Il custode delle anime

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percepire un’immagine rassicurante, accompagnata da una voce. Dio mio, non mi abbandonare. Leva da me questo calice amaro, mio Dio, ti prego, aiutami. Chi stava parlando nella sua testa? Per un attimo pensò di svenire nuovamente, perché il dolore misto alla sensazione di soffocamento gli stava procurando un nuovo attacco di panico. Istintivamente, cercò di cacciarsi le dita tra gola e colletto della camicia, avvicinandosi il più possibile alla colonna, ansimando a fatica. «Aiuto! Aiuto! Qualcuno mi sente?», urlò disperato, buttando fuori tutto il fiato dei polmoni. «Vi prego, qualcuno mi può aiutare? Vi prego…», rantolò accasciandosi nuovamente a terra. Perché mi fai questo? Cosa ti ho fatto di male? Ti prego, ascoltami. Nella sua testa, la sua anima continuava a urlare domande senza risposte, pompando sangue impazzito nei timpani, ovattati ormai quasi alla sordità. Iniziò lentamente a declamare il Padre Nostro, cantilenando le parole, sottovoce. A modo suo. Padre mio, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Era l’unica cosa che in quel momento lo sollevava da ogni paura. Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà. Come in cielo, così in terra. «Il tuo Dio non ti salverà più.» Qualcuno aveva parlato. L’uomo alle sue spalle, giunto dal nulla nell’oscurità più totale, lo prese forte per i capelli, strattonandogli il capo all’indietro, mentre l’altra mano gli serrava la gola. «L’unica preghiera che ti rimane da recitare è l’estrema unzione. Hai capito ora? Fallo, ma fallo in silenzio. Non sopporto queste cose inutili. Poi, sarai tutto per me», disse alitandogli nell’orecchio tutto l’odio di questo mondo, scaraventandolo con forza a terra. La mia ora è giunta. Fai di me quello che vuoi, perdona i miei peccati e conducimi alla vita eterna. Amen. 2


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