La Rai e Achille 1951 - 1959

Page 1

La Rai e Achille 1951 - 1959

Laurea triennale in Design e comunicazione visiva Dipartimento di Architettura e Design a. a. 2018/2019 Relatore Correlatore Pier Paolo Peruccio Gianluca Grigatti

Candidato Guido Dallago



A cura di Guido Dallago

La Rai e Achille 1951-1959 Politecnico di Torino: Dipartimento di Architettura Tesi di laurea triennale in design e comunicazione visiva A.S: 2018/2019 Relatore: Pier Paolo Peruccio Correlatore: Gianluca Grigatti

Torino Febbraio 2019



Di seguito è riportato il manifesto didattico per l’introduzione al corso di “Industrial design e arredamento” del Politecnico di Milano, realizzato da Achille Castiglioni. Il formato, ricavato dalla sezione aurea, e l’utilizzo del carattere Bodoni (molto apprezzato da Achille ed utilizzato per gran parte dei suoi lavori) sono entrambi elementi da me riutilizzati per costruire

l’impaginazione del seguente elaborato; oltre che valida fonte d’ispirazione per il disegno della copertina. Da Torino a Milano. Da Politecnico a Politecnico.


Come un giorno il cinema da muto divenne sonoro cosĂŹ oggi con la TV la radio da cieca diventa veggente (Achille e Pier Giacomo Castiglioni; Erberto Carboni; Max Huber, Padiglione Rai alla XXXI Fiera di Milano, 1953)


Indice

10 14

Introduzione Linea temporale Radio Audizioni Italiane Erberto Carboni per la Rai Approfondimento - La X Triennale del 1954

52

Achille Castiglioni

70

1951

98

1956

106

1958

120

1959

144 158 164

Gli ultimi atti Conclusione Bibliografia

Il sodalizio con Max Huber

Il Padiglione Approfondimento - Erberto Carboni Il Sodalizio con il grafico

80

1952

92

1953

Il Padiglione Approfondimento - Bruno Munari Il Sodalizio con il grafico

Il Padiglione Approfondimento - Giancarlo Iliprandi Il Sodalizio con il grafico

Il Padiglione Approfondimento - La Mostra della radio e della televisione 1958 Approfondimento - Heinz Waibl Il Sodalizio con il grafico

Il Padiglione Approfondimento - Pino Tovaglia Il Sodalizio con il grafico

Il Padiglione

7


8


La Rai e Achille 1951-1959

9


Introduzione

10


Achille Castiglioni è universalmente riconosciuto come uno dei padri del design italiano, ricordato per l’enorme produzione di oggetti di design, mai scontati e sempre attuali. Tali oggetti sono ora trovabili in ogni tipo di ambiente, apprezzati da tutti

per la loro essenzialità e continuano ancora oggi a stimolare la curiosità di chiunque ne entri in contatto, in perfetta relazione con la poetica racchiusa nel suo mantra: ”Se non siete curiosi, lasciate perdere. Se non vi interessano gli altri, ciò che fanno

e come agiscono, allora quello del designer non è un mestiere per voi”1. Accanto alla lista di prodotti di disegno industriale esiste però un altrettanto prolifico lavoro come disegnatore di allestimenti, proprio in questo settore si è visto nascere un

grande interesse per la grafica da parte dell’architetto che, a partire dalla fine dagli anni 40 grazie alla sua prima storica committente: la Rai, diede vita a numerosissime collaborazioni con alcuni dei più importanti progettisti grafici (e non 11


solo) su piano nazionale ed internazionale. Lo storico studio-museo di Milano, dove i fratelli Castiglioni lavorarono per la maggior parte della loro carriera sopravvive come testimone di questi sodalizi grazie all’attento lavoro di mantenimento 12

dell’archivio. Semplicemente varcando la soglia della “Fondazione Achille Castiglioni” si possono notare i frutti delle amicizie che negli anni furono strette con gli esponenti del settore. É sufficiente aprire un cassetto per trovare biglietti firmati

da Giò Ponti, fatture illustrate dal pittore Bianconi, schizzi progettuali di Bruno Munari e disegni di Max Huber; tutti segni indelebili delle numerose collaborazioni passate e di come l’atelier fosse uno dei centri nevralgici del “made in italy”. Per quan-

to riguarda le centinaia di allestimenti svolti in tandem con altri progettisti solamente quelli sviluppati con l’amico Max Huber sono stati fortemente analizzati, lasciando cadere nell’ombra un’enorme moltitudine di altri progetti esemplari


Due facciate della fattura illustrata dal pittore Fulvio Bianconi. Milano 1962

realizzati, come vedremo, con i migliori del settore. L’obiettivo della tesi è quello di avviare un lavoro di ricerca e analisi dell’attività di Achille Castiglioni in ambito allestitivo senza tralasciare la rispettiva comunicazione e portando alla luce il sodalizio grafico/designer

racchiuso in ognuno di essi. Concentrandomi in particolare su sei lavori svolti per la “Rai” (tre di essi antecedenti la diffusione delle trasmissioni televisive: 1951, 1952 e 1953 e tre successivi: 1956, 1958 e 1959) si è cercato di far trasparire l’importanza insita nella

collaborazione tra l’architetto/designer ed il grafico, lungo l’indirizzo tracciato da Gio Ponti: “l’arte grafica s’accompagna e stilizza l’avvento di due nuovi e moderni mezzi eccezionali di pubblica comunicazione, la radio e la televisione”2. Sarà inoltre analizzato lo

sviluppo della storia della comunicazione radiofonica e televisiva in relazione alla crescita professionale dello studio “APGC” nei suoi primi anni di lavoro. Consigli d’autore; Achille Castiglioni; L’espresso; aprile 1992. 2 Giò Ponti; prefazione al volume “Pubblicità per la Rai”; Silvana editoriale; 1959.

1

13


Linea temporale

14


15


1950 XVII Mostra nazionale della radio e della televisione Grafica: Max Huber

16


1951 Padiglione Rai alla XXIX fiera di Milano Grafica: Erberto Carboni, Max Huber

Sezione Illuminazione alla IX Triennale di Milano

XVIII Mostra nazionale della radio e della televisione Grafica: Max Huber 17


1952 Padiglione Rai alla XXX Fiera di Milano Grafica: Bruno Munari

18


1953 Padiglione Rai alla XXXI Fiera di Milano Grafica: Erberto Carboni, Max Huber

Sala Movil del padiglione Montecatini alla XXXI Fiera di Milano

XIX Mostra nazionale della radio e della televisione Grafica: Max Huber 19


1954 Sala prodotti chimici per l’agricoltura, pad. Montecatini alla XXXII Fiera di Milano Grafica: Bruno Munari

Sala dell’ “Industrial Design” Alla X Triennale di Milano Grafica: Michele Provinciali

XX mostra della radio e della televisione

20


1955 Mostra internazionale del petrolio a Napoli Grafica: Max Huber

Mostra Rhodiatoce a Milano

Mobili CantĂš e settore autoradio Phonola alla XXXIII Fiera di Milano

21


1955 Sala degli antiparassitari per l’agricoltura, pad. Montecatini alla XXXIII Fiera di Milano Grafica: Michele Provinciali

Stand Enka en Breda alla mostra del tessile di Bruxelles Grafica: Michele Provinciali

Stand Rai alla XXXIII Fiera di Milano Grafica: Max Huber 22


1955 XXI Mostra della radio e della televisione Grafica: Max Huber, Giancarlo Iliprandi

23


1956 Arredamento dello studio professionale del dott. Bertacchi, Bergamo

Padiglione Rai alla XXXIV Fiera di Milano Grafica: Heinz Waibl, Giancarlo Iliprandi

Mostra della produzione italiana a Stoccolma Grafica: Heinz Waibl 24


1956 Padiglione Agip – Eni alla XXXIV Fiera di Milano Grafica: Max Huber

Sala Imballaggio del pad. Aniigct alla XXXIV Fiera di Milano Grafica: Max Huber

Sala prevenzione per i dipendenti del pad. Montecatini alla XXXIV Fiera di Milano Grafica: Michele Provinciali 25


1956 Stand Anie-Ice alla mostra elettrotecnica di Barcellona

Stand Imq alla XXXIV Fiera di Milano

XXII Mostra della radio e della televisione Grafica: Max Huber, Giancarlo Iliprandi 26


1957 Allestimento mostra Relazione fra le arti alla XI Triennale di Milano

Mostra Moplen del pad. Montecatini alla XXXV Fiera di Milano

Padiglione Rai alla XXXV Fiera di Milano Grafica: Heinz Waibl 27


1957 Colori e forme nella casa d’oggi a Villa Olmo di Como

XXIII Mostra della radio e della televisione

28


1958 Padiglione Eni alla XXXVI Fiera di Milano Grafica: Max Huber

Padiglione Rai alla XXXVI Fiera di Milano Grafica: Heinz Waibl

XXIV Mostra della radio e della televisione Grafica: Max Huber, Giancarlo Iliprandi 29


1959 Chiosco Splugen Brau alla XXXVII Fiera di Milano Grafica: Max Huber

Sala delle Vernici del pad. Montecatini alla XXXVII Fiera di Milano Grafica: Max Huber

Mostra Pirelli, Milano

30


1959 Stand Montecatini al salone della chimica di Parigi

Telescuola, Padiglione Rai alla XXXVII Fiera di Milano Grafica: Pino Tovaglia

XXV Mostra nazionale della radio e della televisione Grafica: Pino Tovaglia, Fulvio Bianconi, Max Huber 31


Radio Audizioni Italiane

Studio per stand Rai per la mostra della radio e della televisione con logotipo di Erberto Carboni Achille e Pier Giacomo Castiglioni Milano 1954

32


S

iamo nel 1944 quando, in seguito alla liberazione del paese dal regime fascista, si decise di riaprire l’EIAR (Ente Nazionale per le Audizioni Radiofoniche)e si avviò di conseguenza il processo che nell’arco di poco più di dieci anni portò il

paese all’avere una diffusione su scala nazionale di radio e, successivamente, televisione. Appena un anno dopo la ricostituzione si decise di riunificare l’intero sistema radiofonico sotto il nome di Rai ed entro il 1948 l’intero paese era interamente

coperto dalla rete di trasmissioni. Verso il concludersi del 1950 la Rai aveva già ricominciato le sperimentazioni in campo televisivo ed inoltre si era aggiudicata un posto permanente nel consiglio di amministrazione del UER (Unione Europea di Ra-

diodiffusione). Un anno più tardi l’intero palinsesto di programmazione radiofonica fu ripensato attorno al neonato programma culturale, che andava ad aggiungersi a quello “Nazionale” (generalista) ed al “Secondo programma” (definito di 33


intrattenimento leggero). Negli anni subito seguenti la società si concentrò sullo sviluppo della rete televisiva. Il 1952 segna un punto di svolta nella programmazione Rai in quanto le viene ufficialmente affidato dal governo il servizio nazionale di 34

televisione. Conseguentemente l’azienda si attiva per costruire quello che sarà il primo studio televisivo italiano che, installato a Torino, resterà per due anni l’unico, e servirà le zone di Piemonte e Lombardia grazie a dei ripetitori collinari monta-

ti nel 1949. L’idea, invece, di trasmissione televisiva su piano nazionale ha ufficialmente inizio il 3 gennaio 1954 sempre dagli studi di registrazione del capoluogo piemontese con la relativa inaugurazione del primo programma nazionale (Proprio nel

1954 i fratelli castiglioni, ormai fortemente richiesti, stavano concludendo l’ultimo loro allestimento dedicato alla radio realizzato in una collaborazione tra Anie e Phonola per la XX mostra della radio e della televisione in contemporanea ad un’altro


Fotomontaggio sperimentale Erberto Carboni

dei loro capolavori: l’allestimento della X Triennale di Milano). Il nuovo canale, antenato dell’odierna Rai 1, presentava un palinsesto con poche ore di programmazione diurne e alcuni programmi notturni per trasmettere eventi internaziona-

li a prevalenza sportiva (il tutto introdotto dalla famosa sigla di Erberto Carboni rappresentante il noto traliccio, elemento amato da molti comunicatori italiani perché rappresentativo della rivoluzione tecnologica del tempo). Grazie all’arrivo

della televisione cambia del tutto il modo di vivere dei cittadini, essa sarà una vera e propria “finestra sul mondo” . Per la prima volta saranno collegati contemporaneamente anche i luoghi sperduti segnando la fine del paese rurale che l’Ita-

lia era stato fino ad allora, fatto confermato dal boom economico immediatamente successivo. I due eventi sono tutt’ora visti effettivamente come complementari perchè proprio grazie al televisore inizierà ad allargarsi in Italia il concetto di società 35


Studio per la sigla del telegiornale Erberto Carboni 1954

consumistica tramite gli spot pubblicitari in onda dal 1957 con “Carosello” che apriranno definitivamente i cittadini alla modernità (quest’ultimo programma fu un’ottima palestra pergrafici italiani quali Armando Testa e Osvaldo Cavandoli). Il 36

numero di abbonati salirà in modo vertiginoso negli anni subito successivi fino a superare i tre milioni con l’inizio del decennio successivo. Già dai primi anni la Rai era riuscita a cambiare radicalmente gli stili di vita e i comportamenti dei cittadini; sep-

pur non uno strumento indispensabile l’apparecchio televisivo raccoglieva attorno a se i lavoratori usciti dalla fabbrica così come intratteneva i clienti dei cinematografi tra uno spettacolo e l’altro. Non è affatto casuale che i fratelli castiglioni siano sta-

ti chiamati a collaborare con l’azienda italiana per più di un decennio visti gli elementi visionari del loro lavoro che perfettamente sposavano la missione dell’epoca della Rai, un progetto che doveva essere attuale e crescere velocemente concen-


trandosi allo stesso tempo sulla pubblicizzazione del programma televisivo senza però far perdere interesse per quello radiofonico. Da segnalare inoltre il fatto che lo studio degli architetti si era già reso partecipe anni prima di

alcuni lavori che lo avvicinarono al campo radiofonico, il più famoso dei quali è il radio ricevitore “547”realizzato per Phonola nel 1939 da Livio e Pier Giacomo Castiglioni con l’aiuto di Luigi Caccia Domignoni, in relazione a tale progetto venne al-

lestita la mostra della radio alla VII Triennale di Milano, cui aiutò anche Achille; se ne può quindi dedurre che il mondo radiofonico rappresenti l’esordio progettuale del “maestro” (Achille non amava tale appellativo, ma è inevitabilmente di-

venuto tale negli anni, seppur indirettamente, di un’immensa generazione di designer). Nel corso degli anni che passarono tra il 1947 ed il 1961 (anno della nascita del secondo canale televisivo e trasferimento dello studio dei Fratelli Castiglioni 37


in piazza Castello) i due architetti portarono a termine circa venti lavori dedicati agli allestimenti per l’emittente italiana (In un certo senso si può quasi dire che siano cresciuti insieme e che proprio grazie alla Rai, Achille e Pier Giacomo sono sta38

ti in grado di valorizzare il loro tandem lavorativo). In particolar modo il decennio del 1950 può essere analizzato come il primo della “maturità professionale” degli architetti, in cui i lavori si sdoppiavano tra padiglioni pubblicitari e mostre

di prodotti radiofonici e televisivi: i primi basati su concetti più astratti e atti a pubblicizzare un servizio, i secondi invece erano più simili a grandi magazzini organizzati da Anie e Phonola con l’obiettivo di raccontare prodotti dei brand più at-

tuali (dove la Rai si presentava con piccoli stand). Proprio gli anni compresi tra il 1951 ed il 1959 vengono tutt’ora definiti da alcuni critici come “Un’esplosione di creatività, nel design sia degli spazi, che dei prodotti”3, ciò anche grazie ad un committente


Studio per mostra della radio e della televisione Achille e Pier Giacomo Castiglioni Milano 1947

“illuminato”, e in grado di prendersi valide libertà progettuali, come poteva essere la Rai dell’epoca. Nelle pagine che seguiranno saranno elencati i punti salienti del lavoro di creazione di padiglioni fieristici per l’azienda di telecomunicazioni, sot-

traendo all’elenco quelli realizzati sul finire degli anni ’40 per via di una eccessiva precocità lavorativa riscontrabile sia nell’azienda ed altrettanto nella produzione dei Castiglioni. Come ricordò Achille Castiglioni stesso nel 1985: “Gli allestimenti

Rai del 1947 e 1948 hanno proprio la debolezza di chi inizia […] questi primi esempi sono di una elementarità che dimostra come stessimo affrontando per la prima volta il problema”. Virginio Briatore; Everyday Master; Design Week; agosto 2001 3

39


La Rai di Erberto Carboni

Collage progettuale per l’ingresso della mostra Rai alla Triennale di Milano Studio ACPG Grafica: Erberto Carboni Milano 1949

40


Con la Rai, nel 1948, cominciò una lunga collaborazione che durò fino agli ultimi anni della sua vita. Erberto Carboni verrà riconosciuto negli anni del dopo guerra italiano come uno dei maestri della grafica pubblicitaria contemporanea e

del suo uso nei padiglioni fieristici. La sua tecnica d’esposizione è stata più volte elogiata da artisti del calibro di Giò Ponti ed in particolare Herbert Bayer: “Carboni è un progettista che dedica la sua fantasia a compiti che riguardano ogni uomo,

pur mantenendosi sempre bene aderente alla realtà. Non parla di spinte interiori irresistibili verso l’illimitata espressione di se stesso, ma delle sue responsabilità verso i problemi e gli scopi del cliente. […] il primo obiettivo di Carboni,

quando comincia a lavorare attorno a un progetto d’esposizione, è quello di organizzare il soggetto, seguito subito dopo dall’organizzazione del progetto. Allorchè questi elementi fondamentali sono stati risolti in modo sufficiente, entrano in 41


Logotipo Radio Audizioni Italiane Erberto Carboni 1949

gioco la fantasia e l’immaginazione. Le concezioni plastiche dell’artista cominciano a prendere forma durante questa fase del lavoro”4. Proprio in questo modo di operare si trovano già le prime affinità con Achille Castiglioni che, nel 42

citare Calvino, era solito dire: “La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane”5. Risulta chiaro, leggendo la testimonianza di Bayer, come la Rai potesse esser lieta di avere tra le fila un progettista del calibro di

Erberto, che comunque riusciva sempre a inserire la sua firma in ognuno dei suoi lavori (come vedremo: nei “suoi” padiglioni figurano spesso le forme geometriche e spigolose accompagnate spesso da lavori di tipo scultoreo, molto amati

dal designer). Tra i lavori puramente grafici di carboni dedicati al marchio Rai ricordiamo piacevolmente il primo marchio del 1949, con le lettere squadrate e il puntino sulla i, al quale, nel 1953, sempre Carboni aggiunse il logo Tv,


Erberto Carboni con elementi plastici presso il padiglione Rai del 1953 Milano 1953

con la T grigia sopra una V bianca, su una base nera. Erberto, oltre che disegnatore di manifesti e locandine, fu il creatore della seconda sigla del Telegiornale (sarà proprio lui ad inserire nell’immagine aziendale della Rai l’elemento del

traliccio, sinonimo di tecnologia rampante, che la accompagnerà negli anni avvenire), che andò in onda a partire dal gennaio del 1954, giorno delle prime trasmissioni regolari della Rai. Allo stesso modo è di sua creazione anche il monoscopio del-

la Rai, mandato in onda interrottamente dal 1954 al 1977. Realizzò anche la prima, celebre, sigla televisiva dell’inizio trasmissioni. Questa sigla, sulle note del “Guglielmo Tell” di Gioachino Rossini, fu trasmessa dal 1954 al 1986, due anni dopo la

sua scomparsa così come la sigla di chiusura delle trasmissioni, andata in onda anch’essa dal 1954 fino al 1986 su musiche di Roberto Lupi (titolo del brano: Armonie del pianeta Saturno), a conclusione dei programmi della giornata. Solo 43


Marchio televisivo “TV” Erberto Carboni 1953

apparentemente le due sigle sono uguali: a parte la differente musica, nella sigla di apertura l’onda elettromagnetica si svolge dall’alto verso il basso mentre in chiusura il movimento è inverso. Tutto questo lavoro venne svolto da senza mai 44

abdicare da una sua idea della grafica e della pubblicità: colta, razionale, consapevole, rispettosa delle intelligenze e delle sensibilità. Herbert Bayer; Exhibitions and display; Erberto Carboni; Silvana ed.; 1957. 5 Le età dell’uomo; Italo Calvino; Eri; Torino 1982. 4

Studio Siglaper d’apertura sigla del del Telegiornale telegiornale Erberto Erberto Carboni Carboni 1954 1954


45


Interni X Triennale di Milano Studio ACPG con Roberto Menghi; Augusto Morello; Marcello Nizzoli; Alberto Rosselli Grafica: Michele Provinciali Scultori: Lorenzo Pepe; Pittore Mauro Reggiani Milano 1954

46


X Triennale 1954 Mentre la Rai era fortemente impegnata nell’organizzare l’intricato palinsesto del primo anno di trasmissioni televisive, i fratelli Castiglioni furono chiamati dal comitato della Triennale per allestire la sala del disegno industriale in occasione della decima edizione. Questo progetto verrà poi definito, anni più tardi, “il cuore stesso dell’intera esibizione”6. Con il neonato concetto di “industrial design” ci si pose finalmente il problema della forma nel processo produttivo costituendo il Approfondimento

momento fondamentale di incontro tra arte e industria. Quest’idea nacque con l’inizio del XX secolo in concomitanza con la decadenza dell’artigianato per poi essere teorizzato quasi definitivamente dagli esponenti del Bauhaus. L’intervento della scuola tedesca contribuì a innescare un meccanismo di formazione di scuole ed associazioni di design che portarono in pochi anni ad una concreta elevazione qualitativa della produzione industriale. L’obiettivo postosi dagli ordinatori della sala del disegno industriale alla X

triennale di Milano era quello di mostrare “quali risultati recenti abbia ottenuto questa rinnovata collaborazione fra la tecnica e la fantasia”7. Per fare ciò i due architetti si fregiarono di cinque nuovissimi collaboratori (Roberto Menghi, Augusto Morello, Marcello Nizzoli, Alberto Rosselli, Michele Provinciali, Lorenzo Pepe e Mauro Reggiani) con alcuni dei quali rimasero in contatto per molti anni a venire. Sui quarantasette tavoli di altezza variabile, dispo47


sti nella sala visibile già dallo scalone principale, sono presentati 150 tra i migliori oggetti che il panorama del design potesse offrire nel 1954. Achille sfruttò inoltre tale occasione anche per studiare approfonditamente il panorama radiofonico e televisivo internazionale grazie ai molti prodotti provenienti dall’estero. Tutto l’ambiente era illuminato da ventidue ampie lampade in tela bianca a forma di campanula progettate dai fratelli Castiglioni per l’occasione. I prodotti vennero accostati per affinità formali ed 48

illustrati dettagliatamente dalle didascalie di Augusto Morello e le illustrazioni di Michele Provinciali (che miravano a sottolinearne funzione e processo costruttivo). Il compito della grafica in questo locale era quello di esplicare il funzionamento dei singolari oggetti e collegare, talvolta, la forma con la funzione. Vittorio Gregotti; Italian Design 1945-1971; Italy: The new domestic landscape; New York graphic society; 1972. 7 Augusto Morello; Mostra dell’ “Industrial Design”; Decima Triennale di Milano; Novembre 1954. 6

Approfondimento


Pianta della sala dell’industrial design alla X Triennale di Milano con disposizione interna di tavoli e lampade. Achille e Pier Giacomo Castiglioni Milano 1954

Approfondimento

49


Interni X Triennale di Milano Studio ACPG con Roberto Menghi; Augusto Morello; Marcello Nizzoli; Alberto Rosselli Grafica: Michele Provinciali Scultori: Lorenzo Pepe; Pittore Mauro Reggiani Milano 1954

50


51


Achille Castiglioni

52


N

ato nel 1918 a Milano, Achille Castiglioni comincia, subito dopo la laurea nel marzo del 1944, la sua attività nello studio di architettura già avviato sei anni prima dai due fratelli maggiori Livio e Pier Giacomo portando

avanti sin dall’inizio una ricerca nell’ambito materico e progettuale. A partire dal 1945 svolge una vita professionale intensa e diversificata, estesa in modo particolare ai campi della progettazione architettonica, del design di prodotto e allestimen-

ti di mostre e padiglioni fieristici. Nel corso degli anni ha sempre operato in tandem con il fratello maggiore Pier Giacomo fino alla sua scomparsa (1913-1968; lo scrittore Dino Buzzati li definirà: “Un corpo con una testa sola”); ad essi si affiancava

alle volte il terzo fratello Livio (1911-1979). Oggi è ricordato maggiormente per il suo lavoro svolto nel campo dell’industrial design a cui si dedicò sia in ambito di ricerca che di produzione; non casualmente figura tra i fondatori dell’ADI (As53


sociazione del Disegno Industriale) nel 1956. A partire dal 1947 ha collaborato a svariate mostre per la triennale di Milano toccando gli ambiti più disparati. Comincia poi nel 1969 il suo lavoro come docente di “Progettazione artistica per l’in54

dustria” e “Arredamento e Disegno Industriale” presso le facoltà di architettura dei politecnici di Torino, prima, e di Milano, dopo. Ad oggi rimane uno dei più ricordati e stimolanti docenti dei suddetti corsi; tenuti e presentati come un gioco

atto a stimolare la curiosità degli alunni. Questo fu possibile proprio grazie al metodo con cui svolgeva le lezioni: totalmente incapace di annoiare il suo pubblico e provando piacere nel divertire in modo didattico; per avere un idea si può fare ri-

ferimento alla conferenza di mezz’ora tenuta nella città di Aspen nel 1989. In quell’occasione Achille riuscì ad intrattenere in italiano un pubblico anglofono trasmettendo ai suoi ascoltatori l’amore per la ricerca progettuale e per il processo di


Achille Castiglioni e Pier Giacomo Castiglioni nello studio di piazza Castello 27 Milano

industrial design. A confermare il forte spirito del designer è proprio la memoria di tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui, in ambito lavorativo e non. La figlia Giovanna ricorda spesso: “Con lui ho giocato tutti i giorni, fino ai miei 30

anni. Non siamo mai cresciuti, siamo rimasti due giovani amici che scherzavano in continuazione in modo spensierato e serio allo stesso tempo, in modo estremamente costruttivo. Mi ha insegnato a osservare il mondo con curiosità.

Devo a lui il mio carattere solare e l’allegria che mi porto nel cuore tutti i momenti”8. Nel 2001 il Politecnico di Milano lo annovera con la laurea ad honorem in disegno industriale, assieme a pochi altri (Marco Zanuso e Thomas Maldonado per

l’esattezza), per l’inaugurazione del neonato corso di studi, primo del genere in Italia. Muore l’anno seguente lasciando come eredità un patrimonio artistico che pochi altri prima di lui sono riusciti ad accumulare durante la loro 55


International design conference Aspen 1989

carriera. Achille Castiglioni viene ricordato da allora come uno dei più prolifici ed amati Architetti-designer del XX secolo; riconosciuto a livello internazionale ed amato per i lavori sempre attuali e tal volta visionari nei sopra citati 56

ambiti. Il campo del disegno industriale, come già detto, è sicuramente quello per cui il progettista è meglio ricordato. Con a suo nome oltre duecento progetti per prodotti di design (molti dei quali tutt’ora in produzione) e vincitore di

numerosi premi per il “compasso d’oro” (1955, 1960, 1962, 1964, 1967, 1979, 1984, 1989), il suo lavoro è tutt’ora oggetto di studi ed analisi da parte di futuri progettisti e storici del design internazionali e non. Dopo una breve analisi del loro

lavoro si può già vedere come Achille e Pier Giacomo siano stati in grado di spaziare in molteplici ambiti, sperimentando nuovi materiali sempre con l’obiettivo di incuriosire chiunque entrasse in contatto con i loro prodotti la cui forma, spes-


so amichevole e giocosa, era sempre il risultato di una lunga ricerca e non sfociava mai nel settore artistico. Questo concetto risalta maggiormente se si pensa alle sedute “Sella e Mezzadro”, il cucchiaio per barattoli “Sleek”, la serie di oggetti “Servi” o

la lampada “Arco”. L’ambito architettonico puro è invece quello meno esplorato dai Castiglioni ma non per questo motivo di minor valore. La commissione maggiore fu sicuramente quella della camera di commercio, industria e agricol-

tura di Milano del 1958: un lavoro magistrale per cui gli architetti progettarono tutto, dal recupero dell’edificio dismesso fino all’arredo interno; molti dei pezzi disegnati in tale occasione sono oggi tra i meglio ricordati del duo ( due su tutti: il

lampadario “Saliscendi” e le poltroncine impilabili “Babela”). Non va però dimenticato che spesso i fratelli eseguivano anche lavori architettonici su commissione personale e proprio in questi lavori sono stati in grado di sperimentare soluzioni 57


Achille Castiglioni nello studio di piazza Castello 27 Milano

costruttive e spaziali che si rivelarono sicuramente utili nel campo degli allestimenti: decisamente più esaminato dai Castiglioni. Proprio quest’ultimo ramo merita di essere analizzato con più calma, questo perché non solo è il campo in cui i due 58

fratelli hanno lavorato maggiormente e per i cui lavori sono stati definiti: “vertici internazionalmente più elevati di questa disciplina”9; ma anche per via del fatto che proprio grazie alle numerose collaborazioni è stato possibile per i due fratelli

capire quanto fosse importante la convivenza con altri progettisti al di fuori della “famiglia” e, soprattutto, del campo progettuale. “Cancellate l’idea dello splendido isolamento d’artista – diceva Achille – Un oggetto di design è il frutto dello

sforzo comune di molte persone dalle diverse specifiche competenze. Il lavoro del designer è la sintesi espressiva di quel lavoro collettivo”10. In tal modo il lavoro veniva sviluppato in team con grafici, spesso diversi, accuratamente scelti per


l’occasione. Era compito dei due architetti costruire degli scheletri semplici e trasparenti ma ricchi di elementi visivi che venissero integrati dalla comunicazione del collaboratore del momento, accuratamente selezionato assieme all’azienda

committente. Fu proprio grazie alla grande varietà di location proposte, collaborazioni e tematiche è stato possibile creare delle valide messe in scena sperimentali dando così la possibilità ai fratelli di entrare in contatto e spaziare nel campo del desi-

gn in maniera trasversale sin dalla tenera età. Non stupisce infatti pensare che dopo tanto lavoro in un ambito così vasto siano poi cresciuti altrettanto a livello lavorativo nel settore del disegno industriale.

Ricordando Achille Castiglioni, Giovanna Castiglioni, 2011. 9 Allestire Oggi; Beppe Finessi e Italo Lupi; Treccani; Luglio 2012 10 Consigli d’autore; Achille Castiglioni; L’espresso; aprile 1992. 8

59


Achille Castiglioni e Max Huber

Interni padiglione Montecatini Studio ACPG Grafica: Max Huber Milano 1967

60


Max Huber nasce a Baar, nel Canton Zugo, nel 1919 e dopo aver frequentato il Ginnasio, studia grafica presso la Kunstgewerbeschule di Zurigo dove segue con particolare entusiasmo le lezioni di Alfred Willimann. In questo perio-

do ha modo di conoscere numerosi grafici e artisti svizzeri, tra cui Werner Bischof, Emil Schultess, Josef Müller-Brockmann, Hans Neuburg e Max Bill. Al termine della sua formazione decide di trasferirsi a Milano dove stringerà

un forte legame con la capitale del design italiano lavorando nello studio di Antonio Boggeri luogo dove ha l’occasione di conoscere Erberto Carboni, soggetto che poco tempo dopo lo introdurrà ad Achille e Pier Giacomo.

Rapporto tra i più robusti dell’ambito, quello tra i fratelli Castiglioni (in modo particolare Achille) e Max Huber è un sodalizio nato nel 1948 in occasione delle prime commissioni di allestimenti per la Radio italiana. Il grafico sviz61


zero, fortemente richiesto da Erberto Carboni, in questi primi anni di lavoro milanese ha la possibilità di cimentarsi con piccoli supporti grafici all’interno dei padiglioni realizzati per la Rai come ad esempio il pannello pubbli62

citario posto all’ingresso dell’esposizione del 1949 (tra gli anni 1948 e 1950). Il sodalizio generatosi possiede tutte le qualità di un legame fraterno e giocoso che generò un susseguirsi di lavori e commissioni professionali e persona-

li tra i due progettisiti. In particolar modo ricordiamo alcune tra le tappe principali della storia dell’exhibit design italiano: Nel 1955 Max collabora alla mostra internazionale sul petrolio realizzata dai Castiglioni a Napoli per

ENI; in quest’occasione si evince come l’apporto dato dal grafico svizzero sposi perfettamente il lavoro architettonico realizzato, specialmente per i giochi d’ombre, realizzati con forme retro-illuminate, pronti ad accogliere il visitatore


Interni padiglione ENI Studio ACPG Grafica: Max Huber Milano 1958

all’interno della struttura; ed al tempo stesso il montaggio grafico della comunicazione posta sul traliccio pubblicitario posto all’esterno. Nel 1958 è da segnalare il supporto grafico realizzato per un ulteriore mostra ENI realizzata

alla XXXVI triennale di Milano. Per questo avvenimento fu costruita una grossa struttura a gradoni sfalsati e compito di Max Huber era la copertura grafica della facciata della scala gigante; venne deciso di applicare l’immagine

comunicativa aziendale sulla costruzione in modo da renderne possibile la lettura solo da pochi metri dall’ingresso. In caso contrario il continuo movimento delle forme applicate sulle alzate generava necessariamente dei giochi

grafici in grado di generare magnifiche forme astratte e casuali. Il 1963 è l’anno che consacra i due designer e li consegna definitivamente alla storia del disegno d’allestimenti, e lo fa in occasione della mostra “Le vie d’acqua: da Milano 63


al mare”. Il team viene messo di fronte al problema di raccontare la storia della navigazione sui corsi d’acqua fluviali del nord d’Italia per poi promuovere l’organizzazione di un nuovo ed efficiente sistema di rotte che prendesse anche 64

spunto da quelle meglio organizzate sulle idrovie europee. Il rischio di banalizzare il problema era molto alto, soprattutto considerando che il tempo per organizzare l’intero allestimento era decisamente ristretto e con conseguente incer-

tezza riguardo l’arrivo del materiale necessario. Achille, Pier Giacomo e Max affiancati da Livio e Luciano Damiani ottengono il risultato perfetto mediante la ricostruzione astratta dei corsi d’acqua con delle travi di legno grezzo

comunemente usate in cantiere, sulle quali vennero stampate le attente didascalie di Huber, illuminate da luci da officina; il tutto era accompagnato da un caldo commento sonoro che richiamasse l’ambiente costruito (con l’ausilio di


Interni padiglione Montecatini Studio ACPG Grafica: Max Huber Milano 1967

rumori quali anatre fluviali, gracidare di rane e motori d’imbarcazioni). Gli spettatori, immersi in un ambiente del tutto nuovo, vengono trasportati senza mai annoiarsi lungo il percorso e i fratelli Castiglioni dimostrarono nuova-

mente di saper cogliere la semplicità e la provvisorietà richieste da un allestimento, nonostante l’arduo incarico ed il tempo limitato. Nel 1966 e nel 1967 i Castiglioni e Huber si trovano nuovamente alle prese con una commissione

Montecatini per due anni di fila. In entrambe le occasioni viene deciso di sperimentare le possibilità date dai giochi di riflessi (questo per via anche della mancanza effettiva di spazio in cui lavorare) ed i risultati sono maestosi: Nel 1966

per la mostra “Chimica = Agricoltura più ricca” viene costruita una sala luminosissima generata dal forte uso del bianco su pavimento, soffitto e pareti fatta eccezione per una di queste che invece fu sostituita con uno specchio; il tutto 65


Interni padiglione “Le vie d’acqua” Studio ACPG Grafica: Max Huber Milano 1963

costellato di nastri di seta rosa ed azzurri (l’obiettivo era quello di sensibilizzare i visitatori sul tema delle nascite in rapporto alla crisi della fertilità terrena per poi mostrare i prodotti chimici in listino). Nel 1967 in occasione di “Chimica 66

= un domani più sicuro” si conclude la ricerca stilistica del trio sfociando in un perfetto lavoro di bianchi e riflessioni atti a implementare il piccolo spazio a disposizione. A tal proposito le affissioni di Huber riescono pienamente nell’in-

tento di “proiezione” verso il futuro dell’uomo raccontando quello che Montecatini voleva rappresentare come il mondo del 2000. Ai padiglioni allestiti bisogna sempre affiancare, nel parlare di Max Huber, la forte influenza che ebbe

in ambito di industrial design su Achille. Disegni concepiti assieme risultano gli orologi “Record” per Alessi (1988) ma anche progetti personali come il grembiule porta oggetti da lavoro, caratterizzato da colori sgargianti e realizzato


per gioco in una giornata uggiosa del 1967 al fine di “ammazzare il tempo”. Il legame, rimasto sempre indissolubile, si sciolse solo con la morte del grafico nel 1992 ed a testimoniare la forza della relazione rimane la poesia “qua-

ranta” (riportata nella pagina seguente) scritta da Achille Castiglioni nel 1990, appena due anni prima della dipartita del grafico, in occasione dei circa quaranta anni di collaborazioni.

67


“Quaranta.

Max: il più giovane dei giovanissimi, il giovanissimo tra i più vecchi, di altissima statura, il più grande tra i più grandi, più milanese tra gli italiani, più svizzero tra i mondiali, Progettista di massima qualità di brillante creatività attentissimo precisissimo uomo di grande libertà. Ama: la forma grafica Aoi i gatti il lavoro. 68

Concretamente anticonformista non dice bugie ne a lui ne agli altri evita le inutili parole ma si esprime con l’essenzialità del suo segno. Per gli altri insieme abbiamo realizzato mostre e fiere abbiamo illuminato e sonorizzato ambienti. Dagli altri abbiamo preso premi e riconoscimenti internazionali. Per noi abbiamo sparato razzi lanciato mongolfiere acceso fuochi alzato aquiloni ci siamo tuffati nell’acqua e nel vino lavorando con passione e piacere. È stato molto bello c’è ancora tempo abbiamo appena incominciato.

Ho lavorato con lui. Ho parlato con lui. Ho giocato con lui. Dal cinquanta al novanta son quaranta, di amicizia e di lavoro.


69


1951 Padiglione RAI XXIX Fiera campionaria di Milano “Il Programma culturale� Achille e Pier Giacomo Castiglioni Erberto Carboni, Max Huber 70


U

na Rai ancora pre-televisiva ma già con lo sguardo rivolto verso il futuro dell’attività entra in un decennio di fermento culturale e tecnologico e coglie l’occasione di raccontare un progetto nuovo sugli sviluppi della diffusione radiofonica e per

farlo si serve del suo progettista di punta: Erberto Carboni a cui affianca i due architetti-designer emergenti: i fratelli Castiglioni (già con alcune esperienze nel settore effettuate negli anni 40) e Max Huber. Il Padiglione realizzato per la “Fiera di Milano” del 1951

venne costruito all’interno dell’Auditorio di Milano, i visitatori venivano convogliati attraverso un atrio in cui era affisso il logo Rai accanto ad una scultura di forma organica in un percorso accuratamente studiato. Mentre Erberto Carboni soprintendeva l’intero

padiglione, occupandosi in particolare della sala delle “trasmissioni verdiane”, venne affidata agli architetti la realizzazione della sala relativa al “palinsesto”. In tale sala venne deciso di creare un’istallazione spiraliforme con degli accostamenti di bianchi e di 71


Dettaglio padiglione Rai Studio ACPG Grafica Erberto Carboni e Max Huber Milano 1951

neri il cui contrasto fu accentuato da una forte luce artificiale indiretta (già in questi primi esercizi risalta la maestria di Achille Castiglioni nell’uso dell’illuminazione). Tale spirale posta a mezza aria al centro della stanza giocava con la stampa applicata al soffit72

to (anch’essa caratterizzata dal medesimo profilo) che, verniciata con sostanze fluorescenti contribuiva a creare un gioco di forme leggermente disorientante ma al tempo stesso piacevole il cui intento era quello di esplicare letteralmente il “turbine” di infor-

mazioni del vasto palinsesto radiofonico che la Rai aveva in programma per gli anni avvenire mediante il concetto di “foglio srotolato”. La consapevolezza della forza dello strumento radiofonico è confermata dalle parole di Achille molti anni più tardi: ”per la

singolare facoltà di parola, che la rende quasi presenza animata nel panorama domestico la radio è forse il più emblematico tra gli oggetti d’uso che hanno contribuito a mutare profondamente le condizioni di vita del XX secolo”11. Lungo tutte le pareti verticali e


Esterno Auditorio di Milano Milano 1951

73


Interni padiglione Rai Studio APGC Grafica: Erberto Carboni e Max Huber Milano 1951

74


sulla la stessa spirale viene rappresentato da Huber (in pieno metodo “Carboni”) il palinsesto mensile di programmazione redatto da un regista Rai riguardante solamente il neonato programma culturale (comunemente chiamato “terzo programma”) tra-

mite l’ausilio di immagini e testi. In modo tale ogni visitatore dapprima si troverà spiazzato davanti alla quantità di possibilità per poi essere catturato dal meticoloso e preciso lavoro di programmazione ed infine ammaliato dall’enormità di eventi in piano per

un solo mese (la radio stessa cominciava finalmente a trasmettere in continuazione e le pause tra un evento e l’altro si assottigliavano sempre di più). In questo padiglione i grafici sfruttano alla perfezione l’ambiente costruito dai fratelli Castiglioni dimostrando

una precisione, pulizia e capacità di sintesi fuori dal comune. Il bilanciamento di forme e immagini riesce a spiegare perfettamente la scaletta, disorientando senza però spaventare.

75


Erberto Carboni Designer Parmigiano di origine e formazione, Erberto Carboni nasce nel 1899 si trasferisce a Milano nel 1931 e dopo gli studi di architettura inizia da subito un ottimo lavoro come freelance. Collaborò inoltre come come consulente esterno con lo “Studio Boggeri”, di Antonio Boggeri, uno dei primi maestri della comunicazione in Italia, che fu il trampolino di lancio suo e di altri futuri grafici di fama internazionale (tra cui Huber e Munari). Tra la seconda metà degli anni trenta e gli anni sessanta, Carboni firmò le campagne pubblicitarie di numero76

se grandi aziende, diventando spesso il fautore della loro crescita sul mercato nazionale e internazionale, motivo per cui la richiesta dei suoi servigi crebbe in modo esponenziale e in poco tempo divenne uno dei grafici più influenti del paese grazie alle sue grafiche moderne e colori vibranti. Collaborò in particolare con l’Olivetti, nel 1935, con la Shell, nel 1937, con la Motta, nel 1939, con la Barilla (dal 1952 al 1960), con la Bertolli, dal 1952 e con la Pavesi(dal 1958 al 1970). Oltre che come

grafico ed allestitore, Erberto portò avanti nel tempo numerosi progetti personali che spaziavano tra i maggiori ambiti artistici come la scultura, l’illustrazione e la pittura astratta. Le sue tele dedicate alle forme ad al colore sono dei chiari esempi del suo “stile” architettonico e testimoniano l’uso prediletto dei colori forti, basta pensare ad opere come “Babele astratta”, “architettura triste” ma anche lavori più plastici come le sue “Cadute sassi” od i totem che era solito a costruire in occasione dei suoi allestimenti fieristici. Approfondimento


Dettaglio ingresso padiglione Rai Studio APGC Grafica: Erberto Carboni e Max Huber Milano 1951

Approfondimento

77


Dettaglio manifesto padiglione Montecatini in occasione dei 75 anni Erberto Carboni Milano 1963

I lavori di Carboni svolti al fianco di Achille e Pier Giacomo si limitano prevalentemente a quelli realizzati per la radio e la televisione. Di questi ricordiamo le prime mostre intercorse tra il 1947 ed il 1949 e i due padiglioni del 1951 e del 1953. 78

A questi due si aggiunge il padiglione “75 anni di ricerca e lavoro” realizzato in occasione dell’anniversario dell’azienda fiorentina Montecatini nel 1963. Seppur non dei più longevi, probabilmente per via dell’età avanzata del grafico, la presenza

di Erberto nella vita produttiva di Achille è rapportabile a quella di un insegnante. Dobbiamo ringraziare l’esperienza del designer di casa Rai se Achille ha avuto la possibilità di lavorare tanto a lungo con l’emittente entrando così in contatto

con Huber e, come vedremo più avanti, tanti altri compagni di vita. Inoltre si deve proprio a questi primi esperimenti l’apprendimento di Achille e Pier Giacomo della necessità di dover essere spesso affiancati da grafici nel processo di allestimento.

Prefazione di Achille Castiglioni al libro “Radio d’epoca”; Mondadori; Milano; 1995 11


PubblicitĂ per la fiera di Milano Piazza del Duomo Milano 1951

79


1952 Padiglione RAI XXX Fiera campionaria di Milano “Ieri, oggi e domani� Achille e Pier Giacomo Castiglioni Bruno Munari 80


P

er la prima volta dopo anni i fratelli decidono di collaborare con dei progettisti di stampo decisamente più artistico per raccontare il tema della comunicazione del futuro in contrasto con il presente ed il passato. Il 1952 è uno degli anni più floridi

per l’ambiente radiofonico della penisola, questo per via dell’ancora precoce sviluppo televisivo (limitato alle città di Torino e Milano) rapportato al forte abbassamento dei prezzi degli apparecchi radiofonici. In questi anni quasi ogni italiano possiede una radio e la

ascolta quotidianamente; lo scopo dei progettisti in questo allestimento è quello di descrivere gli sviluppi che avrà il focolare domestico quando, di lì a pochi anni, si vedrà nascere la televisione. In una piccola sala vengono ricreati tre locali che raccontano l’evolversi

della casa italiana intorno al mezzo di svago principale; ciò avviene attraverso la ricostruzione dell’arredamento di tre ambienti domestici collocati nel tempo passato, presente e futuro (1890-1910; 1952 e 19532000) sottolineando il contrasto tra il decorativismo 81


Interni padiglione Rai Studio APGC Grafica: Bruno Munari e Silvano Taiuti Milano 1952

quasi eccessivo del secolo precedente e il razionalismo dell’ambiente casalingo moderno e, poi, futuro. L’oggetto protagonista dei primi due è la radio come forma di principale intrattenimento e fulcro casalingo, mentre nel terzo caso subentra il televisore, appena arrivato in Ita82

lia e ancora limitato alle due città del nord; proprio del 1952 sono le prime edizioni del telegiornale. Il gruppo di progettisti decide dunque di presentare il nuovo oggetto inserendo nell’angolo della stanza un piano rialzato che contenesse l’essenza di un ipotetico living del

futuro, limitato all’essenziale e affiancato da un pannello esplicativo che descrivesse il nuovissimo televisore. Nel “living” di sezione circolare viene quindi raccontata la diffusione di informazioni presente passata e futura (in una sorta di time-line circolare) grazie alle illustrazioni

di Silvano Taiuti e il linguaggio caldo di un giovane Bruno Munari. L’introduzione originale del 1952 (pagina seguente)redatta dai fratelli Castiglioni assieme a Munari e proposta alla Rai dopo il brief di progetto resta a noi come testimone dell’evento.


Studio per la grafica della sezione “ieri� Bruno Munari e Silvano Taiuti Milano 1952

83


Ieri: (1890-1910) i mezzi che consentivano lo svago, il “ godimento della musica, della prosa, della poesia, ecc… era-

un ambiente medio e un ambiente ricco (3 radioricevitori intonati a ciascun ambiente)

no costosi, e quindi riservati ai pochi abbienti. (conseguente limitazione della cultura). Domani: (1953-2000) Con la televisione i programmi di svago, di cultura e di informazione saranno ancor più effi(Commento sonoro: “sottofondo molto debole e distorto –voce caci, attraenti e in certi generi assolutamente “nuovi” (Comdi grammofono a tromba-”) mento sonoro: “LA TRASMISSIONE TELEVISIVA sarà realizzata con proiezioni cinematografiche di film a prezzo Elemento centrale fisso: Ambiente della ricca borghesia di ridotto, sonori appositamente realizzati”) fine secolo con elementi di svago e cultura quali grammofono, pianoforte, lanterna magica, stereoscopio, giornali e Elemento centrale fisso: ambiente avveniristico con vari gazzette. Contorno esterno turistico: Auto/carrozze, aerostato, schermi televisivi incorporati nelle pareti e nei mobili dell’arlampioni a gas, locandine ecc. redamento con un contorno esterno di apparecchi ultrasonici e razzi interplanetari. Oggi: (1952) La Radio Italiana con modica spesa arriva a tutti i ceti per lo svago e la cultura con i più svariati generi Questo testo, il cui senso venne appunto rafforzato dai di programma. (Commento sonoro: “Sintesi radiofonica de- disegni di Taiuti, rappresenta la bozza di gran parte delgli attuali programmi radiofonici della Rai –durata massima le didascalie che i visitatori incontravano vagando per lo minuti 6-”) spazio, strabiliati dal balzo temporale che i tre locali offriElemento centrale rotante raffigurante un ambiente modesto, vano in uno spazio di così pochi metri quadrati.

84


Studio Pittorico per padiglione Rai Bruno Munari e Silvano Taiuti Milano 1952

85


Bruno Munari Designer meneghino, Bruno Munari a partire dal 1927 prese parte alle manifestazioni del secondo Futurismo milanese dove comincia a lavorare come pittore nel campo degli allestimenti. Mosso dalle parole di Marinetti e Paolo Buzzi partecipa attivamente alle collettive della Galleria Pesaro, dove viene concepito il movimento della “Aeropittura”, oltre che alla Biennale di Venezia, alle Quadriennali di Roma e Parigi degli anni Trenta e alle Triennali di Milano. Ricordiamo con piacere le decorazioni per la V edizione del 1933, al padiglio86

ne per la “Stazione per un aeroporto civile” disegnato da Enrico Prampolini, e per la VI edizione del 1936: “modernità: Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell’architettura moderna” anch’essa dell’artista modenese. Alla triennale del 1939 partecipa invece con una personale mostra grafica, sempre inserita nel padiglione futurista: “tradizione: Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell’architettura moderna”. A partire dal 1933 comincia la creazione delle sue “mac-

chine inutili”, congegni meccanici studiati nelle loro caratteristiche estetiche, presentate come “modelli sperimentali intesi a verificare le possibilità di informazione estetica del linguaggio visuale”. Dal 1934 al 1936 si dedicò alla pittura astratta. Nel 1948 postbellico, insieme ad A. Soldati, G. Monnet, G. Dorfles, fondò il MAC (Movimento per l’arte concreta). Negli anni Cinquanta le sue ricerche ripresero con una serie di sculture “concavo-convesse” (1949-65), di dipinti «positivo-negativi» (1951 e seguenti), di modelli sperimentali tridimensioApprofondimento


nali (Composizione sul quadrato; Sculture da viaggio; Strutture continue), fino alla sperimentazione visiva ottenuta con luce polarizzata dal 1953 in poi. Nel 1962, presso il negozio Olivetti di Milano, organizza la prima Mostra di Arte Programmata. A partire dagli anni Settanta approfondisce i suoi interessi in ambito didattico e contribuisce al rinnovamento teorico e pratico dell’insegnamento artistico creando la prima struttura abitabile trasformabile, L’Abitacolo. Da sempre molto vicino al mondo dell’infanzia e della didattica per bambini, fonApprofondimento

da nel 1977 il primo “Laboratorio per l’Infanzia” alla Pinacoteca di Brera e pubblica due anni più tardi i “Prelibri”: piccoli volumi con l’obiettivo di accompagnare i bambini alla scoperta tattile. Continua a progettare ininterrottamente fino al 1998, anno della sua morte.

87


Tra le collaborazioni di Achille e Pier Giacomo Castiglioni con Bruno Munari restano da segnalare altri tre allestimenti svolti: Il padiglione dedicato ai prodotti chimici per l’agricoltura, commissionato da Montecatini nel 1954; la sezione introduttiva dell’esibizione “Le origini” tenuta al palaz88

zo del lavoro di Torino in occasione di Italia ’61 (1961) e la mostra internazionale di radio e televisione del 1963. Merita di menzione è proprio la forte somiglianza di indole tra Munari e Achille: entrambi amanti del buon design e collezionisti di oggetti anonimi (con la sottile differenza che Achille col-

lezionava non solo oggetti dalla splendida funzione ma soprattutto quelli che erano in grado di far porre delle domande). La loro somiglianza si estendeva anche al caldo modo di approcciarsi ed il metodo didattico giocoso. Non è un caso che i due, nonostante il cammino professionale se-

guì binari diversi, strinsero conseguentemente una forte amicizia denotata da un grande rispetto reciproco, ancor più confermato dagli stessi scritti di Achille: “Il più bravo insegnante che ha capito: a chi insegnare, quando insegnare, e come continuare a insegnare con una sua eccezionale chiarezza”12.

Omaggio a Bruno Munari; Achille Castiglioni in occasione di “Munaria”; Luglio 1997. 12


Interni padiglione Montecatini Studio APGC Grafica: Bruno Munari Milano 1954

89


Dettaglio padiglione Montecatin Studio ACPG Grafica: Bruno Munari Milano 1954

90


91


1953 Padiglione RAI XXXI Fiera campionaria di Milano “La televisione� Achille e Pier Giacomo Castiglioni Erberto Carboni, Max Huber 92


Ingresso padiglione Rai Achille e Piergiacomo Castiglioni; Erberto Carboni e Max Huber Milano 1953

C

ome detto in precedenza, questo è il periodo più adiacente all’ormai concreto inizio delle trasmissioni su scala nazionale. Gli operatori Rai stanno ultimando la costruzione dei ripetitori in tutto il paese e si sta già facendo una forte

pressione pubblicitaria riguardo all’avvento del televisore. Tale apparecchio stava però già entrando nelle case dei più abbienti nella zona parzialmente già servita che era quella dell’asse Torino – Milano; il marchio della “TV” era già pron-

to e si erano già viste le prime trasmissioni del telegiornale, seppur ancora in fase sperimentale (la prima edizione risale al 10 settembre 1952 ).

Castiglioni il disegno del nuovo padiglione il cui scopo era proprio quello di dare un assaggio delle potenzialità televisive. Per farlo Achille e Pier Giacomo decidono In occasione dell’avvici- di tornare a formare un narsi di tale evento viene gruppo già sperimentacommissionato ai fratelli to in passato e chiama93


Dettaglio totem Rai presso il padiglione Erberto Carboni Milano 1953

no a collaborare Erberto Carboni e l’ormai amico Max Huber. Proprio come nel padiglione di due anni prima si nota che lo stile di Carboni la fa da padrona con le sue forme geometriche applicate ai saliscendi costruiti dagli architetti. 94

Questi profili fluttuanti delimitano il percorso della rastrelliera bianca su cui sono affisse le tappe della nascita televisiva “dallo studio di televisione allo schermo del vostro apparecchio”; il tutto corredato da piccole fotografie raffiguranti i

monitor di “test pattern” disegnati per la Rai (figure di prova inserite tra una trasmissione e l’altra che permettevano le regolazioni di segnale). Il cammino apre con la frase austera e simbolica: “Come un giorno il cinema da muto diven-

ne sonoro così oggi con la TV la radio diventa veggente” e culmina in un enorme parete su cui sono fissate altre figure irregolari simili a totem caratterizzate da un’ampia palette cromatica che accolgono le didascalie e lasciano trapelare la gran


A sinistra Copertina rivista Graphis numero 45 Erberto Carboni 1953 A destra Interni Padiglione Rai Studio ACPG Grafica: Erberto Carboni e Max Huber Milano 1953

varietà di possibilità date dal televisore (lo stesso motivo di forte impatto fu elogiato dalla rivista “graphis” nel numero 45 dello stesso anno). “La mente del visitatore – ricorda Herbert Bayer – viene proiettata nell’atmosfera fantastica di un miracolo tecnico

ed è costretta all’intuizione di una scienza che è impossibile ed è inutile apprendere nel breve percorso di una visita”13. Herbert Bayer; Aspen; Colorado; 1955

13

95


Dettaglio didascalia padiglione Rai Studio ACPG Grafica: Erberto Carboni e Max Huber Milano 1953

96


Interni padiglione Rai Studio ACPG Grafica: Erberto Carboni e Max Huber Milano 1953

97


1956 Padiglione RAI XXXIV Fiera campionaria di Milano “Radiotelevisione italiana� Achille e Pier Giacomo Castiglioni Heinz Waibl, Giancarlo Iliprandi 98


Il 1956 segna un anno di svolta per la campagna di pubblicizzazione fieristica portata avanti da Rai in quanto decide proprio in quel periodo di acquisire un capannone presso “Porta Agricoltura” (struttura messa a nuovo dai due fratelli appena tre anni prima). Tale struttura si presenta come un

magazzino dalla pianta rettangolare allungata segnata da una copertura piatta e finestre a nastro lungo tutto il perimetro. Al di sotto del piano terra cela una galleria semi-interrata accessibile tramite la rampa di scale posta sul fronte dell’edificio. Subito accanto, lo stabile è sovrastato

da un’antenna metallica che in maniera indiretta richiama i turisti all’attenzione e stimola la curiosità dei passanti. Nell’edizione del 1956 si decise dunque di costruire una catena ondulata i cui anelli sono in realtà dei profili esagonali sagomati a dimensione variabile; tali forme

snodandosi a partire dall’enorme antenna entra nel padiglione e percorre in modo quasi organico i due piani di esso divenendo in certe occasioni vero e proprio arredo dell’ambiente. Applicate sulle facce dei dischi di tale catena (la cui forma ricorda quella di un DNA, alludendo ironi99


Sezioni e piante della struttura presso Porta Agricoltura Milano 1956

camente alla composizione “genetica” della programmazione Rai) sono applicate le grafiche ed i disegni di due giovanissimi Heinz Waibl e Giancarlo Iliprandi che esplicano, in maniera gioiosa ed amichevole, il palinsesto radiofonico e televisivo. Dei due colleghi solo Iliprandi 100

aveva già collaborato in precedenza con Achille e Pier Giacomo, mentre Waibl era alle prese con una delle sue prime esperienze lavorative. In una breve intervista fatta ai progettisti poco tempo dopo risalta il piacere puro che si prova nella progettazione plastica e concreta rapporta-

ta al pubblico: “Il racconto è sviluppato su questi pannelli realizzati con una meccanica tecnologica, inventata di sana pianta, con un giunto metallico speciale, con tutti i suoi bulloni; c’è il piacere della composizione architettonica, il piacere del giunto che ti permette di mettere un pan-

nello a 30, 40, 60 gradi che gira , torna, va su, e ritorna con attaccato l’apparecchio illuminante; è un gioco […] che riesce ad essere sentito e letto dal pubblico.”


Interni Padiglione Rai Studio ACPG Grafica: Giancarlo Iliprandi e Heinz Waibl Milano 1956

101


Giancarlo Iliprandi Artista e grafico milanese, nasce nel 1925 e si diploma tra il 49’ ed il 53’ presso l’accademia di Brera rispettivamente in pittura e scenografia. Dopo aver conseguito gli attestati si dedica ad una carriera di graphic designer collaborando sin da molto giovane con i fratelli Castiglioni così come con Bruno Munari, Max Huber, Aldo Novarese e molti altri (conosciuti proprio grazie ai primi lavori); molti di questi arriverà a definirli modelli da seguire o addirittura, nel caso di Munari, “maestri”. Dagli anni sessanta in poi si af102

ferma sempre di più tra i migliori del suo genere lavorando in proprio, prima, e in rinomati studi, dopo. Oltre ad essere un prolifico grafico si ricordano molto anche i suoi lavori come art director editoriale e tipografo. Già dagli anni ’60 comincia ad essere apprezzato come uno dei migliori grafici della scena lombarda divenendo un progettista polifunzionale, attivo in campi come la fotografia, l’illustrazione e il disegno industriale, oltre che la grafica. In contemporanea ai suoi allestimenti porta avan-

ti le sue campagne per aziende come “Artflex” e “RB Rossana” intervenendo nella comunicazione visiva sia dal punto di vista pubblicitario che da quello propagandistico. Dal 1974 al 1995 intraprende una carriera accademica prima all’istituto ISIA di Urbino (di cui anche fondatore) e poi allo IED. Grafico della “scuola milanese” per eccellenza, sperimentatore tipografico e amante dei “colori violenti”. Sempre attento ai trend più attuali e mai scontato, Approfondimento


tra i più grandi riconoscimenti ottenuti figurano 4 premi per il “Compasso d’Oro” (due nel 1979, uno nel 2004 ed infine quello alla carriera nel 2011) ottenuti per il suo lavoro svolto nello studio piemontese “Nebiolo” e la creazione del carattere “Modulo”; La grafica strumentale della FIAT 131 e l’Arca di “Arca edizioni”. Si spegne nel 2016 a Milano.

vedere chiaramente il conciliarsi di due grandi passioni come quella del viaggio e quella del disegno.

Molto apprezzati sono inoltre i suoi disegni, specialmente i quaderni dei suoi viaggi in Canada, Madagascar e Tibet; dove si può Approfondimento

103


Interni Padiglione Rai Achille Castiglioni e Giancarlo Iliprandi Milano 1968

Il rapporto con Iliprandi fu uno dei più prolifici di quelli stretti tra Achille ed un grafico, terminato dopo tredici anni in concomitanza con la morte del fratello. Limitato ai padiglioni per Rai e alle mostre di radio e televisione, questo sodalizio 104

vide il suo culmine proprio nel 1968 con la realizzazione di uno dei più bei padiglioni dedicati allo “spettacolo della televisione”. In quell’occasione venne costruito un allestimento cinetico ed in costante movimento dove gli spettatori si tro-

vavano al buio ammaliati visibili tutt’ora presso la dagli enormi dischi ro- “Fondazione Achille Catanti atti a raccontare la stiglioni” di Milano. varietà dello spettacolo televisivo. A confermare la forte entità dell’amicizia rimangono biglietti e illustrazioni dell’artista come omaggio all’architetto, tali prodoti sono


Interni Padiglione Rai Achille Castiglioni e Giancarlo Iliprandi Milano 1968

105


1958 Padiglione RAI XXXVI Fiera campionaria di Milano “L’eruovisione” Achille e Pier Giacomo Castiglioni Heinz Waibl 106


C

on lo sviluppo esponenziale della televisione ormai entrata sempre di più a fare parte delle vite degli italiani, anche grazie al prolifico periodo del miracolo economico, la Rai decise di dedicare il suo padiglione, realizzato per la fie-

ra di Milano del 1958, al nuovissimo tema dell’eurovisione. Il primo esempio in questo senso aveva cominciato a muovere i primi passi in Italia appena due anni prima in occasione dei giochi olimpici invernali di “Cortina D’Ampezzo 1956”. Ai

fratelli Castiglioni venne commissionata la realizzazione dell’allestimento interattivo con l’obiettivo di raccontare in modo semplice e chiaro l’enorme varietà di programmi e palinsesti provenienti da tutta Europa. Il risultato è forse uno dei progetti

allestitivi migliori dei due fratelli (non casualmente riutilizzato parzialmente l’anno subito seguente ed in altre occasioni). Composta da una campata in cemento armato, l’architettura si sviluppa in lunghezza restando però bassa, sovrastata da 107


Vetrate esterne, padiglione Rai Studio ACPG Grafica: Heinz Waibl Milano 1958

una moltitudine di colonne segnate dal disegno tipico delle antenne riceventi e trasmittenti, dipinte con colori vibranti ed illuminate durante gli orari notturni al fine di aumentarne la visibilità al massimo. Il tema dell’esibizione presenta 108

una serie di grandi grafiche didascaliche che percorrono tutte le pareti e le finestre del padiglione e che, grazie all’aiuto di giochi luminosi e sonori, delimitano il percorso e i punti salienti. Tutta la comunicazione si concentra sul neonato tema dell’eu-

ro-visione accuratamente rappresentato dal lavoro di Waibl composto da una serie di riquadri televisivi (come quelli nelle pagine seguenti) che all’esterno mostravano la sigla della stazione ed il paese collegato mentre all’interno illustravano il tema e le

nuove iniziative. Tali riproduzioni erano leggermente sfalsate in modo che chiunque passasse da fuori fosse in grado di percepire la presenza di qualcosa di più e fosse portato ad entrare nella struttura per scoprirne l’essenza.


Dettaglio del tetto del padiglione Achille e Pier Giacomo Castiglioni Milano 1958

109


Dettagli fotografie di schermi televisivi affisse sulle vetrate del padiglione Rai Heinz Waibl Milano 1958

110


111


Manoscritto per materiale allestimento del padiglione Rai 1958 Achille e Pier Giacomo Castiglioni Milano 1958

Contrariamente agli allestimenti contemporanei del tempo, specialmente se si pensa alla struttura posta sul tetto dell’edificio. In questo padiglione del tutto anticonvenzionale manca volutamente ogni forma di gusto estetico e assonanza di forme. 112

In questo modo lo spettatore viene richiamato ed inserito in un ambiente molto vario e pieno di vita come può essere quello televisivo.


La Mostra della Radio e della Televisione del 1958 Nello stesso anno, presso il palazzetto dello sport di Milano, stava venendo allestita anche la mostra della radio e della televisione (come detto in precedenza i fratelli Castiglioni erano soliti a organizzare entrambi gli eventi). Dedicata alla filodiffusione e concepita assieme a Max Huber e Giancarlo Iliprandi, si tratta di uno dei pochi casi in cui la detta mostra non si limitava a esporre dei prodotti come fossero inseriti dentro un grande magazzino ma pubblicizzava un servizio vero e proprio (quindi molto più vicina ai padiglioni fino ad ora visti). Per quest’occasione venne deciso di realizzare una parete di 25 metri di lunghezza che tramite dei giochi di luce raccontavano il nuovissimo servizio Rai. Lo spettatore viene inserito all’interno di un corridoio il cui muro di sinistra e decorato da didascalie sinApprofondimento

tetiche e grandi, corredate da giochi di luce intermittente (definito simile ad un flipper o un juke-box) mentre quello di destra è pulito, in ceramica smaltata bianca con inserti decorativi in majoica blu, come ad esempio il logotipo “Rai”. Dopo un primo momento disorientante, il soggetto, comincia poi ad essere trasportato lungo il percorso fino ad un pannello contenente uno schema che racconta dettagliatamente le potenzialità del nuovo servizio (per il momento ancora limitato alle città di Milano, Torino, Roma, Napoli). Il magazine “Rassegna Pubblicitaria” elogia così il lavoro del gruppo: “Sia nella progettazione dell’ambiente che nella realizzazione grafica manca volutamente ogni ricerca di composizione e di gusto, di materiali e di colore, che si ritrova sempre negli allestimenti più moderni e raffinati. La grande parete è

solo caratterizzata dal gioco della luce colorata e dal movimento, che richiama il visitatore in un ambiente pieno di vita, senza convenzioni, quasi divertente e che ricorda i saloni affollati di giovani attorno ai flipper e ai jukebox”14. Questa particolare mostra viene infine ricordata per gli elementi illuminanti esterni: dei palloni di luce composti da un folto numero di lampadine, questo stesso elemento può essere visto come la prima fonte di ispirazione per quella che nel 1988 diventerà una delle più amate lampade di Achille, ovvero la “Teraxacum 88” Rassegna Pubblicitaria; Maggio 1959

14

113


Dettaglio Mastra della radio e della Televisione Studio ACPG Grafici: Max Huber e Gioancarlo Iliprandi Milano 1958

114


Elemento illuminante esterno alla mostra Studio ACPG Milano 1958

115


Heinz Waibl Heinz Waibl: grafico italiano classe 1931, nasce a Verona da madre austriaca e padre altoatesino, dopo il liceo artistico comincia gli studi al politecnico di Milano in un periodo di forte fermento post bellico, durante i suoi studi conosce alcuni tra i più grandi nomi della grafica internazionale con cui rimarrà in collaborazione gli anni a venire, tra questi si ricorda l’amicizia con Massimo Vignelli nata ai tempi del liceo artistico, il quale lo accoglierà nel suo studio di Chicago anni dopo. Successivamente 116

l’abbandono degli studi nel 1953 inizia a lavorare assieme a Max Huber (con cui terrà dei corsi di grafica presso la scuola umanitaria di Milano proprio sul finire del decennio) e proprio in questi anni, grazie anche al contatto del grafico svizzero, inizia a collaborare con i fratelli Castiglioni proprio come grafico per i loro allestimenti; anche se già da tempo conoscenti vista la forte amicizia (in certi casi ammirazione) di Heinz per Max Huber: “La vera iniziazione avvenne nella soffitta di via Settembrini, piena di

triangoli colorati. Si beveva gin, si sentiva il miglior jazz e si assisteva in silenzio al lavoro di Huber. Era un piacere vederlo disegnare del finto testo in Bodoni corpo 7. […] A forza di stare con Huber imparai il mestiere”15. La loro collaborazione vedrà la nascita di numerosi progetti targati Rai e Montecatini fino agli anni 60, periodo in cui Heinz abbandonerà l’Italia per lavorare da Unimark international sotto la guida di Vignelli, per poi riprendere negli anni ’80 con il suo rientro nel paese e i lavori svolApprofondimento


ti per gli allestimenti di Intel e Biticino nuovamente in tandem con Achille Castiglioni. Grafico moderno caratterizzato dal forte spirito mittel-europeo (acquisito dagli studi del Bauhaus egli insegnamenti di Max Bill) , famoso per l’uso di colori particolarmente accesi, motivo per cui contattato dai due designer milanesi in questa occasione, e la propensione all’uso dei pattern. Dotato inoltre di una propensa capacità nell’individuazione della sintesi nei suoi progetti tramite la stilizzazione astratta. Tra i suoi lavori Approfondimento

più importanti si ritrovano i marchi per “Flos” (1960); American Airlines (in collaborazione con Massimo Vignelli, 1968), Museo Montelupo (1988); identità della 12° e 15° Triennale e le numerose carte da imballaggio riportanti i suoi disegni. Alle radici della comunicazione visiva italiana; Heinz Waibl; Centro di cultura grafica di Como; 1988. 15

117


118


Dettaglio del manifesto realizzato per lo stand Biticino Achille Castiglioni e Heinz Waibl Milano 1985

Il rapporto con Waibl resta molto particolare per via dell’interruzione di oltre vent’anni durante il periodo newyorkese di Heinz, testimonianza del fatto che questi sodalizi, seppur non sempre attivi, tenevano in contatto i progettisti anche se separati da tempo e forte

distanza. Negli anni antecedenti il 1963 Vediamo il grafico veronese prendere parte a molti padiglioni di Rai e Montecatini (1956 e 1958 per l’emittente; 1962 e 1963 per l’azienda chimica), queste collaborazioni lo vedranno lavorare (come abbiamo visto) a tutto il reparto grafi-

co dei suddetti eventi. Il grafico partirà poi per l’America dove passerà parecchi anni, al termine della collaborazione con Massimo Vignelli e suo rientro in Italia Heinz verrà ricontattato dall’ormai “solo” Achille per collaborare alla realizzazione degli stand e delle mostre per Biticino

(1987, 1989, 1990-1993) dove le mansioni saranno analoghe. In questo particolare caso studio si può vedere il gap, dovuto in parte al periodo storico ed in altra parte all’esperienza di Heinz, presente nello “stile” dei lavori svolti prima e dopo il periodo americano. 119


1959 Padiglione RAI XXXVII Fiera campionaria di Milano “Telescuola” Achille e Pier Giacomo Castiglioni Pino Tovaglia 120


S

ulla scia dell’enorme successo del padiglione dell’anno precedente venne commissionato ai progettisti nel 1959 un nuovo lavoro destinato al concetto chiave dell’istruzione; ovvero come la Rai (radio e televisione) potesse essere di supporto alla scuola

nell’educazione dei giovani che non avevano la possibilità di seguire i normali studi e, nella formazione professionale e soprattutto nel lungo processo di alfabetizzazione della penisola. Conseguentemente a questi propositi nascerà subito dopo, nel 1960, il program-

ma “Non è mai troppo tardi” che per i successivi nove anni si dedicherà a questi nobili obiettivi. In aggiunta alla concezione di una televisione didattica permane uno degli ultimi effimeri tentativi di dare ancora risalto alla radio in un periodo che, iniziato

dieci anni prima, sta velocemente segnando il declino dell’ascolto radiofonico in favore del piccolo schermo. Il padiglione rimase il medesimo (nella struttura che ormai da tre anni era “di casa”) per quanto riguarda l’impatto esterno, venne quindi mantenuta la 121


Struttura abbandonata del padiglione prima del restauro. Milano,1959

forma definita a “stazione radio” con la sua selva di antenne multicolore. Dopo un necessario restauro della struttura espositiva in quanto abbandonata l’anno precedente e mai tenuta sotto controllo si decise dunque di rivoluzionarne gli interni e lavorare sulle 122

ampie vetrate. “Il nostro intervento – ricordano i progettisti - era quello di fare in modo che quel tipo di architettura, che sembrava una piccola stazioncina, diventasse almeno un elemento che incuriosisse e facesse sbalordire la gente”.Vennero attaccate alle

vetrate sagome in chiaro/ scuro raffiguranti grandi attrezzi da lavoro atte a stimolare l’apprendimento professionale, mentre all’interno furono applicati al serramento metallico dei modelli fuori scala di pennini (chiaro elogio alla scrittura) usati dai fratelli

castiglioni come diffusori di luce proveniente dalle lampade “spot” poste sulle aste metalliche che avevano la funzione di impedire l’ondeggiare delle forme. Tali luci creavano un gioco chiaro-scurale generando un lavoro di sovrapposizione di immagini ancor più


Particolare notturno di ingresso e primo piano della facciata del padiglione. Achille e Pier Giacomo Castiglioni 1959

123


Sagome applicate alle vetrate Foto notturna Milano 1959

risaltato dal contrasto delle forme nere e bianche; questo artificio fu reso visibile anche per gli osservatori in transito in modo tale da attirarne l’attenzione. Le pareti della gradinata sottostante, dedicata alla sezione radiofonica, vennero invece ricoperte da assi di 124

un legno chiaro (operazione simile a quella che verrà attuata poi anni più tardi per le “Vie d’Acqua”) alle quali vennero affissi dei manifesti realizzati da grafici chiamati appositamente (Iliprandi, Steiner, Munari, Huber, Tovaglia tra gli altri). Ad ognuno degli ar-

tisti fu richiesto di progettare un manifesto (riportati alle pagine 129-137) che contenesse al tempo stesso un mantra e un’illustrazione il cui obiettivo finale era quello di invitare le persone in transito all’ascolto radiofonico; questi progetti dopo un’opportuna revi-

sione effettuata da Achille e Pier Giacomo sono poi stati realizzati e applicati. In occasione dell’evento e dell’appello esteso ai progettisti venne inoltre chiesto a Heinz Waibl di progettare un invito pieghevole dalla doppia valenza: esso serviva infatti a presentare


Facciata del volantino pieghevole di “invito alla radio” Heinz Waibl 1959

l’evento “Invito alla radio” in corso al padiglione e inoltre valido per assistere ad un’edizione speciale di “Lascia o Raddoppia” (una delle ultime edizioni se consideriamo che appena tre mesi dopo il programma verrà cancellato). Tale volantino presentava

inoltre un bellissimo testo di “elogio” dedicato alla radio (come riportato nella pagina sguente). Importante notare come ormai l’esperienza di Achille e Pier Giacomo castiglioni fosse già così avanzata sul concludersi della decade. In quest’ultimo lavoro del

decennio decidono infatti di avvalersi della collaborazione di ben 9 progettisti grafici così sottolineando sempre di più l’importanza del “gruppo” in un ambito come quello del design (di qualsiasi esso si tratti). come affermerà Achille stesso in una conferenza

sugli allestimenti del 1986: “Sempre in compagnia dei grafici”16; affermando che curatela e comunicazione erano paragonabili “all’alfa e l’omega del percorso narrativo”. Intervento di A. Castiglioni sul tema dell’exhibit design; Sala del Grechetto; Milano; maggio 1986. 16

125


“Tristano e Isotta” invitandolo ad abbandonarsi all’incantesimo della melodia sgorgante dal “golfo mistico” dell’orchestra, senza distrarsi dietro la figurazione drammatica che si svolgeva sulla scena. Vi sono purezze, musicali o della parola, che nella radio trovano l’espressione più compiuta e perciò più stimolante. Soltanto la radio possiede poteri di evocazione capaci di investire la sensibilità personale dell’ascoltatore, rendendolo partecipe delle suggestioni e dei significati di cui è carica l’opera degli autori e degli interpreti. Le possibilità insite nel linguaggio della radio, affermate già trent’anni or sono da un gruppo di uomini di teatro -- Lodovici, Rocca, Ferrieri, Casella ecc. -- risultano oggi più distinte ed efficaci a chi compara una realizzazione radiofonica con una realizzazione filmistica o televisiva di un’opera artisticamente risolta in valori affidati alla parola o alla musica. Un concerto, una poesia, certi testi teatrali, una comunicazione o un dibattito culturale sono esempi di “generi” che trovano nella radio il canale più adatto per essere attinti dalla coscienza individuale e collettiva del pubblico. Caratteri distintivi più pratici, ma non meno importanti, sono poi l’immediatezza nel tempo, la universalità nello spazio, la duttilità tecnica, 126

la fedeltà di rilevazione con le quali la radio assolve ai suoi compiti di informazione. Il giornalismo a stampa può integrare quello radiofonico. Non può sostituirlo. I cinegiornali sono legati all’inevitabile scarto di tempi intercorrenti fra la ripresa e la proiezione. I notiziari televisivi, salvo che per le necessariamente episodiche e preordinate riprese dirette, allo stato attuale della tecnica di ripresa , e dei collegamenti per la messa in onda, subiscono a loro volta tali scarti. Per i collegamenti internazionali sono ancora circoscritte le aree operative fra le reti dei vari paesi. Anche se il rapido, meraviglioso allargamento della collaborazione in questo settore può far ritenere ipotesi non irreale per il futuro un collegamento sempre più esteso delle reti televisive, è un fatto che la radio ha già a suo titolo di primato la capacità a metterci in rapporto con qualunque parte del mondo. È la radio che ai presenti albori dell’”era spaziale” vincendo incommensurabili spazi, assicura il primo contatto dell’uomo con l’universo extra-terreno. La radio, a differenza dello schermo e del teleschermo che meglio ambientano una visione collettiva, realizza infine l’ascolto individuale anche quando sono più persone che raccolgono lo stesso programma. Il testo riportato è il medesimo dell’elogio radiofonico visibile sul pieghevole del 1959

suggestivo significato l’aneddoto di Wagner che tira indie“troHanelunpalco il suo amico Nietzche, alla prima rappresentazione del


Fronte del volantino pieghevole per invito al padiglione fieristico della Rai Heinz Waibl 1959

127


Particolare notturno di ingresso e primo piano della facciata del padiglione. Achille e Pier Giacomo Castiglioni 1959

128


Carlo Benedetti La radio interessa tutti I genitori e i figli I vecchi e i giovani chi è sempre in casa chi torna dal lavoro per le ore di malavoglia e per i giorni piÚ sereni

129


Fulvio Bianconi Tutti si interessano alla radio. La radio è per voi La radio arriva dovunque La radio è per tutti (professionisti, artigiani, operai, commercianti, agricoltori, contadini, impiegati) Fra 7 milioni di famiglie italiane abbonate alla radio sono molte quelle che hanno i vostri stessi gusti e interessi; le vostre stesse possibilità economiche, larghe o sacrificate che siano.

130


Max Huber La radio sta alla televisione come l’orecchio sta all’occhio non si sostituiscono, vi completano. Per curiosare, per riposare, per sapere.

131


Giancarlo Iliprandi La radio isola la casa in città. Traduce in voci e suoni limpidi il contatto col mondo esterno è vicina alle vostre occupazioni quotidiane è discreta per i vostri riposi è vivace per i vostri svaghi è utile per i vostri interessi

132


Bruno Munari La radio costa poco con un piccolo volenteroso risparmio può entrare anche nelle case piÚ modeste

133


Michele Provinciali La radio rompe l’isolamento della casa in campagna anche per il piĂš remoto e solitario è un legame continuo e completo col mondo cittadino. Informa prima di ogni altro mezzo. Diverte come uno spettacolo in teatro. Riposa variando il ritmo quotidiano del lavoro. Istruisce con le notizie sulle conquiste degli scienziati, degli studiosi, dei tecnici.

134


Albe Steiner La radio si interessa a tutto alla vostra professione al vostro mestiere alla vostra categoria al vostro ceto al vostro ambiente di vita e di lavoro quali che siano i vostri gusti ed interessi avrete ogni giorno una cosa nuova da apprendere uno spunto nuovo da utilizzare

135


Pino Tovaglia La radio è facile. Orienta ed aiuta anche chi non sa o non può leggere e scrivere. Si ascolta anche durante il lavoro

136


Heinz Waibl La radio arriva ovunque Il suono è forma universale di comunicazione degli uomini, per gli uomini, tra gli uomini. Anche il moto, l’energia, la vita si annunzianosecondosegni del suono. La radio ne capta le articolazioni più sublimi, cioè la musica e le espressioni più elementari, cioè la vibrazione pura. Senza frontiere di paesi, senza limiti terrestri, senza scarto di tempi, la radio restituisce all’uomo completa ed essenziale la geografia del suo regno.

137


Pino Tovaglia Pino Tovaglia nasce a Milano nel 1923. Inizia a lavorare come designer di tessuti; nel 1944 frequenta la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco di Milano dove ha come maestri Usellini e Carrà. Dopo il diploma collabora come pubblicitario con la Pagot Film. Nel 1956 con Giulio Confalonieri, Ilio Negri e Michele Provinciali fonda lo “studio CNTP”, un grande esperimento che però avrà vita breve (tra l’altro situato esattamente al piano superiore del futuro studio dei Fratelli Castiglioni; posto di fronte, appun138

to, al Castello Sforzesco di Milano). Entra poi a far parte del gruppo di ricerca “Exibition Design” con Coppola, Confalonieri, Grignani e Munari. La sua attività spazia anche nell’allestimento come testimoniato dall’esperienza di Italia ’61, presso il Palazzo del Lavoro di Torino dove l’elemento simbolico viene applicato alla realizzazione grafica. Dal 1967 al 1970 è art director della Pirelli, dove collabora con Mulas e Ballo. Negli anni settanta porta a termine alcuni tra i suoi più amati lavori: Il restyling del marchio

“Alfa Romeo” e, in collaborazione con Bob Noorda, Bruno Munari e Roberto Sambonet, il logo della regione Lombardia ispirato alla Rosa Camuna lombarda e tutt’ora in uso. Amante della grafica essenziale caratterizzata dal contrasto dato dall’uso del bianco e del nero in più delle occasioni si ricordano con piacere anche le sue composizioni tipografiche sperimentali. Da segnalare anche la sua attività didattica, svolta fin dal ’54: ha insegnato “Progettazione Grafica Approfondimento


e Visualizzazione” presso la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, ai corsi tecnico artistici dell’Umanitaria, “Immagine Coordinata” alla scuola Politecnico di Design e “Progettazione Grafica” all’Isia di Urbino. Italo lupi, in ricordo di Pino Tovaglia, afferma: “La sua capacità di mescolare severità e sorriso, di sperimentare nuove tecniche quando ancora il computer non permetteva così sofisticati trattamenti fotografici, il suo mescolare pittura e tipografia, la sua Approfondimento

spontanea facilità nel trasformare i più modesti elementi di realtà in qualcosa di fortemente poetico, associano immediatamente il suo nome a quello dei fratelli A & PG Castiglioni, amici e frequenti solidali progettisti di allestimenti straordinari”17. La passione per la grafica; Italo Lupi

17

139


Provinatura raffigurante i grafici con i rispettivi manifesti di invito all’ascolto radiofonico Milano,1959

140


Showroom Flos 1972 Achille Castiglioni; Pino Tovaglia; Gianfranco Cavaglià

Iniziato proprio con il padiglione sopra descritto, il sodalizio con Pino Tovaglia è un rapporto destinato a diventare uno dei più longevi, sia dal punto di vista lavorativo che di conseguente amicizia; sfortunatamente interrotto dalla morte prema-

tura del grafico nel 1977. Nelle oltre dieci collaborazioni che l’hanno visto partecipe ricordiamo con piacere il padiglione realizzato per il quindicesimo anniversario della Rai (“15 anni: Ieri e Oggi”) e il famoso showroom di Flos del 1972 (lo stesso

anno in cui sei prodotti di Achille facevano il loro primo ingresso al MoMa in occasione della mostra curata da Emilio Ambasz: “Italy: A new domestic landscape”). Il primo caso è quello di una mostra concepita a “scatola magica” il cui involucro

ricorda quello di un container dove il visitatore, immerso in ambiente buio, costellato di schermi intenti a trasmettere i fatti di “ieri e oggi”; lo stesso padiglione pensato per la fiera di Milano venne spostato nello stesso anno, e riadattato, a Bari 141


Showroom Flos 1972 Particolare lampade “Relemme” Achille Castiglioni; Pino Tovaglia; Gianfranco Cavaglià

in occasione della fiera del Levante. In entrambi i casi il compito assegnato a Tovaglia era quello di progettare le didascalie interne e la presentazione del tema rai affissa all’esterno. Il secondo caso si svolse invece a Torino in una collaborazione con 142

un giovane Gianfranco Cavaglià (alla sua prima collaborazione professionale con l’architetto). Dentro la galleria subalpina, situata in piazza Castello, Achille progettò un “tendone” di lampade “Relemme” (1962) sospese sopra l’ambiente otto-

centesco che invitavano showroom; didascalie e i visitatori ad entrare nel campagna furono opera nuovo punto vendita di- dell’amico grafico. sposto su due piani. Per Intervento di Achille Castiglioni sul quest’occasione fu ideata tema dell’exhibition design; sala del anche la “Lampadina”, Grechetto; maggio 1986. ancora oggi in produzione, da consegnare come omaggio ai giornalisti incaricati del servizio sullo 12


Lampadina Achille Castiglioni 1972

143


Gli ultimi atti

Dettaglio Teraxacum 88 Achille Castiglioni 1988

144


N

egli anni successivi alla decade appena descritta si svilupperà in maniera esponenziale quello che è tutt’ora il fenomeno di Achille Castiglioni. Come accennato in precedenza, all’inizio del decennio successivo i due fratelli

si trasferirono nel nuovo studio e continuarono la loro produzione, ormai sempre più apprezzati come disegnatori di magnifici pezzi di design. Nel 1968 scompare prematuramente il fratello Pier Giacomo ed Achille si ritrova per la prima

volta a lavorare in solitaria. Non dimenticandosi le lezioni imparate già nei primi anni di produzione, continuò la sua operazione di “networking” creandosi sempre e il più possibile nuovi contatti con progettisti con cui lavorare. A con-

fermare questa predisposizione è il ricordo di Gianfranco Cavaglià che nel suo testo/omaggio ad Achille ricorda una delle sue frasi: “La ricerca del progetto ha qui da noi la caratteristica di non essere un momento d’isolamento, bensì uno 145


sforzo comune di molte persone nell’ambito delle specifiche competenze di ognuno”18. Tra i grandi nomi che si trovano nel futuro percorso lavorativo di castiglioni sicuramente figurano Enzo Mari, Pierluigi Cerri, Italo Lupi, il sopra-citato 146

Gianfranco Cavaglià ed altri; mettendo a frutto quanto appreso proprio nel sesto decennio del XX secolo. In ambito espositivo restano forse da segnalare due ulteriori esibizioni: una realizzata da Achille per se stesso e l’altra a lui

dedicata: Il primo è l’allestimento per la mostra itinerante sul suo lavoro: “Achille Castiglioni Designer”; portata in giro per tutto il continente europeo negli anni intercorsi tra il 1984 ed il 1986 partendo dal museo delle arti applicate

di Vienna. In quest’occasione viene definitivamente consacrata l’abilità magistrale di Achille in tale campo, quando per la prima volta si trova a dover organizzare una mostra su se stesso. Come già accaduto in passato, l’architetto supera


Mostra itinerante “Achille Castiglioni Designer� Particolare interno Vienna 1984

147


Dettaglio del manifesto per “Achille Castiglioni Designer” L’aia 1985

le aspettative e ribalta i canoni espositivi del tempo andando a creare un lavoro quasi “circense” in cui i suoi pezzi sono sia i protagonisti che la scenografia. La forte abilità autoironica di Achille e Pier Giacomo era già stata messa 148

in forte risalto da Vittorio Gregotti in occasione della mostra al MoMa di circa vent’anni prima: “il loro sentimento per il montaggio, la capacità di ridurre all’estremo gli elementi tecnici e il loro senso dell’ironia. Nel recente lavoro, queste ca-

ratteristiche sono state accentuate al punto di caricatura”19. Anni dopo, in un intervista, Achille ripercorse il progetto dell’esibizione del 1984:“Ho dovuto fare allestimento e ordinamento, tutto quanto, su una cosa che era mia

e quindi dovevo evitare di fare il curatore di me stesso e sconfinare nell’apologia. L’unico sistema era quello di sfottere le cose. Gli oggetti di prestigio per esempio, come i lavabi per gli sceicchi o gli Hi-fi Brionvega erano dentro come un’ico-


na d’oro. Le poltrone a sdraio le ho messe insieme e giravano come un mulino a vento. Una specie di circo equestre , una grande gabbia dove c’era dentro un wc, una tavoletta. Una gabbia per uccellini però ingrandita. Come il modo

in cui ho messo i cavalletti che non ha alcun senso. Le lampade della Flos: quando le lampade le metti insieme diventano subito il negozio della luce, quelle vaccate che si vedono in giro per le strade. Qui le lampade non si vedono. C’è una

specie di macchina fotografica con le lampade dentro [per non parlare del fatto che nelle gabbie e nei loculi creati erano proprio le sue lampade a illuminare i soggetti]. Proprio con questa mostra si ritrova lo spirito gioioso che l’ha ac-

compagnato per tutti gli anni precedenti, il gusto che aveva nel divertire la gente senza però sfociare mai nel comico e tenendo sempre a mente il valore didattico dei suoi incarichi. Un altro importante aspetto del suo “allestire” era quel149


Dettaglio del manifesto per “Achille Castiglioni Designer” Vienna 1984

lo di studiare il rapporto diretto con il pubblico, capire come la gente interagiva con i suoi prodotti. Non è un caso che molti dei suoi prodotti fossero nati per allestimenti prima di essere lanciati sul mercato come pezzi d’arredo. Alcuni 150

esempi lampanti sono ad esmpio le lampade e la spillatrice disegnate per la birreria Splugen Brau (allestimento 1960 e lancio sul mercato del prodotto 1961), le sedute “Sella” e “Mezzadro” per la mostra “Colori e forme della casa d’og-

gi” o la sedia “Tric” ed il servizio di bicchieri “Orseggi” presentati a Firenze presso la mostra “La casa abitata”. Tale attività conferma come l’ ”allestimento” potesse essere per i due progettisti una valida fonte d’ispirazione per futuri

svolgimenti del loro lavoro; una sottospecie di prova generale del singolo prodotto in cui vedere il rapporto diretto tra pubblico e prodotto industriale. “Un buon progetto – diceva spesso il maestro - nasce non dall’ambizione


151


Interni “Achille Castiglioni: Design!” MoMa di New York 1997

152


di lasciare un segno, ma dalla volontà di instaurare uno scambio, anche piccolo, con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da voi progettato”20. Continua Achille nel 1997 sulla mostra di dieci anni prima: “Avevo dei prototipi di sedute

che avevo messo come in un tram e volevo che la gente camminasse sopra e provasse le sedie. Per farlo ho dovuto insistere e dire: lasciate che la gente vada e tocchi tutto e si diverta”. L’altra mostra che val la pena di menzionare è

la retrospettiva dedicatagli da MoMa di New York sul finire del ventesimo secolo. Curata da una giovane Paola Antonelli, “Achille Castiglioni: Design!” fu la prima mostra monografica dedicata ad un designer vivente dal più famoso

museo di arte contemporanea. Per quest’occasione la curatela decise di seguire lo spirito del maestro nell’usare le sue lampade come fonte di illuminazione, nel ricreare gli ambienti casalinghi da lui disegnati (come “Tokyo” o “Colori 153


e forme nella casa d’oggi”) e nel servirsi delle giocose illustrazioni di Steven Guarnaccia da lui apprezzate per aiutare le didascalie museali. Ma soprattutto quello che risalta nelle sale del museo è il metodo di Castiglioni (da non confondersi con 154

lo “stile”): “Quello che è importante è il fatto che dietro ognuno di questi vari ed unici oggetti si cela una storia. Il bisogno percepito che è d’ispirazione per un oggetto può essere solo equiparato al conflitto centrale di ogni narrazione, men-

tre l’atto di disegnare è la risoluzione, il lieto fine”21. Proprio in questi termini vennero ricreati i tre ambienti da lui concepiti 1957, 1965 e 1984 (rispettivamente “Colori e forme nella casa d’oggi”; “La casa abitata” e “Tokyo 1984”) al fine

di dare uno sfondo sia cronologico ma soprattutto casalingo all’intera esibizione. Quindi nel primo ambiente si ritrova il tono “dadaista” di prodotti come “Sella” e “Mezzadro”; nel secondo quello più tradizionale della sedia “Tric” ispi-


Dettaglio Catalogo e Manifesto “Achille Castiglioni: Design!” MoMa di New York 1997

rata al lavoro di Thonet e nell’ultimo assistiamo all’esperimento di integrazione di culture occidentali e orientali con la seduta “Primate” ed il tavolino “Cumano”. Il progetto di Paola Antonelli si propone quindi di seguire l’idea dell’in-

serimento in un ambiente che, pur rimanendo museale, fosse il più caldo ed accogliente possibile; ribadendo il fatto che gli oggetti di “design” di Achille dovessero essere inseriti nelle case di tutti ed essere protagonisti della vita di tutti

i giorni senza mai perdere la loro “attualità”, a prescindere dal fatto che il possessore fosse a conoscenza di avere tra le mani un pezzo disegnato da Castiglioni. Achille, decisamente lusingato per la mostra dedicatagli, non perse però

l’occasione per ribadire, tramite un aneddoto, il detto pensiero: “Sa cosa m’è capitato il giorno dell’inaugurazione? Una signora elegantissima si è avvicinata e mi ha detto: ’mi potrebbe firmare il water?’ Ma le pare? Voleva che le fir155


massi il cesso! […] Non mi chieda dove va il design, perché non lo so - riprende -. So soltanto che l’oggetto di design non ha bisogno del museo ma di essere nella casa di tutti. Essere presente al MoMa, ovviamente, dà soddisfazione. Ma forse 156

ho provato più emozione quando ho trovato in un albergo di Hong Kong una mia presa di luce […]. L’oggetto di design non deve essere di moda. La moda è fatta per passare di moda, appunto. Il buon design deve restare nel tempo,

sino a consumarsi. Odio la spettacolarizzazione di oggi, concepisco la progettazione solo come un lavoro di gruppo”22.

di Achille Castiglioni; Gianfranco Cavaglià; edizioni Corraini; Trento 2006. 19 Italian Design 1945-1971; Italy: The new domestic landscape; Vittorio Gregotti; New York graphic society; 1972. 20 Consigli d’autore; Achille Castiglioni; L’espresso; aprile 1992 21 Achille Castiglioni: Design!; Paola Antonelli; The Museum of Modern Art; 1997 22 Intervista di Gianluigi Colin ad Achille Castiglioni sulla mostra “Design!” al MoMa; Corriere della sera; dicembre 1997 18


Schizzi per prese elettriche Achille Castiglioni disegno di Giancarlo Iliprandi Milano 1957

157


Conclusione

Interni mostra “A Castiglioni” Stanza delle lampade “Parentesi” Patricia Urquiola e Federica Sala Triennale di Milano 2018

158


Mostra “100x100 Achille” Fondazione Achille Castiglioni Milano 2018

O

ggi, a ridosso della conclusione di quello che è stato il centesimo anniversario della nascita di Achille, stiamo assistendo al più grande numero di omaggi rivolti all’architetto dalla sua morte in un periodo circoscritto. Sotto forma di

prodotti, scritti, mostre, documentari e, in certe occasioni, anche “regali” è stata ripercorsa in un anno l’intera carriera di Achille Castiglioni e la sua collaborazione con i fratelli Pier Giacomo e Livio e altri designers; facendoci riflettere ogni

volta sulla forte valenza del lavoro in un team il più eterogeneo possibile. Ripercorrendo le tappe dell’ anno passato risaltano maggiormente eventi come la mostra itinerante “100x100 Achille”, organizzata dalla “Fondazione Achille Castiglioni”, che per

festeggiare il “compleanno” del progettista ha chiesto ad amici ed ex-collaboratori di porgere in regalo ad Achille uno dei tanto amati “oggetti anonimi” (per una varietà che viaggia dalla clip di Philip Starck fino al proiettile blindato di 159


Joe Velluto) corredato da un biglietto di auguri. Altri esempi come la mostra dedicata ai suoi allestimenti: “Achille Castiglioni Visionario” presso il museo “m.a.x.” di Chiasso ed anche la mostra monografica “A Castiglioni” organizzata 160

alla Triennale di Milano e curata da Patricia Urquiola hanno voluto invece raccontare il metodo e la sua personalità ad un pubblico il più ampio possibile. Al contempo si è assistito alla riproduzione di alcuni suoi pezzi storici dise-

gnati per Alessi come le posate “Dry”, il contenitore “AC04” e il servizio “Bavero”, revisionati e prodotti come omaggio di Alberto Alessi, ma anche riedizioni come il lavoro di Zanotta nella rimessa in produzione del portavasi “Albero” e

di “Servomuto”. Al fine di celebrare l’evento è stato realizzato perfino un film/documentario: “Achille Castiglioni: Tutto con un niente” con la regia di Valeria Parisi, che, tramite un’inedita intervista del 1999, racconta il lato più umano


Mostra “Achille Castiglioni Visionario” Museo m.a.x. Chiasso 2018

del progettista e come la sua curiosità ed il collezionismo di oggetti dalle funzioni più disparate siano risultate nella creazione di progetti senza tempo. Questo vortice di ossequi non stenta ad esaurirsi nemmeno con l’inizio del nuovo anno:

proprio da gennaio assistiamo per la prima volta ad un’esibizione (“Il design dei Castiglioni”) dedicata all’attività progettuale dei tre fratelli Castiglioni come gruppo, in mostra presso la galleria “Harry Bretoia” di Pordenone, che si con-

centra in modo particolare sul loro metodo sperimentale ed innovativo. Questo elaborato vuole essere il mio omaggio alla figura di Achille Castiglioni, il racconto di un periodo giovane della sua produzione, poco esplorato prima,

ma che certamente grazie all’immensa qualità del lavoro, della committenza e l’aiuto dei fratelli e dei collaboratori, ha posto le basi per la crescita dell’architetto/designer che oggi tutti conosciamo. Un periodo che, come detto, ha permesso 161


Riedizione set di posate “Dry” Alessi 2018

di capire l’impatto che un semplice padiglione fieristico o uno stand possano avere sulla vita di un progettista in funzione dell’ispirazione, dello studio approfondito del rapporto che il proprio lavoro ha con la gente comune e, soprat162

tutto, delle connessioni che si creano con altre persone ad un tavolo di lavoro. Guido Dallago.


Dettaglio espositore “100x100 Achille� Fondazione Achille Castiglioni Milano 2018

163


Volumi Chiara Alessi, Domitilla Dardi e Giovanna Castiglioni(a cura di), 100x100 Achille, Catalogo Mostra, Corraini ed., Milano 2018. Emilio Ambasz (a cura di), Italy: the new domestic landscape, The Museum Of Modern Art, New York 1972. Paola Antonelli (a cura di), Achille Castiglioni: Design!, The Museum Of Modern Art; New York 1997. P. Antonello, M. Nardelli e M. Zanoletti (a cura di), Bruno Munari: The lightness of art, Peter Lang, Berna 2017. Daniele Baroni e Maurizio Vitta (a cura di), Storia del design grafico, Longanesi, Milano 2003. Erberto Carboni (a cura di), Exhibitions and displays, Silvana editoriale, Milano 1957. Erberto Carboni (a cura di), Pubblicità per la televisione, Silvana editoriale, Milano 1959. 164

Erberto Carboni, AA.VV., Mondadori Electa, Milano 1985 Achille Castiglioni (prefazione), Radio d’epoca, Mondadori, Milano 1995. Catalogo della V Triennale; AA.VV., Triennale di Milano; Milano 1933. Catalogo della X Triennale; AA. VV., Triennale di Milano; Milano 1954. Gianfranco Cavaglià (a cura di), di Achille Castiglioni, Corraini ed., Trento 2006 Renato De Fusco (a cura di), Storia del design, Laterza, Roma 2009. Renato De Fusco (a cura di), Made in Italy, Altralinea, 2014.


Il design dei Castiglioni: Ricerca sperimentazione metodo, AA. VV., Catalogo mostra presso “Galleria Harry Bretoia� di Pordenone; Corraini Edizioni, Mantova 2019. La radio: ieri, oggi e domani, AA.VV, Catalogo mostra Torino Lingotto, Edizioni Rai, Torino 1986. M. Mastropietro (a cura di), Progettare mostre: dieci lezioni di allestimento, Lybra immagine, Milano 1991.

Patricia Urquiola e Federica Sala (a cura di), A Castiglioni, Mondadori Electa, Milano 2018. H. Waibl (A cura di), Alle radici della comunicazione visiva italiana, Centro di cultura grafica di Como, Como 1988. Heinz Waibl (a cura di), Progettando 1950-1990, Edinvest, Milano 1991.

I. Migliore, M. Servetto, I. Lupi, N. O. Cavadini (A cura di), Achille Castiglioni Visionario, SKIRA, Milano 2018. Anty Pansera (a cura di), Storia e cronaca della Triennale, Longanesi, Milano 1978. Sergio Polano (a cura di), Achille Castiglioni 1918-2002, Mondadori Electa, Milano 2006. The home collectrion, Catalogo Flos, Verona 2017. 165


Periodici

Videografia

La stazione di televisione di Torino; Elettronica e televisione italiana; Ing. Andrea Magelli; marzo-aprile 1952

Achille Castilgioni: Tutto con un niente; Valeria Parisi; Sky Arte; 2018

Rassegna Pubblicitaria; Maggio 1959

Nasce la seconda rete Rai, Rai Storia; 1961

Achille Castiglioni; L’espresso; aprile 1992

Luci e colori della città; Rosa Cioanetto; Rai1; 1983 ca.

Consigli d’autore; Achille Castiglioni; L’espresso; aprile 1992

Achille Castiglioni; International design conference of Aspen; 1989

Achille Castiglioni; Casabella n°632; marzo 1996 Intervista di Gianluigi Colin ad Achille Castiglioni sulla mostra “Design!” al MoMa; Corriere della sera; dicembre 1997 Il design si promuove premiando tre maestri; Simona Spaventa; Repubblica 15 giugno 2001 Everyday Master; Virginio Briatore; Design Week; 9 agosto 2001 Achille Castiglioni Anniversary; Alessi; Vol 2; primavera-estate 2018 166

Lezioni di Design: Achille e Pier Giacomo Castiglioni: i progetti e la creatività; Rai scuola; 2000 “Pier Giacomo 100 volte Castiglioni”: parla Piero Castiglioni; Piero Puggina; 2013 I 100 anni dalla nascita i un maestro del design italiano: Achille Castiglioni; Rai Cultura; 2018 Il tempo e la storia: La nascita della televisione; Massimo Gamba; Rai3


Archivio storico della Fondazione Achille Castiglioni L’archivio della Fondazione Achille Castiglioni è un organismo in costante evoluzione, uno dei pilastri fondamentali della memoria storica del design e dell’architettura italiana. Al suo interno, sistemati sul piano espositivo e in quello semi-interrato sono disposti con esattezza: 1891 schizzi e progetti, 206 raccoglitori I corrispondenza, 313 tubi I progetti in formato grande, 130 modelli I modelli e prototipi, 6593 fotografie I foto-lastre fotografiche (bianco e nero), 11680 fotografie I in scatole, 1920 fotografie I fuori formato, 5099 fotografie I 6x6, 4549 fotografie I 24x36, 594 fotocolor. Di seguito è descritta la documentazione da me consultata durante la permanenza nello studio-museo.

Piano espositivo:

Piano interrato:

Cartelle: 47: Allestimenti padiglioni fieristici Rai 1951 1959 47bis: Allestimenti padiglioni fieristici Rai 1951 - 1959 103: Montecatini 1966 - 1967 138: Estratti Allestimenti Sirbec: 37b: Mostra Rai/Anie 1947 - 1948 38a: Padiglione Rai 1949 38b: Mostra Rai/Anie 1950 39b: Padiglione Rai 1951 Foto: cartella “V”: Padiglioni e Mostre Rai 1958 1959 cartella “B1”: Montecatini 1966 - 1967 Cassetti: n°7: Padiglioni e Mostre Rai 1958 - 1959 n°10/b: Manifesti e Poster fuori formato

Sc 1: Padiglioni e allestimenti Rai anni ‘50 Sc 9: Padiglioni e allestimenti Rai anni ‘50

167


168


169


I miei ringraziamenti vanno in particolare a Giovanna e Carlo Castiglioni, Antonella Gornati e Noemi Ceriani della “Fondazione Achille Castiglioni” di Milano, senza il loro aiuto non avrei potuto farcela. Ulteriori ringraziamenti vanno ai miei genitori sempre presenti, a mia sorella, mia zia e alla “Vietta” per tutto il supporto necessario in questi ultimi tre anni. Infine il grazie più grande va, ovviamente, ad Achille Castiglioni; per ragioni temporali non ho avuto la possibilità di conoscerti di persona, ora mi sembra di conoscerti da sempre. Grazie. G.D.



La Rai e Achille 1951-1959 Lo studio esposto nella presente tesi vuole portare in evidenza il percorso evolutivo di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, avvenuto nel decennio 1951-1959 parallelamente alla nascita e sviluppo della principale emittente radiofonica e televisiva italiana. Approfondendo gli allestimenti dei padiglioni RAI messi in opera in quegli anni si intende investigare la particolare relazione creatasi tra la celebre committente e la figura dell’architetto, oggi considerato uno dei grandi nomi del design italiano. Si può affermare quindi che gli incarichi per l’ente abbiano costituito una vera e propria palestra per la formazione e la nascita del suo successo come designer di prodotti fornendo molteplici occasioni per studiare a fondo il rapporto che le sue creazioni avevano con il pubblico. Inoltre si è voluto analizzare come tali allestimenti gli abbiano consentito di generare saldi legami con altri progettisti con i quali Achille stabilì un vero e proprio sodalizio culturale, sapientemente messo a frutto nel far nascere un nuovo modo di lavorare in team. 172


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.