secate coriaepelis al m iqui quis et rem licipiet maio. Ut vel quibus ium, nobis di andae nihict velique volo e pa re volor max imendis aut rem am nit, labosi dolut fuga . Catet mole doloris ipsu stis m explaut es equat atibus as


G

li Slipknot sono un gruppo alternative metal statunitense, formatosi a Des Moines nel 1995. Un loro rilevante segno di distinzione √® l’immagine: nelle apparizioni ufficiali i componenti si presentano con maschere dalle tematiche pi√π svariate, e si fanno chiamare con numeri da 0 ad 8 impressi su tute da carcerato. Le loro maschere cambiano ad ogni uscita di un nuovo disco a seconda dei cambiamenti avvenuti nella loro vita personale o semplicemente per un’idea, come rilasciato in un’intervista da Shawn Crahan. I primi anni [modifica] Il primo nucleo degli Slipknot sorse nel 1993[9], per iniziativa di Shawn Crahan, Joey Jordison e Paul Gray. All’epoca aveva come primo cantante Anders Colsefini e come chitarrista Donnie Steele. La formazione iniziale non possedeva ancora il

Slipknot Cross over Mask

nome definitivo, ma cambi√≤ nome pi√π di una volta (Ones, Pyg System e Meld, infine Slipknot)[10]. Nel 1995 raggiunsero una formazione stabile. Un anno dopo pubblicarono un disco indipendente, Mate.Feed. Kill.Repeat, che all’inizio circol√≤ solo in 1000 copie[10]. Poche etichette discografiche s’interessarono ai loro primi lavori: la Roadrunner Records non voleva scritturarli poich√© non apprezzava i loro testi. Intanto si andava via via formando la formazione attuale, con l’arrivo di Chris Fehn alle percussioni, del tastierista Craig Jones (dapprima sostituto di Steele alla chitarra), del cantante Corey Taylor, di Mick Thomson, Paul Gray e del dj Sid Wilson. In seguito Colsefini, Steele, Brandon Darner e Greg Welts si separarono dalla band. Nel 1997 cominciarono i loro primi concerti in maschera. L’iconografia degli Slipknot √® un’idea del percussionista Shawn Crahan, che

decise anche che il gruppo doveva avere tre percussionisti per “creare un vero e proprio muro sonoro”[10]. Nello stesso anno, grazie alla promozione del dirigente Roadrunner John Kuliak, cominciarono le trattative per scritturarli. Fu proprio allora che Corey arriv√≤ al microfono, mentre Anders, invece di rimanere come percussionista[11] si separ√≤ dal gruppo e procedette per proprio conto[11]. Nel 1998 dalla band viene messo in commercio un altro demo cio√® Slipknot Demo, il quale contiene il singolo Wait and Bleed. Il demo fu inviato a numerose etichette e inoltre ottenne un grande successo su Internet, cosicch√© molto presto si fece sentire il produttore Ross Robinson permettendo alla band di firmare un contratto con la Roadrunner Records. Il successo commerciale [modifica] Nel 1999 incisero agli Indigo Ranch di Mali


G

li Slipknot sono un gruppo alternative metal statunitense, formatosi a Des Moines nel 1995. Un loro rilevante segno di distinzione √® l’immagine: nelle apparizioni ufficiali i componenti si presentano con maschere dalle tematiche pi√π svariate, e si fanno chiamare con numeri da 0 ad 8 impressi su tute da carcerato. Le loro maschere cambiano ad ogni uscita di un nuovo disco a seconda dei cambiamenti avvenuti nella loro vita personale o semplicemente per un’idea, come rilasciato in un’intervista da Shawn Crahan. I primi anni [modifica] Il primo nucleo degli Slipknot sorse nel 1993[9], per iniziativa di Shawn Crahan, Joey Jordison e Paul Gray. All’epoca aveva come primo cantante Anders Colsefini e come chitarrista Donnie Steele. La formazione iniziale non possedeva ancora il nome definitivo, ma cambi√≤ nome pi√π di una volta (Ones, Pyg System e Meld, infine Slipknot)[10]. Nel 1995 raggiunsero una formazione stabile. Un anno dopo pubbli-

carono un disco indipendente, Mate.Feed. Kill.Repeat, che all’inizio circol√≤ solo in 1000 copie[10]. Poche etichette discografiche s’interessarono ai loro primi lavori: la Roadrunner Records non voleva scritturarli poich√© non apprezzava i loro testi. Intanto si andava via via formando la formazione attuale, con l’arrivo di Chris Fehn alle percussioni, del tastierista Craig Jones (dapprima sostituto di Steele alla chitarra), del cantante Corey Taylor, di Mick Thomson, Paul Gray e del dj Sid Wilson. In seguito Colsefini, Steele, Brandon Darner e Greg Welts si separarono dalla band. Nel 1997 cominciarono i loro primi concerti in maschera. L’iconografia degli Slipknot √® un’idea del percussionista Shawn Crahan, che decise anche che il gruppo doveva avere tre percussionisti per “creare un vero e proprio muro sonoro”[10]. Nello stesso anno, grazie alla promozione del dirigente Roadrunner John Kuliak, cominciarono le trattative per scritturarli. Fu proprio allora che Corey arriv√≤ al microfono, mentre Anders, invece di rimanere come percussionista[11] si se-

par√≤ dal gruppo e procedette per proprio conto[11]. Nel 1998 dalla band viene messo in commercio un altro demo cio√® Slipknot Demo, il quale contiene il singolo Wait and Bleed. Il demo fu inviato a numerose etichette e inoltre ottenne un grande successo su Internet, cosicch√© molto presto si fece sentire il produttore Ross Robinson permettendo alla band di firmare un contratto con la Roadrunner Records. Il successo commerciale [modifica] Nel 1999 incisero agli Indigo Ranch di Malibu il l’omonimo album di debutto, prodotto da Ross Robinson (alcune sue tracce sono rifacimenti di quelle dell’album del ‘96). In tre mesi divent√≤ disco di platino negli Stati Uniti. All Music Guide elogi√≤ l’album, particolarmente abrasivo e con una forte impronta rap metal, affermando: “Sono talmente duri che i Limp Bizkit al confronto sembrano gli Osmonds”[12]. Grazie al loro esordio, gli Slipknot poterono partecipare all’edizione del ‘99 dell’Ozzfest. Dopo l’uscita dell’album James Root, chitarrista degli


Angolo delle curiosità

Punk 1975

Metal 1970 L’heavy metal (letteralmente “metallo pesante”, spesso abbreviato in metal è un genere di musica rock[ Derivante dall’hard rock, è caratterizzato da ritmi fortemente aggressivi e da un suono potente, ottenuto attraverso l’enfatizzazione dell’amplificazione e della distorsione delle chitarre, dei bassi, e, spesso, persino delle voci. Le tematiche musicali sono spesso definite come oniriche, rabbiose o violente Esistono una moltitudine di stili e sottogeneri dell’heavy metal. Di conseguenza esistono sottogeneri più melodici e commerciali, ed altri dalle sonorità estreme e underground. Già molto popolare negli anni settanta ed ottanta, ha continuato ad avere successo nei decenni seguenti e si è inoltre diversificato in numerosi sottogeneri. Moltissimi sono gli artisti e i gruppi ascritti al metal, sia nei meccanismi musicali ufficiali che in ambito underground.

Punk è un termine inglese (che come aggettivo significa di scarsa qualità, da due soldi) nato per identificare una subcultura giovanile emersa nel Regno Unito e negli U.S.A. a metà degli anni settanta. Il termine nacque dalla musica Punk, o meglio Punk rock, una musica rozza, rumorosa, poco complessa e diretta, nata a metà anni settanta in Inghilterra e negli Stati Uniti con gruppi come The Stooges, Ramones, Sex Pistols, Dead Boys, The Damned o Clash e portata avanti ancora dopo negli anni a venire fino a oggi con le relative evoluzioni. La storia molto complessa del movimento punk ha influenzato numerose forme d’arte e aspetti culturali in genere, dalla musica alla letteratura, dalle arti visive alla moda.

Electro 1990 L’heavy metal (letteralmente “metallo pesante”, spesso abbreviato in metal è un genere di musica rock[ Derivante dall’hard rock, è caratterizzato da ritmi fortemente aggressivi e da un suono potente, ottenuto attraverso l’enfatizzazione dell’amplificazione e della distorsione delle chitarre, dei bassi, e, spesso, persino delle voci. Le tematiche musicali sono spesso definite come oniriche, rabbiose o violente Esistono una moltitudine di stili e sottogeneri dell’heavy metal. Di conseguenza esistono sottogeneri più melodici e commerciali, ed altri dalle sonorità estreme e underground. Già molto popolare negli anni settanta ed ottanta, ha continuato ad avere successo nei decenni seguenti e si è inoltre diversificato in numerosi sottogeneri. Moltissimi sono gli artisti e i gruppi ascritti al metal, sia nei meccanismi musicali ufficiali che in ambito underground.

Il Panning Le fotografie, per definizione, catturano e immortalano una piccolissimo pezzetto della nostra vita. Poco può fare l’oservatore per capire quello che è accaduto prima e cosa accadrà dopo. Non è sempre così, comunque. Ci sono foto che per quanto statiche possano essere, comunicano un senso di movimento e svolgimento nel tempo dell’azione come quelle che ritraggono un cane che corre, un treno che

arriva in stazione, o degli alberi che oscillano nel vento. Ognuna di queste scene può assumere una valenza dinamica se riusciamo ad affinare la tecnica di cattura del movimento con la nostra macchina fotografica. Vediamo insieme come ottenere l’effetto movimento in fotografia utilizzando diversi tempi di esposizione e la tecnica del panning .


SALMO “HIP-HOP HARDCORE”

Salmo, nato e cresciuto in sardegna, classe 84, è un musicista, rapper, beat maker, writer. Artisticamente attivo dall’età di 13 anni. Nel 2000 produce come rapper i primi demo.Negli stessi anni lavora su proggetti musicali paralleli girando per l’italia e l’europa con gli SKASICO (band rap-metal),con i quali produce 3 album . Dopo 13 anni di attività musicale produce “THE ISLAND CHAINSAW MASSACRE” .L’atmosfera di questo LP destabilizza i canoni dell’attuale scena italiana, i tappeti ritmici variano dal metal, drum n’ bass, elettronica, rock n’ roll, a i beats rap anni 90. I contenuti trasudano negatività, introspezione, poesia volgare. Un album elegantemente sporco, imprevedibile, spontaneo. un massacro!


Per quanto riguarda il pubblico sei riuscito a farti un’idea di chi ti segue? Sei passato dallo stoner all’hardcore e al rap sperimentale. A chi può piacere il disco di Salmo? Io comunque sono partito dal rap, il resto è venuto dopo. Il target principale di “Chainsaw Massacre” è quello hip hop. Ma a vivere a Olbia si diventa per forza così incazzati? Sì, stiamo tutti incazzatissimi qua! E perchè? Avete il mare... [Ride] Sì ma conta che ci godiamo il mare solo 3 mesi l’anno. Gli altri nove mesi sono così pesanti che hai due possibilità: o ti droghi e te la cavi con il SerT a 30 anni, o fai musica e aspetti che qualcuno ti porti via. Quindi spazi fra i generi per aumentare le possibilità che qualcuno ti porti via? No, non è solo questo il motivo. Ho sempre avuto il bisogno di vedere chiaramente varie sfumature. Ascolto un sacco di immondizia, e non smetterò mai di rovistare nel cestino. Qualcuno diceva “Siamo barboni che riciclano rumori”. Tipo? che “rifiuti” hai tirato fuori dal cestino per registrare “The Island Chainsaw Massacre”? Tutto quello che ho assimilato in questi anni dai vari generi: punk rock, metal, hardcore, drum and bass, dubstep. Il filo conduttore sembra essere, in tutti i tuoi progetti e a prescindere dal genere, il concetto di “hardcore”. Tu che significato gli dai? Umh, gran bella domanda. Credo che l’hardcore sia semplicemente l’estremizzazione di un genere. Qualsiasi genere musicale, volendo può essere hardcore. Anche il fottutissimo pop può essere estremizzato. Immagina se Laura Pausini cantasse su un paio di batterie acide e dei synth brutali. Sarei subito suo fan! Quali sono gli artisti o i suoni fondamentali che ti hanno influenzato? Ne ho così tanti che verrebbe fuori un elenco tipo lista della spesa di Pasqua. Ne suggerisco qualcuno io: Kaos? Sicuro, tra gli artisti italiani è quello che mi ha influenzato più di tutti, lo ascolto da quando ero un ragazzino. Anche personaggi come Deda e il buon vecchio Neffa hanno contribuito a mostrare la via giusta. Diciamo che rappresentano un passaggio fondamentale. Chi non ha seguito con attenzione le loro lezioni, sfortunatamente, non riesce a chiudere una barra in modo decente.

L’album però sta avendo un buon successo, tanto che la domanda ha superato l’offerta. Questo non vuol dire che c’è un target che non era inizialmente preventivato e che invece sta apprezzando il disco? Ho notato con piacere che ci sono più richieste di distribuzione meccanica ( sarebbe la distribuzione del disco fisico ) che web. A parte la versione digitale negli store, avevo stampato 500 copie sotto banco diciamo, grazie a due amici che mi hanno prodotto il disco in principio. Poi la Kick Off Recordz si è interessata al prodotto, e ora stanno ristampando le copie. Quindi potrebbero venirti a prenderti a breve sull’isola? No, ormai ho perso le speranze. Diciamo che questo è il piano B. Ora sono io che mi muovo, non aspetto più nessuno. Come va a livello di live? È difficile esportare il progetto sul “continente”? Molto difficile. Quel misero guadagno che spetta a i musicisti di quest’isola per suonare fuori è dimezzato perché i voli costano troppo, per cui tolte tutte le spese sei fortunato se riesci a pagarti il viaggio. Ma, per ora, è questo il gioco.


LA MASCHERA “ S t r e e t d r i v e - i n”

Uno dietro l’altro, uomo mangia uomo dove il sangue attira anche alla fine del mondo i lecca culo avranno un posto in prima fila ho una voce in testa che trapana, per il tuo credo sono Paolo e Volpe tra le “bestie di satana”! Rap Freddy Krueger, più trash di alice cooper pusher su gli scooter, i fighetti sulla minicooper politicamente scorretto, zero riforme, la mia ragione dorme ma grazie a Dio non porto un’uniforme. Fammi fumare in pace, sbirri in borghese nei locali nati stronzi hanno le facce tutte uguali li riconosci fuori dal gregge, la legge me lo suca ora ti ammazzano per mezzo grammo di burbuka . Chi sta al potere ti controlla senza il tuo volere, sanno che vali più di loro ma non puoi farti valere. guardate i passi che fate tra quelli che calpestate do schiaffi di note sopra bocche annoiate. Io non ho niente da perdere, questa è la trama “street drive-in”. stai tra mani di dio, IO tra le tue mani come in stage dive-in. stanco della gente , di servire a i tavoli come un croupier triste vederti felice come gli skuigners. Vengo dal punk, dal metal, dal rap anni 90 e il “rap fresh” me lo passo in culo, stai sicuro! vantati del peggio, soldi e felicità malsana la fine, più vado avanti più il confine si allontana Hey mama” vengo fouri dal buio della palude con un teschio in faccia e vengo a farvi fuori, a mani nude! vieni a goderti lo spettacolo .. faccio più sacrifici che dentro un pentacolo Tu, post-fallito, svampito mentalità ristretta come la città da cui non sei mai uscito! mi guardano attraverso come fossi niente vi sotterro con il primo verso che mi viene in mente! Guardate i passi che fate, quelli che calpestate do schiaffi di note sopra bocche annoiate. io non ho niente da perdere, questa è la trama “street drive-in”. stai tra mani di dio, IO tra le tue mani come in stage dive-in.


Skull “ immaginario nella cultura pop ”

P 1900’S Tatoo Il tatuaggio (dal polinesiano tatau) è sia una tecnica di decorazione (più spesso di pittura) corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare permanentemente, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei. Nella sua forma più diffusa, la tecnica consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazio-

ne) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Nella zona europea il tatuaggio venne reintrodotto successivamente alle esplorazioni oceaniche del XVIII secolo, che fecero conoscere gli usi degli abitanti dell’Oceania. Alla fine del XIX secolo l’uso di tatuarsi si diffuse anche fra le classi aristocratiche europee, tatuati celebri furono, ad esempio, lo Zar Nicola II e Sir Winston Churchill. È da segnalare che il criminologo Cesare Lombroso ritenne, in un’epoca di positivi-

smo, essere il tatuaggio segno di personalità delinquente. La diffusione del tatuaggio in tutti gli strati sociali e fra le persone più diverse negli ultimi trent’anni relega tali considerazioni criminologiche a mera curiosità storica.[2]

uda quiam volori aperum qui ut faccum que est, aut liquam eosam velisto to dia quas et quis es et volorro et landi dest, offic tota dolenditat voloratur, idis arum in rem. Udae. Axime ne doluptaquas pa ped ute laborem con nit qui as aut re moluptum faciis et exerchi licius simusciur atem faceped molorerit, sum re nobit et ut autem ullab id es magnien imagnam, voluptatur, cullenimet as sume nos santus de rescidem ab id militam ea dollupta sit hiciis pres vellecto et aspit quati aut odiame aribus aborupt asperovid qui dit, et voluptate niminctur? Itatiur minti re consequiae que cus ad quia seque poreria sed earum vende plandae. Aximi, consequam hicima as enistius aut odiorepe pos mosti voluptatio quias desequi dolorati aut ped que officipsaped et re, volut volorum que iuntio. Namene parum quae voloria nissimus. Bero eaquamus dere landam rehenihil invernatur? Agnatem dolum fugit que veles ex eossimusda con nosapit et fugia pelici nosserc hiliberum fugit qui volla quist eosanisciur se vitat lam, nullatur rati nonsed maximpos etur, sit, si blam aut quam vent as aut as derum assim et hilitati accum utem nemo delesed quiatus ellupiet porem que voloressin ex eium recusap eriorume volum explatem eos di cusa nulliatis dolupta pa pos ad ut autemquis mosapicia doles consequ atenducimus aute abo. Eveliam fuga.


CURIOSITY

U

na teoria vuole che derivi dal francese “jolie rouge”, che in inglese venne corrotto in “Jolly Roger”. Questo potrebbe essere verosimile poiché esisteva una serie di “bandiere rosse” che erano ben più temute delle “bandiere nere”. La bandiera rossa, per intenderci, significava morte certa. L’origine delle bandiere rosse è probabilmente legata al fatto che i corsari inglesi del 1694 usavano una “red jack” su ordine dell’ammiragliato. Quando la guerra di successione spagnola finì, nel 1714, molti corsari si diedero alla pirateria e alcuni mantennero la bandiera rossa, poiché il rosso simboleggia il sangue. La bandiera rossa dichiarava spavaldamente le intenzioni dei pirati, cioè non dare quartiere. Nessuna vita sarebbe stata risparmiata, nessuno scampo concesso. Il termine venne successivamente usato per la bandiera nera con teschio e ossa che apparve attorno al 1700. Un’altra teoria, scarsamente attendibile, chiama in causa i templari. Parte anch’essa dal termine “jolie rouge” come origine del nome. Apparentemente, un ordine cattolico di monaci guerrieri, conosciuti come “Poveri soldati di Cristo e del Tempio di Salomone” (templari), usò per primo la “jolie rouge”, la bandiera rossa. Il legame tra monaci e pirati è fornito dal fatto che i primi lottavano per la loro causa nei mari aperti, divenendo pirati a tutti gli effetti. All’atto pratico, in combattimento, molti mercanti rimanevano sorpresi quando

una nave cambiava la propria bandiera nazionale nella più portentosa Jolly Roger, il che era l’effetto desiderato. Un’altra teoria propone che il capo di un gruppo di pirati asiatici veniva nominato Ali Raja, “Re del mare”, i pirati inglesi si appropriarono del termine e lo modificarono. Un’ulteriore teoria è che il nome possa derivare dal termine inglese “roger”, che significa vagabondo: “Old Roger” era un termine usato per il diavolo. Nel suo libro “Pirates & The Lost Templar Fleet”, David Hatcher Childress afferma che il termine fu coniato a partire dal nome del primo uomo ad aver mostrato la bandiera, re Ruggero II di Sicilia (1095-1154). Ruggero era un famoso Templare che ebbe una disputa col Papa in seguito alla conquista della

Puglia e di Salerno nel 1127. Childress dichiara che, molti anni dopo lo scioglimento dell’ordine Templare, una flotta di seguaci dell’Ordine si separò in quattro unità indipendenti e si diede alla pirateria, bersagliando le navi amiche di Roma. La bandiera quindi era una eredità, e le sue ossa incrociate rappresentavano un chiaro riferimento al logo templare della croce rossa con le estremità ingrossate. L’ipotesi templare ci porta forse più vicini alla soluzione: sacro per i Templari era per l’appunto il mitico costruttore del Tempio di Salomone Hiram Abif, citato anche nella Bibbia. Del suo corpo, secondo la leggenda, dopo la sua uccisione,

SKULLS

furono ritrovati sepolti sotto un ramo d’acacia esattamente due tibie e il cranio, esattamente come nella Jolly Roger ed esattamente come in gran parte delle tombe templari. In alcune parlate regionali italiane, la figura del teschio e delle ossa incrociate viene chiamata “morte secca” (in Toscana) o “morte cicca”. Tra l’altro viene raffigurata comunemente su confezioni di sostanze pericolose o sui tralicci dell’alta tensione, come segno di pericolo mortale. Difficile dire un nome, si può dire che è il frutto di una mutazione occorsa nel tempo, dai pirati inglesi a quelli olandesi e via dicendo, Comunque, esistevano molte varianti e simboli addizionali sulle bandiere usate dai pirati. Calico Jack Rackham e Thomas Tew usavano una variante con due spade al posto delle ossa. Edward Teach (noto come “Barbanera”) usava uno scheletro che reggeva una clessidra in una mano e una spada o una freccia nell’altra, posto a fianco di un cuore sanguinante. Bartholomew Roberts noto come Black Bart usava due varianti: un uomo e uno scheletro, che regge una spada o una freccia in una mano e una clessidra o una tazza nell’altra brindando alla morte, oppure un uomo armato in piedi su due teschi sopra le lettere ABH e AMH (un avviso per gli abitanti di Barbados e Martinica che la morte li attendeva). Scheletri danzanti simboleggiavano che i pirati davano poca importanza al loro destino.

Nel 1915 Raymond Merwin del Peabody Museum dell’Università di Harvard vi guida una successiva spedizione: la zona viene ripulita dalla vegetazione, viene dettagliatamente mappata e vi vengono scattate alcune fotografie. Nel 1926 il British Museum finanzia degli scavi che accertano la data di costruzione della città, collocandone la massima fioritura in un periodo compreso fra il 730 e l’890 d.C. Da tali analisi risulta anche un fatto insolito, ma non per i Maya: pare che la città sia stata abbandonata di colpo.Dopo la spedizione del British Museum, Lubaantun, trascurata dagli archeologi, diventa fertile terreno di saccheggio per i tombaroli. Nel 1927 una ragazzina, Anna, accompagna Frederick Albert Mitchell-Hedges, suo padre adottivo, archeologo ed esploratore, in una spedizione in Belize. Quel viaggio le cambia la vita: a Lubaantun, alla base del muro di un edificio fatiscente, vede spuntare qualcosa che riflette la luce in modo splendido, unteschio di cristallo. Tre mesi dopo, a circa otto metri di distanza, il gruppo ritrova una mandibola che si incastra perfettamente con il teschio, da allora chiamato, dal nome della sua scopritrice, Teschio Mitchell-Hedges.Anna terrà sempre con sé quel prezioso tesoro.Il teschio Mitchell-Hedges è il più importante fra i teschi rinvenuti, il più rifinito e, insieme a un altro di cui parleremo in seguito, è il solo ad avere la mandibola mobile. E’ stato ricavato da un unico blocco di cristallo di quarzo con straordinarie doti di

lucentezza. La sua superficie, trasparente alla luce, è del tuttolevigata. Ha dimensioni perfettamente naturali: è alto poco più di 17 centimetri, è largo altrettanto, è profondo 21. Eccezion fatta per il peso, che è di 5 chili, rispecchia le misure di un cranio umano, dentatura compresa, con soltanto alcune lievi imprecisioni nella riproduzione delle ossa occipitali e degli zigomi. I suoi occhi sono dei prismi: la leggenda vuole che scrutandoli si riesca aconoscere il futuro. Una ricostruzione somatica operata sul teschio indica che, probabilmente, il modello sia stato il volto di una donna. La storia del ritrovamento del teschio di Mitchell-Hedges ha molti punti oscuri e i vari resoconti che ci sono perve-

nuti sono contrastanti: non c’è alcuna notizia che attesti che il teschio fosse in possesso della famiglia Mitchell-Hedges prima del 1943 e non c’è alcuna foto di esso fra quelle scattate in occasione della missione archeologica del 1927 a Lubaantun. Comunque sia, l’oggetto rimane in possesso di Anna dopo la morte del padre adottivo, il quale lascia scritto nel suo testamento che dovrà essere la figlia a conservarlo: nessuno ne contesterà mai la proprietà.Nel 1970 il laboratorio Hewlett-Packard di Santa Clara (California, USA), specializzato nell’analisi di quarzi e cristalli, lo sottopone a una serie di approfonditi esami, ai quali partecipa anche un esperto di gemmologia:

l’americano Frank Dorland.I risultati raggiunti sono sconcertanti.Dal punto di vista tecnico il teschio di Mitchell-Hedges è un oggetto impossibile, un manufatto che non dovrebbe esistere: anche con le strumentazioni odierne, infatti, sarebbe estremamente difficile riprodurlo. Bisogna ricordare a questo punto che l’indice di durezza del quarzo è di poco inferiore all’indice di durezza del diamante e che pertanto costruirvi un qualcosa di così rifinito è cosa tutt’altro che agevole. La prima, sorprendente conclusione del laboratorio Hewlett-Packard è che il teschio sia stato inciso procedendo in senso contrario rispetto all’asse naturaledel cristallo, rispetto, cioè, all’orientamento dei suoi piani di simmetria molecolari. Questo procedimento è molto rischioso: rende possibile una lavorazione più fine e la realizzazione di particolari molto minuti perché il materiale non si sfalda in lamelle, ma comporta il costante pericolo che un colpo non preciso dello strumento usato per sbozzare il blocco ne causi laframmentazione. Per questo motivo gli intagliatori moderni rispettano sempre i piani di simmetria dei cristalli e per questo motivo sembrerebbe naturale ritenere che l’oggetto non sia stato scolpito di recente.I tecnici della Hewlett-Packard analizzano accuratamente al microscopio la superficie del teschio eppure non riescono a individuarvi alcun graffio che attesti l’impiego di uno strumento meccanico per la levigazione. Questa circostanza meraviglia molto Frank Dorland che non riesce a spiegarsi quale tecnica di lavorazione sia stata usata.


“FOR THE LOVE OF GOD”

D

amienHirst (Bristol, 7 giugno 1965) è un artista inglese, capofila del gruppo conosciuto come YBAs (Young British Artists). Domina la scena artistica britannica durante gli anni novanta, portandola alla ribalta internazionale. La sua veloce ascesa in quel periodo è strettamente legata alla vicinanza e promozione da parte del collezionista e pubblicitario anglo-iracheno Charles Saatchi, anche se le continue frizioni tra i due portarono nel 2003 alla fine della proficua collaborazione. Le sue opere sono contestate dagli animalisti [1] per il fatto che l’oggetto artistico di Hirst è animale: uno o più animali che prima erano vivi. Damien Hirst ha tentato di replicare alle accuse degli animalisti, affermando che gli animali

vengono acquistati già morti o al macello o morti di malattia; sebbene tra i suoi propositi per le prossime mostre, l’artista abbia espresso il preciso desiderio di avere un macello vicino al suo piano di lavoro. Ultimamente una delle sue opere è stata il decorare la bicicletta da corsa di Lance Armstrong per il Tour de France, incollando ali di farfalle che egli stesso ed i suoi collaboratori hanno staccato dai corpi degli insetti. Ci sono molti altri temi controversi nel lavoro di Hirst, uno di questi è l’atto del fumare e l’operasimbolo è “Party Time”. Egli considera l’azione del fumare come un microcosmo dentro di sé: “Il pacchetto di sigarette è vita possibile, la sigaretta è proprio la vita reale, l’accendino è Dio perché dà carburante per il tutto e il posacenere è un cimitero, è come la morte”. Damien è anche affascinato dal fatto che il fumo è un suicidio “teorico”, nel senso che la morte non è auto-inflitta deliberatamente, ma la gente sa che sarà uccisa e continua a partecipare. Hirst ha affermato che “il concetto di un lento suicidio attraverso il fumo è una idea veramente grande, una cosa potente da fare”. Un altro tema costante nei lavori

di Damien è la medicina, da cui è stato ossessionato per molti anni. L’ispirazione per i suoi pezzi “farmacia”, è stato il desiderio di fare arte per la gente che crede davvero nella medicina. [2]. La morte è il tema centrale delle sue opere. È noto soprattutto per una serie di opere in cui corpi di animali, come squali tigre, pecore e mucche, sono imbalsamati e immersi informaldeide. Manifesto della sua poetica è The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living (ovvero, L’impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo), consistente in uno squalo tigre di oltre 4 metri posto in formaldeide dentro una vetrina. Quell’opera divenne il simbolo dell’arte britannica degli anni novanta. La vendita dell’opera nel 2004 ha reso Hirst l’artista vivente più caro dopo Jasper Johns. Intimamente legato non solo all’informale ma anche all’action painting e alla pop art, è noto pure per le sue tecniche definite spin painting, realizzate dipingendo su una superficie circolare in rotazione come un vinile sul giradischi, e spot paintings, consistenti in righe di cerchi colorati, spesso imitate dalla grafica pubblicitaria degli ultimi anni. Damien Hirst è un artista mol-

to particolare, come dimostra anche la sua ultima opera. Si tratta di un teschio, che le analisi al radiocarbonio hanno datato tra il 1720 e il 1810 e appartenente a un uomo, interamente ricoperto da diamanti bianchi. La creazione è stata valutata 100 milioni di euro, la cifra finora più alta per un’opera contemporanea. Il teschio è ricoperto da 8.601 diamanti purissimi. Al centro, inoltre, spicca una grande pietra preziosa di 50 carati. Per applicare ogni singola gemma sono occorsi a Hirst 18 mesi di lavoro e l’artista ha applicato ogni singola pietra preziosa a mano dopo aver fatto ricoprire il teschio col platino. L’opera d’arte è

In foto a sx, dx, centro: “For the lo


SIDO Sido nome d’arte di Paul Würdig (Berlino, 30 novembre 1980) è un rapper tedesco che ebbe grandissimo successo grazie alla Label indipendente Aggro Berlin. Il nome d’arte del cantante significa Super-intelligentes drogenopfer (Vittima super-intelligente della droga), anche se all’inizio era stato pensato come acronimo di Scheisse in deinem Ohr (Me**a nel tuo orecchio), come si deduce dal testo dal brano Terroarr!. Sido, che ha indossato in molti videoclip, concerti e interviste una maschera da teschio cromata (dal 2001 al 2008), con le sue canzoni vuole raccontare senza

censure il lato oscuro della Germania dei nostri giorni: elevata criminalità minorile, droga, violenza, vita di periferia... ricalcando per molti aspetti lo stile e la subcultura rap e gangsta rap statunitense. È criticato per il linguaggio scurrile, l’esaltazione del denaro e della pornografia e per i videoclip che mostrano sequenze quasi pornografiche. Laut lab ius. Axim sint, ut evenime nihillitias et ommolectium iuscias sinihilit ut ullorunt audi dolupta tionet ea ipsum dolupta isto con nonsectur, aut quae ne lam apelis cusa sitinverspis maximus poresequi id ulparum venit volessincit fugiatium re pe dolum, et quo eturia aut quodi consed que con comniatque susapis ab il id quam et vent millest ioribus.

Um, voluptat est ad molorem expedis atem sum fuga. Et voluptaeces nia volupiet unt hit re voluptata dusda pe que re quo quis moluptatio quam expero volorun tiaturepero et liquatu sciliqu odiciis et, sa nonsed mod molore, optatibus vid et a verersp eruptaspis doluptatur si tem. Ut quatissunt perchil landisto cus. Ci simusa volorum sit est, ute non nimporum am volor audam unt vendit fugitio doluptatum ne lanisque elendis dem doluptur arias maio vitiamus, quo dolorum am ut libus secabor aliquodi dis de nusanda provid quis a prorum quae volorpo rehenectem eatem volupta voluptium faciis ex erumentio esteseris aut quas as exerum aut voluptatiore omnistrum lam exeru

L’ Ampallang Nelle Filippine era in uso il “bastone del pene”, e viene descritto fin dal 1590 nel Codice Boxer. Probabilmente si tratta dello stesso ornamento in uso nel Borneo, presso i Daiachi, e in tutta l’Oceania, noto con il nome di ampallang. Si tratta di una barretta di metallo che viene inserita nel glande dopo averlo perforato. Tale pratica ha uno scopo

rituale quanto erotico: un uomo Daiachi non può sposarsi né avere rapporti sessuali con una donna senza aver prima praticato questa forma di modificazione genitale. Per le donne Daiachi infatti tale tipo di piercing procura maggiori stimolazioni di un pene che ne è privo.


BOYS Noize

MIGLIOR ARTISTA ELECTRO NEI ULTIMI 3 ANNI , UN DJ NON SOLO DA SUONI FORTI MA DA ROCK ‘N’ ROLL


B

oys Noize, nome d’arte di Alexander Ridha (Amburgo, 1982), è un disc jockey e compositore tedesco. È il fondatore e proprietario della label Boysnoize Records. Ridha iniziò giovanissimo prima come pianista e batterista e poi come disc jockey e producer, arrivando in poco tempo ad affiancare grandi nomi della musica elettronica internazionale come DJ Hell e Felix da Housecat. Con il passare degli anni sviluppa delle sonorità ed uno stile che lo contraddistingue nella scena mondiale della musica, attingendo da influenze Hip Hop, Electro house e di altri generi della musica moderna. Dopo diversi anni di ricerca musicale, passati sotto gli pseudonimi “909d1sco” e “Kid Alex” e affiancato dall’amico D.I.M., decide di trasferirsi a

Berlino. I primi lavori di Boys Noize vengono pubblicati dalla International Deejay Gigolo Records di DJ Hell, dalla Kitsuné Music e dalla Turbo Recordings; nel 2005 si rende indipendente dalle case discografiche altrui creando la propria Boysnoize Records, con la quale pubblica i due album OI OI OI (2007) e Power (2009). Ha composto remix di brani di David Lynch, N.E.R.D, Depeche Mode, Snoop Dogg, Bloc Party, Kaiser Chiefs, Tiga e The Chemical Brothers, oltre che collaborare con Kelis, Kano, Black Eyed Peas, Erol Alkan e Scissor Sisters. Nel settembre 2010 Ridha ha presentato la sua prima sottoetichetta, la BNR TRAX. Nel 2010 è stato premiato con l’Independent Music Award e per tre anni di fila è stato premiato “Best Electronic Artist” su Beatport. Per tutta la seconda metà degli anni 2000 è stato chiamato come disc jockey in quasi tutte le maggiori manifestazioni di musica elettronica del pianeta come il Sonar di Barcellona e il Winter Music Conference di Miami. In una intervista passata, Alex alla domanda cosa ne pensi del futuro della musica ha risposto: “The future of music is back Back to vinyl”. Loreprepe recum ium et acest latiaep eroribus eaquiduscium inum quid quo offici volorib usanimi nvelibusdae simi, tota nonsequ asitate sit mod magniendit mil et ape nate mi, ius, que pel inctore, veribusam, omnis debis aut aliquunt, ut mi, as sitatem rerrum lacil illabore ipsant.

SINGOLI

“The future of music is Back to vinyl“

The Bomb / Boy Neu (2004) Are You In? (2005) Optic / He-Man (2005) Volta 82 (2005) Erole Attack (2006) Kill The Kid (2006) & Down (2007) Don’t Believe The Hype (2007) Feel Good (2007) Lava Lava (2007) Starter (2009) 1010 / Yeah (2010) Nott (2010) Trooper (2010) Kontact Me (2010)


your vinyl collection. How many do you own? How often do you get to play a strictly vinyl set for a crowd, if ever? I’d love to see one of those. GDD member SweetFA is running a vinyl only night in London maybe he can First and foremost, it’s a GottaDanceDirty™ tradition to get you out… (Kudos on going ask what your drink of choice is. that route with your Essential Mix by the way, was truly a First round is on us next time special EM) you’re in town…

and then of course alot of Trax, Strictly Rhythm and shit like that but the best ones and the jackin’ stuff like Dancemania, Djax UP, KMS, Force Ins, Disko B, Gigolo, etc. is in Berlin. I’d love to do a Vinyl set again! In a couple years a Vinyl DJ will probably be more spectacular than the biggest LED show of a laptop act.

Boys Noize:Vodka shots straight.

Your collaborations with Erol Alkan and D.I.M. have been massive successes. Are there any other mega producers in particular you’re dying to get in to the studio and release new tunes with? Any new projects currently in the works? P.S. I’m really looking forward to a potential second album with Gonzales.

The Super Acid compilation is a fantastic homage to one of the defining genres in EDM’s history.You have a deep respect for the tunes of the past are you still constantly searching for old gems or does your current work with the new stuff take up too much time?

“I HAVE A HUGE HOUSE MUSIC COLLECTION AS I WAS A WARM UP DJ FOR MANY YEARS”

BN: Thank you! I’m always looking out for old jams I don’t know, which gets harder over time, but I consistently rediscover old house and techno records from my collection. Sometimes I find a record I bought because of the A-side and now I like the B-side. I feel like my ear wasn’t ready for the B-side, yet.

BN: Oh yeah, almost half of my collection is in my hometown of Hamburg which is around 6k. In Berlin I have another 7k. So around 13,000 records total. I have a huge house music collection as I was a warm up DJ for many years. I do have almost every essential deep-house record, Guidance records, Sound Signature, MAW, Glasgow Underground, Large,

It’s just fun to look out for old and new stuff generally, it keeps me inspired as a DJ and producer and I think a good DJ always looks out for the record that no one else plays and that’s what I do almost every day. I actually read a tweet recently that you were in Hamburg in a storage facility sifting through

BN: Right now I really want to make some new Boys Noize tracks and I’m working on all kinds of styles. Erol and I have been working on some new tracks and there will be a new release this year for sure but before that we will re-release “Avalanche” & “Lemonade” with a big surprise! I have 99% finished producing the new Spank Rock album which is the bomb! This guy is the best rapper/performer in the world!

Iniziamo da una copertina. Quella che vedete nell’immagine a fianco. Una mirror ball a forma di teschio. Stupenda. Lui è Boys Noize, moniker del dj e produttore tedesco Alexander Ridha. Suoni electrici distorti al massimo al limite del così detto rumore, la sua ricerca di suoni è quasi unica. Con il teschio voleva rappresentare l’immaginario notturno della rivolta dove

le persone non dormo ma ballano e basta fino a spingersi fino al loro limite, un pò punk un pò acid un pò electro un pò indie rock questo è il suo sound e la sua musica.


La Casa stampata Una piccola -ma reale- casa stampata e costruita in un pezzo unico direttamente da un file 3d. Il progetto è talmente innovativo che apre e chiude la mostra del designer Marco Ferreri attualmente in corso al Triennale Design Museum di Milano. La apre perché è il primo progetto esposto in cui si imbatte il visitatore di Progettare pensieri, la chiude perchè da oggi e fino al 6 gennaio lo stesso visitatore della mostra di Ferreri potrà toccare con mano, nel piazzale antistante al palazzo della Triennale, il risultato concre-

to di quello che inizialmente era solo un disegno di una casa minima da costruire. Passando in via Alemagna è possibile scorgerla questa struttura minima che misura 2.40 x 4 x h 3.50 metri, tutta in cemento. La casa costuita con massima fedeltà rispetto al disegno originale è stata realizzata grazie ad una nuova e innovata tecnica di produzione chiamata D-shape Technology, sviluppata da Enrico Dini che consente di trasformare un file 3D in architetture solide. Così utilizzando D-shape un’unica stampa-

ta ha permesso in due settimane lavorative di costruire la casa, usando come materia prima 35 metri cubi di una particolare sabbia miscelata di cui ben il 90 per cento recuperabile per altre stampe. Abbiamo chiesto al designer Marco Ferreri come è nata l’idea di progettare e realizzare la CasaTuttaDiUnPezzo.

“Bia nco Ee ne ro” STORIA DI UN’ EPOCA


REALIZZAZIONE

IL FUMETTO Il fumetto è un linguaggio costituito da più codici, tra i quali si distinguono principalmente quelli d’immagine (illustrazione: colore, prospettiva, montaggio...) e di temporalità (armonia, ritmo, narrazione...). Will Eisner definisce il fumetto come “arte sequenziale”. Poiché il fumetto è in larga parte utilizzato a fini narrativi, esso è spesso definito “letteratura disegnata”; in realtà, il fumetto può essere utilizzato anche a scopi non narrativi: ad esempio, per una ricetta di cucina, o per realizzare il libretto di istruzioni di un apparecchio. Un esempio concreto di uso non narrativo del fumetto è il volume Capire il Fumetto - L’arte invisibile, saggio scientifico sul fumetto realizzato interamente a fumetti da Scott McCloud. Interessante è la definizione che dà lo stesso McCloud: «Immagini e altre figure giustapposte in una deliberata sequenza, con lo scopo di comunicare informazioni e/o produrre una reazione estetica nel lettore»[1]. In ogni caso, appartiene a pieno titolo alla categoria delle più moderne arti visuali, in un’era che - privilegiando l’immagine soprattutto - è in grado di accostare la visionarietà pop di Andy Warhol alla grazia e alla poesia dell’art déco e dell’art nouveau, per approdare al (relativamente) recente fenomeno del vintage. In poche parole, il fumetto, nato per gli adulti (come si vedrà più avanti), diventato poi territorio per l’infanzia, è quindi tornato a essere patrimonio di una fascia non esclusivamente giovanile. Nonostante l’espandersi di altri mezzi di comunicazione di massa, accompagna ancor oggi - fino a dettarne in molti casi ritmi, tempi e modi (o quantomeno limitandosi a registrarne il divenire) - il vivere (ed il convivere) quotidiano. Il termine “fumetto” si riferisce alle “nuvolette”, simili a sbuffi di fumo, utilizzate per riportare il dialogo tra i personaggi (detti in inglese balloon). Per diverso tempo, soprattutto in Italia, furono utilizzate delle didascalie in calce a ciascuna vignetta, spesso costituite da due ottonari in rima baciata; solo successivamente vennero utilizzati i veri e propri “fumetti” (anche se ci sono utilizzi precedenti).

storia La storia di questo linguaggio, fenomeno del XX secolo ma con radici nel secolo precedente, può essere fatta risalire all’epoca delle caverne, quando cioè i primi esseri umani realizzarono i graffiti per raccontare le loro battute di caccia ed episodi di vita quotidiana. Quello che guarda caso (specie per la seconda situazione) fanno i comics, o strips che dir si voglia. Il personaggio che diede il via all’industria del fumetto statunitense come fenomeno di massa fu Yellow Kid, il bimbo vestito di giallo su cui vestito venivano scritte le battute che diceva nato dalla fantasia di R.F. Outcault, tanto che tale personaggio dà nome a un importante premio italiano del fumetto. Stando a ricerche successive, però, il primo fumetto moderno risalirebbe a molto prima, e precisamente ai personaggi di Max e Moritz creati tra il 1827 e il 1833 dal poeta Wilhelm Busch, a sua volta influenzato dall’opera dell’autore ginevrino Rodolphe Töpffer. Tra i primi e più citati, oltre a Outcault, Winsor McCay, Lyonel Feininger. Da allora in poi, grazie ai quotidiani di racconti, lentamente, diventati il principale mezzo di diffusione di questo nuovo genere, il fumetto ha raggiunto una buona popolarità, pur restando, in alcuni paesi, un mercato di nicchia. È passato dalle riviste a fumetti, fino alle graphic novel verso la fine del Novecento.

La realizzazione di un Fumetto comprende diversi passaggi, che partono dall’idea fino ad arrivare alla stampa: soggetto, la trama sintetizzata della storia. Formalmente identico a quello usato per qualsiasi mezzo narrativo, dal romanzo al cinema; sceneggiatura, la descrizione dettagliata di tutta la storia. La sceneggiatura comprende la descrizione di luogo e tempo dell’azione, dell’azione stessa, dei dialoghi, delle didascalie e delle onomatopee. Sovente include indicazioni sulle inquadrature e sul numero di vignette in cui suddividere la tavola. Ogni sceneggiatore usa indicazioni e metodi di scrittura diversi; documentazione, tutto il materiale, sia visivo che testuale, necessario alla realizzazione dell’opera.Vengono spesso usati riferimenti fotografici, nel caso di fumetti con ambientazioni realistiche, documenti storici, iconografici, etc.; studi, tutti i disegni preparatori, che comprendono la visualizzazione di ambienti e personaggi. Particolarmente importanti quelli relativi ai personaggi principali, che devono essere perfettamente definiti, per risultare riconoscibili da vignetta a vignetta. Fondamentali gli studi di costumi e ambientazione nel caso di fumetti storici. storyboard, la prima visualizzazione della storia. Ogni tavola viene disegnata, vignetta per vignetta, in maniera approssimativa, per scegliere le migliori inquadrature e valutare l’ingombro visivo del testo (balloon, didascalie, onomatopee). In questa fase vi possono essere modifiche anche sostanziali alla sceneggiatura, come cambi di inquadratura, accorpamenti di sequenze o scomposizione di vignette; matite, si procede quindi ad un ulteriore definizione. Lavorando su un formato uguale o più grande di quello di stampa, la tavola viene disegnata in ogni dettaglio; inchiostrazione, le matite vengono ripassate a china. Gli strumenti più usati sono il pennello di martora, pennini, pennarelli. La quantità di neri pieni, e lo spessore del tratto varia molto, in base allo stile di disegno; colorazione, al disegno in bianco e nero vengono aggiunti i colori. Quasi tutti i fumetti oggi vengono colorati con l’uso di software. Gli strumenti più usati oltre al computer sono acquerelli ed ecoline; lettering i testi vengono apposti nei balloon e nelle didascalie in buona grafìa, operazione eseguita a mano fino alla fine del secolo scorso, oggi il lettering è realizzato al computer, tranne in alcuni casi particolari; A queste fasi si aggiungono tutte quelle relative alla produzione di una rivista o di un libro: la correzione delle bozze, l’impaginazione grafica, la produzione di testata e copertina. Il tutto coordinato da un supervisore, che può essere un curatore editoriale (supervisore del progetto), o l’editore stesso. Le diverse fasi della produzione possono essere svolte dalla stessa persona o da diverse figure che collaborano alla realizzazione del prodotto finito. Nelle grandi case editrici che producono periodici (riviste o albi di serie) a cadenza fissa, il processo è suddiviso piuttosto rigidamente in diverse La sud


divisione più comune[senza fonte] è quella tra sceneggiatore (soggetto, sceneggiatura), disegnatore (storyboard, matite), inchiostratore (chine), colorista (colorazione) e letterista (lettering). Al di fuori delle logiche produttive vincolate a scadenze fisse e grandi apparati redazionali, tutti i ruoli possono essere suddivisi più liberamente, e spesso i diversi gradi di definizione di sceneggiatura e storyboard variano molto, in base al tipo di rapporto che esiste tra sceneggiatore e disegnatore e la loro possibilità di comunicare direttamente. Nel caso che tutto il lavoro sia compiuto da una sola persona, detto solitamente autore, alcune fasi possono essere abbreviate o saltate completamente. Nel caso delle autoproduzioni non è raro che l’autore si occupi di ogni fase, compresa la distribuzione e la vendita. ome si vedrà più avanti), diventato poi territorio per l’infanzia, è quindi tornato a essere patrimonio di una fascia non esclusivamente giovanile. Nonostante l’espandersi di altri mezzi di comunicazione di massa, accompagna ancor oggi - fino a dettarne in molti casi ritmi, tempi e modi (o quantomeno limitandosi a registrarne il divenire) - il vivere (ed il convivere) quotidiano. Il termine “fumetto” si riferisce alle “nuvolette”, simili a sbuffi di fumo, utilizzate per riportare il dialogo tra i personaggi (detti in inglese balloon). Per diverso tempo, soprattutto in Italia, furono utilizzate delle didascalie in calce a ciascuna vignetta, spesso costituite da due ottonari in rima baciata; solo successivamente vennero utilizzati i veri e propri “fumetti” (anche se ci sono utilizzi precedenti). Negli USA e nei paesi anglofoni i fumetti sono indicati come comics, in Giappone vengono chiamati manga (“immagini in movimento” o “senza senso”), in Francia sono chiamati bande dessinée (“strisce disegnate”). In lingua spagnola si usa historieta o tebeo.

HOT SPOTS FUMETTISTI La suddivisione più comune[senza fonte] è quella tra sceneggiatore (soggetto, sceneggiatura), disegnatore (storyboard, matite), inchiostratore (chine), colorista (colorazione) e letterista (lettering). Al di fuori delle logiche produttive vincolate a scadenze fisse e grandi apparati redazionali, tutti i ruoli possono essere suddivisi più liberamente, e spesso i diversi gradi di definizione di sceneggiatura e storyboard variano molto, in base al tipo di rapporto che esiste tra sceneggiatore e disegnatore e la loro possibilità di comunicare direttamente. Nel caso che tutto il lavoro sia compiuto da una sola persona, detto solitamente autore, alcune fasi possono essere abbreviate o saltate completamente. Nel caso delle autoproduzioni non è raro che l’autore si occupi di ogni fase, compresa la distribuzione e la vendita. ome si vedrà più avanti), diventato poi territorio per l’infanzia, è quindi tornato a essere patrimonio di una fascia non esclusivamente giovanile. Nonostante l’espandersi di altri mezzi di comunicazione di massa, accompagna ancor oggi - fino a dettarne in molti casi ritmi, tempi e modi (o quantomeno limitandosi a registrarne il divenire) - il vivere (ed il convivere) quotidiano. Il termine “fumetto” si riferisce alle “nuvolette”, simili a sbuffi di fumo, utilizzate per riportare il dialogo tra i personaggi (detti in inglese balloon). Per diverso tempo, soprattutto in Italia, furono utilizzate delle didascalie in calce a ciascuna vignetta, spesso costituite da due ottonari in rima baciata; solo successivamente vennero utilizzati i veri e propri “fumetti” (anche se ci sono utilizzi precedenti). Negli USA e nei paesi anglofoni i fumetti sono indicati come comics, in Giappone vengono chiamati manga (“immagini in movimento” o “senza senso”), in Francia sono chiamati bande dessinée (“strisce disegnate”). In lingua spagnola si usa historieta o tebeo.

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La suddivisione più comune[senza fonte] è quella tra sceneggiatore (soggetto, sceneggiatura), disegnatore (storyboard, matite), inchiostratore (chine), colorista (colorazione) e letterista (lettering). Al di fuori delle logiche produttive vincolate a scadenze fisse e grandi apparati redazionali, tutti i ruoli possono essere suddivisi più liberamente, e spesso i diversi gradi di definizione di sceneggiatura e storyboard variano molto, in base al tipo di rapporto che esiste tra sceneggiatore e disegnatore e la loro possibilità di comunicare direttamente.

RISORSE La suddivisione più comune[senza fonte] è quella tra sceneggiatore (soggetto, sceneggiatura), disegnatore (storyboard, matite), inchiostratore (chine), colorista (colorazione) e

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JAPAN

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La suddivisione più comune[senza fonte] è quella tra sceneggiatore (soggetto, sceneggiatura), disegnatore (storyboard, matite), inchiostratore (chine), colorista (colorazione) e

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Un adesivo che appare con una frequenza allarmante muri, vetri, gallerie, vetrine, “personeâ€? tutto completamente ricoperto da adesivi non ci credi? forse solo arte? o un semplice divertimento? Siamo riusciti a trovare il creatore di Mr.Key piĂš comunemente chiamato Giacomo De nicolai che come professione fa il Graphic designer, per farci capire come è nato il suo progetto e le influenze che ha avuto ci ha illustrato un grafico.


Cultura

Lombardia Giappone

Esperienza

Arte

Graphic Design School

Milano

Tokio

Bansky Lavoro

Street art

Film

Exit through the gift shop

Meet Touma Customize toys

Computer Guerillia marketing

Art Toys

MAC Apple Vinyl

Technics mk1200

Stikers DJ

Mr.Key

Electro

Liguria

Arte / pittura T-shirt

Sestri Levante (GE)

Musica

Energia


Stile a due colori Pennarello su cartone

Pennarello su cartone Mr.Key è un naming creato da Giacomo De Nicolai un giovane graphic designer Genovese, il quale dice che Mr. key non è solo un nome, esso infatti cerca di rappresentare uno stile tutto suo, questo si può vedere dalle sue rappresentazioni. Siamo riusciti ad intervistarlo facendoli qualche domanda.

veda una mucca o qualcos’altro, stà nella visione della persona vedere una cosa o meno o aggiungendo più particolari vederne un’altra. Un pò come il logo di Mr.Key che ormai ne ho sentite di tutti i colori che qualcuno di vede una donna qualcuno dei baffi qualcuno una faccia triste ecc per non entrare nel volgare.

La domanda mi sorge spontanea perchè non ti sei voluto far fotografare?

Uptaquis doloreh enemporit oditibus cum nam, cones moluptae eossed utatur?

Non mi piace apparire in foto ne tanto meno in pubblico, ma sopratutto non credo che Mr Key abbia bisogno di un volto,possiamo dire che tutte le mie immagini possono rappresentarmi.

Per preparare le mie grafiche inizialmente disegno sui cartoni delle scatole, il cartone grezzo possiamo dire, un pò ondulato non lascia mai un segno pulito ma sempre movimentato. Utilizzo sempre pochi colori non mi piace mischiarne tanti così aumentano la sensazione di confusione che si crea.

in strada ma quello non è sempre facile. Ho anche customizzato qualche Toys dopo aver conosciuto un famoso Designer Giapponese che li produceva.

super filtrati ma sopratutto senza voce o con forse una parola ogni tanto il livello di immaginazione aumenta. Che significato anno i tuoi disegni?

Cosa ti ha ispirato nella creazione di Mr key e di conseguenza nella creazione di queste tue immagini?

Alcune immagini vogliono richiamare certe sensazioni o a ricordi passati come se assomigliasserò a qualcosa. Il in eum aut debitate et vellese quidenim evere labore pedi cus. Ibus. Ceptaspid quo ipsam, officta erempor ecusci illorro desedis erisin con re vid esequam aut eos nem sint res im ipsae lam enia ipienimus sequas ipis dolore parum

Non è sempre facile rispondere a queste domande, nella vita tutto quello che vedi o senti influenza il tuo stile o il tuo modo di vedere le cose,. Negli ultimi anni possiamo dire che la musica mi ha ispirato molto specialmente il genele Electro. Ascoltando canzoni con suoni distorti,

Mi piace far vedere alla gente quello che in realtà non c’è..

Crei delle immagini curiose che cosa rappresentano le tue immagini ? Nelle mie rappresentazioni non c’è un soggetto fisso ne tanto meno una figura vera mi piace far vedere alla gente quello che in realtà non c’è, se uno vede una giraffa non vuol dire che un ‘altro non ci

orerum ab ipsus eicaecatur, et eium fugit quiat et? Ora sono passato anche alle tele dove il tratto e un pò più pulito ma lo stile rimane quello, spero di riuscire ad entrare anche

Spray e pennarello su tela

Pennarello su cartone

et aut molorem id qui autemollabo. Ut as doluptius audi dolorit occaeperum dunt que res volupta sum que nonsed eumet, occustibus alibero officimeratur, sandi ipis aut inimaximi, nus sunt et vollaniae provit quatis sam repudit, coratem aut quas ate voluptur, suntiam dem corerum quaspel molum, nonsequam, everatur, sandi ipis aut inimaximi, nus sunt et vollaniae provit quatis sam repudit, coratem aut quas ate voluptur, sequi apistoribus cora idebis. isin con re vid esequam aut eos nem sint

Vogliono richiamare certe sensazioni


Custom toys in vinile

Knukkle

Raffy

T-shirt

Monna tatu

Eco cap

Wet

Sam

jp

Spray

Link 8 bit

Logo

Kabuki

Munny

Mickey


Angolo delle curiosità

Disco vinile Il disco in vinile, noto anche come microsolco o semplicemente disco, è stato ufficialmente introdotto nel 1948 negli Stati Uniti come evoluzione dei precedenti dischi a 78 giri, dalle simili caratteristiche, inizialmente in gommalacca. Come il suo antenato, è una piastra circolare incisa a partire dal bordo esterno, con un solco a spirale per la riproduzione di suoni. Fino agli anni ottanta del Novecento, è stato il più diffuso supporto per la riproduzione audio di materiale pre-registrato ed è stato prodotto su larga scala fino ai primi anni novanta. Berliner concepì il disco a piastra circolare come supporto audio all’interno di giocattoli parlanti nel 1888. Fino al 1894 il disco fu dunque utilizzato unicamente a questo scopo. In quell’anno Berliner iniziò a produrre autonomamente dischi sotto l’etichetta Berliner Gramophon. I primi dischi a 78 giri erano incisi su una sola facciata; successivamente la Columbia iniziò a produrre 78 giri con doppia facciata, denominati “Columbia Double disc record”. I dischi in gommalacca vennero soppiantati negli anni cinquanta dai dischi in vinile, realizzati in PVC che, grazie alle migliori caratteristiche tecniche del materiale di supporto ed alla diversa tecnica di incisione, avevano caratteristiche superiori di fedeltà e durata.

Guerrilla Marketing Guerriglia marketing (dall’inglese Guerrilla Marketing) è una definizione coniata dal pubblicitario statunitense Jay Conrad Levinson nel 1984 nel suo libro omonimo per indicare una forma di promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso costo ottenuta attraverso l’utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali. Uno dei primi esempi di guerrilla marketing è stato la leggenda metropolitana messa in rete, e da lì lanciata dagli altri media, in cui si parlava di quattro cineasti scomparsi in una foresta del Maryland nel 1994, di cui furono ritrovate le riprese a distanza di anni; un sito web trattava del caso, e dopo poco uscì nei cinema il film The Blair Witch Project.

Art Toys Street Art Arte di strada o arte urbana (in inglese street art) è il nome dato dai mezzi di comunicazione di massa a quelle forme di arte che si manifestino in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: spray, sticker art, stencil, proiezioni video, sculture ecc. La sostanziale differenza tra la street art e i graffiti si riscontra nella tecnica non per forza vincolati all’uso di vernice spray e al soggetto non obbligatoriamente legato allo studio della lettera, mentre il punto di incontro che spesso fa omologare le due discipline rimane il luogo e alle volte alcune modalità di esecuzione, oltre all’origine mass-mediatica della terminologia (originariamente semplicemente Writing). Ogni artista che pratica street art ha le proprie motivazioni personali, che possono essere molto varie. Alcuni la praticano come forma di sovversione, di critica o come tentativo di abolire la proprietà privata, rivendicando le strade e le piazze; altri più semplicemente vedono le città come un posto in cui poter esporre le proprie creazioni e in cui esprimere la propria arte. La street art offre infatti la possibilità di avere un pubblico vastissimo, spesso molto maggiore di quello di una tradizionale galleria d’arte.

Con il termine Art Toys si intendono quei giocattoli da collezione, spesso prodotti in edizioni limitate, realizzati prevalentemente in plastica o vinile. Spesso gli Art Toys sono auto prodotti da artisti, designer ed illustratori che traggono le proprie ispirazioni da una street culture che fonda le sue origini sui manga giapponesi ma che poi si è velocemente sviluppata negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Europa e più recentemente anche in Italia. La forma o sagoma di realizzazione preferita ricorda spesso la figura di un ipotetico pupazzo o personaggio dalle sembianze umane. Con il termine Canvas Toys si intendono quei personaggi dalla forma già definita, prevalentemente di colore bianco e venduti rigorosamente non disegnati. Sono i compratori stessi che si trasformano in artisti usandoli come se fossero delle tele pronte ad essere dipinte e personalizzate a seconda dei propri gusti e passioni. È stata proprio la concezione di personalizzazione che ha permesso all’azienda Toy2R di rivoluzionare il mercato commercializzando i Qee, i primi giocattoli DIY Do-It-Yourself. Altri esempi celebri di toys sono i Munny prodotti dall’azienda Americana Kidrobot che può essere considerata la contropartita dei Qee occidentali, i Tokidoki, i Be@rbrick, che si contraddistinguono per aver ottenuto un brevetto d’invenzione internazionale in quanto capaci di svolgere molteplici funzioni,gli Sket-One, gli Iwg, gli Icebot ed altri. I più belli raggiungono cifre molto elevate tanto da avere il privilegio di essere esposti in vari musei.


TOYS MIND Lavare con acqua e sapone cospargere di spray primer

dipingere con colori acrilici

preservare spruzzare un cristal spray

tagliare con un cutter le parti in eccesso Art toys custom : blue-eyes Art toys custom : koshka-fish


COMICS

Teddy Bear Il nome Teddy Bear deriva da un episodio accaduto al Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, soprannominato “Teddy”, che come passatempo andava a caccia grossa. Nel 1902, durante una battuta di caccia all’orso lungo il fiume Mississippi, Roosevelt si rifiutò di sparare a un cucciolo di orso bruno della Louisiana. Il cucciolo era stato braccato dai cani e legato a un albero dagli assistenti del presidente, pronto per essere ucciso. Roosevelt si indignò, dicendo che sparare a un orso in quelle condizioni non sarebbe stato sportivo, e ordinò che l’animale fosse liberato. La scelta di Roosevelt fu particolarmente apprezzata perché in quella battuta di caccia (come pare accadesse spesso

al presidente) lui non riuscì poi ad abbattere nessun orso, tornandosene a casa senza alcun trofeo. La notizia giunse ai quotidiani, che soprannominarono l’orso “Teddy Bear”. Il giorno successivo (il 16 novembre), il disegnatore satirico Clifford K. Berryman pubblicò sulla prima pagina del Washington Post una vignetta che mostrava Roosevelt nell’atto di volgere le spalle all’orsetto legato con un gesto di rifiuto. La didascalia “drawing the line in Mississippi” (“stabilire un confine sul Mississippi”) metteva in relazione l’accaduto con una disputa territoriale in corso all’epoca fra Louisiana e lo stato del Mississippi.

WARLD


REALIZZAZIONE PROPAGANDA NAZIONALISTA A differenza degli Stati Uniti il fumetto in Italia è letto prevalentemente da un pubblico infantile e quindi considerato mezzo espressivo per chi ancora non sa leggere o vuole semplicemente divertirsi. Con l’avvento del fascismo il Corriere dei Piccoli divenne medium della propaganda nazionalista di regime. Nel febbraio del 1923 nelle edicole italiane compare Il Balilla, giornalino a fumetti propagandistico in forte concorrenza con il Corrierino, dal quale infatti prese ispirazione per la grafica, e che propose nuove storie incentrate sui primi eroi del fumetto italiano. Pochi mesi più tardi uscì un altro concorrente di forte ispirazione cattolica: Il Giornalino. Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell’epoca: Nel 1928 prese vita sulle pagine del Corriere dei Piccoli Marmittone di Bruno Angoletta, tenero e goffo soldato semplice che tenta di sopravvivere al regime fascista. Sempre sul Corriere dei Piccoli, nel 1929, arrivò il nevrotico Sor Pampurio di Carlo Bisi, borghese perennemente insoddisfatto e soggetto a continui scatti d’ira. Il primo settimanale italiano a fumetti pubblicato fu Jumbo, apparso in edicola il 17 dicembre 1932, il quale pubblicava storie a puntate di produzione inglese e propose una convivenza tra la vecchia didascalia e il ballon. Il 31 dicembre dello stesso anno, considerata la crescente notorietà dei personaggi disneyani, l’editore Nerbini pubblicò il primo numero di Topolino. Il 14 ottobre 1934 sempre Nerbini pubblicò L’Avventuroso che ebbe molto successo per l’eliminazione delle didascalie a favore dei ballons e ospitò quasi esclusivamente fumetti d’avventura americani. Anche altre testate periodiche come L’Audace e L’Intrepido pubblicarono soprattutto materiale americano. Nel 1936 nacque il settimanale di orientamento cattolico Il Vittorioso, pubblicato fino al 1966 e che propose una serie di fumetti rigorosamente dal sapore nazionale. L’anno seguente esordì Argentovivo, il quale lanciò i famosi fumettisti Walter Molino e Rino Albertarelli. Nel frattempo il fumetto avventuroso statunitense continuava a collezionare un crescente numero di appassionati. Ma nel 1938 il regime cercò di opporsi ai contagiosi comics americani proibendone la pubblicazione delle storie, tranne che per Topolino. Presto in Italia cominciarono ad apparire i primi eroi nostrani, sostitutivi di quelli americani, ma non inferiori per qualità o originalità. Comunque finalmente le vecchie didascalie rimate cominciarono a essere sostituite dai più moderni e dinamici balloons di ispirazione americana. Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell’epoca: Nel 1930 uscì sul Corriere dei Piccoli Pier Cloruro de’ Lambicchi di Giovanni Manca, dove famosi personaggi storici prendevano vita da un foglio di carta grazie alla miracolosa arcivernice. La casa editrice di Martin Goodman non assunse

REALIZZAZIONE EROI DEL DOPOGUERRA Finita la guerra la produzione del fumetto riprese vigore ma alla figura del supereroe, troppo vicina a quella del superuomo, venne sostituita la figura del giustiziere dall’identità segreta, eroe umano mascherato. Incominciò a imporsi anche l’immagine della donna aggressiva e provocante. Nel 1944 finì la lunga esperienza del Corriere dei Piccoli. Tra i disegnatori più amati del dopoguerra emerge Franco Caprioli, le cui storie, come quella del celebre Moby Dick, erano ambientate per la maggior parte nei mari del Sud. In questo periodo nasce anche un nuovo tipo di fumetto, più realistico, rivolto in particolar modo alle lettrici: il fotoromanzo. Tra i più famosi quelli pubblicati da Grand Hotel dei fratelli del Duca e Bolero Film di Mondadori. Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell’epoca: Il rinnovamento del fumetto italiano avvenne nel 1945, quando Alberto Ongaro e Mario Faustinelli inventarono l’eroe mascherato di ispirazione americana Asso di Picche. La fortunata serie vide la collaborazione di Hugo Pratt. Max Massimino Garnier e Paul Campani crearono Misterix, l’uomo della porta accanto che grazie a un misterioso congegno riesce a trasformarsi in un eroe. Nel 1946 Cesare Solini e Antonio Canale, in arte Phil Anderson e Tony Chan, crearono Amok, giustiziere mascherato asiatico. L’italo-americano Gim Toro fu ideato da Andrea Lavezzolo nel 1946 e disegnato da Edgardo Dell’Acqua, Antonio Canale, Luigi Cappadonia e Carlo Cossio. Nel 1948 nacque dai testi di Gian Giacomo Dalmasso e dai disegni di Enzo Magni Pantera Bionda, ispirata alle vicende di Sheena e soggetta a ripetuti intereventi di censura da parte della Chiesa dovuti all’abbigliamento troppo ridotto. Nel 1948 Gianluigi Bonelli ideò Tex Willer, uno dei più fortunati fumetti italiani di tutti i tempi e tutt’ora in stampa. Nel 1949 Guido Martina inventò Pecos Bill, il leggendario eroe del Texas. Andrea Lavezzolo scrisse la spietata storia di vendetta Kinowa, le cui illustrazioni furono realizzate dallo studio EsseGesse. L’italo-americano Gim Toro fu ideato da Andrea Lavezzolo nel 1946 e disegnato da Edgardo Dell’Acqua, Antonio Canale, Luigi Cappadonia e Carlo Cossio. Nel 1948 nacque dai testi di Gian Giacomo Dalmasso e dai disegni di Enzo Magni Pantera Bionda, ispirata alle vicende di Sheena e soggetta a ripetuti intereventi di censura da parte della Chiesa dovuti all’abbigliamento troppo ridotto. Nel 1948 Gianluigi Bonelli ideò Tex Willer, uno dei più fortunati fumetti italiani di tutti i tempi e tutt’ora in stampa. Nel 1949 Guido Martina inventò Pecos Bill, il leggendario eroe del Texas. Andrea Lavezzolo scrisse la spietata storia di vendetta Kinowa, le cui illustrazioni furono realizzate dallo studio EsseGesse.



Original Zizzuman “Gr aph i c-pi tto re ”

E

Gundam Tutti gli appassionati di modellismo statico giapponese sapranno che quest’anno ricorre l’anniversario per i 30 anni di GUNDAM. Per festeggiare l’evento alcuni mesi fa è iniziata la costruzione di una statua del mitico RX78 in scala 1/1, nella zona di Odaiba (Tokyo). Come

possiamo vedere dalle immagini la statuta è stata quasi completata e verrà inaugurata ufficialmente sabato 11 luglio. La statua è dotata di una testa mobile e di una stupenda illuminazione notturna, oltre a diversi meccanismi per la simulazione di effetti speciali.

xpliquat essus experum dolutatis porenissum que comniet eicitae velesci usandi cuptas doluptas abo. Ita etureped ut pro que volesti utem quatest porerum sa simpellab ipiet pa cum dolorrum volesto es aditatquibus aut aut facea preicilles rende cus si repero id quod mo consequis cumque eos aditibus aboresti cullendit maxim invel eum denturecte dolorent harciur, tem eni blaut aut eatur arum audam qui sed maxime et pa sumqui nones dis nos veliqui bearchil et eos exeriae laut voluptatia et rem voluptates aut venissi officto tatiis dolorae id eiunda verio doloreius. Mil ipicillum aut autem con coriani hilitibus doluptatibus sequate delleni hiliatquia des ditions ecesequis sa eos ditis molut poremquate ped moditate nima conse sape voluptat et que velendandae sus essi am cum et, ut aut aspernam re quis ea venia et voluptam fuga. Nam, nossit que es sum endae nus, occab il eum nectibeaquis esed unt as dolesti onseceperro eatemporem. Sequate porernatus. Ehent aperovid esequisim fugia ducit apictem et audis mi, que velitia di untur as et, tempore num faccus et faccatur aut labo. Opta vellore


About matita-spray-pennello

P

aolo Rizzu aka Original zizzuman,classe 89,writer, pittore-creativo-grafico-illustratore attivo nella scena artistica dall’età di 16 anni nasce ad Alghero,piccola cittadina catalana della Sardegna . All’età di tre anni si trasferisce nel capoluogo di provincia: “Sassari” città in cui scopre e si convince della propria vena artistica che si basava principalmente sul disegno. Nei primi anni dei 2000 sotto influenza del cugino più grande, sassofonista di un gruppo “ska” famoso in tutta la provincia, inizia a conoscere la scena alternativa-artistica della provincia

Sassari

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bolette i colori e i graffiti, così iniziò a firmare e colorare i muri grigi e ormai degradati dal tempo della sua città con lo pseudonimo “Xesto” e ad andare a tutte le Jam e le serate che venivano organizzate nella città per scontarsi con gli altri writers e entrare nella cosiddetta “scena”. Successivamente per uno spiacevole avvenimento Paolo decide di lasciare la crew nel 2004 e con quella appese lo pseudonimo di “Xesto” e lo spray al chiodo. La svolta fu nel 2006 quando ormai fuori dalla scena e frequen-

girando per diversi feste concerti e jam in cui scopre il suo amore per il punk,lo ska,il crossover e l hip-hip soprattutto assistendo alle prime tag e i primi graffiti illegali del tempo. Allo stesso tempo,qualche anno dopo negli ambienti scolastici zizzu conosce altri ragazzi che come lui provavano la stessa passione per il disegno e l’hip-hop così sotto accordo, come al tempo stesso si usava fare, nacque la crea “RPM”(rap’s mad) con sede nel quartiere di Luna e sole il più ricco di writers e il più attivo artisticamente della città. Dal quel momento in poi per Paolo esisteranno solo le bom-

Sassari Alghero Cagliari

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tando per diverso tempo altre personalità decide di tornare al writing, ma ormai avendo disonorato la crew e la sua tag storica lasciato perdere qualche anno prima, inizierà a tornare ad essere attivo nella scena artistica con il suo soprannome di sempre tra gli amici “Zizzu”. In questa maniera nell’anonimato Paolo inizia ad uscire il giorno e la notte munito di spray e di grog(pennarello con punta grossa usato dai writer), e a poco a poco nella città inizia a essere sempre più visibile in tutti i muri la tag “zizzu” senza che nessuno della scena sapesse chi fosse,allo stesso tempo

sperimenta sempre diverse tecniche di espressione: dai graffiti allo studio del lettering, all’illustrazione, alla grafica a computer alla pittura ad olio riprese con lo studio del lettering creando ogni crewa epenna da li ein matita poi partecipò edsettimana acrilica edunal disegno su carta.ai contest organizzati nella prograffito diverso nei muri storici della crew ormai abbandonati vincia e alle grandi murate che venivano svolte tutti i sabati nei da tempo, preparandosi per la giornata dell’arte, giorno in cui muri personali della bm, unica crew nell’ambiente ad avere dei si sarebbe svelato difronte a tutta la scena. muri legali con permesso sui quali dipingere serenamente. IL 2007 l’anno decisivo in cui grazie alla giornata dell’arte Il 2009 fu l’anno della svolta. Paolo conosce Barnie, Kiapone, Rado, Sbam, Skim, Sielo e Alone finiti gli studi Paolo decise di andare a studiare “Graphic che erano gli elementi che formavano la “BM crew”, storica design”,così si traserì a Milano città storicamente e odiernacrea sassarese attiva nella scena hip hop dal 2003 e una tra le mente attiva come scena nel writing. più forti. Dopo poco tempo Paolo si rese conto della diversità della Grazie al proprio contributo artistico entrò anch’egli nella concezione del writing a Milano in cui si basavo solo sul tagging

Milano

‘09

Valencia Siviglia

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e il dipingere i treni della metro, così riflettendo non gli sembrò che ne valesse la pena entrare nella scena milanese. Dopo mesi di pensieri e di inattività murale Paolo fece la conoscenza di “Luca Noce” famoso pittore e scultore sassarese conosciuto in tutta l’isola, e dopo diverse chiacchierate Paolo tornato a Milano dopo le vacanze decise di dedicarsi all’arte in se o più principalmente alla pittura. Fu solo quando entrando in un negozio di belle arti che si aprì un mondo nella testa di Paolo, dopo così tanti anni di writing, ci fu un importantissimo passaggio quello dalla bomboletta al

Milano

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pennello. Nel 2009 zizzu decide si sperimentare tutto il suo estro che avevo tenuto per mesi solo nel suo emisfero destro sulla tela, armato di colore a tubetto,fogli per collage e tantissima voglia di fare così da quel momento in poi fino ad oggigiorno Paolo ha organizzato tre mostre personali: Alghero 2009, Sassari 2010 e Milano 2011 ed è artisticamente attivo firmando i propri quadri “Paolo Rizzu” segno di un ritorno alla pittura moderna-antica. Paolo ora vive a Milano città in cui è attivo artisticamente e


Due facce della

stessa medagliA

VS

Blow BM crew 2008 (SS)

Blow BM crew 2006 (SS)

Ritratto di Christian Gerini 50x60 olio su tela 2012 (MI)

Dio Antropomorfo Greco 50x60 olio su tela 2011 (MI)


10elode “Tre parole un solo concetto: lo stile”.

A-” zizzu cos è 10 e lode?” B-”10 e lode è lo stile, per me rappresenta tutto il mio mondo ideologicamente pop,il mondo che mi creo in testa quando vedo e osservo…va dal genere musicale dell’hiphop al reggae al metal e al punk all arte antica moderna e contemporanea,la storia e la psicologia non è solo un brand e un progetto vero e proprio. A-”come mai hai deciso di chiamare la tua linea 10 elode?” B-”il nome è venuto alla mia mente quasi da solo,quando un giorno l’ultimo anno delle superiori dopo aver preso un cinque in un tema di italiano mi presi per il culo per la mia scarsità nel lessico così feci un bozzettino con scritto sopra “10 e lode in italiano” in stile bombino e da i fu subito amore e continuai a scriverlo dieci mila volte finchè non deciso di farne un marchio vero e proprio. A-”dalla tua linea di magliette si capisce che anno una radice molto pop trovi una relazione tra te e Andy Warhol?” B-”si l’unica relazione che trovo è l’amore per le opere di Basquiat..hahaha no a parte gli scherzi si una relazione c è ho ripreso il concetto di “ready made” che però è più Duchampiano che Warholiano diciamo,però si ho utilizzato dei colori a tinta unita volutamente perché volevo che ricordasse un immaginario pop, ma sicuramente non amo molto Wharol… A-”quindi a che correnti artistiche ti sei ispirato e comunque quali sono i tuoi gusti artistici?” b-”sicuramente sono amante dell’arte del primo novecento soprattutto della belle époque, quindi da Modigliani a Picasso a Soutine fino alla Metafisica De chirichiana da cui prendo spunto filosoficamente per realizzare i miei quadri,come non amare Dalì,Magritte,Ernst e tutti i surrealisti chi cui infatti potete trovare diversi volti nelle mia linea di magliette per poi finire con la street art tra Keith Haring, Jean Micheal Basquiat e gli odierni Obey, Bansky e

tutti i writer che continuano a spingere. A-”Ho notato che nelle tua magliette è sempre presente la censura come mai hai deciso di censurare tutti i volti dei personaggi delle tue grafiche?” B-”il motivo è uno è semplice, perché ho deciso di creare le mie grafiche attraverso pochi elementi ma tutti estremamente riconoscibili, uno di questi è la censura appunto…il perché è il concetto principale delle magliette la riconoscibilità dei personaggi. A-”Cosa intendi dicendo la riconoscibilità dei personaggi?” B-”ecco questo è il concetto principale delle mie grafiche, perché io prendo Baudelaire lo gli metto una censura negli occhi un naso da pagliaccio e lo riempio di colori acidi? perché così è riconoscibile,io mi sono chiesto ma quante persone hanno studiato Baudelaire,quante persone hanno letto sentito parlare di lui ecc ma realmente non l hanno mai visto in faccia?! la maggior parte della gente parla delle persone senza sapere nemmeno che volto hanno, che secondo me è la prima cosa che si dovrebbe guardare e non la sua biografia. A-”e quindi tu vedi questi personaggi o li vuoi rendere dei pagliacci?” b-”per un certo senso si perché li vesto in questa maniera e li rendo ironicamente stupidi,ma non sono io che lo faccio di mia spontanea volontà perché io penso che lo siano realmente, anzi il contrario proprio perché penso che siano stati dei grandi grandi personaggi di rilievo nella storia li vesto così come la gente li fa sembrare non sapendo nemmeno come è fatto il loro volto quindi di conseguenza tutto il loro sforzo artistico può anche andare a farsi fottere di conseguenza. A-”Perchè utilizzi personaggi storici nella tua linea?” B-Fondenatalmente per una una passione personale che è la storia e lo studio dei personaggi singolarmente,infatti prima di realizzare ogni persoanggio o letto un libro biografico o comunque mi sono documen-

tato e poi perchè ho voluto utilizzare personaggi importanti che la gente prevalentemente conosce solo di nome ma non sa come sono fatti fondamentalmente. A-oltre a “10elode” sappiamo che sei un writer e un pittore,come hai iniziato e come si è poi sviluppato il tuo stile? B-”Si diciamo che non è proprio cosi realmente, e si può dire che il mi periodo writer va dal 2003 al 2009 e si divide in due periodi: il primo che va dal 2003 al 2005 quando la mia tag era “Xesto” e rappresentavo RPM e tra virgolette ho iniziato con i primi 2 up sul muro ma ancora non avevo un mio proprio stile personale, il secondo va dal 2007 al 2009 periodo in cui ho iniziato a dipingere con la BM(la mia crew contemporanea), periodo in cui ho iniziato a sviluppare il lettering ”Blow” con uno stile che io ho sempre chiamato “bionico”. A-”ok e per quanto riguarda la pittura, che relazione ha con il writing?” B-”Fondamentalmente nessuna, non so ho sempre visto persone che sono riuscite ad unire tutte le “arti” io non ci sono mai riuscito o almeno non ci sono ancora arrivato, o comunque non ci riesco infatti hosempre diviso il writing dalla pittura e dalla grafica”. A-”Qual è la tua posizione artistica in questo momento come ti senti?” B-” sinceramente mi sento un graphicpittore che comprende creativo-graficoillustratore-pittore-writer. A-”la musica è importante in ognuno di noi qual è la tua?” B-”mah...... la dub-step, la drum ‘n’bass, l’hiphop,la reggae e il cross over ma se vogliamo riunire tutti questi generi possiamo dire che ascolto solo Salmo. A-”quindi in poche stai dicendo che ascolti solo salmo? ” B-”hahahahah...si praticamente si perchè secondo me è il mix perfetto dei miei generi che mi fanno saltare una rotella,sentire una metrica hip-hop anni 90 accostata a un flow di pura radice punk-hardcore-crossover accostato ad una base dub step mastella.


T-shirt


Angolo delle curiosità

Charles Baudelaire 1821-1867

C

harles Pierre Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e traduttore francese. È considerato uno dei più celebri e importanti poeti del XIX secolo, esponente chiave del simbolismo e grande innovatore del genere lirico, nonché anticipatore del decadentismo. I fiori del male, la sua opera maggiore, è considerata uno dei classici della letteratura francese e mondiale. Il personaggio “Charles Baudelaire” ha alimentato il mito del bohemien, lo studente povero o presunto tale, amante dei piaceri notturni, dell’assenzio e delle novità in fatto di costumi e di arte. Generazioni di studenti e di poeti si sono ispirati e ancora oggi si ispirano al poeta parigino. Figura in parte contrapposta in parte collocata al fianco del dandy e dell’esteta, Baudelaire incarna quella visione di gioventù romantica dedita all’eccesso e alla poesia, un po’ cupa e rivoluzionaria. Il senso di disagio provocato dalla violenta trasformazione socio-economica dell’Ottocento si è manifestato in due diverse poetiche nell’opera di Baudelaire. La prima, quella del simbolismo, è generata da un grande desiderio di ritrovare quel forte legame tra la società pre-industriale e la natura. Sono poste in risalto le analogie tra uomo e natura e sono accostati i diversi messaggi sensoriali provenienti dal mondo naturale, espressi attraverso la figura retorica della sinestesia. La seconda, l’allegorismo, deriva dal tentativo di sottolineare il profondo distacco della vita rispetto alla nuova realtà industriale, proponendo al lettore spunti di riflessione che richiedono un’attività razionale per essere compresi. Però il suo allegorismo rappresenta anche il rifiuto dell’oggettivismo scientifico, che tarpa la fantasia per richiuderla entro regole logiche, con ciò privando l’uomo del suo bene più prezioso.

I miracoli di photoshop


HIP HOP

THE HISTORY OF Planking Planking (o il gioco Lying Down) è un’attività che consiste di mettersi a faccia in giù in un luogo insolito. Entrambe le mani devono toccare i lati del corpo e bisogna fasi fare una fotografia ed i seguito pubblicarla su Internet, questa è parte integrante del gioco. I giocatori competono per trovare la posizione più insolita e originale in cui giocare. Il fasciame termine si riferisce al mimare la tavola di legno. La rigidità del corpo deve

essere mantenuto per costituire il planking bene. Dall’inizio del 2011, molti partecipanti hanno fotografato il planking su luoghi insoliti, come in cima a pali, tetti e veicoli. Nel planking il corpo dev’essere disteso su una superficie piana, oppure trattenere il corpo piatto, mentre è supportato solo in alcune punti, con altre parti del corpo in sospeso.











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