Giornalino scolastico S.M. Metastasio - Cave

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anno XX numero 3

Giugno 2012

giornale della scuola media statale “P.Metastasio” di Cave

ATTENZIONE, PREGO! E P I S O D I D A P A UR A In queste ultime settimane sono accadute due cose terribili: l’attentato di Brindisi e il terremoto in Emilia Romagna. Sabato 19 Maggio verso le otto meno dieci è scoppiata una bomba davanti ad una scuola superiore di Brindisi, intitolata a Francesca Morvillo Falcone, ci sono stati otto feriti, un morto e un ferito in gravi condizioni. Melissa Bassi, una ragazza di sedici anni, ha perso la vita e la sua amica Veronica è in gravi condizioni. All’inizio si è pensato ad un attentato di mafia, poi di terrorismo, visto che la scuola aveva vinto un premio per la legalità e proprio il pomeriggio ci sarebbe stata una manifestazione si questo tema. Ora le indagini sono in corso per scoprire i responsabili. Morire a sedici anni non è giusto, certe persone non pensano agli altri, ma solo a se stesse e fanno del male ad altre persone che non c’entrano niente, senza curarsi del dolore che causano! Domenica 20 Maggio, c’è stato un terremoto in Emilia Romagna. Sono morte sette persone, tra cui quattro operai sotto le macerie del capannone dove stavano lavorando al turno di notte. Ci sono state diverse scosse nelle prime ore della notte, poi verso le quattro c’è stata una scossa di magnitudo 6. Il terremoto si è sentito a Ferrara, Modena e il paese più colpito è stato S. Agostino. Una settimana dopo, esattamente il 29 c’è stato un altro forte terremoto sempre nella stessa zona e i morti sono stati ancora di più. Sono crollati capannoni industriali, chiese e case nei centri storici. E le scosse continuano ancora adesso, le persone sfollate soffrono e sperano, anche se la situazione è difficile e tragica. Celine Teragnoli, IIIF A L L’ I N T E R N O

CAMPO SCUOLA IN TRENTINO Alla fine di Marzo, noi alunni della IIIF, insieme ai compagni della IIIB, siamo partiti per il viaggio di istruzione in Trentino, destinazione Lavarone. Il viaggio è stato lungo e faticoso, anche perché molti sono i kilometri che ci separano da quella regione, ma non è stato mai noioso, perché le tappe previste ci hanno aiutato a comprendere meglio alcuni argomenti che avevamo affrontato durante l’anno scolastico. La sera, quando siamo arrivati, dopo che le professoresse ci hanno assegnato le camere, abbiamo cenato nel salone dell’albergo e poi ci siamo recati in un edificio comunale,

dove abbiamo conosciuto i nostri compagni di viaggio. Si tratta di alcuni ragazzi meravigliosi e simpatici, che provengono da ogni parte del mondo, e che lavorano per un’associazione chiamata “Rondine”. Rondine, infatti, è uno studentato internazionale che accoglie studenti universitari che provengono dai posti della Terra in cui ci sono dei conflitti, la sua sede è ad Arezzo. I ragazzi di

S EMP RE P IÙ I N ALTO NELL’ARRAMPICATA SPORTIVA

La bacheca della scuola che riunisce i premi vinti dagli alunni nelle varie competizioni provinciali,regionali e nazionali di Arrampicata Sportiva.

Pensieri sospesi L’ossimoro nelle poesie della IIID Piccoli scrittori crescono: Il sorriso di Vale— La galassia Golosona— Un sogno bellissimo In allestimento lo spazio museale della scuola Progresso scientifico e nuove tecnologie È giusto che i genitori aiutino i figli a fare i compiti?

Ancora una volta gli atleti della scuola media “Metastasio” di Cave nella disciplina Arrampicata Sportiva hanno vinto le selezioni regionali a Roma e sono stati ammessi alle finali nazionali dei giochi sportivi studenteschi che si sono svolte in Umbria a Città di Castello il 23, 24 e 25 maggio scorsi. La FASI, Federazione Arrampicata Sportiva Italiana ha messo a disposizione delle scuole il bus pag. 2 pag. 3 pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 7 Poesia “ 4 amiche” pag. 8


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Rondine ci hanno accompagnato per tutto il viaggio, facendoci svolgere delle attività utili a comprendere quanto inutile sia la guerra, e come si possono risolvere pacificamente i conflitti. Durante il campo scuola abbiamo visitato il Museo della Guerra di Rovereto: è stato molto interessante, perché gli oggetti e le armi erano esposti in modo da ricostruire tutti gli avvenimenti della Grande Guerra. Inoltre la guida ci ha spiegato con molta attenzione le tattiche di guerra e i combattimenti fra i due fronti e ci ha illustrato per filo e per segno come erano strutturate le trincee italiane e quelle austroungariche. Noi, a sentire questi racconti, abbiamo provato delle forti emo(Continua da pagina 1)

per il trasporto e si è fatta carico dell’alloggio dei ragazzi partecipanti. Erano presenti 46 istituti scolastici con 140 studenti normodotati e 18 studenti-atleti paralimpici. Nella combinata cadetti si sono distinti Denis Molla (22°), Valerio Topani (30°) e William Lucci (34°). L’avviamento a questa pratica sportiva inizia dall’anno scolastico 2002/2003, quando il professore di Scienze Motorie e Sportive Antonio Barban propone al Preside la costruzione di una parete di arrampicata sportiva in palestra. Vengono trovati i fondi e a dicembre 2003 viene inaugurata la parete. Intanto il prof. Barban inizia ad allenare gli alunni a Palestrina nella palestra del liceo fin da ottobre 2002 e le prime gare vedono cinque atleti alle finali regionali. L’attività Arrampicata Sportiva si articola nel corso dell’anno scolastico all’interno delle lezioni curricolari e viene affrontata dagli alun-

zioni, perché studiando la storia sui libri, non ci eravamo resi conto fino in fondo di ciò che è realmente accaduto. Invece, arrivando lì, sul luogo del fronte, ci siamo un po’ emozionati a vedere quelle strette stradine, chiamate trincee, dove molti soldati erano costretti a stare attenti per non rischiare la vita. Un’altra tappa del viaggio è stata la visita alla Campana della pace Maria Dolens. Qui abbiamo ammirato la suggestiva campana costruita con il bronzo fuso dei cannoni usati nella Grande Guerra, che si trovava sopra un’incantevole fontana. La mattina dell’ultimo giorno abbiamo fatto una lunga e faticosa escursione in montagna e poi più tardi, ci siamo recati presso il Forte Belvedere, dove

i soldati austriaci erano appostati durante la guerra. Visitando questa fortezza abbiamo capito in quali dure condizioni si trovavano a vivere i soldati, al freddo e senza poter vedere la luce del sole per lunghi periodi. La sera, infine, abbiamo fatto una festa per salutarci e concludere il nostro percorso. In conclusione, lo scopo della gita è stato conoscere più a fondo gli avvenimenti della prima guerra mondiale e intrattenerci con gli studenti di Rondine, che ci hanno coinvolti in alcune attività per farci conoscere anche i loro paesi d’origine. A parer nostro, questo viaggio d’istruzione è stato molto interessante e ricco di esperienze!

ni con sempre più entusiasmo. Non è la prima volta che arriviamo alle finali nazionali, è gia successo nel 2006 quando le finali si sono svolte a Lecco. Quest’anno poi siamo stati invitati come squadra rappresentante il Lazio l’8 giugno a Roma alla quinta edizione di “Sport Book. Verremo premiati dal MIUR ( Min ist ero de ll’Istruzione, Università e Ricerca) e dal CONI e siamo veramente soddisfatti dei risultati. Grazie al nostro allenatore prof. Barban.

PENSIERI SOSPESI

Il manifesto della finale nazionale dei Giochi Sportivi Studenteschi di Arrampicata Sportiva 2012 e i pettorali dei tre atleti partecipanti.

Serenella Bozhanaj e Adele Forte IIIF

Quando il Prof. Barban mi ha annunciato che avrei potuto partecipare anche io, insieme a Dennis Molla e William Lucci, per il punteggio raggiunto nelle precedenti competizioni, ho esultato! Ospitati nei tre alberghi messi a disposizione dall’organizzazione, studenti di tutta Italia si sono ritrovati nella storica Città di Castello. Le gare sono state impegnative e con modalità diverse rispetto a quelle cui eravamo abituati. Eravamo tesi ed emozionati e ciò ha influito sulle nostre capacità; ma è stato bello vedere le prestazioni dei migliori. I ragazzi altoatesini sono stati eccezionali poiché, dalle parti loro, imparano ad arrampicare ancor prima di imparare a camminare! Anche se non abbiamo ottenuto un ottimo risultato, è stato comunque un grande onore aver potuto rappresentare la Regione Lazio in questa importante manifestazione. Valerio Topani, IIID

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L’OSSIMORO NELLE POESIE DELLA III D Studiando il testo poetico e gli elementi che lo caratterizzano, gli alunni della III D hanno dimostrato interesse particolare per l'ossimoro, soprattutto come figura retorica che caratterizza la poesia del '900 italiano.

Il Sole

E un assordante tuono silenzioso catturò la mia attenzione al cielo, un evidente incomprensibile: si ebbe un sereno tempestoso; e il sole oscuro venne coperto come una fanciulla avvolta in un velo. Valerio Topani

La musica E fui attratto da una meravigliosa melodia stonata: un esperto incapace vi fu l’autore; intorno echeggiò un senso di pace frenetica, e da uomini e animali subito fu amata. Valerio Topani

Il momento

Il tuono

La notte oscura porta mille intrighi e sorprese, e mentre un artigiano lavorava con cura, sentì un tuono all’improvviso, e si rese conto dell’imminente arrivo della pioggia; e spento tutto, si sedette vicino al focolare ardente. Gabriel Vicol

Una calda tempesta

Ed un improvvisa calma tempesta si scatenò; si mostrò come un fuoco gelido in noi, come una rigida estate, che dava l’impressione di essere come un fulmine a ciel sereno. Laura Vigliotta

La prima neve

Ieri sera, quando chiusi gli occhi, sognai la neve che cadeva a fiocchi; la mattina seguente, mi alzai e vidi la neve soffice, lieve, e le casette stupefatte, ch’erano bianche come latte. Daiana Leva

Il silenzio

Un silenzio assordante, come un piacere torturante, si avverte come se niente fosse, terribilmente meraviglioso. Diana Sbaraglia

La villa

In un buio lucente, si scatenò una calma tempesta; dentro il piccolo grande uscio, un fuoco gelido oscurava l’illuminata casa; noi ormai caduti in una divertente noia. Margaret Pizzuti

Laddove una pianura alta cadeva in depressione, il fuoco gelido di una villa piccola scaldava freddolosamente il vecchio giovane: un urlo silenzioso di un neonato vecchio svegliò la piccola villa caduta in depressione. Gianluca Felici

La tempesta

La strada spenta

La sensazione

Una grossa nube coprì il cielo: un sole freddo, coperto, angosciante, ed un cielo soffocante, come se chiedesse aiuto, e la nube minacciosa, perfida, si preparava per la tempesta: cominciò a piovere nella città fantasma. Alessio Chialastri

L’inverno

Il sale

Il porto

E sale e zucchero si mostrarono quel che erano: il sale salato,sottile; lo zucchero zuccheroso, bianco… bianco…bianco, chiuso nell’armadio; assaggiai il sale-zuccheroso, ed era come una sostanza velenosa che si divise nel mio stomaco. Giuliano Profir

E mare e porto si mostrò qual era: il mare calmo burrascoso; il porto affollatamene silenzioso; ed un tratto un dolore impercettibile si accese come la buia luce di un faro Aleks Balliu

E nella bianca notte un suono: un urlo silenzioso, stridulo, ansimante, interruppe la triste felicità che mi travolgeva fino a quel lunghissimo istante; un momento che durò un’eternità, un dolore che durò un istante. Maddalena Mula

Seduto sul deserto acquoso, in un grande silenzio rumoroso, nella notte, con il caldo del fuoco gelido, mentre osservo le pianure montuose. Simone Tessarin

Su la vetta di un alto colle, un cane solitario abbaiava alla campagna, ed era l’armonia di questa valle caotica; inverno d’intorno, colori grigi e cupi, aria gelida. Riccardo Cangemi

La burrasca

Camminando per la strada, incontrai una banda silenziosa, mentre pioveva a dirotto; un lampo spento accentuò appena quella banda: e tutte le persone, dentro le loro umili case, avevano nel camino un fuoco gelido. Lorenzo Pandolfi

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Piccoli scrittori crescono …

IL SORRISO DI VALE Da quando seppe della sua malattia, sul suo viso, sul viso di Vale, era scomparso il sorriso. La voglia di vivere era scomparsa da quando era stata messa al corrente del fatto che avrebbe dovuto combattere una battaglia, la più difficile della sua vita, quella decisiva. Aveva perso la speranza, ed io in qualche modo volevo restituirgliela, volevo rivedere sul suo viso quel sorriso che mi aveva dato tanta forza in passato. Stavo tornando da casa sua, quella sera, era debole, ormai se ne stava tutto il giorno nel letto, convinta che non ce l’avrebbe fatta … Insomma, per la via di casa mi inoltrai in una stradina buia e isolata. Improvvisamente nel buio risplenderono due occhioni giganti, di un azzurro spettacolare. Era un animale di cui ignoravo l’esistenza, dal manto giallo, il corpo sembrava quello di una pantera, cosa che al primo impatto sembrava caratterizzare la forza … ma da quegli occhioni traspariva tanta dolcezza, nei suoi occhi vidi il sorriso di Vale, quel sorriso perso da tempo, che volevo ritrovare assolutamente. Mi fece cenno con la testa di salire sulla sua schiena. In quel momento misi da parte la razionalità, non pensai alle conseguenze e feci quello che mi chiedeva. Dopo pochi secondi si alzò in volo, ma lo fece così velocemente che non ebbi il tempo di rendermene conto. Chiusi gli occhi, avevo paura di guardare ciò che stava succedendo. Tempo uno, forse due minuti eravamo arrivati. Non feci in tempo a guardarmi intorno che quell’animale divenne una ragazza. Mi disse che si chiamava Ilega, mi raccontò che ero stata scelta per esaudire un mio desiderio, ma me la sarei dovuta cavare da sola. In quel luogo si trovavano tutte le cose perse dagli uomini e io avrei dovuto sceglierne solo una da riportare sulla Terra, per me o per una persona a me cara. Il mio pensiero andò a Vale, volevo ridonarle il sorriso. Quella ragazza, nonostante la sua giovane età, mi diede l’impressione di

essere molto saggia, mi consigliò di seguire il mio cuore, di non essere razionale. Ero confusa, non sapevo cosa fare da sola in quel luogo, era tutto nelle mie mani. Sinceramente, non sapevo neanche cosa ci fosse lì, quindi cominciai ad esplorare. C’erano tante, ma tante cose… Trovai l’umiltà, era un liquido bianco racchiuso in dei piccolissimi contenitori; c’era la semplicità, che ormai è davvero rara da trovare; c’era la forza interiore, quella che ti spinge sempre ad andare avanti, era chiusa in una scatoletta. Di quella Vale non aveva bisogno, era forte, andava avanti, lottava, ma aveva bisogno di crederci, di sperare, di riuscire in questa battaglia. Prima eravamo una la forza dell’altra. Ultimamente fingevo sempre un sorriso, non volevo renderla più triste di quanto già non fosse. Della forza ne avevo, invece, bisogno io, io ero debole, e quella poca forza che mi era rimasta ora l’avevo persa, vedevo tutto grigio da quando avevo saputo della malattia di Vale. Ero tentata di prendere la mia forza, ma non lo feci, ero lì per Vale. Trovai, inoltre, delle cose che non sarebbero dovute stare lì e che mi hanno rattristata ancora di più. C’era: la voglia di essere se stessi, i sogni, la generosità, il desiderio di conoscere … e tante altre cose che non sto qui ad elencare. Avevo camminato per ore e ore e, stanca e affamata, mi addormentai. Venni

risvegliata d un rumore terribile, davanti a me c’era un mostro gigante, dagli occhi rossi, con dei denti lunghi e affilati, stava per mordermi, quando dal cielo arrivò Ilega che, con un colpo di coda, fece cadere il mostro a terra. Mentre lei lo teneva fermo, io presi un’ampolla che conteneva il senno, la ragione, e versai il contenuto in bocca al mostro, che si trasformò in un bellissimo ragazzo che si chiamava Gania ed era il fidanzato di Ilega. Lui, in seguito ad una lite, aveva perso la ragione e uccideva chiunque incontrasse. Per ringraziarmi Ilega mi diede la possibilità di scegliere tra la salute e la speranza di Vale. Caddi nella confusione totale, potendo le avrei prese entrambe. Poi feci un ragionamento che può sembrare sciocco, ma in realtà non lo è. Non aveva senso donarle la salute, se poi non si fosse goduta la sua vita, se si fosse buttata giù alla minima difficoltà, credendo di non farcela. Può sembrare folle, lo so, ma scelsi la speranza, seguii il mio cuore, speravo solo di non dovermene pentire. Improvvisamente mi ritrovai catapultata sulla Terra, in quella stradina buia da cui era cominciato tutto, quindi tornai a casa. Il giorno dopo mi squillò il telefono, era Vale. Lei sapeva tutto, aveva seguito attraverso un sogno questa mia avventura. Mi disse se volevo andare con lei a fare un giro per Roma, accettai immediatamente. Finalmente era tornata la Vale di sempre. Quel pomeriggio ci divertimmo tantissimo, come non facevamo da tempo. Vale voleva godersi la sua vita, fino all’ultimo secondo, e ci credeva, credeva di potercela fare… Infatti superò quella terribile battaglia, sconfisse la malattia e io non mi sono pentita della mia scelta. Non me ne sarei pentita neanche se non fosse finita nel migliore dei modi, perché la vita è una sola e bisogna godersela fino in fondo. Bisogna crederci, sempre!!! Rebecca Galuppi, IIE

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Piccoli scrittori crescono …

LA GALASSIA GOLOSONA

fatta di zucchero filato, dalla terra alle strane piante che ci circondano e agli abitanSto viaggiando sulla mia astronave,verso la galassia Golosona, in cerca di nuovi esseri. Certo, la cosa mi spaventa un po’, dato che è la mia prima spedizione. Mi chiamo Martina, sono un’astronauta appena diplomata, e, come ho detto prima, sto viaggiando verso questa nuova galassia, detta Golosona perché la sua forma ricorda un gelato. Oltre a me, sulla navicella ci sono:mio fratello Tommaso, mia sorella Caterina e i miei cugini: Federica, Erica, Andrea, Francesco, Mattia e Silvia. Siamo tutti astronauti. Ai fornelli ci sono le nonne: Vittoria, Gianna e Virginia; alla pulizia dell’astronave ci sono: mia madre Roberta e le mie zie Paola, Francesca e Rossana. Per finire, alla manutenzione della navicella, ci sono Elio, mio padre, e i miei zii: Massimiliano, Mauro e Francesco. Oh! Quasi dimenticavo! A bordo della mia astronave ci sono anche due cani spaziali: Fulmine (un bassotto tedesco) e Dic (un Labrador). Ok, ora basta perdesi in chiacchiere, sto per entrare nella galassia Golosona, più precisamente sul pianeta Zucchero Filato. Appena atterrati ci buttiamo tutti per terra per mangiare più zucchero filato possibile, ma poi io li fermo tutti dicendo che, se avessimo continuano così, il pianeta sarebbe scomparso. Su questo pianeta ogni cosa è

ti. Uh! Guarda! Ce n’è uno proprio davanti a noi! Cosa?!?! Un Filato??? Aiuto!!!! Scappiamo!!! Ma il Filato ci ferma dicendo delle assurde parole tutte piene di “f”. Poi si mette un congegno nell’orecchio e inizia a parlare l’italiano. Assurdo! Poi borbotta “Per tutti i dolcetti, avete capito che dovete fermarvi! Io sono da solo su questo pianeta e sono tanto triste. Fermatevi a giocare un po’ con me! Per favooooooreeeeee!!!!!!!!!” E ci fa gli occhioni grandi e dolci. Noi non resistiamo e iniziamo a giocare ad acchiapparella. Però poi gli dico: “Senti, scusa, io dovrei fotografarti per dimostrare la tua esistenza, capisci?” Lui sconsolato mi dice: “No, non fotografarmi, o tutti verranno qui per vedermi e poi mangeranno tutto il mio pianeta. Mi capisci,vero?” Io lo guardo con aria interrogativa.“Avete visto quando siete arrivati? Avete iniziato a mangiare il mio pianeta! Pensa se continuassero a arrivare moltissime persone, cosa ne rimarrebbe del mio mondo?” Stavo per rispondergli, ma Federica e Caterina mi convinsero a lasciarlo da solo. Poco dopo ci rimbarcammo tutti sulla navicella, salutando con ampie bracciate il nostro amico Filato, che resterà per sempre nel suo mondo segreto. Martina Zimpi, IB

U N S OG N O BE LLI S SI M O

Caro amico, io stanotte ho fatto un sogno bellissimo, ho sognato di vivere nell'anno 2100 in un ambiente pulito e rispettato da tutti: mi sono trovata in un paese di nome Naturaland, un paese dal colore verde, pieno di alberi, prati e di fiori col o-ratissimi e profumati. Lì, in quel paese incantato non esistevano le macchine, ma soltanto delle biciclette super veloci, quindi non c'era lo smog. Ogni casa aveva a disposizione dei bidoni colorati e in ciascuno doveva buttare un materiale diverso: ad esempio il verde per il vetro, il giallo per la carta, il blu per la plastica e il marrone per i r ifiuti or gan ici. Er a tutto ben organizzato, infatti per terra non c' er a n em m en o una cart a cci a ! Le fabbriche non esistevano, perché lì c'erano dei grandi edifici dove le persone producevano artigianalmente, per tutti, le cose necessarie e utili per vivere La Luce e il riscaldamento venivano presi dall’energia solare, attraverso i pannelli solari; l'acqua invece veniva presa dal mare limpido e pulito, facendola arrivare nelle case attraverso le tubazioni. Lì in quel paese la gente si prendeva cura dell'ambiente e non sprecava le importanti risorse energ e t i ch e. A gua r da r e i l ci e l o io mi divertivo, perché era azzurro e pieno di uccelli che volavano liberi. Anche il mare era meravigliosamente blu, non c'era l'inquinamento, non c'erano quelle odiose lattine che spesso vedo dappertutto. Tutto era incantevole. La gente n on con osceva la parola "guerra" e la parola "violenza" , perché non esistevano, regnava il rispetto, l'ordine, la purezza e la civiltà; mentre qui nel nostro mondo è es attam en t e il con tr ar io. Il mondo che ho sognato è un mondo immaginario perché è perfetto, ma non irrealizzabile. Dico questo perché se tutti noi iniziamo a rispettare l’ambiente e a rispettarci l'un l'altro, forse un giorno anche noi avremo un mondo migliore per un FUTURO MIGLIORE!!! Adele Forte, IIIF

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In allestimento lo SPAZIO MUSEALE NELL’ATRIO DELLA SCUOLA

Particolare dello scenario di fondo dello spazio museale

Il progetto di creare uno spazio all’interno della scuola da dedicare all’ambiente naturale del nostro territorio, i Monti Prenestini, parte da molto lontano: era il 1996 quando la scuola media insieme all’Associazione Naturalistica Orchidea organizzò una serie di uscite sul territorio con gli alunni e gli insegnanti per conoscere e apprezzare l’ambiente naturale. Seguirono poi negli anni varie attività di educazione ambientale che i ragazzi hanno sempre apprezzato con entusiasmo aderendo alle varie iniziative, dalla pulizia del Parco di villa Clementi, divenuto poi Monumento Naturale, alle escursioni alla valle del Rio, al fosso di Mola Bossi, ai castagneti di Capranica e diRocca di Cave, le visite al museo Paleontologico di Rocca di Cave con la scoperta della via dei fossili, il Museo naturalistico di Capranica e le escursioni in montagna. Molte sono state le associazioni naturalistiche che ci hanno accompagnato nella conoscenza dell’ambiente in cui viviamo. Quest’anno finalmente,

con la disponibilità del professore di Arte e Immagine Antonio Punturo, all’interno del laboratorio “Bottega d’Arte” Abbiamo realizzato una scenografia che faccia da sfondo ad una serie di animali imbalsamati che abbiamo ricevuto in dono dall’Associazione Orchidea, tutti animali trovati sui nostri monti uccisi da pseudocacciatori e che l’associazione ha fatto imbalsamare perché i ragazzi li osservassero con calma. La guardia forestale Raffaele Luca, accompagnatore storico dell’associazione, ci darà una mano a collocare gli animali nell’ambiente che abbiamo ricreato sul muro. A fine giugno la grande bacheca sarà pronta per essere ammirata da tutti noi. Gli autori del fondale sono gli allievi della “Bottega d’Arte”: Alex Di Nunzio, Riccardo Graziosi, Riccardo Lucia, Alessia Maugliani, Gabriele Passi, Marco Rubino giudati con sapienza e pazienza dal maestro Antonio Punturo.

Una parte della collezione di animali che troveranno posto nello spazio museale

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PROGRESSO SCIENTIFICO E NUOVE TECNOLOGIE: SPERANZA O PERICOLO PER L’UMANITA? La scienza ha migliorato moltissimo la qualità della vita in quasi tutto il mondo, grazie ad essa la durata della vita stessa di tutti noi è aumentata nettamente, infatti la speranza di vita si è quasi raddoppiata, non si muore più di malattie facili da curare, come per esempio il morbillo o l’influenza. Anche per malattie molto gravi, come può esserlo il cancro, grazie alla scienza si sono trovate delle cure e dei metodi per agevolare la guarigione. Oltre all’ambito delle medicine, un drastico miglioramento c’è stato anche nel campo tecnologico ed informatico. Al giorno d’oggi comunicare con qualcuno, anche se si trova dall’altra parte del mondo, risulta facilissimo. Grazie ad apparecchi come la webcam ci si può guardare attraverso lo schermo del nostro computer, ma soprattutto grazie all’invenzione di internet tutto il mondo è più vicino. Internet ha rivoluzionato il nostro modo di vivere, con questo strumento si può accedere alle conoscenze di tutto il mondo in modo facile e veloce. Insomma, la scienza e la tecnologia hanno veramente cambiato in meglio tutta la nostra vita… Ma guardiamo anche l’altra faccia della medaglia. Secondo me, a causa delle nuove scoperte scientifiche si è arrivati ad un punto un po’ pericoloso. Per esempio la scoperta e soprattutto l’uso dell’energia nucleare ha portato danni irreparabili a nostro pianeta, quando nella seconda guerra mondiale è stata usata la bomba atomica oppure

quando nel 2011 in Giappone ci furono moltissimi problemi causati dal terremoto che distrusse una parte della centrale nucleare di Fukushima, uccidendo molte persone e provocando un gravissimo disastro ambientale. Un altro problema, di cui mi preme molto parlare, è l’uso degli animali per gli esperimenti e nella vivisezione. Secondo me, questa orribile e crudele pratica dovrebbe essere abolita. Molti degli esperimenti che fanno sono inutili e non è giusto che milioni di animali soffrano per esperimenti così stupidi. E infine, c’è un ultimo problema, nato a causa dell’invenzione di internet e dei social network, la dipendenza da essi. Soprattutto noi giovani siamo condizionati moltissimo dal mondo di internet, degli apparecchi tecnologici come computer, cellulari, TV e mp3. Scommetto che senza questi mezzi, di comunicazione e non, non riusciremmo a vivere. Non sappiamo più apprezzare nulla, dobbiamo avere sempre di più e non ci accontentiamo mai. Insomma, concludendo questo mio discorso, io penso che senza le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche sicuramente la nostra vita sarebbe peggiore, ma non sotto tutti gli aspetti. Infatti forse vivremmo anche meglio, non saremmo dipendenti dalla tecnologia, milioni di animali non soffrirebbero e il nostro pianeta sarebbe più sano. Bisogna imparare a mediare! Morgana Giulianelli, IIIF

Il lab.extracurricolare “Musical” mette in scena

GREASE

I ragazzi della nostra scuola hanno messo in scena con l’aiuto dei maestri di danza Fabio Bangrazi e Alessia Palmarini il musical “Grease”. Questo musical parla di due ragazzi di nome Denny e Sandy che si erano conosciuti al mare in estate e si erano innamorati. Quando era finita l’estate i due pensavano che non si sarebbero visti più. Invece il primo giorno di scuola si incontrano e sono felicissimi, ma Denny per farsi notare anche dai suoi amici la tratta malissimo e Sandy ci rimane male ma prova ancora gli stessi s e n t i m en t i p er l u i .

Noi ragazzi abbiamo cercato di riprendere tutti gli aspetti di quel periodo e ci siamo riusciti soprattutto con i vestiti. Ci siamo impegnati molto per dare al pubblico delle emozioni,così come noi ci siamo emozionati e impegnati mentre lo provavamo. Con molta fatica e divertimento abbiamo messo in scena questo spettacolo. Visto che nello spettacolo i ragazzi erano solo due e le ragazze molte di più, Fabio e Alessia hanno pensato di far fare la parte da maschio ad alcune ragazze. Per i vestiti è stato molto semplice perché negli anni ’70 i ragazzi andavano vestiti tutti nello stesso modo, mentre le ragazze con dei vestitini a pois o gonne e camicette. Il giorno dello spettacolo era arrivato e noi molto agitati siamo entrati in scena. Fatto il primo ballo siamo state più tranquilli e tutti i docenti e i ragazzi ci applaudivano contenti. Domenica replicheremo per genitori e parenti. Questo progetto secondo me è stato molto utile perché ci ha aiutato ad essere più aperti, a fare nuove amicizie e a divertirci un po’. Alessia Pochesci , II D

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E’ giusto che i genitori aiutino i figli a fare i compiti? E’ giusto che i genitori aiutino sempre i figli a fare i compiti, o addirittura che li facciano al posto loro? Secondo me, no! Questa è solo la mia opinione, ma non credo che i figli possano imparare qualcosa se i genitori fanno compiti al posto loro. Ovviamente qualche spiegazione ai genitori si può anche chiedere, ma non tutto. Io dico così per la mia esperienza personale, perché io non ho mai avuto la possibilità di avere qualcuno che mi aiutasse a fare i compiti, perché i miei genitori lavorano entrambi, ma anche se avessero avuto il tempo per rimanere a casa, non credo che mi avrebbero aiutato. Non per cattiveria, ma semplicemente perché io non avrei imparato niente, anche perché sanno che posso farcela benissimo da sola. Credo sia giusto che, se un figlio è in difficoltà, i genitori cerchino di aiutarlo, ma ci sono dei ragazzi che approfittano dei genitori e gli fanno fare i compiti al posto loro. Ognuno ha l’obbligo di svolgere il proprio dovere, che poi, oltre ad essere un dovere, è anche un interesse personale e quindi un diritto. In futuro non ci saranno i genitori a spiegarci

come dobbiamo lavorare, quindi è un bene apprendere e imparare per il nostro futuro già da ora. La colpa è di quei genitori che sono troppo deboli e compiono il dovere dei figli, non si accorgono che così non li aiutano, anzi li danneggiano solamente. I nostri genitori già ci sono andati a scuola e già hanno imparato, ora tocca a noi figli imparare. Delle soluzioni potrebbero essere: lasciare i figli al proprio dovere per prepararli al futuro e aiutarli solo se ce n’è davvero necessità, i figli ovviamente devono imparare a cavarsela da soli e a rendersi conto che tutto questo viene fatto per il loro bene. Erika Chialastri, IIIF Molti genitori aiutano i figli nello svolgere i compiti a casa. Io ritengo che sia un’abitudine che non aiuta veramente noi studenti. Molti ragazzi dicono che senza l’aiuto dei genitori non riescono a comprendere e a svolgere i compiti assegnati. Io posso capire quei ragazzi che hanno gravi problemi nel comprendere ciò che i pro-

Quattro Amiche

Le medie ho cominciato e quattro amiche ho incontrato. Giulia e Noemi già conoscevo, con Aurora e Chiara amicizia facevo. Tutti i giorni sul pulmino a Noemi siedo vicino, Mi parla semopre di Alice e questo la rende molto felice. All’entrata della scuola ci raggiunge sempre Aurora, la mia compagna di banco con lei mai mi stanco. Giulia con molta pazienza ad Augello deve dare assistenza Chiara se pur silenziosa comunque è un’amica scherzosa. Fra sorrisi e chiacchierate trascorro così le mie giornate. Giulia Pichi, IA

fessori spiegano, ma alcuni ragazzi si fanno aiutare dai genitori perché sono pigri e non vogliono impegnarsi. Una cosa molto negativa è il fatto che alcuni genitori svolgono i compiti al posto dei loro figli. Questo non aiuta per niente i ragazzi, perché quando si trovano in classe non riescono a spiegare perché hanno svolto un certo esercizio in quel modo. Inoltre, quando questi ragazzi devono fare le verifiche non riescono a svolgerle. Possiamo paragonare i genitori ad un leone e i ragazzi a dei cuccioli di leone. Quando il leone deve insegnare ai suoi cuccioli come si deve cacciare, prima fa vedere a loro come si fa, ma poi è lui che osserva se hanno capito e li lascia cacciare da soli. Questo è molto utile per i cuccioli, perché quando si trovano da soli riescono a cacciare senza l’aiuto del leone. Similmente i genitori possono far vedere o possono rispiegare un esercizio, ma poi devono far sì che il figlio lo contini da solo. Così facendo, il figlio capisce l’esercizio e può svolgerlo da solo quando ci sarà una verifica. Io penso che i genitori devono aiutare solo i figli che hanno gravi problemi nello svolgere i compiti, ma non devono mai svolgerli loro. Questo perché prima di tutto i figli non capiranno mai l’argomento e inoltre i genitori sono molto indaffarati e quindi non possono sprecare tutto il pomeriggio ad aiutare i figli. Se tutti i pomeriggi noi ragazzi non capiamo un esercizio, allora significa che non ascoltiamo le spiegazioni dei professori, perché se ascoltassimo attentamente le lezioni, di sicuro capiremmo sempre gli esercizi perché i professori spiegano in modo corretto e comprensibile. Se noi ragazzi vogliamo svolgere gli esercizi senza l’aiuto di un genitore, dobbiamo ascoltare le spiegazioni in classe e fare delle domande ai professori se non capiamo un argomento. Inoltre i genitori non dovrebbero sempre aiutare i loro figli, ma possono far questo solo quando un ragazzo non riesce proprio a fare un esercizio. Tutto questo perché noi ragazzi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità! Federica Scibelli, IIIF

SCUOLA MEDIA STATALE “P. METASTASIO” Istituto Comprensivo “Via Matteotti 11” 00033 CAVE TEL 069580694 FAX 069509006 E-mail rmic8cd003@istruzione.it Direttore responsabile Giuseppe D’Uffizi Redazione a cura della prof.ssa Virginia Ciprari

Stampato in proprio

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