Morire in fondo è trendy

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Morire in fondo è trendy

Mi ricordo del nostro primo incontro. Avevo appena deciso che, vista la drammaticità della mia vita, avevo bisogno di una figura da avere a fianco. Una compagna. Una con cui avere delle crisi. Una che avrebbe dovuto accompagnarmi. Un uomo tende a sdrammatizzare. Io volevo che la cosa fosse tragica. Almeno per chi dice di amarmi. Bianca, da questo punto di vista, è perfetta. È la mia prima relazione con una donna. E direi anche l’ultima. Lei, ultimamente, a suo dire aveva notato un po’ di spleen sparso nelle nostre uscite serali. Credo di avere tracce di spleen anche nel mio DNA se è per questo; ed è una delle cose di cui vado più fiera. Ora che ci penso non l’ho ancora avvertita su questo fatto che mi sto preparando a morire. Forse Bianca si è insospettita quando ho inchiodato con la macchina cinque volte di seguito, quel pomeriggio, per leggere l’ennesimo numero di onoranze funebri disponibile nella metropoli. Lo faccio per una mia statistica personale. La butto lì sperando che abbocchi ma mi sa che non funziona con lei. Lei è la classica donna che con lo sguardo tenta di farti capire un sacco di cose, pure quelle che lei stessa ancora non ha capito da che parte si guardano. Io, per essere una donna che sta per morire, sono per il quieto vivere. Poi da quando ho capito da che parte si esce da tutta questa storia dell’esistenza, mi sento molto più sollevata. Non so se dirò la stessa cosa stando sotto terra, ma tant’è. Per non farsi mancare nulla, aggiungerei che Bianca, la donna di cui sopra, è una di quelle che si lamenta sempre di avere troppi orgasmi, e io niente, dice lei. Il problema è che lei manifesta il tutto con episodi incontrollati di morte apparente. Io non la sopporto quando fa così. So per certo che l’orgasmo, il suo orgasmo, dipende da me e dal fatto che almeno mi applico,

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