Torneo di Poesia - Poetry slam PoEtica 2013

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raccolta di poesie recitate al torneo Digikirja editrice


indice simone marchetti 4 manuel cohen 5 emanuele d’agapiti 6 roberto dogustan 7 alessandro cerratti 8 sara laurenzano 9 pino cavallaro 10

progetto grafico

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prefazione di viviana scarinci Questa pubblicazione in eBook dei migliori testi delle performance cui abbiamo assistito in occasione del Primo Torneo di Poesia organizzato da PoEtica, vuole soprattutto significare che la poesia intesa come luogo di assemblea può ancora determinare una forma di autentico incontro tra la diversità delle istanze di cui si fa portatrice e la comunità che la ospita.Tutti i performer intervenuti, distanti per età, provenienza, intenzione poetica ci hanno regalato una giornata indimenticabile, dimostrando tutta la fecondità della principale contraddizione che un poeta vive sulla sua pelle: la scrittura come atto di suprema intimità e l’assoluta necessità di condivisione che ne consegue. Quindi grazie a quanti hanno letto i loro versi vincendo l’emozione, a quanti sono intervenuti e hanno ascoltato le parole dei poeti con attenzione e rispetto, ai musicisti che li hanno accompagnati improvvisando con le note di volta in volta la loro risposta ai versi. Grazie a Rita Martani e alle sue parole che hanno contribuito a rendere ancora più manifesto il senso dell’incontro. Infine grazie ai giudici Cony Ray per la sua onestà intellettuale e Hanna Suni che oltre a redigere questo eBook è ormai di fatto una delle colonne portanti di PoEtica.

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simone marchetti ipocrisia

Se tu sei il sole della natura Io sono l’oscurità delle tenebre Se tu sei le radici dell’essere Io sono linfa avvelenata Se tu sei la bussola nei sentieri Io sono l’interferenza della via Se tu sei il pane cuocente Io sono le briciole che rimbalzano per la strada Se tu sei un porto dalle braccia aperte Io sono un vicolo sperduto Se tu sei qualcuno Io sono qualcosa Se tu sei una maschera Io sono verità Se tu propagandi asetticismo Io sono l’arcobaleno dei burattini Se tu ammutolisci e ammali Io sono l’urlo di rivoluzioni Se tu copri la realtà Io sono portatore di luce Se tu uccidi senza pudore Io sono il martire della speranza Se tu sei l’oscurità delle tenebre Io sono il sole della natura

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manuel cohen orlo

fino fino a fino a quando fino a che punto insino a quel primo mattino al mondo interno intestino calata la notte sul catino un tubicino d’aria lungo l’intramatura-tunnel fina fino a uno spazio angusto una quadratura un budellino della terra una bolla un alveo un’interstiziatura sotto il lino della fessura terrestre venti trenta quaranta cinquanta metri insino alla sottolineatura ore otto e dieci del notturnale più mortale mattino del giorno otto agosto millenovecentocinquantasei nero omino carboncino fossile fino ai giacimenti in giacitura ove finita non senti voce alcuna infutura fino a cento due tre quattro cinque sei settecento metri – piano novecentosettantacinque – fino quasi al centro cavo della terra al punto del nero limo fino al muro del catino della terra fino a quando scoppia calore lampo incendio innaturale che penetra gli spazi i pozzi fondi del catino estrattivo che mina le nostre duecentosessantadue vite arrostite imprigionate dal destino saltate in aria asfissiate relegate rifugiate al fondo fuggendo al rogo e al fumo fino a metri milleetrentacinque cercando una tasca riparo aspettando qualcuno chino a una risacca un’ultima budella buca estrattiva una fossa comune nel catino all’alba del ventitre agosto corrente mese corrente anno domini fino a fino a quando un’esplosione di cavi elettrici un fuoco fino a fino a un boato terrestre intestino il giorno quindicesimo dai cunicoli i soccorritori risaliti in superficie fino come issati al più innaturale minato destino a una cavea carbonifera reale insino al tamburo battito dei mari salino ridotta a uno iato vespertino al primo nero scalino a che punto insino a quando fino fino a fino fino

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emanuele d’agapiti sorgente Riposano i poeti, sotto siepi silenziose, lontana l’età dell’oro, passate le tracce preistoriche, dove la natura era culla per le vesti. Riposano i poeti nell’eternità dei loro viaggi solitari, riposano nell’oscurità, nell’ oblio. E mi sembrava vittoria quel pianto interrotto nelle doline e nei versi. Sparsi con i morti della guerra anche i resti di un inchiostro di vita. Ciò che è, ciò che ora è qui, preparare quello che sarà. Principio, fine, nel vivente la coscienza, morte, chi nasce, parola e memoria. Ed altra traversata tagliata. Silenzio nei giri segreti, urli in sedute collettive, Il firmamento, nella sua ruota selettiva. Essere, nel misero, barbaro, io. Sono, non sono, niente.

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roberto dogustan le rondini

Di questi augelli pochi si mostrano se non nella stagione giusta ammiro la vostra disinvoltura con la quale non vi bastano che gloriose ali esaltazione di sogni nostrani che mai anche io possa averne un paio per posti lontani? la lunga permanenza sbiadisce i tramonti che riposino su culle o maremoti nascosti e anche io come voi non conosco appartenenza ai ranghi e agli amori incastrati e mentre volate soavi mai che sia in coppia noto una scritta sul fondo: i cittadini del mondo.

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alessandro cerratti tania non ho notizie tania la cura del sonno, psichiatra del policlinico di tor vergata figlio di una medaglia d’oro delle SS, questo matrimonio è valido, non possiamo non ficcare il naso in affari che non ti riguardano, spesa no avvocati neanche un miliardo la principessa è a palazzo brancaccio, c’era un vecchio pasticcere, quella era una prostituta che ha fatto innamorare il principe ed è diventata principessa figli spuri lupanare testimonianze recondite visite scambi parlo ho bisogno di parlare non mi cominciare a dire bambini abbandonati con medaglia e attestato il tuo cervello ti servirà per esperimenti c’era dizionario il dizionario della lingua siciliana a roma dietro alle belle arti un cancello con due delfini dentro al casale la mediateca con i pezzi grossi la sala della palestra guardie del corpo cuoco tangenti camini coppie di cuochi una coppia di peruviani io sono medico io sono avvocatessa per sopravvivere il casale mi tiro i capelli in su ministro ultrapotenziario mi metto un filo di perle il ministro della giustizia con flick cuccia il padrone dice a cuccia flick cani e ministri metti un ministro a cena disegno faccio caricature una morte annunciata roma è violenta la signora con gli occhi pesti col magistrato che la picchia malattie nervose e mentali tagliano fondi 2appartamenti lettini brandine una città piena di chiese e parrocchie violenza anziane e giovanette concepiti in situazioni preti e missioni beneficienza un per mille fortunati i ponti mi vuoi rapinare can i help you eppure dopo tanto parlare dice l’elfo voi vi guardate negli occhi un silenzio potente l’uomo contro l’umano sentire i bambini i vecchi chi balla poi i pony a villa lazzaroni periodare e timbro cosa è meglio? i giochi di luce guardare le persone

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mi fermavo davanti al supermercato per capire il grado di soddisfazione i gesti i punti di forza è una strada se cammini nell’aria dopo che parlo con te ho sognato ho sognato sono timido sono timida perchè sta succedendo i goffi uomini di potere sculacciati in mutande se non prendo il cuscino e gli do le botte a orangia c’erano le arance con l’odore simile alla zagara la valle dei mandorli in fiore i fiori di pesco i fiori di pesco giapponese un pesco sul greto del fiume tevere disegnato con gli acquarelli una lezione di silenzio una donna di potere non per la vendetta quando la pulzella era in difficoltà la maga circe protegge i poeti avvocato carnelutti e rutelli a terracina alta vicino all’ospedale struttura per malati psichici un giorno il ragazzo al bar che piangeva viveva con la zia genitori morti rinchiuso per interessi economici scriveva poesie suonava il pianoforte ale occhi vitrei grasso capelli unti la lingua frastagliata dagli psicofarmaci raccoglievo i fiori secchi scendevo nei casolari una bella tenda mi addormentavo guardando il circeo il cardinale mi ha palpato usciva con la mercedes luoghi fisici concertista con borsa di studio il fratello è morto l’altra settimana giorgio ei fu perch’ non sono come vorrei proicamente mediocre omissis roma esiste la radio esiste maledetta terrona non salutarmi perchè non ti rispondo solitudine arrichisce tolgono il telefono ti toglieremo il telefono questo telefono è sottocontrollo quando mi prende giù non mi arriva più un cartoncino controllato controllore più respiro schedati e hanno portato via tutto lo stipite una ninna nanna basta

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sara laurenzano il vedovo nel bosco che fu

Gridava, ansimando, alle betulle deturpate. La sua eco avrebbe spaventato la mite fauna da tempo scomparsa. Una corteccia ospitava le fugaci promesse che inaugurarono un lungo avvenire ormai trascorso. “Non incidere, non farle del male!” Proprio allora, egli ricordò le proprie parole: “Come possono dei petali in rima ferire una creatura a loro così simile?” Gli occhi severi, imperturbabili, scrutavano il sentiero... Quei pochi passi lo avevano reso così fragile... Ma una culla di soffici foglie sapevano porre fine alla stanchezza All’affanno Al suo sertirsi, ora, solo.

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pino cavallaro i l l a v o r o p e r i l I° m a g g i o

Passa la grande querra, finisce la paura, la fame ancora no, inizia la cerca di un lavoro questo lavoro non c’è striscioni, cartelli, tante bandiere, si sfila, si urla, si dice che abbiamo fame. invece di lavoro c’è la celere, questi ragazzi della forza pubblica sono figli di contadini e operai, per loro è un posto di lavoro, ci manganellano, e qualvolta sparano. Giuseppe Tanas mi è morto vicino, questo ricordo lo dedico a lui. Il giorno della festa e della memoria, è una festa triste, ci sono morti uccisi, queste vittime, morte per lavoro il lavoro è la vita e piacere il piacere di fare quello che piace. Il capitalismo però, è una malattia che uccide. Oggi ricordiamo tutti i morti questi morti, per mancanza o per troppo. Oggi la festa è triste e mesta.

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