Campione osteologico dalla necropoli di Olmo di Nogara

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI PADOVA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di Laurea in Archeologia Elaborato finale

Studio di un campione osteologico di soggetti femminili ed infantili provenienti dell'Area C della necropoli dell'età del Bronzo di Olmo di Nogara (VR).

Relatore:

Laureanda:

Alessandro Canci

Baratella Vanessa Matricola: 580700

Anno Accademico 2009-2010 1


INDICE

1. Obbiettivi della ricerca ………………………………………………………….. p. 3 2. La necropoli di Olmo di Nogara, inquadramento ……………………………….. p. 5 3. Informazioni sul campione osteologico in esame ……………………………… p. 13 4. Procedure e metodologie utilizzate per l'analisi ……………………………….... p.17 4.1 Determinazione del sesso; 4.2 Stima dell’età alla morte nei soggetti adulti; 4.3 Stima dell’ètà alla morte nei soggetti subadulti; 4.4 Stima della statura;

5. Identificazione delle evidenze patologiche …………………………………….. p. 27 5.1 Identificazione di stress biomeccanici; 5.2 Analisi paleopatologica;

6. Risultati delle analisi effettuate sul campione: inumati femminili ……………… p. 35 6.1 Principali indicatori di stress biomeccanico rilevati. Alcune statistiche; 6.2 Media della statura dei soggetti; 6.3 Ricorrenza di spondilolisi nei soggetti femminili all’Olmo di Nogara;

7. Risultati delle analisi effettuate sul campione: inumati infantili ……………….. p. 67 7.1 Note patologiche;

(APPENDICE) Schede informatizzate. Bibliografia

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« Il termine necropoli è davvero significativo: indica la città dei morti […]. In una necropoli sono presenti vie, spazi per camminare e quartieri, nei quali gli individui sono raggruppati in base […] a criteri sociali. La struttura del cimitero riflette dunque, in modo più o meno fedele, l'organizzazione della comunità […]. »1

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DUDAY 2005 p. 150

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1.Obbiettivi della ricerca

Lo studio del materiale scheletrico che si presenta in questo scritto è parte di un progetto più ampio che consiste nel riesame dell’intero campione osteologico proveniente da Olmo di Nogara conservato a Padova, al fine di ricostruire lo stile di vita e l’organizzazione sociale dei soggetti presenti nella necropoli. A tal proposito sono state redatte diverse tesi di laurea, focalizzate sia sugli inumati maschili portatori di spada e non, sia sulle donne con corredo2; allo stato attuale della ricerca, l’analisi dei reperti scheletrici è volta a considerare gli individui femminili privi di corredo e gli individui infantili, proseguendo nello studio paleo patologico dell’intera popolazione scheletrica. L’oggetto di questo elaborato di tesi è il riesame di un campione osteologico di alcuni inumati privi di corredo pertinenti all'area C della necropoli; il criterio secondo il quale è stato selezionato il gruppo di sepolture da analizzare è quello planimetrico. Il fine dello studio è quello di risalire all'età della morte degli individui, alla rideterminazione o conferma del sesso, alle eventuali evidenze paleopatologiche nonché allo stile di vita dei soggetti.

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CURRADINI 2006-2007; LUCATELLO 2006-2007; GASPARI 2007-2008; MAINO 2007-2008; PULCINI 20082009; BECK DE LOTTO 2008-2009; CORSI 2008-2009; GASPARI 2009-2010; MAINO 2009-2010. Sul campione di Olmo sono state discusse tre tesi specialistiche in collaborazione con il prof. G. Fornaciari del Dipartimento di Oncologia-Sezione di Paleopatologia dell’Università di Pisa e il prof. V. Formicola del Dipartimento di Antropologia di Pisa (RADI 2007-2008, RIGA 2007-2008 e LUCATELLO 2009-20109.

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2. La necropoli di Olmo di Nogara, inquadramento.

L'organizzazione sociale nelle comunità tra Bronzo Medio e Bronzo Recente3 è ipotizzabile non fosse omogenea in tutte le aree insediamentali distribuite tra l’Emilia, il Veneto occidentale e la Lombardia orientale, zone nelle quali si sviluppò la facies culturale cosiddetta “terramaricola”. Raccogliendo i principali filoni d'opinione, l’assetto sociale di questi gruppi territoriali è stato descritto, da R. Peroni, come «società tribali ad assetto territoriale» - equiparandole così a quella dei Campi d'Urne centro-europei – ma da altri autori, come società di tipo chiefdom, o addirittura “gentilizio-clientelare”4 Le testimonianze principali che possono aiutarci a comprendere queste società, la loro struttura interna, nonché in esse la presenza di personaggi di rango, di élites, di clan familiari, ci arrivano dalle necropoli. In esse è possibile riconoscere, più che in ogni altro contesto, quali fossero le strutture sociali delle comunità, attraverso delle analisi topografiche dell'assetto del sepolcreto, crono-tipologiche sui materiali di corredo, osteologiche sugli individui stessi.

La necropoli di Olmo di Nogara si trova a circa 30 km a sud della città di Verona, in una porzione di pianura delimitata dal corso dei fiumi Mincio, Po, Adige, ed attraversata dal corso del Tartaro5 (fig. 1) ; il sepolcreto occupa la sponda destra del paleoalveo di questo

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I termini Bronzo Medio e Bronzo Recente verranno da qui in poi abbreviati in BM e BR. CARDARELLI, 1997 pp. 658, 660 5 SALZANI 2005, p. 12 4

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fiume, ha orientamento NW-SE e si distanzia di circa 500 m da un abitato. Necropoli e insediamento sono cronologicamente collocabili tra BM 2 e BR 2.6 L’area nella quale sorge la necropoli è quella di un dosso sabbioso, in posizione leggermente sopraelevata; questa particolarità unita alle caratteristiche del suolo, molto asciutto, ha fatto sì che la zona venisse frequentata in epoche diverse, dal Neolitico - Età del Rame sino al Medioevo. La fase principale che ha coinvolto l’area è comunque inquadrabile nella media e recente Età del Bronzo7. Le prime notizie della presenza di sepolture nell'area di “Contrada Olmo” risalgono al 1960, quando lo studioso veronese F. Zorzi parla del rinvenimento di scheletri e spilloni in bronzo; dello stesso avviso fu il proprietario di un fondo della zona, chiamato “Corte Franceschetti”, che segnalò il rinvenimento di scheletri con la testa rivolta ad est e spilloni incrociati sul loro ventre8 . Dopo i primi scavi e gli studi condotti negli anni '70 da A. Aspes, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto – Nucleo Operativo di Verona, nella persona del dott. L. Salzani, ha condotto dal 1987 diverse campagne di scavo e nel 2009 è stata effettuata l'ultima indagine. È stato possibile isolare quattro nuclei principali componenti la necropoli, che partendo da nord sono stati denominati A-B-C-D (fig. 2), distinti l'uno dall'altro9.

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CUPITÒ, LEONARDI 2005, p. 143 SALZANI 2005, p. 12 8 Idem 2005 p.11 9 CUPITÒ, LEONARDI 2005b p. 143 7

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(fig.1) L’area di Nogara. Il numero 16 corrisponde alla necropololi di Contrada Olmo. Ripresa e modificata dalla Carta Archeologica del Veneto.

(fig.2) Olmo di Nogara. Le aree della necropoli

Ripresa e modificata da Salzani 2005

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Sono state identificate grazie agli scavi delle frequentazioni che risalgono a momenti sia precedenti che posteriori all’impianto della necropoli dell’Età del Bronzo. È possibile far corrispondere alle fasi recenti del Neolitico alcuni pozzetti rinvenuti nell'Area B; 10l'Età del Rame è testimoniata da due gruppi di sepolture nelle Aree A e D, tra le quali si nota la presenza di una struttura che potrebbe essere identificata come “tumulo”, a forma circolare, o come recinto funerario; la datazione di quest'ultimo è stata possibile grazie all'alabarda presente nella tomba che si trova all'interno della struttura11. Le fasi di BM e BR sono attestate nelle Aree A, B e C; si può tracciare un limite della necropoli grazie a due canalette parallele che non sono altro che trincee di fondazione di altrettanti filari di palizzate. La distribuzione delle tombe in questa necropoli è abbastanza rada - ad eccezione di un nucleo concentrato di sepolture ad incinerazione nell'Area C – e si sottolinea la presenza di tombe sia maschili che femminili che infantili12. Situazione similare è stata dimostrata anche nella vicina necropoli di Povegliano13, che denota tra l'altro un assetto topografico assai affine alla necropoli dell'Olmo di Nogara, componendosi di diversi nuclei di sepolture. Questa particolare sistemazione dell'area sepolcrale richiama, come testimonia il Pellegrini, un modello diffuso in tutta l'area centro-europea14. La necropoli si caratterizza per un biritualismo fatto di incinerazione ed inumazione dei defunti, anche se per le fasi di BM e BR è nettamente prevalente il rito dell'inumazione15. Distinguendo i quattro nuclei della necropoli è possibile collocare 36 tombe, tutte ad

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SALZANI 2005, p. 289 SALZANI 2005, pp. 289-290 12 Idem 2005, p. 292 13 CUPITÒ 2006, pp. 32-34 14 Idem 2006, p. 30 15 RAFFAELE, DE MARINIS, SALZANI 1997, p. 703 11

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inumazione, nell’area A e riferibili al BR16. Nell’area B sono state scavate 123 tombe, 15 ad incinerazione e 108 ad inumazione, perlopiù collocabili cronologicamente al BM17; nell’area C invece, la quale pare essere suddivisa in due raggruppamenti ulteriori - Nord e Sud, rispettivamente denominati come “C1” e “C2”- sono state rinvenute 367 tombe, di cui 321 ad inumazione e 46 ad incinerazione, databili sia al BM che al BR18. In totale sono state scavate ad oggi 517 tombe, 61 ad incinerazione e 465 ad inumazione 19. Le tombe a cremazione sono deposte sul fondo di una fossa circolare, costituite da un’urna di tipo biconico od ovoidale coperta, nella maggior parte dei casi, da una ciotola capovolta. Non sono generalmente presenti all’interno delle cremazioni oggetti di corredo 20. Gli inumati sono stati deposti in una fossa ovale o rettangolare ed è presente un ampio spazio tra limite della fossa e defunto; questo elemento - in associazione ai resti carboniosi rinvenuti sugli scheletri - ha fatto ipotizzare l'esistenza di una cassa lignea, non più conservata, come contenitore del defunto21. Supposta è oltremodo la presenza di un sudario usato per avvolgere i corpi 22; infatti clavicole in posizione leggermente verticale, rotazione in senso mediale degli omeri e gambe e piedi ravvicinati sono indice di una compressione trasversale esercitata sul corpo 23. La prevalenza delle inumazioni è supina con braccia stese lungo i fianchi, solo pochi casi presentano soggetti deposti bocconi, o proni; il defunto che giace è prono, è un’evidenza rara che si osserva anche in alcune necropoli della zona durante il BM - BR anche in altre 16

Salzani 2005, pp 15-36 Idem 2005, pp.37-110 18 CUPITò, LEONARDI 2005b, p.146 19 SALZANI 2005, p. 295 20 Idem 2005, p.293 21 SALZANI 2005, p. 293 Si notino le specifiche sull'argomento riferite alle tombe 194, 28, 494, 131. 22 Idem 2005, p. 293 23 CANCI, MINOZZI 2005, p. 82 17

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necropoli della zona, come Scalvinetto e Franzine Nuove (Aspes 1973), dove in quest'ultima la questa posizione bocconi si riscontra prevalentemente nei bambini 24. Nella necropoli di Olmo di Nogara sono in totale 43 le tombe con inumati ai quali appartiene un corredo composto da spada25 con relative ed eventuali associazioni (le quali sono del tutto random26), 15 nell'Area B e 28 nell'Area C27. Per quanto riguarda i corredi rinvenuti nelle tombe dell’Età del Bronzo si nota come questi siano nelle sepolture maschili sempre composti da armi - spada (o daga), pugnale e probabile copricapo borchiato (elmo?). È possibile isolare quattro combinazioni di questi elementi: 

spada (o daga) e copricapo borchiato;

spada e pugnale;

spada e pugnale accompagnati da copricapo borchiato;

spada (o daga) isolata come unico oggetto del corredo;

Varianti di queste associazioni sono spada + pugnale + gorgiera con chiodi e spada + copricapo borchiato + punta di freccia.28 La tipologia del corredo femminile si identifica principalmente nell'associazione di una parure di due o tre spilloni, di uguale o diversa foggia, con saltaleoni bronzei, collane con perle d'ambra, forse aghi crinali, pettini e pendagli29. I corredi dei soggetti infantili sono composti solitamente dagli stessi oggetti dei corredi femminili; comune sia ai corredi maschili sia a quelli femminili è la presenza in alcuni casi 24

SALZANI 2005, p. 294 SALZANI 2005, p. 298 26 CUPITÒ, LEONARDI, 2005b p. 488 27 SALZANI 2005, p. 298 28 CUPITÒ, LEONARDI 2005, p. 147 29 SALZANI 2005, p. 300-304 25

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di vasellame ceramico, anche se è maggiormente presente nelle tombe di bambini e maschi adulti30.

Rivolgendo l'attenzione all'Area C, dalla quale proviene il campione osteologico analizzato in questa sede, il settore settentrionale di C1 nella sua parte centrale risulta essere il primo impianto della necropoli, risalente ad una fase tarda del BM1: esso si compone di sepolture ricche e complesse, di uomini armati e donne corredate. Questa zona sarà privilegiata anche nella fase successiva, (BM2), assieme alla sua periferia orientale. Nella fase di passaggio tra BM2 e BM3 il nucleo C2 viene mano a mano popolato, con sepolture complessivamente più semplici nei corredi; si può notare soprattutto l’assenza delle inumazioni di armati e la minor ricchezza nelle associazioni di corredo nelle tombe femminili; emerge su tutte in questa fase la Tb. 194, isolata sia rispetto a C1 che rispetto a C2, con struttura tombale diversificata e armamento complesso. Sempre tra BM2-3 compaiono le prime incinerazioni. È con il BR che si manifesta una netta controtendenza nella tipologia delle sepolture: nel settore settentrionale nucleare di C1 compare una sola deposizione di armato, e le tombe femminili sono assai meno ricche; anche in C2 i corredi hanno minor complessità e varietà31. Le distinzioni di ricchezza tra i due nuclei, ben evidenti nelle fasi di BM, non sono ora più riscontrabili: ciò che si può rilevare da questa analisi (topografica, cronologica, statistica sulla presenza e tipologia dei corredi) è un riflesso di quella che era la società che ha deposto i propri defunti in questa necropoli. Esibizione di ricchezza ed esaltazione dei connotati guerrieri, nonché la creazione di gruppi di sepolture distinti durante il BM ci 30 31

SALZANI 2005, p. 300 CUPITÒ, LEONARDI 2005b pp.146-150

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suggeriscono l’immagine di una società guerriera élitaria, dove il rango – e di conseguenza il potere – erano trasmessi come eredità nelle famiglie dominanti. Sono sepolti infatti con corredi composti da armi anche maschi giovani ed anziani e soggetti affetti da patologie invalidanti genetiche, che non avrebbero potuto fare uso di armi nella loro vita. La gestione del potere è monocentrica, nelle mani delle élites, secondo una struttura definita clan conico (Pacciarelli 2000), basata sulla consanguineità. La diretta derivazione ed evoluzione di questo tipo di organizzazione politica è la situazione che si evidenzia a partire dal BM3-BR1 e nel pieno BR: un guerriero dominante, che si pone a capo del gruppo e la compresenza di gruppi familiari subordinati, sono l’affermazione del modello sociale monocentrico del BM. La sempre minore esibizione della ricchezza non sembra essere però una realtà di fatto, ma soltanto un tentativo di mascherare le differenziazioni interne al gruppo, il quale si regge oramai su una base di potere gentilizioclienetelare32.

32

CUPITÒ, LEONARDI 2005b pp. 151-153

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3. Informazioni sul campione osteologico in esame

Il campione analizzato in questo studio proviene dall'Area C della necropoli (fig. 3), precisamente dal settore denominato “C1”. Nell’ottica del completamento di uno studio più vasto, volto all’analisi di un’ampia serie scheletrica proveniente dall’Olmo di Nogara e conservata presso le strutture dell’Università di Padova33, la scelta del materiale per questa tesi si è basata su un criterio planimetrico: partendo da Nord sono stati individuati 12 inumati privi di corredo, di sesso femminile e soggetti infantili. Gli individui scelti per l'anali possono essere suddivisi ulteriormente, sono infatti 5 le presenze femminili, 6 sono invece soggetti infantili, ed è compreso inoltre nel campione un individuo la cui attribuzione del sesso non è certa34. Per quanto riguarda la datazione delle tombe in esame, per analogia con i corredi delle tombe femminili già studiate, i soggetti più a NW potrebbero essere riferibili al BR, mentre quelli a NE al BM. Si preferisce comunque attribuire una datazione più generica, tra BM e BR. In riferimento al range di età dei soggetti in esame sono state osservate donne definite da Corrain35adulte giovani e mature (20-35 e 35-50 anni) o adulte anziane (più di 50 anni), mentre soltanto un individuo è invece adolescente (12-20 anni)36.

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I reperti osteologici della necropoli di Olmo di Nogara conservati a Padova sono alloggiati presso il Laboratorio universitario di Ponte di Brenta (PD). 34 Le tombe femminili analizzate sono: ODN 37, 224, 64, 98, 104. Le tombe di bambini corrispondono a: ODN 167, 206, 90, 203, 97, 92. L'individuo con incerta attribuzione sessuale è ODN 218. 35 CORRAIN 36 Classificazione dei soggetti adulti secondo BUIKSTRA, UBELAKER 1994

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A proposito dei soggetti infantili, sono state considerate le classi di età definite “INFANS 1”, che comprende bambini dagli 0 ai 6 anni e “INFANS 2”, ovvero bambini dai 6 o 7 anni sino ai 12-13 anni37.

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Classificazione dei subadulti secondo VALLOIS, 1960

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individui femminili

individui ND

individui infantili

(fig.3) Planimetria dell'Area C della Necropoli di Olmo di Nogara. In evidenza le sepolture in esame. Ripresa e modificata da SALZANI 2005. 16


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4. Procedure e metodologie utilizzate per l'analisi

Come per le tesi precedentemente elaborate su campioni analoghi, la prima fase analitica del lavoro sul materiale osteologico è caratterizzata della pulitura a secco dei reperti ossei ed il loro eventuale restauro38. I dati sui reperti sono stati poi inseriti nella relativa scheda informatizzata (vedi cap. 6). Successivamente a questa operazione si è passati all'osservazione delle componenti dei vari distretti ossei, per poter procedere alla raccolta dei dati necessari alla:

nuova diagnosi del sesso;

nuova stima dell'età alla morte;

nuova stima della statura;

rilievo degli indicatori di stress biomeccanici;

rilievo di eventuali patologie;

rilievo di eventuali traumi;

rilievo di eventuali lesioni post-mortem;

confrontando così i nuovi risultati con quelli precedentemente disponibili39.

38 39

Per i particolari sulla pulizia e il restauro si rimanda a CANCI, MINOZZI 2005 pp. 106-112 Confronti effettuati su GASPARI 2007-2008 e MAINO 2007-2008

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4.1 Determinazione del sesso:

La prima fase del lavoro è stata caratterizzata dall'identificazione del sesso del soggetto, riconfermando o rideterminando così le informazioni già possedute. È importante precisare in primo luogo come, per una tale analisi, non possa essere preso in considerazione un solo carattere dimorfico per determinare il sesso di un individuo, ma è necessario invece considerare più aspetti possibili. Molto di frequente infatti si riscontra come un soggetto non abbia tutte le caratteristiche del proprio sesso, ma ricada su parametri intermedi tra quelli femminili e maschili40. Proprio per questa ragione si preferisce adottare un metodo combinato che tenga in considerazione i vari distretti scheletrici che denotano il dimorfismo sessuale, ottenendo così una maggior quantità di informazioni e riducendo conseguentemente il margine di incertezza sul risultato. La prima considerazione che deve essere necessariamente fatta di fronte ai resti scheletrici di un individuo è quella di capire se si tratta di un adulto o di un subadulto; per questo studio infatti si è preferito non ipotizzare il sesso del soggetto qualora questo fosse un bambino. I metodi proposti dai diversi autori per la determinazione del sesso degli adulti si basano principalmente sull'osservazione dei caratteri morfologici discriminanti, o in alternativa su esami di tipo antropometrico di alcune componenti ossee.

40

CANCI, MINOZZI 2005, p. 117

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Per quanto riguarda lo studio degli elementi distintivi fra i due sessi, i distretti scheletrici più dimorfici sono, fra tutti, il cranio41 ed il bacino42. Il cranio nei soggetti femminili risulta essere dimensionalmente più piccolo rispetto a quello dei soggetti maschili, i quali presentano tra l'altro impronte muscolari più visibili 43, una maggior robustezza della teca cranica, una protuberanza occipitale – inion – molto marcata, ed un processo mastoideo assai più pronunciato44. Allo stesso modo l'arco zigomatico nei soggetti maschili è largo e robusto 45, le arcate sopraciliari e la glabella sono più marcate e sporgenti46. La mandibola molto robusta di un individuo maschile è caratterizzata da un angolo mandibolare con forte rugosità, nonché un mento squadrato; ciò si discosta dai parametri femminili dove il mento risulta piccolo e arrotondato ed il margine angolare della mandibola è liscio47. Il bacino è sicuramente il distretto scheletrico che fornisce più informazioni riguardo al sesso degli individui; è da sottolineare innanzitutto come il bacino sia differente negli uomini e nelle donne a causa della funzione che esso svolge. Nei soggetti femminili infatti il bacino funge da canale del parto e ciò gli conferisce una larghezza maggiore rispetto al bacino maschile, il quale, essendo più stretto, risulta più efficiente per la locomozione 48 Oltre alla diversa conformazione dell'osso coxale, è importante prendere in considerazione altri aspetti, come l'ampiezza dell'incisura ischiatica; questa si colloca al di sotto della

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CANCI, MINOZZI 2005 pp. 118-121 Idem 2005, pp. 122-125 43 Idem 2205, p. 119 44 MAYS 1998, p. 36 45 CANCI, MINOZZI 2005 pp. 119- 121 46 FEREMBACH et alii 1977-1979 47 Idem 1977-1979 48 MAYS 1998, p. 33 42

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spina iliaca, e nei soggetti femminili ha conformazione a “U” ed ampiezza maggiore rispetto a quella maschile49. L'angolo del pube (o angolo sottopubico) maschile è ristretto con un'ampiezza generalmente inferiore ai 90°, mentre nelle donne l'angolo risulta particolarmente ottuso e arrotondato50. Il ramo ischio-pubico inoltre nei soggetti femminili è schiacciato in senso dorso-ventrale e presenta margini taglienti, al contrario di quello maschile51. Una caratteristica che pare essere propria del sesso femminile è lo sviluppo, nell'area dell'articolazione sacro-iliaca, del solco preauricolare, un incavo più o meno marcato indicativo di stress muscolari legati al fenomeno del parto52. Un marker assente negli uomini e presente nelle donne è l'arco ventrale, una cresta presente sulla superficie anteriore del pube 53. Le osservazioni effettuate sulle particolarità morfologiche delle ossa coxali possono essere fra loro combinate, ad esempio associando i tratti dell'arco ventrale, al ramo ischio-pubico e all'angolo del pube (metodo Phenice)54; un'altra combinazione, proposta da Sutherland e Suchey, prende in considerazione l'arco ventrale, l'angolo del pube, e la larghezza del corpo del pube55per la determinazione del sesso. Altre metodologie utilizzabili per l'identificazione del sesso del soggetto sono quelle basate sull'analisi metrica di alcuni, e specifici, segmenti ossei, come la testa del femore e dell'omero (Canci e Minozzi 2005), che risultano essere di diametro minore nei soggetti femminili. Usati per la diagnosi del sesso sono poi l' indice ischio-pubico (Novotny 1975) e 49

CANCI, MINOZZI 2005 p. 122 FEREMBACH et alii 1977-1979 51 CANCI, MINOZZI 2005 pp. 122-123 52 DEE 1981 53 FEREMBACH et alii 1977-1979 54 PHENICE 1969 pp. 297-301 55 SUTHERLAND, SUCHEY 1991 pp. 501-511 50

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l' indice cotilo-sciatico (Sauter e Privat 1955), i quali associano ai due sessi un range numerico basato sulle misurazioni. Un metodo introdotto solo qualche anno fa risulta avere un'affidabilità elevata, basandosi sul calcolo probabilistico del sesso dell'individuo a partire da misurazione predefinite dell'osso coxale. “DSP”, acronimo di Diagnose Sexuelle Probabiliste, è una metodica introdotta nel 2005 da P. Murail, J. Bruzek, F. Houët ed E. Cunha, e si fonda come già detto, sull'analisi metrica di alcuni segmenti del bacino. I risultati ottenuti vengono confrontati con un data-base di misurazioni ottenute da un campione osteologico di 2040 individui originari di 12 popolazioni diverse attraverso un sistema che permette di stabilire il sesso del soggetto con un calcolo delle probabilità. Le misurazioni richieste dal metodo DSP sono in totale dieci, ma perché l'analisi possa essere effettuata sono sufficienti almeno quattro misure. Nei casi in cui l'attribuzione del sesso nei soggetti esaminati fosse particolarmente incerta, nella presente ricerca sono stati rilevati i parametri necessari ed è stato applicato il metodo DSP. Nonostante i metodi prestabiliti, durante il lavoro di analisi dei reperti osteologici è necessario prendere in considerazione tutti i dati disponibili alla determinazione del sesso e confrontarli tra loro, ottenendo una panoramica più ampia della situazione.

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4.2 Stima dell'età alla morte nei soggetti adulti:

Per la determinazione dell'età alla morte nei soggetti adulti sono state sviluppate diverse metodologie basate sul grado di deterioramento di alcuni caratteri scheletrici e dentari, tecniche che purtroppo risentono di una certa variabilità dovuta a fattori individuali o ambientali56 Per questo motivo non sarà possibile dare un'età precisa ai soggetti in esame, che verranno invece inseriti in fasce d'età, suggerite dalla letteratura antropologica; sono state utilizzate così, per quanto riguarda i soggetti adulti, le distinzioni di ADULTO GIOVANE (20-35 anni), ADULTO MATURO (35-50 anni) e ADULTO ANZIANO (più di 50 anni)57. I metodi più diffusi utilizzati per risalire all'età alla morte prendono in considerazione principalmente l'usura dentaria, la saldatura delle suture craniche, la morfologia della sinfisi pubica e della superficie auricolare dell'ileo. Le suture craniche subiscono, a partire dai 20 anni circa, una progressiva obliterazione, che può arrivare ad essere anche totale in età molto avanzata 58. Il metodo qui utilizzato è quello proposto da Meindl e Lovejoy59che permette di calcolare l'età alla morte in base ai gradi di obliterazione delle suture ectocraniche in base a una tabella. Particolarmente diagnostica risulta essere la sinfisi pubica, le quali variazioni morfologiche dipendono dall'avanzamento dell'età; essa infatti nei soggetti giovani presenta una superficie caratterizzata da solchi profondi ed estremità e margini non definiti. Il sistema dei solchi ha la tendenza a mostrarsi sempre meno evidente nelle età mature, fino a scomparire; allo 56

CANCI, MINOZZI 2005 p. 133 BUIKSTRA, UBELAKER 1994 58 CANCI, MINOZZI 2005 pp. 134-135 59 MEINDL, LOVEJOY 1985 pp. 57- 66 57

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stesso modo i margini della sinfisi pubica si faranno sempre più marcati ed aumenterà la tendenza alla formazione di ossificazioni (lipping), erosioni ed irregolarità in genere60. In merito alla superficie auricolare61, parte dell'osso coxale che, in ambito archeologico, sicuramente si preserva con più facilità rispetto alla sinfisi pubica 62, sono state effettuate delle osservazioni riguardanti ancora una volta i cambiamenti della morfologia, secondo i criteri della granulosità della superficie, della porosità, dei solchi trasversali 63. Da un tessuto osseo a grana fine, solcato trasversalmente in modo evidente, la superficie auricolare, con l'avanzamento dell'età del soggetto, si mostra porosa, il tessuto ha granularità grossolana, perdendo tutte le evidenze dell'organizzazione trasversale 64. L'analisi dell'usura dentaria si basa sul fatto che le superfici occlusali dei denti, con il progredire dell'età si usurano sempre più; lo studio della situazione dentaria deve però tenere in considerazione che i fattori che potenzialmente possono far accelerare i processi di usura sono molteplici, se prendiamo come esempio le patologie dentarie, il tipo di dieta assunta dal soggetto, ed il fatto che spesso nell'antichità i denti fossero usati come strumenti65. In questo studio sono state comunque utilizzate le tavole riportanti i gradi di usura dentaria di Smith (1984), Brothwell (1981) e Lovejoy (1985), affiancandole sempre alle altre metodologie sopracitate.

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CANCI, MINOZZI 2005 p. 137 LOVEJOY et alii 1985b 62 WHITE, FOLKENS 2005 p.380 63 CANCI, MINOZZI 2005 pp. 135-136 64 WHITE, FOLKENS 2005 p.381 65 WHITE, FOLKENS 2005 p. 365 61

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Dove possibile, sono state inoltre osservate le estremità sternali delle coste, le quali subiscono una modificazione con l'avanzamento dell'età del soggetto, presentandosi irregolari, dai margini frastagliati e con diffusa porosità66.

4.3 Stima dell'età alla morte nei soggetti subadulti:

La diagnosi dell'età alla morte nei soggetti subadulti risulta essere un' più precisa ed affidabile rispetto alle stime effettuate negli adulti; durante la crescita infatti, si può notare una stretta corrispondenza fra sviluppo scheletrico e dentario ed età cronologica.

Per valutare dunque l'età del soggetto immaturo si prende in considerazione l'accrescimento osseo, che avviene grazie all'azione degli osteoblasti che partecipano al processo di calcificazione, sintetizzando la sostanza intercellulare organica e sostituendo così il tessuto cartilagineo con tessuto osseo67 . L'osso si potrà dire definitivamente formato quando i diversi segmenti ossei si congiungeranno sino a saldarsi tra loro. La saldatura tra diafisi ed epifisi dell'osso ci può garantire perciò alla possibilità di risalire all'età del soggetto, utilizzando le tabelle che riportano gli stadi di fusione tra i principali centri di ossificazione68. I valori riproposti nelle tabelle non sono comunque assoluti, importante è tener presente sempre la variabilità sessuale, individuale ma anche popolazionistica.

66

CANCI, MINOZZI 2005 p. 140 BALBONI et alii 1993 68 BROTHWELL 1965, HEIDEGGER 1954; RAUBER, KOPSCH 1952; HARET et alii 1927 67

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Assai utile, ed in alcuni casi unico metodo applicabile per la stima dell'età alla morte nei subadulti, è la misurazione delle dimensioni delle diafisi delle ossa lunghe, calcoli effettuati quindi senza tener conto delle epifisi69. Anche in questo caso sono state adoperate delle tabelle di riferimento con i valori dimensionali rapportati all'età stimata 70, in ogni caso variabili secondo fattori individuali, sessuali, popolazionistici. L'eruzione dentaria è un altro importante criterio da tenere in considerazione per il calcolo dell'età dei subadulti; dalla nascita sino ai 14-16 anni infatti, i denti crescono in modo abbastanza costante71. Anche in questo caso combinare le diverse metodologie è essenziale per ottenere una stima accurata.

I soggetti subadulti sono stati suddivisi secondo le categorie d'età INF I (0-6 anni), INF II (6/7 – 12/13 anni) e GIOVANE (12/13 – 21 anni).

4.4 Stima della statura:

Stimare l'altezza dei soggetti presi in esame è molto importante per poterne ricostruire la struttura fisica72, e attraverso l'analisi metrica delle ossa lunghe è possibile risalire alla robustezza dell'individuo, alle sue proporzioni corporee e sono inoltre identificabili eventuali distretti più coinvolti da stress meccanici. 69

CANCI, MINOZZI 2005 p. 128-131 STLOUKAL, HANAKOVA 1978; UBELAKER 1989; SCHAEFER et alii 71 CANCI, MINOZZI 2005 p.p. 128-129 72 CANCI, MINOZZI 2005 p. 155 70

26

?


Calcolare la statura di un individuo è possibile misurando le principali ossa lunghe; a questi risultati viene applicata una formula numerica che ci rimanda all'altezza, tenendo sempre in considerazione il margine d'errore. In questo studio sono state applicate alle misurazioni le formule elaborate da T. Sjøvold, utilizzabili per tutti i gruppi etnici e senza distinzione fra soggetti maschili o femminili73; le formule di M, Trotter e C.G. Gleser, suddivise in formule per sesso femminile e formule per sesso maschile 74. A causa dell'incompletezza degli scheletri non è stato possibile applicare il metodo anatomico di G. Fully, molto preciso e accurato ma attuabile solo attraverso la misurazione delle vertebre lombari e del femore e/o tibia75.

73

SJĂ˜VOLD 1990 TROTTER, GLESER 1977 75 FULLY 1956 74

27


5. Identificazione degli stress biomeccanici e delle evidenze patologiche

5.1 Identificazione di stress biomeccanici:

Questa fase del lavoro si propone di individuare quali siano gli indicatori scheletrici in grado di fornirci delle informazioni su quali fossero le attività principalmente svolte dai soggetti in esame. Gli stress biomeccanici si sviluppano infatti come conseguenza di ripetute azioni intense e pesanti svolte dall'individuo e sono identificabili nei resti scheletrici come modificazioni delle ossa. Le principali alterazioni riscontrabili sono le entesopatie, le artropatie, i traumi e le faccette articolari accessorie76. Nella presente ricerca le principali risposte agli stress biomeccanici sono stati registrati in tabelle informatizzate (vedi Appendice).

Le entesopatie sono delle erosioni e/o ossificazioni rilevabili a livello delle entesi, ovvero le aree di inserzione di muscoli, tendini e legamenti sull'osso. Movimenti ripetuti, che richiedono uno sforzo maggiore, fanno sì che le entesi subiscano uno stress biomeccanico dovuto all'ipertrofia muscolare conseguente a queste attività, e che debbano quindi adattarsi a questa condizione77 La risposta delle entesi è l'attuazione di un processo riparativo che porta alla formazione di entesofiti – dalla forma di spicole, o placche o corone – oppure all'erosione del tessuto osseo. 76 77

CANCI, MINOZZI 2005 pp.186-190 BAXARIAS, HERRERIN

28


In questa sede, dove sono stati studiati soggetti giovani e bambini, è importante ricordare che alcune entesopatie sono tipiche dell'età giovanile, fenomeno dovuto dal fatto che in questi individui alcuni muscoli e tendini non si inseriscono direttamente sull'osso, ma sulla cartilagine di accrescimento, che è meno resistente al sovraccarico e alle sollecitazioni meccaniche78. Sono inserite fra gli stress biomeccanici anche le artropatie, che devono essere però ben distinte da quelle collegate all'età avanzata. L'uso intenso della muscolatura di un certo distretto scheletrico può condurre allo sviluppo di fenomeni degenerativi in età precoce 79. Le faccette articolari accessorie sono invece delle superfici articolari aggiuntive che si formano come conseguenza di posture particolari o stress da carico che coinvolgono distretti ossei localizzati. Per portare un esempio, il trasporto di pesi sul dorso può provocare la formazione di faccette articolari accessorie sul sacro o sull'anca; l'abitudine ad assumere poi una posizione inginocchiata favorisce lo sviluppo di faccette accessorie sul primo metatarsale80 Anche le lesioni traumatiche riscontate come esito di attività occupazionali vanno registrate come stress biomeccanico.

78

MARTINI, DE FILIPPI, CAUDANA 2009 p.72 CANCI, MINOZZI 2005 pp. 190-191 80 Idem 2005 pp. 194-195 79

29


5.2 Analisi paleopatologica:

Attraverso l'analisi paleopatologica dei resti umani è possibile ricostruire lo stato di salute degli individui in esame, per poterne intuire lo stile di vita. Le principali patologie che lasciano delle tracce leggibili sui campioni ossei sono le infezioni, le malattie articolari, i traumi, le malattie ereditarie e le malattie causate da carenze alimentari. L'aggressione di virus e batteri è il fattore responsabili delle patologie denominate infezioni; queste possono essere contratte in diversi modi, attraverso l'acqua, tramite gli animali di cui l'uomo si ciba, ma anche a causa dello scarso igiene 81. Esse si dividono in infezioni aspecifiche e specifiche. La differenza tra i due tipi di infezione risiede nella risposta che l'osso mostra successivamente al contagio: l'infezione aspecifica non permette di risalire al battere o al virus che l'ha causata, mentre nell'infezione specifica il microrganismo scatenante è riconoscibile. Tra le più diffuse infezioni aspecifiche ricordiamo la periostite, infiammazione della membrana esterna che avvolge l'osso; questo avrà un aspetto porotico e spugnoso. Nel caso l'infiammazione arrivasse a coinvolgere anche il midollo osseo, si parlerà di osteomielite; la superficie ossea sarà caratterizzata da un'abbondante deposizione di osso neoformato82. Nelle infezioni specifiche la risposta dell'osso può far risalire all'agente patogeno responsabile, come nel caso della tubercolosi. L'uomo può contrarre il Mycobacterium bovis cibandosi di carne bovina infetta da questo microrganismo che è patogeno anche per l'essere umano. Gli effetti principali dell'infezione sono visibili nella colonna vertebrale, con la 81 82

CANCI, MINOZZI 2005 p. 174 STEINBOCK 1976

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distruzione di corpi vertebrali soprattutto nel tratto toraco-lombare che causa il collasso dei corpi sottostanti; ciò provoca l'insorgere di gibbosità negli individui affetti dalla malattia 83, con conseguente aspetto cifotico, detto morbo di Pott. Il batterio responsabile della tubercolosi bovina ha sviluppato una sua forma specifica per l'uomo, detta Mycobacterium tubercolosis, un bacillo che può colpire qualsiasi organo, ma che solitamente attacca i polmoni; gli indizi di TBC riscontrabili nelle ossa sono riconoscibili in una periostite localizzata sulle costole 84. Lebbra e brucellosi sono altre infezioni molto comuni nell'antichità. La prima si manifesta con diffusa erosione nell'estremità degli arti e nelle ossa del volto; la brucellosi invece coinvolge nuovamente il tratto vertebrale, con, anche in questo caso, un'azione erosiva del bordo antero-superiore del corpo vertebrale 85

Le artropatie, malattie articolari, sono delle affezioni che coinvolgono le articolazioni fra le ossa o i dischi intervertebrali del tratto vertebrale. Possono essere causate da stress biomeccanici,

malattie

genetiche,

ma

sono

principalmente

delle

manifestazioni

dell'avanzamento dell'età. In generale, le artropatie possono essere definite artrosi o artriti, a seconda che esse siano di natura degenerativa o infiammatoria; le artrosi poi coinvolgono direttamente la cartilagine, mentre le artriti le membrane sinoviali.

83

DEL TORTO 1990 p. 468 CANCI, MINOZZI 2005 pp. 176-177 85 Idem 2005 pp. 178-179 84

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Artropatie di tipo proliferativo fanno sì che venga prodotta una nuova formazione d'osso; un esempio sono gli ostefiti, osso neoformato che si sviluppa sui margini delle articolazioni, sotto forma di becchi, placche o corone. Nel caso in cui, a causa della degenerazione delle membrane e della cartilagine articolare, le superfici articolari entrano in contatto provocando eburneazione; la porzione d'osso interessata avrà un aspetto lucido e solcata da striature86. Talvolta la degenerazione interessa i dischi intervertebrali posti fra le vertebre, che possono diventare molto sottili o invaginarsi, creando delle piccole cavità, dette Ernie di Schmörl; sono per lo più localizzate nel tratto lombare, da L1 a L587. L'artropatia più comune è sicuramente l'osteoartrite, che si manifesta sia con osteofitosi che eburneazione, ma anche con porosità diffusa. L'insorgere della patologia è legato sia all'avanzamento dell'età che alle attività occupazionali che svolge il soggetto; statisticamente è rilevato che le donne sono più propense allo sviluppo della patologia rispetto agli uomini88. Nei casi più gravi l'osteoartrite può sfociare nell'anchilosi, che si manifesta con la fusione dei due capi articolari89.

Più complesse da rilevare nelle ossa dello scheletro, alla luce del fatto che queste patologie coinvolgono i tessuti molli, sono le malattie causate da carenze vitaminiche, provocate da diete non adeguate ed incomplete. Due patologie però, lo scorbuto ed il rachitismo, sono invece ipotizzabili anche osservando l'osso; lo scorbuto insorge di conseguenza ad una carenza di vitamina C (avitaminosi C) e si manifesta con alterazione nella formazione del 86

CANCI, MINOZZI 2005 pp. 163-164 TAKAHASHI et alii 1995 pp. 56-59; CANCI, MINOZZI 2005 p. 164 88 MOSKOWITZ 2007 pp. 3-13 89 SEGEN 2006 87

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periostio, emorragie e scarsa tenuta dei denti negli alveoli. Nei soggetti infantili è più facilmente visibile, in quanto si nota nei soggetti affetti dalla malattia, una diffusa porosità sullo sfenoide e deposizione ossea nelle orbite 90. Il rachitismo è una patologia tipica delle fasi di crescita caratterizzata da una mancata calcificazione dell'osso per carenza – o malassorbimento – di vitamina D; la fragilità dell'osso che ne consegue porta a deformazioni scheletriche e fratture, sotto l'effetto del peso del soggetto. Il rachitismo provoca l'ispessimento delle corticali ossee e l'appiattimento delle metafisi, visibili soprattutto nella curvatura tibiale, nonché la deposizione di abbondante osso neoformato sulle ossa frontali91.

Come le avitaminosi, anche le malattie ereditarie hanno un difficile riscontro osseo; possono essere identificabili abbastanza di frequente patologie ereditarie quali sacralizzazione, fusione al sacro dell'ultima vertebra, e la lombarizzazione, ovvero il distacco della prima vertebra sacrale dall'osso sacro.

Occasionalmente è possibile riscontare nei resti scheletrici l'evidenza di tumori, anche se sono di complessa identificazione e diagnosi; tra i più facilmente riconoscibili ricordiamo due forme tumorali benigne, il meningioma e l'osteoma. Il primo si manifesta con notevole allargamento dell'impronta lasciata dalle meningi sul parietale ed attività proliferativa e erosiva. L'osteoma invece è una formazione ossea dai margini irregolari e sporgenti che si localizza sulla volta cranica e sulla faccia92.

90

CANCI, MINOZZI 2005 p. 182 CANCI, MINOZZI 2005 pp. 183-184 92 Idem pp. 186-187 91

33


Tra le più frequenti evidenze patologiche risultano i traumi, accidentali o inflitti, che possono quindi essere esito di incidenti quotidiani, lavorativi, ma anche essere manifestazione di episodi di violenza nelle comunità. I traumi più comuni sono sicuramente le fratture, ulteriormente suddivise al loro interno in base alla loro morfologia e gravità; successivamente all'evento traumatico l'osso ha tendenza a ricostruirsi, attraverso la deposizione di osso neoformato che è ben visibile sui resti scheletrici, detto callo osseo93. Non è semplice identificare una frattura perimortale, che ha causato la morte o è intercorsa poco prima del decesso, e una frattura postmortale, dovuta cioè ad agenti tafonomici; si può notare però che le fratture tafonomiche hanno un colore differente rispetto all'osso, i bordi sono ben definiti e netti. Nelle fratture perimortali i margini sono invece frastagliati. I traumi inflitti possono essere stati causati da diversi oggetti, come bastoni o spade o pugnali; interessanti sono le cosiddette “fratture da parata”, lesioni inferte al soggetto in posizione di difesa del volto, che si riscontrano nell'ulna e nel radio94.

93 94

CANCI, MINOZZI 2005 p. 166 Idem 2005 pp.169-174

34


35


6. Risultati delle analisi effettuate sul campione. Inumati femminili

In primo luogo vengono illustrati i dettagli emersi dallo studio dei reperti osteologici dei soggetti femminili, attraverso una descrizione generale ma anche mediante l’uso di schede informatizzate

predefinite

che

riguardano

vari

dettagli

della

sepoltura,

dalla

presenza/assenza di componenti scheletriche, alle caratteristiche fisiche dell’inumato, sino alla rilevazione delle patologie e degli stress biomeccanici individuati, raccolti in un’apposita griglia specifica.

Tb. 37 OdN

La tomba 37 della necropoli dell’Olmo di Nogara è riconducibile ad un inumato di sesso femminile, sulla base dell’osservazione dei resti delle ossa coxali, che risultano in ogni caso non integre, e dall’analisi delle componenti ossee, le quali paiono poco robuste e non appartenenti ad un soggetto maschile. Anche il calcolo della statura – utilizzando in questo caso soltanto l’omero, a causa della frammentarietà delle altre ossa lunghe – ci conferma che l’individuo rientra negli standard femminili, con valori compresi tra 154/156,5 cm95. Lo scheletro non è, nell’insieme, completo; totalmente mancanti sono infatti tibia e perone di entrambe le gambe, nonché buona parte del cranio; anche le coste sono estremamente frammentarie e non è stato possibile ricostruire la cassa toracica. Le notizie forniteci dallo scavo ci segnalano che la tomba è stata intercettata da buche recenti che ne hanno compromesso l’integrità. 95

Risultati ottenuti con i metodi proposti da TROTTER & GLESER e SJØVOLD; i valori specifici verranno illustrati nella scheda informatizzata di Tb. 37.

36


Per quanto riguarda la stima dell’età del soggetto sono stati osservati nuovamente in un primo momento i coxali; la superficie auricolare di presenta porosa e ruvida, billowing (creste trasversali che attraversano tutta la superficie in età giovanile) assente, leggera attività retro auricolare. La sinfisi pubica, della quale è stato possibile analizzare solo un frammento, mostra la formazione del margine lungo tutto il perimetro dell’articolazione; il sistema dei solchi è scomparso, sostituito da aree di tessuto osseo più compatto e poroso. Analizzando questi due segmenti ossei l’età presunta oscilla tra i 40 ed i 50 anni, stima confermata dall’analisi dei resti dentari, estremamente usurati, specialmente i molari, che mostrano oltre più il riassorbimento degli alveoli dopo la caduta di denti avvenuta mentre il soggetto era ancora in vita. È stato possibile poi rilevare alcune risposte patologiche agli stress biomeccanici, nonché all’avanzamento dell’età. Slabbrature e becchi osteofitici presenti sul corpo vertebrale nell’area toraco-lombare segnalano l’avanzamento dell’età, in particolare è stato possibile osservare una corona osteofitica in T9 ed un generale schiacciamento dei corpi vertebrali nel tratto finale dell’area toracica e in quella lombare. Nelle vertebre toraciche 10 e 11 sono inoltre visibili delle Ernie di Schmörl, sintomo dell’uso ripetuto della colonna vertebrale per compiere lavori pesanti, come il sollevamento ed il trasporto di pesi96. Nel soggetto 37 è stata riscontrata un’anomalia genetica alla colonna vertebrale, ovvero la presenza di una vertebra lombare soprannumeraria sacralizzata.

96

CANCI, MINOZZI 2005 p.164

37


(fig. 4) Tb 37 OdN, tratto lombare e sacrale, vertebra soprannumeraria sacralizzata.

(fig. 5) Tb. 37 OdN, particolare L5 ed L6 sacralizzata

38


Le ossa degli arti superiori mostrano alcune entesopatie sviluppate come conseguenza a sforzi ripetuti ed intensi: nella scapola destra osserviamo l’insorgenza del pattern bisolcato ed un’entesopatia all’inserzione del muscolo tricipite. Sulla superficie del radio sinistro è possibile notare l’impronta digitata sulla tuberosità radiale ed un principio di osteoartrosi alla testa del radio. Sempre sul lato sinistro l’ulna presenta una spicola nell’inserzione del tricipite brachiale, principale estensore dell’avambraccio. Nell’omero destro inoltre è sviluppata un’erosione nell’inserzione del muscolo grande rotondo, nel solco intertubercolare; questo muscolo è responsabile dei movimenti di estensione e rotazione interna del braccio. Degli arti inferiori sono stati osservati i due femori, uniche ossa lunghe delle gambe che si sono conservate, in maniera comunque frammentaria; nel femore destro è visibile lo sviluppo del terzo trocantere (o tuberosità glutea), conseguente all’uso intenso del grande gluteo, adduttore della coscia, ed un inspessimento della linea aspra

(presente anche

femore sinistro) nell’inserzione del muscolo adduttore; si può riconoscere poi la rotazione mediale del piccolo trocantere. Nella fossa trocanterica sono visibili delle spicole. Infine nel femore destro si può riconoscere l’ossificazione della tuberosità glutea. In entrambe le tibie si riscontra l’insorgenza della fossa popiltea.

Riguardo al cranio, come già sopra accennato esso non è completo, e non è stato possibile ricostruire la calotta cranica. Sono presenti alcune parti dell’arcata mascellare e mandibolare, più alcuni denti sparsi che non è stato possibile ricollocare.

39


Tb 98 OdN

La tomba 98 presenta uno scheletro ben conservato del quale sono presenti quasi tutte le componenti ossee in buono stato, ad eccezione soltanto delle coste, frammentarie, e del sacro, del quale è stata rinvenuta solamente la superficie pelvica. Grazie alla completezza dei reperti sono stati analizzati tutti i distretti scheletrici diagnostici per poter risalire al sesso e all’età dell’inumato; il bacino abbastanza largo, la presenza del solco preauricolare, e l’ampiezza dell’incisura ischiatica hanno permesso di stabile come femminile il sesso dell’inumato, risultato confermato poi dalla misurazione delle principali ossa lunghe che hanno fornito un valore dell’altezza compreso tra i 160/165 cm 97. L’età del soggetto rilevata con questo studio risulta differente da quella fornitaci da Corrain e Capitanio; sono stati analizzati innanzitutto i principali centri di ossificazione dello scheletro. La saldatura delle epifisi non risulta completa né nelle ossa degli arti inferiori che superiori: testa ed estremità distali di femori, tibie, peroni non sono saldate alla diafisi dell’osso e questo dato ci fornisce un’età indicativa del soggetto compresa tra i 15 ed i 1998 anni al momento della morte. Allo stesso modo non saldate sono anche le teste degli omeri e le estremità distali di ulna e radio, suggerendoci che l’età dell’inumato potesse variare tra i 16 ed i 22 anni, età confermata anche dai coxali che presentano cresta iliaca e tuberosità ischiatica ancora in fase di saldatura. È stato possibile poi osservare il grado di usura dentaria in entrambe le arcate, le quali presentano una dentatura quasi completa; secondo le tabelle proposte da Brothwell e Lovejoy l’età del soggetto poteva essere compresa tra i 17 ed i 25 anni. Inoltre è osservabile 97 98

Precisazioni sui valori della statura sono riportati nella relativa scheda informatizzata. Valori basati sulle tabelle di HEIDEGGER, RAUBER, KOPSCH, HARET.

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come il terzo molare non sia ancora erotto nell’arcata mascellare, mentre in quella mandibolare è presente solo nel lato destro. Il grado di obliterazione delle suture craniche è inferiore al 50%, presentando quindi una chiusura minima99. Complessivamente è stata attribuita al soggetto un’età compresa tra i 20 ed i 25 anni, rientrando nella categoria degli adulti giovani. Per quanto riguarda lo stato di salute sono state rilevate prima di tutto, partendo dal cranio, delle affezioni dentarie: una malposizione del secondo premolare mascellare destro, delle carie nel primo e secondo molare sinistro e nel terzo molare destro, nonché la formazione di tartaro sulla superficie del primo incisivo mandibolare destro e del secondo incisivo mandibolare sinistro. Nello scheletro post-craniale sono state evidenziate diverse patologie collegate agli stress biomeccanici ai quali era sottoposto il soggetto: entrambe le ulne presentano la cresta del pronatore quadrato, patologia ricollegabile a ripetuti movimenti rotatori del braccio. Sia nell’omero destro che sinistro la superficie della diafisi si presenta osteolitica in senso prossimale-distale; è possibile che questa particolarità sia asseribile ad erosioni giovanili. Infine, sempre per ciò che concerne gli omeri, la loro lunghezza massima non è la medesima: l’omero destro è più lungo di 1 cm circa rispetto all’omero sinistro. Nelle tibie è possibile osservare lo sviluppo della fossa poplitea, in corrispondenza con la linea poplitea. Nei femori sono stati osservati diversi markers ossei, come la fossa ipotrocanterica, delle spicole nella fossa trocanterica e l’impronta digitata nel grande trocantere ; riscontrabile 99

MEINDL, LOVEJOY 1985

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poi una rotazione caratteristica dei femori, più marcata nel sinistro, nel quale si nota inoltre una faccetta di Charles100, tipica risposta ossea ad una postura frequentemente inginocchiata. Non sono presenti però altri segni né nelle patelle né nelle caviglie di una frequente iperflessione della gamba.

Evidenti sono invece alcuni segni di artrosi nelle falangi prossimali di alcune dita dei piedi e delle mani che non possono essere ricondotti certamente all’avanzamento dell’età ma piuttosto all’attività occupazionale svolta dal soggetto, sicuramente molto intensa. È possibile notare porosità femorale e ai coxali, nei quali è evidente anche attività retroauricolare ed alcune slabbrature della superficie auricolare, riconducibili probabilmente alla postura abituale del soggetto. Collegata all’intenso sforzo fisico è anche l’insorgenza di un’ernia di Schmörl nella seconda vertebra lombare. L’ipertrofia del muscolo piccolo rotondo ha causato l’insorgenza del pattern bisolcato nella scapola destra, a causa di ripetuti movimenti di rotazione del braccio. Si denota infine la sacralizzazione della quinta vertebra lombare con il sacro.

100

CHARLES 1893-94

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Tb. 104 OdN

L’inumato della tomba 104 si presenta in buono stato di conservazione ed il suo scheletro risulta quasi completamente completo; il sesso del soggetto è stato identificato come femminile grazie all’analisi del bacino e delle dimensioni delle ossa lunghe. Attraverso esse si è effettuata la stima dell’altezza, che risulta compresa tra i 150 ed i 155 cm. La stima dell’età si è basata principalmente sull’osservazione della morfologia della sinfisi pubica e della superficie auricolare delle ossa coxali: nella sinfisi pubica il sistema dei solchi che attraversano la superficie è poco rilevabile, mentre i margini sono definiti e delimitano quasi tutta l’articolazione. Il tessuto osseo presenta una leggera porosità e un aspetto finemente granulare; allo stesso modo anche la superficie auricolare presenta porosità, aspetto granulare ed i suoi margini sono irregolari. Si può notare inoltre del lipping ai margini della superficie auricolare ed è riscontrabile una leggera attività retro auricolare. In base a questi elementi l’età del soggetto oscilla tra i 30 ed i 40 anni. È stata osservata in secondo luogo l’usura dentaria nell’unico dente a disposizione, il quale mostra l’unione ormai completa della dentina con l’anello di smalto; questo dato, per quanto isolato, ci fornisce una stima dell’età alla morte collocabile tra i 35 ed i 45 anni. In ultima analisi, il grado di obliterazione delle suture craniche, ancora ben visibili ma chiuse, suggerisce un’età che varia tra i 36 ed i 45 anni. Per quanto riguarda le condizioni di salute del soggetto 104, non sono rilevabili particolari patologie scheletriche negli arti inferiori e superiori; presenti invece nelle prime quattro vertebre lombari delle ernie di Schmörl, sia nelle superfici superiori dei corpi vertebrali che in quelle inferiori. 43


Ma ancor più significativa è l’evidenza nell’individuo 104 della patologia denominata spondilolisi: questa affezione è un difetto della parte interarticolare di una vertebra, il processo spinoso, che si posiziona tra la parte inferiore e superiore del processo articolare. La spondilolisi si manifesta con una frattura del processo spinoso, la quale però non è in grado di rimarginarsi, mantenendo il distacco tra la parte anteriore della vertebra con il corpo della stessa; è il tratto vertebrale lombare ad essere maggiormente interessato dalla patologia, estremamente frequenti sono i casi di spondilolisi alla quinta vertebra lombare101. La posizione preferenziale della lesione nell’ultimo segmento lombare può essere spiegata in termini biomeccanici: gli sforzi meccanici più intensi nascono proprio tra L5 ed S1, prima vertebra sacrale, per poi attenuarsi progressivamente risalendo il tratto vertebrale 102. La spondilolisi non è una patologia che accompagna il soggetto fin dalla nascita, ma si manifesta in vari casi anche in giovane età. Molti dibattiti sono stati aperti con il fine di stabilire quale sia la causa scatenante della patologia, che voglia essere una predisposizione genetica od una conseguenza all’attività occupazionale. Presumibile è però che, in assenza di un episodio scatenante, la frattura dell’istmo vertebrale possa avvenire così facilmente. Si può pensare dunque che anche in presenza di una qualche attitudine dell’individuo allo sviluppo della spondilolisi, debba verificarsi un evento di natura meccanica che coinvolga la colonna vertebrale perché si verifichi in distacco dell’istmo. Secondo un’analisi condotta da S. Mays su una serie scheletrica di epoca medievale della necropoli di Wharram Percy103, i casi di spondilolisi rilevati possono essere divisi in due

101

COX, MAYS 2000 p. 390 MAYS 2007 p. 608 103 Idem 2007 pp. 608-618 102

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gruppi distinti a seconda della locazione della frattura; sono stati separati i soggetti con spondilolisi rilevabile da L4 ad L6 e quelli con frattura dalla vertebra T12 alla vertebra L3. Assai più rari sono proprio questi ultimi casi, che interessano una zona alta del tratto lombare e che evidenziano morfologie della frattura differenti rispetto ai casi di spondilolisi nelle vertebre inferiori; pare inoltre che nei casi di patologia alle vertebre superiori ci siano i segni della formazione di una giuntura sinoviale, cosa che non accade nel tratto inferiore. In merito a queste osservazioni ci si chiede se la diversa posizione della frattura possa corrispondere anche ad una diversa eziologia della malattia. Risultati di uno studio condotto da Farfan 104 mostra come molti soggetti affetti da spondilolisi fosse rilevabile un difetti anatomico nell’architettura della parte finale colonna vertebrale: i processi spinali delle vertebre lombari risultano relativamente lunghi e sottili confronto alla norma105. A proporre un’interpretazione strettamente congenita della patologia nelle vertebre lombari superiori è Miki ( Miki et alii 1990), il quale suppone che la linea di frattura che si forma nelle suddette vertebre non sia quella di maggior stress meccanico, bensì abbia un’altra origine. Alla luce di una comunque dubbia e ancora discussa spiegazione della patologia, è stato effettuato un controllo dei casi di spondilolisi che ricorrono nel campione femminile di Olmo di Nogara studiato nelle tesi precedenti e nell’elaborato corrente. Non sono stati rilevati casi di spondilolisi nei soggetti maschili. Nel soggetto 104 la patologia interessa le vertebre L3 ed L4.

104 105

FARFAN et alii 1976 COX, MAYS 2000 p. 391

45


Collegabile alla spondilolisi è ritenuta anche la deformazione artritica della superficie articolare tra la quinta vertebra lombare e la prima sacrale. Ricollegabili invece al fenomeno dell’osteoartrite sono due faccette accessorie osservabili in due differenti coste, le quali non si sono potute però identificare a causa della frammentarietà dei resti; allo stesso modo l’osteoartrosi potrebbe essere la causa stessa della porosità presente sulle superfici auricolari delle ossa coxali, accompagnata da una faccetta accessoria nell’area retroauricolare. Per quanto riguarda i markers di stress biomeccanici, nella cinta scapolare si possono riconoscere entesopatie sia all’inserzione del muscolo tricipite nelle scapole che al legamento conoide delle clavicole. In entrambe le scapole si nota il pattern bisolcato, deformazione che interessa la zona di inserzione del muscolo piccolo rotondo106. Anche entrambe le ulne mostrano diversi indicatori di stress, tra i quali erosione all’inserzione del pettorale e del teres major, ipertrofia della cresta del pronatore quadrato, entesopatia all’inserzione del muscolo brachiale ( questa è presente allo stesso modo nel radio). Solamente nell’ulna sinistra è possibile evidenziare l’ipertrofia della cresta del supinatore. Nelle scapole possiamo notare il pattern bisolcato ed un’entesopatia al muscolo tricipite, mentre nelle clavicole è osservabile un’entesopatia all’inserzione del legamento conoide. In ultima si segnala un’asimmetria degli omeri: l’omero destro ha lunghezza e robustezza maggiore del sinistro, con dimensioni maggiori anche nel diametro della testa e nella larghezza dell’epifisi distale.

106

AIELLO, DEANE 1990 p.326

46


(fig. 6)

(fig. 7) Tb. 104 OdN, vertebra L4. Spondilolisi.

(fig. 8) Tb. 104 OdN, vertebra L4. Spondilosi. Particolare frattura. 47


(fig. 9)

(fig. 10) Tb. 104 OdN, vertebra L3. Spondilolisi.

48


Tb. 224 OdN

L’inumato della tomba 224 presenta uno scheletro abbastanza completo e in discreto stato di conservazione; le ossa lunghe sono presenti in buona parte, permettendo di effettuare una stima dell’altezza del soggetto che rientra tra i 155 ed i 160 cm. La frammentarietà delle ossa coxali non ha permesso di stabilire in un primo momento il sesso dell’inumato con certezza, l’incisura ischiatica infatti, molto stretta (tipico carattere maschile) contrasta con la presenza dell’arco ventrale (che si identifica solamente nei soggetti femminili); poco marcato è inoltre il solco preauricolare. Osservando poi il cranio è stato possibile osservare altri due caratteri contrastanti: un profilo del volto piuttosto prognato, con mento largo e spigoloso, ma al tempo stesso il ramo mandibolare è inclinato e stretto, caratteristica tipicamente femminile107. È stato a questo punto utilizzato il metodo DSP per la determinazione del sesso del soggetto, secondo valori misurati sull’osso coxale. Il risultato fornitoci da questo metodo è quello di avere di fronte un soggetto femminile. Particolarmente complessa è stata poi la stima dell’età da attribuire al soggetto: la difficile lettura delle ossa del bacino mostra, in ogni caso, una superficie auricolare non giovanile, con un sistema di solchi appena accennato e una leggera porosità del tessuto osseo . Ma la situazione dentaria è decisamente contrastante con le osservazioni appena descritte, in quanto l’usura dei denti, sia nell’arcata mascellare che mandibolare, è molto lieve, ed una stima dell’età sulla basata sulle principali tabelle presenti in letteratura non si spinge oltre i 25-30 anni. Questo dato torna in disaccordo con l’osservazione delle suture craniche, che

107

CANCI, MINOZZI 2005 p.119-120

49


riconducono il soggetto ad un’età alla morte non inferiore ai 40 anni; questo metodo però non può ritenersi particolarmente affidabile, né decisivo per determinare una stima. In questo soggetto è stato riscontato un trauma inflitto, precisamente sembra trattarsi di una frattura da parata sull’ulna sinistra, a seguito di un trauma prodotto probabilmente da un bastone; il risultato dei processi riparativi su quest’osso non hanno condotto ad una completa saldatura delle due parti della diafisi interrotte dalla frattura che rimangono beanti. Si nota comunque una deposizione di osso neoformato sia in corrispondenza dei margini della frattura e lungo la diafisi, accompagnata di diffusa porosità ed aspetto spugnoso a testimonianza dei processi riparativi che continuano a ripetersi anche dopo molto tempo dall’evento traumatico.

(fig.11) Tb. 224 OdN, ulna sinistra. In evidenza, frattura da parata a metà diafisi.

50


(fig.12) Tb. 224 OdN. Particolare della frattura con deposizione di osso neoformato

(fig. 13) Tb. 224 OdN, sezione della frattura

51


(fig. 14) Tb. 224 OdN

Probabilmente correlato a questo trauma vi è anche la debole periostite diffusa lungo la diafisi del radio sinistro. L’omero sinistro presenta poi diverse entesopatie alle inserzioni muscolari, con l’insorgere di un’erosione alla cresta pettorale, nel punto dell’omero in cui passa il grande pettorale; l’uso intenso del deltoide, collegato a movimenti di abduzione del braccio, ha condotto allo sviluppo della tuberosità deltoidea. Inoltre, si nota un’erosione anche all’inserzione del teres major (muscolo coinvolto nei movimenti di rotazione mediale, adduzione ed estensione del braccio)108 e la lesione della “cuffia dei rotatori”,

un

complesso muscolo-tendineo costituito dall'insieme di quattro muscoli – sovraspinato, sottospinato, sottoscapolare e piccolo rotondo – ed i rispettivi tendini109. Questi muscoli possono lesionarsi producendo un’erosione ossea nell’area delle entesi, collegandosi ad un sovraccarico meccanico, o alla presenza di stress ripetitivi, ma esistono anche fattori di

108 109

STONE, STONE 1990 p.115 BRUKNER, KHAM 2002

52


natura non biomeccanica, come alterata vascolarizzazione, o problemi alle proprietà elastiche del tessuto stesso, tipico delle fasi dell'invecchiamento110. Per quanto riguarda le ossa lunghe, è possibile identificare nel femore destro, precisamente nell’area del condilo laterale, osteoartrite; sempre riguardo a questo femore, è chiaro lo sviluppo del terzo trocantere e di una faccetta di Allen. Il terzo trocantere si nota allo stesso modo, anche nel femore sinistro. Le vertebre toraciche denotano poi in particolare uno schiacciamento di tutti i corpi del tratto, inoltre, tra la nona e l’undicesima vertebra toracica, compaiono becchi osteofitici. Nella prima lombare poi è rilevabile un’Ernia di Schmörl. La situazione dentaria, come già accennato, non mostra particolare usura, ma è visibile una carie al terzo molare mandibolare sinistro.

110

KHAZZAM et alii 2009

53


Tb. 64 OdN

L’individuo della tomba 64 presenta uno scheletro non del tutto conservato di un soggetto giovane, non ancora in età matura, affermazione desumibile alla prima osservazione dei resti ossei; le ossa lunghe mostrano ancora gran parte delle epifisi non ancora saldate. Sono state così esaminati ulna, radio, femore, omero e tibia, per giungere ad una stima più precisa possibile dell’età alla morte dell’individuo. Secondo le tabelle principali 111 il soggetto ha un’età compresa tra i 16 ed i 21 anni. Non è stato possibile fornire una stima della statura del soggetto – a causa delle diafisi non saldate con le epifisi – e nemmeno avanzare un’ipotesi sul sesso; l’età giovane di un soggetto ancora in fase di sviluppo non ci permette di stabilire con sufficiente sicurezza il sesso. La situazione dentaria conferma l’età stimata dell’individuo riscontrata osservando i centri di ossificazione, l’usura dei denti è infatti appena accennata; visibile è però un’affezione dentaria, l’ipoplasia dello smalto, che si manifesta attraverso linee orizzontali sulla superficie dei denti. Questo difetto è causato da un problema legato alla disposizione dello smalto, ovvero un rallentamento o addirittura un’interruzione di questo processo; il tutto è causato da episodi di stress , protratti nel tempo, riconducibili a malnutrizione o malattie ed infezioni particolari sorte in età infantile 112. Spesso il difetto ipoplasico si accompagna ad altri microscopici segni di disturbo nella deposizione dello smalto, detti linee di Retzius, che

111 112

Tabella basata sui valori di HEIDEGGER, RAUBER, KOPSCH, HARET CANCI, MINOZZI 2005 p. 211

54


sono sintomatiche di una maggiore o minore calcificazione nelle aree in cui si trova lo smalto113. Il soggetto 64 presenta poi delle spicole nella fossa olecranica dell’omero destro, e in questa stessa area appare un sottile strato di tessuto osseo ossificato; nell’ulna destra è visibile poi un’erosione all’inserzione del supinatore, muscolo necessario alla rotazione esterna dell’avambraccio (supinazione).

113

STERPELLONE 1983 p. 309

55


Tb. 218 OdN

Il soggetto della tomba 218 presenta uno scheletro non del tutto completo; sono frammentarie soprattutto le ossa lunghe – sia degli arti inferiori che superiori – , mancano svariate vertebre e il sacro non è completo. La presenza del femore sinistro integro ha permesso di stabilire l’altezza dell’individuo, che risulta compresa tra i 150 ed i 155 cm; il sesso del soggetto è stato stimato osservando le caratteristiche del bacino, che si presenta morfologicamente largo, con un’incisura ischiatica che forma un angolo piuttosto ampio. La presenza di un solco preauricolare profondo conferma l’ipotesi che l’individuo sia femminile. La statura del soggetto non è inoltre elevata, e le ossa lunghe non risultano particolarmente robuste come si presume possa succedere nei soggetti maschili. Nell’area del bacino sono state osservate poi le superfici auricolari, le quali non sono ormai più attraversate dalle creste trasversali (billowing) e mostrano segni di porosità del tessuto osseo. Si riscontra leggera attività retroauricolare. In base a queste osservazioni l’età del soggetto si può ipotizzare fosse compresa tra i 30 ed i 40 anni; le osservazioni sul bacino si sono limitate alla superficie auricolare, a causa della frammentarietà di questo segmento osseo, e non è stato possibile osservare la morfologia della sinfisi pubica. Per confermare l’età del soggetto è stato possibile osservare l’usura dentaria, non molto marcata, che confrontata con le tabelle di Brothwell e Lovejoy, fornisce una stima compresa tra i 25 ed i 35 anni, fascia d’età ritenuta plausibile per una stima finale sul soggetto. Lo stato di salute del soggetto non è ben definibile a causa della mancanza di vari segmenti ossei, ma sono stati identificati alcuni marks di stress biomeccanico, come un’ entesopatia 56


al legamento conoide e all’inserzione del muscolo tricipite

alla scapola destra, ed

un’entesopatia all’inserzione del muscolo brachiale nella tuberosità dell’ulna destra, causata da ripetute flessioni dell’avambraccio. Nel femore sinistro si nota un’impronta digitata al grande trocantere, nel femore destro invece l’impronta digitata è visibile nel piccolo trocantere, con rotazione mediale dello stesso. La situazione dentaria come già accennato in precedenza è buona, fatta eccezione per una carie insorta nel secondo molare mandibolare sinistro. Sono presenti segni ricollegabili a lesioni post mortem nella parte più prossimale della diafisi dell’ulna destra.

57


6.1 Principali indicatori di stress biomeccanico rilevati. Alcune statistiche.

a) istogramma sulla presenza del terzo trocantere nel campione femminile: 60% 60

40%

50 40 30

20 10 0 presente

assente

Nel campione in esame, 3 soggetti su 5 mostrano lo sviluppo del terzo trocantere al femore.

b) istogramma sulla presenza di Ernie di Schmรถrl nel campione femminile: 80 %

80 70 60 50 40

20 %

30 20 10 0 presente

assente

58


Su 5 soggetti femminili, 2 donne giovani su 3 evidenziano Ernie di SchmĂśrl; gli altri due individui sono una donna matura ed una anziana, entrambe affette dalla patologia.

100%

100%

100 80 60

66.66% 33,33%

40 20 0 Ad. Giovani

Ad. Mature presenti assenti

Ad. Senili

c) istogramma sull’insorgenza di entesopatie nella cinta scapolare nel campione femminile:

70%

60%

60% 40%

50% 40%

30% 20% 10% 0% presente

assente

Nei soggetti analizzati, 3 donne su 5 mostrano entesopatie alla scapola o alla clavicola.

59


6.2 Media della statura dei soggetti.

Statura media del campione feminile: 40 35 30 25 20 15 10 5 0 statura < 150 cm

> 150 / < 155

statura > 155 cm

Si rileva che soltanto 2 soggetti femminili su 5 hanno una statura superiore ai 155 cm; per l’appunto, un soggetto ha inoltre un’altezza inferiore o uguale ai 150 cm.

60


6.3 Ricorrenza di spondilolisi negli inumati femminili all’Olmo di Nogara.

Al fronte del riconoscimento della patologia in un soggetto facente parte il campione in esame in questa tesi, si è ritenuto opportuno effettuare un primo punto sulla situazione riguardo ai casi di spondilolisi diagnosticati sulla popolazione della necropoli. È necessario specificare che, fin’ora, la patologia è stata riscontrata esclusivamente su soggetti di sesso femminile. Elencando tutti gli individui femminili studiati sino ad oggi, evidenziamo quelli affetti da spondilolisi:

N. tomba

Deposizione corredo

16

X

30

X

con Deposizione senza Evidenza corredo spondilolisi

37

X

85

X

94

X

X

98

X

104

X

105

X

110

X

137

X

X

X

61

di


171

X

178

X

190

X

192

X

198

X

199

X

200

X

208

X

214

X

218

X

224

X

X

226

X

244

X

X

245

X

X

252

X

267

X

271

X

287

X

295

X

297

X

309

X

313

X

323

X

X

62


317

X

324

X

346

X

347

X

348

X

353

X

354

X

358

X

382

X

32

X

56

X

57

X

72a

X

81

X

84

X

85

X

89

X

106

X

112

X

122

X

129

X

138

X

145

X 63

X


154

X

155

X

172

X

185

X

388

X

411

X

414

X

420

X

422

X

435

X

437

X

441

X

443

X

450

X

451

X

452b

X

453

X

456

X

471

X

481

X

492

X

493

X

64

X


I casi di spondilolisi riscontrati in questo campione, appartenenti sia all’Area B che all’Area C, risultano essere 8 su 78 (prevalenza del 10.2%) inumati femminili fin’ora studiati; la patologia interessa soggetti sia soggetto corredati che privi di corredo.

Spondilolisi nel campione femminile analizzato di Olmi di Nogara 89,743 100

50 10,254 0 evidenza di spondilolisi

nessuna evidenza di spondilolisi

Allo stato attuale delle ricerche, la distribuzione nelle varie aree dei soggetti con spondilolisi risulta essere la seguente:

Distribuzione areale della patologia 75 % 80 60 40

25 %

20 0 casi riscontrati nell'AREA B

casi riscontrati nell'AREA C

65


Infine è possibile osservare come ci sia una prevalenza di soggetti con spondilolisi tra le donne con corredo rispetto alle deposizioni senza corredo:

Incidenza della patologia nelle deposizioni con e senza corredo 62,50% 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00%

37,50%

deposizioni con corredo

deposizioni senza corredo

Ricordiamo in ultima come in letteratura non siano presenti, tra i casi studiati, evidenze di dimorfismo sessuale nella patologia, che colpisce in egual modo soggetti maschili che femminili, al contrario del trend che si è stabilito invece negli inumati dell’Olmo di Nogara.

66


67


7. Risultati delle analisi effettuate sul campione: inumati infantili.

Per quanto riguarda l’analisi dei soggetti infantili, è necessario innanzitutto fare alcune considerazioni: il sopraggiungere della morte in giovane età non ha permesso loro di sviluppare i caratteri sessuali dimorfici utili al riconoscimento del sesso 114, cosicché la stima risulterebbe molto difficile e poco attendibile. In letteratura sono presenti alcuni studi che suggeriscono alcune metodologie utili alla diagnosi di sesso dei soggetti in età infantile 115 che si basano sull’osservazione principalmente dell’arcata mandibolare e dell’incisura ischiatica; è necessario però fare molta attenzione, soprattutto perché le caratteristiche indicate come dimorfiche sono state desunte da una serie scheletrica molto limitata. Per i bambini, che rientrano nelle fasce INFANS 1 ed INFANS 2, si propone soltanto una valutazione sull'età alla morte e sulle eventuali evidenze paleopatologiche.

114 115

Si veda a riguardo CANCI, MINOZZI 2005 pp.126-127 SCHUTKOWSKI 1993 pp. 199-205

68


N° Tomba

SEGMENTI

OSSEI

MISURAZIONI

ETÀ STIMATA116

CATEGORIA

OSSERVATI

DI RIFERIMENTO 117

167 Nessun osso risulta sufficientemente integro al fine di

Osservando la lunghezza dei

/

frammenti

diafisi

disponibili di alcune ossa

poter effettuare una misurazione attendibile

di

lunghe,in

particolare

dei INFANS 1

per

condurre

femori, è stato ipotizzato che

ad

un’adeguata stima.

il

soggetto

potesse

avere

un’età alla morte compresa tra gli 0 ed i 6 anni.

206

Diafisi omerali

310 mm

Confrontando

la

misura

dell’omero con i valori noti, un

soggetto

con

diafisi

omerale compresa tra i 312 mm ed i 330 mm ha un’età stimabile tra gli 8 ed i 9 anni (Schaefer et alii).

116 117

Valori confrontati con le tabelle proposte da UBELAKER, STLOUKAL e HANAKOVA, SCHAEFER et alii VALLOIS 1960

69

INFANS 2


90 Diafisi

femorali

e 255 mm

Confrontando la misura del

diafisi omerali

femore con i valori noti, un soggetto con diafisi femorale compresa tra i 235 mm ed i 269 mm ha un’età stimabile tra i 4.5 ed i 6 anni (Schaefer et alii). INFANS 1

Una diafisi omerale che abbia

180 mm

valori compresi tra 177 e 190 appartiene ad un soggetto di 6-7 anni (Schaefer et alii). Età stabilita: 5-6 anni.

203 Diafisi femorali

210 mm

Confrontando la misura del femore con i valori noti, un soggetto con diafisi femorale compresa tra i 213 mm ed i 234 mm ha un’età stimabile tra i 3.5 ed i 5.5 anni (Ubelaker). Questa stima è confermata anche nelle tabelle di Schaefer et alii. Secondo Stloukal&Hanakova una diafisi femorale compresa tra i 203 mm ed i 238 mm 70

INFANS 1


corrisponde ad un soggetto di 5-7 anni. Età stimata: 4-6 anni.

97 Diafisi

femorali

e 335 mm

Confrontando la misura del

omerali

femore con i valori noti, un soggetto con diafisi femorale la cui misura è compresa tra i 321 ed i 344 mm, risulta avere un’età di 9.5/12.5 anni (Ubelaker 1989). Secondo

le

tabelle

di

Schaefer et alii un femore che mistura

349/367

mm

appartiene ad un soggetto di 10-11 anni. Anche le misure delle diafisi dell’omero confermano l’età 230 mm

fornita dal femore, sapendo che valori corrispondenti a 228/251 mm sono attribuibili a

soggetti

di

9-11

(Schaefer et alii). Età stimata: 10-12 anni.

71

anni

INFANS 2


N°Tomba

SEGMENTI

OSSEI

MISURAZIONI

ETÀ STIMATA118

CATEGORIA

OSSERVATI

DI RIFERIMENTO 119

92

Ala iliaca

Lunghezza

Le misurazioni effettuate sul

max: 42 mm

soggetto sono state possibili solamente in questo segmento

Larghezza

osseo

max: 41 mm

a

causa

frammentarietà

della delle

componenti ossee. In merito alla stima dell’età, sono state utilizzate le tabelle di Schaefer et alii che fanno corrispondere le misurazioni dell’ala

iliaca

di

questo

soggetto ad un individuo di 612 mesi.

118 119

Valori confrontati con le tabelle proposte da UBELAKER, STLOUKAL e HANAKOVA, SCHAEFER et alii VALLOIS 1960

72

INFANS 1


Tb.206 206Tb. 206

Tb. 90 Tb. 203 Tb. 92

8-9 anni

5-6 anni

4-6 anni

6-12 mesi

(fig. 15) Differenze dimensionali dell’ala iliaca in soggetti subadulti in età differenti.

7.1 Note patologiche

Nei soggetti infantili in esame non è emersa nessuna patologia che abbia lasciato tracce nei resti scheletrici; soltanto il soggetto OdN 97, di età compresa tra i 10 ed i 12 anni, mostra due mal posizioni sia nell’arcata mandibolare che mascellare, precisamente nei canini di sinistra mandibolari e mascellari e nel secondo incisivo sinistro mascellare. Si può notare inoltre una lieve erosione della fossa poplitea in entrambe le tibie.

Non aver identificato nessuna particolare patologia, nemmeno le infezioni, spesso frequenti nei soggetti infantili120, ci suggerisce come lo stile di vita dell’intera popolazione fosse buono, non ci sono indicatori di malnutrizione, scarsità di cibo, né di diffusione di particolari agenti patogeni aggressivi. 120

CANEPA, PELIZZA, PIETROGRANDE 1988

73


È risaputo come la fascia d’età 0-5 anni sia la più rischiosa per i soggetti infantili a causa della semplicità con la quale malnutrizione e infezioni si combinano121, mettendo in pericolo la loro sopravvivenza. La denutrizione durante i primi due anni d’età poi, è motivo di problemi nella crescita e nello sviluppo fisico del bambino, arrivando a compromettere o addirittura bloccare l’accrescimento osseo122. I sei bambini studiati in questa sede non mostrano nulla che possa suggerirci complicate situazioni di vita o particolari influenze ambientali che possano aver compromesso la loro crescita, arrestata poi a causa di fattori a noi sconosciuti.

121 122

EVELET, TANNER 1990 p.194 Idem pp.194-195

74


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