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Orizzonte Bruxelles di Pierfrancesco Majorino

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Joint statement

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→ POSTFAZIONE Orizzonte Bruxelles

— di Pierfrancesco Majorino

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La carovana di Kiev è stata una sorpresa continua. Inutile girarci attorno. Quelle poche giornate passate da “aggregato” del MEAN hanno rappresentato, ai miei occhi, un raggio di sole improvviso.

Intendiamoci: so bene che non bastino, in uno scenario simile, in un tempo devastato dal conflitto globale di Putin, i sentimenti “buoni”.

So bene quanto il dramma, inimmaginabile anche solo fino a pochi mesi fa, che sta vivendo il popolo ucraino sia totalmente di fronte a noi e non sia in alcun modo “ridimensionabile”, nemmeno sottolineando il gesto di un piccolo gruppo di “pacificatori europei”. Tuttavia voglio cominciare da qui.

Da questo mio ragionamento di cui difendo l’ingenuità: in quelle giornate una piccola speranza l’ho intravista.

E l’ho intravista proprio nell’idea che hanno coltivato i promotori di quell’iniziativa a cui ho portato il mio contributo in punta di piedi.

L’idea, semplicissima e speciale in un tempo simile, che voglio riportare così: con quella missione informale e desidero-

sa di farsi genuinamente notare alla fine si è decisa essenzialmente una cosa.

Esserci.

E quindi, non retoricamente, innanzitutto di esserci per ascoltare.

Ascoltare le parole di un popolo (e di alcuni suoi rappresentanti) che lotta e resiste e domanda mobilitazione e attenzioni.

Esserci, poi, per creare ponti.

Come quelli a cui ha fatto riferimento implicitamente il sindaco di Kiev, Vitalij Klycko che nei fatti ha richiamato la paura che possa calare l’attenzione europea e proprio l’Europa possa farsi incantare dalle sirene della disinformazione russa.

Ponti da generare e alimentare, allora, con l’obbiettivo preciso di consolidare il legame con donne e uomini che vivono sulla propria pelle il timore che la comunità internazionale compia il viaggio contrario rispetto a quello operato dal MEAN.

Un viaggio realizzato nella direzione opposta, che alimenti la distanza.

Questo rischio è oggi straordinariamente presente.

Il mondo “occidentale” può progressivamente farsi vincere dalla stanchezza della guerra.

Può cedere di fronte al ricatto legato alla questione gigantesca - e determinata dagli evidenti errori del passato - dell’autonomia energetica.

Può, infine, mostrarsi fragile, paradossalmente molto più fragile di quello ucraino - che fa i conti con le bombe, le città devastate e la morte - e perseguire pericolose scorciatoie auto-rassicuranti.

Queste settimane italiane, di questa estate politica, del resto, dicono molto bene tutto ciò.

Ci sono, in un Paese segnato da una delle più terribili campagne elettorali dell’epoca recente, tutti i segnali capaci di dimostrare che l’Italia possa essere un laboratorio funzionale alla minimizzazione della drammatica strategia di Putin. Un laboratorio della deresponsabilizzazione.

Ecco perchè il MEAN ha fatto la cosa giusta e ora deve compiere coerentemente i suoi passi.

Passi che, ne sono certo, presto porteranno a Bruxelles (e ovviamente mi impegnerò su questo terreno) quella carovana di ostinati pacificatori nella consapevolezza che la realizzazione dei ponti debba servire a far tenere gli occhi ben aperti.

In altre parole mi permetto di credere che il compito di questo variegato movimento, particolarmente ancora alle ragioni di Alex Langer, sia quello di tenere un canale di comunicazione con Kiev e dintorni per evitare che siano le capitali europee le prime a farsi da parte.

Perché se è lecito, ed anzi addirittura consigliato, interrogarsi sull’efficacia delle azioni messe in campo sin qui dalla comunità internazionale per fermare Putin non è davvero accet-

tabile lasciare che crescano le voci a sostegno delle tesi volte, per l’appunto, a minimizzare.

Infine auspico che vi sia un ulteriore fronte di lavoro nonviolento e disobbediente alimentato dal MEAN, quello di chi può dare spazio all’opposizione politica e sociale che Putin sta reprimendo.

Un fronte variegato e interessante che la società civile e le istituzioni europee dovrebbero sostenere e incoraggiare con più determinazione.

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