Vdossier n1/2012 - Così fan pochi

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settembre 2012

le eccellenze e la creatività, scommettere sul futuro. Occuparsi di educazione allora, quanto meno nelle riflessioni e nelle prospettive di lavoro, significa quindi occuparsi di sviluppo locale sostenibile e quindi anche di economia. Di una economia in grado di fondarsi sulla dignità delle persone e sulla libertà. La crisi economica che in questi anni ha investito in Italia milioni di famiglie interpella la politica, l’economia, la società e costringe a trovare risposte nuove, a superare il pensiero unico neo-liberista fondato sulla finanza e la competizione senza regole, qualche volta sull’illegalità delle mafie. La crisi costringe anche chi è impegnato nel lavoro sociale: nelle cooperative, come nelle associazioni o nel volontariato a trovare e percorrere strade nuove, a rispondere ad una domanda che non è solo ricerca di nuove strategie, ma anche e forse soprattutto domanda di senso: è possibile ri-pensare le economie e le politiche (tutte le politiche) affinché concorrano con la società a promuovere uno sviluppo possibile e sostenibile del territorio che sia in grado di valorizzare le risorse locali e al contempo lasciarsi contaminare dalle storie di vita di uomini e donne che a causa della loro fragilità personale, familiare o sociale sono stati emarginati o espulsi dalle società? Interpellati da questa domanda interpretiamo il nostro impegno educativo anche nella direzione di creare le condizioni di sistema affinché nascano imprese capaci di stare sul mercato dotandosi di regole fedeli a questi principi ispiratori. La creazione in questi ultimi 12 anni del Parco culturale e scientifico di Capo Peloro, del Parco Sociale di Forte Petrazza, divenuto luogo di riferimento per molti gruppi di giovani artisti locali, ed oggi le iniziative della Fondazione di Comunità di Messina con il suo Parco fotovoltaico diffuso sono stati grandi occasioni per lavorare con i giovani, per far lavorare giovani, e valorizzare i loro talenti. Le imprese che gestiscono questi spazi, i servizi e l’accoglienza piuttosto che le tecnologie e la progettazione sono un segno di come a partire dalle risorse del territorio e dalle competenze che sa esprimere sia possibile pensare forme di economia “giusta” e “sostenibile”.

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