Come avere pace con Dio

Page 1


Capitolo 1 Capitolo 1

A

L’ANGOSCIA DI LUTERO

ll’età di ventuno anni Martin Lutero (1483-1546) divenne frate agostiniano. Egli non era un frate qualsiasi. Dal punto di vista accademico era molto istruito, avendo conseguito il dottorato in teologia. Era anche un frate molto scrupoloso prendendo molto sul serio la vita monastica, per mezzo della quale sperava di conseguire la salvezza eterna. Lutero credeva a quello che la chiesa diceva in quell’epoca sulla vita spirituale e si impegnava a seguire tutte le indicazioni date al riguardo. Dopotutto, proprio diventando frate, egli aveva già seguito un’indicazione molto importante. In quell’epoca era cosa risaputa che chi voleva veramente seguire Dio, faceva bene ad entrare in convento. La scrupolosità di Lutero metteva alla prova la pazienza del suo confessore, il buon Johann von Staupitz (c. 1468/91524). Lutero teneva a non trascurare nulla nel confessionale. Perciò si sforzava di ricordare ogni minima mancanza o peccatuccio. Una volta il povero Staupitz logorato da tanta pignoleria, disse a fra Martino: “Guarda, se vuoi che Cristo ti perdoni, viene da me con qualcosa che deve essere perdonato – magari il parricidio [= uccidere un genitore], bestemmia, adulterio – anziché tutti questi peccatucci.”1 1

Roland H. Bainton, Here I Stand: A Life of Martin Luther, Abingdon, Nashville 1978, p. 41 (tr. it. Lutero, Einaudi, Torino 1960 e 2003). Cito dalla versione ingl., se non indico diversamente (legal13


COME AVERE PACE CON DIO

Va da sé che Staupitz non voleva che Lutero si desse da fare per commettere i terribili peccati menzionati. Piuttosto voleva che Lutero la smettesse di autoflagellarsi riguardo a ogni minima eventuale (o immaginata) dimenticanza. Quest’atteggiamento di Lutero mi ricorda l’atteggiamento di Ned Flanders in una puntata dei Simpsons. Si tratta di quella volta in cui Flanders confessa al reverendo Lovejoy qualcosa come: Reverendo, ho avuto dei pensieri sensuali riguardo a mia moglie! Mentre Flanders è una caricatura moderna di un certo tipo di persona religiosa e Martin Lutero era un frate estremamente serio, magari ambedue ci fanno un po’ sorridere. Ma per Lutero non c’era nulla di divertente. Anzi egli era profondamente angosciato riguardo alla propria situazione spirituale. Nel Medio Evo la paura di finire all’inferno era molto sentita. Ma era anche molto sentita un’altra paura: quella di passare anni di inimmaginabili sofferenze nel purgatorio, prima di andare in paradiso. Salvatore Caponetto spiega: “Il pensiero della necessità della purificazione ultraterrena era divenuto [per gli uomini e le donne del Cinquecento di tutte le classi sociali] un vero incubo anche per i buoni credenti, o, per lo meno, per tutti quelli che osservavano i precetti della chiesa, la quale affermava la sua autorità di giudizio sui vivi e sui morti esortando alla ricerca del perdono con le opere di pietà e con mente disponibile su internet: www.archive.org/details/hereistandalifeo005163mbp). Di Staupitz Lutero scrisse: “Se io non elogiassi Staupitz, sarei un ingrato dannato asino papistico…poiché egli fu il mio padre in Cristo. Se Staupitz non mi avesse aiutato, sarei stato inghiottito e lasciato nell’inferno”; citato in Timothy George, Theology of the Reformers, Broadman, Nashvillve 1988, p. 63. 14


1 – L’ANGOSCIA DI LUTERO

l’acquisto delle indulgenze per sĂŠ e per i parenti defuntiâ€?.2 Nel Medio Evo i cristiani credevano che ci fossero tre possibili destini dopo questa vita. Il paradiso, il purgatorio o l’inferno. Ma nessuno poteva sapere, prima di morire, dove sarebbe andato a finire. La teologia medievale non permetteva al credente di sapere se era ‘a posto’ con Dio o meno, se aveva o no la pace con Dio. In tutto Lutero trascorse 19 anni indossando l’abito monastico, compresi tre anni dopo essere stato scomunicato.3 Facendo un bilancio di quegli anni, Lutero disse: “Ero un bravo frate. Ho seguito la regola del mio ordine cosĂŹ rigorosamente che direi che se un monaco sia mai finito in paradiso per aver fatto il monaco, quel monaco ero io. Tutti i confratelli che mi conoscevano confermerebbero il mio rigore. Se fossi andato avanti ancora, mi sa2

3

Salvatore Caponetto, Melantone e l’Italia, Claudiana, Torino 2000, p. 25. Va letto tutto il capitolo che inizia con questa citazione (pp. 2534, ‘Lo purgatorio ei Christo’, ed anche pp. 22-23) sul modo in cui dei coraggiosi italiani cinquecenteschi negarono alla maggior gloria di Cristo l’esistenza del purgatorio. Il nome del capitolo viene dalla confessione del frate Vincenzo Jannelli, condannato al rogo per la sua coraggiosa testimonianza per Cristo (pp. 32, 33). Per Jannelli Cristo stesso era il suo purgatorio—cioè colui il quale era morto perchĂŠ Jannelli potesse essere SXULÂżFDWR e salvato. Cfr. anche James Atkinson, /XWHUR OD SDUROD VFDWHQDWD, Claudiana, Torino 1983, p. 153: “Per l’uomo medievale il purgatorio era qualcosa di molto reale H WHUULÂżFDQWH ´ 3HU TXDQWR ULJXDUGD /XWHUR VXOOD EDVH GHOOD %LEELD egli abbandonerĂ la credenza nel purgatorio, ma non nell’infero e nel paradiso. Infatti questi ultimi due si trovano nella Bibbia (con termini vari), il purgatorio invece no. Sulla nascita storica della dottrina non-biblica del purgatorio cfr. Jacques Le Goff, /D QDVFLWD GHO Purgatorio, Einaudi, Torino 2010 (orig. francese 1981). Bainton, Here I Stand, p. 33. 15


COME AVERE PACE CON DIO

rei ammazzato con veglie, preghiere, letture, e altri lavori.â€?4 Alister E. McGrath continua la citazione di Lutero: “Tuttavia la mia coscienza non mi dava certezza, anzi, dubitavo continuamente e mi dicevo: ‘Questo non l’hai fatto bene. Non eri abbastanza contrito. Quest’altro non l’hai confessato.’ Quanto piĂš mi sforzavo di guarire con tradizioni umane questa mia coscienza dubbiosa, incerta e turbata, tanto piĂš la ritrovavo, giorno per giorno, piĂš dubbiosa, piĂš debole e piĂš turbataâ€?.5 Durante quegli anni l’incertezza alimentava l’impegno di fra Martino. Egli si era fatto frate per accertarsi di conseguire la salvezza. Dopotutto, in quell’epoca il convento rappresentava la corsia preferenziale della salvezza. Ma anzichĂŠ avere la certezza di essere a posto con Dio, Lutero era assalito dall’incertezza di non sapere il proprio destino dopo la morte. Egli bramava piĂš di ogni altra cosa sapere di avere pace con Dio.6 La situazione del credente medievale è descritta bene 4 5

6

Bainton, Here I Stand, p. 34. ,O SHQVLHUR GHOOD ULIRUPD /XWHUR =ZLQJOL &DOYLQR %XFHUR 8QÂśLQWURduzione, 2 ed. accresciuta e aggiornata, Claudiana, Torino 1995, p. 134. Raramente cito la terza edizione di questo ottimo libro. Quando OR IDFFLR PHWWR LO ULIHULPHQWR ELEOLRJUDÂżFR esteso. Se no, i riferimenti sono alla seconda ed. it., anche se spesso provo anche ad includere qualche indizio (p.e. un eventuale sottotitolo) per facilitare coloro che consultano la terza ed. Sono applicabili qui le parole di Giovanni Calvino [1509-64], IstiWX]LRQH GHOOD UHOLJLRQH FULVWLDQD LQ GXH YROXPL D cura di Giorgio Tourn, UTET, Torino 1971 (III.13.4; Tourn, p. 926): “L’uomo non VPHWWHUj PDL GL WUHPDUH LQ VH VWHVVR ÂżQFKp QRQ VL VDUj FRQYLQWR FKH Dio ci è propizio unicamente attraverso l’espiazione datagli da Cristo, il quale ha portato il peso della sua collera. Insomma, dobbiamo cercare la pace soltanto negli spaventi e nelle inquietudini di Cristo, nostro redentore.â€? E poco piĂš avanti nella sezione successiva 16


1 – L’ANGOSCIA DI LUTERO

da Timothy George: “In questa vita il cristiano è sempre un viator (un viandante) che rimane sospeso tra la grazia di Dio, rivelata in Cristo e mediata dai sacramenti, e il giudizio che sta sopra la sua testa come una spada escatologica di Damocle che mette sempre in forse la sua condizione spirituale.â€?7 Lasceremo il povero Lutero un attimo nella sua angoscia. Ma non preoccuparti. Nel capitolo successivo parleremo della sua stupenda scoperta, che ha trasformato sia la sua vita sia la storia dell’occidente.

Punti di riflessione

Punti di riflessione

1a. L’angoscia di Lutero, pur estrema, si basava su due realtĂ bibliche molto importanti. La prima è la peccaminositĂ

7

,,, 7RXUQ S SURVHJXH Âł( ÂżQFKp QRQ VDUHPR JLXQWL D TXHO SRUWR WUHPHUHPR DG RJQL VRIÂżR GL YHQWR PD VH 'LR VL ULYHOHUj quale nostro pastore, proveremo sicurezza anche nell’oscuritĂ della morte (Salmo 23:4).â€? Lutero bramava di vedere Dio come pastore e non piĂš come giudice. George, Theology, p. 64. Nella seguente citazione Vittorio Subilia [1911-1988], /D JLXVWLÂżFD]LRQH SHU IHGH, Paideia, Brescia 1976, p. ULDVVXPH OD VLWXD]LRQH PHGLHYDOH VSHFLÂżFDPHQWH LQ PHULWR DOOD GRWWULQD GHOOD JLXVWLÂżFD]LRQH Âł$WWUDYHUVR LO ODYRULR GL ORJRUDPHQto di 12 secoli si è arrivati al totale capovolgimento del messaggio DSRVWROLFR GHOOD JLXVWL]LD GL 'LR LQYHFH GL SDUWLUH GDOOD JLXVWLÂżFD]LRQH DGHPSLXWD ELVRJQD GL QXRYR SHUYHQLUH D XQD JLXVWLÂżFD]LRQH GD DGHPSLHUH /D JLXVWLÂżFD]LRQH QRQ q SL OD JLXVWLÂżFD]LRQH GHOOÂśHPSLR GHO IXRULOHJJH GHOOR VFRPXQLFDWR q GL QXRYR OD JLXVWLÂżFD]LRQH GHO santo, dell’uomo pio e religioso. GiĂ ai credenti delle comunitĂ della Galazia, succubi della propaganda giudeocristiana, l’apostolo aveva rivolto il grave ammonimento: ‘Se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente’ (Galati 2.21)â€?. 17


COME AVERE PACE CON DIO

dell’essere umano. Dal momento del peccato di Adamo ed Eva tutti noi nasciamo come peccatori (Romani 5:12) e poi continuiamo a peccare durante la nostra vita. 1b. ,O %HQHILFLR GL &ULVWR descrive bene questo quadro partendo dalla nostra mancanza di giustizia davanti a Dio: “Questa privazione di giustizia e questa inclinazione e prontezza ad ogni ingiustizia e impietĂ si chiama peccato originale, il quale portiamo con noi dal ventre della madre, nascendo figliuoli dell’ira; e ha avuto origine dalli nostri primi padri, ed è cagione [= causa] e fonte di tutti li vizi e iniquitĂ che comettiamo; dalle quali se vogliamo esser liberati, e ritornar a quella prima innocenza, ricuperando la imagine di Dio, è necessario che conosciamo prima la miseria nostraâ€?.8 1c. Conosciamo la nostra miseria e la serietĂ del nostro peccato? Questi passi biblici ci aiuteranno a riflettere su queste cose. - Salmo 51:3-5: “Riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me. Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch’è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi. Ecco, io sono stato generato nell’iniquitĂ , mia madre mi ha concepito nel peccato.â€? - Romani 3:23: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dioâ€?. %HQHGHWWR GD 0DQWRYD ,O %HQHÂżFLR GL &ULVWR FRQ OH YHUVLRQL GHO VHFROR ;9, GRFXPHQWL H WHVWLPRQLDQ]H a cura di Salvatore Caponetto, Northern Illinois University (DeKalb), Newberry Library (Chicago), Sansoni (Firenze) 1972, pp. 14-15 (cap. 1). Cito LO %HQHÂżFLR GL &ULsto sempre da questa edizione (abbreviata ‘Sansoni’) dando anche il numero del capitolo per coloro che consulteranno altre edizioni, compreso il facsimile menzionato sopra.

8

18


1 – L’ANGOSCIA DI LUTERO

-

Efesini 2:1-3: “Voi‌eravate [spiritualmente] morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri.â€?

2. La VHFRQGD realtĂ biblica è che Dio è santo e giusto e di conseguenza deve punire il nostro peccato.9 Vediamo questo nei seguenti versetti biblici. - Abacuc 1:13: “Tu [Dio]‌hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male, e‌ non puoi tollerare lo spettacolo dell’iniquitĂ .â€? - Romani 1:18-32: “L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietĂ e ingiustizia degli uomini che soffocano la veritĂ con l’ingiustizia; poichĂŠ quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualitĂ invisibili, la sua eterna potenza e divinitĂ , si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; 9

Calvino, Istituzione III.14.6 (Tourn, p. 932) parla della conseguente LQLPLFL]LD FKH HVLVWH WUD QRL H 'LR ÂżQR DO PRPHQWR GHOOD QRVWUD FRQversione: “La veritĂ attesta che siamo tutti nemici mortali di Dio e FKH FÂśq JXHUUD DSHUWD IUD OXL H QRL 5RPDQL &RORVVHVL ÂżQR DO PRPHQWR LQ FXL HVVHQGR JLXVWLÂżFDWL ULHQWULDPR QHOOD VXD JUD]LD´ H DQFRUD ÂłULPDQLDPR WXWWDYLD VHPSUH ÂżJOL GHOOH WHQHEUH QHPLFL GL 'LR H HUHGL GHOOD VXD FROOHUD ÂżQR D FKH SHU OD FKLDPDWD JUDWXLWD GHO Padre, non siamo incorporati nella comunione con Cristoâ€?. 19


COME AVERE PACE CON DIO

perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen. Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento. Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati. Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette.” 20


1 – L’ANGOSCIA DI LUTERO

3a. Oggigiorno ci sono sicuramente persone che si sentono di essere peccatori, ma tante altre hanno il problema opposto di Lutero. Tali persone non credono di essere peccatori o sottovalutano sia la gravità del loro peccato sia la realtà della santità di Dio. 3b. Se ci troviamo in questa categoria siamo in una situazione di grande pericolo spirituale. L’urgente passo da fare è quello di ammettere di essere peccatori, altrimenti non c’è speranza per noi. Perché? Perché Cristo è morto solo per i peccatori ed è soltanto per loro che egli è venuto. - Marco 2:17: “Gesù…disse loro: ‘Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non son venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori’.” - Romani 5:8: “Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” - Romani 3:10: “Non c’è nessun giusto, neppure uno.”

21



Capitolo 2 Capitolo 2

C

LA SCOPERTA DI LUTERO

ome giovane professore di teologia, Lutero teneva corsi sui libri della Bibbia. Ed avere un contatto diretto con la Bibbia sarĂ decisivo nella sua conversione. Ma c’era un periodo in cui era proprio una frase ELEOLFD che aumentava ancora di piĂš la sua angoscia. Si tratta di una frase piuttosto breve, trovata nella Lettera di Paolo ai Romani 1.17: ‘la giustizia di Dio’.1 Il termine giustizia LQVLHPH DL YRFDEROL DIÂżQL ÂľJLXVWRÂś ÂľJLXVWLÂżFD]LRQHÂś H ÂľJLXVWLÂżFDUHÂś VWD DO FHQWUR GHO WHPD GL TXHsto libro. Lutero bramava capire come poteva essere giusto davanti a Dio. PerchĂŠ? PerchĂŠ se una persona è giusta è sicuramente accettabile da Dio. Ma Lutero odiava quella frase ‘la giustizia di Dio’, ma ancor di piĂš odiava anche il Dio che stava dietro quella frase. 2 PHJOLR /XWHUR RGLDYD LO VLJQLÂżFDWR FKH HJOL FUHGHYD TXHOOD frase avesse. 3RLFKp q SURSULR QHOOÂśDUULYDUH D XQD QXRYD FRPSUHQVLRQH GL TXHVWD IUDVH FKH /XWHUR DUULYD DQFKH DG DYHUH XQD QXRYD FRPSUHQVLRQH GL 'LR In merito a questo punto cruciale conviene sentire le parole dello stesso Lutero. Si tratta di una citazione trovata nella prefazione delle opere latine di Lutero. Lutero stillò queste 1

Nella traduzione latina che in un primo momento Lutero consultava, LXVWLWLD 'HL. 23


COME AVERE PACE CON DIO

parole nel 1545, un anno prima della sua morte. Qui all’etĂ di sessantadue anni, Lutero guarda indietro di qualche decennio, e racconta la sua scoperta liberatoria. Âł(UR VWDWR LQÂżDPPDWR GDO GHVLGHULR GL LQWHQGHUH EHQH XQ vocabolo adoperato nella Epistola ai romani, al capitolo primo, dove è detto: ‘La giustizia di Dio è rivelata nell’Evangelo’; SRLFKp ÂżQR DOORUD OR FRQVLGHUDYR FRQ WHUURUH 4XHVWD SDUROD ‘giustizia di Dio’, io la odiavo, perchĂŠ la consuetudine e l’uso che ne fanno abitualmente tutti i dottori [di teologia] mi avevano LQVHJQDWR DG LQWHQGHUOD ÂżORVRÂżFDPHQWH ,QWHQGHYR OD JLXVWL]LD che essi chiamano formale o attiva, quella per la quale Dio è giusto e punisce i colpevoli. Nonostante l’irreprensibilitĂ della mia vita di monaco, mi sentivo peccatore davanti a Dio; la mia coscienza era estremamente inquieta, e non avevo alcuna certezza che Dio fosse placato dalle mie opere soddisfattorie. Perciò non amavo quel Dio giusto e vendicatore, anzi, lo odiavo [‌]. Ero fuori di me, tanto era sconvolta la mia coscienza; e rimuginavo senza tregua quel passo di Paolo, desiderando ardentemente sapere quello che Paolo aveva voluto dire.â€? “Finalmente, Dio ebbe compassione di me. Mentre meditavo giorno e notte ed esaminavo la connessione di queste parole: ‘La giustizia di Dio è rivelata nell’Evangelo come è scritto: Il giusto vivrĂ per fede’, incominciai a comprendere FKH OD JLXVWL]LD GL 'LR VLJQLÂżFD TXL OD JLXVWL]LD FKH 'LR GRQD H per mezzo della quale il giusto vive, se ha fede. Il senso della frase è dunque questo: l’Evangelo ci rivela la giustizia di Dio, ma la giustizia passiva per mezzo della quale Dio, nella sua PLVHULFRUGLD FL JLXVWLÂżFD PHGLDQWH OD IHGH FRPH q VFULWWR ÂľLO giusto vivrĂ per fede’. Subito mi sentii rinascere, e mi parve che si spalancassero per me le porte del paradiso. Da allora 24


1 – L’ANGOSCIA DI LUTERO

OD 6FULWWXUD LQWHUD SUHVH SHU PH XQ VLJQLÂżFDWR QXRYR >ÂŤ@ Quanto avevo odiato il termine: ‘giustizia di Dio’, altrettanto amavo ora, esaltavo quel dolcissimo vocabolo. CosĂŹ quel passo di Paolo divenne per me la porta del paradiso.â€?2 Il senso generale di queste parole di Lutero è chiaro. Ma TXL YRJOLDPR PHWWHUH D IXRFR TXDOFKH FRQFHWWR VSHFLÂżFR 'DL suoi professori di teologia Lutero aveva compreso che la frase ÂľJLXVWL]LD GL 'LRÂś DYHYD XQ VLJQLÂżFDWR DWWLYR 3 In altri termini, la giustizia di Dio avrebbe descritto un Dio che, appunto perchĂŠ è giusto, punisce i peccatori ingiusti. Ma ora, dopo la sua scoperta, Lutero comprende questa frase nel modo opposto: in modo passivo. In altri termini, RUD LQ TXHVWD IUDVH /XWHUR YHGH XQ 'LR FKH GRQD OD SURSULD JLXVWL]LD D SHFFDWRUL LQJLXVWL 4 Attenzione: in ambedue questi scenari gli uomini sono peccatori e Dio è giusto. Ma nella nuova comprensione di Lutero, la giustizia di Dio descrive un Dio che copre l’ingiustizia di chi crede, con la giustizia di Cristo. Dio è santo e giusto. Noi siamo peccatori ingiusti. Ma se crediamo, Dio ci vede come se fossimo giusti, in quanto coperti con la giustizia di Cristo. ,O %HQHÂżFLR GL &ULVWR descrive questa situazione come segue: “Dico che’l cristiano conosce Cristo essere suo per 2 3

4

Citato da McGrath, Pensiero, pp. 136-7. Su quest’espressione cfr. Giovanni Miegge, Lutero: l’uomo e il penVLHUR ÂżQR DOOD 'LHWD GL :RUPV , 4 ed. Claudiana, Torino 2003, pp. 135-141; e McGrath, Iustitia Dei II:4-6. Miegge, Lutero, p. 140 scrive: “L’interesse che Lutero prova nella LGHD GHOOD JLXVWLÂżFD]LRQH SDVVLYD GL 'LR qÂŤOD FHOHEUD]LRQH GHOOD VXD pura misericordiaâ€?. 25


COME AVERE PACE CON DIO

fede con tutta la sua giustizia, santitĂ e innocenza; e, sĂŹ come alcuno si veste di una bellissima e preziosa veste, quando vuole appresentarsi al conspetto di un signore, cosĂŹ il cristiano, ornato e coperto della innocenza di Cristo e di tutte le sue perfezioni, si rappresenta innanzi a Dio, signor dell’universo, FRQÂżGDQGRVL QHL PHULWL GL &ULVWR QRQ DOWUDPHQWH FKH VH HVVR [= il cristiano] avesse meritato e conseguito tutto quello che Cristo ha conseguito e meritato. La fede certamente fa che noi possediamo Cristo e tutto quello che è di lui, come ciascun di noi possede la sua propria veste; e perciò il vestirsi di Cristo altro non è che tenere per fermo che Cristo sia nostro, come nel vero è, se noi il crediamo, e creder che per questa celeste veste noi siamo grati [= graditi] e accetti nel conspetto di Dioâ€?.5 Nel raccontare sopra la propria esperienza Lutero descriveva la GRWWULQD GHOOD JLXVWLÂżFD]LRQH SHU IHGH LO WHPD DQFKH GHO %HQHÂżFLR di Cristo. A rigor di termine, la dicitura di questa dottrina sarebbe ÂľOD JLXVWLÂżFD]LRQH per grazia mediante la fede.’6 /D JLXVWLÂżFD]LRQH 5 6

Sansoni, p. 52 (cap. 5). McGrath, Pensiero, p. 143 precisa (all’interno del cap. 5, sezione ÂľOD IHGH JLXVWLÂżFDQWHÂś Âł/ÂśHVSUHVVLRQH FRPSOHWD ÂľJLXVWLÂżFD]LRQH per grazia mediante la sola fede’ esprime piĂš chiaramente il senso di TXHVWD GRWWULQD OD JLXVWLÂżFD]LRQH GHO SHFFDWRUH VL IRQGD sulla grazia di Dio ed è ricevuta per mezzo della fede.â€? McGrath prosegue e cita il seguente lungo titolo di un’opera di Heinrich Bullinger (15041575), il successore di Huldrych Zwingli (1484-1531) a Zurigo, il quale “costituisce una formulazione riassuntiva, anche se non molto eloquente, delle idee di Lutero.â€? Ecco il titolo: ‘La grazia di Dio che FL JLXVWLÂżFD SHU DPRUH GL &ULVWR PHGLDQWH OD VROD IHGH VHQ]D EXRQH opere, mentre la fede, a sua volta, abbonda in buone opere’. Poi Mc*UDWK WLUD OH ÂżOD GHOOD GRWWULQD FRPH VHJXH Âł'LR RIIUH H Gj XRPLQL H GRQQH ULFHYRQR H VH QH UDOOHJUDQR /D GRWWULQD GHOOD JLXVWLÂżFD]LRQH per sola fede afferma che Dio fa tutto quanto è necessario per la 26


1 – L’ANGOSCIA DI LUTERO

avviene D FDXVD GHOOD JUD]LD, a causa della misericordia di Dio in Cristo. La fede è soltanto il ‘mezzo’ (mediante la fede) che ci permette di ricevere la salvezza; la salvezza che ci è stata resa GLVSRQLELOH VXOOD EDVH GHO VDFULÂżFLR GL &ULVWR VXOOD FURFH H OD VXD risurrezione dai morti. Al riguardo George precisa la posizione di Lutero: “[Egli] non considerò la fede affatto un’opera meritoria. $ ULJRU GL WHUPLQL QRQ q OD IHGH FKH JLXVWLÂżFD HVVD q VROR SHU FRVu GLUH OÂśRUJDQR UHFHWWLYR GHOOD JLXVWLÂżFD]LRQH (VVD QRQ ID Vu FKH FL sia la grazia, ma semplicemente prende coscienza di qualcosa che esiste giĂ . Avere fede vuole dire accettare che siamo accettati in GesĂš Cristo.7 Tuttavia non si tratta di un’attivitĂ umana che noi generiamo, si tratta piuttosto di un dono dello Spirito Santoâ€?.8

7

8

nostra salvezza. Anche la fede è dono di Dio e non opera umanaâ€? (il corsivo è sempre in McGrath). Nel suo scritto ‘Contro la sesta sessione’ del Concilio di Trento, Calvino commenta: “Infatti la fede non porta qualcosa di nostro a Dio, ma accoglie ciò che Dio ci offre spontaneamente. Da questo deriva che la fede, benchĂŠ imperfetta, nondimeno possieda una giustizia perfetta, perchĂŠ non ha altro rifugio che la gratuita bontĂ di Dioâ€?; p. 239 *LRYDQQL &DOYLQR 'LVSXWH FRQ 5RPDÂŤ, a cura di Gino Conte e Pawel Gajewski, Claudiana, Torino 2004. Invece nella sua Istituzione III.13.5 (Tourn, p. 927) Calvino scrive: “La fede non ha in Vp OD SRWHQ]D GL JLXVWLÂżFDUFL R GL SURFXUDUFL JUD]LD GLQDQ]L D 'LR ma essa riceve da Cristo quel che ci manca [appunto, la giustizia di cui abbiamo bisogno per essere accettati davanti a Dio].â€? PiĂš avanti VFULYH DQFRUD Âł/D IRU]D GL JLXVWLÂżFD]LRQH GHOOD IHGH QRQ ULVLHGH LQ XQD TXDOFKH GLJQLWj GHOOÂśRSHUD SRLFKp OD QRVWUD JLXVWLÂżFD]LRQH VXVsiste per la sola misericordia di Dio e per merito di Cristo. Se la fede JLXVWLÂżFD q VROR SHU LO IDWWR FKH DIIHUUD OD JLXVWL]LD RIIHUWDOH LQ &ULVWR´ (Istituzione III.18.8; Tourn, p. 993). Theology, p. 71. John Stott, /D FURFH GL &ULVWR, Ed. GBU, Roma S VFULYH VLPLOPHQWH Âł,QROWUH OD IHGH FKH JLXVWLÂżFD QRQ q DIIDWWR XQÂśDOWUD RSHUD 1R GLUH ÂľJLXVWLÂżFD]LRQH SHU IHGHÂś q VHPSOLFH27


COME AVERE PACE CON DIO

Per via di questa nuova comprensione della giustizia GL 'LR /XWHUR ÂżQDOPHQWH DYHYD OD FHUWH]]D GL HVVHUH ÂľD posto’ con Dio.9 Questo è il senso delle parole di Lutero che abbiamo appena letto: ‘Mi sentii rinascere, e mi parve che si spalancassero per me le porte del paradisoâ€?. L’odiato termine ‘la giustizia di Dio’ ora era diventato un vocabolo dolcissimo ed amato. Questa scoperta ha trasformato sia la vita di Lutero sia il cristianesimo europeo.

Punti di riflessione

Punti di riflessione

1a. Il buio spirituale in cui si trovava Lutero non è invidiabile. Ma dobbiamo ammirare la tenacia con cui ha continuato a cercare di comprendere Dio nella lettura della Bibbia. 1b. Tante persone impiegano tanto tempo e tanta energia in un determinato hobby, nella moda o nei vestiti, con i videogio-

9

PHQWH XQ DOWUR PRGR SHU GLUH ÂľJLXVWLÂżFD]LRQH SHU PH]]R GL &ULVWRÂś La fede non ha assolutamente nessun valore per se stessa; il suo valore sta solo nel suo oggetto. La fede è l’occhio che rivolge lo sguardo a Cristo, la mano che afferra la sua, la bocca che beve l’acqua della vita.â€? Cfr. anche John Piper, Counted Righteous in Christ: Should :H $EDQGRQ WKH ,PSXWDWLRQ RI &KULVWÂśV 5LJKWHRXVQHVV", Crossway, Wheaton 2002, p. 64 (scaricabile gratis legalmente a http://cdn.desiringgod.org/pdf/books_bcrc/bcrc_all.pdf). Cirillo Lucaris (15721638) dichiarava: “Quando diciamo fede, intendiamo‌l’oggetto della fede, che è la giustizia di Cristo. La fede, come se fosse con una mano, la comprende e l’applica a noi per la nostra salvezzaâ€? (citato da Lane, p. 99). Da un altro punto di vista Miegge, Lutero, p. 141 VHJXHQGR 6WURKO VFULYH Âł/ÂśXRPR QRQ q JLXVWLÂżFDWR SHUFKp FUHGH ma per quello che crede.â€? Cfr. George, Theology, p. 70. 28


1 – L’ANGOSCIA DI LUTERO

chi, facendo puntate in borsa o seguendo un rock star o una squadra di calcio. Invece di fare ciò, sarebbe logico investire almeno (!) lo stesso tempo e la stessa energia nel cercare Dio? I seguenti versetti ti incoraggeranno a iniziare la tua ricerca personale partendo dalla lettura della Bibbia. - Deuteronomio 4:29: “Ma di là cercherai il Signore, il tuo Dio, e lo troverai, se lo cercherai con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua.” - Giosuè 1:8: “Questo libro della legge [oggi = la Bibbia] non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte.” - Salmo 1:1-2: “Beato l’uomo [e beata la donna]…il cui diletto è nella legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte.” - Geremia 29:13-14: “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; io mi lascerò trovare da voi.” - Matteo 6:33: “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio.” - Ebrei 11:6: “[Dio] ricompensa tutti quelli che lo cercano.” - Giacomo 4:8: “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi.” 2. Se non hai mai letto la Bibbia, perché non inizi ora? Ci sono più traduzioni buone, anche se io preferisco la Nuova Riveduta.10 La Bibbia è composta da sessantasei libri e di conse10

Ordinare una Bibbia è facile ed anche economico. In questo momento sul sito della CLC ho visto una Bibbia ‘Nuova Riveduta’ in offerta addirittura per € 1,50 (www.clcitaly.com/live/articolo/index. php?query=009310). Ma non dovete seguire necessariamente la mia 29


COME AVERE PACE CON DIO

JXHQ]D D YROWH q GLI¿FLOH VDSHUH GD FKH SDUWH FRPLQFLDUH ,R ti consiglierei di iniziare magari dal Vangelo di Giovanni o dalla Lettera di Paolo ai Romani. Buona lettura! 3. Se invece leggi la Bibbia da tanto tempo, ti consiglio un libro che ti permetterà di fare un salto di qualità nel tuo studio individuale. Si tratta di Gordon Fee e Douglas Stuart, Come aprire le porte a una lettura informata della Bibbia, Patmos, Perugia 2008.

preferenza per la Nuova Riveduta. L’importante è leggere una delle molte buone traduzioni italiane. 30


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.