Il Resto del Carlino 17 maggio 2016 - Intervista sulle adozioni

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MARTEDÌ 17 MAGGIO 2016 IL GIORNO il Resto del Carlino LA NAZIONE

INFANZIA E DIRITTI

La novità

IL WELFARE DELLA FAMIGLIA

Educatori sociali Ci vorrà la laurea

La burocrazia lascia soli 300 bimbi Adozioni impossibili per le famiglie Migliaia di coppie pronte, manca la banca dati nazionale dei minori Situazione reale

Paradosso da sanare

Moldavia, Russia e Brasile hanno un archivio nazionale dei minorenni senza genitori

Ogni tribunale minorile non sa se ci sono bambini adottabili in altre regioni diverse dalla propria

Sabrina Pignedoli

Griffini –. Ma attualmente, senza banca dati, non è possibile, nonostante il nostro paese abbia sottoscritto la convenzione dell’Aja». Pur con una lieve flessione, restano sostanzialmente stabili le adozioni nazionali: circa mille bambini ogni anno. Tuttavia aumentano, e di molto, i bambini fuori famiglia, spesso ospitati in istituti.

ROMA

CI SONO potenzialmente dieci famiglie per ogni bambino adottabile in Italia. E in alcuni distretti dei 29 tribunali minorili si arriva fino a venti. Ma nonostante ciò restano 300 bambini adottabili che non riescono a trovare genitori. E sono in continua crescita i minori fuori dalle famiglie, arrivati ormai a 35mila. Secondo le stime, ovviamente. Perché dati precisi, ufficiali, non ce ne sono. Motivo? IN ITALIA manca una banca dati nazionale sui minori da adottare.

VIAGGI DELLA SPERANZA Ogni anno vengono accolti da famiglie italiane da 6mila a 8mila minorenni stranieri «La Russia, il Brasile ce l’hanno. Anche Stati piccoli, come la Moldavia, si sono attrezzati. Il problema è che in Italia pare siano proprio alcuni tribunali a non avere la banca dati, per cui è ipotizzabile che nemmeno sappiano chi sono i minori adottabili sul loro territorio», spiega Marco Griffini, presidente dell’Ai.Bi., l’associazione Amici dei bambini, che si occupa di adozioni. UN OSTACOLO che crea enormi difficoltà per quanto riguarda le procedure di avvicinamento di una famiglia a un potenziale figlio. «Non essendoci una banca dati nazionale – spiega Gianfranco Arnoletti, presidente della Cifa, ong molto attiva in materia – i genitori che presentano la domanda in un tribunale dei minori si trovano a disposizione solo i bambini adottabili in quel tribunale, mentre se la ricerca si estendesse a tutta Italia sarebbe molto più facile riuscire a venire incontro alle richieste delle famiglie». La mancanza della banca dati, poi, ostacola anche le adozioni da parte di genitori stranieri. «Ci sono coppie italoamericane che ci hanno chiesto la possibilità di trovare figli in Italia – spiega

«NON È VERO che non ci sono famiglie disposte ad accoglierli – spiega Griffini –. Consideri che in Italia sono oltre 5 milioni le coppie coniugate senza figli. Il problema è che con le difficoltà burocratiche molte coppie non credono più all’adozione. In troppi non cominciano nemmeno il percorso per paura delle difficoltà che potrebbero incontrare». Difficoltà economiche, certo. Ma anche la paura di doversi assentare dal lavoro, soprattutto per le adozioni internazionali. «Sono giusti i controlli, ma a volte vengono richieste ai genitori anche venti sedute dallo psicologo – continua Griffini –. Diventa un percorso a ostacoli. Poi in Italia l’adozione viene vista ancora più come un processo che come un accompagnamento. Siamo l’unico stato in Europa, insieme al Belgio, che prevede il passaggio davanti al giudice». La ricerca di un bambino fuori dai confini nazionali per molte famiglie è diventata, quindi, una scorciatoia, anche se più costosa. Tuttavia gli ultimi dati forniti dal ministro della Giustizia mostrano una flessione sostanziale: nel primo trimestre 2015 i procedimenti internazionali definiti dal nostro Paese sono stati 3.189, a fronte degli 8.540 definiti nel 2012, dei 7.421 del 2013 e dei 6.739 del 2014. «Una volta era sicuramente più facile adottare all’estero per il semplice motivo che c’erano più bambini disponibili – precisa Arnoletti –. Ora in paesi come la Russia e il Brasile, dove la situazione economica è migliorata, sono aumentate le famiglie locali che decidono di adottare. Inoltre è venuta a mancare una politica di sviluppo di accordi con altri Paesi, come la Cambogia, ma non solo, per cui, in alcuni casi, le adozioni sono bloccate».

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Tutte le Commissioni della Camera (questa settimana tocca al Bilancio) danno parere favorevole al pdl, prima firmataria Vanna Iori, sugli educatori-pedagogisti. Novità: laurea obbligatoria. Ovviamente, non è previsto nessun criterio di retroattività

I NUMERI

35mila

I bambini presenti negli orfanotrofi italiani

400

i neonati abbandonati ogni anno alla nascita

1.000-1.300 le adozioni nazionali in un anno

LA PARLAMENTARE DEL PD VANNA IORI

«È un’emergenza umanitaria Migliaia di ragazzini da aiutare» ROMA

«IL PROBLEMA è che non ci sono nemmeno dati certi sui bambini da adottare. L’Istat fornisce numeri, il Dipartimento di giustizia minorile ne fornisce altri». L’onorevole del Pd Vanna Iori (nella foto) fa parte della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia per capire come mai la banca dati prevista dalla legge 149 del 2001 non sia ancora attiva. «Solo 11 tribunali su 29 hanno fornito i dati e comunque sono aggiornati al 2013», precisa. A che cosa servirebbe la banca dati?

Il dramma a 18 anni Quando raggiungono la maggiore età sono costretti a uscire dalle strutture E molti finiscono su cattive strade...

«È fondamentale per mettere in contatto le famiglie con i bambini che possono essere adottati. Anche perché il problema dei minori fuori famiglia è una vera e propria emergenza umanitaria: si parla di cifre tra i 28 e i 35mila, tra adottabili e non. Metà vivono in famiglie affidatarie, ma l’altra metà si trova in strutture residenziali, anche tra gli adottabili». Quando un ragazzo compie 18 anni, ma non ha finito gli studi e non è indipendente, deve uscire dalle strutture?

«Sì. Anche questo è un problema enorme. Con le Ausl e i Comuni sono state trovate soluzioni e viene fornito un sostegno per poter finire gli studi superiori». Per questi giovani è però impossibile pensare all’università.

«È molto difficile. Diciamo che si cerca di inserirli nel mondo del lavoro. Molti finiscono su cattive strade e questo è un fallimento sociale gravissimo» Le adozioni sono in calo.

«Si è parlato di un problema di costi, dovuto anche alla crisi economica. In realtà i problemi sono anche altri, come i tempi e le procedure burocratiche, che ora come ora, scoraggerebbe chiunque. Poi c’è la questione dei fallimenti adottivi: circa il 20% dei bambini torna nelle strutture. E per loro è un secondo abbandono». Che cosa si sta facendo a livello legislativo?

«Dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili, si è preso l’impegno di riorganizzare la materia. Io faccio parte della Commissione giustizia e posso dire che sono già cominciate le audizioni». Sabrina Pignedoli


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