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COluMNs // FABIO CORNAGGIA

dORIANO //Zacchilli’s COluMNs

Fabio Cornaggia è una vera leggenda del motocross lombardo. Nato a Bellano nel 1969 e residente per amore a Tirano, nel cuore della splendida Valtellina, ha cominciato a muovere i primi passi nel motocross grazie, come spesso accade, a suo papà. Dalle prime gare regionali del 1984 nella classe 80, si è subito capito che il ragazzino ci sapeva fare tra salti e discesoni, ma nessuno poteva immaginare ai tempi, quanto prestigiosa potesse diventare la sua carriera. Carriera che si può sintetizzare, eufemismo, con questi numeri: 17 titoli di campione regionale, 7 volte trionfatore del Trofei Barzaghi, 2 Titoli di Supercampione del Trofeo Barzaghi, un Oscar del Motociclismo assegnatogli dai giornalisti lombardi nel 1996 per meriti sportivi e la conclusione definitiva della carriera agonistica da Over 40 con ulteriori 3 titoli regionali. Insomma, un palmares che lo pone di diritto tra i più titolati piloti lombardi di sempre.

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Allora Fabio, dicci un po’ come è partito il tutto

La passione mi fu trasmessa da mio papà, purtroppo mancato nel 2016, che da ex pilota di regolarità, gestiva un’officina meccanica ed era concessionario Piaggio e Aprilia. Inoltre faceva anche assistenza alle gare ad alcuni ragazzini della zona, quindi io sono praticamente nato in mezzo alle moto da cross. Dopo le prime esperienze nella classe 80 in sella alle italiane AIM e Valenti, nel 1987 ebbi la conferma di essere sulla strada giusta. Ricordo ad esempio che solo una volta al principio della mia carriera, non mi qualificai per una finale e fu proprio alla mia

FABIO // CORNAGGIA Il Valtellinese volante

gara di debutto. Da li in poi non mancai mai l’accesso diretto alla gara più importante della giornata. Diciamo che di testa ero abbastanza forte. Colsi quindi nel 1987 la mia prima vittoria nei cadetti in sella alla Kawasaki 125, la mia moto del cuore, e questo fece da buon viatico verso la conquista alla fine dell’anno, del mio primo titolo di campione regionale. Da li in poi la mia carriera decollò. Vinsi altri 5 titoli regionali cadetti, 3 titoli Junior promozionali, 5 titoli Junior nazionali e 3 titoli Junior expert, più ovviamente le tante affermazioni nel prestigioso trofeo Barzaghi, che da solo valeva senz’altro quanto un titolo regionale. Credo nell’arco della mia lunga attività agonistica di aver ottenuto più o meno, un’ottantina di affermazioni. Il conto non è facilissimo, ma ricordo ad esempio che in certe annate ho vinto tutte le prove in cui era suddiviso il campionato regionale.

Una carriera davvero impressionante. Sicuramente eri un pilota il cui nome non passava inosservato a livello nazionale, vista l’incredibile serie di vittorie in una regione fucina di campioni e di tradizione come la Lombardia. Come mai la tua carriera nella massima categoria, non ha ottenuto risultati che sembravano essere alla tua portata?

Ad essere sinceri, la mia carriera ha avuto un periodo di pausa a cavallo degli anni ’90. Io praticamente smisi di correre nel 1994, dopo la mia serie di titoli regionali cadetti in sella alle varie Kawasaki. Ero un pilota lavoratore, a quel tempo giravano pochi soldi per le gare e la mia attività nel corpo forestale dello stato, mi assorbiva completamente. Una grossa opportunità mi venne offerta nel 1990 dal prestigioso gruppo sportivo delle FF.OO che, grazie ai risultati ottenuti, mi aveva convocato per un collegiale in modo da poter valutare il mio eventuale ingresso nella loro squadra corse. Chiaramente la cosa mi avrebbe permesso di salire di categoria dalla porta principale, ma purtroppo la sfortuna ci mise lo zampino. Mi ruppi un polso e “grazie” ai sei mesi di gesso per problemi di vascolarizzazione, dovetti saltare la chiamata. Questo fu senz’altro un grosso rammarico, in quanto in Lombardia me la giocavo alla pari con piloti che poi sono assurti agli onori delle cronache mondiali, un nome su tutti Chicco Chiodi che non ha bisogno di presentazioni. Anzi fu proprio lui a coniare il soprannome di valtellinese volante e ancora adesso me lo ricorda quando abbiamo occasione di rivederci. Come detto, nel 1994 mi

presi una pausa diciamo di riflessione, che coinvolse anche l’ambito esistenziale. Mi licenziai dal corpo forestale e me ne andai all’avventura per quattro mesi in Sud America. Senza un motivo particolare partii alla scoperta di quel magnifico continente e delle sue peculiarità. Non ti dico in casa la reazione quando comunicai ai miei la decisione di licenziarmi dalla forestale...

ma si sa, da giovani a volte il cervello non è sempre collegato. Al ritorno ricominciai a lavorare, questa volta in proprio, sempre come boscaiolo, fino a quando nel 1999 ricevetti la proposta di tornare a correre nelle file del Team JRT di Giovanni Prandi, che insistette tantissimo e alla fine mi convinse ad accettare. Sotto i suoi colori, in sella alle Honda, conquistai i miei 3 titoli da junior expert e passai di diritto nella categoria più prestigiosa del motocross, e cioè la Senior, la categoria dei miei idoli. Purtroppo gli interessi del team JRT si limitavano all’ambito regionale e il supporto da loro garantito, non copriva l’attività nazionale. Di conseguenza, sempre per il discorso economico, le mie apparizioni nella massima categoria furono abbastanza sporadiche ma con belle soddisfazioni personali. Ricordo ad esempio con piacere, ancora da junior expert, lo Starcross di Mantova nel 2000, dove al cancelletto di partenza mi trovai al fianco di grandi campioni come Stefan Everts e Joel Smets, così come la prova unica della prestigiosa Coppa 1000$ a Cingoli. Oppure, da senior, gli internazionali d’Italia del 2001 a Giavera del Montello, dove chiusi al quattordicesimo posto e la prova, sempre degli internazionali, nella “mia” Bosisio Parini. In ogni caso i miei sforzi erano concentrati massimamente in Lombardia, dove sempre grazie al Team JRT, dovevo pensare solo a dare del gran gas alla domenica, in quanto loro mi garantivano la totale assistenza.

Come coniugavi la tua attività lavorativa con allenamenti e gare?

Ecco, siamo arrivati alle note dolenti. Io non mi allenavo praticamente mai, non andavo mai a girare e men che meno ero un frequentatore di palestre. A me stressava molto l’attesa, il fatto di avvicinarmi alle gare mi procurava enorme tensione. Tensione che si scioglieva solamente al momento di infilarmi il casco e di partire. Quindi più rimanevo con la testa lontano dalle gare e più rendevo. Aiutato anche dal fatto che tra le mie qualità principali, c’era quella di azzeccare le partenze, che ovviamente nel cross sono la fase più importante. E questo mi permetteva di portare a casa quasi sempre la posta grossa, senza essere un maniaco dell’allenamento. Mi aiutava molto anche il fatto di essere un pilota dallo stile di guida molto pulito. L’unico, se così possiamo dire, difetto è che non sono mai stato particolarmente aggressivo. Anzi in genere erano sempre gli avversari ad usarmi spesso come sponda, ma questo ha sempre fatto parte del mio carattere. Certo che in qualche occasione, un filo di cattiveria in più mi avrebbe aiutato, ma questo è. Ricordo comunque con piacere i tanti miei prestigiosi avversari lombardi: dal mitico manetta Manuzzato, a Tarabini, ai fratelli Catalano, tanto per fare alcuni nomi. Avversari con cui ho sempre mantenuto ottimi rapporti, credo anche grazie al mio carattere mite.

Questo aspetto di scarsa predisposizione agli allenamenti, si trova spesso nei racconti dei piloti dell’epoca, tutta manetta e poco fisico si potrebbe dire.

Tieni comunque conto che la mia attività di boscaiolo presso il corpo forestale, mi permetteva comunque di mantenere un certo

tono muscolare e questo, almeno a livello di braccia, mi consentiva di tenere le distanze delle varie gare.

Da pilota diciamo maturo, come si è poi evoluta la tua carriera?

Dopo i titoli regionali da junior expert, sono passato ai 4 tempi con KTM grazie all’aiuto di Angelo Pensini, correndo ovviamente nella categoria over 40 e anche li le soddisfazioni non sono mancate, infatti ho vinto il titolo negli anni 2014, 2015 e 2018. Con un’ interruzione nel 2016 a seguito del più grave incidente della mia carriera al crossodromo della Malpensa, dove in seguito ad un cappottone in discesa, mi ruppi 2 vertebre e 4 costole. Non certo un bel ricordo, in un anno funestato anche dalla scomparsa di mio papà. Però il tutto non è stato sufficiente a spegnere la “passionaccia”. Quindi ti rivedremo in pista anche nel 2022?

Ovviamente si, perchè grazie alla mia partecipazione nella prova unica del campionato europeo epoca a Maggiora l’anno scorso, ho deciso di partecipare quest’anno a tutto il torneo tricolore nella categoria EVO 2 in sella ad una Yamaha YZ 250 del 1996. Non è detto poi che non si programmi qualche trasferta all’estero su tracciati storici, in quanto le gare per la categoria EVO stanno spuntando come funghi in tutta Europa. Vedremo.

Oltre ad essere impegnato nelle gare, seguivi da appassionato anche l’attività internazionale in Italia?

Certamente in quanto mio papà era un grande appassionato di cross e fin da piccolo mi ha portato alle gare. Ricordo la mia prima volta dal vivo alla Malpensa per il mondiale cross 500 nel 1978, con i mostri sacri Mikkola, De Coster, Brad Lackey e con i nostri coraggiosi portacolori: Rustignoli, Gritti e un giovanissimo Maurizio Dolce. Come non citare poi LA GARA delle gare e cioè il mitico Trofeo delle Nazioni a Maggiora nel 1986, dove sono letteralmente impazzito per il mio idolo David Bailey. Per me il migliore di tutti.

Il motocross è la tua sola passione o hai anche altri interessi? Come passi il tuo tempo libero?

Guarda, io sono sempre stato un appassionato di musica rock, al punto tale che da qualche anno ho cominciato a suonare la batteria e siccome mi piace sempre fare le cose per bene, mi sono affidato al grande Diego Galeri, batterista dei famosi Timoria. Diciamo che ora la batteria è una grandissima passione ma richiede una grossa costanza, in quanto l’apprendimento dello strumento è tutt’altro che facile. Io ovviamente ce la metto tutta e ho anche creato un piccolo studio nel garage del mio giardino, in modo da non distruggere i timpani alla mia compagna.

Bene Fabio, grazie per la piacevole chiacchierata e in bocca al lupo per gli imminenti impegni agonistici.

Grazie a te, è stato un piacere.