maria antonietta da stefan zweig a simone bertiere

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Università degli Studi di Verona Facoltà di Lingue e Letterature straniere Corso di laurea in Lingue e Culture per l’Editoria

Maria Antonietta da Stefan Zweig a Simone Bertière

elaborato finale di Dario Recla matricola vr063920 tutore: Prof. Franco Piva

anno accademico 2009/2010


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Indice

Introduzione

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“Qu’ils mangent du papier!”: la regina martire ante Stefan Zweig

pagina 5

Simone Bertière: ritratto bio-bibliografico

Stefan Zweig, la psicanalisi e la creazione di una regina mediocre La Maria Antonietta post zweighiana

Maria Antonietta, insoumise per Simone Bertière Appendice A - Cronologia essenziale

Appendice B - Non solo carta: la regina multimediale Bibliografia

pagina 3 pagina 7 pagina 9

pagina 15

pagina 21 pagina 22 pagina 24


2 Introduzione Già prima di salire sul patibolo, la personalità di Maria Antonietta (1755-1793), ultima regina di Francia, non ha mai cessato di alimentare leggende, supposizioni e calunnie. Attenendosi ad una rigorosa rilettura delle fonti, la francese Simone Bertière offre, nella sua biografia Marie-Antoinette l’insoumise (Éditions de Fallois, 2002), una visione psicologica e storica che ha fatto da spartiacque nei controversi e contraddittori studi biografici sulla vituperata sovrana. Specialista nei ritratti di gruppo, Simone Bertière ha concluso la sua serie di biografie consacrate alle regine di Francia ai tempi dei Valois e dei Borboni – un riuscito affresco storico in sei volumi – con il ritratto di una donna che non accetta comprimari. Rifiutando di cedere alla tentazione di assolvere o di condannare, oppure di calunniare e denigrare Luigi XVI per magnificare la sua eroina, Simone Bertière imbastisce il racconto, appassionante e sottile, della vita di una principessa sorprendentemente intrepida. Né dolce, né sottomessa – né tantomeno mediocre come l’ha descritta il suo biografo più famoso, Stefan Zweig1 – Maria Antonietta fu al contrario, secondo la Bertière, una donna ribelle alle imposizioni dettate dalla sua funzione, che aspirò ad un’esistenza indipendente e conforme ai suoi gusti. La forza di volontà e l’energia che profuse per lungo tempo nelle frivolezze, fonte della sua impopolarità, le consentirono di assurgere in seguito, di fronte alle drammatiche prove finali, ad una autentica grandezza. Sua madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, Luigi XV alle prese con gli acciacchi della vecchiaia e gli ardori della sua ultima favorita, la contessa du Barry, il suo presunto amante e confidente Axel de Fersen2, e molti altri personaggi dell’epoca affollano le pagine della Bertière, in cui rivive un quarto di secolo di storia, ritratto senza partigianismi. Su Luigi XVI, i documenti analizzati da Simone Bertière apportano rivelazioni che per la prima volta fanno vera luce sulle tribolazioni – un vero e proprio échec conjugal – della coppia reale. Il Prix des Maisons de la Presse, il Prix des Ambassadeurs ed il Grand prix de Biographie historique de l'Académie française, che hanno coronato il successo di quest’opera, testimoniano l’attenzione e la stima con le quali anche la critica ha guardato al lavoro della Bertière. Il destino di Marie-Antoinette l’insoumise sul mercato editoriale italiano, inflazionato dalle uscite ravvicinate, in traduzione, della Marie Antoinette, The Journey3 di Antonia Fraser e della Marie-Antoinette4 di Évelyne Lever non è stato altrettanto fortunato. “Je regrette bien sûr que mon livre ne soit pas traduit en italien,” afferma Stefan Zweig (1881–1942) fu un romanziere e biografo austriaco. La sua biografia dedicata nel 1932 a Maria Antonietta, basata sugli assunti della psicoanalisi freudiana, fu il suo più grande successo letterario. 2 Il conte Hans Axel von Fersen, o anche de Fersen (1755–1810), fu un militare e diplomatico svedese, sospettato di essere stato l'amante della regina Maria Antonietta. 3 Antonia Fraser, Maria Antonietta, la solitudine di una regina, traduzione di Joan Peregalli e Claudia Pierrottet, Milano, Mondadori, 2002. 4 Évelyne Lever, Maria Antonietta, l'ultima regina, traduzione di Maddalena Mendolicchio, Milano, Rizzoli, 2001. 1


3 Simone Bertière5, “la maison qui me publie est petite et n'a pas les moyens des grosses entreprises anglo-saxonnes. Lorsque mon éditeur l'a proposé à son confrère italien – Piemme, qui avait traduit mes Femmes du Roi-Soleil6 – on lui a répondu qu'il y avait déjà une autre biographie en traduction, celle d'Antonia Fraser, et les choses en sont restées là. Je ne suis pas l'épouse d'un prix Nobel!”, conclude con una punta di amara ironia la Bertière7. Queste pagine intendono quindi essere un omaggio ad un’autrice coraggiosa che ha sottratto definitivamente Maria Antonietta alla peggiore delle condanne: la mediocrità. Simone Bertière: ritratto bio-bibliografico Simone Bertière – questo “petit phénomène de la production historique contemporaine”, come l’ha definita Le Figaro – è nata a Lione il 7 ottobre 1926, da padre lionese e madre savoiarda. Nella città natale ha completato gli studi secondari. Dopo un breve soggiorno a Metz, la carriera la conduce nel sudovest della Francia, terra d’origine del marito. Oggi vedova, ha tre figli, cinque nipoti e vive a Parigi. Professoressa di Lettere, ha insegnato il francese e il greco nelle classes préparatoires del liceo Camille Jullian a Bordeaux, poi letteratura comparata all’Università di Bordeaux III e presso l’École normale supérieure de Jeunes Filles (di cui è stata allieva). Ha collaborato alle ricerche intraprese dal marito sul Cardinale di Retz per la sua tesi di dottorato, pubblicata dopo la sua morte. Nel 1987, per i tipi di Classiques Garnier, ha curato un’edizione delle Memorie del Cardinale, rivista e corretta nel 1991 per l’editore Pochothèque. Ha firmato numerosi articoli sul Cardinale di Retz e sulle letterature comparate. Ha pubblicato, per la collana Le Livre de Poche classique, una Anthologie de la littérature française du XVIIe siècle, poi un’edizione dei Trois mousquetaires e di Vingt ans après, di Alexandre Dumas, corredati da un suo studio sul romanzo storico. Per le piccole ma prestigiose Éditions de Fallois, ha pubblicato, nel 1990, una Vie du cardinal de Retz che ha vinto il Grand Prix Printemps de la Biographie, il Prix XVIIe Siècle ed il Prix d’Histoire du Nouveau Cercle de l’Union, poi, negli anni seguenti, un vasto affresco, in sei volumi, sulle regine di Francia dal XVI al XVIII secolo8, un lavoro che Simone Bertière considera un avvicinamento alla “condition des femmes”9. In un’e-mail del 22 maggio 2006 all’autore dell’elaborato. Simone Bertière, Le donne del Re Sole, traduzione di Luisa Collodi, Milano, Piemme, 2001. 7 Simone Bertière si riferisce al marito di Antonia Fraser, Harold Pinter (1930-2008), premio Nobel per la letteratura nel 2005. 8 Au temps des Valois: Le beau XVIe siècle (1994) e Les années sanglantes (1994); Au temps des Bourbons: Les deux régentes (1996, Grand Prix d’Histoire Chateaubriand-La Vallée-aux-Loups), Les femmes du Roi-Soleil (1998, Prix Hugues Capet, unica opera della Bertière finora apparsa in italiano), La reine et la favorite (2000, Prix des Lecteurs des Bibliothèques della città di Parigi) e MarieAntoinette l’insoumise (2002, Prix des Maisons de la Presse, Prix des Ambassadeurs e Grand Prix de Biographie historique de l’Académie Française). 9 Jacques de Saint Victor, « Simone Bertière, reine de l’histoire », in Le Figaro, 18.07.2008. 5 6


4 Nel 2004 ha rivolto la sua attenzione alla Grecia classica con un racconto mitologico, Apologie pour Clytemenestre, che ha vinto il Prix Océanes, assegnato da una giuria di 150 lettori della città di Le Havre. Nell’agosto del 2007 è infine apparsa la sua biografia su Mazzarino, Mazarin: Le maître du jeu, eletta “meilleure biographie de l'année”10 dalla rivista letteraria Lire. Nel marzo 2009, l’autrice è stata insignita del prestigioso titolo di Chevalier de la Légion d'honneur dall'Académie des Sciences morales et politiques. In occasione del discorso di ringraziamento, Simone Bertière, con l’ironia che la contraddistingue, ha spiegato come è nata la sua passione per la biografia e la storia: “La mort prématurée de mon mari et le départ de mes enfants m’ont laissée totalement disponible. Alors, sans abdiquer ma qualité de littéraire, je suis passée à l’histoire, qui répond à mon besoin de rigueur, dans le respect des faits avérés, tout en ouvrant un espace à l’expression personnelle: elle est perpétuellement à réécrire. Je n’avais pas suivi la bonne filière, et les historiens ont mis du temps à me tolérer. Bref, je suis un drôle d’animal, un hybride impossible à qualifier. De plus, j’aime varier mes enquêtes.11” Simone Bertière, sempre modesta, si è definita altrove “une vieille dame dotée d'une retraite de l'Éducation nationale qui ne court ni après la notoriété, ni après l'argent.12” “Mais depuis que je publie des livres,” ha peraltro fatto osservare, “un des plus grands plaisirs qui m'aient été donnés est la rencontre avec des lecteurs de toutes origines. J’ai besoin de contacts humains. Nostalgique du temps où j’avais des étudiants, je m’adresse en écrivant à des lecteurs imaginaires. Quand ils se transforment en lecteurs réels et quand ils prennent la peine de me le dire, c’est pour moi la meilleure des récompenses. Puissé-je avoir la force de continuer: je ne souhaite pas autre chose.13” Per il suo soddisfatto editore, Bernard de Fallois, la ragione del successo della storica deriverebbe dall’alchimia individuata dalla Bertière tra opere storiche divulgative, troppo spesso di seconda mano, e gli studi eruditi, solitamente barbosi: le sue opere offrono scrittura di qualità, accessibilità e serietà al tempo stesso14. Simone Bertière non ama tuttavia sentirsi attribuire il ruolo di storica, preferisce definirsi biografa, perché ha confessato di non riuscire a scrivere la vita di un personaggio senza provare della curiosità nei suoi confronti, persino dell’empatia: “C'est, peut-être, ce qui nous distingue des historiens, qui, eux, doivent s'interdire toute sympathie avec l'objet de leur étude.15” Per la Bertière il successo della biografia si spiega con la sua funzione: riempie un doppio vuoto seducendo “à la fois les déçus du roman et les déçus de l'histoire16”. La biografia svolge quindi, per la Bertière, un ruolo sia d’evasione che di identificazione: “À l'inverse de la recherche historique, nous faisons de la psychologie: ce que les historiens s'interdisent. Pour ma part, j'annonce très vite la Fonte: sito web amazon.fr Fonte: sito web ufficiale di Simone Bertière. 12 In un’e-mail del 29 maggio 2006 all’autore dell’elaborato. 13 Fonte: sito web ufficiale di Simone Bertière. 14 Jacques de Saint Victor, art. cit. 15 Mohammed Aïssaoui, « Simone Bertière: Je m'implique dans le récit », in Le Figaro, 27.03.2008. 16 Ibid. 10 11


5 couleur: ma biographie n'est pas un roman. J'espère qu'elle en possède l'agrément. Et comme je n'ai pas d'imagination, je m'appuie sur un formidable matériau: les archives et la documentation. Dans ma démarche, je m'implique dans le récit sans pour autant dire « je ». Comment? J'essaie d'épouser le cours du temps en compagnie de mon personnage, de « vivre » les événements tels que j'imagine qu'il les a vécus sans connaître la suite. C'est presque une identification avec l'objet de la biographie. Dans ce but-là, je me fabrique une chronologie quasi quotidienne, au moins semaine par semaine, qui va m'aider à composer le récit. Je m'appuie également sur des thèmes (le rapport à l'argent, l'amour, le pouvoir, etc.), que j'intègre à ces chapitres chronologiques. L'objectivité réelle est impossible, mais la biographie exige une honnêteté, notamment à l'égard des documents que l'on traite par exemple, il serait aisé de masquer une partie qui gênerait le développement du récit.17” Fin dove può arrivare per la Bertière l’intromissione del biografo? “Parfois, je m'autorise des interprétations personnelles, et même des remarques ironiques. En fait, quand je lis des archives ou des correspondances, je n'aborde pas cette lecture comme un historien : j'ai une approche plus littéraire des choses. Je ne m'attache pas qu'aux faits, mais au sens du texte. C'était souvent le cas lorsque j'ai écrit Mazarin, les lettres trahissent sa personnalité. Par ailleurs, quand il existe des zones d'ombre dans la vie du personnage, je ne cherche pas à les combler, je dis aux lecteurs que je ne sais pas.18” “Qu’ils mangent du papier!”: la regina martire ante Stefan Zweig Maria Antonietta, arciduchessa d’Austria e regina di Francia e di Navarra, muore, ghigliottinata, a mezzogiorno del 16 ottobre 179319. Deve ancora compiere trentotto anni, ma non ha più nulla della regalità patinata associata al suo status, superbamente elaborata in una trentina di opere dalla ritrattista Élisabeth Louise Vigée-Le Brun20: è ormai una donna vecchia e dimessa, tratteggiata con sublime disprezzo dal pittore Louis David nel celebre schizzo eseguito dal vivo mentre la veuve Capet raggiunge in carretta, con le mani legate dietro la schiena, il patibolo. Un patibolo che Maria Antonietta affronta, peraltro, con insospettata dignità. La parabola esistenziale – il journey, il viaggio, del sottotitolo originale della biografia che le ha dedicato l’inglese Antonia Fraser – di Maria Antonietta è riassumibile iconograficamente in queste due immagini: da una parte la luminosità morbida e compiacente del pennello della Vigée-Le Brun, maestra nel rendere più attraenti i suoi soggetti, dall’altra i tratti nervosi e crudeli della matita di David. Per tutto l’Ottocento Maria Antonietta è stata sostanzialmente giudicata, dai memorialisti e successivamente dai biografi, sulla base di due stereotipi: quello Ibid. Ibid. 19 Una cronologia essenziale della vita di Maria Antonietta è disponibile in Appendice A. 20 Élisabeth Louise Vigée-Le Brun (1755-1842) fu la più richiesta ritrattista donna del diciottesimo secolo. I suoi Souvenirs (pubblicati tra il 1835 ed il 1837), resoconto della sua fortunata carriera e dei suoi viaggi in Europa dopo la Rivoluzione, sono celeberrimi. 17 18


6 idealizzato, della regina martire, abilmente orchestrato durante la Restaurazione, e quello, repubblicano e antimonarchico, della sovrana indegna – l’austriaca “scellerata”, in preda a smanie sessuali, ad incontenibili “fureurs utérines”, come emerge dall’impressionante studio sui libelli denigratori della storica francese Chantal Thomas21 – responsabile di tutti i mali di cui soffriva allora la Francia, colpevole persino di aver consigliato al popolo, che non aveva più pane, di “manger de la brioche”. I fratelli Edmond (1822-1896) e Jules (1830-1870) de Goncourt, innamorati del XVIII secolo, sono stati invece tra i primi ma anche tra i massimi promotori, dell’icona della regina martire: con sensibilità post romantica, hanno cristallizzato in Maria Antonietta la loro fascinazione per un’epoca, quella leggendaria douceur de vivre de l’ancien régime, ed una certa scrittura della storia (“la petite histoire qui devient l’Histoire”22). La loro Histoire de Marie-Antoinette (1858, Firmin Didot), primo best seller in senso moderno dedicato alla regina, è una vivace agiografia di lusso, costruita, secondo Remy de Gourmont, “avec le détritus mêmes de l’histoire”23. Il libro restituisce il ritratto di una regina che non ha bisogno di scusanti perché, in definitiva, “elle est demeurée pure”24. I Goncourt insistono molto su questo concetto della purezza di Maria Antonietta, figura dipinta con colori tenui sullo sfondo di un mondo, quello dell’ancien régime, al collasso. Con sapienti ricorsi alla retorica, i due fratelli fanno dell’ultima regina di Francia un agnello sacrificale (“interrogée par le Tribunal révolutionnaire comme le Christ par les pharisiens”25), la cui condanna la rende degna di un culto che i due autori non mancano certo di celebrare. Il culto della regina martire perdura ancora agli inizi del ‘900 con la Marie Antoinette (Meuthen & Co., 1909) del prolifico storico anglofrancese Hilaire Belloc (18701953). La sua biografia è erudita, dettagliata e appassionante anche se Maria Antonietta, vittima tragica per Belloc, è filtrata attraverso la luce monocromatica della profonda fede cattolica dell’autore. La regina si muove quindi tra le ombre di una civiltà, quella dell’Illuminismo, pericolosa perché in crisi di fede: è questa cappa metafisica, questo senso dell’implacabilità del destino, che rende l’opera di Belloc irrimediabilmente datata, anche se questo non ha impedito al libro di godere di una recente ristampa, nel 2006, sull’onda del successo del film di Sofia Coppola dedicato alla regina26. Il primo a cercare di inserire Maria Antonietta in una prospettiva storica e umana capace di salvarla dalla riferita bidimensionalità, dotandola di uno spessore biografico, è stato il romanziere, austriaco come la sovrana, Stefan Zweig. Nel 1932, la sua biografia ha contribuito a rinnovare radicalmente l’interesse per Maria Antonietta, condizionando ampiamente tutte le interpretazioni successive, che non si sono fatte attendere. Chantal Thomas, La reine scélérate, Parigi, Seuil, 1989. Catriona Seth, Marie-Antoinette. Anthologie et dictionnaire, Paris, Robert Laffont, 2006, p. 362. 23 Ibid. I Goncourt, esperti collezionisti, acquistarono documenti e numerose reliquie attribuite a Maria Antonietta per stabilire una sorta di contatto, quasi fisico, con il personaggio. 24 Ibid. 25 Ibid, p. 363. 26 Marie Antoinette (USA, 2006), regia di Sofia Coppola, vedi Appendice B. 21 22


7 A partire dalla biografia di Zweig, i libri dedicati a Maria Antonietta non si contano, si sono infatti moltiplicati, sono stati centinaia, pubblicati tradotti e in originale nelle maggiori lingue del mondo, al punto che formano una sorta di genere letterario a parte. Nella maggior parte dei casi si tratta di scritti riciclati, chiaramente voyeuristici e fantasmatici, debordanti per lo più nel romanzesco, con la sola ambizione di offrire un ritratto pseudobiografico salace, saturo di malizia e di aneddoti piccanti27. La storia di Maria Antonietta, ciclicamente riproposta ad nauseam con un abbondante utilizzo di cliché – tanto da ispirare il titolo ironico di questa sezione, un gioco di parole sull’infame affermazione “Le peuple n'a pas de pain? Qu'il mange de la brioche!”, mai pronunciata da Maria Antonietta28 – acquisisce i connotati di una fiaba al contrario, dal richiamo irresistibilmente popolare e mediatico. Una parte di questi lavori forma però un corpus bio-bibliografico imprescindibile, che sarà oggetto di studio nelle pagine che seguono. Da Stefan Zweig a Simone Bertière, dalla regina mediocre alla regina ribelle: il cammino di carta, e non solo29, di Maria Antonietta è stato affascinante e ricco di sorprese. Stefan Zweig, la psicanalisi e la creazione di una regina mediocre La biografia, ormai archetipo, dedicata dal celebre scrittore austriaco Stefan Zweig alla sua compatriota, è uscita a Vienna, nel 1932, per i tipi di Insel Verlag con il titolo Marie Antoinette, Bildnis eines mittleren Charakters. Fin dal titolo originale – traducibile letteralmente come “ritratto di una personalità mediocre” – Zweig fa intendere la sua chiave di lettura del personaggio e della vicenda che l’ha visto protagonista: la tesi del biografo è che l’incapacità fisica di un inetto Luigi XVI a consumare il matrimonio con la mediocre consorte, avrebbe risucchiato Maria Antonietta, sessualmente frustrata e perpetuamente insoddisfatta, in un frenetico vortice di piaceri che lentamente, ma fatalmente, l’avrebbe condotta tra le braccia di Fersen, fino al tragico epilogo che avrebbe tuttavia contribuito anche alla sua catarsi. La tragedia di Maria Antonietta si situa, per Zweig, nella disparità tra il carattere mediocre della sua personalità ed il destino fuori dal comune che l’ha vista, suo malgrado, protagonista. Una tesi che per anni è stata universalmente accettata e raramente messa in discussione.

Vedi ad esempio Marie-Antoinette, les dangereuses liaisons de la reine di Michel de Decker (Belfond, 2005) oppure Marie-Antoinette, le scandale du plaisir di Claude Dufresne (Bartillat, 2006), letteratura rosa spacciata per ricerca biografica, o ancora L'anneau sacré du temple di Marie Delorme (Bouchet, 2000), delirante raccolta di confessioni autobiografiche trasmesse post mortem dalla regina ad una sensitiva. 28 L’origine dell’affermazione è incerta. Antonia Fraser la attribuisce, nella sua biografia, a Maria Teresa di Spagna, consorte di Luigi XIV, mentre Jean Chalon, nella sua Chère Marie-Antoinette, individua in Madame Victoire, figlia di Luigi XV, la responsabile dell’infelice bêtise. 29 Vedi Appendice B. 27


8 Il libro di Zweig ha conosciuto un immediato successo di vendite e traduzione: la Francia lo ha accolto con un fedele Marie Antoinette, portrait d’un caractère moyen30, anche se le numerose edizioni successive non rispetteranno l’integrità del titolo, così rivelatore31. Il ritratto psicologico, coraggioso per l’epoca nell’affrontare la sfera sessuale, della Maria Antonietta di Zweig – donna mediocre, né buona, né cattiva, sostanzialmente frivola e senza particolari attitudini o aspirazioni che, grazie alla crudeltà del destino, scopre in sé, suo malgrado, qualità che non sapeva di possedere – è basato sulle ricerche condotte dall’autore negli archivi viennesi, fino ad allora inesplorati, contenenti la corrispondenza tra Maria Antonietta e la madre, Maria Teresa, e tra quest’ultima e l’ambasciatore austriaco in Francia, Mercy-Argenteau32. Zweig filtra poi le sue scoperte alla luce delle nuove teorie psicanalitiche dell’amico e compatriota Sigmund Freud33, al quale invia una copia della sua biografia. Il medico ringrazierà lo scrittore, in una lettera datata 20 ottobre 1932, per la sua vita della “sfortunata Maria Antonietta, nata piccola, come voi dite, ma resa grande dai colpi di martello. (…) La parte in cui effettuate il lavoro di psicanalista ha naturalmente risvegliato in me un interesse preciso: intendo quei passi in cui trattate la storia del matrimonio della donna e l’accusa di incesto contro la madre34. I fatti si sono svolti sicuramente come li avete esposti. La vita umana è davvero diventata un po’ più comprensibile da quando è permesso occuparsi di questi aspetti dell’uomo. (…) Voi avete colto con maestria quei collegamenti spesso sconcertanti per lo storico35.” Il punto di vista freudiano è dunque determinante nella biografia di Zweig. È il parametro in base al quale lo scrittore fissa alcuni fatti, a lungo occultati dal pudore dei precedenti biografi della regina, che costituiranno dei dogmi per molti decenni a venire, come la presunta malformazione fisica che avrebbe impedito a Luigi XVI di avere rapporti sessuali, corretta in seguito con un’operazione chirurgica, e le varie conseguenze della sterilità della coppia reale. Zweig elabora ipotesi più psicanalitiche che storiche, che aprono sicuramente nuovi orizzonti allontanando la regina dalle sabbie mobili agiografiche dei Goncourt e che fanno di questa biografia una pietra miliare nella bibliografia dedicata a Maria Antonietta; un’interpretazione che tuttavia avvicina lentamente l’opera ad un romanzo, elegante e verosimile, ma spesso inesorabilmente soggettivo e deformante: la psicologia della Maria Stefan Zweig, Marie Antoinette, portrait d’un caractère moyen, traduzione di Alzir Hella, Paris, Grasset, 1934. 31 La prima edizione italiana della biografia di Zweig mitiga la sprezzante lapidarietà del titolo originale optando per la versione Maria Antonietta, una vita involontariamente eroica, traduzione di Lavinia Mazzucchetti, Mondadori, 1935. 32 Florimond Claude, conte di Mercy-Argenteau (1727–1794), fu un diplomatico austriaco, dal 1776 ambasciatore d’Austria a Parigi. Maria Teresa lo utilizzò come una sorta di spia, incaricata di redigere dettagliati rapporti sulle azioni di Maria Antonietta a Versailles. L’imperatrice tentò inoltre, attraverso Mercy, di influenzare la figlia nell’appoggio da fornire alla Casa d’Austria. 33 La corrispondenza tra i due durerà fino alla morte del medico nel 1939. 34 Il piccolo Luigi Carlo (1785-1795), plagiato dai suoi carcerieri, firmò una dichiarazione in cui accusava la madre di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose. La dichiarazione fu utilizzata nel corso del processo alla regina. 35 Sigmund Freud, Stefan Zweig, Briefwechsel, Francoforte, Fischer, 2002. 30


9 Antonietta di Zweig è ridotta infatti ad un meccanismo di frustrazionecompensazione36. Anche se, nel prologo al suo libro, Simone Bertière cita affettuosamente Zweig per essere stato colui che ha acceso la fiamma capace di restituire la vita a Maria Antonietta37, nella sua biografia, come vedremo, la storica francese prende le distanze da Zweig fin dal titolo del suo lavoro. Il fatto è che la Bertière appartiene ad un’altra tradizione e ad un’altra cultura, quella francese, che non possedeva Zweig per tentare di ricostruire la personalità della discussa ultima regina di Francia. La Maria Antonietta post zweighiana Prima della recente biografia di Simone Bertière, anche se con alterna fortuna e con risultati non sempre convincenti, avevano tentato l’avventura altri storici e biografi, la maggior parte dei quali sono riconducibili principalmente a due culture storiografiche, quella anglosassone e quella francese, che è opportuno passare brevemente in rassegna prima di affrontare la biografia della Bertière, anche perché esse si pongono, talvolta, coraggiosamente in contrasto con la lettura della personalità di Maria Antonietta che aveva proposto Zweig. Biografie in lingua inglese

Concepita come una prima risposta all’analisi freudiana proposta da Zweig, annoveriamo innanzitutto la monumentale biografia in due volumi della storica inglese Nesta Helen Webster (1876-1960), Louis XVI and Marie-Antoinette before the Revolution e Louis XVI and Marie-Antoinette during the Revolution (Constable and Company, 1936 e 1937). L’eccellente opera della Webster è molto moderna nella rilettura, in positivo, della coppia reale, soprattutto di un Luigi XVI coraggioso riformista e di una regina tutt’altro che mediocre. Benché brillante (con l’unica pecca di una duchessa di Polignac troppo manipolatrice38), questo responsabile lavoro di ricerca su documenti originali, che demolisce sistematicamente ogni fantasia romantica su Fersen, ha tuttavia goduto di scarsa considerazione a causa della controversa fama della Webster39. Zweig estremizzerà l’applicazione della psicanalisi nella sua successiva Maria Stuart (Herbert Reichner Verlag, 1935), facendo della regina scozzese una schiava della passione amorosa e sessuale, pronta a tutto in nome del sentimento. Un mito romantico oggi fruibile come ottima e appassionante opera di finzione storica, ma inadeguata come saggio biografico. 37 Simone Bertière, Marie-Antoinette l’insoumise, Paris, Éditions de Fallois, 2002, p. 16. 38 Yolande Martine Gabrielle de Polastron, meglio nota come Yolande de Polignac (1749–1793), fu la principale favorita della regina Maria Antonietta, da cui ricevette il titolo di duca per il marito Jules de Polignac. L’affetto e la prodigalità della regina nei confronti della donna e della sua cricca ne fecero una delle donne più odiate di Francia. Poco dopo lo scoppio della Rivoluzione emigrò trasferendosi in Svizzera. L’analisi più aggiornata del rapporto tra le due donne è offerta da Madame de Polignac et Marie-Antoinette, une amitié fatale di Nathalie Colas des Francs (Les 3 Orangers, 2008). 39 La Webster fu accusata di nazismo ed antisemitismo oltre che di inverosimiglianza nelle sue teorie cospirazioniste, che vedono la massoneria responsabile di ogni rivoluzione, grande e piccola, nel mondo (fonte: freemasonry.bcy.ca). L’opera di Nesta Webster sulla coppia reale è stata tradotta e 36


10 Per diversi anni il mercato in lingua inglese, forse perché poco stimolato, non ha proposto nulla di rilevante sull’ultima regina di Francia. Solo il successo della traduzione in lingua inglese apparsa verso la fine degli anni ‘50 della biografia del belga André Castelot, commentata più avanti, ha favorito l’uscita di nuove opere in inglese. Una di queste è The Tragic Queen: Marie Antoinette (Weidenfeld & Nicolson, 1968), firmata dall’eclettica autrice inglese (fu anche cantante di discreta fama) Dorothy Moulton-Mayer. Benché piacevole, si tratta di un lavoro irriducibilmente derivativo, quasi una parafrasi dell’opera di Castelot, che sembra essere l’unico autore in bibliografia per la Moulton-Mayer. La biografia ha comunque conosciuto un buon successo sia in patria che all’estero40. Estremamente godibile, anche se risulta difficile condividerne le conclusioni, è invece il libro The Fatal Friendship (Doubleday, 1972) di Stanley Loomis, americano appassionato di storia francese. Loomis si concentra, con stile incalzante, sull’amicizia tra Maria Antonietta e Fersen, mantenendosi in miracoloso equilibrio tra storia e finzione. Loomis non ama Luigi XVI e non riesce pertanto ad immaginare come avrebbe potuto amarlo Maria Antonietta: l’insoddisfazione, proprio come per Zweig, l’avrebbe quindi gettata tra le braccia del nobile svedese. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ‘90 appaiono due agili biografie di successo41 benché standardizzate, poco incisive, conservatrici – l’influenza di Zweig è ancora forte nell’interpretazione di una Maria Antonietta mediocre, frivola, ma di buon cuore, che si riscatta grazie al tragico finale – e da cui traspare uno svogliato e superficiale lavoro di ricerca su materiali chiaramente di seconda mano: si tratta della Marie Antoinette (Weidenfeld & Nicolson, 1987) dell’inglese Joan Haslip (19121994) e di To the Scaffold: The Life of Marie Antoinette (William Morrow & Co., 1991) dell’americana Carolly Erickson (1943), specialista in biografie best-seller sui Tudor tradotte in tutto il mondo42. Nel 2001 esce la Marie Antoinette, The Journey (Weidenfeld & Nicolson) della celebre e vendutissima biografa inglese Antonia Fraser (1932), già autrice, come Zweig per altro, di un’apprezzata biografia revisionista dedicata a Maria Stuart43. Il sottotitolo – the journey – si riferisce alla storia personale della regina, da sposa adolescente priva di vera educazione a monarca disprezzata, colpevole di tutte le disfunzioni dell’ancien régime. Subito opzionata per il cinema da Sofia Coppola, la monumentale, condensata per il mercato francese nel 1981: Marie-Antoinette intime, traduzione dall’inglese di Élisabeth de Benque, La Table Ronde. 40 In Italia: Maria Antonietta, traduzione di Augusta Mattioli (Dall’Oglio, 1970); in Germania: Menuett und Marseillaise. Das Leben der Marie-Antoinette (Marion Von Schröder Verlag, 1969). 41 Le due biografie sono tuttora presenti in Italia nei cataloghi Longanesi (Haslip) e Mondadori (Erickson). 42 Carolly Erickson è tornata, nel 2005, ad occuparsi di Maria Antonietta con un’opera di finzione, The Hidden Diary of Marie Antoinette (Doubleday), una pessima soap storica priva di qualsiasi tentativo di verosimiglianza. Mondadori, inspiegabilmente trattandosi di un’opera di fiction, l’ha proposto con sfacciata ambiguità, nella traduzione italiana di Joan Peregalli e Claudia Pierrottet col titolo Il diario segreto di Maria Antonietta, nella sua collana di saggi storici, Le Scie (2006), e successivamente nella collana di tascabili Oscar storia (2008). 43 Antonia Fraser, Mary, Queen of Scots, London, Weidenfeld & Nicolson, 1969.


11 ipertrofica Maria Antonietta della Fraser44, lussureggiante nella parata di dettagli e aneddoti, spesso fatui, ricavati dai memoriali di viaggiatori inglesi, è talmente sovraccarica da indurre in alcuni critici il sospetto – non infondato – che tanta abbondanza nasconda una certa superficialità di fondo. Una volta ripresi da tanto ammirato stordimento, ci si accorge infatti che l’aria che si respira nelle pagine della Fraser è un po’ quella di una soap storica di lusso. Antonia Fraser si accontenta spesso di congetture – dando per scontata la relazione con Fersen e l’inadeguatezza fisica e mentale del re – per arrivare alle conclusioni per lei più congeniali e verosimili. Filtra così la sua materia con una mentalità troppo contemporanea che fa di Maria Antonietta una donna anacronistica, sessualmente libera – che con Fersen ricorre addirittura alla contraccezione – appetibile per l’odierna cultura popolare. La Maria Antonietta rivista dalla Fraser affonda così in uno smagliante e patinato politically correct: l’effetto finale è quello di un ritratto commissionato alla pittrice di corte Vigée-Le Brun, troppo compiacente, e compiaciuto, per essere vero. L’accademica americana Caroline Weber, utilizzando in larga misura le minuziose ricerche della collega inglese Fraser, ha infine firmato l’ambizioso studio Queen of Fashion: What Marie-Antoinette Wore to the Revolution (Henry Holt, 2006), una curiosa indagine sulla politics of fashion adottata da Maria Antonietta. La Weber analizza stoffe, materiali, corsetti ed i messaggi, consci e non, lanciati dalla regina nel corso della sua vita per esprimersi attraverso abbigliamento e acconciature ed affermare così la sua individualità. Biografie in lingua italiana e tedesca

Scarsi e spesso poco rilevanti, sono stati invece i contributi in lingua italiana. Ricordiamo una Maria Antonietta regina di Francia (Edizioni Aurora, 1934) di Augusto De Angelis45 (1888-1944). Si tratta di un’opera derivativa e stereotipata che pesca a piene mani da Zweig – senza le sottili ambizioni psicanalitiche dell’austriaco – in cui non manca il classico ritratto del Delfino dallo "sguardo da bue" ed un’ingenua Maria Antonietta, dipinta, con bonario paternalismo, come la persona sbagliata nel posto sbagliato. Altra penna che ha offerto un contributo italiano è quella del giornalista Roberto Gervaso (1937), che nel 1989 ha ricostruito, per Bompiani, il celebre scandalo della collana46 nel saggio storico, dagli accenti thriller, Scandalo a corte47. Se l’affare è esposto da Gervaso con una certa competenza, i ritratti psicologici dei protagonisti L’edizione tedesca della biografia di Antonia Fraser (Marie Antoinette: Biographie, Deutsche Verlags-Anstalt, 2006) è stata pubblicata in una versione drasticamente ridotta. 45 Scrittore, giallista soprattutto, drammaturgo e giornalista – per La Stampa ed Il Resto del Carlino – attivo durante gli anni del fascismo. 46 L'Affare della collana, o lo scandalo della collana, è un fatto misterioso accaduto negli anni '80 del Settecento, che ha travolto la già incrinata popolarità di Maria Antonietta, coinvolta suo malgrado in un intrigo che ruota attorno al furto di una favolosa collana di diamanti. 47 Nel 2008, Gervaso ripropone Scandalo a corte con il titolo alternativo La regina, l'alchimista e il cardinale, per l’editore Rubbettino, con un testo rimaneggiato per riprodurre l’effetto, più consono, di romanzo storico. 44


12 non sfuggono alla convenzione: Maria Antonietta è la piatta e frivola tête au vent che già conosciamo, mentre Luigi XVI è il solito sovrano incompetente. Per uno studio biografico italiano su Maria Antonietta realizzato con lucidità ed erudizione, occorre attendere i recenti scritti di Benedetta Craveri48 (1942). La letterata ha analizzato Maria Antonietta dal punto di vista iconografico introducendo le Memorie di una ritrattista di Élisabeth Vigée-Le Brun (Mursia, 1990), ha riservato alla regina un capitolo sulla sua vita coniugale in Amanti e regine49 (Adelphi, 2005) e infine, nel piccolo ma prezioso Maria Antonietta e lo scandalo della collana (Adelphi, 2006), ha riassunto magistralmente un rocambolesco episodio chiave nella vita della sovrana. Per la prima volta, nel panorama italiano, la Craveri ha restituito tridimensionalità a Maria Antonietta, commentando i condizionamenti imposti dalla visione di Stefan Zweig, ed ha abbattuto i luoghi comuni ricorrendo alle ultime tesi proposte nei lavori della Fraser e della Bertière, così condensate in Amanti e regine: “Antonia Fraser e Simone Bertière preferiscono parlare di una evoluzione piuttosto che di una metamorfosi. La biografa inglese avanza la tesi di una lenta maturazione della personalità della sventurata sovrana attraverso la quale ella prende progressivamente coscienza dei suoi compiti; per la studiosa francese, non è tanto il carattere di Maria Antonietta a cambiare, quanto la realtà con cui ella si trova a confrontarsi nei diversi momenti della sua vita.50” Si segnala infine, per completezza, l’unica altra biografia, con quella di Stefan Zweig, prodotta in area germanofona: Marie Antoinette, vom Königsthron zum Schafott (Hohenheim Verlag, 2004) di Franz Herre (1926), bavarese, autore di numerose biografie storiche popolari, piuttosto rigide e aneddotiche. Biografie in lingua francese

Le biografie di Maria Antonietta in lingua francese sono, naturalmente, molto più numerose: la contraddittoria personalità dell’ultima regina di Francia ha attratto spesso la curiosità degli storici e dei biografi che hanno proposto delle immagini non di rado molto diverse, che è opportuno passare brevemente in rassegna (almeno le principali) prima di affrontare quella, per certi versi rivoluzionaria, della Bertière. Il francese d’origine belga André Castelot (1911-2004, grand prix d'histoire 1984 de l'Académie française) è considerato uno dei più grandi divulgatori della storia di Francia e, benché dépassée, la sua Marie-Antoinette (Perrin, 1953) ha conosciuto una fortuna straordinaria: costantemente rieditata, essa rappresenta un vero e proprio best-seller con circa un milione di copie vendute in patria, al quale si aggiunge lo La Craveri è professore ordinario presso la Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli dove insegna letteratura francese. 49 Una galleria di saggi biografici sulle donne di potere, vicine alla monarchia, in Francia. 50 Benedetta Craveri, Amanti e Regine, Milano, Adelphi, 2005, p. 349. In un’e-mail del 29.05.2006 all’autore dell’elaborato, Simone Bertière commenta così il contributo della Craveri: “Je suis ravie qu'elle partage entièrement mon jugement sur deux points essentiels: les relations conjugales du couple royal et le fait que Louis XVI encourageait la frénésie de divertissements de sa femme, non pour se faire pardonner ses défaillances intimes, mais pour l'empêcher de s'occuper de politique.” 48


13 stupefacente successo conosciuto dalla traduzione inglese51. La sua Maria Antonietta, quindi, citando l’orgoglioso slogan della casa editrice, “n'a pas pris une ride“52. Di piacevolissima lettura, estremamente precisa, cronologicamente infallibile, l’opera di Castelot soffre tuttavia dell’atteggiamento condiscendente e paternalista dell’autore verso il suo soggetto e si risolve in un resoconto troppo scolastico dei fatti basilari nella vita della regina. Castelot sposa inoltre completamente la tesi del rapporto carnale tra Maria Antonietta e Fersen, arrivando addirittura a sollevare seri sospetti – nella sua biografia dedicata alla figlia della regina, Maria Teresa Carlotta53 – sulla paternità del piccolo Luigi XVII, attribuita al conte svedese. Più intimista e soprattutto idealizzata, degna erede della regina goncourtiana, è la Maria Antonietta proposta dall’emozionante ed emotiva Chère Marie-Antoinette (Perrin, 1988, prix Gabrielle d'Estrées) del biografo e romanziere Jean Chalon54 (1935). Si tratta di una biografia totalmente empatica, basata su aleatorie fonti di seconda mano, che paragona sin dal principio la vita della regina ad un conte de fées, scritta da un autore fin troppo ispirato che si lascia possedere dal suo soggetto. Il lavoro di Chalon pecca di manicheismo nell’offrire un ritratto di Maria Antonietta intriso di devozione e lirismo, in cui la sincerità cede volentieri il passo alla passione (vedi la sua improponibile contessa di Polignac, vero mauvais génie della storia). Chalon crea quindi una Maria Antonietta sicuramente indigesta per la storiografia seria, ma irresistibile per una certa cultura popolare avida di leggende rosa e di icone, adottabili anche dall’immaginario omosessuale. Nel 1991, per i tipi di Fayard, esce la controversa ed algida Marie-Antoinette firmata da Évelyne Lever. Storica molto mediatica55 impostasi come specialista francese di Maria Antonietta a colpi di comparsate in talk show e articoli in riviste più o meno scientifiche, riuscita più di altri a cavalcare la moda culminata con il film di Sofia Coppola sulla regina, la Lever tenta di scrivere una biografia rigorosa, “dépourvue de toute émotion”56, per arginare gli eccessi di tenerezza e commozione suscitati da autori come Chalon, ma traspare un certo zweighiano disprezzo verso il suo soggetto: giudica Maria Antonietta una creatura senza pregi né colpe particolari perché fondamentalmente sans cervelle e compatisce il povero Luigi XVI per questa moglie, manipolata dalla madre e dall’ambasciatore austriaco, invischiata in malsane politiche antifrancesi. Benché la sua lettura del personaggio risulti alquanto monocorde, lo stile rigoroso e serio, ma sempre piacevole e accessibile, unito ad un’eccellente promozione orchestrata dal potente editore, ha fatto del libro della Lever un’imprescindibile opera faro in ogni bibliografia che si rispetti su Maria Antonietta, ponendo le fondamenta per un suo piccolo impero editoriale personale 450.000 esemplari venduti, secondo l’editore francese. Fonte: Présentation de l'éditeur dal sito web amazon.fr. 53 André Castelot, Le Secret de Madame Royale, Paris, Sfelt, 1949. 54 Chalon ha sempre messo le sue qualità di scrittore al servizio delle donne, dedicando biografie a personaggi come George Sand, Colette, Liane de Pougy e Natalie Barney. 55 Nel suo Marie-Antoinette, un destin brisé (RMN, 2006), indagine iconografica attorno alla regina, la Lever individua a sua volta in Maria Antonietta la prima “souveraine médiatisée” della storia: la stampa dell’epoca commentava ogni suo gesto, travisandone spesso il significato. 56 AA.VV., « Marie-Antoinette, plaisirs et lectures », in Le Figaro Hors-Série, maggio 2006, p. 111. 51 52


14 basato sul personaggio57 – tra cui una versione rimaneggiata e abbreviata della sua biografia originale, apparsa nel 2006 con il titolo C’était Marie-Antoinette (Fayard) ed incentrata sul privato della regina58 – onnipresente presso librerie e bookshop museali. Destino completamente diverso quello dei coniugi Paul e Pierrette Girault de Coursac che, poco citati nelle bibliografie, sono abbondantemente saccheggiati dai moderni storici e biografi. La coppia, che ha segnato particolarmente la visione degli studiosi Philippe Delorme e Simone Bertière, ha consacrato la vita allo studio del regno di Luigi XVI, al quale ha dedicato una decina di volumi a partire dal 196259. La loro ammirazione per l’incompreso sovrano non è esente da partigianismi che li conduce non di rado ad analisi spregiudicate basate su ipotesi inverificabili. Resta il fatto che, in trent’anni, hanno profondamente rinnovato la materia portando alla luce nuovi documenti e squalificando le testimonianze di seconda mano che troppi storici avevano dato per certe prima di loro. Il loro tomo dedicato alla vita coniugale e politica della coppia reale, Louis XVI et Marie-Antoinette: vie conjugale, vie politique (1990, F.-X. de Guilbert), non fa eccezione, smontando sistematicamente tutta una una serie di miti e luoghi comuni: l’obiettivo è distruggere la leggenda nera di Luigi XVI e contemporaneamente quella rosa di Maria Antonietta, invertendo il mito della bella e la bestia. Se il loro Luigi XVI è infatti tutt’altro che debole e impotente, la loro Maria Antonietta è una marionetta della politica austriaca ostile al re di Francia, ma non basta: nel loro contro-ritratto, Maria Antonietta è una creatura ipocrita, sgraziata, ignorante, superficialmente devota, poco propensa all’igiene personale e – sorpresa! – persino il suo decantato fascino fisico non sarebbe che una leggenda abilmente orchestrata dalla madre e dall’ambasciatore austriaco Mercy-Argenteau, con la compiacenza di qualche ritrattista60, per “vendere” ai francesi il loro prodotto. Solamente in La dernière année de Marie-Antoinette (1993, F.-X. de Guilbert), i Girault de Coursac si concedono una timida riabilitazione della sovrana: certo non come ennesima regina martire, ma in quanto donna delusa meritevole di simpatia perché vedova, privata dei figli61, prigioniera umiliata nel corso del processo a suo carico ed infine condannata alla pena capitale. Tra i suoi titoli più importanti: Marie-Antoinette, la dernière reine (Gallimard, 2000); MarieAntoinette, journal d'une reine (Robert Laffont, 2002); L'Affaire du collier (Fayard, 2004); MarieAntoinette, Correspondance (1770-1793) (Tallandier, 2005); Marie-Antoinette, un destin brisé (RMN, 2006); Marie-Antoinette: Le triomphe de l'élégance et du luxe (Beaux Arts Éditions, 2008). 58 Questa versione alternativa della biografia originale della Lever è stata creata originariamente per il mercato statunitense (Marie Antoinette, The Last Queen of France, 2000, Farrar, Straus & Giroux). L’edizione del libro pubblicata in Italia da Rizzoli nel 2001 è in realtà una traduzione della versione inglese della biografia. 59 Tra i titoli dei Girault de Coursac dedicati a Luigi XVI: L'éducation d'un roi: Louis XVI, La Défense de Louis XV, Louis XVI: un visage retrouvé, Entretiens sur Louis XVI, Louis XVI: Roi Martyr? 60 I ritratti di Maria Antonietta realizzati dai pittori Joseph Duplessis e Adolf Ulrik Wertmüller, ritenuti molto vicini al vero, non rimandano ad un’immagine attraente della regina. 61 Il destino tragico dei quattro figli di Luigi XVI e Maria Antonietta è ricostruito da Philippe Delorme in Les princes du malheur (Perrin, 2008). La primogenita Maria Teresa Carlotta (1778-1851) sarà l’unica a sopravvivere alla Rivoluzione. 57


15 Infine, lo storico e giornalista Philippe Delorme, promotore delle ricerche sul DNA del cuore imbalsamato del piccolo Luigi XVII62, nella sua disincantata e concisa Marie-Antoinette épouse de Louis XVI, mère de Louis XVII (Pygmalion, 1999), realizzata nell’ambito di una sua Histoire des Reines de France, paga il suo debito nei confronti dei Girault de Coursac in quanto offre un ritratto lucido e a tratti crudele, ma anche meno radicale di quanto avevano proposto i due storici appena citati. Con precisione da entomologo, Delorme ridimensiona drasticamente gli slanci materni di Maria Antonietta63 (un semplice cavalcare la moda roussoniana sull’educazione dei bambini), ritiene Luigi XVI responsabile dell’influenza della Polignac sulla regina (il re avrebbe usato la denigrata contessa come una sorta di costosa governante, stipendiata per distrarre la regina, manipolata dalla famiglia austriaca, dagli affari di Stato) e svela la profonda vanità di Fersen, colpevole di aver fomentato l’alone romantico intorno all’amicizia con Maria Antonietta per promuovere la sua fama di irresistibile tombeur de femmes. Maria Antonietta, insoumise per Simone Bertière Dopo la Maria Antonietta scellerata dell’epoca rivoluzionaria, quella martire della Restaurazione, quella post romantica dei Goncourt, la regina mediocre di Zweig e quella in bilico tra inadeguatezza e mire manipolatorie delle interpretazioni successive, sostanzialmente negative o quantomeno contraddittorie, ecco dunque l’ennesima trasformazione: “l’insoumise”, l’indomabile quindi, è l’accattivante sottotitolo della biografia consacrata a Maria Antonietta da Simone Bertière; una biografia che, come abbiamo detto, offre di Maria Antonietta un’immagine almeno in parte diversa dalle precedenti. L’autrice mette le cose in chiaro fin dal frontespizio della prima edizione del volume, dove compare un suo commento all’immagine di copertina che riproduce, a sinistra, un convenzionale ma smagliante ritratto – del 1775 – di Maria Antonietta in grande abito di corte eseguito dal pittore Gautier-Dagoty, una mano mollemente adagiata su un mappamondo, e, a destra, il celebre schizzo di David con la regina condotta al patibolo. “Au faîte des honneurs et au plus profond de l’humiliation, deux visages d’une seule et même femme”, commenta la Bertière, “aussi droite e fière sur la charrette qui la conduit à l’échafaud que lorsqu’elle posait en souveraine du monde.64” Scrive la biografa: “Vous ne remplissez ni vos devoirs d'épouse, ni vos devoirs de reine, jette à sa sœur en 1777 l'empereur Joseph II scandalisé par son comportement. Voilà de quoi justifier le choix d'une épithète – l'insoumise – qui remet en cause bien des idées reçues.65” L’aggettivo “insoumise” è inteso in tutte le sue accezioni. Implica Delorme ha dedicato due volumi al calvario del piccolo Luigi XVII (1785-1795), vittima innocente della Rivoluzione: L’Affaire Louis XVII (Tallandier, 1995) e Louis XVII, la vérité (Pygmalion, 2000). 63 Celebre è la lettera della regina indirizzata nel 1789 a Madame de Tourzel, appena nominata governante dei figli della coppia reale. Maria Antonietta redige per la duchessa un elenco di istruzioni sull’educazione dei bambini, che è stato considerato un modello di attenzione materna. 64 Simone Bertière, op. cit., p. 6. 65 Simone Bertière, « Marie-Antoinette, la reine qui rêve de liberté », in Historia, 01.12.2002. 62


16 innanzitutto il rifiuto dell’ubbidienza, ma un carattere insoumis non è solo ribelle, è anche disertore. Quando Maria Antonietta giudica i suoi obblighi intollerabili, li rifugge. Riletto nell’ottica revisionista della Bertière, molto nel carattere di Maria Antonietta trasuda piccoli e grandi slanci di ribellione: ha appena messo piede a Versailles e già si batte per i piaceri tipici della sua età. Sfidando il veto della madre, ottiene dal re il permesso di cavalcare con la promessa, che non manterrà, di evitare la corsa al galoppo. Per orgoglio dinastico si spinge oltre: rifiuta di rivolgere la parola alla contessa du Barry, disprezzata favorita di Luigi XV, che osa disputarle la precedenza a corte, tanto che dovrà intervenire Maria Teresa per farla ragionare ed evitare così un incidente diplomatico. Una donna che fin dall’adolescenza non si piega al destino: una scelta per rendere la regina più vicina al pubblico di oggi, più moderna e quindi per riabilitarla in quanto femminista ante litteram? “J’ai choisi le qualificatif qui colle le plus à sa personnalité66”, spiega la Bertière: le altre regine erano docili, allevate per esserlo. Dovevano incarnare l’ideale della buona sposa, dolce e pia, e della brava madre di famiglia. Maria Antonietta ha fatto il contrario. Ha rifiutato di piegarsi alle costrizioni del mestiere di regina. Si è subito mostrata reticente davanti alla prospettiva della maternità. Poco più che quattordicenne, non aveva comprensibilmente la minima voglia di avere bambini e dare il via alla prescritta catena di gravidanze, una schiavitù dalla scadenza annuale, fino alla liberazione per morte o vecchiaia67. Ma si è soprattutto sottratta, in spregio all’etichetta, alle funzioni di rappresentanza: voleva vivere la sua vita, essere autonoma, scegliere i suoi amici, non essere il riflesso del marito. Al Trianon68 – dove si abbandonava ad un culto blindato dell’intimità con il suo esclusivo cercle enchanté di privilegiati, alienando così molti invidiosi cortigiani – riceveva au nom de la reine, quando per principio la regina di Francia non disponeva di alcuna proprietà personale, poiché tutto apparteneva al re. Per tutta la vita Maria Antonietta si è ribellata. Aveva una volontà e un’energia di ferro, ereditate dalla madre Maria Teresa. Questa energia ha perdurato fino alla fine, anche dinanzi al Tribunale rivoluzionario: non si è sottomessa, benché fosse spossata e malata. La Rivoluzione non è riuscita ad annientarla. È quindi evidente che le sue azioni la separano completamente dalle donne che l’hanno preceduta, che hanno messo la loro personalità al servizio della funzione – come la regina Maria Leszczynska, consorte sottomessa di Luigi XV – mentre l’avvicinano alle donne d’oggi per la sua volontà di esistere per se stessa, con un’autonomia nel rapporto col marito, uno status personale, delle attività proprie. Ibid. Dopo la nascita del quarto bambino, una figlia, Maria Antonietta indigna il fratello scrivendogli nel 1787 che non intende più avere figli. La sorella Maria Carolina (1752-1814), moglie del re di Napoli, portò a termine diciotto gravidanze. 68 Il Petit Trianon è un piccolo palazzo situato nei giardini della Reggia di Versailles. Fu progettato da Ange-Jacques Gabriel, su ordine di Luigi XV, per la sua amante Madame de Pompadour, ed edificato tra il 1762 e il 1768. Madame de Pompadour morì quattro anni prima del completamento. Di conseguenza l'edificio fu destinato a Madame du Barry, la nuova favorita del re. Dopo essere salito al trono nel 1774, Luigi XVI donò il Petit Trianon e l’idillico parco circostante alla regina Maria Antonietta per i suoi svaghi personali. 66 67


17 Vuole addirittura crescere da sé i figli, seguendo gli insegnamenti di Rousseau. È una sentimentale. Si percepisce già qualcosa di romantico nella sua malinconia: è pervasa da questa tristezza, da quest’incapacità di accontentarsi. Vuole sempre di più. Teme il tempo che passa, la vecchiaia. È molto meno devota alla religione delle precedenti regine e la chiesa non le offre alcun conforto davanti alle difficoltà che incontra. Tutto questo la rende più vicina alla sensibilità moderna. “Cependant il serait abusif de faire d’elle une féministe,” conclude la Bertière, “car il faudrait pour cela qu’elle prenne en compte la condition de l’ensemble des femmes. Or elle ne s’occupe que d’elle!69” La ricerca di Simone Bertière ha spazzato via definitivamente i miti sul matrimonio della coppia reale. La biografa spiega che, dalla pubblicazione dell’opera di Zweig, la presunta impotenza di Luigi XVI e la sua codardia nel rifiutare un’operazione per correggere una sua piccola imperfezione fisica, una fimosi, sono state accettate come fatti attestati, sufficienti per spiegare l’instabilità emotiva della regina, quel meccanismo di frustrazione-compensazione tanto caro a Stefan Zweig, ma l’austriaco non ha comparato la corrispondenza tra la regina e sua madre con quella originale tra l’ambasciatore austriaco e l’imperatrice, che non lascia alcun dubbio sul fatto che Luigi XVI non soffrisse di alcuna malformazione. Nella sua biografia, Simone Bertière racconta come, negli archivi di Vienna, ha avuto accesso alle copie della corrispondenza originale tra Mercy e l’imperatrice d’Austria realizzate dalla segreteria dell’ambasciatore e contenenti i passaggi omessi nelle copie successive della stessa corrispondenza ottenute e utilizzate da Zweig. La biografa riconosce ai Girault de Coursac il merito del reperimento di questi passaggi in grado di fare luce sulla relazione coniugale della coppia, ma è critica verso l’utilizzo confuso che ne hanno fatto nel loro lavoro70. Spiega la Bertière: “Stefan Zweig a eu le grand mérite de chercher à comprendre Marie-Antoinette et de jeter sur sa personnalité un éclairage neuf. Mais l'éclatante qualité littéraire de son livre a contribué à répandre l'image de la jeune épouse malaimée, attendant en vain chaque soir que son balourd de mari fasse enfin d'elle une femme et trompant ses frustrations dans de fatales dissipations. Il accable le malheureux Louis XVI, dont l'impuissance présumée et la prétendue lâcheté devant l'opération propre à y remédier passent pour articles de foi. Elle-même, dit-il, n'était qu'une âme tiède, molle, faible, faite pour une vie sans éclat. Or, la relecture attentive des documents et le recours aux archives suggèrent tout autre chose: Marie-Antoinette n'était ni douce ni faible, et Louis XVI ne fut jamais opéré.71” In breve, il re era dotato di un “bracquemart assez considérable”72, un membro di grosse dimensioni, e Maria Antonietta soffriva di una condizione nota a corte come “l’étroitesse du chemin”73, una vagina troppo stretta che la rendeva frigida. Un caso di incompatibilità sessuale quindi, una disparità fisica che rendeva il sesso per entrambi un compito poco gradevole, una “pénible corvée”74. Per tacito accordo, i Simone Bertière, art. cit. Simone Bertière, op. cit., p. 707. 71 Simone Bertière, art. cit. 72 Paul Webster, “Size did matter to Marie-Antoinette”, in The Observer, 04.08.2002. 73 Ibid. 74 Ibid. 69 70


18 due adolescenti si adagiarono in una routine di astinenza sessuale (“Maladresse de l’un, mauvaise volonté de l’autre”75) che portò alla piena consumazione del matrimonio, così essenziale per la salute dell’alleanza tra Borboni ed Asburgo, solo dopo sette lunghi anni di maldestri e dolorosi tentativi. Simone Bertière non manca naturalmente di esplorare la relazione della regina con lo svedese Axel de Fersen. Nemmeno le moderne indagini informatico-scientifiche sono riuscite a risolvere il mistero dei passaggi censurati nella loro corrispondenza: effusioni sentimentali o piuttosto allusioni politiche compromettenti? Per la biografa il dubbio non sussiste: “Il s’agissait de confidences affectives, bien que les héritiers de Fersen aient prétendu avoir censuré des passages mettant en cause le roi de Suède.76” La Bertière ha esaminato quattro di queste lettere riacquistate dagli Archivi di Francia. In una di queste è certa di aver decifrato, sotto le cancellature, tre parole, “loin de vous”, dopo un’allusione della regina all’impossibilità di essere felice. Non possediamo invece alcun mezzo per determinare se tra i due la relazione sia stata carnale. La leggenda lo afferma. L’amore di Maria Antonietta per Fersen è certo, l’ha vissuto. Aveva un disperato bisogno di tenerezza. Ma è bastato per arrivare al letto? Per i nostri contemporanei va da sé. Ma come esserne certi? Risponde la biografa: “Tout d’abord, elle était frigide et, après les difficultés qu’elle avait connues avec Louis XVI, on peut comprendre que la chose lui parût peu désirable! Ensuite, elle était encore susceptible d’avoir des enfants et elle n’avait sûrement pas envie de prendre un risque pareil: une fille des Habsbourg ne s’expose pas à donner des enfants à un autre qu’un roi!77” Infine, se Luigi XVI accettò di fare di Fersen il consigliere della coppia reale durante la Rivoluzione, è perché si fidava di lui78. Per come lo si conosce, piuttosto rigido in materia di moralità, Simone Bertière è certa che non avrebbe mai concesso questa fiducia se avesse sospettato che la moglie lo tradiva carnalmente: “Je pense donc que pour Marie-Antoinette, la présence de Fersen auprès d’elle comme chevalier servant comblait son cœur et qu’ils se sont contentés d’être, comme on l’a dit parfois, des amants restreints. On sait d’ailleurs que Fersen allait chercher son plaisir auprès d’autres maîtresses plus douées!79” In controtendenza rispetto alla tradizione, ma in sostanziale sintonia con i Girault de Coursac, la biografa non teme, nel suo lavoro, di riabilitare Luigi XVI, spesso ridotto all’immagine di re fantoccio, mentre la sua personalità è assai più complessa per chi lo analizza da vicino, come ha fatto, per l’appunto, Simone Bertière. Dapprima dinoccolato per essere cresciuto troppo in fretta, Luigi XVI si è presto irrobustito. È un colosso, sulla scia dei suoi antenati sassoni. È goffo, imbarazzato dalla sua figura, ridicolo quando obbligato a danzare. È allegro, gioviale, con un che di volgare. Ama gli scherzi sciocchi. Impazzisce per la caccia, in cui eccelle, ma detesta la vita di società, la conversazione, le battute sagaci. Ama coricarsi e alzarsi Simone Bertière, art. cit. Simone Bertière, intervista pubblicata sul suo sito web ufficiale. 77 Ibid. 78 Fersen fu tra gli organizzatori della fuite de Varennes, celebre episodio della Rivoluzione. Il 20 e 21 giugno 1791, i sovrani tentarono la fuga da Parigi verso Montmédy, roccaforte presidiata da milizie fedeli a Luigi XVI. Il piano fallì con l’arresto della famiglia reale a Varennes. 79 Simone Bertière, art. cit. 75 76


19 presto. Ha gusti borghesi: ama tenere il suo budget sotto controllo, controlla entrate e uscite, cosa che nuoce al suo prestigio. Non incarna la maestosità che irradiavano Luigi XIV e Luigi XV. Dal punto di vista intellettuale è uno scientifico. Eccelle in geografia e cartografia, ha uno spirito analitico. È incapace di prevedere le conseguenze degli avvenimenti e di prendere decisioni a caldo. È lento, si informa, riflette, e intanto il tempo passa: durante la Rivoluzione, tutto va troppo veloce. Non fa in tempo ad elaborare una richiesta che già gliene fioccano addosso di nuove. I suoi contemporanei lo stimavano ben poco. Fin dalla giovinezza, lo ritenevano una specie di imbecille. Suo fratello, il futuro Luigi XVIII, persuaso di poter diventare un sovrano migliore, non perdeva occasione per farlo passare per un incapace. “Ajoutez à cela,” spiega la Bertière, “qu’il est taciturne, qu’il ne raconte pas sa vie, qu’il n’a pas de confident. Ses problèmes, il les garde pour lui, il est très introverti. Louis XVI a donc été très méconnu. On ne le déteste pas, on le méprise, alors qu’il mérite infiniment mieux.80” In più, la storiografia laica, secondo la biografa, avrebbe cancellato un aspetto essenziale della sua personalità: la religione, fondamentale per capire Luigi XVI, che è profondamente devoto. Vive la sua quotidianità in funzione della fede. Da mattino a sera, si chiede se è fedele a ciò che Dio esige da lui. Questo spiegherebbe i suoi comportamenti: quando qualcosa non funziona, egli tende ad affidarsi al tempo, alla provvidenza e alla preghiera. “S’il avait été Louis XIV, il aurait fait tirer sur la foule au moment de la prise de la Bastille et il n’y aurait pas eu de Révolution, car les révolutions n’arrivent jamais sous les régimes très autoritaires. Elles interviennent quand la pression se relâche et qu’on commence à faire des réformes. Voyez Nicolas II et la révolution russe, voyez la chute du communisme avec Gorbatchev et la Pérestroïka. Ce n’est pas sous Staline où tout était verrouillé que le régime s’est effondré!81” Per tornare a Maria Antonietta, “reine au comportement difficile à déchiffrer”82, la Bertière opera una sintesi coerente, senza forzature né caricature, grazie alla sua chiave di decifrazione del personaggio: la vena ribelle è dunque la caratteristica della personalità di Maria Antonietta che si rivela immutata nelle circostanze dapprima futili, poi vitali, capace di conferire continuità ad una vita solo apparentemente piena di contrasti. Moltiplicando imprudenze e provocazioni, prendendo in contropiede la tradizione, la regina, come donna e sovrana, non rispondeva a ciò che era richiesto alla sposa di un re di Francia. La Rivoluzione, che per Zweig consente a Maria Antonietta di riscattare la sua mediocre esistenza esibendo un coraggio degno della figlia di Maria Teresa, per Simone Bertière non fa invece che confermare l’indomito carattere della regina. La disgrazia avvicina la coppia reale: Luigi XVI, che privato della sua autorità, attraversa crisi depressive, si appoggia alla consorte che si ritrova sulle spalle responsabilità politiche impreviste. Ignorando lo spirito che solleva la nazione, non comprendendo la necessità di riforme, Maria Antonietta reagisce come d’uso “sans Ibid. Ibid. 82 François Furet (1927-1997), storico, autore di numerosi saggi sulla Rivoluzione francese, dall’introduzione di Marie Antoinette: Anthologie et Dictionnaire (2006) a cura di Catriona Seth. 80 81


20 nuances”83: predica al re la resistenza e tenta di trasmettergli la sua energia. Gli consiglia senza scrupoli il doppio gioco: fingere di cedere per meglio riprendersi. Non sogna che la fuga e l’organizzazione di un trionfante ritorno, appoggiato dagli eserciti del fratello che ha chiamato in suo soccorso. La disfatta della fuga a Varennes non farà che acuire il calvario della prigionia della famiglia reale e accelerarne la fine. I rivoluzionari vogliono spezzare e umiliare la resistenza della regina prima di metterla a morte, ma durante l’ignobile processo a suo carico, Maria Antonietta riuscirà addirittura a strappare applausi dalla folla in aula rispondendo con straordinarie dignità e presenza di spirito alle maldestre e crudeli accuse di abusi sessuali nei confronti del figlio. L’aspirazione alla felicità, il desiderio di una realizzazione personale, il rêve d'être elle-même erano in sintonia con il tempo della regina e di una generazione, quella del siècle éclairé, che ricusava i valori precedenti, ma le furono fatali. Per questo crimine – l’incessante inseguimento di una soddisfazione personale – conclude la sua biografa, “aucun châtiment ne parut trop dur”84. L’opera della Bertière vuole celebrare una donna “qui a eu le mérite de mourir comme elle avait su vivre: avec l’insolence de la grâce”85.

Simone Bertière, art. cit. Ibid. 85 Stéphane Barsacq, scrittore e direttore letterario delle edizioni Robert Laffont, dalla presentazione di Marie Antoinette: Anthologie et Dictionnaire (2006) a cura di Catriona Seth. 83 84


21 Appendice A Cronologia essenziale 1755 1766 1769 1770 1774 1777 1778 1780 1781 1785 1787 1788 1789

1791 1792 1793

La quindicesima dei sedici figli dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria e di Francesco I nasce a Vienna il 2 novembre. Viene battezzata come Maria Antonia Giuseppina Giovanna d’Asburgo-Lorena. Vienna propone un matrimonio per preservare l’alleanza tra Francia ed Austria, suggellata dal trattato di Aix-la-Chapelle (1748) e dalla Guerra dei Sette Anni. Luigi XV chiede la mano dell’arciduchessa Maria Antonia per il suo nipote ed erede, il delfino Luigi Augusto. Il viaggio della sposa per raggiungere Versailles parte da Vienna e prosegue attraverso il sud della Germania e Strasburgo. Il matrimonio reale tra Luigi Augusto e Maria Antonietta viene celebrato il 16 maggio. Luigi XV muore per complicazioni dovute al vaiolo il 10 maggio. Luigi XVI e la diciannovenne Maria Antonietta salgono al trono di Francia. Il fratello di Maria Antonietta, Giuseppe II, visita Versailles. Maria Antonietta dà alla luce Maria Teresa Carlotta il 19 dicembre. Maria Teresa, imperatrice d’Austria, muore il 29 novembre, ponendo fine ad una decennale corrispondenza con la figlia, fitta di consigli personali e politici. Il delfino Luigi Giuseppe nasce il 22 ottobre. L’affare della collana di diamanti incrementa l’impopolarità della regina, soprannominata “Madame Déficit”. Il terzogenito Luigi Carlo nasce il 27 marzo. La seconda figlia di Maria Antonietta, Sofia Beatrice, muore poco dopo il suo primo compleanno. Seguirà la perdita di Luigi Giuseppe, a sette anni, nel giugno del 1789. Luigi XVI convoca l’Assemblée des Notables per affrontare la crisi finanziaria in Francia, ma incontra l’opposizione della nobiltà. Luigi XVI riunisce, il 5 maggio, gli Stati Generali per far fronte alla crisi economica e sociale in Francia. Il 14 luglio, una folla assalta la prigione della Bastiglia a Parigi. Scoppia la rivoluzione. Il 5 ottobre, una folla di parigini marcia su Versailles costringendo la famiglia reale a trasferirsi nella capitale, nel palazzo delle Tuileries. La famiglia reale tenta la fuga da Parigi, ma viene fermata vicino alla frontiera francese e ricondotta nella capitale. I rivoluzionari invadono le Tuileries ed imprigionano la famiglia reale nella torre del Tempio. Il processo a Luigi XVI inizia l’11 dicembre. L’esecuzione di Luigi XVI ha luogo il 20 gennaio. Maria Antonietta viene separata dai figli ed incarcerata nella prigione della Conciergerie. Il 14 ottobre ha inizio il processo alla regina davanti al Tribunale rivoluzionario. Maria Antonietta viene ghigliottinata pubblicamente sulla Place de la Révolution il 16 ottobre.


22 Appendice B Non solo carta: la regina multimediale Il fascino esercitato della regina – la Toinettemania, come qualcuno l’ha ironicamente definita – non è solo cartaceo, è anche multimediale, con numerose versioni della storia di Maria Antonietta proposte su celluloide, a teatro, in musica, nel mondo dell’arte e naturalmente su internet86. L’avvento del cinema vede la regina protagonista fin dal 1903, con una pellicola francese muta, seguita l’anno dopo dal primo film biografico americano. La prima scintillante versione hollywoodiana, Marie Antoinette, – tratta ufficialmente dalla popolarissima biografia di Zweig, che detestò questa pellicola infantile e baraccona realizzata da “cretini e analfabeti”87 – è del 1938: per la regia di W.S. Van Dyke, Norma Shearer si muove garrula nei panni di Maria Antonietta, sospirando tra le braccia di un aitante Tyrone Power nel ruolo di Fersen. La presunta relazione tra il nobile svedese e la regina è preminente anche nel meno improbabile Marie-Antoinette reine de France (1956), scritto e diretto con sobrietà da Jean Delannoy, con un’elegante Michèle Morgan nei panni della sovrana: il film francese, che offre nei dialoghi diverse frasi celebri attribuite alla regina, è curato e godibile, benché convenzionale e spesso storicamente approssimativo. Ricordiamo poi l’eccellente L’Autrichienne (Francia, 1990), realizzato, nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della Rivoluzione francese, da Pierre GranierDeferre avvalendosi della precisa sceneggiatura degli storici André Castelot e Alain Decaux, che basano la loro filologica ricostruzione del processo alla regina sulle minute originali dei procedimenti. La tedesca Ute Lemper, semplicemente superba fin nel riprodurre la pronuncia di un francese dalla lievissima influenza germanofona, è senza dubbio la Maria Antonietta più efficace mai apparsa sullo schermo. Nel 2006, dopo la presentazione ufficiale al festival di Cannes, è uscito nelle sale il controverso ed ardito Marie Antoinette, scritto e diretto dalla talentuosa giovane regista americana Sofia Coppola, reduce dal successo di Lost in Translation (2003). Il film è liberamente tratto dalla biografia di Antonia Fraser “(…) che fa della regina un personaggio umano, una ragazzina sconnessa dalla realtà che si ritrova nel posto sbagliato al momento sbagliato88,” come ha dichiarato la regista, anche se è la biografa francese Évelyne Lever, la cui opera era stata originariamente opzionata dalla Coppola, a venire ingaggiata come consulente storica per le riprese. Visivamente appagante, saturo di sgargianti colori pastello e canzoni pop contemporanee, il film è programmaticamente sospeso in una dimensione ambigua che oscilla tra l’astorico e l’anacronistico. La Maria Antonietta della Coppola, interpretata dalla giovane Kirsten Dunst, sembra un’adolescente dei nostri giorni alle prese con noia e fatue ribellioni. Simone Bertière condivide l’opinione mista – Il mondo virtuale di internet dipinge un ritratto sostanzialmente positivo di Maria Antonietta. L’orgia di informazioni disponibili è tuttavia alquanto convenzionale e colma di distorsioni ed imprecisioni. 87 Stefan Zweig, Tagebücher, Francoforte, Fischer, 2001, p. 422. 88 Fonte: sito web Internet Movie Database – imdb.com 86


23 fatta di “soulagement et déception” – sulla pellicola: “Soulagement parce que les faits et les mots historiques sont respectés et le film reste relativement discret sur la liaison de Marie-Antoinette avec Fersen, à part un certain plan avec éventail qui a fait jaser89. Mais déception, parce que toutes les aspérités sont gommées, les difficultés éludées, que Marie-Antoinette y apparaît comme une gentille teenager assez insignifiante. C'est plutôt un film sur Versailles au temps de Louis XVI (les images sont superbes), avec une suite de flashes discontinus entre lesquels le spectateur ne peut faire aucun lien.90” In ambito teatrale, si segnala la pièce ottimamente accolta da pubblico e critica Je m’appelais Marie-Antoinette (1993), scritta dagli specialisti André Castelot e Alain Decaux – già responsabili del film L’Autrichienne – e diretta da Robert Hossein, che mette in scena il processo alla regina invitando gli spettatori a fungere da giurati e votare per la condanna a morte, l’esilio o l’assoluzione della sovrana91. Curioso, in Italia, il pezzo Tutto a te mi guida, l'ultimo giorno di Maria Antonietta di Antonella Donati (Osanna Edizioni, 2007), un atto unico per il teatro92 in cui l’autrice ha elaborato, espandendolo, un frammento scritto nel 1816 da un giovane Giacomo Leopardi che pianificava una tragedia in cinque atti, rimasta incompiuta, sull’ultima regina di Francia. Maria Antonietta – appassionata di musica e persino compositrice dilettante con la gradevole aria C’est mon ami – è stata oggetto di opere musicali moderne, come la Marie Antoinette (1999) dello svedese Daniel Börtz, ed è recente protagonista perfino di un musical, Marie Antoinette - Das Musical, inscenato, con tutto l’apparato kitsch d’obbligo per il genere, dai tedeschi Michael Kunze e Sylvester Levay nel 2008. Dal 15 marzo al 30 giugno 2008, il Grand Palais di Parigi ha ospitato la suggestiva esposizione Marie-Antoinette, curata dal direttore generale del museo di Versailles Pierre Arizzoli-Clémentel: la più ambiziosa mostra sul tempo ed il gusto della regina fino ad oggi realizzata ha potuto contare su un eccezionale insieme di oltre 300 opere provenienti da tutta Europa – quadri, sculture, documenti originali, oggetti d’arte – e ha conosciuto uno straordinario successo di pubblico, con circa 350.000 visitatori93.

Simone Bertière allude ad un’immagine utilizzata anche per una versione della locandina del film: vi è ritratta, nei panni di Maria Antonietta, Kirsten Dunst in giarrettiera, nuda, celata solo da un ventaglio. 90 In un’e-mail all’autore dell’elaborato del 29.05.2006. 91 Ogni sera, la pena inflitta all’imputata è stata – votata a larga maggioranza – quella dell’esilio. 92 La prima di Tutto a te mi guida è andata in scena al teatro Lauro Rossi di Macerata nel 2006. 93 Fonte: sito web ufficiale della Réunion des musées nationaux – rmn.fr 89


24 Bibliografia94              

Bérly, Cecile, Marie-Antoinette: Histoire d'une écriture de la Révolution française, Paris, L'Harmattan, 2006 Bertière, Simone, Marie-Antoinette l’insoumise, Paris, Éditions de Fallois, 2002 Castelot, André, Maria Antonietta, traduzione di Luigi G. Tenconi, Milano, BUR, 1998 (riedizione) Chalon, Jean, Chère Marie-Antoinette, Paris, Perrin, 1988 Craveri, Benedetta, Amanti e regine: il potere delle donne, Milano, Adelphi, 2005 Delorme, Philippe, Marie-Antoinette épouse de Louis XVI, mère de Louis XVII, Paris, Pygmalion, 1999 Fraser, Antonia, Maria Antonietta, la solitudine di una regina, traduzione di Joan Peregalli e Claudia Pierrottet, Milano, Mondadori, 2002 Girault de Coursac, Paul et Pierrette, La dernière année de Marie-Antoinette, Paris, F.-X. de Guilbert, 1993 Girault de Coursac, Paul et Pierrette, Louis XVI et Marie-Antoinette: vie conjugale, vie politique, Paris, F.-X. de Guilbert, 1990 Lever, Évelyne, C’était Marie-Antoinette, Paris, Fayard, 2006 Lever, Évelyne, Marie-Antoinette, Paris, Fayard, 1991 Seth, Catriona, Marie-Antoinette. Anthologie et dictionnaire, Paris, Robert Laffont, 2006 (contiene il testo integrale della biografia Histoire de Marie-Antoinette dei fratelli Goncourt) Thomas, Chantal, La reine scélérate, Paris, Seuil, 1989 Zweig, Stefan, Maria Antonietta, traduzione di Lavinia Mazzucchetti, Milano, Mondadori, 1992 (riedizione)

Articoli      

AA.VV., « Marie-Antoinette, plaisirs et lectures », in Le Figaro Hors-Série, maggio 2006 Aïssaoui, Mohammed, « Simone Bertière: Je m'implique dans le récit », in Le Figaro, 27.03.2008 Bertière, Simone, « Marie-Antoinette, la reine qui rêve de liberté », in Historia, 01.12.2002 de Saint Victor, Jacques, « Simone Bertière, reine de l’histoire », in Le Figaro, 18.07.2008 Rigeade, Marine, « Marie-Antoinette/Évelyne Lever: un couple qui dure », in nonfiction.fr, 07.04.2008 Webster, Paul, “Size did matter to Marie-Antoinette”, in The Observer, 04.08.2002

Sitografia    

Le Boudoir de Marie-Antoinette (forum): http://maria-antonia.justgoo.com/forum.htm Marie Antoinette Online (forum): http://www.marie-antoinette.org/ Simone Bertière, sito ufficiale: http://simonebertiere.free.fr/ Tea at Trianon (blog): http://teaattrianon.blogspot.com/

Altre fonti Corrispondenza elettronica privata tra Simone Bertière e l’autore dell’elaborato. Il dettaglio delle opere consultate è reperibile nel testo e nelle note del presente elaborato. La bibliografia comprende quindi i testi essenziali utilizzati. 94


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