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INTRODUZIONE
CALCIO FEMMINILE?
“Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio.“
Eduardo Galeano
Probabilmente le donne giocano a calcio da quando questo sport esiste. Tuttavia, la nascita ufficiale del calcio femminile è legata alla patria del football, la Gran Bretagna, nella quale durante la rivoluzione industriale le prime squadre di calciatrici nacquero come dopolavoro per le operaie. Il primo club ad aprire la strada a tutti gli altri fu il “British Ladies’ Football Club“, fondato nel 1894.
L’attività calcistica femminile in Italia, invece, ebbe inizio nel 1930 a Milano con il Gruppo Femminile Calcistico, ma subì un duro stop durante il fascismo. L’ufficialità si ebbe nel 1968 con la nascita della Federazione Italiana Calcio Femminile.
Oggi il calcio femminile viene giocato a livello professionale in molti Paesi e ben 187 squadre nazionali partecipano alle competizioni internazionali.
Nonostante le premesse, dobbiamo chiederci innanzitutto: esiste il calcio femminile? O esistono squadre femminili di calcio? Chiaramente si tratta di domande provocatorie e di facile risposta, ma credo che riflettere su questo concetto sia di fondamentale importanza per chi si approccia per la prima volta al calcio giocato da donne. Lo sport “calcio femminile“ non esiste; esiste il Calcio, lo sport più bello del mondo, con le sue diciassette regole valide in tutto il pianeta per uomini e donne. Stesso pallone, stesso campo, stesse porte, stesso minutaggio di gara. Quindi non ci sono differenze tra il calcio giocato dalle donne e quello giocato dagli uomini? In effetti le differenze ci sono e noi allenatori dobbiamo conoscerle per sfruttare al meglio le caratteristiche delle nostre calciatrici. Riassumendo: il calcio è calcio, senza distinzione di genere; non esiste nessuna squadra di calcio femminile, ma esiste il calcio giocato dalle ragazze.
Crescita Del Movimento
Fino a non molto tempo fa le bambine venivano incoraggiate a praticare sport che non comportassero sforzi eccessivi in virtù della credenza, molto diffusa, che la fisiologia e la struttura corporea della donna fossero inadatte a sostenerli. L’idea che alcune attività potessero compromettere la possibilità di procreare o che facessero “perdere la loro femminilità“ era sicuramente un altro aspetto che limitava la libertà delle donne di praticare qualsiasi tipo di sport, figuriamoci poi lo svolgere attività fisiche nel periodo della gravidanza. Se poi si parlava di appeal della performance sportiva femminile, Pierre de Coubertin, padre fondatore delle olimpiadi moderne, sosteneva che “un’olimpiade con le donne sarebbe stata impraticabile, poco interessante, antiestetica e impropria“ (Treccani).
L’evoluzione culturale, associata alle continue ricerche scientifiche in ambito sportivo e medico, ha permesso di compiere grandi passi avanti sfatando molti miti relativi allo sport femminile. Alle ultime olimpiadi di Tokyo (2021), il 48% degli atleti erano donne (The women that wowed, vedi bibliografia) e si è raggiunto un particolare record nella gara di skateboard femminile con il più giovane podio di sempre nella storia delle Olimpiadi. Il lungo e complicato percorso che ha portato le donne a partecipare alle principali manifestazioni sportive internazionali è stato una lenta conquista. Il successo del calcio giocato dalle donne è confermato dai numeri relativi all’ultimo campionato europeo di calcio svoltosi in Inghilterra (2022), evento trasmesso in tutto il mondo da oltre 60 emittenti: l’audience televisiva e online ha raggiunto livelli mai toccati prima, con un totale calcolato di 365 milioni di spettatori in TV e streaming (fonte: uefa.com).
In Italia il movimento calcistico femminile è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, grazie alla brillante qualificazione della nostra nazionale maggiore al mondiale di-