Giornalino fascicolo 3

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PERIODICO DEL LICEO SCIENTIFICO E. FERMI COSENZA FASCICOLO NR.3 e-mail: fermioscrivo@gmail.com

UNA FIERA TRA ORIENTE E OCCIDENTE La storia del popolo Bruzio viene scandita da più di sette secoli da un grande evento commerciale, economico e culturale: La fiera di San Giuseppe. Istituita nel 1234 da Federico II di Svevia col nome di fiera della Maddalena, rappresenta la confluenza tra l’oriente e l’occidente in cui tradizioni, usi e costumi si manifestano attraverso produzioni tipiche alimentari o artigianali di ogni genere. Con i suoi 520 espositori la fiera si snoda tra le vie principali del centro storico di Cosenza, tra luci, colori, suoni, odori e l’enorme numero di visitatori rianima e ridona alla vita la città vecchia. L’edizione 2011 sarà ricordata in particolare come la fiera delle celebrazioni dell’Unità d’Italia e della sinergia tra Cosenza e Amantea, sede quest’ultima di un’altra fiera storica, quella d’Ognissanti, istituita nel 1529 dall’Imperatore Carlo V. “Per noi la fiera - ha affermato il sindaco Salvatore Perugini - rappresenta una grande tradizione e ogni idea che può rafforzarne l’identità e valorizzarla trova accoglienza e condivisione, e così è stato per la sinergia con A-

mantea. La capacità dei due comuni di stare insieme, ognuna per la propria parte, per evidenziare le nostre identità e le nostre radici, è un valore importante perché attiene al senso della comunità che, grazie a questi eventi, viene chiamata a partecipare e “scuotersi”. Dunque uno scambio interculturale dove indiani d’America, pakistani, marocchini, esponendo le loro merci insieme a siciliani, pugliesi, fanno sì che la gente, oltre a divertirsi, venga a conoscenza di nuovi paesi e nuovi popoli con modi di pensare e di fare assolutamente diversi e alternativi. È infatti proprio grazie a questi scambi che la storia ci narra di popoli che poi hanno dato vita alla nostra grande civiltà. Veronica Gaccione III A

L’ ILLUSIONE CHIAMATA COSENZA CALCIO 1914 La stagione calcistica 2010/2011 per il Cosenza Calcio, era iniziata con grosse pretese. In un batter d’occhio sono stati tolti i protagonisti che hanno sancito la rinascita del Concetta Docimo II G Cosenza Calcio, portandolo in soli 2 anni dalla d alla prima divisione: Mirabelli, Chianello e Paletta. Al loro posto però vengono assunti personaggi dal calibro di Renzo Castagnini, che arriva al Cosenza dopo due anni e mezzo di Juventus con l’obiettivo di vincere il suo terzo campionato in riva al Crati e il ritorno dell’allenatore più vincente nella storia dei Lupi: Mimmo Toscano. Oltre a loro vengono assunti anche Alberto Urban come team manager, Damiano Moscardi come capo degli osservatori e il ritorno nelle varie squadre giovanili di tre bandiere del calcio cosentino: Napolitano, De Rosa e Marulla. Nel ritiro precampionato c’è già qualcosa che non quadra, infatti mister Toscano viene esonerato misteriosamente. Al suo posto come guida tecnica c’è Paolo Stringara, ex tecnico della Cavese che arriva in riva al Crati portando grande entusiasmo e colpendo il popolo rossoblu con una fatidica frase: ”Cosenza inizia per c e finisce per a”. Dopo essersi occupato dell’organigramma societario, la squadra bruzia si è gettata a capofitto sul mercato. Sono stati ceduti l’ex capitano Sandro Porchia al Bassano, il folletto di San Giovanni in Fiore, Domenico Danti al Siena e Tiziano Maggiolini al Ravenna. Arrivano però gente come Giacomini dal Rimini, Raimondi dal mercato degli svincolati, Mazzeo dal Frosinone, Degano dal Crotone, Wagner dal Gremio e Matteini dal Rimini oltre alla conferme eccellenti di

Capitan Fiore, di Ciccio “Polpaccio” De Rose e di Alessandro Bernardi. Il campionato inizia bene; infatti i lupi battono al San Vito la Juve Stabia ottenendo due pareggi consecutivi nelle trasferte di Cava e di Terni passando alla prima vittoria esterna al Porta Elisa di Lucca, però poi una serie di risultati negativi costano la panchina al tecnico di Orbetello. Al suo posto viene chiamato Mario Somma, che parte male ottenendo due sconfitte consecutive contro Benevento e Nocerina ma si rifà subito ottenendo due vittorie consecutive contro Foligno e Gela. I Lupi poi dopo vari pareggi e una sconfitta casalinga contro il Siracusa battono Atletico Roma e Foggia, arrivando alla sosta natalizia con la sconfitta di Castellammare di Stabia. Dopo Natale si registrano varie novità: il ritorno come presidente di Paolo Fabiano Pagliuso, rivelatosi un fallimento, e la cessione di giocatori cardine del progetto rossoblu. Infatti, dopo due pareggi casalinghi, prima si dimettono Somma e Castagnini, e dopo rientra come alle- FOTO RIMOSSA natore Toscano e come dg Mirabelli che, dopo un filotto di sconfitte, escono fuori di scena, insieme al presidente Pagliuso. Ai massimi vertici del club arriva il commercialista Eugenio Funari assumendo come allenatore Gigi De Rosa, che esordisce con due pareggi quello di Pisa per 2-2 e quello casalingo con il Barletta per 1-1 oltre alla bruciante sconfitta di Benevento per 3-1. Ora arrivati a 9 giornate dal termine per i Lupi la vittoria più importante è quella di ottenere la salvezza sul campo, e a livello societario di mantenere quel titolo sportivo che rappresenta onore e vanto di Cosenza e provincia, e che quindi va difeso con i denti e tutte le armi possibili. Michele Spadafora III D

SACHA SOSNO E I BRONZI DI RIACE Federico Nudo I G

Sacha Sosno, vero nome Alexandre Joseph Sosnowsky, noto anche come Sosno (Marsiglia, 1937), è un pittore e scultore francese. Nato a Marsiglia nel 1937 (il padre era estone, la madre di Nizza), Sosno ha trascorso l'infanzia a Riga. Il suo primo contatto con il mondo dell'arte è l'incontro a Nizza, appena undicenne, con Henri Matisse. Nel 1956 fa la conoscenza di altri due artisti che avranno grande influenza su di lui, Arman e Yves Klein. Dopo gli studi universitari parigini collabora alla nascita della rivista Sud-Communications in cui pubblica, nel giugno 1961, la prima teoria dell' Ècole de Nice. In seguito ad un'importante parentesi fotografica come reporter di guerra in Irlanda, Bangladesh e Biafra tra il 1967 e il 1969, Sosno torna ad occuparsi di pittura con le prime fotografie "obliterate". Il significato di obliterazione è riassunto nelle parole di Sosno “cacher pour mieux voir”, nascondere (allo sguardo) per vedere meglio, per ottenere una visione diversa e forse più profonda delle cose; questo concetto sarà sviluppato anche nelle opere successive di scultura e architettura. A Montparnasse nel 1969 infatti prende parte ai fermenti dell' art vidéo e al movimento d' art sociologique; a questa fase risalgono i suoi lavori con acrilico e su tela emulsionata dove sono riprodotte le sue foto. All'inizio degli anni '70 espone le sue prime mostre in città europee come Bologna, Ginevra, Oporto, Principato di Monaco, Nizza e Parigi. Il lavoro di Sosno si basa su figure archetipiche e sulla nozione di memoria collettiva, sempre utilizzando il suo peculiare "linguaggio" dell'obliterazione. Nel 1978 realizza le prime sculture a Nizza, Oblitérations de voiture; l'anno successivo installa dei bronzi al Centro Lalit Kala Akademi (Nuova Delhi) e dieci anni dopo, sviluppando dei progetti che mettono in relazione scultura e architettura, realizza con l'architetto Georges Marguerita l' Hôtel Elisée Palace (28 m di altezza, 19 m altezza del bronzo, 420 t di granito). I materiali più utilizzati da Sosno sono il bronzo, la pietra e l'acciaio. Egli vuole ripensare e reinventare gli aspetti classici delle forme e degli spazi rifacendosi alla tendenza surrealista delle immagini paradossali. Il suo interesse per l'architettura lo porta a studiare un connubio

tra questa e la scultura e a cercare l'integrazione tra le sue opere ed il tessuto urbano: sono le strade e le piazze delle città e non i musei i luoghi più adatti, secondo l'artista, ad ospitare le sue creazioni. Nel 2001 Sosno ha iniziato un nuovo ciclo, di appropriazione/obliterazione di scenari teatrali, dal titolo Opéras. Nel 2002 è stata inaugurata a Nizza la Tête au carrée, forse la sua opera più importante, una scultura monumentale (26m), sede della Biblioteca Centrale della città, i cui lavori erano iniziati due anni prima. Si tratta della prima scultura abitata del mondo, la prima costruzione interamente realizzata in alluminio, il primo edificio realizzato con tecniche navali. Nel 2005 ha ricevuto l'invito dalla città di Pechino e dal presidente dell'Accademia Nazionale di Belle Arti cinese per edificare una scultura monumentale al centro della città e studiare dei progetti di arti plastiche che si riferiscano agli sport olimpici. È stato nominato Chevalier des Arts et Lettres nel 2001 in Francia e Commandeur du Mérite Culturel nel Principato di Monaco nel 2005. Sosno è attivo soprattutto a Nizza, nel Principato di Monaco ed in Francia, ma tra mostre (personali e collettive) ed installazioni di scultura e architettura le sue opere sono state e/o sono presenti anche in molti stati europei (Italia, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Germania, Svezia, Svizzera, Liechtenstein, Polonia, Russia), in America (USA, Canada, Venezuela, Argentina), in Asia (Corea del Nord, Giappone, Cina, India) ed in Africa (Senegal). Sosno è stato inoltre autore di programmi e reportage per la televisione (compreso il libretto per un balletto), ha collaborato ad attività archeologiche con la scoperta del più grande sito francese di tombe gallo-romane (1962) ed indagini sottomarine su un antico porto greco-romano (2000), è stato "consigliere" artistico per alcune case di moda realizzando disegni di tessuti ed infine è autore di alcuni testi sulla percezione (1996). Nelle opere esposte al MAB – I bronzi di Riace e le Tre Colonne Dorichel’artista elabora gli archetipi dell’arte classica, sia per sfruttare la memoria collettiva che per ricordare come il nostro quotidiano sia radicato sul modello e sul pensiero classico occidentale. I bronzi di Riace sono un’ elaborazione dell’artista dell’archetipo dell’arte classica. Attarverso questa visione dell’arte contemporanea e posti in questo contesto, i bronzi di Riace appartengono ancora di più a questa terra calabrese. Le figure sono ritagliate in una rigorosa lastra di bronzo. Attraverso il vuoto della silhouette, lo spettatore può guardare cosa c’è “oltre”. Emanuele Cipriano IV-L

COSA ACCADDE AD APRILE 2 aprile 2005, Muore Papa Giovanni Paolo II. 3 aprile 1974, 148 tornado colpiscono tredici diversi stati americani in sole 26 ore. 7 aprile 1300, Dante Alighieri si perde nella “selva oscura” ed inizia cosi il suo viaggio

nei tre mondi dell’aldilà di cui parlerà nella Divina Commedia. 16 aprile 1945, A Gargnano si tiene l’ultima riunione del Consiglio dei ministri che co-

munica a Mussolini di voler trasferire a Milano il suo governo. 24 aprile 2009 , Due donne kamikaze si fanno esplodere in un mausoleo sciita a Ba-

ghdad:60 morti e 125 feriti. 25 aprile 1945 , I partigiani liberano Milano dall’occupazione dei nazisti e dei fascisti. 7 aprile 1954, Nacque Jackie Chan.


WALT WHITMAN: THE DEMOCRATIC AMERICAN BARD

Walt Whitman is generally regarded as the father of the American poetry, as the first voice that was distinctly new and American. His life was literally changed by the journey he went on around the American land, when he was about thirty. He travelled from New York to New Orleans, returning via Chicago and this brought him in touch with the vastness of America and the variety of its inhabitants. During this maturing experience, he started writing poetry and later published the first edition of “Leaves of Grass” (1855), containing twelve poems about his development as a poet. Furthermore, Whitman was deeply concerned with his social and political environment: during the Civil War he experienced among the wounded, still continuing to believe in the value of democracy and technological progress. In fact, Walt Whitman was surely a true democratic: he was enthusiastic about the idea of living in a country free of restrictive rules and repres-

sions; he firmly believed that all men were free and, above all, that they were brothers. It is true that, as a poet, he celebrated himself, but he actually mingled with the crowd, seeing himself contained in other people, Whitman embraced mankind in brotherly love. As a democratic, the author praised Abraham Lincoln’s feats, which proved that the President was the embodiment of the democratic spirit of all America. Consequently, when Whitman was told that someone murdered the President Lincoln, he was completely shocked: the man personifying his ideals was dead. Inspired by his grief and mourning, he composed many poems, which focused on this theme. Among them, “O Captain! My Captain!”, a gripping and touching poem where a man mourns the loss of his beloved captain, fallen cold and dead, on the deck of his ship. In particular, the captain sacrificed himself to make the ship arrive safe and sound to the port, exactly like Lincoln did as the USA President for the democratic, giving his life to bring his country to safety. At first, my approach to Whitman was not the easiest one. I was prejudiced by my personal upbringing, which made me believe that a poet is supposed to be called “poet” only if he composes adopting a scheme, and follows the long-established rules of poetry, such as rhymes

and a predefined meter. However, Walt Whitman is not a poet in the traditional way I meant it. He consciously refuses schemes and rules, firmly believing that his poetry should be as free as the country it longed to represent; anyway, his scheme-less verses do have structure and rhythm, though they might not have a regular beat: there are patterns of sound and the lines reproduce the stress of ordinary speech and, as I later realized, this makes poetry closest to the public, to the listeners and to me. The emotional impact of Whitman’s poetry was so strong that it inspired me to challenge myself in the effort of writing a free verse poem. It was not as easy as I thought and required a huge amount of time and devotion, until I could consider my “poem” barely satisfying. Finally, at the end of my personal experience I can conclude that W h i t man’s is undoubt edly poetry, dignified as the more traditional one. Maria Francesca Greco V E

THE PICTURE OF DORIAN GRAY Human soul is characterized by a fatality: a double nature, the eternal coexistence between good and evil. This theory lived in the conscience of lots of intellectuals like Oscar Wilde who wrote THE PICTURE OF DORIAN GRAY about that. He explained the most splendid and pitiless celebration of human beauty. Obsession can bring man to act also crudely. The story is settled in London during the XIX century. Dorian Grey is a young and handsome man and, thanks to these standards, Basil Hallward represents him in a picture. The presence of Lord Henry Watton (Basil’s friend) in Dorian’s life was very important: he influences Dorian with his aphorisms, that reflect the society of the time, superficial and based on appearance. The friendship with Lord Henry is intense and ambiguous: he exalts Dorian’s beauty to the extreme so, obsessed by the passing of time and the lost of his attractiveness,

INTERCULTURA AL “FERMI” Se vi chiedessero di andare a vivere per un mese in una famiglia che non conoscete, in un Paese che non avete mai visto ed adeguarvi ad usi e costumi diversi dai vostri, cosa direste? E se invece di un mese, fossero tre? O sei? O addirittura un anno? Ho sentito persone rispondere "Io? Ma se mi perdo nei vicoli vicino casa mia?", e altre "Non so se i miei genitori me lo permetterebbero mai". Per quanto mi riguarda, la mia risposta è stata "Perché no?". Perché non partire? Un viaggio è un'esperienza che porta con sé sempre tante cose. Non parlo solo della valigia piena di vestiti, ma di un bagaglio di cultura che si forma dentro di noi, a volte anche senza accorgercene. Tutto quello che noi viviamo e vediamo, in un Paese che non sia il nostro, è diverso: la lingua, le abitudini, i paesaggi, la cultura, la musica e la danza, il colore dei capelli e degli occhi, e chi più ne ha più ne metta! Vivere appieno tutto questo riesce a farci apprezzare la diversità che ci circonda, ci fa crescere, ci rende uomini e ci rende donne capaci di cavarcela da soli in ogni situazione. E' proprio questo l'obiettivo dell'Intercultura: guardare il mondo negli occhi. Questa associazione offre la possibilità di viaggiare e vivere presso una famiglia nel Paese scelto, seguendo la scuola ed imparando tutto della vita del luogo. C'è una vasta scelta di programmi: annuale, semestrale, trimestrale, bimestrale ed estivo e ben 50 Paesi che aderiscono all'iniziativa. Ovviamente, quando si sceglie di partire, bisogna eseguire una serie di prove: il primo è un test psicologico, dopo il quale i volontari terranno un colloquio individuale con ogni partecipante che consiste in una serie di domande su noi stessi, sul modo di approcciarci ad alcune situazioni ed i nostri ideali, poi si passa alla compilazione di un fascicolo contenente notizie di vario tipo e foto, che servirà come presentazione per la famiglia che ci ospiterà. Questo è interamente in lingua inglese, e ovviamente verranno richieste anche notizie sull'andamento scolastico agli insegnanti stessi. Una volta consegnato questo fascicolo si passa allo Slep Test

che riguarda le competenze della lingua straniera. Io non ho dovuto sostenerlo poiché non è previsto per la scelta di un programma estivo, ma il mio liceo quest'anno è stato scelto come sede regionale, e tre ragazzi, il 22 dicembre 2010, hanno fatto il test: Alessio Giuliano (Liceo Scientifico Trebisacce), Ludovica Luciani (Liceo Classico B. Telesio) e Mario Tricarico (Liceo Classico Belvedere Marittimo). Bisogna poi aspettare fino alla seconda metà di febbraio per poter sapere in quale Paese vivremo. Una volta scoperta la destinazione, inizieranno degli incontri e pian piano i volontari ci guideranno nella nostra avventura fino alla partenza, che avverrà da Roma. La mia scuola ha ospitato diversi ragazzi e ne ha fatti partire altrettanti, tant'è che attualmente è nostra ospite Alyssa Placken, una ragazza canadese con la quale ho avuto modo di parlare e farle qualche domanda. E' stato divertente ed interessante scoprire alcune differenze e cose in comune! Mi ha detto che qui è tutto molto diverso: la scuola, le abitudini familiari, i modi di vestire, il cibo, ecc... Espanola, ad esempio, è molto piccola e per questo deve spostarsi a Sudbury per i negozi, la scuola e tutto il resto: Cosenza in confronto le sembra molto grande e ricca di cose da fare. Con la sua famiglia ospitante ha avuto modo di visitare il centro storico, la Biblioteca Nazionale, la Sila (che dice somigliare molto al Canada per i fantastici panorami) e sta provando l'emozione di vivere con una sorella ospitante, essendo lei in realtà figlia unica. Certamente il mese in Irlanda che mi aspetta non sarà un'esperienza lunga come la sua, ma sono certa che sarà altrettanto bello assaporarne la cultura amalgamandomi con il luogo e le persone! Dopo tutto, come disse Edgar Allan Poe "viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato." Silvia Corniola III B

RIDDLES

thanks to a sorcery, Dorian obtains that the signs of time appear on the picture and not on his face. Little by little, Dorian begins to change. He leaves his pureness and becomes a man avid of pleasures: he soon abandons himself to bloody crimes. Because of his actions, the picture gets older fleetingly but the young always remains intact, like a work of art. Dorian is always more pitiless so, full of desperation, he tears the picture, and the signs of old age that are on it pass on Dorian’s face who dies like a repugnant old man. The image for Dorian is the mirror of his soul and there’s a swap of role between the young and the picture: this lives really, and Dorian becomes the same art. Oscar Wilde defines the art the eternal beauty, and every other thing flows away.

- Why can’t a man living in Paris be buried in the South of France? - There are 5 birds in a tree. A hunter shoots 2 of them. How many birds are left? - What starts with P, ends with E and has a million of letters? - Why is the letter T like an Island? - What is the longest word in english? - What did the traffic lights say to the car? - What animal can jump higher than a house? - If a man was born in Italy, went to USA and died in San Francisco what would he be? - What word begins with E,ends with E and has one letter? - I have 12 legs,12 arms and eight head...what am I?

Sara De Fazio VM

The solutions will be available on the next number.

ECLIPSE: PINK FLOYD We analysed the text of this song when we talked about the theme of “the double”. Eclipse is the tenth and final track from the British progressive rock band Pink Floyd’s 1973 album, The Dark Side of the Moon. It was sung by Roger Waters, with harmonies by David Gilmour. How we can

see from the text, there’s a series of verbs full of meaning, a series of actions that man does during his life. But the heart of this song is the last part, where lines are very suggestive and seem to be wrapped by a veil of mystery, a sort of philosophical conception. Everything appears to be good and perfect on the surface, but underneath everything is negative. This meaning may be caught through the image of the sun, under which everything is in tune, so balance seems to reign. But

really it isn’t so and this is expressed by the image of the moon that eclipses the sun. This metaphorical moon can have several meanings. It can be seen as a sort of depression, because it removes the light which reigns on man, so life is meaningless when depression predominates; as a man’s perverse mind that ruins the perfect cohesion of the environment in which he lives; as some people’s hypocrisy and falsity who tend to hide their worst to build an image that doesn’t belong to

them, wearing a mask, FOTO RIMOSSA the mask of the honest and clean people as they aren’t. The metaphorical moon will always be an obstacle and a problem if people continue to let it eclipse the sun. Angela Mancuso V M


ODISSEA ALL’ ALBA La guerra, una delle più grandi invenzioni della storia, con la sua irruenza, violenza e crudeltà, pone agli uomini le condizioni tristi e aberranti. In Libia, paese che rappresenta oggigiorno il pomo della discordia, si sono visti in prima fila sfilare “nel gran carnevale della guerra” i maestri della discordia, le badanti di paesi arretrati e anacronistici, i seminatori di odio nel mondo, gli affamati di oro nero, i corvi dal becco lungo e aguzzo. Muammar Gheddafi o altrimenti detto il “colonnello”, inizialmente tanto acclamato e ben voluto dalla nazione Italiana, o meglio ancora “dal teatro dei suoi governanti”, è colui che in pochi mesi ha cambiato il corso della storia riuscendo ad inglobare in un unico gran tumulto i più importanti stati internazionali. Dalle banche all’ industria, la finanza libica ha un ruolo da protagonista in Italia con partecipazioni rilevanti in diverse società nostrane come Eni, Juventus, Unicredit,Finmeccanica, finanza commerciale e tnc. All’instaurarsi di buoni rapporti tra Italia e Libia basati principalmente sul trattato di amicizia firmato a Bengasi il 30 agosto del 2008, corrispondono da tempo legami economici di rilievo. E' il motivo per cui il futuro del regime del leader libico Gheddafi riguarda non solo i palazzi della politica ma anche quelli di banche e istituti finanziari. I cosiddetti Paesi sviluppati, coloro che reputano di essere degli Stati a carattere democratico, si rivelano invece ricchi di falsi valori, interessati solo ed unicamente ai bilanci positivi delle loro imprese. Ma “l’odissea all’ alba” continua perpetua con le numerose e potenti lacrime di corvi neri che migrano da Trapani, coscienti del dolore che possono causare e consapevoli del bagno di sangue certamente involontario che stanno provocando. La tenda berbera e il suo gover-

nante sono ancora lì, forti dell’ autorità, consapevoli della loro potenza economica, sicuri di una vittoria quasi imminente. Le volpi assoldate da Gheddafi provengono da tutta l’ Africa e son resi ancor più forti dalla vile seduzione del denaro. Ora la spada di Damocle è passata alla NATO, soprattutto per volere dell’ Europa che vuole tenersi lontano da ogni possibile accusa. La Libia vede in queste ore, in questi giorni, in questi ultimi intensi momenti, la luce che Gheddafi e i suoi collaboratori non facevano penetrare da tempo nel cielo cirenaico, attanagliato da una fitta nebbia che rendeva ciechi, o forse finti ciechi per paura di diventarlo veramente. Eppure la Libia è ancora in attesa di fiorire e di diventare finalmente anch’essa una nazione a carattere democratico, congiungendosi alla linea delle numerose altre nazioni industrializzate. La guerra cirenaica non viene considerata solamente per salvaguardare i diritti umani, ma soprattutto per la tentazione dell’ oro nero. Eppure la guerra continua …. Forse il tramonto di decenni di persecuzione e morte è l’alba di una nuova vita?. La storia ci insegna che il popolo è sovrano e come tale decide la propria sorte e il proprio futuro a costo della stessa vita. E dunque noi, che ci affacciamo sulla triste e agghiacciante finestra del mondo, ci auguriamo tutti che la vittoria dei ribelli sia vicina e che la voce di colui che ha dettato le leggi imponendo il proprio pensiero sugli altri, sia definitivamente tacitata e rimpiazzata da chi sappi ascoltare e democraticamente interpretare i bisogni del popolo. Pierluigi Calvelli II G

LA NUBE DI FUKUSHIMA:PROBLEMI E CONSEGUENZE “La nube è innocua”, in questi termini si è espresso recentemente il nostro Ministro della Salute Ferruccio Fazio, riguardo la massa d’aria in movimento dalla centrale nucleare di Fukushima verso il territorio italiano. Eppure questa presunta minaccia tossica suscita grande tensione tra i cittadini. In effetti ancora a pochi giorni di distanza dalla cosiddetta “apocalisse” giapponese si cerca di tenere costantemente sotto controllo il reattore più pericoloso della centrale, il numero 3. La domanda però sembra venire spontanea anche a coloro che, da semplici lettori delle notizie quotidiane, si interrogano sul perché il governo giapponese, una delle più grandi potenze mondiali, non abbia provveduto ad un controllo dopo le innumerevoli sollecitazioni dell’opinione pubblica, sulla centrale, che già da tempo presentava tratti di poca sicurezza. Dobbiamo comprendere che il problema del nucleare non si esaurisce soltanto in quelle nazioni dove è presente, ma è molto più vicino alla nostra realtà. Attualmente l’Italia acquista parte dell’energia nucleare dalle centrali della vicina Francia, ad un costo sicuramente minore rispetto a quanto il nostro Parlamento ha dichiarato, si prenderà in considerazione l’approvvigionamento da tale fattore energetico sul suolo italiano. In realtà, secondo alcune stime, l’Italia andrebbe solo a raggiungere l’8%, soglia troppo bassa per soddisfare il fabbisogno energetico di circa 60 milioni di persone, abitanti la nostra nazione. La motivazione principale, in effetti, consiste nel trovare la giusta collocazione dato che la nostra nazione e, in particolare alcune regioni come la Sicilia o la Calabria per antonomasia, vengono definite “terre ballerine” e dunque non opportune ad accogliere tale fonte. Essa potrebbe essere collocata in Sardegna, ad e-

sempio, o in alcune città del nord come Chioggia e Viterbo. Ma, riprendendo la tesi principale che desta preoccupazioni in molti, grave è la questione dello stoccaggio delle scorie radioattive le quali attualmente, in genere, vengono poste in delle miniere di sale o in dei siti vicini la centrale ma col tempo presentano delle lesioni e dunque maggiore probabilità di contaminazioni. Attualmente minimizzare il problema delle scorie radioattive rappresenterebbe un vero e proprio suicidio della natura e della persona umana stessa, dato che i vari rifiuti contaminano le acque e il terreno, di conseguenza i pesci, mandrie di bestiame e i vari ortaggi che normalmente sono presenti nella nostra alimentazione, portando così malattie, anche a livello respiratorio. Dunque è importante che la politica ritorni ad assumere quelle caratteristiche ottimali che da sempre hanno preparato al meglio le basi per una buona democrazia, nella quale non erano importanti esclusivamente i beni personali ma quelli di un’intera società. Per questo motivo, anche se attualmente questa problematica è stata solo congelata, fra pochi decenni ci troveremo davvero di fronte ad una crisi mondiale riguardo l’energia, dato l’irrimediabile esaurimento delle fonti attuali. Forse sarebbe meglio prendere in considerazione risorse alternative assolutamente pulite, utilizzando così elementi naturali quali il sole o il vento, e finanziare progetti ambientalistici che magari potranno guarire il nostro pianeta e le immagini di catastrofi saranno così solo un lontano ricordo per le generazioni future. Lucia Cairo III N

Arturo Arturi III M

LA VOCE DEL GENITORE Quando, in qualità di rappresentante dei genitori nel Cons i g l i o d’Istituto, mi è “stato assegnato” il gradito compito di affrontare e scrivere di giovani e futuro per il giornale di questo liceo, come per un automatismo, un riflesso condizionato, immediatamente ho pensato che sarebbe stato doveroso e corretto riportare i dati della disoccupazione giovanile - 39% a livello Italia e 69% in Calabria - o che la vostra generazione rischia di essere la prima ad avere un tenore di vita più basso rispetto a quella dei vostri genitori, e su questi dati riflettere attraverso una disamina critica di una situazione per molti versi devastante. Poi però, fatti sedimentare questi pensieri, dopo alcuni giorni di dubbi e ripensamenti ho deciso di affrontare l’argomento da un punto di vista opposto proprio perché le mie parole si sarebbero rivolte a dei ragazzi dell’età di mio figlio, pronti ad esperienze di studio universitario o magari lavorative e dunque il taglio poteva e doveva essere quanto più positivo e propositivo possibile. Certo non possiamo non dire ai nostri figli che la realtà odierna è difficile, che c’è la crisi economica, che i rapporti socio-industriali cambiano repentinamente, che il “posto fisso” è una chimera…. sono tutte cose che già sanno e che ogni giorno leggono sui giornali e vedono in televisione, ma abbiamo allo stesso tempo il dovere di dire loro che esistono tante e belle opportunità per il loro futuro, basta conoscerle e coglierle. Intanto ragazzi diciamoci subito una cosa: oggi

più che mai è indispensabile essere seri e preparati, studiare con coscienza e dare sempre il massimo; fino a pochi anni fa “l’aurea mediocritas” di oraziana memoria veniva decantata e praticata in quanto le possibilità di lavoro erano molteplici e di conseguenza anche chi praticava il minimo sforzo col massimo rendimento aveva molte possibilità di riuscita, oggi essere mediocri significa essere, ahimè, spesso perdenti e doversi accontentare. Dunque l’obiettivo, di chi come voi esce da un blasonato e titolato Liceo come questo, è e deve essere quello di primeggiare nella disciplina scelta, dando per scontata, alla fine del quinquennio, la vostra scelta di un percorso universitario. Ognuno di voi ne ha le capacità, è solo una questione di volontà, e le opportunità lavorative ci sono anche oggi, ve lo dice una persona che lavora da molti anni per un’azienda del profondo nord nel settore chimico-farmaceutico e conosce bene le realtà produttive di quella parte del paese; il lavoro c’è e le aziende sono sempre alla ricerca di personale qualificato che viene selezionato con criteri meramente meritocratici, per non parlare dell’estero, dei paesi della comunità europea e qui entra in gioco la necessità di conoscere le lingue: da tempo affermo l’indispensabilità di sapere parlare e scrivere correttamente in inglese allo stesso modo dell’italiano, non farlo significa negarsi molte opportunità di lavoro dentro e fuori i confini italiani. La visione della realtà che vi circonda deve essere per-

ciò ampia e globale e deve spaziare soprattutto al di fuori della nostra bella ma problematica regione pensando magari di ritornarci un giorno ma con idee nuove e una nuova mentalità forgiata dalle esperienze maturate al di fuori di essa. A chi comunque decide di rimanere dico di amare questa terra, di essere onesti in ogni frangente, di non scendere a compromessi con nessuno e di combattere con tutte le vostre forze il clientelismo, le caste, l’odiosa pratica della raccomandazione. A chi invece decide di andare via, magari momentaneamente, dico di portare dentro di sé quei valori come la lealtà, l’amicizia, la famiglia, insomma quei caratteri definiti “calabresità” che spesso gli altri scambiano per barzellette e che invece sono il nostro punto di forza, la marcia in più che ha consentito a tanti conterranei di diventare numeri uno in Italia e nel mondo. In definitiva se mi chiedete quale futuro ci può essere per i nostri giovani, dico con tranquillità ed onestà che ci può essere un bellissimo futuro per tutti a patto che seguiate quello che disse J. F. Kennedy all’indomani della sua elezione a presidente degli Stati Uniti d’America: “non chiedete cosa l’America possa fare per voi, chiedetevi piuttosto cosa VOI potete fare per l’America”… IN BOCCA AL LUPO RAGAZZI! Dr. Sergio Benvenuti


IL LINGUAGGIO DELL’ AMORE Il tempo fa evolvere tutto ciò che sta intorno a noi. Usi, costumi, modi di pensare, lavoro, tecnologia. Cambia anche, e necessariamente , il linguaggio dell’amore. Si comunica con sms, telefonate ed email. E le relazioni sentimentali prendono forma nuova. Il gesto viene sminuito, inviare un messaggio o un e-mail richiede due minuti, una lettera, al contrario, richiedeva tempi dilatati e tanta passione e dedizione per l’amato o l’amata, che attendeva febbrilmente l’arrivo della sospirata missiva. Non accade più, il tempo ha polverizzato i tempi, per ricevere o inviare un messaggio ci vogliono due o tre secondi. E, dunque, parlando d’amore, l’evoluzione della comunicazione è un bene o un male? La velocità è comparabile alla dolce attesa di una lettera? I messaggi, ridottissimi e stringati, possano essere paragonabili ad una dichiarazioni d’amore? Qualcuno parla già di “ tomba del romanticismo”. Si tende, inevitabilmente, ad essere meno dolci e languidi mentre si diventa più cinici e diretti, come se un po’ di dolcezza rendesse goffi e inappropriati. Il poeta Keats così scriveva alla sua amata Fanny : “Mia cara fanciulla vi amerò per sempre, senza riserve. Più ti conosco e più ti amo. In ogni modo possibile perfino le mie gelosie sono state agonie d’amore, nell’accesso più impetuoso che mi ha colto, sarei morto per te.” Ai giorni nostri le parole di Keats potrebbero corrispondere ad un “sei tutto per me” oppure “ ad un “ mi manchi”. Telegrafico e lapidario. Quasi impalpabile. Eppure non dovrebbe essere così. L’amore è il nostro ossigeno e, senz’aria, la vita è piatta. L’amore muove tutto, dalla prima all’ultima cellula del nostro corpo. Sarebbe come ricevere un regalo e non scartarlo: la vita ci è stata data per provare, sperimentare, agire. Cosa dovremmo farcene di un corpo vuoto? Non amare, o almeno non provare emozioni significherebbe essere già morti e sprecare un dono della vita. Perciò bisognerebbe essere coraggiosi ed esprimere il nostro amore con una lettera, con una parola ma anche con un solo sguardo, fare capire al mondo che siamo vivi e pieni di gioia, che la vita non è mai lunga abbastanza per provare tutte le emozioni che esistono e, soprattutto, che può cambiare il modo di comunicare, ma l’amore. Quello durerà per l’eternità. Giorgia Cerchiara III M

ASPETTANDO GODOT Fino a qualche anno fa il nome di Samuel Beckett non era ancora molto conosciuto: autore, come tanti altri, riconducibile a romanzi scritti in inglese o in francese che apparivano di un'intelligenza sempre troppo superiore al lettore e, allo stesso tempo, informi, senza una trama precisa o un particolare dinamismo. La celebre opera "Aspettando Godot" appartiene al particolare genere teatrale dell'assurdo, caratterizzato da forme dialogiche ripetitive e senza significato che suscitano sarcasmo e ironia nello stato d'animo del lettore. Vi è una totale assenza di ogni linea narrativa, sparisce l'azione e non viene fornito al lettore il minimo stimolo di voltare pagina. Nel primo atto di questa tragicommedia vediamo i due vagabondi, Vladimiro ed Estragone, seduti a terra, lungo una strada di aperta campagna, sotto un albero, che aspettano un certo Godot. I due non lo hanno mai visto, non sanno chi sia, cono sicuri però che, una volta arrivato, li accoglierà nella propria casa. Dopo una lunga attesa entrano in scena Pozzo, un ricco proprietario terriero, e il suo servo Lucky che egli porta al guinzaglio. Si trattengono con i due mendicanti per qualche tempo e poi ripartono. Il primo atto si conclude con l'arrivo di un ragazzo che porta un messaggio di Godot: non verrà più quella sera, ma certamente non mancherà di presentarsi il giorno dopo. Il secondo

atto si svolge su una sequenza narrativa simmetrica alla prima: due uomini ne attendono un terzo, il terzo non arriva. Ma chi è Godot? Tantissime sono state le interpretazioni: il destino, la morte, la fortuna, la felicità e persino Dio, data la somiglianza del nome Godot con l'inglese "God". Ragion per cui l'attesa dei due diventa l'attesa delle attese, un'attesa universale, l'Attesa per eccellenza della visione religiosa. Negli altri due personaggi, Pozzo e Lucky, i critici di matrice marxista hanno visto rispettivamente il capitalista che tiene al guinzaglio colui che rappresenta il proletariato, e Vladimiro ed Estragone esempi di piccola borghesia spettatrice. Quest'opera geniale, discussa e controversa, è diventata nella cultura popolare sinonimo delle situazioni senza svolta in cui si attende passivamente, senza muovere un dito, che accada qualcosa. Persino il linguaggio scarso e scarno analizza la comunicazione tra gli esseri umani e l'assurdità della vita stessa. "E' il destino dei capolavori: ognuno cerca ansiosamente di rispecchiarsi in loro, di riconoscere il proprio volto in quello che l'arte è riuscita a sottrarre allo scorrere del tempo.

L’ URLO DISPERATO DI MUNCH “L’urlo”, il celebre quadro di Edvard Munch. In assoluto uno dei più rappresentativi. È molto famoso per la sua particolarità autobiografica e per ciò che rappresenta: la disperazione, o forse la resa. In esso è condensato tutto il rapporto angoscioso che l’artista avverte nei confronti della vita. È senza dubbio molto originale, ad un primo sguardo può addirittura sembrare bizzarro, ma nasconde invece un significato profondo. Il quadro presenta, in primo piano, l’uomo che urla. Tutto parte dalla causa dell’urlo: la disperazione derivata dall’atteggiamento delle persone, dalla loro indifferenza di fronte alle difficoltà del prossimo. Restano infatti diritte sul ponte, le sagome dei due uomini sullo sfondo. Sono sordi ed impassibili all’urlo che proviene dall’anima dell’uomo, incuranti della sua angoscia, a testimonianza della falsità dei rapporti umani. È evidente più che mai, l’attualità di questo dipinto. La società di

oggi è ricca di problematiche, molte delle quali sono di ordine sociale. Una che emerge più frequentemente è l’indifferenza nei confronti del prossimo: è drammatico constatare quante persone, che potrebbero aiutare gli altri, si girino dall’altra parte pur di evitare di essere gli unici a distinguersi. L’indifferenza subentra dopo l’indignazione, dopo lo sconcerto, dopo il giudizio morale che con determinazione e molta sicurezza siamo ogni volta capaci di dare. Ecco la causa di quel grido disperato, quel grido che racchiude una testimonianza ed un insegnamento, che anche oggi potremmo raccogliere, soprattutto, noi adulti. Anche se risale a più di due secoli fa questo quadro riesce a rappresentare con chiarezza uno dei grandi problemi attuali. È vero: viviamo in un mondo ingiusto, ed è inutile crucciarsene rimanendo inermi ed indifferenti a tutto ciò che ci accade attorno. Bisogna svegliare le nostre coscienze da questo sonno proponendoci come guida ad esempio per i nostri figli. Un obbligo morale che abbiamo verso di loro, unica speranza del futuro. Dott. Gianfranco Reda

INTERVISTA A SALVATORE PERUGINI FOTO RIMOSSA

Cosa ci fa il primo cittadino di Cosenza nella biblioteca del nostro Istituto, sabato due aprile? Si racconta e ci racconta momenti personali, difficoltà e soddisfazioni di uomo, padre, marito e figura istituzionale. Il nostro gancio… un libro “Intervista a Salvatore Perugini” scritto da un suo amico, un nostro amico, Sergio Aquino, nel quale parla di sé , delle sue preoccupazioni politiche e dei giovani, edito da Pellegrini Editore. Proprio su questo aspetto si sono concentrate le nostre riflessioni e, alla proposta di incontrarlo, non abbiamo FOTO voluto perder l’occasione RIMOSSA di porgergli alcune domande. Arriva intorno alle ore 9.00, puntuale, la sala e’ pronta ad accoglierlo e tutti siamo, in fondo, emozionati ma contenti,perché non capita tutti i giorni di poter avere un incontro così ravvicinato. L’intervista e’ , da subito, seria e composta, l’attenzione sul clientelismo, sulla disoccupazione, sui problemi legati alla nostra città, ci interessano particolarmente e le risposte di Salvatore Perugini non

ci deludono. Sono chiare e puntuali e il suo punto di vista sull’importanza di essere “carichi “ di valori per affrontare le difficoltà che la società FOTO RIMOSSA presenta, sono condivise da tutti noi. Sembra di trovarci in compagnia di un amico, un confidente, la sua semplicità e schiettezza ci disarmano, nella biblioteca regna un gran silenzio , sa coinvolgerci e sa farci riflettere. Quando si parla di politica si percepisce un suo trasporto, una gran voglia di rendersi utile alla comunità che rappresenta e un grande sconforto quando non ci si riesce. Cerchiamo di soddisfare le nostre esigenze di sapere, le domande si susseguono una dopo l’altra e lui , sempre pronto e attento, risponde in modo sempre più esaustivo. Proponiamo, sul finire dell’incontro, un filmato sulla nostra amata città, la meravigliosa, ma abbandonata parte vecchia e la moderna città nuova con il suo fiore all’occhiello: il MAB- Museo all’aperto Bilotti. Un grande applauso e una commovente dedica sul libro degli ospiti illustri che passano dalla nostra scuola, segnano la fine dell’incontro. A ben pensarci…. bisognerebbe incontrarlo di nuovo. Grazie Sindaco. Classe III N

QUANDO LE MANI DEL MALFATTORE... Lunedì 4 Aprile , presso l'aula magna del liceo scientifico Enrico Fermi, si è svolta una delle tante manifestazioni che rientrano nel ciclo dell' Anti Mafia Day. Questa straordinaria manifestazione è stata patrocinata dall'associazione nazionale anti mafia " Riferimenti", fondata nel 1995 dal giudice Antonio Caponnetto, padre del primo pool anti mafia. Riferimenti è un associazione di volontariato che rivendica la valorizzazione della memoria storica, come patrimonio comune. Riferimenti ha come coordinatrice nazionale Adriana Musella. L'una al sud , l ' altro al nord, sono ambedue figli di vittime della criminalità. All'incontro hanno partecipato le classi quinta c, quarta a, terza m e seconda d che con i loro professori hanno potuto creare un interessante e costruttivo dibattito sul tema della legalità e della criminalità organizzata con grandi personalità impegnate sul fronte della lotta alla mafia come il vice presidente della Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati, il magistrato Luberto, il colonnello… L'incontro ha avuto inizio con un filmato che illustrava le cosìdette "Stragi di maggio" vale a dire le numerose vittime che la mafia, 'ndrangheta o come dir si voglia, ha fatto nel maggio di vari anni e in tutta Italia. Fra le date e le immagini che abbiamo visto scorrere su quello schermo, certamente non possiamo dimenticare la strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui morì Giovanni Falcone, Francasca Morvillo e i ragazzi della scorta o la strage a Firenze in via dei Gergofili il 26 maggio in cui morirono 4 persone. Sarebbe giusto citare tutte le vittime, ognuna di loro ha la stessa dignità e aveva lo stesso diritto di vivere. Questo è uno degli obbiettivi della signora Musella:" il ricordo di alcuni uo-

mini e di alcuni morti non appartiene solo al privato ma va trasmesso perchè si trasformi in patrimonio comune". Molti ragazzi hanno preso parte al dibattito chiedendo cosa vuol dire fare antimafia oggi oppure se ne vale davvero la pena, perchè se è vero che denunciare ogni forma di illegalità è l'unica arma che abbiamo, è anche vero che c'è bisogno di uno stato che ci tuteli. Siamo tutti coscienti infatti che il nostro stato è uno stato balordo, che non ci protegge ma dobbiamo farci avanti ugualmente e segnalare ogni ingiustizia da chi ci passerà davanti all'università senza merito a chi ci chiederà il pizzo. Questo è il nostro dovere, dall'altro lato lo stato per seminare fiducia e per la crescita della nostra comunità deve creare i presupposti per infondere sicurezza nelle istituzioni e rispetto per la politica. Ricorrente per tutta la manifestazione è stato il simbolo della gerbera gialla. Questo fiore serve per esprimere la forza dell'amore sull'odio e sulla violenza; forza che non conosce resa, supera qualsiasi barriera, anche la morte. La gerbera, gialla come il sole, è il simbolo della vita che rinasce attraverso l'impegno di tutti e di ognuno per prendersi la rivincita, così come maggio su novembre, perchè nessuno sia stato sacrificato invano e il silenzio non uccida la seconda volta. Queste manifestazioni sono importanti proprio per rompere l ' isolamento e l'emarginazione, sfidando i silenzi e le indifferenze. Serve accendere i riflettori sulle gravi problematiche ed esigenze della nostra regione ed altre e sensibilizzare in noi giovani la cultura anti mafia, la convivenza civile contro ogni forma di violenza. Michela D'Addino V C


BACHECA LIBRI - Nessuno si salva da solo, Margaret Mazzantini. Delia e Gaetano erano una coppia. Ora non lo sono più. Ma dove hanno sbagliato? Il fatto è che non lo sanno. La passione dell'inizio e la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Cresciuti in un'epoca in cui tutto sembra già essere stato detto è una storia di cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie, con la sua quotidianità avventurosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi. Barbie deve morire, Genea. Delphine ha ventitré anni, veste alla moda, e non sopporta l'altro sesso: il corpo dei maschi la disgusta l’amore una cosa disgustosa, Delphine odia tutti gli esseri umani sia maschi che donne, non ama vederli vicini, odia persino l’odore della loro pelle, tutta l’umanità deve essere punita e così inizia ad uccidere. Predilige le belle donne uccidendole con il suo compagno Narciso un uomo bellissimo e ricco del quale si innamorerà. - L’apprendista di Venezia, Elle Newmark. Sin dalla prima pagina siamo catapultati nella Venezia fine 1400 nella cucina del doge: Luciano, l'orfano che ci racconta in prima persona la vicenda, viene preso per caso come aiuto cuoco dal misterioso chef Amato Ferrero, che ben presto lo inizierà ai segreti dell'arte culinaria...oppure si tratterà di alchimia? Il bambino diventa uomo, intanto a Venezia si scatenerà una silenziosa e sanguinaria caccia a un fantomatico libro che contiene la ricetta dell'elisir di lunga vita: il doge lo cerca così come il papa e altri loschi personaggi. - La custode di mia sorella, Jodi Picoult. Anna è una ragazzina di tredici anni venuta al mondo con caratteristiche genetiche necessarie per donare midollo osseo alla sorella maggiore Kate, malata già da tempo. Anna si è sottoposta a numerose analisi, trasfusioni e iniezioni, tutto per salvare la sorella tanto amata, ma quando i genitori decidono, senza il suo consenso, di usare un suo rene per salvare Kate, la ragazzina si ribella. Sentendosi messa al mondo al solo scopo di salvare la sorella, Anna si rivolge ad un avvocato per far causa alla sua famiglia. - Il gusto proibito dello zenzero, Jamie Ford. In un’America non molto nota (l'internamento in campi degli immigrati giapponesi durante la seconda guerra mondiale) è ambientato il sentimento che unisce un ragazzino cinese a una ragazzina giapponese che non si potranno mai amare. Ma cos'è il patriottismo degli uomini, di fronte alla forza del sentimento? Con la denuncia di una realtà storica ancora poco conosciuta. Ma anche l’innocenza del primo amore, delineata con una dolcezza senza pari.

SULLA STRADA Il romanzo del 1995 di Jack Kerouac è un vero e proprio manifesto della Beat Generation. “Sulla Strada” interpreta in pieno le giovani generazioni underground di quegli anni. Questo libro raccoglie in sé i sentimenti più puri accompagnati dai sogni che quelle generazioni hanno saputo coltivare, smaterializzando quello che è stato il normale corso della storia, scrivendo così all’insegna di un sognare ostinato. “ Sulla Strada” è un romanzo che riesce a strappare l’anelito di libertà che regnava sulle strade americane di quegli anni, infatti i protagonisti si trovano nel viaggio “On the Road”, senza un centesimo, facendo dell’utopia il loro mezzo di spostamento per eccellenza, una prova del loro essere liberi. E’ un romanzo che parla di vita: scorrendo le pagine sembra di vivere e correre fra i sentimenti ribelli, che hanno condizionato e mosso la storia di tutti questi ragazzi che, sognando, ci hanno insegnato un altro modo di vivere. Alessandro De Rosa III N

UNITÀ D’ ITALIA Il 17 marzo di quest’ anno è un giorno di festa; 150 anni fa infatti Vittorio Emanuele II di Savoia veniva proclamato a Torino re d'Italia: si istituiva il Regno d'Italia, unificazione che, a distanza di un secolo e mezzo, ancora porta con sè molte polemiche e qualche rancore. Riguardo all’ unità d’ Italia,infatti, esistono due tesi contrapposte: la prima sostiene che il Nord aiutò il Sud, la seconda che il Sud fu depredato dal Nord. Iniziamo dalla prima tesi. Indubbiamente il Risorgimento non fu una rivoluzione condivisa solo al Nord, ma in tutta Italia, un paese con storia comune che doveva essere unito, e lo fu grazie all’ intervento di grandi uomini quali Garibaldi e Cavour. Forse era meglio creare, invece di un centralismo, un federalismo aggregativo, a cui la conformazione geopolitica prima dell’ unione si prestava, ma non fu fatto, per paura di uno sgretola-

mento del nuovo stato. Il Piemonte era più sviluppato in tutti i sensi delle due Sicilie, regno in cui non mancavano i briganti. Quello che mancava era lo stato, causa dell’ estraneità dei Meridionali al governo italiano, causa di tutti i mali; quali analfabetismo diffuso, agricoltura ferma al latifondo e industria senza mercato. Analizziamo la seconda. Sicuramente l’ esercito piemontese invase uno stato amico senza dichiarazione di guerra e dopo l’ unione ,l’economia del Meridione crollò assieme alla pace, a causa della guerra fra soldati e briganti, guerra civile in cui perirono anche donne e bambini. Quegli erano gli anni del colonialismo, e per il Piemonte il regno borbonico era nulla più che una colonia, la cui economia fu demolita da nuove tasse e cadde dunque in una subalternità economica. Napoli passò dall’ essere la terza città europea (dopo Londra

INTERVISTA AD ALBERTO ABENANTE Questo mese siamo andati ad intervistare il responsabile della libreria Ubik di Cosenza, Alberto Abenante che ha risposto alle nostre domande. Quali sono i libri più venduti in questo periodo nella fascia d’età 13-18 anni? <<I libri che vendiamo di più sono per i ragazzi 15-18 anni sono due in particolare “Testa o croce” il nuovo libro di Amici di Luca Zanforlin edito da Mondadori e “Le leggende del mondo emerso” di Licia Troisi, che è un fantasy. Per ragazzi più piccoli, 12-13 anni, sono due i libri che vendiamo bene e sono “The giver” di Lois Lowry, “Skeling” di David Almond. Per ragazzi più piccoli ancora vendiamo “Il diario di una schiappa” che è molto amato l’autore è Jeff Kinney.>> Possiamo dire quindi che i libri più comprati appartengono a vari generi? <<Sì, per i ragazzi più grandicelli va molto il fantasy, non solo con i libri di Licia Troisi ma anche molti altri, per i più piccoli i più amati sono quelli in cui i protagonisti sono proprio i ragazzi, non vendiamo solo i libri giocattolo ma i ragazzi acquistano anche romanzi e racconti>> Qual è il bestseller di questo mese? <<Il bestseller del mese di questa fascia è sicuramente “Il diario di una schiappa” ne abbiamo vendute tante copie.>> Sono più le ragazze o i ragazzi a comprare i libri? << Maggiormente le ragazze.>> Sa spiegarci il perché? <<E’ una cosa abbastanza normale, perché secondo le statistiche che abbiamo in generale su chi acquista i libri e chi legge, le donne leggono di più degli uomini ed è il primo dato, le donne frequentano di più le librerie degli uomini ed è il secondo dato, se ne deduce che le donne, e anche le ragazze nella fascia d’età 13-18 anni, frequentando di più leggono ed acquistano di più degli uomini. Noi ce ne accorgiamo anche da altri due dati: il primo è il numero delle tessere che noi facciamo e quindi constatiamo che sono di più le ragazze ad acquistare, e ce ne accorgiamo per il fatto che le ragazze vengono anche più volte al giorno in libreria>> Per quanto riguarda gli sconti, sono molto richiesti? <<Dalla nostra esperienza, lo sconto è richiesto ma non è fondamentale, anche perché almeno una volta al mese c’è una campagna di sconto relativa a uno o più editori. Per i nostri clienti che hanno la tessera-fedeltà c’è un buono sconto per chi accumula i punti. Noi offriamo questo servizio, e molti altri, per avere una clientela soddisfatta in questa libreria.>> Per gli adolescenti però, il costo dei libri sembra elevato, sebbene non per i classici ma per le nuove uscite. <<Sì per questa fascia il costo può sembrare alto, perché il ragazzo deve chiedere i soldi al genitore, ma bisogna tener conto che il prezzo medio dei libri in tutta Italia è di 13 euro, quindi un costo abbastanza basso rispetto magari a scarpe, jeans ecc..>> Valentina Spano III A

L’ INNOMINATO E IL CONTE DEL SAGRATO Alessandro Manzoni, nelle varie edizioni del romanzo, modifica parte della storia, cambia il linguaggio e caratterizza meglio i personaggi; Un esempio si può avere confrontando il Conte del Sagrato,che fa parte del “Fermo e Lucia”, e la sua evoluzione nei “Promessi Sposi”, cioè l’Innominato. La deConcetta Docimo II G scrizione del Conte occupava qualche pagina e presentava il personaggio in tutta la sua drammaticità. Infatti egli prendeva il nome da un delitto che aveva compiuto davanti il sagrato di una chiesa, senza curarsi di niente e di nessuno. L’episodio, forse, forniva una testimonianza troppo precisa per un personaggio che doveva trasmettere mistero, così l’autore la elimina, in modo da creare un alone di mistero intorno a questa figura e aumentarne la sensazione di terrore. L’Innominato appare quindi come un personaggio del tutto nuovo rispetto alla versione precedente del romanzo. Il Conte del Sagrato, proprio per il nome, così legato alla realtà, sembra incarnare il tipico tiranno della violenta società contro cui Manzoni polemizza; l’Innominato, invece, attraverso questo soprannome accresce il mistero intorno a lui, rendendolo non comune, bensì una figura eccezionale. Manzoni, quando descrive il e Parigi) a non essere nemmeno la terza città italiana. Vanno riconosciute le profonde radici dell’ idea unitaria, attuata però dalla massoneria e dagli inglesi, desiderosi di controllare il Mediterraneo. Garibaldi era un passionario privo di scrupoli, manovrato da Cavour, grande politico ma pieno di zone d’ ombra. Amaramente, ancora oggi al Sud lo stato è visto come un qualcosa di lontano che quando arriva porta guai. Nel 1911 nascevano grandi industrie e un nuovo sistema economico e produttivo; nel 1961 si celebrò il miracolo economico, oggi? Non c’ è un’ idea condivisa di Paese,

Conte del Sagrato, racconta il delitto da cui prende il nome in maniera dettagliata e arricchendo la narrazione con particolari visivi (la folla che esce dalla chiesa, i movimenti della vittima e dell’assassino), attraverso tutto ciò nasce un brigante crudele e violento, schematico e psicologicamente semplice. Con l’Innominato, Manzoni lascia i delitti nell’indeterminatezza, ancora una volta per creare mistero intorno al personaggio, che quasi assume un alone di grandezza. Inoltre, l’autore presenta questo personaggio attraverso un ritratto interiore, cala la presenza dei fatti concreti e aumentano le indicazioni psicologiche, ad esempio: ”Fino dalla adolescenza, allo spettacolo e al rumore di tanta prepotenza, di tante gare, alla vista di tanti tiranni, provava un sentimento di sdegno, d’invidia impaziente”. Da tutto ciò ne consegue che il nuovo personaggio è circondato da un’atmosfera particolare che non si riscontra nel Conte del Sagrato e che ha in se le tracce di una psicologia assai complessa ed è proprio nella spiritualità che l’Innominato supera il Conte del Sagrato.

Gabriele Ciarlo II E

la disoccupazione è dell’ 8,3% e abbiamo 1850 miliardi di debito, senza stabilità politica. Cosa festeggiamo? Non so voi cosa e se avete festeggiato il 17 marzo, io l’ ho fatto e spero che anche voi siate stati felici, anche solo per un giorno, di essere italiani. Valerio Pagnotta II G


LA VITA DELLA GUERRA Il sabato del 29 gennaio, due giorni dopo la Shoah, è stato rappresentato "Il diario di Anna Frank" nell'Auditorium del Liceo Classico "B.Telesio". Una messinscena basata sulla testimonianza del diario di una 13enne, che affronta, tuttavia, uno degli argomenti più profondi e difficili da interpretare per qualsiasi essere umano: la persecuzione, originata dall'odio e dal razzismo. Per la protagonista della storia è una traumatica esperienza di clausura e di terrore proprio negli anni che dovrebbero essere i più importanti dell'esistenza e che per lei saranno gli ultimi. Anna impara a parlare con estrema naturalezza il linguaggio dei perseguitati in un periodo nel quale è costretta a nascondersi con altre otto persone; tuttavia, nel suo cuore risiede ancora la speranza che il mondo possa cambiare, confermata dalle ultime pagine del suo diario: <<...è un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo.>> Sono le parole di una ragazza che riflettono la storia di molte persone che venivano deportate nei campi di concentramento o internamento e venivano uccise con metodi atroci. Questo è stato il periodo più terribile e vergognoso della nostra storia e rappresenta per eccellenza la malvagità dell'uomo, capace di compiere qualsiasi

azione in nome di un mondo migliore e di un'esistenza ideale. Questa concezione però non conferisce a nessuno il diritto di decidere sulle vite altrui. Questa guerra non ci appartiene più, ma non è molto lontana dalla nostra realtà; infatti, mentre scrivo , si stanno spegnendo numerose energie vitali a causa delle insurrezioni sociali scoppiate in molte nazioni, come la Libia. Si tratta di conflitti di diversa natura, ma rimangono pur sempre delle guerre. E’ innegabile che oggi esista un ’ uguaglianza giuridica e sociale, tuttavia, la violenza è sempre presente e si è trasformata in un fenomeno giornaliero che causa sofferenza e diffidenza, che rendono difficile il concretizzarsi di un pacifico dialogo. La conseguenza più rilevante di questo ambiente è l'influenza negativa che esercita sulla formazione del carattere dei giovani, i quali, avendo ricevuto una tale educazione dalla società, permetteranno la trasmissione di questo atteggiamento nel futuro come una reazione a catena. Purtroppo il male è una forza che risiede nell'anima dell'intera umanità e tutto ciò che possiamo fare è molto poco; comunque, in un modo o in un altro, bisogna dominare e sopprimere questo potere oscuro per creare un mondo migliore non solo per la nostra esperienza terrena, ma anche per quella delle generazioni future. Isalla Marinela II G

UN AMARCORD DEL NOVECENTO: 109 FOTO RIMOSSA

Da chi è stato realizzato il progetto e per quale scopo? <<E’ un progetto che ha il compito di portare le scuole a teatro ed è stato organizzato dalla compagnia “Global Service” della provincia di Cosenza, che ha reclutato attori e ballerini, insieme alla scuola di danza di Paola . E’ stato scelto il titolo “109” poiché il protagonista del musical compiva 109 anni>>. Di cosa tratta quest’opera teatrale? <<E’ un amarcord del ‘900 che è uno dei secoli più importanti perché è ricco di avvenimenti che vanno dalla “Belle Epoque”, passando per le due guerre, fino ad arrivare al crollo del muro di Berlino. Ogni tappa del musical ha un significato particolare che viene espresso attraverso i racconti del nonno, le proiezioni e un balletto, come ad esempio quello di Brodway che rappresentava l’emigrazione>>. Quando è stato scritto il musical? Chi è il regista? <<E’ stato scritto nel 2010 e il regista è Pierpaolo Belmonte che, un sabato, mi ha contattato per recitare la parte del nonno e in 2 giorni e mezzo ho imparato la parte: ho potuto comunque improvvisare poichè il tema me lo consentiva >>. Com’ è nato il progetto? <<E’ nato per raccontare il ‘900 e per sottolineare l’idea dello stare insieme e la mancanza di valori>>. Qual è stato il messaggio del musical? <<Il nonno guardava la nipote intenta ad usare il telefonino, che poi non rappresenta null’altro che il progresso e, di conseguenza, da questa scena, può emergere un confronto tra gli anni del ‘900 ed oggi. Il nonno, infatti, racconta di una società semplice, fatta di cose genuine che erano più autentiche rispetto a quelle che ci sono oggi. Altri messaggi che quest’opera teatrale vuole trasmettere sono: il valore della famiglia, la mancanza di dialogo che oggi si sta soffermando nelle famiglie, la trasmissione di generazioni attraverso i ricordi e il racconto di cui si stanno perdendo i valori>>. Questo musical, quindi, prende in considerazione anche il progresso. Quali sono le tue opinioni al riguardo ? <<Un tempo i giovani della vostra età si divertivano con la semplicità. Il progresso è un fenomeno positivo ma è causa di molte repressioni, morti e atti illegali che scaturiscono dall’ insoddisfazione. La tecnologia sta portando ad un mondo “marcio” e si sente l’ esigenza di ritornare a quei valori di un tempo. Non basta essere ricchi perché in realtà c’è solitudine che porta talvolta alla depressione e questa a sua volta porta a gesti insani. Tutto ciò non è altro che una conseguenza del benessere perché poi ti mancano le cose semplici. Inoltre per guardare avanti bisogna sempre voltare le spalle e guardare ciò che c’è stato dietro >>. Chi sono gli altri attori che hanno rappresentato quest’ opera? Il figlio del protagonista, ovvero il padre della nipote, è stato interpretato da Gianluca Cappadona, la madre della ragazza da Ines Marafioti, la nipote da Laura Mazzitelli ed infine io che ho interpretato il nonno>>. Cosa significa fare l’attore in Calabria? <<Fare l’artista è un lavoro sacrificale, non si lavora per meriti, ma per amici. In Calabria non viene considerato un vero e proprio lavoro, mentre altrove si. Ma dove sta scritto che le persone brave non ci sono anche qui? Ormai si tende a promuovere l’immagine e non l’arte e noi artisti ci sentiamo defraudati da questo sistema. La Calabria non ha nulla da invidiare, dal punto di vista culturale e non solo, alle altre regioni: la verità è che ci vergogniamo della nostra storia, siamo in realtà esterofili>>. Intissar Gharioui ID

UNA NUOVA MEDEA Giorno 5 e 6 febbraio 2011, il teatro “Alfonso Rendano” di Cosenza ospita una nuova rappresentazione della Medea sotto la guida del r e gi s t a Maurizio Panici, con adattamento e riduzioni di Michele De Martino e Maurizio Panici e con il Progetto scenico di Michele Ciacciofera. Pamella Villoresi ci presenta una moderna interpretazione della figura vendicativa della donna che ne evidenzia l'accesa passione. La Medea è una tragedia greca, messa in scena nel 431 a. C. Narra la dolorosa storia di Medea, donna che ha abbandonato la patria, dopo aver ucciso il fratello, per seguire Giasone, uomo di cui lei si innamora perdutamente fin dall’inizio. La vicenda

vera e propria, tuttavia, si apre con la descrizione della disperazione di Medea, avvilita perché Giasone l’ha abbandonata per unirsi in matrimonio con la figlia del re della città, Creonte. Proprio a questo punto emerge il carattere vendicativo e passionale della protagonista che, umiliata dall'avvenimento, si assicura un rifugio presso Egeo, re di Atene e attua la sua terrificante vendetta. Inizialmente uccide Glauce, la donna promessa in sposa a Giasone, il padre Creonte e infine i propri figli. Quest'ultimi rappresentano le vittime sacrificali uccisi senza alcun rimorso. L'opera ha varie interpretazioni: è l'affermazione della dignità della donna, concetto che stava prendendo forma nell'Atene dell'epoca. Medea una donna debole e forte allo stesso tempo. Forte perché è padrona della sua vita e non si piega davanti a nessuno, ma anche debole perché questo l'ha resa sola, e dietro di sé ha distrutto tutto quello che rappresentava il suo passato. Ha un fortissimo orgoglio, che le impedisce di chiedere aiuto o di sottomettersi, tanto da arrivare a superare il senso di maternità: preferisce vedere i

suoi nemici morti piuttosto che i suoi figli vivi. La considerazione più amara è che l'uomo da sempre si è lasciato dominare dai suoi istinti senza mai pensare alle conseguenze. La morale più evidente mostra come il delitto paga, anzi, più efferato è, più viene gratificato da benefici. Inoltre l’opera ci invita a partecipare al percorso doloroso della protagonista, percorrendo con lei il percorso delle passioni e l’orrore per il suo gesto così tremendo e definitivo. Medea è interpretata, con qualche disinvoltura dall’attrice Pamela Villoresi, che resta convincente nella sua presenza scenica, anche fisica. Tutti gli altri personaggi diventano secondari. Le scene ed i costumi sono essenziali, con alternanza di stilemi classici e moderni, forse a sottolineare nell’intento della regia, l’attualità di temi umani, anche se pr o ve n i e n t i dall’antichità. Rita Dodaro III A

TEATRANDO Si chiama 109 ed è uno spettacolo teatrale organizzato dalla Provincia di Cosenza per portare i ragazzi nel teatro. Uno spettacolo fatto di commistioni tra musical e dramma, a metà strada tra danza e recitazione. E’ stato messo in scena dalla compagnia Global Service in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, diretto da Paolo Belmonte e coadiuvato dalla compagnia di ballo di Paola. Un contenitore multiplo che racconta la storia di un nonno che compie, appunto, 109 anni (come vuole il titolo), e nel giorno del suo compleanno fa rivivere alla nipote, sotto forma di narrazione, le vicende più importanti del secolo scorso: dalla Belle Epoque al primo e secondo conflitto mondiale, dal Titanic alla nascita del nazismo e del fascismo, all'emigrazione di fine guerra. E ancora la divisione di Berlino in due parti che il 9 novembre 1989, con il sostegno di papa Giovanni Paolo II e con l'aiuto di tutti coloro che desideravano libertà e democrazia, fu abbattuto. E poi i mondiali di calcio del 1982 con la vittoria dell’Italia, la terribile strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone e quella di Via d’Amelio con la morte di Paolo Borsellino, suo amico e collega. E poi ancora la nascita di Google e di Internet e il mondo che cambia definitivamente. Uno spettacolo suggestivo percorso da un messaggio importante: tutti questi fatti ci insegnano che il ‘900 è stato un secolo breve ed intenso che i giovani non conoscono e che un tempo esisteva una società autentica e semplice, percorsa da valori importanti e dal senso della famiglia. Oggi si vive in fretta e i valori sono un miraggio, i giovani stanno tra telefonini ed internet, ascoltano poco e certo non i loro nonni che, come vuole lo spettacolo, rappresentano scrigni di saggezza e di memoria. Vale la pena dunque andare a teatro, per capire meglio e riflettere. 109 è stato dunque utile per noi ragazzi. Tra gli attori il cosentino Emanuele Gagliardi nei panni del nonno, che ha saputo rendere bene questo interessante personaggio. Antonella Rossi ID


VITA E MORTE NELL'UNIVERSO: ASPETTI APPARENTEMENTE CONTRASTANTI Di recente, noi alunni della classe I C, guidati dalla docente di scienze, la professoressa De Luca, abbiamo assistito alla proiezione di un documentario: "viaggio intorno al sole", a cura di Piero Angela. Il filmato, della durata di circa un'ora, ha suscitato in noi grande interesse, in quanto è stato oggetto di approfondimento di una tematica da noi affrontata negli ultimi tempi. Il documentario ha avuto una valenza positiva, anche grazie al contributo di autorevoli esperti del centro astronomico di Firenze. Il filmato era incentrato sulla nascita e sull'evoluzione del sole, la stella a noi più vicina e la più importante per la nostra vita sulla terra. Dista, infatti, circa 150 milioni di kilometri e, per questo motivo, ci sembra così grande e abbagliante, mentre altre stelle, pur essendo più grandi, ci appaiono come punti luminosi nel cielo, perché enormemente più lontane. Il sistema solare si trova in un braccio della Via Lattea. Esso compie una rivoluzione all'interno della nostra galassia, percorrendo un'orbita ellittica. Il sole è costituito prevalentemente da gas leggeri, come l'idrogeno e l’elio e solo in minima parte da elementi più pesanti. Nella sua parte più interna, la temperatura e la pressione sono talmente elevate da determinare la fusione termonucleare. È paradossale assistere ad un fenomeno che continuamente sostiene la nostra vita dall'interno del sole che può essere contemporaneamente causa di grandi distruzioni sulla terra quando l'uomo non riesce a governare l'energia nucleare e la fusione artificiale, così come si sta determinando a Fukushima con i nume-

rosi tentativi di spegnimento dei reattori nucleari, dopo il disastro dello tsunami. Procedendo dal nucleo verso l'esterno del sole, incontriamo: la zona radiativa in cui l'energia viene trasmessa per irraggiamento, seguita dalla zona convettiva dove, invece, l'energia viene trasferita per convezione, alla sommità verso la fotosfera, la zona più esterna sulla quale si formano le macchie solari, regioni del sole, distinte da una temperatura minore dall'ambiente circostante e da forti attività magnetica. Anche la nostra stella, come i pianeti, ha un'atmosfera formata però da due strati: la cromosfera e la corona solare, entrambi costituiti da gas atmosferici diversi dai nostri sulla terra. A questo punto ci poniamo una domanda, ma il sole durerà in eterno? Beh fra circa 5 miliardi di anni, avrà esaurito quasi tutto il suo combustibile, quindi entrerà in un altro stadio del suo ciclo vitale. Il nucleo diventerà sempre più piccolo e caldo, gli strati esterni, invece, si espanderanno, trasformando la nostra stella in una gigante rossa e, successivamente, in una nana bianca. Queste trasformazioni potranno continuare fino alla morte della nana. La nostra stella causerà probabilmente, la nascita di una nuova entità materiale quale embrione di un nuovo tipo di vita nell'universo. E’ proprio vero che siamo polvere di stelle.

Arriva proprio dall’Umbria la proposta di un nuovo motore elettrico dal congegno italiano dotato di frizione e cambio a 6 marce. A proporla è proprio la Smre Engineering di Umbertide ( PG ) che ha realizzato il propulsore Iet (Integrated Electric Transmission ) con brevetto sia per quanto riguarda la parte meccanica che il software generale. Questo progetto ha oltre 2000 ore di lavoro e progettazioni , seguite dal presidente Samuele Mazzini. Il motore in questione può essere montato su qualsiasi tipo di moto , assemblato con frizione idraulica multi disco e cambio meccanico a 6 marce. La centralina ,guidata dal software, consente al conducente di regolare il tipo di guida preferito. Le prestazioni possono essere regolate e tarate dal computer di bordo. Come autonomia la casa fa la distinzione a seconda delle batterie usate ( può arrivare a circa 2 ore , con recupero di energia simile al kers della Formula 1 ). Il prezzo del Iet ha un costo di circa 1.500€.

L’ANGOLO DEI GIOCHI La risposta del quesito pubblicato sul numero precedente è: l’appassionato di musica è biondo ed abita al numero 36. Proponiamo un nuovo gioco. Due amici si incontrano per strada dopo molti anni e iniziano a chiacchierare. Dopo aver saputo che durante questo periodo il primo si è sposato ed ha avuto 3 figli, il secondo chiede quale sia l’età dei bambini. L’amico risponde: “Il prodotto delle tre età è 36, la somma delle tre età è il numero civico che è alle tue spalle”. Il secondo amico dice: “Questo numero non mi basta: ho ancora un dubbio!” Il primo replica: “Hai ragione; ti do un suggerimento: il più grande ha gli occhi azzurri!”. Qual è l’età dei tre bambini?

LA CELLULA ARTIFICIALE

Classe I C

A LEZIONE DALLA NATURA Se la storia è "maestra di vita" la natura è senza dubbio "maestra di tecnologia". Da sempre il genere umano ha tratto grande ispirazione per le sue invenzioni dall'osservazione del mondo naturale ed è incredibile pensare come madre natura sia fonte di ispirazione per la creazione di modelli tecnologici atti a migliorare la vita dell'uomo. Non è però solo il mondo macroscopico ad offrire suggerimenti a tecnologi e scienziati: i progressi della biometrica sono andati di pari passo con quelli delle tecniche di microscopia. L'ingegnere svizzero Georges de Mestral, incuriosito dal modo in cui i fiorellini di bardana si attaccavano ai suoi pantaloni, creò un tessuto innovativo chiamato Velcro costituito da due parti complementari in grado di aderire perfettamente l'una all'altra. E non è finita, perché grazie allo straordinario sviluppo delle nanoscienze siamo passati dallo studio del micromondo a quello del nanomondo esplorando la foresta nera della nostra materia, fino a poco tempo fa ancora sconosciuta. Un altro esempio di queste nuove opportunità lo troviamo nello studio e nelle applicazioni industriali del cosiddetto effetto loto, effetto per cui la pianta acquatica del loto pur crescendo in acque stagnanti e fangose, ha foglie e fiori sempre puliti. L’analisi chimica e strutturale della pianta hanno permesso di capirlo fino in fondo. Si è scoperto infatti che la superficie delle foglie di loto è ricoperta da cristalli di una cera idrofobica che la rendono estremamente impermeabile. Questo strato offre una scarsa superficie di contatto a tutto ciò che vi si deposita e le goccioline d'acqua tendono a mantenere una forma quasi sferica e a scivolare via trascinando con sé tutte quelle piccole particelle depositate. Grazie a questa straordinaria scoperta si sono realizzati e messi in commercio abiti con tessuti idrorepellenti. Da un altro studio condotto in un laboratorio sull'abilità dei gechi di arrampicarsi su ogni tipo di parete, nasce l'idea di realizzare un tessuto che permette a chi lo indossa di rimanere attaccato ad una superficie verticale. Le zampette dei gechi infatti non hanno delle ventose, ma un insieme di peli

UN NUOVO MOTORE ‘’ ELETTRICO ‘’ MADE IN ITALY

speciali suddivisi in modo scalare fino a dimensioni nanometriche. Le zampe del geco sono servite da modello ad un gruppo di ricercatori dell'Università di Stanfort per costruire un geco-robot in grado di comportarsi analogamente ad un geco. Il robot, costruito in scala leggermente più grande, è stato realizzato con uno speciale materiale che imita il comportamento della proteina che riveste le spatole originali delle zampe, la cheratina. Un ultimo esempio di applicazione biomimetica che sfrutta le recenti conoscenze acquisite nello studio delle nanotecnologie è la cella di Gratzel, particolare tipo di cella fotovoltaica per la produzione di energia dal sole. La particolarità di queste celle fotovoltaiche innovative è quella di convertire la luce in elettricità sfruttando le proprietà dei materiali semiconduttori, in genere il silicio. L'efficienza di queste celle, ha raggiunto un valore limite, circa 20%. Gratzel ha infatti proposto l'utilizzo di celle fotochimiche basate su un colorante organico, il cui funzionamento è simile al processo della fotosintesi clorofilliana. L'energia del sole viene sfruttata attraverso la mediazione di un colorante organico che assorbe la luce e genera un flusso di elettroni. Oltre alla clorofilla, il dispositivo può utilizzare anche altri coloranti naturali. Gli elettroni del colorante vengono raccolti su un elettrodo ricoperto da una superficie spugnosa di titanio. La porosità del titanio fa sì che la superficie utile sulla quale avviene il trasferimento della carica elettrica è migliaia di volte superiore rispetto a quella realmente occupata a livello macroscopico con notevole efficienza energetica. La natura è quindi la sirena che attrae ancora, con la sua essenzialità ed apparente semplicità, i numerosi marinai che vogliono carpire i suoi segreti più profondi. Per scoprire nuovi orizzonti atti a migliorare la vita dell’ uomo è talvolta importante solo restare a osservare, intuire, ammirare ed essere immersi nella realtà della natura. Pierluigi Calvelli II G

Come abbiamo già studiato in classe la cellula è la più piccola parte di ogni organismo vivente. In merito a questo ho letto un articolo sulla rivista “Linx magazine” redatto dal professore di genetica Jack Szostak. Egli ha vinto un premio nobel per i suoi lavori sui telomeri cioè le strutture che costituiscono le estremità dei cromosomi. Il percorso che ha portato alla designazione di questo premio comincia negli anni cinquanta con la descrizione dei meccanismi di uno dei filamenti del DNA. Ben presto si scoprì che un enzima coinvolto non riusciva a copiare in modo efficace l’estremità di uno dei filamenti della doppia elica. Ma questo non avviene sempre, per cui si dedusse che doveva esserci qualcosa a proteggere le estremità dei filamenti. Elisabeth Blackburn si accorse che le estremità dei cromosomi presentavano la sequenza: CCCCAA ripetuta più volte. Szostak e la sua squadra di giovani ricercatori hanno cercato di ottenere un contenitore simile alle membrane cellulari ma che fosse più semplice poiché le membrane attuali sono molto complesse e lasciano entrare e uscire molecole di grandi dimensioni. L’idea è stata quella di lavorare con membrane costituite da molecole semplici come gli acidi grassi poiché quest’ultimi si uniscono spontaneamente in soluzioni acquose formando vescicole. Però si pensava allo stesso tempo che queste strutture fossero impermeabili invece anni fa si è dimostrato che anche molecole grandi possono attraversare membrane semplici. Szostak e i collaboratori hanno provato a riempire una provetta con soluzione acquosa, di immergervi una vescicola costituita da una membrana di acidi grassi contenente una molecola di DNA e di aggiungere dei nucleotidi cioè verificando che

quest’ultimi erano in grado di penetrare nella vescicola ma anche che una volta all’interno si affiancano al filamento di DNA costituendo un secondo filamento. Questo risultato ci hanno capire che anche le prime cellule primitive avrebbe potuto rifare il DNA senza bisogno degli enzimi. Questi esperimenti sono stati il primo passo verso al creazione di una cellula artificiale. La protocellula è in grado di crescere e di dividersi. Per far crescere una protocellula si mette la molecola genetica che si intende aumentare, insieme a una certa quantità di nucleotidi e all’enzima necessario per la replicazione in un apparecchiatura ripetendo il ciclo da temperature più alte a quelle più basse più volte. Quando è alta la doppia elica della molecola aumenta mentre quando è più bassa avviene la replicazione vera. L’obbiettivo di Szostak è ottenere una proto cellula capace di replicarsi in modo autonomo ed efficiente,Negli anni ottanta, la scoperta della proprietà dei ribosomi cioè molecole di RNA capaci di provocare reazioni chimiche lasciò dedurre che il primo acido nucleico della storia sarebbe stato l’RNA m, non il DNA. La biologia sintetica è la disciplina che unisce la biologia cellulare alla chimica e all’ingegneria genetica. Telomeri e telomerasi (è un enzima, che riallunga i telomeri accorciati, in modo da mantenere integri i cromosomi.) sono quindi coinvolti nel processo di invecchiamento cellulare perciò quando i telomeri si accorciano le cellule iniziano a invecchiare e questo è riscontrabile in numerose patologie come il cancro su cui è certamente il caso di continuare a ricercare e applicare nuove tecniche genetiche.. Mariateresa D’Amico Noemi Nigro II G


ZALONE METTE ALBANESE AL TAPPETO

MARE DENTRO Mare dentro,mare dentro Senza peso nel fondo Dove si avvera il sogno Due volontà fanno avere Un desiderio dell’incontro Un bacio accende la vita Con il fragore di una saetta. Il mio corpo cambiato Non è più il mio corpo È come penetrare al centro dell’universo. L’abbraccio più infantile è il più puro dei baci Fino a diventare un unico desiderio Il tuo sguardo e il mio sguardo Come un’ eco che ripete senza parole Più dentro più dentro fino al di là del tutto Attraverso il sangue e il midollo Però sempre mi sveglio e Sempre voglio essere morto Per rimanere con la mia bocca Impigliato nella rete dei tuoi capelli.

Gli ultimi pensieri di un uomo cosciente prigioniero di un corpo immobile, Ramon Sampedro paraplegico rimasto costretto a letto per trent’ anni a causa di un incidente in mare, quel mare che ha troncato la sua giovinezza. Da allora, il suo unico desiderio è quello di metter fine alla sua vita in maniera dignitosa. Il suo mondo viene messo a soqquadro dall'arrivo di due donne: Julia, l'avvocato che lo appoggia nella sua battaglia per terminare la vita nel modo che gli sembra più appropriato, e Rosa , una donna del paese, che cerca di convincerlo che dopo tutto è meglio continuare a vivere. Entrambe le donne vengono sopraffatte dalla personalità accattivante di Ramon, e si trovano a doversi interrogare su tutti i principi che fino a quel momento hanno regolato le loro vite. Ramon sa solamente che qualcuno che lo ama veramente lo aiuterà ad affrontare meglio il suo ultimo viaggio... Avere il Mare dentro significa essere più liberi, curiosi, aperti alle esperienze, ma radicati negli affetti. Una vita ,quella di Ramon Ramon Sampedro, pungente e tragica ,sottile nella delusione Sampedro di una dolce morte negata e sensibile nelle poesie di chi spiega che vivere è un diritto non un obbligo e non vi è dignità mancata nell'eutanasia ma in un uomo perso nel desiderio di sentire il proprio corpo. Anna Varchera, Salerno Gianluca, Savastano Federica, Giuntarelli Luigi, Cavalcanti Mattia Scornaienghi Alfredo Simone, III M

IL GRINTA Il Grinta Regia di Joel e Ethan Coen Con J.Bridges, M.Damon, H.Steinfeld. Se decidete di andare a vedere “Il Grinta” pensando o sperando di trovare apaches urlanti che uccidono inermi coloni, pistoleri innamorati, assaltatori di treni, cariche di cavalleria e altri stereotipi hollywoodiani del genere western, allora state tranquillamente a casa o cambiate film. Sì, perché “Il Grinta” è una storia di uomini e donne ai quali la vita, seppur inaspettatamente, concede una possibilità di crescita e redenzione e il west è solo rigorosa ambientazione, mentre è il teatro dove tutto ciò accade. Girato con puntigliosità storica e navigata maestria dai fratelli Joel e Ethan Coen, il film narra la storia della quattordicenne Mattie Ross, interpretata da una bravissima Hailee Steinfeld (ricordiamoci questo nome perché ne risentiremo sicuramente parlare), che assolda lo sceriffo “Rooster” Cogburn, un Jeff Bridges da Oscar, anzi oserei dire nella sua più bella interpretazione, per vendicare suo padre ucciso dal pistolero Tom Chaney (Josh Brolin) scappato col suo cavallo e i suoi averi. Alla caccia nei pericolosi territori indiani si unisce il ranger La Boeuf (Matt Damon) che insegue Chaney per un altro delitto. L’epopea western viene affrontata dai Coen in una chiave estre-

mamente moderna dove gli stereotipi lasciano il posto ad una cruda realtà fatta di entità umane governate da istinti primari: la vendetta, il danaro, la necessità di vivere e sopravvivere, il tutto raccontato attraverso una estrema cura dei particolari e una caratterizzazione dei personaggi che raggiunge vette altissime. I paesaggi smisurati, le enormi distese (il film è stato interamente girato in Texas), ricalcano gli ambienti che i Coen avevano sfruttato nel loro “Non è un paese per vecchi” considerato da tutti un esempio di western moderno. Sembra quasi di stare a cavallo insieme ai personaggi, di sentirne odori e sudore, di patire il freddo con loro e, attraverso gli occhi della dolce Mattie che partecipa alla caccia all’uomo come se partecipasse ad un gioco di società, anche le morti più violente assumono valenze edulcorate, da gita scolastica. “Il Grinta” non ci risparmia nulla di ciò che significò vivere negli Stati Uniti di fine ‘800, una vita dura per uomini e donne dure dove vigeva la legge del più forte, la legge delle armi e Cogburn incarna perfettamente lo sceriffo di frontiera senza paura e pronto a sparare prima degli altri: vecchio, alcolizzato, menomato, affronta la vita con disincanto in attesa di qualcuno che gli offra qualche soldo per i suoi servigi. Finché, appunto, arriva una bambina che lo mette sulla retta via e gli fa capire che per lui esiste ancora una possibilità e in una notte fredda e ventosa compie un profondo gesto d’amore che lo riscatta agli occhi della sua coscienza e degli spettatori. Bentornato western, lunga vita al western! Antonio Benvenuti V A

THE DOORS OF PERCEPTIONS “Le porte della percezione I doors”, gruppo nato sulle spiagge di Venice beach (California), furono fondati nel 1965 da Jim Morrison, voce e poeta del gruppo e Ray Manzarek, tastierista. La loro musica accomuna tanti generi musicali: dal jazz al blues al rock. I doors hanno segnato lo scenario musicale degli anni ’60, con la loro psicadelia e con pezzi come

“Light my fire”, “Riders on the storm” e “Love me two times”, che sono considerati, ormai, dei classici e degli “ever green”. Quindi, per chi vuole accostarsi al rock, per chi ne è appassionato o per chi semplicemente vuole ascoltare dei buoni assolo di chitarra fuori dal comune e assolo di tastiera ancora oggi difficili da superare, uniti dai testi mozzafiato

e dalla voce inimitabile di jJm Morrison, consiglio vivamente di aggiungere i “Doors” nella propria playlist. Francesco Rose III H

Nelle ultime settimane al cinema stiamo assistendo ad un match tra due comici di successo: Checco Zalone e Antonio Albanese. Con i loro film “Una bella giornata” e Qualunquamente” hanno portato contemporaneamente al cinema i loro personaggi reduci dai successi delle passate stagioni televisive. Ma, nonostante Albanese abbia dalla sua più esperienza e un passato artistico di maggiore spessore, sembra proprio che in questo match ad avere la meglio sia proprio il più giovane ma forse più moderno Checco Zalone. In un angolo del ring c’è dunque Zalone con i suoi atteggia menti da “tamarro” (“cozzalone” in pugliese). E’ proprio da questo epiteto gridatogli da una sua amica: “Che cozzalone!” che nasce il nome d’arte del nostro attore (il cui vero nome è Luca Medici) che conquista il pubblico sbancando il botteghino , superando, dopo solo 12 giorni, i 31,5 milioni di euro e battendo anche il record stabilito da Benigni con “La vita è bella”. Zalone tocca temi seri con tono ironico, come quello delle raccomandazioni (come non voler essere parente dell a fami glia “Capobianco”?) e del nepotismo, usanza tipica del costume italiano e soprattutto meridionale, ma decisamente poco civile. Ma Zalone parla anche dell’integrazione razziale (la ragazza di cui s’innamora e a cui fa conoscere la sua variegata famiglia è magrebina anche se lui capisce che è “di Madre Bina”) e parla soprattutto dell’inutilità (secondo lui) delle truppe italiane in

Iraq, visto che il padre ammette di essersi arruolato solo per guadagnare senza faticare molto (fa il cuoco delle truppe) e soprattutto per stare lontano da casa. Ma è proprio in questo che consiste il gancio vincente di Zalone che riesce a farci ridere ,con intelligenza, dei nostri difetti e dei nostri comportamenti facendoci riflettere ma con estrema leggerezza. Intento che non riesce ad Antonio Albanese che sta nell’altro angolo a riproporre pugni e montanti già risaputi dal pubblico che l’ha seguito nelle sue apparizioni televisive lasciando che il suo personaggio diventi una macchietta sfilacciata che non sa tessere trame cinematografiche in grado di interessare un pubblico che si fa sempre più esigente. Il film parla di un politico che fa di tutto per riuscire ad essere eletto alle elezioni. Il film è certo molto divertente ma anche ripetitivo per l’uso scurrile delle battute già sentite negli spettacoli di cabaret del comico. Dunque, pur pubblicizzato molto in programmi come “Che tempo che fa” , “Qualunquemente” non è all’altezza delle aspettative. D’altra parte il film non è altro che una copia dei politici/mafiosi che attualmente abbiamo in Italia. Infatti Antonio Albanese, grazie soprattutto ad alcune registrazioni di personaggi del crimine organizzato, ha potuto utilizzare delle “battute” vere per rendere il suo film realistico. Afferma , infatti, nel programma di Fabio Fazio <Io sono la realtà , siete voi la finzione>. Gianluca Salerno IV M

LA MUSICA: EMOZIONI E LINGUAGGIO Nella nostra società abbiamo diversi modi di comunicare e diversi linguaggi che ci permettono di interagire con gli altri. La musica è la più universale tra tutte le forme d’arte: un linguaggio semplice che suscita emozioni e dà voce ai sentimenti. Potrebbe essere banale dire che l’ascolto o la pratica della musica innescano in noi particolari stati d’animo, ma tutto ciò che ci accomuna, se pur si ascolta musica di diverso genere e con motivazioni differenti, è la ricerca del benessere e di una sensazione di piacere. Nel suo saggio sulla psicologia della musica John Sloboda, psicologo britannico, sostiene che il motivo per cui la maggior parte di noi compone, esegue o, semplicemente, ascolta musica sta nel fatto che la musica è capace di suscitare profonde emozioni. Nella nostra comune concezione consideriamo il cuore come l’ organo che è sede delle emozioni, ma in realtà è la mente che elabora gli stimoli provenienti dal mondo esterno, li trasforma in emozioni e li esterna nei comportamenti che poi, a loro volta, possono essere manifestati attraverso la voce, i mimi, i gesti. David Goleman, scrittore inglese che ha approfondito la tematica dell’Intelligenza Emotiva, scrive che il termine “emozione” si riferisce ad un sentimento, ad una serie di pensieri, e sono centinaia le emozioni con le loro relative sfumature, per cui le parole di cui disponiamo sono insufficienti a descrivere ogni sottile variazione emotiva. La musica è una forma d’arte superiore alle altre in quanto si può essere educati o meno al gusto dell’ascolto per comprenderne il messaggio poiché, a differenza di una poesia, che rimane sempre legata alla cultura e alla lingua del territorio in cui nasce, la musica è un linguaggio che è completamente staccato dal contesto storico-letterario e indipendente dal pensiero filosofico del momento. Il francese Charles Baudelaire nella sua poesia “La musica”, la definisce come un mare che di sovente lo rapisce, lo fa vibrare come la vela di una barca, lo culla ed è lo specchio della sua disperazione. Infatti l’uomo trova serenità nel suono, in quelle note che, dal muto pentagramma, prendono vita da un artista che gli dà forma suscitando emozioni all’interno dell’animo per il raggiungimento di quel benessere di cui ogni individuo è alla ricerca. Maria Naccarato IV G


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