B2eyes magazine 09-2012

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Essilor®, Varilux®, Varilux® S™ series, Nanoptix™ e SynchronEyes™ sono marchi registrati di Essilor International. Concept: DREAMBOX. MC PPT VXSS REV.0 10-2012

1959. Essilor inventa la lente progressiva.

2012. Essilor la reinventa.

Il futuro delle lenti progressive oggi è tutto nelle nuove e rivoluzionarie Varilux S series: tutto il resto è passato. ®

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Ottobre 2012 numero 9 www.b2eyes.com www.b2eyes.com

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Essilor®, Varilux®, Varilux® S™ series, Nanoptix™ e SynchronEyes™ sono marchi registrati di Essilor International. Concept: DREAMBOX. MC PPT VXSS REV.0 10-2012

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B2TRADE Editoriale L’autunno caldo dell’ottica 3 Il punto Ma passerà 'a nuttata? 5 Strategie e mercato Marche e marketing 6 Marketing e gestione Convivere e sopravvivere alla crisi 10 Attualità Il Progetto Andasibè vede… la luce 14 Amarcord Quel germe dell’optometria, nato mezzo secolo fa in Europa 18

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In copertina: Essilor Direttore Responsabile Angelo Magri Redazione B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Direzione generale Luciano Cristiano cel. 334 6970786 l.cristiano@b2vision.com Pubblicità advertising@b2vision.com Editore B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Art Direction Meloria Stampa Mediagraf S.p.a. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD)

B2STYLE Moda Occhiali, la moda viaggia intorno al mondo 28 B2EXPERT Consulente Aprire una sede all’estero: le opportunità per i negozi 32 Meditazioni Made con etica 34 Formazione L’ampliamento optometrico delle competenze dell’ottico? Parte dall’integrazione visuo-posturale 38 Lab Il bilanciamento binoculare 40 B2TECH Speciale Una app per amico 47 B2JOB Vetrina Offro/cerco 62

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

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Sono un ottico. Porto avanti il mio centro da anni, ma penso al futuro, a come nella mia professione

stiano diventando sempre più importanti gli aspetti imprenditoriali:

marketing, comunicazione, acquisti e offerte commerciali.

Per questo sono entrato in un grande gruppo,

dove poter accedere a servizi di alto livello

senza fare il passo più lungo

e senza correre il rischio

di essere assorbito da una

catena, sapendo di restare

fedele a me stesso

e nello stesso tempo

diventare più

GRANDE. Numero Verde 800 53 63 03 • www.visionottica.it • info@visionottica.it


EDITORIALE

L’AUTUNNO CALDO DELL’OTTICA

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er molti, ormai, Silmo non è più quello di una volta: meno espositori, fiera più lontana dal centro, maggiori disagi logistici. Ma, sempre per molti, rimane un appuntamento importante per vedere le novità delle aziende. Oltre che, come in tutti i saloni di settore, per incontrare persone, scambiarsi idee, cercare notizie o trovarne conferma. All’ultima edizione della rassegna parigina le questioni italiane l’hanno fatta da padrone. Proprio lì sono circolate le prime voci sull’operazione che ha portato il fondo Pai Partners a rilevare la maggioranza delle azioni di Marcolin. Sempre lì si cercava di fare chiarezza sulle trattative in corso per la ricerca del nuovo partner di Salmoiraghi & Viganò. Ancora lì prendeva corpo l’ipotesi di un prossimo cambiamento di proprietà per Alain Mikli. Al di là della gara, in puro stile “machista”, a chi pretende sempre di saperne di più, va sottolineata sia l’importanza di un importante momento di confronto come quello di Parigi sia, soprattutto, la fertilità contingente che riguarda la filiera. Oltre a queste tre grosse operazioni, i cui dettagli andranno a delinearsi mentre siamo in stampa e, verosimilmente, anche nelle settimane successive, l’ottica nazionale, da fine settembre in poi, ha pro-

posto ulteriori occasioni di fermento. Ad Altamura si è svolto un evento insolito che, seppur di nicchia, per modalità e collocazione geografica, ha provato a “rompere gli schemi”: questo, almeno, era quanto auspicato dagli organizzatori e condiviso dagli agenti italiani dei brand in mostra, che, sempre a Silmo, hanno poi commentato e analizzato pro e contro dell’iniziativa. Nella prima metà di ottobre, inoltre, sono stati organizzati ben tre appuntamenti scientifici di ampio respiro: il congresso della SOptI a Roma e gli altri due ancora in Puglia, a Bisceglie e a Monopoli, sotto l’egida di Federottica. Senza dimenticare il tradizionale meeting della Low Vision Academy, che a fine settembre ha portato nella Capitale 350 professionisti, tra oftalmologi, ortottisti e ottici optometristi. L’autunno caldo, nella classica accezione sociopolitica, solitamente inquieta; ma è il riflesso di una reazione, a volte drammatica, in opposizione a decisioni, scelte o congiunture negative. La stessa reazione, su piani diversi tra loro, ma stavolta positiva, che sembra prendere corpo oggi anche Angelo Magri nell’ottica del nostro paese.

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IL PUNTO

MA PASSERÀ 'A NUTTATA?

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uando il pericolo dell’aumento dell’Iva sembrava scongiurato, è arrivata la notizia della conferma che a luglio del prossimo anno aumenteranno di un punto sia quella al 21 sia quella al 10. Secondo più fonti l’aggravio della pressione fiscale sui beni di consumo e il conseguente aumento dei prezzi comporterà una riduzione dei consumi tra 5 e 7 miliardi di euro. A compensazione di questo ulteriore incremento della pressione fiscale è stata varata la soppressione dell’Irpef sulle due prime aliquote, che produrrà un beneficio insignificante per chi ne usufruirà, comunque azzerato dall’aumento dell’Iva e dalla riduzione delle detrazioni d'imposta e delle deduzioni d'imponibile, e nessun miglioramento della domanda di beni e servizi. Alle notizie che riguardano l’economia e le decisioni politiche che la investono si accompagnano reazioni di pancia immediate, sempre negative sulla tendenza dei consumi, ma, superata questa fase, ci si dovrebbe chiedere cosa si può fare per contrastare la progressiva involuzione del proprio reddito in una situazione di crisi di cui non si riesce a intravedere la conclusione, se questa mai ci sarà. La sensazione è che gran parte del paese e dell’ottica subiscano passivamente questa situazione e si limitino a guardare cosa accade. Azioni di rilancio sono possibili e sono attuate anche da aziende di grandi dimensioni e con grandi problemi: a tal proposito si potrebbero citare il caso del gruppo Fiat-Chrysler che, finalmente per loro, persegue strategie da multinazionale e quello, più pertinente di Carrefour che, da padre padrone dell’ipermercato a livello globale, in Europa si sta riconvertendo alla nuova prossimità (a Milano ha lanciato il primo store aperto 24 ore). Nell’ottica, mentre si registrano le difficoltà della più grande catena di distribuzione – di cui nessuno ha ragione di compiacersi - e il declino delle vendite dei prodotti di marca, di cui si parla in altra parte di questo numero, fatica a decollare anche un’iniziativa come quella della Commissione Difesa Vista, rispetto alla quale non si riesce a capire quali obiezioni possano essere fatte e, viceversa, si seguita a parlare di professione come salvaguardia di tutti i mali. Sfortunatamente non è così e Danilo Fatelli prima o poi bisognerà tornare a fare sul serio.

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STRATEGIE E MERCATO

MARCHE E MARKETING Nell’ottica le grandi marche hanno da sempre trainato il mercato, ma la contrazione dei consumi impone un riposizionamento da cui usciranno vincenti quelle che coniugano prezzo con qualità

di Danilo Fatelli

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ella patria del pane di semola di grano duro, Altamura, in settembre, all’Anteprima Concept Store si è tenuto, sotto l’egida di Assopto Bari, un incontro promosso da un gruppo di ottici baresi nel cui corso venti aziende hanno presentato collezioni di occhiali che sono state definite di nicchia e di design. Questa iniziativa è venuta a confermare il ruolo di rilievo che la Puglia ha da sempre nella filiera ottica e la vivacità dei suoi imprenditori. Qualcuno ha attribuito a questo evento il significato di una prima svolta nel mercato delle montature all’insegna del no logo e del “piccolo è bello” e di un momento di rinnovamento dell’ottica di cui, in questi passaggi d’epoca perigliosi, avrebbe certamente bisogno. Non ho avuto modo di verificare di persona se queste fossero le vere intenzioni di chi ha voluto e organizzato l’incontro e, quindi, non entro nello specifico,

I pionieri dell’occhialeria italiana capirono per primi come il connubio fra l’occhiale e le grandi griffe della moda avrebbe conferito quel valore aggiunto che il prodotto intrinsecamente non aveva, anche se realizzato con materiali pregiati. E trasformarono un bisogno primario, cioè vedere meglio, in un’occasione di promozione e gratificazione personale

ma l’occasione è propizia per fare alcune precisazioni filologiche e di strategia di mercato sul valore e il ruolo della marca nello sviluppo dei mercati, intesi come luogo d'incontro fra l’espressione dei bisogni dei consumatori e la proposta di soluzioni materiali e immateriali in grado di soddisfarli. Il marketing della marca Al marketing, più come sostanti-

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vo che come materia di studio e strumento strategico, si fa ricorso anche in temi che gli sono totalmente estranei. Ad esempio mi è capitato di sentir parlare di marketing del no profit e sovente si fa ricorso alla sua terminologia, senza una precisa relazione semantica fra i vocaboli usati e il loro contenuto. Poiché si dà il caso che il fine ultimo del marketing sia proprio quello di creare valore

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STRATEGIE E MERCATO

e che il valore sia il presupposto della marca, l’incontro pugliese, nel quale per l’appunto si è parlato di marche, nicchia e assortimenti, si presta ad alcune valutazioni di carattere generale. Prima di tutto vale la pena di ricordare che sotto la definizione generica di “marca” sono compresi fenomeni e capitoli molti diversi, dal trademark al marchio di linea o di modello, alla griffe e via dicendo, ricordando che per vocazione le vere marche, quelle che fanno generare richieste spontanee del consumatore, o sono leader o follower nel segmento di mercato in cui sono presenti, o aspiranti tali. Marca e mercato dei beni di largo consumo sono un binomio inscindibile in cui le marche hanno sempre avuto una vocazione ecumenica e globale, prima che questo termine entrasse nell’uso corrente e, di conseguenza, alla marca è estraneo il concetto di nicchia, semmai è consono quello di alto di gamma, e il suo posizionamento non è vincolato al lusso. Marche e marchi, come Coca Cola, Mc Donald’s, Mercedes, Hermés o Nutella, hanno posizionamenti diversi, ma sono tutte marche diffuse a livello mondiale di cui tutte le filiere di prodotto si av-

vantaggiano e sono il motore dello sviluppo. Come orientarsi fra marche e prodotti altri Non è l’originalità, la qualità o il livello d'innovazione di un prodotto che ne fa una marca e la porta al successo, ma una strategia – in cui sono fondamentali comunicazione

e distribuzione - mirata a creare valore e fiducia (la cosiddetta brand equity) percepiti dal consumatore come differenziali, rispetto agli altri prodotti. Nella seconda metà del secolo scorso la distribuzione moderna ha utilizzato il suo crescente peso nelle scelte dei consumatori per trasformare le sue insegne in marche di prodotto (le cosiddette marche private o marche del distributore), fino a creare punti di vendita monomarca con la sua marca, dalla

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storica Mark and Spencer’s a Ikea o Zara, ma il ruolo della marca – di prodotto o di punto di vendita - e il suo valore propulsivo per i consumi e le vendite non sono cambiati. I prodotti di marca sono il punto di riferimento delle scale prezzo e dei posizionamenti di tutti gli altri prodotti e marche, incluse quelle di nicchia o artigianali, più difficilmente di quelle di design. La distribuzione ottica specializzata, soprattutto quella italiana, fatta di moltissime imprese commerciali a carattere fortemente familiare, deve molto, se non tutto, alle cosiddette marche. I grandi padri fondatori dell’occhialeria italiana capirono per primi come il connubio fra il prodotto occhiale e le grandi griffe della moda avrebbe conferito ai loro occhiali quel valore aggiunto che il prodotto intrinsecamente non aveva - anche se realizzato con materiali pregiati - e riuscirono a trasformare un bisogno primario, vedere meglio, in un’occasione di promozione e gratificazione personale. La contrazione dei consumi e il cambiamento dello stile di vita introdotto dalle nuove generazioni hanno cambiato il rapporto fra consumatori e valori identificativi della marca. Le generazioni “no

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STRATEGIE E MERCATO

frills” hanno ridimensionato il ruolo dei prodotti di sola immagine, come molte griffe nelle quali creatività e qualità del prodotto in quanto tale non si coniugano, e premiato i prodotti/marca con un alto rapporto prezzo /qualità a sfavore dei prezzi di quelli alti di gamma. In termini diversi si può dire che Il ridimensionamento delle vendite dei prodotti ad alto prezzo non ha colpito le vere marche, cioè quelle leader di tipo e segmento, ma i posizionamenti esosi e i prodotti stravaganti. Il problema centrale per chi ha la responsabilità di decidere la formazione dei listini di vendita di un prodotto o l’assortimento di un punto di vendita è quello di come barcamenarsi fra marche leader e le altre tipologie di marche, alla ricerca del miglior posizionamento rispetto alla concorrenza e all’offerta del mercato in cui si opera. Esercizio che coniuga visione strategica e abilità commerciale, in cui non aiutano gli slogan di marketing, ma una cultura e un’esperienza specifica, l’acquisizione d’informazioni quantitative sugli andamenti di mercato e la loro corretta interpretazione.

«Trademark, marchio di linea o di modello, griffe: sotto la definizione generica di “marca” sono compresi fenomeni e capitoli molti diversi. Ma per vocazione le vere marche, quelle che fanno generare richieste spontanee del consumatore, o sono leader o follower nel segmento di mercato in cui sono presenti, o aspiranti tali»

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MARKETING E GESTIONE

IL BILANCIO, UNA SECCATURA RICORRENTE Redigere il bilancio, al di là della sua funzione legale e fiscale, costituisce un momento di riflessione su quanto accaduto e quanto potrà accadere nelle imprese

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utte le attività economiche sono accomunate da un’esigenza: quella di “contare”. Contare o, come si diceva un tempo, far di conto di tutto ciò che in un’impresa si produce, si vende, quanto costa, a quanto ammontano i guadagni e così per tutti gli aspetti che nel suo ambito hanno rilevanza economica. L’esigenza di contare viene soddisfatta da una serie

di Ario Terzi

di rilievi, registrazioni e processi contabili che hanno il loro momento di sintesi obbligatoria nel bilancio annuale. Un po’ per tutte le imprese adempiere all’obbligo di fare il bilancio è vissuto come una seccatura e con molta preoccupazione, comprensibile, tenuto conto che fare il bilancio significa anche fare i conti con il fisco. Nella vita delle imprese il bilancio svolge, però, altre funzioni la cui complessità e utilità variano molto in funzione della tipologia, della dimen-

sione di chi lo redige, ma anche delle condizioni in cui l’impresa si trova e vanno oltre la preoccupazione di fare i conti con il fisco. Sulle norme di compilazione del bilancio ai fini fiscali o di diritto civile tralasciamo di intervenire, anche se fondamentali per le imprese, non rientrando fra le materie della gestione e del marketing che sono il pane e la materia di questa rubrica, ma in quelle di competenza dei commercialisti e dei fiscalisti. Rimandiamo, quindi, a rubriche che si occupano di questioni contabili la descrizione dei diversi obblighi di bilancio che hanno tutte le diverse forme di impresa; quello che qui ci interessa, invece, è fare alcune valutazioni sulle informazioni che debbono essere assemblate per la sua redazione, la lettura che se ne può dare e i riflessi che possono avere sulla gestione. Fare i conti con se stessi Il bilancio, in quanto specchio delle virtù dell’imprenditore, può non coincidere con quello che la legge richiede, ma coincide sempre, almeno, con la forma ridotta imposta anche alle imprese più piccole che consiste nella compilazione del solo conto economico.

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Sull’importanza ai fini gestionali del conto economico e sulle sue modalità di compilazione e lettura abbiamo pubblicato nel numero di marzo 2012 di questo magazine un articolo che, come sempre in questa rubrica, viene poi sviluppato in un corso disponibile nella sezione B2Learn del sito b2eyes.com. Il bilancio, però, è cosa più completa e complessa del conto economico, perché oltre a rendicontare il risultato economico delle attività esercitate - rilevando e contabilizzando costi e ricavi tiene conto del patrimonio di cui l’impresa dispone e di tutte le implicazioni economiche e fiscali che ne derivano. La raccolta di dati e di documenti che la redazione del bilancio comporta sono la base, ad esempio, per la valutazione del valore dell’impresa, qualora s’intenda venderla o s’intenda acquistarne una, o per ottenere prestiti bancari o finanziamenti, ma soprattutto nella sua versione completa e veritiera serve per capire quanta ricchezza (o valore aggiunto) produce e a quali condizioni. Il tracciato che il codice civile impone rappresenta, di fatto, un eccellente check list per “spuntare” e spulciare tutto quello che

in un’impresa rappresenta un valore. Immobilizzazioni e rimanenze Come’è noto due delle poste principali del bilancio sono rappresentate dalle immobilizzazioni (materiali e immateriali) e dalle rimanenze, che risultano fondamentali per valutare la consistenza reale di un’impresa. Ad esempio, se in bilancio sono riportate le giacenze di montature al loro valore di acquisto, il risultato dell’esercizio ha un significato minato dalla possibilità reale di ricavare il valore iniziale da modelli acquistati

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l’anno precedente e che hanno registrato difficoltà di vendita; se, viceversa, le rimanenze sono state svalutate per poterle collocare a prezzi scontati, la credibilità del risultato netto è superiore. Ragionamenti analoghi si possono fare sui tempi e sulle modalità di ammortamento dei beni strumentali (la mola o un autorefrattometro o un computer) a seconda che siano calcolati sui tempi reali di ripristino o su quelli previsti dalla legge; oppure cosa diversa è se la proprietà immobiliare del punto vendita è dell’imprenditore o no e risultati diversi possono derivare dal calcolo del fitto

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«La raccolta di dati e documenti che la redazione del bilancio comporta sono la base per la valutazione del valore dell’impresa, qualora s’intenda venderla o s’intenda acquistarne una, o per ottenere prestiti bancari o finanziamenti; ma soprattutto, nella sua versione completa e veritiera, serve per capire quanta ricchezza produce e a quali condizioni»

figurativo che alternativamente può premiare l’impresa o la proprietà immobiliare. Tutto ciò ha un senso se le registrazioni contabili sono fedeli e tempestive e questo l’imprenditore lo deve alla propria impresa e a quello che rappresenta anche sul piano sociale. L’impresa non è un pesce rosso che vive nella sua boule di cristallo in cui qualcuno cambia l’acqua e getta il mangime, ma un pesce che nuota in un mare tempestoso insieme ai piraña concorrenti, trascinato da onde di cui deve cercare di capire la direzione. Al di là della metafora il bilancio, dati reali alla mano, è il momento per compiere una riflessione su ciò che dovrà essere fatto nel futuro prossimo in termini di attività commerciali, di esperienze professionali (investo in formazione per competere meglio o quello che so mi basta?), di sviluppo e quant’altro. Il tutto filtrato attraverso quanto accade nel mondo che circonda il centro ottico: cosa accadrà ai consumi se l’Iva verrà aumentata? Come si

potranno regolare i contratti di lavoro in regime “Fornero"? Le vendite in numero di occhiali o in valore procedono all’unisono o seguono andamenti diversi? Il continuo profilarsi di problemi, piccoli e grandi, lascia nella routine della vita delle imprese poco spazio alle riflessioni sulle prospettive di medio e lungo termine. Il bilancio, imponendo di

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passare al setaccio tutta l’impresa, è la condizione per esaminarla nella sua unitarietà, ma anche nella sua dinamica nel tempo attraverso la lettura dei valori fondamentali, per trarne il convincimento se modificare i comportamenti e i parametri fondamentali della gestione o continuare a fare ciò che si è sempre fatto.

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ATTUALITÀ Il Centro Sanitario in fase di costruzione da Change Onlus, all’interno del quale si trova il villaggio di Andasibè

IL PROGETTO ANDASIBÈ VEDE… LA LUCE

Si è conclusa a fine agosto la prima missione organizzata da Vision+ Onlus, con il sostegno di Vision Group, per l’iniziativa di volontariato professionale in Madagascar

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di Angelo Magri ni Pampaloni, che da anni frequentano il nord del Madagascar come ottici volontari e che, vista la loro pluriennale esperienza con la popolazione malgascia, si sono impegnati ad aiutare Vision+ Onlus a comprendere ciò che mancava dal punto di vista strutturale e come avviare al meglio le attività, avevano tre obiettivi principali: avviare l’allestimento del gabinetto oftalmico e del laboratorio di ottica, segnalare eventuali mancanze in termini di attrezzature e accessori, effettuare un primo screening della popolazione che fino a oggi non ha avuto accesso a questo

al 3 agosto al 20 agosto un team composto da un medico oculista e due ottici Vision Group è stato impegnato in una missione di volontariato professionale nel villaggio di Andasibè, all’interno del Centro Sanitario in fase di costruzione da Change Onlus, partner del progetto. Emilio Corbetta, oftalmologo di lunga data e con diverse esperienze di volontariato medico, insieme a Carlo Data e Gian-

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tipo di servizio sanitario. Il viaggio è stato condiviso con altri medici che fanno capo a Change Onlus, un dentista e un ecografista, che si sono recati ad Andasibè per svolgere un servizio di volontariato all’interno degli ambulatori già completati da alcuni anni all’interno del Dispensario adiacente al Centro Sanitario Saint-Paul. Data e Pampaloni si sono preoccupati di effettuare uno screening massivo della popolazione, valutando i vizi di refrazione e consegnando gli occhiali premontati portati direttamente dall’Italia quando necessario. I casi più gravi o per i quali si riscontravano altre problematiche venivano rimandati alla visita oculistica completa, eseguita direttamente da Corbetta, il quale in questo modo ha potuto anche avviare un primo studio epidemiologico della popolazione così da capire quali sono le patologie più importanti e su cosa concentrare gli sforzi. Gli ottici hanno visto 1.249 persone, mentre il medico oculista ha effettuato 173 visite oculistiche,

individuando 249 patologie di cui 95 necessitavano un intervento chirurgico, 60 un intervento ambulatoriale (somministrazione di colliri antibiotici o altre medicinali portati anche questi dall’Italia), 21 invece non trattabili a causa dello stato di avanzamento della patologia (ad esempio, glaucoma o tumori in stadi avanzati). Nella scelta delle persone da affiancare in particolare agli ottici sono state richieste persone giovani ed eventualmente interessate ad apprendere il mestiere di tecnico di laboratorio, così da poter avviare con le prossime missioni una prima azione di formazione volta a rendere autonome le persone del luogo nella produzione o riparazione degli occhiali. «I risultati di questa prima missione sono stati sicuramente soddisfacenti: la popolazione ha apprezzato la nostra attività e le problematiche riscontrate unite alla quasi totale assenza di servizi di questo tipo ci indicano che la strada intrapresa e il progetto sono sicuramente sensati e ben

Una delle 1.249 analisi visive effettuate in agosto dagli ottici che si sono recati nella località del Madagascar

calibrati rispetto alle necessità del territorio coinvolto – affermano a Vision + Onlus - Ovviamente si sono segnalate anche alcune criticità: alcune delle attrezzature presenti in loco o arrivate dall’Italia non risultano adeguate, perché sono o troppo nuove e quindi tecnologicamente avanzate per il tipo di utilizzo oppure troppo vecchie quindi non utilizzabile; inoltre le attrezzature non sono complete, mentre la sala operatoria che l’associazione partner sta allestendo risulta assolutamente necessaria per poter completare le attività». Quali saranno i prossimi passi? «È prevista l’organizzazione di una missione per la seconda metà di novembre per continuare gli screening massivi e le visite oculistiche complete: sono state molte, infatti, le persone che, a causa della mancanza di tempo, non è stato possibile visitare durante il primo viaggio – spiegano a Vision + Onlus – Occorre far pervenire 50 paia di occhiali ad alcune persone visitate che necessitano di correzioni particolari e proseguire con l’allestimento e la messa a punto dell’ambulatorio e del laboratorio, portando le piccole attrezzature e le minuterie necessarie e organizzando gli spazi nei locali messi a disposizione». «Vogliamo arrivare a creare una struttura autonoma, dove il personale del luogo possa essere in grado di realizzare un occhiale completo – dice Carlo Redaelli, responsabile del Progetto Andasibè per Vision Group – Per ottenere tali risultati, vanno prima individuate le persone idonee e poi formate in loco. Vision Group darà un sostegno per la scelta degli ottici optometristi che a turno, di volta in volta, scenderanno in Madagascar, per dare il loro contributo agli screening visivi».

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FRAMMENTI DI MADAGASCAR

Un disegno di Emilio Corbetta

di Emilio Corbetta …Al mio finestrino si affacciano i volti di tre bimbi, che mi mostrano i loro cestini con dentro oggetti scavati nella lava. Non mi parlano. Conoscono solo il loro dialetto, non il francese e tanto meno l’inglese. Mi guardano muti e imploranti con il loro grandi occhi. I soldi non serviranno ad altro se non all’acquisto di qualche frutto o verdura sulle magre bancarelle del polveroso mercato circondante la carreggiabile. Ma non ho soldi per le mani e nemmeno una caramella da dare, ma che pure avevo acquistato per loro prima di partire. Il controllo del peso dei bagagli delle compagnie aeree è diventato ferreo ed ho dovuto dare la precedenza ai medicinali e agli strumenti medici. Prima di partire ero pieno di dubbi su questo viaggio, ma davanti a quelle realtà, a quegli occhi imploranti in volti paffutelli non per eccesso d’alimentazione, ma a causa di edemi insani tutto è caduto. Vale la pena venire qua, possibilmente evitando la frequentazione delle vie ufficiali del turismo, cercando di immergersi nella loro realtà. Vedere la loro sofferenza, la loro dignità offesa da un’ignoranza imposta dall’alto (anche da noi stanno cercando di farlo), la loro conseguente incapacità d’organizzarsi adeguatamente, palpare la loro speranza di una vita migliorabile, ma anche la disperazione che può portare a ribellioni sanguinose: qualche mese fa ci sono state una ventina di morti violente, con raffiche di kalashnikov e rombo di autoblindo. Ma non se n’è saputo nulla in Italia. Tanti sono i motivi di venire a essere loro “ospiti”, non loro padroni, non loro dirigenti, ma umilmente lavorare con loro e per loro, rispettando la proprietà loro delle loro terre, cosa che nuovi “colonizzatori” non stanno facendo nella ricca terra dei poveri africani di analoghe latitudini.

In effetti si rivolgeva a me perché era stata assicurata che non avrebbe pagato la visita. La frase «Non ho di che pagare …» ti esclude da ogni possibilità d’aiuto, anche se è necessario o indispensabile per la vita, ma non solo in Madagascar, è così in tutto il definito” terzo mondo”. In effetti quella bella giovane mamma, elegante nei suoi poveri stracci, è tutta la famiglia per i suoi bimbi, ma le vengono preclusi gli elementi necessari per allevare, educare, curare i frutti di un fecondo impulso d'amore. Qualcuno, o tanti, o tutti, hanno tradito e lei si ritrova sola. La natura ha progettato il cucciolo di uomo, il cucciolo di questa razza che appare la più crudele dell'universo, a una lentissima evoluzione verso la matura autonomia, per cui è più che evidente la necessità di protezione da parte di chi l'ha generato. La donna è coinvolta in questa problematica in modo evidente e molto profondo fin dai primissimi sviluppi dell'embrione, ma importantissima la presenza della generosità del padre, non solo di lui tuttavia … Tutti quelli che stanno attorno devono intervenire, devono aiutare. Tutto il clan dei parenti, e se non sufficiente, tutto il villaggio, e se questo non basta tutta la società deve sentirsi coinvolta. Discorso più che lampante, elementare, ovvio... Ma quanto dimenticato ai nostri giorni, quanto accantonato dai più fortunati, dai più forti, dai più ricchi, dai più dotati di intelligenza e quindi proprietari di potere, questo importantissimo elemento: la necessità di donare protezione e assistenza per le necessità essenziali alla vita. Terribile constatare l'universalità di un’umanità dagli occhi bendati, non solo in Madagascar, non solo nel terzo mondo. Ecco parte dei motivi di ammirazione per i colleghi che si stanno “sprecando” in queste stupende terre, per cui è stato facile farmi coinvolgere da loro.

…Con atteggiamento umile e rispettoso dice «Ieri sera ero venuta per far vedere i miei occhi che bruciavano. Mi danno fastidio ancora. Ma lascia perdere: guarda invece il mio bambino che ha la febbre e la pelle che diventa brutta». E mi porge quell'esserino bruciante con una manifestazione cutanea che faccio molta fatica a interpretare. Potrebbe esse morbillo, che per lui potrebbe evolvere in una fatale encefalite. Spero che sia stato vaccinato, ma è improbabile. Mi sembra più saggio farlo visitare dal pediatra locale, che fortunatamente quella mattina è nel dispensario accanto.«Ma io non ho i soldi», aggiunge lei con un soffio. Con l’aiuto di suor Elisabetta il problema viene risolto e il bimbo viene visitato dal collega malgascio che lavora nel dispensario accanto.

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AMARCORD

Primi anni ’70: Ugo Frescura nel suo centro ottico ad Asti, in corso Alfieri; nel riquadro, il logo della SOE

QUEL GERME DELL’OPTOMETRIA, NATO MEZZO SECOLO FA IN EUROPA Ugo Frescura narra la parabola della SOE, collante di migliaia di professionisti in tutto il continente e anche oltre i suoi confini

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n lampo di orgoglio e un’ombra di amarezza. «L’orgoglio di aver visto numerosi colleghi che da meri venditori di pellicole si sono trasformati in abili professionisti della visione. L’amarezza

di Angelo Magri

di aver anche visto molte persone che credevo uomini e amici veri trasformarsi in “quaquaraqua”». A 83 anni, dopo essersi ritirato da tempo a vita privata, ad Asti, Ugo Frescura ama ricordare, ma non dimentica. Calca poco oggi i “palcoscenici” della ribalta settoriale, ma non c’è un collega, neppure tra i giovanissimi, che non

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lo abbia conosciuto o non ne abbia sentito parlare o, ancora, non abbia letto i libri di optometria da lui tradotti. Perché Frescura è stato, insieme a pochi colleghi lungimiranti e sognatori, uno dei pionieri dell’optometria nel nostro paese. Di più: uno dei creatori dell’optometria europea. «Il germe della SOE, la Società d’Op-

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Da sinistra: Jean Thiriart, Romeo Frescura (padre di Ugo) e Renato Fulcheri all’atto di fondazione della Società d'Optometria d'Europa: siamo nel novembre del 1968

tometria d’Europa, nasce con il Trattato di Roma del 1957, che istituì il MEC, il Mercato Europeo Comune - spiega Frescura – La maggior parte di noi allora aveva attività di cine, foto e ottica, erano pochi quelli specializzati esclusivamente nell’ottica: con il mercato comune cominciarono a circolare prodotti di cinematografia e di fotografia a costi ridotti, capaci di ampliare il business; ma anche persone, in particolare tedeschi e francesi, diplomati in ottica nelle scuole del loro paese. E poi dal sud al nord Italia prese il via la migrazione di chi avrebbe di lì a poco avviato numerosi negozi di ottica». Siamo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, il lavoro dei centri ottici si basa soprattutto sulla collaborazione con gli oculisti e sul supporto dell’Inam, l’equivalente delle Asl odierne, che elargisce un piccolo contributo a chi deve fare o cambiare un paio di occhiali da vista, ma è ancora limitato il numero di punti vendita convenzionati: da qui la battaglia dell’Acofis milanese per l’estensione di questi contributi. «Eravamo davvero in pochi ad aver studiato e, quindi, a conoscere la professione – racconta Frescura – Uno degli stimoli maggiori venne dalla

frequentazione dei corsi degli inglesi Flick e Freeman, che ci aprirono la mente sulle prospettive future. Nel frattempo era nato il Gomac, Groupement des opticiens du marché commun, al cui interno i vari gruppi nazionali delegavano un loro rappresentante. L’organismo, tuttavia, mostrava palesi limiti: si parlava soltanto francese, c’era molta confusione e la partecipazione risultava poco produttiva. Me ne accorsi in prima persona un giorno del 1962, quando presi parte per la prima volta a una riunione dell’organismo». L’Europa, tuttavia, comincia a pensare di uniformare le professioni, tra cui quella dell’ottico, per favorirne il libero scambio. Eppure le uniche leggi nazionali che regolamentano l’attività degli ottici sono quella italiana del 1928 e quella francese del 1944, che però vieta la misurazione oggettiva della vista. E quest’ultima direzione rischia di essere intrapresa anche nel nostro paese: è in circolazione, infatti, una proposta di legge che vorrebbe sottrarre l’esame della vista agli ottici in cambio dell’esclusiva nella vendita degli occhiali da sole. Si tratta, però, di una proposta del tutto irrealistica, perché la vendita è

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già diffusa su un’ampia gamma di canali. La notizia giunge a Jean Thiriart, belga, già fondatore di una scuola, la Cesoa, e di un’associazione di ottici, la Unoob, nel suo paese. Scrive 500 lettere a professionisti italiani per avvertirli del pericolo. «Una di queste lettere arrivò a Romeo Frescura, mio padre, che mi illustrò il problema – dice Ugo – Così, nel maggio del ’68, ci demmo appuntamento all’Hotel Manin di Milano: erano presenti una cinquantina di ottici italiani, i rappresentanti del Gomac, il presidente inglese dell’International Optical League, l’associazione sindacale del Commonwealth, e naturalmente Thiriart, che voleva denunciare quanto stava accadendo in Italia. Purtroppo non gli fu permesso di prendere la parola, perché la sua associazione belga non faceva parte del Gomac. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Thiriart propose di dare vita a una nuova rappresentanza di ottici, dove non fossero però le associazioni nazionali a farla da padrone, ma i professionisti stessi, con la lingua e non la nazionalità come elemento di distinzione». Così, nel novembre del ’68, nasce la Società d’Optometria d’Europa, alla quale

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Ugo Frescura nel 1974 con Henry W. Hofstetter (a sinistra), preside della facoltà di Optometria presso l’Indiana University, a Bloomington; sotto, uno dei corsi tenuti dal canadese Armand Bastien a Torino, nel 1975: al centro si riconosce Domenico Toffoli, allora presidente dell’Assopto locale

Association a St. Louis. Poi ci recammo a Philadelphia da Rosenwasser, che ci consigliò di dirigerci a Santa Monica per conoscere da vicino l’Optometric Extension Program, che aveva messo a punto un tipo di analisi visiva che consentiva un approccio più comportamentale ai problemi visivi. Lì partecis’iscrivono una quarantina di ottici di tutta Europa: Thiriart ne diventa il presidente, mentre Frescura è uno dei vicepresidenti e si deve occupare di contattare e coinvolgere gli optometristi del resto del mondo. «L’iniziativa fu accolta ovunque con grande interesse e curiosità – commenta l’ottico optometrista astigiano – Ci risposero davvero in tanti: tra questi Harvey Rosenwasser, noto optometrista di Philadelphia, uomo ben introdotto, nonché abile diplomatico, che in seguito sarebbe diventato vicepresidente della SOE. Invitò Thiriart e me, con le rispettive consorti, a fare un viaggio negli Stati Uniti. Stabilimmo i primi contatti di collaborazione con la facoltà di Optometria della New York University e con quella di Houston, in Texas, e discutemmo dei problemi professionali con l’American Optometric

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Ugo Frescura interviene al congresso di Washington, nel 1994, il secondo organizzato dall’Intercontinental Federation of Behaviour Optometry dopo quello d’esordio a Montecarlo, nel ‘90

pammo a una serie di gruppi di studio e ci diedero l'opportunità di tradurre e poi riprendere liberamente i loro testi». Il tour nordamericano dei vertici della neonata SOE non è, comunque, ancora finito. «Ci recammo quindi all’Università di Montreal, dove una decina di docenti canadesi accettarono di scrivere un testo in esclusiva per noi, ognuno per una materia diversa. È lì, di fatto, che prese corpo quello che poi sarebbe stato conosciuto nel nostro continente come il corso di Montreal: redatto in lingua francese, era di circa 10 mila pagine suddivise in 10 sezioni, che la SOE tradusse in italiano, spagnolo, portoghese e tedesco, per inviarlo ai propri associati - ricorda Frescura – Non dev’essere sottovalutato, inoltre, il grande lavoro di traduzione in almeno cinque lingue, se non a volte sei o sette, che l’associazione svolgeva su tutti i testi. Lo stesso vale per il lavoro di segreteria: l’optometria, infatti, nata in America, parlava e scriveva solo in inglese e tutto il materiale didattico era quindi disponibile esclusivamente in lingua inglese». Tornato in Europa Frescura, insieme ad alcuni colleghi italiani che con lui condividevano la crescente passione per la professione, dà vita a una serie di gruppi di studio, ripartiti in base alle città di provenienza, da cui prende-

ranno poi piede le prime scuole di optometria. «A Milano c’erano Adriano Busetti, Jeff Longoni, Franco Milani, Renato Pogliani, Gianni Rehak, Luciano Vettore ed io – spiega Frescura – a Torino, invece, Renato Fulcheri, Domenico Toffoli ed Emiliana Zuccaro, mentre a Genova Renzo Gualducci, Alberto Isolani e Armando Rattaro». Nella SOE, oltre alla questione professionale, si comincia ad affrontare anche quella politica. «Vettore e Rehak diedero un grosso contributo, il primo come teorico e il secondo dal punto di vista pragmatico, soprattutto utilizzando la rivista “Photon”, che veniva inviata sia agli iscritti della SOE sia a quelli potenziali, cioè a tutti gli ottici europei: in un anno gli iscritti all’associazione salirono così a 600 – racconta ancora

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Frescura – Si decise di organizzare un congresso scientifico, una volta all’anno, con relatori europei, ma anche americani e canadesi, e la traduzione simultanea in cinque lingue. Questi simposi furono organizzati in tutta Europa: Madrid, Bruxelles, Ginevra, Venezia e Lisbona, ad esempio. E poi ci fu un incontro decisivo, quello con Armand Bastien, vero guru dell’optometria canadese: veniva due o tre volte all’anno nel nostro continente per parlare non soltanto di questioni tecniche, ma anche dell’evoluzione della professione, tanto che nel 2002, al Congresso di Versailles, fu nominato presidente onorario della nostra associazione». La Società d’Optometria d’Europa, dunque, sembra viaggiare con il vento in poppa, dopo più di un decennio

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Da sinistra Frescura con Betty Antoine e Giorgio Drei, eletti rispettivamente presidente, segretario generale e tesoriere della SOE nel novembre del 1986; sotto, Bastien durante il congresso di Versailles del 2002, quando fu nominato presidente onorario dell’associazione

all’insegna dello sviluppo e della notorietà. Ma all’alba degli anni ’80 le cose stanno per cambiare. «Nell’82 Thiriart decise di rinunciare alla presidenza – dice Frescura – Il nuovo Consiglio Direttivo si avvalse delle competenze di Rehak come tesoriere, ma alla sua guida fu messo Josè Castivia, un basco di San Sebastian, elegante, soave nei modi e nell’eloquio, addirittura con un passato di calciatore nel Real Madrid: purtroppo, però, con la sua presidenza, nel giro di appena un semestre le iscrizioni crollarono, a causa soprattutto dell’eccessiva delega concessa dal nuovo presidente ai poteri periferici, in netto contrasto con lo spirito europeista che aveva condotto alla fondazione della SOE. Inoltre il segretario generale risiedeva e conduceva l’ufficio di

segreteria in una città dell’estremo nord della Germania. Tutto questo rendeva molto difficoltoso il lavoro e il contatto tra gli iscritti. Nacquero così i primi problemi, che si evidenziarono al congresso di Roma nell’83 e si accentuarono in quelli di Vienna e di Gerusalemme nei due anni successivi, quando si toccò davvero il fondo». Allora Ugo Frescura decide d’intervenire prima che sia troppo tardi: da vicepresidente della SOE chiede le dimissioni di Castivia e viene eletto alla testa dell’associazione nel novembre ’86, completando il Comitato Esecutivo con la collega Betty Antoine, multilingue di Bruxelles quale segretario generale, e Piergiorgio Drei di Faenza quale tesoriere. La segreteria fu riportata a Bruxelles, con la possibilità di dialogare in sette lingue con gli iscritti,

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e fu ridato impulso all’organo ufficiale dell’associazione, “Comunicazione SOE”. «Grazie all’attivismo organizzativo e allo spirito romagnolo che lo caratterizzavano, Drei organizzò tre viaggi studio negli Usa, in cui alla parte di aggiornamento si univa anche quella turistica – sottolinea Frescura – Viaggi che erano l’occasione per visitare, in piccoli gruppi, i principali studi degli optometristi americani. L’altra grande idea di quel periodo fu la federazione tra SOE, Optometric Extension Program e il Collegio australiano di optometria comportamentale: nacque così l’Intercontinental Federation of Behavioural Optometry, che decise di realizzare un

congresso scientifico ogni quattro anni, il primo dei quali fu tenuto a Montecarlo nel 1990». La nuova federazione intercontinentale organizzerà anche una serie di corsi di aggiornamenti per i suoi iscritti, oltre ad altri tre congressi: nel ’94 a Washington, nel ’98 a Sydney e nel 2002 a Versailles. Che rimarrà, però, l’ultimo. «Qualcuno non aveva interesse che i professionisti della visione si organizzassero e si aggiornassero, per di più a livello internazionale – sostiene Ugo Frescura – Chi? In primis l’industria e, al suo interno, in particolare i grandi gruppi di lenti oftalmiche. Nel 2004 lasciai la presidenza della SOE a Benoit

Lombaerts. E tutto il Comitato Esecutivo lasciò il posto a dei giovani colleghi». Ma è davvero “morta” la Società d’Optometria d’Europa? Cosa rimane oggi, in Italia ad esempio, di quella grande, unica ed entusiasmante esperienza, durata quasi quattro decenni, che organizzò ben 90 corsi di aggiornamento e capace di coinvolgere migliaia di professionisti in tutta Europa? «Quel germe nato oltre mezzo secolo fa è finalmente cresciuto, anche in maniera rigogliosa, e oggi è ben vivo nell’elevato livello professionale di molti ottici optometristi italiani e nella maggior parte degli attuali vertici di Federottica», afferma Ugo Frescura.

Ugo Frescura oggi, nella sua casa di Asti, insieme a Jeff Longoni: i due ottici optometristi hanno condiviso lunghi tratti delle rispettive storie professionali e personali

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OCCHIALI, LA MODA VIAGGIA INTORNO AL MONDO

L’esperienza della creazione diventa a ogni stagione l’occasione d’incontro con una miriade di storie, di etnie, di culture e di tradizioni, che poi si materializzano in una moltitudine di proposte

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Bon voyage

abbatte qualsiasi barriera per sperimentare con spirito libero e avventuroso nuove soluzioni estetiche e formali. • Bon voyage: lo spirito è quello della beat generation degli anni ’50 e dei loro viaggi “on the road”. Vacanza, liberà assoluta, divertimento, ma il moderno viaggiatore va oltre: non si accontenta più di incontrare mondi diversi, li vuole capire anche per capire meglio se stesso; così facendo ne assorbe in parte la cultura e privilegia prodotti non convenzionali. • New paths: le tecnologie consentono di esplorare strade ritenute sinora non percorribili. La curiosità per l’incognito e lo sconosciuto diventa motore propulsore per la ricerca di nuovi materiali e la creazione di oggetti che vengono “dal futuro”.

a fantasia sembra proprio essere senza confini e, come tutti gli accessori, anche gli occhiali si rinnovano in un continuo balletto di colori, forme e volumi. Orientarsi fra le più svariate offerte di design e di prodotto non è certamente facile. Mazzucchelli, tuttavia, ha identificato per la prossima stagione quattro macro tendenze, quali filoni principali dai quali si diramano numerose sottotendenze. Oltre il nuovo Un concetto eccitante di continua ricerca innovativa, che

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MODA

Regina Rossi colour research manager Mazzucchelli 1849 derna, fondendosi con elementi sorprendenti quali l’animal print o le rigature dai vari ritmi. Forever È lo stile senza tempo e sempre attuale, che si rifà alle grandi icone del passato: uno stile cult che mantiene inalterato il suo appeal e affascina anche le nuove generazioni. • Heritage Heroes: il classico-tradizionale ben noto e conosciuto è riproposto in versione sempre più glamorous e con dettagli di gran classe.

Heritage Heroes

Pa s s ione vintage La ricerca è negli archivi della moda per recuperare temi, stili e dettagli. Non si tratta però solo di mixare i vari elementi, ma soprattutto di usarli come riferimento al passato e attualizzarli in chiave moderna. In alcuni casi si crea una vera e propria ibridazione fra stili anche opposti, che si fondono in modo inaspettato. • Patterns are everywhere: un aspetto caratterizzante le prossime stagioni è quello “decorativo”. Innumerevoli i disegni geometrici giocati in un mix eclettico e ironico, i broccati, gli jacquard d’ispirazione barocca che riflettono il gusto del XIX secolo, ma interpretano un’estetica decisamente mo-

Future Nature

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Ecologia Sempre più diffusi sono la necessità e l’impegno per il rispetto della natura e dell’ambiente.

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Sauvage

• Foresta e Botanica: la vegetazio-

ne equatoriale, la natura osservata da vicino, tante storie floreali. I verdi tropicali si accostano ai toni decisi della terra, il tangerine infonde vitalità e il blu laguna offre un senso di freschezza. • Sauvage: il mondo animale continua a essere fonte d’ispirazione. Pelli e pellicce di animali esotici, piume di uccelli, scaglie di rettili o di pesci, si allontanano dal loro look tradizionale per colorarsi di tinte innaturali • Future Nature: la natura, reinterpretata in una visione d’avanguardia, è proiettata nel cosmo.

Luci ed effetti materici ricordano mondi alieni; elementi quali il legno, le pietre, i microorganismi hanno sorprendenti superfici riflettenti e specchiate. Anche gli occhiali accolgono tutti questi stimoli per esprimere una nuova creatività. Tanti e svariati i colori e le forme, anche se per la donna vengono riconfermati i modelli dalle forme morbide e sinuose, nei quali si riconoscono effetti preziosi e colori femminili, ma non zuccherosi. Largo quindi al rosa ibisco, al blu cosmico e al verde pavone, senza dimenticare i toni pastello molto

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sofisticati come il visone, il bianco orchidea e il rosa champagne. Forme ancora un po’ oversize per gli occhiali da sole in una palette di colori più scuri e decisi. Ancora molti effetti iridescenti e cangianti, paillettes, perle. L’uomo continua a privilegiare i grandi classici, ma apprezza le nuove tecnologie che permettono di ottenere occhiali dalle lavorazioni più innovative e dai dettagli più sofisticati. Quindi, sempre avana e corni, ma con un alto contenuto di design. Grande importanza ha, invece, il colore negli occhiali di taglio sportivo, usati anche in versione urbana.

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CONSULENTE

APRIRE UNA SEDE ALL’ESTERO: LE OPPORTUNITA’ PER I NEGOZI L’attuale crisi economica spinge sempre più spesso gli imprenditori a valutare l’avvio di un’attività fuori dai confini italiani. Anche l’ottica è alla ricerca di nuovi mercati potenzialmente interessanti

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di Tobia Chiesurin Consulente aziendale

'apertura di una sede all’estero, che da un lato permette di situarsi all’interno del mercato auspicato con il vantaggio di ampliare la propria rete di contatti, dev’essere comunque un processo ragionato in cui vengano attentamente valutati i molteplici aspetti in grado di influenzare l’esito finale dell’operazione. Si tratta, però, di un’operazione da mettere in atto tenendo conto di alcuni elementi importanti: primo fra tutti la necessità di una conoscenza approfondita della legislazione locale in materia d'iniziativa d’impresa. La prima cosa da fare è, quindi, studiare attentamente il mercato di destinazione e individuare le possibilità offerte nel proprio settore di riferimento: ciò consentirà di conoscere importanti elementi di carattere macroeconomico, quali l’indice dei prezzi al consumo, l’appartenenza o meno all’Unione Europea e il livello di concorrenza presente nel mercato.

ai vari professionisti coinvolti nell’intero processo d'insediamento nel nuovo mercato, nonché il regime fiscale adottato nei confronti sia delle società sia delle persone fisiche. Più vicini grazie all’Ue Sicuramente aprire una nuova sede in paese dell’Unione Europea è molto più semplice dal punto di vista burocratico che in un altro extra-Ue. L’art. 43 del Trattato della Comunità Europea stabilisce che qualsiasi impresa legalmente costituita in un paese comunitario può aprire una sede secondaria in un altro paese europeo (libertà di stabilimento). L’impresa dovrà rispettare i codici deontologici professionali, ottenere tutte le autorizzazioni necessarie, possedere tutti i requisiti previsti dalla legge e verificare i requisiti fiscali. In tutti i paesi dell'Ue le filiali dovranno, inoltre, iscriversi nel registro delle imprese e adempiere alle necessarie formalità in materia di imposte, Iva e previdenza sociale, nonché rendere pubbliche le informazioni relative alla società cui fanno capo e alle attività. Le filiali dovranno seguire tutte le procedure prescritte per la costituzione di una società nel paese ospitante. I responsabili di uffici e agenzie di rappresentanza prima di operare hanno l’obbligo di ottenere un'autorizzazione, di iscriversi alla Camera di Commercio o ad altri organismi analoghi e di verificare quali siano i loro obblighi fiscali e previdenziali nel paese ospitante.

Il rischio paese Altro fattore da tenere in considerazione è il cosiddetto rischio paese: questo può essere definito come il rischio d'insolvenza di operatori, pubblici e privati, legato all’area geografica di provenienza e indipendente dalla loro volontà. Quando si parla di “rischio sovrano”, ci si riferisce a quel particolare rischio che riguarda la capacità, o la volontà, del debitore sovrano di onorare i propri impegni di pagamento. Il riferimento non è solamente alla disponibilità effettiva di risorse, ma anche alla reputazione e alla presenza di precedenti ristrutturazioni del debito del governo medesimo. All’interno del rischio sovrano il “rischio economico” rappresenta più in dettaglio le decisioni economiche del paese in questione, in grado di influire sui tassi di crescita e sul maggiore o minore grado di apertura della propria economia verso l’esterno. A ciò si deve aggiungere l’analisi di quelli che possono essere considerati come costi di gestione relativi all’avvio dell’attività: in particolare è necessario conoscere gli onorari relativi

ULTIME DAL FISCO È scaduto il primo ottobre il termine per presentare in via telematica le dichiarazioni annuali, relative al 2011, dei modelli Unico 2012, Iva 2012 e Irap 2012. I contribuenti che non hanno inviato la dichiarazione, hanno 90 giorni di tempo per rimediare, con l'applicazione di mini-sanzioni. Le dichiarazioni, infatti, sono considerate valide se presentate entro 90 giorni dalla scadenza del termine, ferma restando l'applicazione delle sanzioni per il relativo ritardo.

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MADE CON ETICA È una parola spesso molto abusata oggi, utilizzata per legittimare molto, quando c’è molto poco. Noi vogliamo utilizzarla nel suo significato pieno e reale, vogliamo ritrovarla nelle sue valenze più chiare e indicative, vogliamo darle il valore che le compete

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di Luisa Redaelli Communication consultant

n generale vorremmo dare significato al termine “made con etica”, per rendere valutabile un “made in…” che ha perso completamente riferimento. Quindi sono due i termini intorno ai quali gireremo, per ritrovare un centro di riferimento dal significato compiuto e misurabile, il concetto di “agire etico” e il concetto di “made in qualche parte”. Per quale motivo? È semplice: vorremmo definire un principio di qualità valido e affidabile per distinguere i prodotti. Riteniamo che oggi la definizione “made in un paese” non indichi più nulla d’interessante e soprattutto non qualifica più la qualità di lavorazioni, manifatture, tecnologie, lavoro. Fino a qualche tempo fa distinguere il paese di provenienza forniva determinate connotazioni al prodotto ed eravamo abituati a considerare secondo certi parametri impostati. Oggi questi valori si sono modificati e la provenienza non indica più la qualità delle lavorazioni. Inoltre avviene il fenomeno della presa in giro, quando le componenti il prodotto sono fabbricate nelle più disparate (e spesso disperate) periferie

del mondo, spedite in una casa madre per essere assemblate. Ovvero nella casa madre sono solo combinate assieme le parti, lavorate ovunque, quindi il “made in…” a cosa può far riferimento? Oppure, mettiamoci d’accordo, per “made in…” intendiamo uno stile di vita, una caratteristica del prodotto, una particolare espressione. La qualità ha un prezzo, perché la ricerca costa molto, la manodopera artigianale di buon livello diventa rara e la materia prima valida non è facile da reperire. La condizione peggiore è quella in cui viene fatta una ricerca superficiale e solo di profitto, si vuole produrre in quantità enormi a prezzi bassissimi, risparmiando sulla materia, sul lavoro, sul prodotto stesso. Però il prodotto così ottenuto sarà vestito con un nome ridondante, importante, glorioso. Questo prodotto sarà sempre etichettato col sigillo qualità del “made” in un paese importante europeo, ovviamente. Nella produzione di occhiali è un fenomeno diffuso, molto frequente, mi pare. La condizione intermedia è quella per la quale la casa madre fa ricerca sul design e sui materiali e decide di andare a cercare la produzione che costi meno,

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magari con la volontà d’addestrare nuova manodopera, che non sia appesantita dagli “eccessi” di sindacalismo del mondo occidentale. Questo nella “meno peggiore” delle ipotesi, mentre nella peggiore di tutte le ipotesi, si preoccupa solo di trovare costi bassi del lavoro, senza crucciarsi di come il lavoro delle persone sia sfruttato. Che dire? La ricerca sul prodotto sarà sì “made in” quel paese della casa madre, ma il lavoro è eseguito in altri lidi, il prodotto è realizzato ben altrove. E quindi, in questo caso? Esiste poi il caso del prodotto per il quale la casa madre fa ricerca, studia, prototipa, collabora con i migliori artigiani che portano tutto il bagaglio della loro esperienza, sperimenta innovazione tecnologica, soluzioni di stile, crea un ambiente coeso e partecipe con il corpo produttivo, di cui sente il bisogno e al quale offre, pertanto, le migliori condizioni d’ambiente lavorativo. Sì, non ridete, esistono ancora aziende così, sono magari un po’ più nascoste perché preferiscono investire i pochi denari che circolano nelle “risorse umane” e nel benessere degli spazi del lavoro, piuttosto che nella pubblicità e nel marketing. Esistono e continuano

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con passione il proprio impegno. Ecco io vorrei che fosse riconosciuto questo valore di rispetto e di onestà. Vorrei che il “made in…” tornasse a essere un “made con etica”, per identificare i prodotti che escono da luoghi in cui certi parametri sono rispettati per davvero. Il nostro “made in Italy” ha un forte e importante valore in tutto il mondo, ma spesso è una scatola vuota, nulla, volgare. Una definizione di made in Italy? «È un sottile equilibrio tra qualità, eleganza estetica formale, ricerca funzionale, innovazione tecnologica, creatività; il tutto sotto il segno di una “cultura del progetto” particolarmente attenta al “saper vivere bene” dando importanza ai minimi dettagli e agli irrinunciabili piccoli piaceri della quotidianità».1 Quanti prodotti famosi e di grande nome rispondono ancora a questi requisiti? Quanti prodotti, invece, possiamo andare a cercare fra i produttori che ci credono ancora e lottano, con passione e con onestà, facendo squadra, pagando tutte le tasse in Italia, nel nostro paese? Ci sono, e io voglio impegnarmi affinché trovino voce, spazio e rispetto. Oggi si può produrre con standard tecnologici elevatissimi ovunque, anzi direi che il dislivello con certi paesi è stato velocemente colmato e rischiamo, noi europei, lenti e presuntuosi, di esser superati alla grande. Noi europei, viziati dalla troppa cultura, proprio di ciò dobbiamo far patrimonio: la cultura raffinata e il gusto sensibile alle meraviglie e alle bellezze ci possono distinguere e salvare e questo possiamo continuare a esprimere. Della suggestione che può offrire il “made in Italy” abbiamo accennato, fantasia,

bellezza, maestria artigianale; il “made in France” sta per eleganza e lusso; il “made in Germany” suggestiona tecnologia e precisione. È ancora così? Forse sì nell’immaginario collettivo, non più nei fatti. Oltretutto, in questo mondo così globalizzato e senza confini reali, dove le merci, le conoscenze, le persone stesse viaggiano con tanta facilità, che senso ha connotare con un paese, soprattutto sapendo ciò di cui sopra, ovvero, che spesso si tratta di un riferimento non veritiero? Quindi io propongo un criterio diverso, suggerisco di far riferimento a una serie di principi rilevabili, ovunque si trovino. Per me è

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importante sapere che un prodotto è stato fatto da persone che lavorano in condizioni umane di rispetto e di benessere, dove i bambini pensano a giocare e sono liberi, in un ambiente senza inquinamento, con orari adeguati, con livelli di rumore controllati, dove donne e uomini hanno un’identità, non solo la loro dignità. Per me è importante che la materia utilizzata non produca danni all’ambiente naturale, non vi siano sprechi di risorse, vi sia il controllo dei consumi e non vi siano tossicità. Per me è importante che la commercializzazione e la distribuzione rispettino i patti e gli accordi, che le parti si parlino con

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Da "Amleto" di William Shakespeare Discorso di Polonio a Laerte

onore, con il senso dei “galantuomini”. Per me è importante che i prezzi siano equi, realmente adeguati ai costi, non gonfiati a dismisura dalle pubblicità, dai riferimenti effimeri, dai testimonial assurdi, dalle infinite filiere. Definiamo il termine “etica”, dai dizionari: «Ricerca di ciò che è bene per l'uomo… professionalità, coscienziosità, scrupolosità nel lavoro unite, spec. in alcune professioni, alla riservatezza»2; e anche «Complesso dei principi di comportamento pubblico e privato che un individuo o un gruppo di individui scelgono e seguono»3. Etica è anche un ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno "status deontologico" ovvero distinguerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. L'etica può anche essere definita come la ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri, ponendo una cornice di riferimento, dei canoni e dei confini entro cui la libertà umana si può estendere ed esprimere. Mi sembra che in queste definizioni siano compresi molti dei parametri cui vorrei aderire. Per essere più veri, sinceri, chiari. Circa un anno fa, sono stata a visitare una fabbrica in Cina, c’erano 15 mila operai, una grande fabbrica, una delle migliori. I lavoratori vivono in alti condomini all’interno del recinto della fabbrica, giocavano a palla canestro mentre attendevano la sirena del turno di lavoro, erano vestiti tutti con una camiciola a righe bianche e azzurre e i pantaloni blu, uomini e donne, senza distinzione. Sì la distinzione c’era, nelle scarpe, nelle mollettine a fiore nei capelli di qualche ragazza. Una sezione della fabbrica era controllata direttamente

da un europeo, per una sua produzione di ottima qualità con costi più bassi; tecnologie, macchinari e tecnici europei, manodopera cinese, impiegava circa 300 persone. Una palazzina dedicata, con luce, spazio, rumori abbastanza contenuti, riciclo dell’aria e così via. Il resto della fabbrica era articolato con tanti edifici contenenti le diverse funzioni produttive, come un vero paese, lascio immaginare le dimensioni. Si circolava in auto, c’erano anche auto con il marchio di famose aziende italiane. Mi è sembrato un girone infernale e, dico sinceramente, mi sono sentita male. Per le persone. E si tratta di una fabbrica d’eccellenza, molti italiani e francesi producono lì. Mi hanno fatto visitare il meglio, eppure io non resistevo ai rumori, soffocavo alle esalazioni, scivolavo sui pavimenti liquidi. Nelle persone ho trovato sguardi assenti, non curiosi: cercavo d’incrociare i loro occhi per un sorriso, un saluto, un incontro. È stato rarissimo, non ho letto felicità. Ma forse è stato un guasto mio, magari ho letto male, magari è diversa la cultura, forse. Però mi ha molto colpita e penso che non voglio assecondare questo tipo di produzione; oppure voglio sapere con chiarezza, per poter scegliere. Cosa e come consumare: sarà pure un mio diritto, no? Mio padre era ingegnere e già negli anni Sessanta si batteva per progettare fabbriche dove l’uomo fosse rispettato nelle sue funzioni vitali, era attento all’aria che i lavoratori respiravano per l’integrità della salute, alla varietà delle funzioni che dovevano svolgere per non creare noia e ripetitività, agli ambienti gradevoli per il piacere della partecipazione al lavoro. È stato un precursore, spesso non capito, certo ha combattuto per questi principi e certamente me ne ha trasmessa la sensibilità. “Made con etica” è un valore di

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“Non fare giungere alla lingua i pensieri che hai in testa, e bada di non mettere in atto quelli più squilibrati. Sii familiare con gli altri ma senza cadere nella volgarità. Gli amici di provata fiducia tienili attaccati alla tua anima con vincoli d'acciaio, ma non sciuparti la mano a furia di stringerla a ogni compagno implume che incontri. Evita le liti, ma se ti capita di esservi coinvolto, fa' in modo che sia il tuo avversario a preoccuparsi di te. Offri il tuo orecchio a tutti, ma a pochi la tua voce. Ascolta il parere degli altri ma il tuo non esprimerlo con troppa facilità. …….. E soprattutto sii sincero con te stesso, e, come la notte segue il giorno, ne seguirà che non potrai essere falso con nessuno. distinzione, oggi importante. È stato detto che questo è un mondo in “coma etico” ed effettivamente le cronache quotidiane porgono mille esempi. Io mi impegno in questa mia missione, ci credo, voglio portare avanti questi principi e poter distinguere un oggetto prodotto con etica. Spero che altre persone si uniscano a me e che insieme possiamo definire una carta d’identità, disegnare i principi e stilare il marchio di riconoscimento più sincero che ci sia: “made con etica”, ovvero “fatto con il cuore”. 1. Definizione data da Alessandro Manetti, direttore dell’Istituto Europeo di Design di Barcellona 2. Sabatini-Colletti, Dizionario della lingua italiana, ed. Rizzoli RCS, 2011 3. Gabrielli Aldo, Dizionario della Lingua Italiana, Hoepli ed. 2012

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La tradizione italiana guarda al futuro


FORMAZIONE

L’AMPLIAMENTO OPTOMETRICO DELLE COMPETENZE DELL’OTTICO? PARTE DALL’INTEGRAZIONE VISUO-POSTURALE Invecchiamento della popolazione e crisi economica: sono fattori che impongono di acquisire nuove conoscenze professionali per marcare punti in più rispetto alla concorrenza e ampliare la base della clientela

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di Angelo Magri

econdo Giorgio Righetti, direttore dell’Istituto Benigno Zaccagnini di Bologna, «da tempo, troppo in verità, è aperta la querelle sulla figura dell’ottico e, nello specifico, sulla necessità, largamente anche se non universalmente condivisa, di integrare le sue competenze con quelle optometriche. Se questa necessità effettivamente riguarda le funzioni che l’ottico è chiamato a svolgere dalla realtà dei problemi che l’universo degli ametropi pone, l’imperativo è di apprendere l’optometria e non quello di farlo solo in relazione all'acquisizione di un titolo di studio». Il contesto entro il quale si svolge l’attività della distribuzione ottica si è modificato, nell’ultimo decennio, in funzione dell’invecchiamento della popolazione e delle difficoltà derivanti dai morsi di una crisi che sembra non voler mollare la presa sul nostro mondo. Entrambi questi fattori di trasformazione impongono di acquisire conoscenze professionali vere per marcare dei punti in più rispetto alla concorrenza e ampliare la base della clientela. L’attività di formazione assume allora un ruolo determinante ed esclusivo per mantenersi in linea con le problematiche poste dal contesto e dall’evoluzione della disciplina. «Un seminario di 100 ore di frequenza promosso dall’Istituto Zaccagnini offre, con la proposta di un corso che si svolge da novembre fino ad aprile del prossimo anno e ha per oggetto l’integrazione visuoposturale, un’opportunità che va nella direzione su esposta», prosegue Righetti.

Un momento del Seminario introduttivo svoltosi il 13 novembre 2011, cui hanno partecipato 50 sanitari appartenenti a diverse professioni

La posturologia è una disciplina medica che studia le relazioni di causa ed effetto fra la postura del corpo e una complessa serie di problematiche e/o patologie, principalmente dell’apparato locomotore in genere molto dolorose, che si presume derivino da un errato assetto posturale. Compito della posturologia è di studiare, in una visione complessiva dell’individuo e in presenza di un’ampia gamma di condizioni anche patologiche, queste relazioni, definire il quadro clinico e le opportune terapie. La complessità del quadro patologico, che sovente risulta asintomatico, comporta un approccio multi-

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FORMAZIONE

disciplinare che richiede il coinvolgimento di conoscenze e competenze diverse, dall’anatomia alla neurologia, dall’ortopedia all’odontoiatria e altre fino all’optometria. Infatti le problematiche e le patologie in questione investono una serie di recettori quali, naturalmente, il piede, l’orecchio, la mandibola e, infine, l’occhio. «Con l’apprendimento delle nozioni fondamentali di

questa disciplina all’ottico si apre l’opportunità di collaborare con altri professionisti della salute; e di offrire all’utenza del centro ottico in cui opera strumenti di correzione che risolvono in modo complessivo il problema del veder bene – afferma Righetti - Ci pare superfluo sottolineare il valore differenziale che offre questa materia rispetto alle materie di base dell’ottica».

CORSO SUPERIORE DI VISIONE E POSTUROLOGIA – II EDIZIONE

Dimostrazioni pratiche: un esempio di diagnosi posturale condotta da Andrea Cipolla con la partecipazione di uno studente durante la prima edizione del corso

Il programma del corso è coordinato da Pietro Gheller Seminario introduttivo Piergiorgio Tonello, medico spec. in odontoiatria Saverio Colonna, medico spec. in ortopedia e medicina manuale osteopatica Pietro Gheller, psicologo, optometrista, posturologo I Modulo “Neuropsicologia/neurofisiologia” Fabrizio Zeri, PhD psicologo e optometrista II Modulo “Osteopatia e basi di posturologia” Andrea Cipolla, fisioterapista e osteopata III Modulo “Ortodonzia e relazione ATM/ postura” Piergiorgio Tonello, medico spec. in odontoiatria IV Modulo “Ortopedia e disfunzioni posturali”

I moduli formativi nei quali è stato articolato il corso si terranno in uno spazio temporale che va dal 25 novembre 2012 al 15 aprile 2013 per un totale di 10 giornate in cui i partecipanti saranno impegnati dalle 9 alle 19 con un'ora per la pausa pranzo. Ecco i contenuti dei moduli e i docenti che li svolgeranno.

Saverio Colonna, medico spec. in ortopedia e medicina manuale osteopaticaw V Modulo “Optometria e disfunzioni visivo/ posturali” Pietro Gheller, psicologo, optometrista, posturologo

La sede del corso è a Bologna presso l’Istituto Benigno Zaccagnini che dispone di attrezzature ottico oftalmiche di ultima generazione e di tutte quelle di cui i docenti delle altre discipline necessitano.

Marino Formenti, OD optometrista Rinaldo Spinozzi, optometrista

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IL BILANCIAMENTO BINOCULARE Senza un suo corretto utilizzo, che completa la refrazione, non siamo in grado di prescrivere una correzione efficace e confortevole

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di Francesco Vargellini docente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini iscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale

non determini sovra-correzioni in grado di richiamare l’accomodazione del soggetto, vengono utilizzate esclusivamente lenti positive. In questo modo non si rischia di bilanciare il soggetto inducendo un’ipercorrezione miopica o una sottocorrezione ipermetropica, entrambe facili da compensare monocularmente con l’accomodazione, ma difficili da riconoscere per il soggetto esaminato. Il bilanciamento può essere definito con l’ausilio di numerosi test. Ogni test ha caratteristiche specifiche, pregi e difetti: a seconda dei casi l’esaminatore potrà decidere di utilizzarli in diversa combinazione, in modo da definire con massima sicurezza il bilanciamento più efficace per il soggetto esaminato. Di seguito descriverò alcuni test che sulla base dell’esperienza consentono di valutare clinicamente le situazioni più frequenti e significative.

a visione binoculare risulta bilanciata quando gli occhi non hanno un’eccessiva predominanza l’uno sull’altro o, meglio, sono perfettamente bilanciati. La dominanza è una caratteristica peculiare della binocularità. Per poter bilanciare la refrazione si deve conoscere la dominanza abituale del soggetto, cioè con quale occhio normalmente percepisce gli oggetti in distanza più nitidi. Per condizioni naturali s’intende sia quando il soggetto non utilizza una correzione visiva sia durante il porto della correzione più utilizzata nel caso di ametropi già corretti con occhiali o lenti a contatto. Nel caso in cui la condizione visiva abituale sia soddisfacente dal punto di vista del comfort visivo, si dovrà tenere in seria considerazione questa dominanza e cercare di non invertirla nel caso si voglia dare una nuova prescrizione visiva. Al contrario, se il soggetto presenta un certo livello d’insoddisfazione visiva, scarso comfort o astenopia, allora è possibile che tra le cause ci possa essere una componente più o meno importante dovuta a una dominanza visiva non soddisfacente o invertita. Quest’ultima situazione si riscontra frequentemente in soggetti che utilizzano già una correzione visiva. Il bilanciamento dev’essere effettuato sempre dopo la fase di refrazione soggettiva monoculare, quindi in seguito al bilanciamento della sfera monoculare (test bicromatico). Per far sì che in questa fase binoculare

Test di bilanciamento con occlusione alternata Questa tecnica è sicuramente la più semplice da eseguire. Non richiede l’utilizzo di alcun particolare strumento, se non di un occlusore, che può essere comunque sostituito dalla mano dell’operatore. Alcune persone sperimentano questa tecnica autonomamente ancor prima di rivolgersi a uno specialista, riscontrando a volte di patire un problema visivo. La tecnica consiste nell’occludere alternativamente per alcuni secondi gli occhi del soggetto chiedendogli di riconoscere quale dei due abbia eventualmente la visione

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Pertanto introdurre un prisma dissociatore diviso in parti simili tra i due occhi può risultare una procedura assai più efficace. Per un'esecuzione ideale, si dovrebbe usare il forottero, con il quale s’introdurrà un prisma di 3 Dpr Base Alta (3 BA) sul occhio destro, e 3 Base Bassa (3 BB) sul sinistro, utilizzano i prismi rotanti di Risley. Con l’occhiale di prova questa dissociazione risulta decisamente macchinosa, e richiederebbe l’inserimento di due prismi diversi (3 BA + 2 BB). Come terza alternativa si può accostare un “prisma sciolto” con manico, di potere 5-6 Dpr, comodo e veloce da usare se si vuole valutare la presenza della binocularità di base (visione simultanea e fusione motoria sec. Worth), ma spesso ancor più penalizzante per il paziente, a causa delle caratteristiche ottiche e di spessore tipiche di questo strumento diagnostico. Il target preferito è una linea di lettere verticale con acuità variabile, oppure un’orizzontale di circa 2, 3 decimi inferiore alla massima acuità visiva raggiunta. La procedura è simile a quella del test di occlusione alternata. Si comincia inserendo il valore prismatico e chiedendo al soggetto quale delle due linee di lettere vista risulta migliore. Un pregio di questa modalità è che, potendo confrontare contemporaneamente le linee, la risposta risulta più sicura e meno confondibile di quella data con il test di occlusione alternata. Per contro, la diplopia indotta può infastidire alcuni soggetti. In questo caso si dovrà avvertire e istruire il soggetto a concentrarsi sul target, oppure desistere dal test, cosa che più facilmente accadrà se si sta utilizzando l’occhiale di prova.

più nitida e facile. Il target adatto è costituito della linea di lettere verticali, con un’acuità variabile (6-10/10),oppure di una linea di lettere con acuità di 2, 3 decimi inferiore a quella massima raggiunta. In questa maniera il soggetto avrà una mira abbastanza strutturata per consentirgli di riconoscere le eventuali differenze presenti tra gli occhi, ma non eccessivamente impegnativa da renderlo ipercritico o confonderne le risposte. Alternando ripetutamente la visione monoculare e chiedendo al soggetto di rimanere attento alle differenze visive, o in presenza di soggetti che confondono la lateralità destrosinistro, capita che il soggetto confonda quale occhio sta utilizzando per vedere. Al fine di evitare confusione è buona abitudine precisare a voce quale dei due occhi è quello che sta utilizzando. In questo modo il soggetto si potrà concentrare senza il pericolo di confondersi (più frequente durante l’utilizzo del forottero a causa del suo ingombro del campo visivo periferico).

Gli strumenti per eseguire i test binoculari sono pochi e semplici; un occhiale polarizzato, un occlusore ed un prisma

Test di bilanciamento con dissociazione prismatica La dissociazione prismatica consente di interrompere la fusione. Si ottiene inserendo un prisma di valore 5 o 6 Dpr, con base verticale, alta o bassa. Questo test presenta alcuni limiti in quanto oltre al fatto di dover essere eseguito in condizioni di visione bioculare, la dissociazione introdotta dal prisma può determinare una notevole alterazione dell’immagine, con conseguenti aberrazione cromatica, distorsione e abbassamento della luminosità, del contrasto e della mira. Dato che le alterazioni descritte non sono percepite in ugual modo da tutti i soggetti, diventa difficile comprendere come queste condizionino le risposte percettive del nostro soggetto.

Si tratta della classica progressione di Snellen utilizzabile nei test di bilanciamento prismatico. Può essere usata anche nella misura di forie, tropie e riserse fusionali.

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Come eseguire i test Quando si comincia un test di bilanciamento si possono avere tre situazioni: 1. La visione è bilanciata 2. La visione è migliore sull’occhio dominante 3. La visione è migliore sull’occhio non dominante

meno ametrope. Durante il bilanciamento è preferibile scegliere la lente che mantiene una leggera preferenza su quest’occhio, lasciando il soggetto nel suo abituale equilibrio. Test di bilanciamento polarizzato Questo bilanciamento si esegue facendo indossare al soggetto una coppia di lenti con asse di polarizzazione opposta. Il target è costituito da 2 o 3 file orizzontali di lettere di acuità variabile, spesso tra 7/10 e 10/10. Una riga di lettere è polarizzata in modo da essere vista solo da un occhio e un'altra, parimenti, dall’occhio opposto. In questo modo il soggetto può mantenere la visione binoculare intatta. Alcuni target presentano elementi grafici detti “fusionali”, che non essendo polarizzati possono essere visti da entrambi gli occhi, aiutando il soggetto al mantenimento della normale binocularità. Per l’esecuzione si comincia chiedendo al soggetto quante linee di lettere vede. In caso di soppressione o diplopia il numero sarà chiaramente anomalo. Dopodiché si esegue il test con la stessa modalità utilizzata per il bilanciamento degli altri test, penalizzando la linea di lettere che risulta più facile da leggere, fino al bilanciamento. Le prime volte che si esegue il test è importante verificare che le lenti indossate dal soggetto siano polarizzate in modo congruo rispetto il target scelto. In caso contrario si avrebbero dei test dai risultati inaffidabili e inadeguati, con la mira vista parzialmente da entrambi gli occhi.

• Visione bilanciata - Il soggetto riferisce di vedere in

modo simile in entrambi gli occhi.; in questo caso, introducendo una lente positiva di Sfera +0,25 sull’occhio destro o sul sinistro, si dovrebbe creare una dominanza sull’occhio contro laterale. Per ottenere un risultato attendibile è preferibile eseguire più di un test e verificare che l’esito sia lo stesso. Si tenga conto che un soggetto con un'efficienza visiva scarsa potrebbe avere difficoltà a riconoscere le modifiche introdotte dalle diverse lenti di bilanciamento. • Visione migliore sull’occhio dominante - S’introduce ripetutamente una lente sferica positiva da +0,25 Dt sull’occhio con la visione migliore, in questo caso il dominante, fino all’uguaglianza percettiva. Nel caso questa non sia possibile e si passi a un’inversione di dominanza, si lascerà l’ultima lente positiva prima dell’inversione. Se il soggetto aveva raggiunto un visus monoculare simile, durante i test di bilanciamento è difficile che si debba aggiungere un valore di penalizzazione superiore a Sfera +0,25 / +0,50. • Visione migliore sull’occhio non dominante - Questo equilibrio è normalmente il più sintomatico per i portatori della correzione, per cui deve essere risolto. Si aggiunge sfera positiva di valore +0,25 Dt sull’occhio non dominante e si ripete fino a pareggiare la percezione o lasciare una preferenza all’occhio dominante. Considerazioni e regole generali • La dominanza non andrebbe mai invertita, salvo nei casi in cui un soggetto abbia una correzione abituale sintomatica. • Quando un perfetto bilanciamento percettivo non sia possibile, si lascerà una leggera preferenza sul dominante per lontano. • Quando il visus monoculare di un soggetto risulta asimmetrico di un valore uguale o superiore a 2 decimi, si dovrà valutere se sostituire il valore di bilanciamento con il massimo positivo sull’occhio dominante, per non compromettere l’acuità del soggetto. • Nei casi di anisometropia, il soggetto ha spesso una forte dominanza abituale per lontano, sull’occhio

Il test riproduce il target polarizzato. Una linea viene vista esclusivamente dall’occhio sinistro e l’altra dal destro. Il soggetto risponderà quale linea vede meglio. Nel caso in cui il numero delle linee risultasse diverso da quello raffigurato, avremo un soggetto con soppressione o diplopia.

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Test di bilanciamento bicromatico polarizzato Diversamente da quello che accade con altri test è consigliabile eseguirlo in condizioni di scarsa illuminazione ambientale (scotopiche) , in modo da migliorare la resa dei sistemi polarizzanti e la saturazione dei colori della parte bicromatica. Questa condizione ambientale non è certamente ideale per un esame refrattivo, anche a causa dell’inevitabile midriasi pupillare indotta. In alternativa si potrebbe eseguire il test in condizioni di parziale illuminazione. La particolarità del target (numeri) e delle condizioni di illuminazione potrebbero farlo preferire ad altri test per esaminare soggetti che hanno particolarmente bisogno di migliorare e ottimizzare la visione notturna, o come integrazione ad altri test di bilanciamento in casi di elevata escursione midriatica del soggetto. Il test si esegue inserendo le lenti polarizzate e chiedendo quale coppia di numeri vede più nitida. La coppia dei numeri in verticale sarà vista dall’occhio destro e quella orizzontale dall’occhio sinistro. Questo test integra il bilanciamento della sfera monoculare, normalmente eseguito a parte con il classico test bicromatico (duo-chrome). Nell’eseguirlo occorre chiedere al soggetto prima quale coppia di numeri vede più nitida, poi quale dei due numeri risulta più nitido. Il test richiede anche l’uso di lenti negative per bilanciare la sfera monoculare. Si dovrebbe ottenere una perfetta uguaglianza percettiva dei 4 numeri. Nell’impossibilità di ottenere una perfetta uguaglianza, si dovrà lasciare una leggera preferenza all’occhio dominante o a quello che ha la visione più nitida abitualmente (se già ben tollerata dal soggetto). Nell’impossibilità a ottenere un’uguaglianza cromatica, si lascerà come regola generale, una leggera preferenza su campo rosso per i soggetti miopi e un’uguaglianza rosso-verde per gli ipermetropi.

L’immagine presenta il test bicromatico polarizzato. Integra la funzione del bicromatico monoculare e del test polarizzato per il bilanciamento. Dopo aver indossato gli occhiali polarizzati il soggetto vedrà con l’occhio destro la coppia di bicromatici in alto, e con il sinistro l’altra.

Conclusioni Le abitudini visive del soggetto e le sue dominanze devono essere considerate per ottenere un’equalizzazione della visione e l’utilizzo abituale di una serie di test è senza dubbio un ottimo modo per assicurarsi un risultato ottimale. Ma ricordiamoci sempre che una prescrizione eseguita in posizione seduta e statica potrebbe nascondere delle difficoltà impreviste una volta che il soggetto indossa la propria correzione e la utilizza in un’esperienza dinamica qual è la visione. La possibilità di testare le potenzialità di una nuova correzione in un contesto ambientale dinamico mentre ci si muove liberamente aumenta concretamente la probabilità di successo del nostro lavoro. Bibliografia 1. Pratica della refrazione, duke-elder david abrams, ed. Piccin 2. Easv library vol.11 Prisms , O.E.P. Optometric Extension Program 3. Refrazione, metodi e strumenti per un esame visivo di base, Reverdy-Spada, Ed. Fabiano 4. Fitness for Life.London, Dorling Kindersley; 2002. 5. Human Physiology: an integrated approach.San Francisco: Pearson Benjamin Cummings; 2007. 6. An insight to sports, dr. Wayne E. Martin, ed. National Eye Research Foundation 7. Manuale di Optometria e Contattologia, Rossetti- Gheller, Ed. Zanichelli 8. Ortottica, teoria e pratica, Bredemeyer-Bullock, Ed. Piccin 9. Optometria dello Sport, Dr. B. Sanet, Pacific University College of Optometry, sett. 2004

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SPECIALE

NAKYMA, ADDIO AL LISTINO CARTACEO In dotazione in esclusiva agli affiliati Vision Group cui sono riservati gli housebrand dell’insegna, Nakyma App è uno dei numerosi vantaggi offerti agli affiliati che hanno aderito al sistema di pianificazione Lenti Oftalmiche. L’applicazione di supporto alla vendita fa parte del programma “Strumenti per una prescrizione di successo”, il cui obiettivo è fornire consulenza al consumatore finale, motivandolo concretamente, e incrementare l’upselling. L’app rompe, quindi, gli schemi con la vendita tradizionale “frontale”, poiché la consulenza viene fatta a fianco del proprio cliente, iPad alla mano, senza l’utilizzo di listini cartacei. Nakyma App permette, infatti, di utilizzare un’unica applicazione che collega la guida al benessere visivo Nakyma alla consulenza e alla Realtà Aumentata: l’ottico può selezionare il prodotto, verificarne il prezzo e la disponibilità nella griglia di costruzione della lente, senza l’ausilio di listini cartacei. Viceversa, dalla disponibilità del prodotto si può direttamente passare a una dimostrazione virtuale della lente scelta. Nakyma App è collegata al server di proprietà di Vision Group ed è scaricabile dagli affiliati che hanno aderito al progetto, con il supporto di una guida all’utilizzo • In dotazione in esclusiva one-to-one, oltre a una consulenza telefonica. L’applicazione si divide in due aree: Realtà ai centri ottici Vision Group Aumentata, con dimostrazione live sui benefici • Incrementa l’upselling di tutti i tipi di lente, dalle antiriflesso e polarizzate fino alle monofocali evolute, e alla guida al • Si passa dalla vendita benessere visivo, con sei sezioni catalogate in frontale a quella a fianco base alle esigenze del consumatore finale (tra le quali lenti da ufficio, per bambino, contro lo del cliente stress visivo), con brevi clip dimostrative.

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SPECIALE

OFTALMICA GALILEO CONIUGA REALE E VIRTUALE Coinvolgere l'utente anche in ambito professionale attraverso funzioni sempre più specifiche. È in questo contesto che nasce l'app per l'ottico GaliVisionPad, il nuovo strumento di lavoro dell’azienda di lenti oftalmiche, ad alta definizione di immagine, sottile e leggero, sempre pronto all'uso. Dotato di un centratore elettronico, orienta le sue funzioni in diversi servizi. Innanzitutto, la rilevazione delle misure: l'equipaggiamento vincente passa anche attraverso i dati di montaggio, dunque una misurazione accurata dei molteplici parametri sarà ben utile per ottenere un raffinato risultato finale e, in materia di progressive, anche a contribuire a un adattamento felice. GaliVisionPad consente, inoltre, di rilevare dati frontali e laterali, scattare foto, completare le prescrizioni, inviare gli ordini, archiviare. Un ulteriore servizio è offerto dalla comunicazione agevolata con il cliente, grazie ad animazioni e schede informative che spiegano in maniera semplice aspetti tecnici e proprietà delle lenti, mostrando, ad esempio, la comparazione degli spessori, sottolineando le straordinarie caratteristiche dell'antiriflesso oppure la differenza visiva fra

• Rileva dati frontali e laterali, scatta foto, completa le prescrizioni, invia gli ordini, archivia • L'interfaccia consente l'interazione con i programmi gestionali del centro ottico e lo scambio dei dati a livello di software una lente bianca e una fotocromatica o, ancora, la percezione del mondo attraverso una progressiva di generazione tecnologica o il comfort di una lente polarizzata. La visione simulata accompagna l'utente nell'esperienza di confronto tra diverse tipologie di lenti in diverse situazioni di vita quotidiana, fornendogli molteplici elementi utili a una scelta consapevole. GaliVisionPad ha, inoltre, il vantaggio di una facilità funzionale: l'interfaccia progettata per la comunicazione e l'interazione con i programmi gestionali del centro ottico consente lo scambio dei dati a livello di software.

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SPECIALE

• Compara tra loro diverse lenti, mostrando le differenze • È scaricabile da iTunes Store RODENSTOCK, CONSULENZA INTERATTIVA E MULTIMEDIALE Rodenstock Lens Consulting è un software realizzato ad hoc che consente di comparare tra loro le diverse lenti, mostrandone le differenze sull'iPad. I parametri individuali sono quelli più rilevanti nella scelta di una lente, come la distanza interpupillare, la distanza apice cornealelente, l’inclinazione pantoscopica e l’angolo di avvolgimento: tutti i dati sono di facile inserimento e possono essere cambiati in ogni momento. L’ottico optometrista con questa applicazione, disponibile in sei diverse lingue, si può avvalere di un supporto di semplice consultazione e dal forte impatto visivo. Grazie alla tecnologia wireless di cui è dotato iPad, l’applicazione può essere utilizzata ovunque e in qualsiasi situazione di consulenza. Il programma può essere scaricato gratuitamente attraverso iTunes Store. I partner Rodenstock possono, inoltre, registrarsi chiamando il numero verde, indicando il proprio codice cliente, ragione sociale e indirizzo di posta elettronica, sul quale verranno successivamente inviati il codice utente e la password di attivazione. A supporto dell’applicazione è disponibile una guida rapida all’utilizzo.

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SPECIALE

ZEISS, PER RAFFORZARE LA PARTNERSHIP CON I CLIENTI Eye.Lens è il nuovo pacchetto software per iPad che unisce le tecnologie nell’ambito Realtà Aumentata alla tecnologia 3D, per vedere le caratteristiche delle lenti (ad esempio il loro spessore) in forma tridimensionale, ruotandole in ogni direzione. Con le nuove App Zeiss mostrare le differenze fra una lente e un’altra o i benefici offerti da un trattamento superficiale diventa molto più semplice e interattivo. Il pacchetto Eye.lens si compone di due principali applicazioni: Eye.Lens RealView 3D per mostrare le lenti scelte proprio come saranno, ed Eye. Lens Centration per chi vuole superare i limiti della centratura tradizionale manuale e catturare l’attenzione, con un sistema moderno e innovativo. Alle App Eye.Lens è possibile affiancare il software i.demo, punto di partenza per tutti i partner Zeiss. I.demo, già esistente per pc e ora disponibile anche per iPad, aiuta a condurre la vendita, accompagnando il cliente alla scelta finale della soluzione oftalmica.

• Unisce la realtà aumentata alla tecnologia 3D • Mostra le differenze fra una lente e un’altra e i benefici offerti da un trattamento superficiale

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Eye Care Professional Assessment Rafael Guerrero, Medical Strategy and Education Abbott Medical Optics Inc.

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COMPLETE® RevitaLens MPDS Valutazione dei professionisti del settore1 Introduzione Quando una nuova soluzione per lenti a contatto viene proposta al mercato i professionisti del settore non vogliono solo sapere se fornisce le eccellenti performance di disinfezione che ci si aspetta da una soluzione di nuova generazione ma anche se sarà ben tollerata dai loro portatori. Le capacità di disinfezione non possono essere valutate ne dai

professionisti del settore ne dai portatori di lenti a contatto ed è per questo che crederemo sulla parola agli esperti di biochimica che hanno valutato il prodotto. Tuttavia, una accettazione e tolleranza in generale sono spesso misurate più soggettivamente attraverso una quantificazione delle risposte da parte dei portatori di lenti a contatto.

Obiettivo L’obiettivo di questa ricerca di Abbott Medical Optics è di dare ai professionisti del settore l’opportunità di valutare la generale accettazione di COMPLETE® RevitaLens MPDS in soggetti già presenti nei loro centri, che portano con soddisfazione le lenti a contatto utilizzando una soluzione unica per la manutenzione.

Metodologia In collaborazione con 133 ottici optometristi indipendenti provenienti da 10 paesi europei, sono stati coinvolti nella ricerca 1.260 portatori di lenti a contatto. Ad ogni ottico optometrista è stato chiesto di arruolare fino a 10 portatori tra coloro che già frequentavano il loro punto vendita, che portavano lenti a contatto morbide (sia quelle in silicone idrogel sia quelle in idrogel normale) e che utilizzavano una soluzione unica per la loro manutenzione. Sono stati scelti per la ricerca solo portatori soddisfatti, mentre quelli che hanno avuto difficoltà o che hanno avuto spesso problemi di discomfort e irritazione, sono stati scartati dai professionisti dell’ottica. Ogni ottico optometrista ha eseguito una valutazione iniziale dei portatori secondo la prassi in uso presso il suo centro seguita da un controllo successivo dopo almeno 30 giorni dalla prima visita. Ad ogni incontro il professionista ha valutato e registrato la situazione del soggetto in termini di segni (rossore ecc) e sintomi (prurito irritazione) ed inoltre ha chiesto la loro percezione per ciò che concerne il comfort e l’efficacia nella pulizia ad esso correlata. Agli utilizzatori è stato anche chiesto di paragonare COMPLETE® RevitaLens MPDS al prodotto utilizzato in precedenza, per ciò che riguarda la pulizia delle lenti, la qualità della visione, il comfort e le loro preferenze in generale.

Per la valutazione delle complicanze oculari è stata utilizzata una scala a cinque valori dove 0 = nessuno, 1 = tracce, 2 = leggero, 3 = moderato, 4 = grave

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Tutte le fotografie sono utilizzabili grazie alla gentile concessione della dottoressa Elena Garcia Rubio

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Risultati – ottici optometristi Confronto di COMPLETE® RevitaLens con precedente soluzione per rossore agli occhi

Tra i 1260 partecipanti la ricerca si sono evidenziati significativi miglioramenti sia nei segni sia nei sintomi oculari. Il numero dei soggetti che hanno avuto problemi di rossore agli occhi è diminuito dal 56,1% al 37,8% ed in particolare quelli con livelli di arrossamento di grado 2 o superiore sono passati dal 25,2% al 9,8%.

Confronto di COMPLETE® RevitaLens con precedente soluzione per bruciore agli occhi

Allo stesso modo coloro che avevano avuto sensazioni di bruciore utilizzando il loro sistema di manutenzione sono passati dal 32,1% al 16,6% , quelli con sintomi di grado 2 o superiori sono passati dal 14,2% al 5,2%. Grandi miglioramenti sono stati evidenziati dai professionisti dell’ottica per ciò che riguarda le irritazioni. Il numero dei segni di sofferenza corneale si sono ridotti dal 40,8% al 22,4% con quelli di grado 2 o superiore che sono passati dal 18,1% al 5,1%.

Confronto di COMPLETE® RevitaLens con precedente soluzione per irritazione agli occhi

Alla domanda come giudica COMPLETE®RevitaLens MPDS rispetto alle precedenti soluzioni utilizzate dai portatori, il 72,7% degli ottici optometristi ha riportato una superiorità nella pulizia e l’82,8% ritiene che COMPLETE®RevitaLens MPDS fornisca un comfort superiore nell’utilizzo delle lenti a contatto. La soddisfazione in generale da parte dei portatori è stata definita superiore rispetto alle precedenti soluzioni utilizzate nel 71,2% dei casi.

Risultati – Portatori di lenti a contatto Come ha trovato COMPLETE® RevitaLens rispetto alla precedente soluzione per ciò che riguarda la pulizia?

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Come ha trovato COMPLETE® RevitaLens rispetto alla precedente soluzione per ciò che riguarda il comfort?

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In generale vi è stata una forte accettazione per COMPLETE®RevitaLens MPDS con un 76,2% degli intervistati che hanno mostrato una preferenza per il prodotto paragonandolo a quello da loro precedentemente utilizzato

Come ha trovato COMPLETE® RevitaLens rispetto alla precedente soluzione per ciò che riguarda la qualità della visione?

Questa preferenza si è basata sul giudizio generale dato dal portatore su COMPLETE®RevitaLens MPDS riguardo, fornisce una pulizia più efficace (91%) una miglior qualità della visione (91%) e un comfort migliore (89%) Preferisce COMPLETE® RevitaLens MPDS alla sua precedente soluzione?

Conclusioni Gli ottici optometristi hanno confermato che il nuovo COMPLETE® RevitaLens Multi-Purpose Disinfecting Solution (MPDS) ha sostenuto le sue rivendicazioni per ciò che riguarda il comfort e la tollerabilità di questa soluzione di nuova generazione che fornisce una disinfezione paragonabile al perossido.2 I controlli fatti dagli ottici optometristi ai loro portatori hanno confermato che COMPLETE®RevitaLens MPDS fornisce migliori sensazioni di pulizia e di comfort con una riduzione dei segni (rossori) e dei sintomi (bruciori e irritazioni) di irritazione oculare. Gli ottici optometristi possono tranquillamente raccomandare COMPLETE®RevitaLens MPDS basandosi sull’esperienza dell’89% dei portatori che hanno riportato una pulizia ed un comfort maggiore e al 71% degli ottici optometristi che hanno definito la loro esperienza buona o molto buona. In generale questa ricerca ha evidenziato chiaramente che Abbott Medical Optics è riuscita pianamente nello sviluppo di questa soluzione unica di nuova generazione che fornisce una disinfezione di qualità pari al perossido senza compromettere il comfort, la pulizia e la biocompatibilità in generale.2

Referenze: 1. MM3382. Valutazione da parte di ottici optometristi a livello globale di COMPLETE RevitaLens MPDS commissionata da Abbott Medical Optics.Presentazione fatta in qualità di Gold sponsor al British Contact Lens Association’s Conference and Exhibition 2011. 2. Nikolic M, Kilvington S, Brady N, Lam A, Cheung S, Lonnen J. Comparative Efficacy of New Contact Lens Care Solutions Against Bacteria, Fungi and Acanthamoeba. Poster presentato al: British Contact Lens Association’s Clinical Conference and Exhibition 2011. I marchi COMPLETE, COMPLETE RevitaLens e il logo COMPLETE sono marchi registrati di proprietà di o concessi in licenza a Abbott Laboratories, alle sue sussidiarie o affiliate. © 2011 Abbott Medical Optics Inc. AMO viene distribuita in Italia da VISION CARE ITALIA ecc.

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VARILUX S, LA PIÙ RECENTE INNOVAZIONE ESSILOR PREMIATA AL SILMO 2012 Essilor, leader mondiale nel settore ottico-oftalmico, è stata premiata con il Silmo d’Or nella categoria “Visione” per le nuove e rivoluzionarie Varilux S. «Questo importante riconoscimento dimostra il successo della nostra strategia d'innovazione che ci permette di equipaggiare i portatori con lenti che offrono le migliori performance sia in termini di qualità della correzione del difetto visivo che di comfort. Siamo orgogliosi che il settore ci riconosca il costante impegno a migliorare la visione in tutto il mondo, una missione

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alla quale tutti i team del Gruppo si dedicano ogni giorno, in tutti i paesi in cui operiamo», ha dichiarato Hubert Sagnières, presidente e amministratore delegato del Gruppo Essilor. Il Silmo d'Or attribuito a Varilux S premia il progresso tecnologico raggiunto dai Team Essilor che hanno creato nuove lenti che rivoluzionano la correzione della presbiopia. Essilor, dopo oltre 50 anni

dall’invenzione della prima lente progressiva, con Varilux S persegue la propria strategia innovativa per offrire una migliore qualità visiva ai quasi due miliardi di presbiti nel mondo. Nanoptix™ e SynchronEyes™, due rivoluzionarie tecnologie brevettate Essilor, abbattono le barriere tecnologiche tradizionali e rendono Varilux S una lente unica che offre per la prima volta ai presbiti, contemporaneamente, equilibrio in movimento e un ampio campo visivo, praticamente eliminando il bisogno di adattamento. Essilor, leader mondiale nel settore dell’ottica oftalmica, pone l’innovazione al centro della propria strategia di crescita investendo ogni anno oltre 150 milioni di euro nella Ricerca e Sviluppo presso i tre Centri di Innovazione e Tecnologia impegnati a sviluppare le lenti del futuro e rispondere alle esigenze visive dei consumatori. Ogni anno, il Silmo d'Or premia la creatività e lo spirito inventivo di un'intera categoria professionale.

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“Sapere, competenze e abilità nel loro significato originale”

“Sono aperte le iscrizioni ai corsi di ottica, di optometria e di contattologia per l’anno formativo 2012 - 2013” Dal 1977 l’Istituto forma ed aggiorna ottici e optometristi realizzando a livello nazionale percorsi formativi in grado di coprire l’intero arco di competenze della professione

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Il Corso, cui si accede con titolo di scuola media superiore, grazie a metodologie didattiche e programmi attuali, risponde alle reali richieste del mercato del lavoro dell’ottica. Il corpo docente interdisciplinare, i moderni ed attrezzati laboratori e ambulatori consentono di acquisire le conoscenze e le abilità professionali più aggiornate. Anche per il 2012/2013 verrà attivata una sezione riservata a studenti-lavoratori.

Il Corso di Optometria Annuale, cui si accede con l’abilitazione all’ esercizio della professione di Ottico, costituisce il naturale e oramai necessario completamento della formazione ottica di base, consentendo di acquisire conoscenze e competenze professionali optometriche allineate al più alto standard europeo.

CORSO BIENNALE DI OPTOMETRIA

CORSO DI CONTATTOLOGIA

Il Corso biennale di Optometria, attivo dal 1992, consente a chi già opera nei centri ottico-optometrici di far evolvere le proprie competenze e conoscenze nelle discipline optometriche grazie a modalità di frequenza e metodologie didattiche specifiche. Il corso sarà attivato in novembre in più sedi del centro-nord Italia.

Il Corso di Contattologia, che si svolgerà dal 23 al 30 settembre 2012, affronta tutti i temi fondamentali della contattologia sia teoricamente sia praticamente e presenta le filosofie, le soluzioni applicative più attuali oltre alle evidenze della ricerca nell’ambito delle geometrie, dei materiali e delle tecnologie strumentali.

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CORSI DI PREPARAZIONE AGLI ESAMI DI QUALIFICA E DI ABILITAZIONE Dall’anno formativo 2012/2013 per coloro che non posseggono un titolo di scuola media superiore e desiderano acquisire la qualifica di operatore meccanico del settore ottico o l’abilitazione all’esercizio dell’arte sanitaria ausiliaria di ottico saranno attivati dei corsi intensivi per sostenere gli esami presso Istituti statali convenzionati. Per maggiori informazioni: Istituto Superiore di Ottica e Optometria Benigno Zaccagnini, Via Ghirardini 17, 40141 Bologna Tel. 051 480994, Fax 051 481526, info@istitutozaccagnini.it - www.istitutozaccagnini.it

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1959. Essilor inventa la lente progressiva.

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Il futuro delle lenti progressive oggi è tutto nelle nuove e rivoluzionarie Varilux S series: tutto il resto è passato. ®

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