DAILY#6 80. Mostra del Cinema di Venezia - 4Sept2023 Venews+Ciak

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VENICE FILM FESTIVAL DAILY#6 4 Sept 2023

Woody Allen brings his Parisian, French-language film Coup de chance to the Lido, a bourgeois drama starring Niels Schneider and Lou de Laâge; cinematography by Vittorio Storaro. The story revolves around a young couple threatened by the presence of a charming bohemian writer. Another bourgeois drama with much more dramatic atmospheres is Sofia Coppola’s Priscilla (Competition), which tells of the turbulent love story and betrayals of Elvis Presley (Jacob Elordi) and his wife Priscilla (Cailee Spaeny). In the Competition, there is also Japanese director Ryusuke Hamaguchi with Evil Does not Exist, a story about the residents of a village threatened by the construction of a luxury tourism development. In the Orizzonti section, Tunisian director Mohamed Ben Attia continues to explore the father-son relationship and the contradictory reality of contemporary North Africa with Behind the Mountains

In between two fires

Oggi è il giorno di Woody Allen e di Sofia Coppola, due certezze di questa Mostra. Allen porta al Lido Fuori Concorso il suo film parigino e francofono Coup de chance, un dramma borghese interpretato da Niels Schneider e Lou de Laâge e fotografato da Vittorio Storaro. La vicenda vede protagonista una giovane coppia minacciata però dalla figura di un avvenente scrittore bohémien e forse da un oscuro segreto. Altro dramma borghese, ma dalle atmosfere decisamente più accese, è l’atteso Priscilla di Sofia Coppola (Concorso), che racconta la turbolenta storia d’amore e tradimenti di Elvis e Priscilla, interpretati da Cailee Spaeny e Jacob Elordi. Coppola, già avvezza ai racconti di formazione dal taglio romantico e tragico (vedi Marie Antoinette), si cimenta col mito di Elvis dopo il ciclone Luhrmann, ma lo fa adottando il punto di vista della sua sposa infelice. In Concorso anche il giapponese Ryusuke Hamaguchi con Evil Does not Exist, storia degli abitanti di un villaggio minacciato dalla costruzione di un resort di lusso. Hamaguchi è noto per aver vinto lo scorso anno con Drive My Car il premio Oscar come miglior film internazionale. Ma oggi è anche il giorno della giovane promessa del cinema nordafricano, Mohamed Ben Attia, già vincitore alla Berlinale nel 2006 con Hedi: A Wind of Freedom e in concorso a Cannes nel 2018 con Dear Son. Con Behind the Mountains (Orizzonti), il filmmaker tunisino continua a indagare il rapporto padre-figlio e la realtà contraddittoria del Nordafrica contemporaneo. Altra indagine etica, questa volta con protagonista femminile, è il nocciolo della storia narrata nel turco Hesitation Wound di Selman Nacar, regista già premiato al Torino Film Festival nel 2021 con Between Two Dawns. La storia vede una giovane avvocatessa alle prese con un lacerante dilemma morale.

press conferences palazzo del casinò

09.30 CONVERSAZIONE con FRANCESCA LO

SCHIAVO e DANTE FERRETTI - CARTIER - “THE ART AND CRAFT OF CINEMA”

12.00 MAKING OF (Fuori Concorso)

12.45 AKU WA SONZAI SHINAI (EVIL DOES NOT EXIST) (Venezia 80)

13.30 COUP DE CHANCE (Fuori Concorso)

14.15 PRISCILLA (Venezia 80)

15.00 THE PENITENT – A RATIONAL MAN (Fuori Concorso)

MAKING OF

CURIOSA FILMS PRESENTA PROSSIMAMENTE AL CINEMA
UN FILM DI CÉDRIC KAHN
DENIS PODALYDES JONATHAN COHEN SOUHEILA YACOUB STEFAN CREPON EMMANUELLE BERCOT XAVIER BEAUVOIS VALÉRIE DONZELLI SOCIÉTAIRE DE LA COMÉDIE FRANÇAISE

8.00 PalaBiennale

VENEZIA 80 tutti gli accrediti

LA BÊTE (THE BEAST)

Bertrand Bonello (146’)

v.o. francese, inglese st. italiano/inglese

8.30 Sala Grande

FUORI CONCORSO press - industry

COUP DE CHANCE

Woody Allen (96’)

v.o. francese st. italiano/inglese

8.30 Sala Darsena

VENEZIA 80 press - industry

PRISCILLA

Sofia Coppola (110’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

9.00 Sala Giardino

ORIZZONTI EXTRA pubblico 14+ - tutti gli accrediti

PET SHOP DAYS

Olmo Schnabel (110’)

v.o. inglese, spagnolo st. italiano/inglese

9.00 Sala Casinò

VENEZIA CLASSICI - RESTAURI

pubblico 18+ - tutti gli accrediti ULTIMO MONDO CANNIBALE (JUNGLE HOLOCAUST)

Ruggero Deodato (90’)

v.o. italiano st. inglese

9.00 Sala Corinto

VENEZIA CLASSICI - DOCUMENTARI press - industry

MICHEL GONDRY, DO IT YOURSELF

François Nemeta (80’)

v.o. francese, inglese st. italiano/inglese

9.00 Sala Perla

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC

press - industry

IT ISN’T SO

Fabrizio Paterniti Martello (11’)

v.o. inglese st. italiano/inglese SKY PEALS

Moin Hussain (91’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

9.30 Sala Pasinetti

VENICE PRODUCTION BRIDGE - FINAL CUT industry

SHE WAS NOT ALONE

Hussein Al-Asadi (60’)

v.o. arabo st. inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

10.30 Sala Grande

VENEZIA 80 press - industry

PRISCILLA

Sofia Coppola (110’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

10.45 Sala Corinto

VENEZIA CLASSICI - RESTAURI

pubblico - tutti gli accrediti

ANDREJ RUBLEV - DIRECTOR’S CUT

Andrej Tarkovskij (191’)

v.o. russo st. italiano/inglese

11.00 Sala Darsena

FUORI CONCORSO press - industry

COUP DE CHANCE

Woody Allen (96’)

v.o. francese st. italiano/inglese

11.00 PalaBiennale

VENEZIA 80 tutti gli accrediti

THE KILLER

David Fincher (118’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

11.00 Sala Casinò

VENEZIA CLASSICI - RESTAURI

pubblico - tutti gli accrediti

DAYS OF HEAVEN

Terrence Malick (94’)

v.o. inglese st. italiano

11.15 Sala Giardino

FUORI CONCORSO press - industry

THE PENITENT - A RATIONAL MAN

Luca Barbareschi (120’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

11.15 Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico - tutti gli accrediti

L’AVAMPOSTO (THE OUTPOST)

Edoardo Morabito (85’)

v.o. italiano, inglese, portoghese st. inglese/italiano

A seguire incontro con gli autori/Q&A

11.00 Sala Pasinetti

VENICE PRODUCTION BRIDGE - FINAL CUT industry

HAPPY HOLIDAYS

Scandar Copti (120’)

v.o. arabo st. inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

13.30 PalaBiennale

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

THE FEATHERWEIGHT

Robert Kolodny (99’)

v.o. inglese, italiano st. italiano/inglese

MAKING OF

FUORI CONCORSO

intervista

Cédric Kahn di Delphine Trouillard

Figura a tutto tondo – regista, sceneggiatore, negli ultimi anni anche attore – con Making Of Cédric Kahn offre un riassunto comico e ironico di tutto ciò che può accadere dietro e davanti alla telecamera.

Come le è venuta l’idea di questo film? Ho voluto fare un film sociale sul cinema con il tono della commedia. È un mix di esperienze personali, delle ansie legate a tutto ciò che può accadere durante le riprese di un film, insieme a elementi inventati ed esagerati per soddisfare le esigenze della finzione. Conosco molto bene il mondo del cinema ed è per questo che ne volevo parlare, mostrandolo in modo personale e, credo, in una prospettiva diversa e non corrispondente all’immagine che la gente può avere del ‘dietro le quinte’ cinematografico.

Quest’anno a Cannes ha presentato Le Procès Goldman, film che racconta un evento che ha sconvolto la Francia negli anni ‘70. Oggi è alla Mostra del Cinema di Venezia con Making Of, che parla di conflitti sociali nel cinema. È una sua urgenza espressiva rendere conto delle tensioni che risuonano in Francia oggi?

C’è sempre stato un elemento sociale nei miei film, più o meno nascosto. Making Of si inserisce nel solco tracciato dai film che ho già realizzato. Per la prima volta però affronto il registro della commedia, pur non allontanandomi dalla mia cifra stilistica abituale. Il cinema deve avere una dimensione sociale e politica: in questo caso mi premeva parlare di violenze sociali in un mondo in cui il grande pubblico non si aspetta che ce ne siano…

Che tipo di reazione si aspetta da parte del pubblico, soprattutto del pubblico della Mostra del Cinema?

Il mio timore è che il pubblico potrebbe non essere interessato a vedere un film sul cinema. Detto ciò, sono estremamente felice di presentarlo in anteprima in Italia poiché ho sempre tratto grande ispirazione dal cinema italiano, soprattutto dalla sua tradizione tragicomica. In Francia, tendiamo molto meno a mescolare generi cinematografici. Alcuni film d’Oltralpe, in particolare quelli di Nanni Moretti, hanno letteralmente arricchito il mio bagaglio creativo per Making Of

past conferences

Focus

Ryusuke Hamaguchi di Giorgio Placereani

Il grande regista giapponese, la cui fama è esplosa dopo Il gioco del destino e della fantasia e Drive My Car, parla spesso del suo amore per Eric Rohmer (e per Cassavetes e Wenders), che è visibile. Ma ci sono dei passaggi nel suo cinema che fanno pensare a Bergman: per la potenza dell’alternarsi di parole e silenzi nel dialogo, accompagnato dall’intensità delle fisionomie in una scansione magistrale delle inquadrature. In tutto il suo cinema Hamaguchi insiste sul potere della parola; è autore di forte impronta teatrale, nel senso più positivo dell’espressione. Non sorprende la presenza ritornante nel suo cinema del teatro di Cechov – «Cechov è terrificante. Quando dici le sue battute, tira fuori il vero te», sentiamo in Drive My Car, in cui una delle linee narrative è la preparazione di una messa in scena di Zio Vanja a Hiroshima. Non per niente è un grande direttore di attori (a Locarno nel 2015, per il lunghissimo Happy Hour il premio per la miglior interpretazione andò a tutte e quattro le protagoniste del film). Nei suoi film il raffinato tessuto del dialogo è seguito da una regia assai netta, con un bellissimo uso dello spazio. Regista sobrio, con un uso raro dei momenti di enunciazione (quindi, dall’effetto più marcato), Hamaguchi è affascinato dalle vetrate, dalle finestre che escludono il dialogo, dai riflessi. Nel suo cinema, dove sempre ritornano quietamente e misteriose sconvolgenti corrispondenze, esplora l’eterno gioco del caso che si intreccia con le preoccupazioni umane dell’amore, del dolore, del desiderio, della finzione, e, tipicamente, dell’assunzione di responsabilità (Drive My Car). Una raffinata ed emozionante esplorazione del sentimento, che ne Il gioco del destino e della fantasia mostra in modo definitivo come portiamo nell’amore la nostra soggettività – o, detto in termini più netti, come in amore ci inventiamo le persone. Fino alla confusione dell’identità, come in Asako I & II, o Il gioco nel sublime episodio finale.

Ryusuke’s three

Happy Hour (2015)

Nella durata monstre di cinque ore e un quarto, racconta in modo fluido e intenso la vita e le ‘scene da un matrimonio’ di quattro amiche trentasettenni: non un’età facile per la donna giapponese.

Il gioco del destino e della fantasia (2021)

Tre ‘atti unici’, affascinanti episodi sul gioco eterno del caso e dell’immaginazione: tre variazioni sull’amore sulle note di Schumann. La potenza del discorso amoroso e la nostra soggettività.

Drive My Car (2021)

Fonde due racconti di Murakami Haruki per una riflessione alta e straziante sul persistere del dolore umano e sulla sua necessaria consolazione. «Noi vivremo»: e questo è Cechov, nume tutelare del film.

Director's cuts

Natural Balance

No one knew that Hamaguchi was making a new film. He submitted it to the festival without informing us; we discovered it by chance on the platform! An absolute gem of indescribable beauty. Very different from Drive My Car, but equally engaging due to the thoroughly contemporary themes it tackles. A film that speaks of progress while respecting nature, addressing the need to preserve the delicate natural balance in a mountain village where a Tokyo company wants to build luxury housing for ‘exotic’ tourists. The film delves into topics like natural balance and climate change, the necessity of reconciling civil and social progress with respect for nature, avoiding all forms of ideological discourse, never indulging in easy propaganda, but instead highlighting the contradictory nature of the society we live in. A representation which Hamaguchi lends extraordinary power to.

3 #6
di Cédric Kahn con Denis Podalydès, Jonathan Cohen, Stefan Crepon, Souheila Yacoub, Emmanuelle Bercot, Xavier Beauvois, Valérie Donzelli (Francia, 119’)
We live in a reality now where people feel trapped more than they ever did because there’s no proper utopia for the world
Timm Kröger
SEGUE A P. 8
Sinossi film lato CIAK p. 3

La versione di... David

Ho ‘incontrato’ David Mamet anni fa nelle aule universitarie, dove i saggi contenuti nel suo I tre usi del coltello erano un must per chi voleva studiare cinema, sceneggiatore, critico o attore che volesse diventare. Drammaturgo, sceneggiatore, regista e saggista statunitense, David Mamet è un mostro sacro sia nella Hollywood del cinema che nella Broadway teatrale. In particolare ho apprezzato moltissimo le sue sceneggiature, da quella de Il postino suona sempre due volte di Bob Rafelson (1981) a quelle de Il verdetto di Sidney Lumet (1982), de Gli intoccabili di Brian De Palma (1987) e di Hannibal di Ridley Scott (2001).

Le sue numerose pièce teatrali hanno avuto un successo internazionale, a partire da Glengarry Glen Ross, che gli valse un Premio Pulitzer e passò in Italia nel 1985 per la regia di Luca Barbareschi. A Spoleto nel 1992 vidi anche Oleanna, ispirata ad un caso giudiziario allora in corso (Anita Hill/Clarence Thomas) che Mamet trasforma in una storia di accuse di molestie sessuali mosse da una studentessa nei confronti del suo professore universitario, un’opera che ritorna oggi di grande attualità. Sui palchi italiani arrivava nel 2002 anche Boston Marriage, con una contestata interpretazione di Veronica Pivetti. Ho recentemente terminato di leggere gli incalzanti dialoghi tra i quattro protagonisti, sempre in coppia, de Il penitente (2016), tradotto e portato in scena ancora da Luca Barbareschi, di cui ora la Mostra presenta Fuori Concorso una trasposizione cinematografica. Uno psicanalista viene messo alla berlina dalla pubblica opinione e dalla stampa per delitti commessi da un suo paziente. Moglie, avvocato e amico tentano di indurlo ad una difesa tattica, mentre il protagonista rivendica la propria integrità e autonomia, due valori umani che sembrano perdenti nella società attuale. In realtà Il penitente è un giallo, ma la sorpresa arriva inattesa solo nella pagina finale. Le radici culturali di David Mamet trapelano ovunque nel testo, dal dibattito molto sofisticato con l’avvocato (lo era suo padre) all’interessante riflessione sull’operato di Nadab e Abiu, i sacerdoti, figli di Aronne, bruciati da Dio per aver acceso impropriamente un braciere in suo onore. E sulle motivazioni di fondo che informano questi temi solo Kierkegaard forse potrebbe discettarne congruamente. Ci limitiamo quindi a rilevare qui che Mamet è ebreo frequentante; ricordiamo di qualche anno fa la sua accusa di antisemitismo nei confronti degli scrittori inglesi e la sua raccolta di saggi sull’argomento, The Wicked Son del 2006. Loris Casadei

OURA EL JBEL (Behind the Mountains) Orizzonti

Dopo aver scontato una pena di quattro anni in prigione, Rafik deve ora fare i conti con una realtà famigliare che non esiste più. Dopo la separazione dalla moglie il suo unico obiettivo nella vita sembra essere quello di recuperare il rapporto con il figlio. Arriverà persino a rapirlo in pieno giorno per passare del tempo con lui nel bosco dietro le montagne, desideroso di mostrargli la capanna in cui adesso vive, uno spazio che Rafik vorrebbe solo per loro. La loro presenza però innescherà delle frizioni con una famiglia locale. Il primo cortometraggio del regista tunisino Mohamed Ben Attia è Romantisme: deux comprimés matin et soir, del 2005. Nel 2016 fa il proprio esordio nel lungometraggio con Hedi: A Wind of Freedom, presentato in concorso alla Berlinale. Nel 2018 partecipa alla Directors’ Fortnight del Festival di Cannes con Dear Son, con Mohamed Dhrif, Mouna Mejri e Zakaria Ben Ayyed, un film di strettissima attualità ispirato ad una storia vera.

After serving a four-year prison sentence, Rafik must now confront a family reality that no longer exists. Following his separation from his wife, his sole life goal seems to be to rebuild his relationship with his son. He will go as far as kidnapping him in broad daylight to spend time together in the woods behind the mountains, eager to show him the cabin where he now lives, a space that Rafik desires solely for themselves. However, their presence will trigger tensions with a local family.

Tunisian filmmaker Mohamed Ben Attia released his first short movie, Romantisme: deux comprimés matin et soir (lit. ‘Romance: two caplets, morning and night’) in 2005. In 2016, he made his directorial debut with Hedi: A Wind of Freedom. In 2018, he participated in the Directors’ Fortnight at Cannes with Dear Son, starring Mohamed Dhrif, Mouna Mejri, and Zakaria Ben Ayyed.

VENICE IMMERSIVE

di Riccardo Triolo

Tra le correnti che si possono già rintracciare all’interno delle produzioni immersive, in particolare nelle esperienze VR, possiamo ritrovarne due tendenzialmente opposte: una tende al massimo fotorealismo; l’altra punta all’evidenza della finzione. La prima può tendere verso un’estetica “trasparente”, per usare il gergo tecnico del cinema: può nascondere, celare, dissimulare ogni artificiosità ed enfatizzare al contrario l’impressione di realtà, puntando proprio sulla mimesi, un po’ come il cinema hollywoodiano degli Studios, il cui linguaggio guardava appunto alla trasparenza, a nascondere ogni artificiosità in nome di una visione il più possibile confortevole.

La seconda invece tende a sottolineare l’artificiosità del linguaggio, della CGI, della tridimensionalità, dell’immersività stessa, per portare lo spettatore a un certo livello di straniamento e distacco anche attraverso il ricorso al metalinguaggio, generando così la consapevolezza dell’artificio espressivo in nome di un posizionamento più critico. Nelle arti immersive si profila la stessa dualità ed Empereur pende decisamente verso la seconda corrente, antirealistica e metalinguistica. Di qui il ricorso a un’estetica “da disegno a matita” e la tematizzazione del ruolo del fruitore, che qui esprime anche un punto di vista interno al racconto. Siamo infatti nei panni del padre della protagonista, affetto da afasia. Questa condizione che impedisce l’uso della parola e ricorda quindi la dimensione solipsistica in cui è immerso il fruitore VR – testimone oculare per lo più muto, come in un sogno – dà l’opportunità ai creativi Marion Burger e Ilan Cohen di giocare con la funzione spettatoriale e declinarla secondo uno dei tanti motivi ricorrenti delle opere immersive: il ricordo, la rievocazione del vissuto in chiave onirico-visionaria secondo un punto di vista soggettivo, che in quanto fruitori siamo chiamati a incarnare. Il tentativo è interessante e fertile, in questo come in altri pezzi VR, e testimonia una delle inclinazioni più naturali di queste nuove forme espressive che stanno lentamente prendendo coscienza, man mano che si producono, dei processi di significazione che esse stesse generano.

EMPEREUR (EMPEROR) di Marion Burger e Ilan Cohen (Francia, Germania, 40’)

TEREDDÜT ÇI

SI

è un’avvocatessa penalista che esercita in una piccola città. La sua vita quotidiana si divide tra le aule di tribunale in cui lavora e l’ospedale, dove trascorre le notti per assistere l’anziana madre. Impegnata nella difesa di un sospettato di omicidio, si trova ad affrontare una crisi professionale ed etica quando il suo rapporto di fiducia con l’imputato inizia a cambiare, portandola a prendere decisioni che avranno ripercussioni sulla sua vita e su quella di tutte le persone coinvolte nel processo. Il trentatreenne regista turco Selman Nacar ha studiato alla Bilgi University Faculty of Law di Istanbul e completato un master in regia alla Columbia University di New York, oltre ad essere stato selezionato nel progetto di Berlinale Talents nel 2019 e in quello di First Films First 2020. Con il debutto alla regia, Between Two Dawns, incentrato sulla tematica della sicurezza sul lavoro, vince il Torino Film Festival del 2021.

Canan

Engaged in the defense of a murder suspect, a lawyer finds herself facing professional and ethical crisis when her trust relationship with the defendant begins to change, leading her to make decisions that will have repercussions on her life and on the lives of all the people involved in the trial. Thirty-three-year-old Turkish director Selman Nacar studied at Istanbul’s Bilgi University Faculty of Law and took his masters in film at Columbia. He also participated in the 2019 Berlinale Talents and in 2020 First Films First projects. His directorial debut Between Two Dawns, a story on workplace safety, won the Turin Film Festival in 2021.

(Hesitation Wound) Orizzonti L’HOMME D’ARGILE

Raphael, a man of nearly sixty years old, has an imposing physique and is missing one eye, which makes his appearance quite intimidating to people. He lives with his elderly mother in an annex on the vast estate, which includes a castle, where he works as a caretaker. His life, after the estate's owners passed away, has been peaceful, but everything will change on the night when Garance, the heir of the family, returns home.

Born in Paris in 1987, Anaïs Tellenne is a screenwriter and director with a background in dance and acting. In 2016, she directed her first short film, 19 juin, followed by Le mal bleu, co-directed with Zoran Boukherma. After completing Modern Jazz in 2019, she was selected for the screenplay workshop at Le Groupe Ouest, where she developed her first feature film, L’Homme d’argile

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˙ ZGI ˙
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Orizzonti Extra
di Mohamed Ben Attia con Majd Mastoura, Samer Bisharat, Walid Bouchhioua, Selma Zeghidi, Helmi Dridi, Wissem Belgharek (Tunisia, Belgio, Francia, Italia, Arabia Saudita, Qatar, 98’) di Selman Nacar con Tülin Özen, Og˘ulcan Arman Uslu, Gülçin Kültür S¸ahin, Vedat Erincin, Erdem S¸enocak (Turchia, Spagna, Romania, Francia, 84’) di Anaïs Tellenne con Raphaël Thiéry, Emmanuelle Devos, Mireille Pitot, Marie-Christine Orry (Francia, 94’)

il mio grido giunga a te». È la risposta alle formule esorcistiche pronunciate da padre Merrin (Max Von Sydow) su Regan (Linda Blair); almeno due volte padre Karras (Jason Miller), la cui fede vacilla, la pronuncia in ritardo. «E il mio grido giunga a te». È questo il problema del capolavoro di William Friedkin: arriva questo grido a Dio – o è tutto Inferno? Perché i danteschi vexilla Inferni sono ben visibili sulla terra. Nella metropolitana coi suoi barboni, nel quartiere miserabile dove vive l’anziana madre di Karras, nel manicomio dove finisce ricoverata. E nell’angoscia del prete che inconsciamente si incolpa di averla abbandonata (a un certo punto il demonio nel corpo di Regan per colpire moralmente padre Karras assumerà la figura fisica della madre morta). Lo scopo del diavolo è di convincerci che Dio non ci può amare, dice il colloquio fra i due preti in una pausa dell’esorcismo, che è una delle scene reintegrate. Infatti la riedizione 2000 de L’esorcista (impropriamente detta “integrale”) ripristina alcune scene tagliate in montaggio nel 1973, pervenendo a mio parere a un effettivo miglioramento del già splendido originale. Dunque nella contesa sorta sui tagli fra William Friedkin e William Peter Blatty (sceneggiatore dal proprio romanzo) nel complesso aveva ragione Blatty. Si sa che Friedkin e Blatty non pensavano a L’esorcista come a un horror. Potremmo dire che non è un film dell’orrore bensì un film del dolore. È, quello del dolore e dell’abbandono, un tema portante de L’esorcista. Nella scena straziante della visita di Karras al manicomio, le vecchie ricoverate gli si affollano intorno importunandolo. Non perché, com’è stato detto, riconoscano in lui il prete. Sono madri, madri abbandonate (o mancate), che nella visione nebulosa della follia vedono in lui una figura sostitutiva del figlio. Se la madre di Karras si sente abbandonata dal figlio, l’adolescente Regan si sente abbandonata dal padre; per tutto il film corre una sottile correlazione fra le due figure. L’esorcista è un film tutto intessuto di richiami, rimandi, anticipazioni, corrispondenze, opposizioni, scambi (questa fitta tessitura è caratteristica di tutta l’opera di Friedkin, un gigante sottovalutato del cinema americano): sul piano narrativo, sul piano strettamente visivo, su quello sonoro (vedi ad esempio la prodigiosa sequenza di apertura). E se menzioniamo il sonoro tocca concedersi una digressione per rendere omaggio a tutto il lavoro sul suono – magistrale, audace, raffinatissimo – nel film. L’esempio più facile sono (non tanto paradossalmente) i silenzi. Se di solito il silenzio è solo l’assenza di rumore, ne L’esorcista questi momenti – ottenuti da Friedkin con speciali microfoni filtranti – sono bolle di un silenzio assoluto e vischioso: pesano materialmente sulla scena. Ecco perché un luogo comune del cinema di suspense quale l’irruzione improvvisa di un rumore (più volte nel film lo squillo del telefono o del campanello) arriva letteralmente come uno shock. Giorgio Placereani

L’esorcista di William Friedkin (USA, 1973) restauro Warner Bros.

classici

Director's cuts

Goodbye, Mr Friedkin!

«ESono stato sul set de L'ammutinamento del Caine: Corte Marziale a febbraio. Friedkin girava in carrozzina perché aveva difficoltà circolatorie e c’era Guillermo Del Toro a fargli da regista standin, una sorta di assistente al regista titolare previsto dalle produzioni americane quando questi non è al 100% della forma.

Era l’ultimo giorno delle riprese, che Friedkin era riuscito a terminare con un paio di giorni di anticipo. Era davvero felicissimo ed entusiasta del lavoro che stava portando a termine, dopo dodici anni dall’ultimo suo lavoro, Killer Joe, tra l’altro presentato a Venezia in Concorso appena due anni prima che gli tributassimo un meritatissimo Leone d’Oro alla carriera. Ciò che mi ha colpito ed emozionato è stata la grande adorazione di tutta la troupe nei suoi confronti: lo consideravano un Dio! Del resto non a tutti capita di lavorare con un simile gigante della regia. In questo piccolo studio, dove avevano ricostruito un’aula di tribunale militare, si respirava una venerazione nei suoi confronti che si faceva quasi tangibile. Nessuno poteva pensare di trovarci qui, ora, a piangerlo; è stato veramente un colpo brutto e inaspettato.

SOUNDTRACKS

80 edizioni attraverso indimenticabili momenti di musica in cinema a cura di F.D.S.

1982 Blade Runner Regia di Ridley Scott, musica di Vangelis

Russia, XV secolo. L’invasione dei Tartari, conflitti principeschi, fame e pestilenze segnano profondamente le vaste terre del Paese. Andrej Rublev (1966) consacra la figura dell’omonimo pittore di icone russo e, in otto episodi della sua vita, ci fa immergere nella realtà spirituale attraversata dall’artista. Pietra miliare del cinema e sicuramente uno tra i capolavori di Tarkovskij, se non il capolavoro, è una visionaria esposizione dell’importanza dell’arte e della sua forza nel contrastare i soprusi politici di un agire umano troppo spesso sanguinoso, allusione che al tempo non piacque alle autorità sovietiche. Su questa versione della pellicola Tarkovskij si espresse dicendo: «Sono convinto che quest’ultima versione sia la migliore, la più riuscita. Abbiamo rimosso scene di troppo e prive di un reale significato, accorciato alcune scene brutali per indurre negli spettatori uno shock psicologico più profondo, anziché una mera sensazione di spiacevolezza che avrebbe distrutto ogni nostro intento. […] In seguito ho capito che questa versione finale del film esprime pienamente ciò che volevo trasmettere».

Andrej Rublev – Director’s Cut di Andrej Tarkovskij (URSS, 1966)

restauro Istituto Internazionale Andrej Tarkovskij in collaborazione con Coevolutions e Cloudpost

Autore di videoclip epici che hanno rivoluzionato l’idea stessa di musica filmata – basti pensare a Let Forever Be dei The Chemical Brothers (1999), Bachelorette di Björk (1997) e The Hardest Button to Button dei The White Stripes (2003) – il francese Michel Gondry è approdato al cinema portando tutta la sua genialità fatta di trucchi alla Méliès, scenografie iperboliche e visioni oniriche uniche e strabilianti. Se mi lasci ti cancello del 2004, scritto da Charlie Kaufman, L’arte del sogno del 2006 e Be Kind Rewind - Gli acchiappafilm del 2008 sono pietre miliari per scoprire l’incredibile forza creativa insita nella poetica di questo visionario regista. Questo documentario di François Nemeta ne affronta le varie tematiche e le molteplici intuizioni artistiche. Andrea Zennaro

Michel Gondry Do It Yourself di François Nemeta (Francia, 80’)

Il post-moderno compare anche nelle musiche da film e lo fa al suo meglio con il genio di Vangelis, il quale mescola elettronica, standard jazz, canti orientali, tribalismi percussivi, lacerti di melodie di piani scordati, sax un po’ alla Fausto Papetti… Insomma, tutto quello che da lì in avanti avrebbe fornito grammatica e sintassi al post-moderno in musica.

1982 Il mistero dei giardini di Compton House Regia di Peter Greenaway, musica di Michael Nyman Ricordo che la visione del film fu una delle esperienze più stordenti della mia vita di frequentatore di sale, come se il cinema avesse trovato una formula assolutamente originale per riscrivere la storia e trovarne un senso nuovo, fatto di cinismo e suprema intelligenza. E la colonna sonora di Michael Nyman ne è la prova, partendo da un tema di Purcell che appare nel preludio del terzo atto del King Arthur per trasformarlo in una melodia imperiosa e trascinante, che mantiene tutto il nervosismo barocco per farlo esplodere in un’estasi dei sensi continuamente rinnovata.

1985 Tangos - L’esilio di Gardel Regia di Fernando Solanas, musica di Astor Piazzolla Ci sono casi in cui il film non ha una colonna sonora, ma è una colonna sonora.

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RESTAURI
DOC
classici
RESTAURI classici

Focus

Sofia Coppola di Cesare Stradaioli

Si dice che, ancora molti anni dopo, qualche giornalista chiedesse a Tina Turner se avesse il desiderio di dimenticare il suo difficile passato: «Certo – rispondeva – se non fosse che continuate a ricordarmelo voi…». Allo stesso modo, bisognerà prima o poi smetterla di riferirsi a Sofia Coppola, affermata e pluripremiata regista, come “figlia di”. La signora non è da tempo più una ragazzina e ha all’attivo una certa filmografia che ha una propria cifra. Va detto che, a fronte di una non poco ingombrante figura paterna, Sofia Coppola ha provato in maniera più che egregia ad affrancarsi dal peso di un cognome così importante: tanti altri hanno preferito occuparsi d’altro, piuttosto che misurarsi nel medesimo campo di un genitore famoso. Di sicuro nel suo caso sembrano esserci stati più lati positivi che negativi nel fare parte di una comunità (famiglia è un termine restrittivo) che ha segnato con una forte impronta il cinema americano degli ultimi cinquant’anni. Non è stata e tutt’ora non è amatissima dalla critica e qui non si può fare a meno di pensare ai riferimenti al cognome, il che non le ha impedito di ottenere diversi riconoscimenti come il (contestato) Leone d’Oro del 2010 per Somewhere, oltre a un Oscar e un Golden Globe per Lost in Translation. Sembra talvolta che non le venga perdonato un certo stile freddo e distaccato rispetto alle narrazioni contenute nei suoi lavori e, ancora una volta questo sembra volerle tenere attaccata al piede una specie di palla che inevitabilmente fa riferimento a come, contrariamente a lei, il padre abbia sempre messo se stesso e la propria forza fisica nei suoi film. In realtà, Sofia è profondamente americana tanto quanto Francis Ford è inguaribilmente e orgogliosamente italiano (il cibo, la lirica, il familismo) e questa differenza si nota fin dal suo esplosivo esordio nel 1999 con Il giardino delle vergini suicide Qui, dietro la tragedia delle sorelle dagli implacabili capelli color grano, in realtà più che sull’educazione bigotta di una certa America e su un generico mal di vivere tipicamente adolescenziale viene gettato un occhio per niente benevolo e nostalgico sugli anni ‘70, descritti come un incubo dal quale prendere le distanze. Da qui in poi si sviluppa nella sua carriera il ritorno quasi ossessivo a temi quali la solitudine e l’incomunicabilità: fra ragazzi e ragazze all’interno del medesimo branco (Bling Ring); in epoche passate, come in Marie Antoinette, sola e prigioniera nel proprio reame; nel futuribile Giappone della giovane disadattata che si lega a uno stralunato Bill Murray – attore icona di Coppola – per il solo fatto che invece di parlare sempre come fanno gli altri la sta invece ad ascoltare; e infine all’interno di una coppia (On the Rocks) che dialoga continuamente senza mai capirsi.

Sofia’s five

Il giardino delle vergini suicide (1999)

Tutte belle, tutte bionde, tutte infelici: nel suo film d’esordio, Sofia Coppola manda all’aria il falso sogno americano di una gioventù inascoltata.

Lost in Translation (2003)

Diversi anche nelle proprie solitudini, Bob e Charlotte vivono in una Tokyo surreale un amore impossibile, racchiuso in uno strepitoso e tenerissimo finale.

Marie Antoinette (2006)

La moglie del re è la prima, la più lodata, la più temuta, ma è prigioniera del proprio ruolo. E c’è la Rivoluzione in arrivo.

Bling Ring (2013)

Un branco di sciocchine più uno sciocchino se ne vanno in giro a rubare ai VIP: dietro le facezie, un insieme di incomprensioni in una luce sovraesposta.

L’inganno (2017)

Coppola insiste sui non-rapporti basati su vite scisse che non comunicano, e racconta la solita coppia in crisi con un insolito Bill Murray.

La versione di... Priscilla

Scritto con semplicità e, mi pare, con una buona dose di onestà, Elvis and Me di Priscilla Beaulieu Presley racconta fatti più o meno noti facendoli emergere innocentemente nella scrittura, senza metterli in risalto. Priscilla conosce Elvis a soli quattordici anni, quando suo padre, aviatore militare, viene trasferito alla base di Wiesbaden in Germania. Qui svolgeva il servizio militare anche Elvis. Starà in seguito al suo fianco per 18 anni. Se Priscilla rivela la sua paura di non essere accettata nelle sue compagnie adolescenziali, anche per via dei continui trasferimenti famigliari, del cantante apprendiamo la sua ansia di perdere i propri fan al ritorno negli USA, ma anche le sedute di massaggio al viso per ringiovanire la pelle o le lezioni assidue di karate come allenamento ai suoi movimenti acrobatici. Apprendiamo l’attaccamento alla madre morta prematuramente e l’ansia della nonna, che lo alleva e lo vuole tenere lontano dai pericoli, al punto da ostacolargli la pratica del calcio: «Out there he’d be like a wounded bird in a pack of wild dogs».

Gli occhi della foresta

Un lungometraggio, Earth-Forest Healers di Morzaniel I -ramari (2014, 60’), quattro cortometraggi, The Tree Of Dream (17’), Casa Dos Espiritos (24’), Fishing With Timbò (10’) e A Woman Thinking (9’), e una masterclass con Morzaniel I -ramari, Eryc Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha: in sala Laguna, a cura di Isola Edipo in collaborazione con Giornate degli Autori e Fondation Cartier pour l’art contemporain, l’Amazzonia arriva al Festival. Gli occhi della foresta è una giornata speciale dedicata al regista Morzaniel I -ramari, con un focus dedicato alla produzione cinematografica indigena Yanomami in Brasile. L'eccezionale approfondimento, promosso nell’ambito de Il cinema dell’inclusione tra visione e formazione, offre lo sguardo in presa diretta di una delle più note popolazioni indigene dell’Amazzonia e la sua centralità nel panorama cinematografico internazionale. Un atto politico che restituisce alla foresta i suoi occhi, i suoi corpi e le sue voci, ponendo al centro di una riflessione sulla tutela del polmone verde della terra la questione ambientale e culturale degli Yanomami.

Gli Yanomami sono un popolo indigeno di cacciatori-raccoglitori e orticoltori dediti al debbio, pratica anche definita “taglia-ebrucia”, che conta circa 54.000 persone. Occupano un territorio di 220.000 km2 situato nell’Amazzonia settentrionale, da entrambi i lati del confine tra Venezuela e Brasile, che rappresenta quasi l’1,5% della foresta tropicale ancora conservata sul pianeta.

Il cinema di Morzaniel I -ramari è un viaggio immersivo all’interno dell’universo sciamanico di questa popolazione, che restituisce entrando con grazia, poetica e vigore nella loro vita quotidiana. Il suo primo film House of the Spirits – Xapiripë yanopë presenta la casa Watoriki-, che letteralmente significa “montagna nel vento”, per gli Yanomami il luogo in cui vivono gli spiriti e anche luogo in cui lo stesso regista è nato.

Cinema e Inclusione

Gli occhi della foresta

Casa degli Autori | Isola Edipo 10-12.30 | 18-20 Sala Laguna www.isolaedipo.it www.giornatedegliautori.com

Daqualche anno Isola Edipo ha stretto una collaborazione fattiva con le Giornate degli Autori condividendo in particolare un percorso intitolato Il cinema dell’inclusione tra visione e formazione, che oggi, 4 settembre, grazie alla collaborazione con Fondation Cartier pour l’art contemporain, vede protagonista il regista indigeno Morzaniel I -ramari e il cinema Yanomami. Abbiamo chiesto a Silvia Jop, cosa restituiscono Gli occhi della foresta? L’incontro con le Giornate è stato fondativo per noi. Nel momento in cui ci stavamo cominciando ad affacciare al Festival, dando vita a una forma di programmazione embrionale e al contempo anche, se posso dire, coraggiosa – ancora non avevamo fatto niente e già invitavamo Frederick Wiseman (2017) accanto a Dacia Maraini e Cecilia Mangini a incontrarsi assieme a noi attorno al tavolo dell’Edipo Re – ci siamo rivolti a GdA come possibili interlocutori con cui costruire nuovi progetti. La prima cosa che abbiamo fatto assieme è stato invitare Raymond Depardon (2018), a cui abbiamo dedicato la seconda puntata di quello spazio di approfondimenti che abbiamo negli anni definito appunto Il cinema dell’inclusione tra visione e formazione Uno spazio nato per rivolgersi ai maestri e alle maestre del cinema che hanno fatto storia, luogo dai confini ancora più ampi dedicato all’incontro con forme di cinema che riteniamo oggi spingano il nostro immaginario oltre se stesso. Ed è così che dall’anno scorso in questo percorso abbiamo coinvolto anche Fondation Cartier pour l’art contemporain, che si è calata in questa prospettiva con entusiasmo. È difficile trovare oggi realtà tanto grandi e strutturate e al contempo così vogliose di ascoltare e costruire assieme, determinate a mantenere un rapporto vivo e diretto con gli artisti con cui lavorano. In questi due anni grazie a loro abbiamo potuto lavorare con un regista particolarissimo come l’armeno Artavadz Pelechian (2022) e con Morzaniel I -ramari quest’anno: accompagnati dalla Aruac Film entriamo attraverso i suoi occhi nel mondo degli Yanomami, popolazione che vive difendendo le radici della foresta Amazzonica e le culture che al suo interno ne custodiscono i segreti millenari.

Sappiamo da Priscilla che, contrariamente alla sua immagine di ribelle, il cantante aveva una visione molto tradizionale del ruolo della donna: «A woman had her place and it was the man who took the initiative». Sui numerosi tradimenti viene steso un velo, senza però negare: una Priscilla rassegnata ammette di aver imparato presto a non fare domande. Curiosità senza malizia: Elvis era un sonnambulo e spesso veniva visto girare addormentato in giardino. Curiosità dalla premonizione tragica: l’uso assiduo di Dexedrine, una anfetamina che procura senso di benessere ed energia, per tenersi sveglio nelle notti di guardia. Abbandoniamo ora di dovere i nostri due innamorati con la fine del servizio militare, il ritorno negli States e le voci di una possibile relazione di Elvis con Nancy Sandra Sinatra. A voi leggere il seguito di questo delicato resoconto, confessione di un amore difficile, ma che non ha mai smesso di pulsare. Così conclude Priscilla: «He was a man, a very special man». Loris Casadei

7 #6

14.00 Sala Grande

FUORI CONCORSO

pubblico - tutti gli accrediti MAKING OF Cédric Kahn (119’)

v.o. francese st. italiano/inglese

14.15 Sala Darsena

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti TEREDDÜT ÇIZGISI (HESITATION WOUND)

Selman Nacar (84’)

v.o. turco st. italiano/inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

14.00 Sala Perla

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC pubblico - tutti gli accrediti FOTO DI GRUPPO (GROUP PICTURE)

Tommaso Frangini (17’)

v.o. italiano st. inglese AI SHI YI BA QIANG (LOVE IS A GUN)

Lee Hong-Chi (81’)

v.o. mandarino, taiwanese st. italiano/ inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

14.30 Sala Giardino

ORIZZONTI EXTRA press - industry L’HOMME D’ARGILE (THE DREAMER)

Anaïs Tellenne (94’)

v.o. francese st. italiano/inglese

14.30 Sala Casinò

VENEZIA CLASSICI - RESTAURI

pubblico - tutti gli accrediti

OHIKKOSHI (MOVING)

Shinji Somai (124’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

14.30 Sala Corinto

VENEZIA CLASSICI - RESTAURI

pubblico 14+ - tutti gli accrediti

THE EXORCIST

William Friedkin (132’)

v.o. inglese st. italiano

15.00 Sala Pasinetti

VENICE PRODUCTION BRIDGE - FINAL CUT

industry

LIFE IS A RAILROAD (LA VIE

EST UN CHEMIN DE FER)

Kevin Mavakala, Manassé Kashala, Tousmy Kilo, Isaac Sahani (90’)

v.o. lingala st. inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

15.45 PalaBiennale

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti EL PARAÍSO

Enrico Maria Artale (106’)

v.o. italiano, spagnolo st. italiano/inglese

16.45 Sala Darsena

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

OURA EL JBEL

(BEHIND THE MOUNTAINS)

Mohamed Ben Attia (98’)

v.o. arabo tunisino st. italiano/inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

16.45 Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accrediti WU YUE XUE (SNOW IN MIDSUMMER)

Keat Aun Chong (116’)

v.o. mandarino, malese, cantonese, hokkien st. italiano/inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

17.00 Sala Grande

VENEZIA 80 pubblico - tutti gli accrediti

AKU WA SONZAI SHINAI (EVIL DOES NOT EXIST)

17.30 Sala Corinto

VENEZIA 80 pubblico - tutti gli accrediti DIE THEORIE VON ALLEM (THE THEORY OF EVERYTHING)

Timm Kröger (118’) v.o. tedesco, francese, svizzero tedesco st. italiano/inglese

18.00 PalaBiennale

FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti THE CAINE MUTINY COURT-MARTIAL

William Friedkin (108’) v.o. inglese st. italiano/inglese

19.00 Sala Volpi

VENEZIA CLASSICI - RESTAURI pubblico - tutti gli accrediti OHIKKOSHI (MOVING)

Shinji Somai (124’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

19.15 Sala Grande

VENEZIA 80 pubblico PRISCILLA

19.30 Sala Pasinetti

ORIZZONTI press - industry SEM CORAÇÃO (HEARTLESS)

Nara Normande, Tião (91’)

v.o. portoghese st. italiano/inglese

20.00 Sala Corinto

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC

pubblico 14+ - tutti gli accrediti DE L’AMOUR PERDU (LOST LOVE)

Lorenzo Quagliozzi (17’)

v.o. francese st. italiano/inglese LE VOURDALAK

Adrien Beau (90’)

v.o. francese st. italiano/inglese

20.15 PalaBiennale

VENEZIA 80 pubblico

PRISCILLA

Sofia Coppola (110’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

a seguire

VENEZIA 80 pubblico

AKU WA SONZAI SHINAI (EVIL DOES NOT EXIST)

Ryusuke Hamaguchi (106’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

21.00 Sala Giardino

ORIZZONTI EXTRA pubblico 14+ - tutti gli accrediti L’HOMME D’ARGILE (THE DREAMER)

Anaïs Tellenne (94’)

v.o. francese st. italiano/inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

21.30 Sala Grande

Ryusuke Hamaguchi (106’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

17.00 Sala Casinò

VENEZIA CLASSICI - DOCUMENTARI pubblico - tutti gli accrediti

MICHEL GONDRY, DO IT YOURSELF

François Nemeta (80’)

v.o. francese, inglese st. italiano/inglese

17.00 Sala Volpi

VENEZIA CLASSICI - DOCUMENTARI pubblico - tutti gli accrediti

LANDRIÁN

Ernesto Daranas Serrano (80’)

v.o. spagnolo st. italiano/inglese

17.15 Sala Giardino

FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti

THE PENITENTA RATIONAL MAN

Luca Barbareschi (120’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

Sofia Coppola (110’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

19.15 Sala Casinò

ORIZZONTI press - industry

HOKAGE (SHADOW OF FIRE)

Shinya Tsukamoto (95’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

19.30 Sala Darsena

FUORI CONCORSO press - industry

HIT MAN

Richard Linklater (113’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

19.30 Sala Perla

FUORI CONCORSO - NON FICTION press - industry

RYUICHI SAKAMOTO | OPUS

Neo Sora (103’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

FUORI CONCORSO

pubblico - tutti gli accrediti

COUP DE CHANCE

Woody Allen (96’)

v.o. francese st. italiano/inglese

21.30 Sala Volpi

VENEZIA CLASSICI - RESTAURI

pubblico - tutti gli accrediti

DAYS OF HEAVEN

Terrence Malick (94’)

v.o. inglese st. italiano

21.45 Sala Casinò

ORIZZONTI press - industry

SEM CORAÇÃO (HEARTLESS)

Nara Normande, Tião (91’)

v.o. portoghese st. italiano/inglese

21.45 Sala Perla

FUORI CONCORSO press - industry

HIT MAN

Richard Linklater (113’)

v.o. inglese st. italiano/inglese

22.00 Sala Pasinetti

ORIZZONTI press - industry

HOKAGE (SHADOW OF FIRE)

Shinya Tsukamoto (95’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

22.00 Sala Darsena

FUORI CONCORSO - NON FICTION press - industry

RYUICHI SAKAMOTO | OPUS

Neo Sora (103’)

v.o. giapponese st. italiano/inglese

22.15 Sala Corinto

GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry

QUITTER LA NUIT (THROUGH THE NIGHT)

Delphine Girard (108’) v.o. francese st. italiano/inglese

Opera Prima

Accesso in sala consentito solo fino a 10 minuti prima della proiezione. La prenotazione è obbligatoria per pubblico e accreditati./ Access will be allowed only 10 minutes before screening time. Reservation is required for the public and pass holders.

Pubblico Accreditati Public Pass holders

Daily Venezia 80 Supplemento di n. 279 settembre 2023 Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996

Direttore responsabile Venezia News Massimo Bran

Redazione Marisa Santin (coordinamento editoriale), Mariachiara Marzari (immagine e comunicazione), Paola Marchetti (direzione organizzativa), Davide Carbone, Chiara Sciascia, Andrea Falco, Fabio Marzari

Luca Zanatta (graphic design)

Hanno collaborato Loris Casadei, Maria Casadei, Fabio Di Spirito, Massimo Macaluso, Roberto Pugliese, Cesare Stradaioli, Riccardo Triolo, Delphine Trouillard, Andrea Zennaro Leonardo Cigni, Laura Gibellini, Lucrezia Sillo, Irene Zanutto Stampa CHINCHIO INDUSTRIA GRAFICA www.chinchio.it redazione@venezianews.it www.venezianews.it/daily2023

8 #6
SEGUE DA P. 3 u s a i l q r c o d e e at t i va l a t u a p r o va g r at u i ta L A C O M M U N I T Y p i ù C I N E F I L A D E L P I A N E TA INTERNATIONAL CRITICS SCREEN INTERNATIONAL THE HOLLYWOOD REPORTER THE FILM VERDICT TONET/FABRE LE MONDE BEN CROLL THE WRAP JONATHAN ROMNEY THE OBSERVER TOMMASO KOCH EL PAIS KEVIN MAHER THE TIMES BARBARA HOLLENDER RZECZPOSPOLITA DANIEL KOTHENSCHULTE FRANKFURTER RUNDSCHAU COMANDANTE H HH½ HHH½ HHH½ HH½ HH HH HH HH H½ EL CONDE HH HHHH HHHH HH HHH HH HHHH HH HHH½ HH½ FERRARI HHH HHHH HHHH½ HHHH HHH HHH HH HH HHH HHH½ DOGMAN H½ HHH½ HHH H½ HH½ H HHH½ H HHHH HHHH BASTARDEN HHHH HHH½ HHHH HHH HHHH HH½ HHHH HHHH HHH½ POOR THINGS HHHHH HHHHH HHHHH HHH HHHH½ HHHHH HHH½ HHHHH HHHH½ HHHH½ FINALMENTE L’ALBA HHHH HHH½ HH HHH½ HH HH½ HH HHH½ HH½ ADAGIO HH HHH HH HH HHH HH½ HHH HH½ HH MAESTRO HHHH HHHH½ HHH½ HHH HHH½ HHHHH HHH HHHHH HHH HHHH DIE THEORIE VON ALLEM HHHH HH½ HHH H HHH HHHH HHH½ HHH HH HHHH LA BÊTE HHHH HHH½ HHH HHHHH HHHH HHHH HHHH HH HHHH THE KILLER HHHHH HHH½ HHH HH½ HHHH HHHHH HHHH HHH HHH
L’anno dell’uovo (The
DEGLI
-
speciali L’avamposto
8
NOTTI VENEZIANE Anna
Amenta
1 Settembre Sala Giardino h. 17 BIENNALE COLLEGE CINEMA
Year of the Egg) di Claudio Casale 4 Settembre Sala Perla h. 11.15 GIORNATE
AUTORI
Eventi
di Edoardo Morabito
Settembre Sala Laguna h. 21
di Marco
NOTTI
Irene Dorigotti
Tilipirche (Grasshoppers)
3 Settembre Sala Laguna h. 21
VENEZIANE Across di
8 Settembre Sala
Perla h.
14 SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA
di Francesco Piras

in Mostra

SALA DARSENA

DI FULVIA CAPRARA

APRITI CIELO

Tutto il fascino, tutto il talento, tutte le capacità tecniche per poter interpretare ogni tipo di personaggio. Italiano e non. Presente alla Mostra con due titoli in gara, Comandantee Adagio , Pierfrancesco Favino lancia il sasso nella laguna e scatena una polemica destinata a protrarsi nel tempo, ben oltre i confini della rassegna. La questione riguarda la scelta di tanti autori americani, tra gli ultimi in ordine di tempo, Michael Mann, in gara con Ferrari, e Ridley Scott con House of Gucci, di affidare a divi d’oltreoceano il compito di interpretare ruoli di figure della storia d’Italia. Caso vuole che, nei due film citati, la scelta sia caduta sullo stesso nome, quello del serafico e prestante Adam Driver al quale, da almeno 48 ore, le orecchie staranno fischiando forsennatamente, visto che Favino se l’è presa proprio con lui. A nome dei suoi colleghi è partito in quarta con una filippica contro la scarsa valorizzazione delle nostre star, colpa, a suo dire, di produttori e autori, ma anche degli stessi attori che non farebbero sentire abbastanza la loro voce, reclamando parti che spetterebbero loro per diritto di nazionalità. Apriti cielo. Ormai al Lido non si parla d’altro. Eppure, a esaminare bene la questione, senza farsi prendere da improvvisa enfasi patriottica, Favino ha, da una parte, ragione e, dall’altra, torto. È vero che le figure italiane nei film Usa finiscono spesso per acquistare colori da macchietta, è vero che i nostri nomi celebri potrebbero recitare più spesso in produzione straniere e che bisogna organizzarsi perché questo accada. Il punto, però, è anche un altro. Gli autori dovrebbero essere liberi di scegliere, per le loro storie, le facce e i corpi che sembrano loro più appropriati, l’idea che debbano rispondere tassativamente a criteri di nazionalità è improponibile. Non è affatto detto che, per rappresentare un mafioso, sia necessario un attore nato in Italia, magari in Sicilia. Basta un solo titolo, Il padrino, ed ecco che la protesta si sgonfia. L’elenco degli esempi sarebbe lunghissimo, pieno di Oscar e di interpretazioni cruciali. Allora, forse, meglio riflettere su un altro aspetto. Che riguarda la lingua, intesa proprio come idioma. Quanti sono gli attori italiani in grado di recitare perfettamente in lingua inglese? E quanto conta il luogo di nascita se poi, al cinema, vedremo Adam Driver perfettamente doppiato in italiano nel ruolo del “Drake”? La patria va difesa, certo, ma, per fortuna, nel cinema, confini e passaporti contano poco. Vincono sempre altre cose, suggestione, bravura, glamour, inventiva. Quella polvere di stelle che non ha né marchi né bandiere. n

PRISCILLA

Dopo il Maestro di Bradley Cooper, la musica torna protagonista al Lido con Priscilla, il film che segna il ritorno di Sofia Coppola a Venezia tredici anni dopo la vittoria del Leone d’Oro nel 2010 per il suo Somewhere, premiato come miglior film da una giuria all’epoca presieduta da Quentin Tarantino

Inserito tra i titoli veneziani più attesi, soprattutto oltreoceano, Priscilla è basato sul libro di memorie Elvis and Me, scritto dalla stessa Priscilla Presley nel 1985 per raccontare il suo rapporto e la vita al fianco del re del Rock’n Roll Elvis, con il quale fu sposata dal 1967 al 1973 e con cui ebbe una figlia, Lisa Marie Presley, deceduta lo scorso gennaio. «Sono rimasta colpita dall’autobiografia di Priscilla Presley sugli anni che ha vissuto, da giovane donna, a Graceland. E ho cercato di cogliere cosa provasse nell’immergersi nel mondo di Elvis, per poi alla fine riemergerne e scoprire la sua identità. Come artista per me è importante mostrare il mondo attraverso gli occhi dei mieipersonaggi,senzagiudicare», ha spiegato Coppola, nella cui filmografia (da Lost in Translation e Marie Antoinette a BlingRing) abbondano esempi di indagini sull’identità e trasformazione degli individui. «Questo film indaga il modo in cui Priscilla è diventata quello che è, e cosa significa e ha significato essere donna per lei e per le generazioni successive. Ha vissuto esperienze comuni a molte giovani donne, con la differenza che le ha affrontate in un contesto inusuale. Ed è per questo che nella storia di Priscilla, pur essendo unica, ci possiamo incredibilmente identificare tutte».

A dare il volto a Priscilla c’è la giovane Cailee Spaeny (Omicidio a Easttown, 7sconosciutiaElRoyale), mentre l’australiano Jacob Elordi (star di Euphoria e della saga The Kissing Booth) sarà sotto esame nel confronto con l’Elvis

CHECK IN

Woody Allen approda al Lido per presentare il suo Coup de chance

LA FRASE del giorno

«Mai improvvisare, sempre anticipare» Michael Fassbender in THE KILLER

n. 6 Lunedì 4 settembre 2023
80ª MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA di Austin Butler. Una nota interessante a livello di produzione: Priscilla è prodotto da A24 con l’italiana The Apartment di Lorenzo Mieli. n DI CLAUDIA GIAMPAOLO

COUP DE CHANCE

“Sensazionale”, “da Oscar” secondo qualcuno dei fortunati ad averlo visto in anteprima, in barba ai timori che hanno spinto Thierry Fremaux a non presentarlo al Festival di Cannes, finalmente è arrivato il momento di scoprire il cinquantesimo - e forse ultimo - film di Woody Allen. Con un discreto anticipo sul suo arrivo nelle sale italiane (al momento previsto per inizio dicembre), il suo Colpo di fortuna sarà tra i titoli Fuori concorso più attesi della 80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e non solo perché potrebbe essere il definitivo addio di un Maestro della stessa - “Settima” - arte. Una eventualità già smentita dal suo ufficio stampa, nonostante l’età avanzata dell’artista (sabato 16 in concerto a Roma con la sua New Orleans Jazz Band), che oltre a definire “un grande privilegio averlo realizzato a Parigi” e “un grande onore presentarlo a Venezia”, ha definito la propria opera come “un film poliziesco, una storia di crimine e punizione. Con una dose di romanticismo, ovviamente”.

Al centro di tutto, Fanny e Jean, apparentemente una coppia ideale. Professionalmente affermati, i due sposini vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi e sembrano innamorati come quando si sono conosciuti. Almeno fino all’incontro casuale di Fanny con Alain, un ex compagno di liceo per il quale inaspettatamente lei perde la testa, iniziando a frequentarlo e approfondendo sempre di più il loro rapporto.

I tre protagonisti di questo triangolo sono - in odine di citazione - Lou de Laâge, Melvil Poupaud e Niels Schneider, la parte principale del cast transalpino scelto da Allen per un film in lingua francese che potrebbe stravolgere la corsa al Premio Oscar per il Miglior Film Internazionale. Un’avventura sul ruolo fondamentale che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite che le reazioni successive alla proiezione al EFM di Berlino hanno già annunciato come “il miglior film di Allen da anni” e che Keith McNally ha paragonato al Louis Malle di Ascensore per il patibolo.

In attesa delle “ottime recensioni” che la produzione si aspetta da Venezia 80, la Mostra avrà un ruolo importante nel futuro di questo Colpo di fortuna, soprattutto in ottica distribuzione, soprattutto

EVIL DOES NOT EXIST

DI EMANUELE BUCCI

Per la prima volta in competizione alla Mostra del Cinema di Venezia c’è il regista giapponese rivelazione di questi ultimi anni, Ryusuke Hamaguchi, col suo nuovo lungometraggio Evil Does Not Exist (Aku wa sonzai shinai). E chissà se il regista nipponico conquisterà anche il Lido, dopo essere entrato nel palmarès della Berlinale 2021 (dove ha vinto l’Orso d’argento per Il gioco del destino e della fantasia) e, nello stesso anno, di Cannes con Drive My Car (Prix du scénario), che gli è valso anche 4 candidature agli Oscar, vincendolo per il Miglior film internazionale, . Stavolta, Hamaguchi ci porta a Mizubiki, un villaggio vicino Tokyo i cui abitanti, fra cui Takumi e sua figlia Hana, vivono in armonia con i cicli della natura. Ma questo equilibrio potrebbe venire sconvolto quando dalla città arriva il progetto di costruire, poco distante dalla casa di Takumi, un glamping, ovvero un campeggio di lusso, che avrà un impatto negativo sulla rete idrica locale. La storia tocca dunque i temi attualissimi della sostenibilità ecologica e del rispetto delle culture rurali. Ma non meno importante, per il cineasta nipponico, continua ad essere il dialogo tra linguaggi artistici, come già la letteratura e il teatro nei due film premiati a Berlino e Cannes. Stavolta, a giocare un ruolo fondamentale è stata la musica, firmata dalla stessa compositrice di DriveMy Car, Eiko Ishibashi EvilDoesNotExistinfatti prende le mosse da un video realizzato da Hamaguchi per Gift, un’esibizione dal vivo della sua collaboratrice. «Semprepiùcoinvoltonelfilmchestavamocreando», racconta il regista, «ho potutocontareampiamentesull’aiutodiEikoedeisuoiamicianchedurante leriprese.Questo modo estremamente libero di fare cinema mi ha dato grande energia. Dopo le riprese, ho sentito di aver catturato le interazioni dellepersonenellanaturaehocompletatoillavorocomeununicofilmconla bellissimamusicadiEikoIshibashi.Sperocheilpubblicoavvertalaforzavitale diquestefigurechesimuovono immerse nella natura e nella musica».

statunitense. A compensare la preoccupazione che ad avere la meglio fossero le possibili controversie, sulle quali si era già pronunciato Vittorio Storaro, ancora una volta Direttore della Fotografia del regista di Manhattan: “Sono scandalizzato e indignato che Cannes abbia scelto di non presentare il suo ultimo film acausadiaccusedallequaliWoodyègiàstatoassoltoduevolte”, per una sensibilità nata con il #MeToo che “sta portando alla luce problemi sistemici reali, ma sta anche facendo molti danni ingiusti... Una caccia alle streghe che va oltre i limiti del buon senso”. n

THE PENITENT - A RATIONAL MAN

DI ALESSANDRO DE SIMONE

Venezia è un luogo del cuore per Luca Barbareschi. Fu alla 43a edizione della Mostra del cinema, nel 1986, che l’attore conobbe il suo primo grande successo, dividendo la scena con una montagna del cinema italiano come Walter Chiari nel bel film, da riscoprire e rivedere, Romance, diretto da Massimo Mazzucco. Walter Chiari vinse il Ciak d’oro quell’anno come miglior attore, Luca Barbareschi il Globo d’oro della stampa estera come migliore rivelazione. Sono passati 37 anni, l’attore nel frattempo è diventato produttore, e qui a Venezia 80 ha accompagnato The Palace, la commedia grottesca di Roman Polanski fuori concorso, e anche regista. ThePenitent, anche questo fuori concorso, è la sua ultima fatica dietro la macchina da presa, e racconta la storia di uno psichiatra che vede la sua carriera e la sua vita privata sconvolta dopo essersi rifiutato di testimoniare a favore di un ex paziente violento e instabile che ha causato la morte di diverse

MAKING OF

Scritta da Cédric Kahn, Fanny Burdino e Samuel Doux, la storia di Making Of (intervista a pag. 3 di VeNews) ruota attorno a Simon, (Denis Podalydes), un regista alle prese con un film incentrato sulla lotta di un gruppo di operai per salvare la fabbrica dove lavorano. Il regista è assolutamente convinto di quel che sta facendo, è il primo sostenitore della battaglia operaia, il tema e il contenuto del film rappresentano per lui una convinzione personale, ma il problema sorge quando si rende conto che il suo team di attori e produttori sono poco onesti, gli attori, guidati dal protagonista Alain (Jonathan Cohen) completamente indisciplinati e le maestranze oltre ad essere spocchiose ed arroganti, non collaborano e gli mettono di continuo i bastoni fra le ruote. Ma il peggio deve ancora venire. E ovviamente arriva con i soldi che mancano, perché Simon viene abbandonato anche dai suoi finanziatori: il paradosso è che nel suo

persone. Una moralityplayfirmata dal grande drammaturgo, regista e sceneggiatore David Mamet di cui Barbareschi è anche produttore e interprete, accompagnato da un cast internazionale formato da Catherine McCormack, Adam James e Adrian Lester. «Hoamatolaversioneteatralediquestastoria tanto quanto quella cinematografica» ha dichiarato Barbareschi sul perché abbia voluto portarla sullo schermo. «La sceneggiatura di Davidèbasatasuunastoriavera,ilcasoTarasoff.Lavitadelprotagonistavienerovinatadallaferociadelsistema giudiziarioedeimedia.Quandolavitaprivataentraincollisioneconun sistemachenonèinteressatoallapresentazioneoggettivadellenotizie, maalgiudiziopiuttostocheall’informazione,nasceunconflitto.Ese unsistemagiudiziarioidentificaunavittimachenonèunadellevere vittimeeuncolpevolechenonèilverocolpevole,allorasitrasforma intragedia.PerchésecondoMamet“lanaturaumanaècrudele”» n

film vorrebbe difendere i diritti di quei lavoratori che nella realtà loro stessi ostacolano con ogni mezzo.  L’unica speranza che gli rimane è Joseph (Stefan Crepon) un giovane ragazzo che fa la comparsa, a cui affida il compito di girare il Making of del film. Il giovane prende il suo ruolo molto seriamente e inizia a seguire la troupe, riuscendo a ridare ordine alla confusione e quello che ne seguirà è la prova che a volte il Making Of può essere a volte molto meglio del film stesso. n

DAILY n. 6 - LUNEDÌ 04.09.2023 p. 3 in Mostra
MATTIA PASQUINI
DI
TIZIANA
DI
LEONE

I VINCITORI DEI CIAKD’ORODELCINEMAE DELLE SERIETV ALLA MOSTRA CON MASTERCARD

FOTINÌ PELUSO E IL DUO FABRIZIO MORO-ALESSIO DE LEONARDIS PROTAGONISTI AL LIDO

Fotinì Peluso, Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis: i vincitori dell’ ultima edizione dei Ciak d’oro del cinema e delle serie tv sono protagonisti alla Mostra del Cinema di Venezia, coinvolti nel progetto Improving Talent che il nostro giornale realizza con Mastercard. Venezia 80 è infatti l’occasione per il completamento del percorso che Mastercard e Ciak hanno intrapreso insieme nei mesi scorsi per la valorizzazione del talento emergente. Sponsor dell’ultima edizione dei Ciak d’Oro e dei Ciak d’oro Serie tv (nel complesso i due premi hanno ricevuto oltre 900 mila voti!) e main sponsor della Mostra del Cinema, Mastercard ha dato infatti la possibilità ad alcuni dei vincitori dello storico premio di vivere le emozioni del grande evento veneziano, vivendo da protagonisti la realtà del festival e la sua magia. Per il cinema, sono stati coinvolti il regista e sceneggiatore Alessio De Leonardis e il musicista, cantante e regista Fabrizio Moro, star del pop italiano, autori e registi del film vincitore dei Ciakd’orodelpubblicoper il Miglior

CINEMA ITALIANO: SUCCESSI, SFIDE E PROSPETTIVE

esordio alla regia, grazie a Ghiaccio, storia di formazione e riscatto interpretata da Vinicio Marchioni e Giacomo Ferrara

A rappresentare i vincitori dei Ciak d’oro Serie tv sarà Fotinì Peluso, protagonista femminile di Tutto chiede salvezza, la serie di Netflix scritta e diretta da Francesco Bruni vincitrice del Ciakd’orocome Serie dell’anno. Per Peluso, considerata una rivelazione anche nel cinema grazie all’intensa interpretazione in Il colibrì di Francesca Archibugi, il Ciak d’oro Serie Tv è stato seguito da altre affermazioni che hanno dato una svolta alla sua carriera, come il Nastro d’argento vinto per l’interpretazione nella stessa serie.

Ieri sera i tre talent sono stati anche tra i protagonisti del party Amfair , la cena di gala super esclusiva, con asta benefica, i cui ricavi sono destinati alla ricerca per la cura contro l’AIDS, da anni uno degli appuntamenti più glamour della Mostra e questa volta in programma sull’Isola della Misericordia Oggi la loro “Experience” continua tra interviste e film da gustare nelle sale cinematografiche della Mostra

Comel’audiovisivopuòtornarecentralenelmercatoglobale?.Da questa domanda è partito l’incontro che ha visto riuniti ieri i nomi più importanti del settore. «La cartina di tornasole del successo di un’industria è il fatto che talenti internazionali vengono a lavorare per società italiane – sottolinea Andrea Scrosati di Fremantle – Oggi non si dice più al regista italiano di successo bravoadessoallorapuoivenire ad Hollywood, ma gli si dice una star come Daniel Craig viene in Italia a fare un film con te. Un risultato frutto di un ecosistema creato dalle nostre istituzioni». «Noigiriamoininglese,tuttopuòvarcareilconfinelocaleelachiaveèsemprela stessa: il contenuto», aggiunge Maria Pia Ammirati di Raifiction. «L’arrivodiNetflixhamutatolaproduzioneintuttoilPaese– spiega Tinni Andretta di Netflix – Iltemadellalinguaeraimportante,maoraèunmomentodicrescita». «Con serie come Costiera e Citadel Diana – spiega Marco Azzani di Prime Video – abbiamo intenzione di alzare la barra qualitativa». «I distributori italiani non sono moltoforti,perchéglistranierihannopiùesperienzaesoldi – dice Paolo Del Brocco di Rai Cinema – Serveunrafforzamentodiquesta attività».

«Cinecittàpuòsvolgereunruolofondamentalenelconsolidamentodelsistemaaudiovisivo– sottolinea Nicola Maccanico di Cinecittà - Portaaterraquellocheilmondodellacreativitàcostruisce».«Indirizzarequasi300milionidieuroinCinecittàrispondeva proprio all’idea di avere un’infrastruttura importante», conclude Nicola Borrelli del MIC.

DAVID FINCHER: «UNKILLER PIENODIDUBBI»

«The Killer rappresentailmiopersonaletentativo di conciliare la visione che ho da anni delle storie cinematograficheconlamanieradiraccontarle», ha detto il regista David Fincher, presentando il suo nuovo lungometraggio a Venezia 80. Sul protagonista Michael Fassbender, il cineasta ha affermato: «Era perfetto per il ruolo è poi lui è un attore capace di fare cose molto grandi, di restituire qualsiasi colore che tu gli chiedi di fare». Il personaggio del titolo, prosegue Fincher, «nondovevaessereunpersonaggio che incarna il male, perché in fondo è anche un uomo pieno di dubbi». Per quanto riguarda Tilda Swinton: «Tutti vogliono lavorare con lei, è come un unicorno». E sullo sciopero a Hollywood: «Sono molto triste per quello chestasuccedendo.Cercodicapireentrambeleposizioniecredochealla fine si debba dialogare». n

H APPUNTAMENTI H

Ore 9.30. SALA CONFERENZE STAMPA. Cartier the art and craft of Cinema presenta una conversazione con Francesca Lo Schiavo e Dante Ferretti.

Ore 10.00. SALA LAGUNA. Dopo la proiezione del film Urihi haromatimapë (Earth-Forest Healers) di Morzaniel łramari, seguirà la masterclass con il regista, alla presenza dei produttori Gabriela Carneiro da Cunha, Eryk Rocha e dell’antropologa Ana Maria Machado.

Ore 10.00. HOTEL EXCELSIOR ITALIAN PAVILION. Panoramiche, alla scoperta della valle del cinema A cura della film commission Valle d’Aosta.

Ore 10.00. HOTEL EXCELSIOR SPAZIO REGIONE VENETO. Il contributo alla promozione della parità di genere dell’industria cinematografica a cura di Francesca Torelli consigliera regionale di Parità Regione del Veneto.

Ore 10.30. PALAZZETTO TITO VENEZIA. Ultimo giorno per la mostra Fondamenta de le Convertite con opere di Marina Ballo Charmet e Walter Niedermayr curata dalla fondazione Bevilacqua La Masa. Fino alle 17.30.

Ore 11.00. HOTEL EXCELSIOR SALA TROPICANA. Le possibilità dell’intelligenza artificiale: TECMA presenta Petit, corto 3D mix di arte e tecnologia. Con Pietro Adduci, Giulia Gori, Antonio Spataro.

Ore 11.00. HOTEL EXCELSIOR SPAZIO REGIONE VENETO. Women’s Tales #2 Conversazione con

i membri del Miu Miu Women’s Tales Committee: Ava DuVernay, Catherine Martin e Maggie Gyllenhaal, moderata da Penny Martin.

Ore 11.00. HOTEL EXCELSIOR ITALIAN PAVILION. Lucana film Commisision. Basilicata il cinema vive qui

Ore 11.30. VENICE IMMERSIVE ISLAND. How to foster the national scene? Panel con Michel Reilhac, Carlo Rodomonti, Jacopo Chessa, Simone Fougnier, Barbara Grespi. Modera Sara Tinelli.

Ore 12.30. HOTEL EXCELSIOR ITALIAN PAVILION. Sostenibilità ed ESG nell’Audiovisivo.

Ore 12.30. SPAZIO CINEMATOGRAFO DI ENTE DELLO SPETTACOLO. Lombardia Film Commission: nuovi bandi e finanziamenti per l’audiovisivo, con Mons. Davide Milani, Marco Allena, Massimo Scaglioni, Federico Mollicone.

Ore 12.30. HOTEL EXCELSIOR SPAZIO REGIONE VENETO. Presentazione di Cortinametraggio 2024 con Roberto Ciufoli, Niccolò Gentili direttore artistico, Maddalena Mayneri organizzatrice del festival e presidente dell’associazione.

Ore 13.45. HOTEL EXCELSIOR SPAZIO REGIONE VENETO. In-Finiti, un film che parla d’amore. Ne parlano Michele Cali, Cristian De Mattheis, Francesca Loy, Federico Le Pera, Ignazio Moser e Giulio Rapetti in arte Mogol.

Ore 13.45. SPAZIO CINEMATOGRAFO DI ENTE DELLO SPETTACOLO. Corti in Laguna, presentazione di L’amore, forse di Matteo Marconi e Oscar Sanchez H. Intervengono: Barbara Fabbroni,

Matteo e Valentina Marconi, Massimiliano Buzzanca, Barbara Fabbroni e Cip, o la virtù di restare in gioco con Rino Pinto, Corrado Franzese, Yuliya Mayarchuk, Luigi Marmo, Gianluca di Gennaro.

Ore 15.00. CASA DEGLI AUTORI. Incontro con Shirin Neshat (prenotazione obbligatoria).

Ore 15.00. SPAZIO CINEMATOGRAFO DI ENTE DELLO SPETTACOLO. Generazione Cinema: tra passione e professione. Che ruolo ha il cinema nella vita dei giovani italiani? Incontro con Mariagrazia Fanchi, Alessandro Rosina, Rosy Russo, Mons. Davide Milani, Presidente Fondazione Ente dello Spettacolo.

Ore 15.00. HOTEL EXCELSIOR ITALIAN PAVILION. Protecting Creativity and supporting Young Talents Un incontro con Roberto Stabile, Federico Bagnoli Rossi.

Ore 16.00. SPAZIO CINEMATOGRAFO DI ENTE DELLO SPETTACOLO. Presentazione del corto Amici di sempre prodotto dalla MG Production di Morena Gentile e diretto da Christian Marazziti. I due partecipano con Dario Bandiera e Paolo Conticini.

Ore 16.30. HOTEL EXCELSIOR SPAZIO INCONTRI. Beyond the Conventional, Eleven years of the Biennale College Cinema, panel condotto da Peter Cowie, storico del cinema ed ex caporedattore internazionale di Variety.

Ore 16.30. HOTEL EXCELSIOR SPAZIO REGIONE VENETO. Giffoni Innovation Hub presenta Così fa il silenzio in collaborazione con EnelX. A cura di Edipo e Giffoni. Con Luigi Sales, Nicola Tagliafierro.

Ore 17.00. CASA DEGLI AUTORI. Conferenza stampa in cui sarà annunciata la partnership tra MAD srls (società che organizza a Monte Sant’Angelo il Festival Mònde) e le Giornate degli Autori. All’incontro sarà presente Annamaria Tosto, presidente di Apulia Film Commission.

Ore 17.10. HOTEL EXCELSIOR ITALIAN PAVILION. Presentazione della 6ª edizione di TFI Torino Film Industry a Torino dal 23 al 30 novembre, in concomitanza e in collaborazione col 41° Torino Film Festival.

Ore 18.00. SALA LAGUNA. Incontro sul tema: Il cinema dell’inclusione tra visione e formazione Ore 18.00. VILLA DEGLI AUTORI. La film commission campana presenta 18 anni insieme: risultati e progetti futuri

Ore 18.00. REEF, IL DOPOCINEMA COSMOPOLITAN. Incontri con Francesca Biella, Emma Valenti, Lea Gavino, Andrea Delogu e Mr Rain, Carolina Sala, Sara Ventura.

Ore 18.15. HOTEL EXCELSIOR ITALIAN PAVILION. Presentazione del catalogo celebrativo di Minerva Pictures. Ci sarà Boris Sollazzo.

Ore 18.45. HOTEL EXCELSIOR SPAZIO REGIONE VENETO. Presentazione di Pro-Agonisti, serie internazionale sullo Sport a cura di Blullow/Keymotions. Con Luca Tramontin, Andrea Sartori, Marika Fantini. Ore 19.00. CENTURION PALACE VENEZIA. Serata Diva e Donna, il riconoscimento al femminile dell’omonima rivista che nella sua 19ª edizione premierà Sandra Milo e Rita Pavone.

in Mostra

ROIA REGISTA PREMIATO

Commozione alla consegna del premio Siae ad Alessandro Roia, col ricordo del recentemente scomparso Andrea Purgatori, da parte del presidente delle GdA Francesco Ranieri Martinotti. Oggi, nelle Notti Veneziane, sarà proiettato Con la grazia di un Dio, esordio da regista di Roia. Attore di successo, diventato famoso per la sua interpretazione di Dandi nella serie RomanzoCriminale, Roia è stato diretto da Paolo Virzì, Ferzan Özpetek, Daniele Vicari e dai Manetti Bros, grazie ai quali è stato candidato al Nastro d’argento e al Globo d’oro per Song’eNapule. Ranieri Martinotti ha premiato Roia «perlasuacapacitàdiraccontare l’animo umano». «Dirigereunfilmmihaavvicinatoadunapartechehosempreamatotantissimodiquesto lavoro e trovare una sintesi di quanto fatto sinora» ha detto Roia a Ciak

INTELLIGENZA ARTIFICIALE:

DIBATTITO ALLE GDA

Si è svolto il convegno organizzato da Writers Guild Italia Intelligenza Artificiale-Opportunitàominaccia?

nell’ambito delle Giornate degli Autori. Un evento per scoprire in che modo il mercato dell’audiovisivo stia evolvendo con l’avvento dell’IA. Durante l’evento, una sfida tra intelligenza artificiale e il lavoro di uno sceneggiatore per creare in tempo reale un pitch trailer cinematografico, seguito da una performance musicale di Alex Braga, padre della prima I.A. in grado di suonare live con musicisti tradizionali, hanno dimostrato che ci troviamo all’alba di una nuova era che necessita ricerca e regolamentazione.

Va. Am.

AL LIDO con

RUOLI ITALIANI: PARLA EDOARDO PESCE

Prosegue al Lido il dibattito sull’opportunità che i personaggi italiani dei film siano affidati ad attori della stessa nazionalità piuttosto che di altri Paesi. Dopo che Pierfrancesco Favino aveva manifestato la preferenza per la prima ipotesi («Se un cubano non puòfareunmessicanoperchéunamericanopuò fare un italiano? Solo da noi»), un parere diverso è stato espresso da Edoardo Pesce , a Venezia per presentare il film El paraíso. Secondo lui, non ci sarebbe problema a far interpretare ruoli italiani a chi non parli la stessa lingua: «Io ho fatto il palermitano, t’impari il dialetto e vai! Il lavoro di un attore è rappresentare, sennò fai un documentario». n

STEFANO DISEGNI

LIDO LAND

Tiziana Rocca con Aldo, Giovanni e Giacomo e Gabriele Salvatores, in occasione dell’evento di Filming Italy

DAILY n. 6 - LUNEDÌ 04.09.2023 p. 5 in Mostra www.stefanodisegni.it
I protagonisti del Premio Kineo Il regista David Fincher Fotinì Peluso, in basso Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis

All the charm, the talent and the technical skills to play all kinds of characters. Italian and otherwise. Present at the festival with two titles in the competition, Comandante and Adagio, Pierfrancesco Favino throws the rock into the lagoon and triggers a controversy destined to linger far beyond the confines of the festival. The issue concerns the choice of so many American auteurs, the latest being Michael Mann, competing with Ferrari, and Ridley Scott with House of Gucci, to entrust overseas stars with the task of playing roles of figures from the history of Italy. As chance would have it, in the two films mentioned above, the choice fell on the same name, that of the seraphic and lusty Adam Driver whose ears must have been ringing wildly for at least 48 hours since Favino took it out on him. On behalf of his colleagues, he took off on a tirade against the under-appreciation of our stars, the fault, he said, of producers and writers, but also of the actors themselves who would not make their voices heard enough, claiming parts that are theirs by right of nationality. Good heavens. That’s all the talk on the Lido by now. Yet, to examine the issue properly, without getting caught up in sudden patriotic emphasis, Favino is, on the one hand, right and, on the other, wrong. Indeed, Italian figures in U.S. films often end up ridiculous, and our famous names could play more often in foreign productions, and arrangements need to be made for this to happen. The point, however, is also another. Writers should be free to choose, for their stories, the faces and bodies that seem most appropriate to them; the idea that they must strictly meet nationality criteria is impractical. It is not the case that, to portray a mafioso, you need an actor born in Italy, perhaps in Sicily. All it takes is one title, The Godfather, and the outcry deflates. The list of examples would be very long, full of Oscars and crucial performances. Then, perhaps, it is better to reflect on another aspect. That concerns language understood precisely as an idiom. How many Italian actors can act perfectly in English? And how much does the place of birth matter if, in the movies, we will then see Adam Driver perfectly dubbed in Italian in the role of “Drake”? The homeland must be defended, of course, but fortunately, borders and passports matter little in cinema. Other things always win: suggestion, bravura, glamour, inventiveness. That stardust that has no marks or flags..

in Mostra

Direttore Responsabile: Flavio Natalia

Responsabili di Redazione: Oscar Cosulich (contenuti), Biagio Coscia (realizzazione)

In Redazione: Emanuele Bucci, Alessandro De Simone; Claudia Giampaolo, Davide Di Francesco (web), Tiziana

Leone - Grafica: Guido Benigni - Collaboratori: Vania

Amitrano, Giulia Bianconi, Mattia Pasquini - Foto: Maurizio D’Avanzo - Stampa: CHINCHIO INDUSTRIA GRAFICA www.chinchio.it.

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SNOW IN MIDSUMMER

Wu yue xue, Malesia, Taiwan, Singapore, 2023. Regia Chong Keat Aun. Interpreti Wan Fang, Pearlly Chua, Rexen Cheng, Pauline Tan, Peter Yu, Alvin Wong. Durata 116’.

Produzione: Janji Pictures Production

Co-produzioni: Swallow Wings Films, August Pictures, Southern Islet Pictures

PRIMA MONDIALE

Per 49 anni, Ah Eng (Wan Fang) è rimasta intrappolata nella linea temporale “513” del 1969 (nella cultura mandarina il 13 maggio è appunto il 513). In quel giorno del 1969, a seguito di tensioni post-elettorali, era scoppiata una rivolta a Kuala Lumpur. Durante la rappresentazione di un teatro di strada dell’opera cinese NeveaGiugno, la cui eroina Dou E (Chua Pearlly), interpretata dalla capocomico della compagnia, è ingiustamente condannata e uccisa, la rivolta è repressa nel sangue. Nella concitazione di quei momenti Ah Eng e sua madre (Pauline Tan) sono messe in salvo dalla compagnia teatrale, ma perdono i contatti con il fratello e il padre. Nel 2018, Ah Eng torna a Kuala Lumpur e incontra inaspettatamente “Dou E” al cimitero delle vittime del 13 Maggio: il cimitero 513. Il regista e compositore malese Chong Keat Aun sfida qui il silenzio su un massacro dimenticato, riportandolo alla luce con immaginazione.

L’AVAMPOSTO

Italia/Brasile, 2023, Regia Edoardo Morabito, Interpreti Sara Montpetit, Felix-Antoine Bénard, Steve Laplante, Sophie Cadieux, Noémie O’Farrell, Marie Brassard, Durata 84’

PRIMA MONDIALE

L’avamposto del titolo è quello di Christopher Clark, eco-guerriero scozzese che nel cuore dell’Amazzonia punta a realizzare un personalissimo modello di società utopica basato sull’equilibrio perfetto tra natura e tecnologia. E che, soprattutto, sceglie di opporre all’inarrestabile distruzione della foresta l’organizzazione di un concerto dei Pink Floyd dentro l’inferno verde, nella speranza di convincere il governo brasiliano a istituire una riserva. “Un visionario” che Edoardo Morabito definisce “il mio antidoto al disincanto” e che mette al centro di un racconto - e di “un viaggio” nelle contraddizioni del presente - che arriva a dieci anni esatti da I fantasmi di San Berillo, scelto come Miglior documentario italiano al Torino Film Festival. Un’opera seconda di un regista che - da montatore - aveva già visto premiati alla Mostra di Venezia i ‘suoi’ Liberami di Federica Di Giacomo (Miglior film di Orizzonti nel 2016), Belluscone. Una storia siciliana (Premio speciale della giuria di Orizzonti nel 2014) e La mafia non è più quella di una volta (Premio speciale della giuria nel 2019) di Franco Maresco.

LOVE IS A GUN

Ai shi yi ba qiang, Hong Kong/Taiwan, 2023. Regia Lee Hong-chi. Con Lee Hong-chi, Lin Ying Wei, Zheng Qing Yu, Lin Ke Ren, Lee Yu Yao, Edison Song. Durata 1h e 21’.

SIC – CONCORSO

PRIMA MONDIALE, OPERA PRIMA

«Destiniineluttabili,redenzioninegate,unragazzo dal passato burrascoso che non cede alla rassegnazione» sono, ha affermato Beatrice Fiorentino, Delegata Generale della 38ma Settimana Internazionale della Critica, gli ingredienti di Love Is a Gun, diretto e interpretato dal taiwanese Lee Hong-chi, già attore di successo pluripremiato per la sua performance nel film Thanatos, Drunk. Il suo debutto alla regia Love Is a Gun, in concorso alla SIC, racconta la storia di Sweet Potato, un giovane appena uscito di prigione che prova a ricominciare con un piccolo lavoro sul lungomare. Ma a turbare la nuova routine ricompariranno il suo vecchio boss, la madre e l’amico Maozi. In gara per SIC@SIC abbiamo inoltre il corto Foto di gruppo di Tommaso Frangini.

Emanuele Bucci

GUERRE STELLARI

DAILY n. 6 - LUNEDÌ 04.09.2023 p. 7 in Mostra
Oscar Cosulich
SALA DARSENA GOOD HEAVENS
F.
L’ESPRESSO A.
IL CORRIERE DELLA SERA M. Mancuso IL FOGLIO F. Alò IL MESSAGGERO A. De Grandis IL GAZZETTINO F. Pontiggia IL FATTO QUOTIDIANO M. Gottardi LA NUOVA VENEZIA F. Caprara LA STAMPA P. Armocida IL GIORNALE C. Piccino IL MANIFESTO MEDIA COMANDANTE HH½ HHHH HH½ HHH½ HHH½ HH½ HH½ HH½ HHH½ HHHH H 2,9 FERRARI NP HHH HH HHH HH HHH½ HH½ HHH½ HHH HHH½ HHH 2,9 DOGMAN NP HH½ HH HHHHH HHH½ HHH½ H½ HHHH HH HH H 2,7 EL CONDE HHHH HH½ H½ H HH HH½ HH½ HH HHHH HHHH HH½ 2,6 FINALMENTE L’ALBA HHHH HHHH H½ H½ H½ H½ HH½ HH HHH½ HHH½ HHH 2,6 POOR THINGS HHH HHHH HHH½ HHHH HHHHH HHHH HHHH HHH½ HHHHH HHHH HHHH 4,0 BASTARDEN (THE PROMISED LAND) HH½ HHH HH½ HH½ HHH HHH HH½ HHH HH½ HHH½ H½ 2,7 ADAGIO HHH HHHH HH½ NP HHH HHH HH½ HHH HHH½ HHH½ HH 3,0 MAESTRO HHHH HHH HHHH HHH½ HHHH HHH½ HH HHH½ HHH½ HHH½ H½ 3,3 DIE THEORIE VON ALLEM HHH HHHH HH H HH½ HHH HHHH HH½ HHH HHH NP 2,8 LA BÊTE HHH HHH½ HH½ HH H HHHH H½ HHH½ H½ HHHH HHH 2,7 THE KILLER HHH½ NP HHH HHHH HH½ HHH½ HH HHHH HHH½ HH½ HH 3,0 HHHHH LA PERFEZIONE ESISTE HHHH DA NON PERDERE HHH INTERESSANTE HH PREGI E DIFETTI H DIMENTICABILE NP VOTO NON PERVENUTO
Ferzetti
Finos REPUBBLICA
P.
Mereghetti
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