Riflessione sulle cause della crisi della sinistra

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vittorio moioli

Riflessione sulle cause della crisi della sinistra


Riferimenti storico-teorici

I padri del socialismo scientifico (Karl Marx e Friedrich Engels) Prima di loro il socialismo aveva carattere utopistico e romantico, dopo di loro si è sviluppato il marxismo, o meglio i marxismi


Dopo aver analizzato i processi economici e il capitalismo del suo tempo

Marx ammonisce:

non è possibile violare le leggi storiche dello sviluppo; - la rivoluzione non rappresenta altro che una abbreviazione del travaglio. -


E puntualizza che per costruire un nuovo sistema sociale è necessario il contemporaneo rivoluzionamento:

a) del modo di produzione e dei rapporti sociali; b) del sistema politico-istituzionale; c) del modo di pensare e di agire degli uomini. Un percorso complesso che necessariamente richiede una

fase di transizione.


Cause della crisi odierna Rispetto al dettato dei padri del soacialismo, nell'operato della sinistra mondiale si evidenziano quattro anacronismi: ●

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non ha teso a superare l'economia politica; non ha avviato l'estinzione dello Stato; non ha maturato una sua propria originale visione del mondo; ha praticato il nazionalismo anziché l'internazionalismo.


1° anacronismo I percorsi indicati dai padri del socialismo per rivoluzionare la struttura economico-sociale sono:

riappropriazione del sapere sociale; â—? socializzazione dei mezzi di produzione; â—? superamento della divisione sociale del lavoro. â—?


Obiettivo di tali percorsi è

una società organizzata come “associazione cosciente e sistematica” nella quale i produttori sono chiamati a regolare “lo scambio dei prodotti, ponendolo sotto il proprio controllo, anziché permettere allo stesso di governare gli uomini come forza cieca”. Marx indica a questo riguardo due concetti che da gran parte della sinistra sono stati trascurati.


Essi sono:

il “general intellect� e la socializzazione dell'economia.


Marx rifiuta in maniera categortica l'ipotesi di una statalizzazione dell'economia.

Pensa invece a un nuovo modo di produzione non piĂš determinato dal lavoro coatto e alienato, ma fondato sulla soddisfazione dei bisogni dell'uomo.


Egli dimostra non solo che il capitale per moltiplicarsi si appropria del pluslavoro: lavoro necessario (salario) e lavoro eccedente (plusvalore), ma che esso trasforma nel contempo il lavoro vivo (capitale variabile) in lavoro morto (capitale fisso), immagazzinandolo nelle macchine.


Nei “Grundrisse”, in particolare, affronta il tema del

“general intellect”.

Il capitalista si appropria dell'intelligenza collettiva (il sapere sociale, le idee, l'abilità dei lavoratori, le invenzioni, insomma tutto ciò che concerne la scienza e la tecnica nel processo di produzione, e pure in quello della riproduzione) e la incorpora e accumula nei suoi impianti, nelle sue macchine trasformandola in volano della sua riproduzione ed espansione. E modella l'intera società in conformità di questo perverso meccanismo.


L'egemonia del capitale, dunque, non sta solo nella ricchezza accumulata attraverso l'approriazione del pluslavoro,

ma anche e soprattutto nell'appropriazione dell'intelligenza degli individui la quale, incorporata nelle macchine, si trasforma in condizionamento dell'agire sociale, determinando e inducendo bisogni che, prima di essere il prodotto della natura umana, costituisono una necessitĂ del profitto e del mercato capitalistico.


Marx ci insegna che se il “general intellectâ€? è il punto di forza del capitale, esso rappresenta al tempo stesso la leva per il conseguimento della societĂ socialista.


Ebbene, la sinistra non ha fatto suo questo insegnamento !


La Russia del 1917 vanta un'economia “semiasiatica”. ●

Lenin contrappone i soviet alla Duma, ma poiché deve combattere urgentemente miseria e disoccupazione, imita il modo di produrre capitalistico esaltando i pregi del taylorismo (standardizzazione della produzione). Accentra la direzione dell'economia nello Stato (Nep - con Stalin i piani) favorendo la nascita dei glavkj, i quali nel tempo si sostituiscono ai soviet, e la natura del lavoro resta identica a quella su cui fonda il sistema borghese.


I bolscevichi potevano forse fare diversamente? A mio giudizio, no! Caratteristiche della Russia nel '17 erano:

arretratezza, rapporti di produzione semifeudali, carestie, accerchiamento, retaggi culturali, immaturità del proletariato. Fallimento rivoluzioni in Europa, isolamento e assenza di un internazionalismo proletario. La socializzazione poteva forse essere realizzata nel corso degli anni e cosÏ un nuovo modo di produrre, ma ciò non è avvenuto.


La sinistra occidentale ha attribuito il crollo del socialismo reale a cause di natura politico-istituzionale e non ha dato alcun peso alla mancata realizzazione del processo di socializzazione dell'economia. Questo è potuto avvenire perchè essa non ha mai cessato di interpretare la rivoluzione come processo politicoistituzionale, anzichè sociale: presa del “palazzo” per via elettorale e statalizzazione dell'economia capitalistica.

Il termine “general intellect” è stato così dimenticato. A trionfare non sono stati socializzazione, democrazia e protagonismo sociale, bensì la

delega borghese.


La sinistra occidentale ha concentrato la sua lotta sul salario e sulle condizioni sociali del proletariato; il problema della riappropriazione dell'intelligenza e del sapere sociale non se lo è posto e ha lasciato campo libero al capitale.

Ha contrattato il plusvalore, ma ha ignorato il “general intellect�. Ha fatto sua in sostanza una strategia ibrida: l'evoluzionismo della 2a Internazionale accompagnato dallo statalismo sovietico.


Come avrebbe potuto, e come potrebbe, riappropriarsi la sinistra del “general intellect”? ●

Agendo nell'ottica del superamento dell'economia politica; valorizzando il sapere dei lavoratori (non monetizzazione, ma potere d'intervento su scelte produttive e sociali); creando micro economie fondate non sul valore di scambio, ma sul valore d'uso (il movimento cooperativo e solidale); istituendo incubatori d'impresa: start up sociali; scambiando esperienze e unificandole a livello internazionale.


A questo riguardo s'impone un'analisi critica delle esperienze compiute nel passato. ●

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- Esperienze dei consigli operai (Russia, Germania, Ungheria, Spagna, Italia, ecc.); - autogestione jugoslava; - comuni cinesi; - kibbutz israeliani; - consigli di gestione in Italia nel periodo della Liberazione; - lotte studentesche e operaie nel '68-69, anni '70; - cogestione tedesca; - esperienze di partecipazione alla direzione di aziende e agli utili; - esperienza italiana del “Protocollo Iri”.


In un sistema in cui le contraddizioni del capitale esplodono e il lavoro è divorato dalla rendita parassitaria,

l'unica alternativa di progresso è la socializzazione dell'economia. E le condizioni praticabili esistono: ● ●

autogestione delle aziende in crisi; imprese di volontariato sociale non solo di servizi; banche di scambio solidale. Se la riconversione dell'economia non la fa la sinistra, il capitale persiste nelle sue sciagurate innovazioni.


Non delega del cambiamento a un'avanguardia,

ma protagonismo sociale a tutti i livelli, a partire dal mondo della produzione, dei servizi e del consumo, giacchĂŠ il modo di produrre e di consumare determina i rapporti sociali, le relazioni tra gli uomini e quindi la qualitĂ della loro vita. Occorre dare corpo alla “manifattura post capitalisticaâ€? coniugando risorse, saperi e bisogni.


E questo percorso va intrapreso urgentemente anche perchĂŠ

il sistema del capitale sta producendo contrtaddizioni sociali inedite che appaiono irrisolvibili e il suo modo di produrre ricchezza crea miseria, disuguaglianze, emarginazione. Se nell'epoca fordista ha creato lavoro, in quella della globalizzazione nei Paesi sviluppati lo sta distruggendo.


2° anacronismo Marx considera lo Stato una macchina finalizzata all'oppressione di una classe da parte di un'altra e sinonimo di “proprietà privata”. Considera il diritto borghese strumento di coercizione perché falsamente uguale, in quando non rispetta la diversità di ogni individuo.


Definisce il istema democratico borghese “democrazia per un'infima minoranza”, cioè per i ricchi. E a riguardo della rappresentanza borghese, Engels parla di “cretinismo parlamentare”. Essi suggeriscono il superamento della delega e della politica.


Dopo l'esperienza della Comune di Parigi, Marx ed Engels elaborano la teoria dell'“estinzione dello Statoâ€?, la quale presuppone il massimo di protagonismo sociale. Su questa teoria si sofferma ampiamente Lenin alla vigilia della rivoluzione d'Ottobre. In Occidente sarĂ oggetto di riflessione in particolare di Rosa Luxemburg e di Antonio Gramsci. Mentre Lenin contrappone i soviet alla Duma, Luxemburg e Gramsci elaborano (e praticano) la strategia consiliare.


Come si sa, il “socialismo reale” ha dato vita al “moloc” (società di costrizioni, illibertà, repressioni, gulag); la sinistra in Occidente, sposando la delega, ha fatto suo il principio della rappresentanza borghese fino a immedesimarsi nello Stato. ●


Tutti gli attuali partiti tradizionali di sinistra del pianeta fondano la loro esistenza non sulla democrazia diretta, ma sulla democrazia rappresentativa.

Se si eliminasse il momento elettorale, tutte le organizzazioni politiche della sinistra non avrebbero piÚ ragione di esistere. Il loro legame con la società civile è funzionale in modo esclusivo al sistema della delega. Opportunismo, narcisismo, trasformismo, corruzione sono in gran parte il prodotto del sistema della rappresentanza.


Siamo di fronte alla crisi dello Stato e della rappresentanza. Il suffragio universale ha fatto il suo tempo e anche dal punto di vista istituzionale c'è bisogno di un nuovo sistema. L'evoluzione del capitalismo (individualismo esasperato) confligge con i principi della democrazia e della partecipazione e per governare secondo il suo ordine, alla società impone un

modernismo autoritario.


I fenomeni dell'astensionismo, dell'ingovernabilità, della radicalizzazione sociale, non sono altro che la testimoninanza di un processo che tende a concentrare il potere in poche mani. Al punto che il destino dell'umanità è posto nelle mani di pazzi come Trump e Kim. C'è urgente necessità che il popolo prenda in mano le sue sorti. Se non lo fa la sinistra, lo fa la destra: il dilagare dei movimenti xenofobi e razzisti, il riemergere di nostalgie fasciste e naziste, le tendenze separatiste al “far da sé” (autogoverno di chi sta meglio), sono la dimostrazione più eloquente.


La storia ci insegna che il partito-avanguardia, quello che si fa Stato quale deus ex machina di ogni iniziativa, non potrà mai garantire quel protagonismo sociale che è richiesto dalla costruzione di una società socialista. Una formazione garante della democrazia diretta non può che essere un

“intellettuale collettivo”.


L'unica strada da percorrere per evitare la barbarie è dunque quella della

democrazia diretta (da non confodersi con quella del web e dei referendum).

Strutture consigliari sui luoghi della produzione e della riproduzione e collettivi di autogestione in ogni ganglio della societĂ . Istituzione di un soggetto di promozione e coordinamento con il compito di unificare le diverse esperienze ed elaborare con loro le strategie di cambiamento.


Compito delle strutture di democrazia diretta è quello di conquistare gradualmente le casematte del sistema sottraendole alla logica del capitale ●

attraverso: - la riappropriazione del “general intellect” (produzione e servizi fondati sui bisogni);

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- lo scambio solidale alternativo al mercato; - il lavoro non comandato e non subordinato Nel mondo del volontariato già oggi esistono esperienze che hanno simili requisiti e che dimostrano come l'alternativa al capitalismo non sia affatto un'utopia.


Poichè viviamo in regime di democrazia rappresentativa, un'avanguardia del movimento ci deve necessariamente essere,

l'istituto della delega, purtroppo, è destinato a sopravvivere ancora per un determinato tempo anche in un sistema socialista. Essa comunque deve essere intesa come istituto transitorio, quel che vale per lo Stato deve valere anche per la stessa avanguardia: sua funzione è quella di fare da “levatrice” del nuovo, perciò operare per la sua stessa estinzione.


3° anacronismo Per riappropriarsi del “general intellect” e praticare la strategia consiliare necessitano individui dotati di spirito critico, mente aperta, autonomia d'azione, creatività e con una coscienza non solo di classe, ma di specie. La sinistra, quando non ha prodotto mostri, ha creato tanti soldatini obbedienti ai loro capi e alla “linea”. L'adesione al partito ha comportato spesso la mortificazione dell'intelligenza, del pensiero e della volontà degli aderenti.


Compito dell'avanguardia avrebbe dovuto essere quello di favorire l'autonomia dell'individuo e la sua crescita intellettuale, ma così non è stato. Oltretutto, nella società capitalistica l'uomo fatica a rendersi conto della sua stessa alienazione e la presenza di un soggetto che lo aiuti ad aprire gli occhi e ad assumersi le proprie responsabilità, è un'esigenza imprescindibile.


Marx ha insistito sulla necessità che il proletariato avesse una sua propria visione del mondo (weltanshauung) da contrapporre a quella borghese. Senza di essa non è pensabile che si possa costruire una società nuova. Protagonista dell'alternativa dunque non può essere l'“homo aeconomicus” capitalistico, ma deve entrare in campo un “uomo nuovo”.


Il quale deve vantare: - un nuovo senso comune; - una visione scientifica del mondo; deve essersi liberato la mente da ogni condizionamento ideologico; deve, in sostanza, aver attuato quella riforma morale e intellettuale che Gramsci giĂ invocava negli anni '20 e '30 del Novecento.


4° anacronismo

Proletari di tutti i Paesi, unitevi!


Nel corso di 170 anni il proletariato si è frantumato all'infinito.


Noi oggi viviamo un doppio paradosso: Apparteniamo al “villaggio globale” e la sinistra è più che mai impregnata di nazionalismo e localismo. Si rifà ai principi dell'uguaglianza e della solidarietà, ma si dimostra sempre più incapace di interpretare i bisogni delle classi subalterne, di rappresentarle e unificarle. Il capitale fonda sulla competizione eppure tiene unito il mondo e lo domina. Se il moderno proletariato non ritrova l'unità e lo spirito internazionalista, è sicuramente sconfitto.


In conclusione: - Socializzazione dell'economia attraverso la riappropriazione del “general intellect”, - democrazia diretta per l'autogoverno, - nuovo senso comune e nuova visione del mondo, - spirito e azione internazionalista, sono quattro pratiche politico-sociali che vanno espletate in maniera congiunta e contemporaneamente. Se viene meno una di loro, perdono di efficacia tutte le altre. Non dobbiamo ripetere l'errore dei bolscevichi che hanno separato le forme della produzione dai rapporti sociali e non hanno creato né l'“uomo nuovo” né la socializzazione.


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