Chiasso Letteraria festival internazionale di letteratura. XIV edizione: IL MONDO NUOVO

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14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

QUATTORDICESIMA EDIZIONE

/ CHIASSO

1–5 MAGGIO 2019

BASMA ABDEL AZIZ ⁄ ANDREA BAJANI ⁄ FRANCO ‘BIFO’ BERARDI ⁄ ERMANNO CAVAZZONI ⁄ CHIARA CODECÀ ⁄ GABRIELE DEL GRANDE ⁄ ELISA SHUA DUSAPIN ⁄ FRATELLI MANCUSO ⁄ JULIÁN FUKS ⁄ ALEXANDRE HMINE ⁄ MONICA KRISTENSEN ⁄ CHRISTIAN MARAZZI ⁄ THOMAS MEYER ⁄ DICK MARTY ⁄ MARZIO MIAN ⁄ GIANNA MOLINARI ⁄ NITON ⁄ ANDREA POMELLA ⁄ FABIO PUSTERLA ⁄ HANS-JOACHIM ROEDELIUS ⁄ AUDE SEIGNE ⁄ WOLE SOYINKA ⁄ DAVIDE SPARTI ⁄ ENRICO TESTA ⁄ ANTOINE VOLODINE ⁄ EGITTO

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14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

QUALE FUTURO IMMAGINARE? DA QUALI PERICOLI DOBBIAMO GUARDARCI? QUALI INNOVAZIONI NEI PROSSIMI ANNI? QUALI LE RICADUTE ANTROPOLOGICHE? QUALI ANTICORPI TROVARE PER CONTRASTARE L’ASCESA DI POTERI AUTORITARI E DIFENDERE I DIRITTI DELLE PERSONE? QUALI MISURE A TUTELA DELLA VITA IN TUTTE LE SUE FORME? IN QUALI SPAZI D’UTOPIA LA LETTERATURA (SIA ESSA DISTOPICA) PUÒ ANCORA PORTARCI? IL FESTIVAL, CHE PRENDE IL TITOLO DALL’OMONIMO ROMANZO DI ALDOUS HUXLEY (BRAVE NEW WORLD, IN ITALIANO IL MONDO NUOVO), VUOLE ESSERE UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE SUI CAMBIAMENTI – LE MUTAZIONI – CHE STANNO TRASFIGURANDO IL MONDO, DELINEANDO SCENARI CHE, A DIPENDENZA DEGLI SGUARDI O DEGLI AMBITI, POSSONO RISULTARE APOCALITTICI O RINNOVATORI. SARANNO UNA TRENTINA GLI SCRITTORI, POETI, SAGGISTI, GIORNALISTI, ARTISTI CHE CI PORTERANNO ALLA SCOPERTA DEL MONDO NUOVO.

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Ad inaugurare il Festival, venerdì 3 maggio, alle 18.30 allo Spazio Officina, interviene uno dei fari della letteratura mondiale: Wole Soyinka, drammaturgo, poeta, scrittore e saggista nigeriano. Ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1986 ed è considerato uno dei più importanti esponenti della letteratura dell’Africa sub-sahariana, nonché il maggiore drammaturgo africano. Nel corso della guerra civile nigeriana, venne incarcerato dal 1967 al 1969 per un articolo in cui chiedeva un cessate il fuoco. La sua esperienza in cella di isolamento è narrata in L’uomo è morto. Ancor più che per la narrativa e la saggistica, Wole Soyinka si è affermato in Africa e in Occidente attraverso il teatro e la poesia. In particolare, è noto per aver rivalutato il teatro della tradizione nigeriana e la “folk opera Yoruba”. Ha scritto oltre venti drammi e commedie e ha adattato a un contesto africano Le Baccanti di Euripide, L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, I negri di Jean Genet. Fra i suoi lavori teatrali figurano: Il leone e la perla, Pazzi e specialisti, La morte e il cavaliere del Re, Danza della foresta, La strada, Il raccolto di Kongi. Fra le sue raccolte poetiche: Idanre and Other Poems; A Shuttle in the Crypt; Ogun Abibiman, Mandela’s Earth and Other Poems. Ha insegnato in numerose università, fra cui Yale, Cornell, Harvard, Sheffield e Cambridge ed è membro delle più prestigiose associazioni letterarie internazionali. A Chiasso, presenterà in anteprima la sua pubblicazione in uscita per Jaca book. Un appuntamento imperdibile con una personalità eccezionale e dagli alti contenuti etici.

di reportage, opere teatrali e traduzioni di opere dal francese e dall’inglese. Nel 2011 vince il premio Bagutta con il romanzo Ogni promessa. Nel 2008 vince il Premio Super Mondello, il Premio Recanati, e il premio Brancati con il romanzo Se consideri le colpe nonché il Premio Lo Straniero. Verrà intervistato dagli studenti del Liceo 1 di Lugano, coadiuvati dal professore e poeta Massimo Gezzi. Ermanno Cavazzoni ha collaborato con Federico Fellini al soggetto e alla sceneggiatura del suo ultimo film La voce della luna, ispirato dal romanzo Il poema dei lunatici, di Cavazzoni stesso. Insegna poetica e retorica all’Università di Bologna, dove è ricercatore confermato. Il suo ultimo romanzo è La galassia dei dementi, ambientato nel futuro in un mondo distrutto da un’invasione aliena. Tra le voci più originali e autentiche della letteratura italiana contemporanea. Andrea Pomella, dopo aver pubblicato monografie su Caravaggio e Van Gogh, ha esordito nella narrativa con Il soldato bianco (2008) a cui ha fatto seguito La misura del danno (2013). Ha collaborato con Il Fatto Quotidiano. Scrive per le riviste online “DoppioZero”, “minima & moralia” e “Rivista Studio”. Nel 2018 il suo romanzo Anni Luce è stato tra i 12 libri candidati al Premio Strega. Sempre nel 2018 per Einaudi è uscito L’uomo che trema, che verrà presentato a Chiasso, in collaborazione con L’Ideatorio USI, nell’ambito della campagna “Alleanza contro la depressione Ticino” promossa dal Dipartimento della Sanità e della Socialità del Cantone Ticino.

Il tema delle derive sociopolitiche e degli autoritarismi imperanti viene toccato da due autori emergenti che ChiassoLetteraria è lieta di presentare come sicure rivelazioni: la prima è Basma Abdel Aziz, scrittrice, artista visiva, psichiatra e attivista per i diritti civili egiziana. Più volte arrestata, è autrice del romanzo distopico La fila, dove racconta le contraddizioni del suo paese e le delusioni post-Primavere arabe. Una delle autrici più rilevanti e anticipatorie della letteratura araba contemporanea, più volte menzionata dalla critica internazionale. Il secondo è Julián Fuks, di origine argentina, è considerato uno degli autori più interessanti della giovane letteratura brasiliana. Nel 2016 ha vinto il Prêmio Jabuti nella categoria romanzo e si è classificato al 2º posto al Prêmio Oceanos de Literatura em Língua Portuguesa con A Resistência, opera incentrata sulla dittatura militare in Argentina e la conseguente fuga di molti intellettuali per sfuggire al regime. Nel 2017 ha ricevuto il Prêmio Literário José Saramago, destinato alle opere letterarie di giovani autori (fino a 35 anni) la cui prima edizione sia stata pubblicata in un paese lusofono. A Chiasso presenterà in anteprima il suo primo romanzo tradotto in italiano dal titolo Malgrado tutto.

Una menzione particolare la meritano tre incontri che valicano i confini tra Italia e Svizzera vedendo riuniti un autore italiano e uno svizzero-italiano. Il primo vede protagonisti due pensatori della contemporaneità come Franco ‘Bifo’ Berardi, saggista (cfr. il recente Futurabilità e diversi saggi anticipatori sul cyberpunk, sulle trasformazioni del lavoro e sui processi comunicativi), filosofo e agitatore culturale italiano, tra i fondatori dell’emittente libera “Radio Alice”, che interloquirà con l’economista Christian Marazzi sulle mutazioni, le sfide e le paure connesse con il mondo nuovo che si sta profilando nell’immediato. Il secondo propone il dialogo tra Gabriele Del Grande e Dick Marty sul tema “Terrorismo, Diritti e Democrazia”. Gabriele Del Grande, scrittore e regista italiano, ha pubblicato diversi reportage sul tema delle migrazioni, mentre con il suo ultimo romanzo-caso Dawla, esempio di reportage narrativo d’alta scuola, è andato a incontrare i terroristi entrati nelle fila dell’ISIS. Dick Marty, già procuratore pubblico (1975-1989), consigliere di Stato (1989-1995), consigliere agli Stati (1995-2011), Haward of Honor del Dipartimento della Giustizia americano (1989), membro dell’Assemblea del Consiglio d’Europa dal 1995 (relatore del Consiglio d’Europa per l’indagine sulle presunte prigioni segrete della CIA in Europa), Premio per la dignità umana (2012) e autore del saggio Une certaine idée de la justice (2018). Il terzo incontro è dedicato all'opera di Enrico Testa, poeta, saggista e professore universitario, tra le voci più significative della scena poetica italiana, autore di diverse raccolte di poesia per Einaudi, tra cui: Ablativo, Einaudi, 2013 (Premio Viareggio-Rèpaci, 2013) e Cairn, Einaudi, 2018 (Premio nazionale letterario Pisa, 2018). Enrico Testa interloquirà con il poeta Fabio Pusterla (Pietra Sangue, Bocksten, Folla Sommersa, Corpo stellare, Cenere, o Terra; tutte per Marcos y Marcos).

Il mondo avventuroso e scientifico al contempo delle esplorazioni polari e la questione dello scioglimento dei ghiacciai saranno al centro dell’incontro con Monica Kristensen. Nata nel 1950 in Svezia ma cresciuta in Norvegia, matematica, fisica e glaciologa, la Kristensen è una delle più note esploratrici polari nordeuropee. Ha guidato numerose spedizioni in Artide e Antartide, sulle tracce di Amundsen, ed è stata la prima donna a ricevere la medaglia d’oro della Royal Geographical Society. La sua serie di romanzi ambientati alle Svalbard, dove ha passato due anni a osservare le aurore boreali, è diventata un cult in diversi paesi europei. A Chiasso presenterà in anteprima la sua recentissima pubblicazione per Iperborea dedicata all’ultima drammatica spedizione dell’esploratore norvegese Roald Amundsen in salvataggio del dirigibile “Italia” e del suo equipaggio capitanato da Umberto Nobile schiantatosi al Polo Nord il 25 maggio 1928. Un discorso a parte merita Antoine Volodine, il più inclassificabile degli scrittori francesi contemporanei. Nato nel 1950, esordisce nel 1985 come autore di fantascienza per poi dare vita a una prolifica quanto originale opera narrativa sotto il vessillo del «post-esotismo», la corrente letteraria che inventa e anima e in cui si mescolano realtà e fantasia, scarto onirico e tensione politica. Il suo universo è popolato da sciamani, rivoluzionari sconfitti, mutanti erranti in un mondo al bordo dell’apocalisse dove la fiammella dell’umanità, non ancora sopita del tutto, resiste. Nel 2014 ha vinto il prix Médicis con Terminus radioso, il suo capolavoro. A ChiassoLetteraria presenterà I sogni di Mevlidò, di recente pubblicazione per 66thand2nd, libro sontuoso, che sprigiona tutto l’immaginario di un autore ineguagliabile, radicale, imperdibile. Tra gli scrittori di lingua italiana, ChiassoLetteraria è andata a cercare alcune voci letterarie davvero significative, che il tema del mondo nuovo lo hanno abbordato da diverse prospettive: Andrea Bajani è autore di romanzi e racconti, ma anche

Per valorizzare la giovane letteratura svizzera, sono stati previsti due momenti, in cui si investigheranno le tematiche dell’incontro linguistico e culturale nel nostro paese. Il primo vede protagonisti due Premi svizzeri di letteratura 2019: Elisa Shua Dusapin, una delle voci emergenti della letteratura svizzera. Con il suo primo romanzo Hiver à Sokcho ottiene diversi riconoscimenti tra cui il premio Robert Walser, il prix Alpha e il prix Régine Deforges, mentre con il secondo Les billes du pachinko il Premio svizzero di letteratura. Tra le sue tematiche l’esilio, il rapporto complesso tra persone provenienti da culture diverse. Assieme a lei ci sarà Alexandre Hmine, scrittore d’origine marocchina, cresciuto in Ticino, dove tuttora vive. Grazie a La chiave nel latte, suo romanzo d’esordio, ha vinto il Premio Studer/Ganz 2017 per la migliore opera prima, nonché il Premio svizzero di letteratura 2019. Per il secondo incontro sul tema, in collaborazione con Viceversa Letteratura, sono stati coinvolti la scrittrice ginevrina Aude Seigne, che con il suo primo romanzo Chroniques de l’Occident nomade ha vinto il premio Nicolas Bouvier al Festival Étonnants voyageurs di Saint Malo, e la promettente scrittrice svizzera Gianna Molinari, autrice del romanzo Hier ist noch alles möglich, sua prima pubblicazione, subito entrata nella longlist del Deutscher Buchpreis e nella shortlist dello Schweizer Buchpreis. Due autrici di cui sentiremo parlare prossimamente.


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DURANTE IL FESTIVAL, AVRANNO LUOGO ANCHE DIVERSI EVENTI COLLATERALI: MERCOLEDI 1° MAGGIO 20.45 ⁄ CINEMA TEATRO

Concerto dei Fratelli Mancuso. Enzo e Lorenzo Mancuso sono due cantanti, compositori e polistrumentisti siciliani. Nati a Sutera in provincia di Caltanissetta, negli anni Settanta emigrano a Londra dove lavorano in diverse fabbriche metalmeccaniche. In quegli anni, a contatto con circoli culturali e teatri, iniziano a ricomporre i frammenti del patrimonio musicale della loro terra. Dal 1993 i Fratelli Mancuso hanno avviato un percorso di studio, di recupero e infine di composizione propria che arriva fino ai giorni nostri e che ha prodotto una ricchissima serie di lavori, tra cui: Sutera, la tradizione musicale di un paese della Sicilia, Bella Maria (da cui il regista Anthony Minghella ha scelto un brano per la colonna sonora del film Il talento di Mr. Ripley), Italian odissey, Cantu, Requiem. Per il teatro compongono musica per diversi spettacoli tra cui la Medea di Euripide, messa in scena da Emma Dante. Sono stati insigniti di diversi premi tra cui il Premio Città di Recanati (1993) e il Premio Rosa Balistreri (2000). Entrata: 15.-/10.- (studenti, AVS) . Soci ChiassoLetteraria entrata libera.

GIOVEDÌ 2 MAGGIO 18.00 ⁄ SPAZIO LAMPO

Inaugurazione dell’installazione sonora “The Roedelius Cells”, a cura dell’associazione Grande Velocità. “The Roedelius Cells” è un’installazione sonora creata dal compositore nominato ai Grammy Tim Story (US) utilizzando registrazioni inedite di pianoforte ad opera dell’amico Hans-Joachim Roedelius (D). L’installazione occuperà l’intero spazio e riproduce tramite 8 canali audio un ciclo di registrazioni assemblate da Tim Story partendo da migliaia di estratti di pianoforte suonati da Roedelius. L’esperienza di immersione totale nel suono sarà unica per ogni visitatore e dipenderà dai suoi movimenti all’interno dello spazio.

20.30 ⁄ AULA MAGNA CPC

“Perché leggiamo distopico? Il fascino del futuro che non vogliamo”. Conferenza della scrittrice, saggista e consulente editoriale Chiara Codecà. Incontro con un genere che ci fa riflettere sul futuro che vogliamo e su quello che vorremmo evitare. Un viaggio per parlare della rilevanza di un genere spesso sottovalutato (ma di prorompente attualità!), esplorando grandi titoli di ieri e di oggi e le loro trasposizioni cinematografiche. In collaborazione con Bibliomedia Svizzera Istituto svizzero Media e Ragazzi.

21.00 ⁄ MURRAYFIELD PUB

“TICINO POETRY SLAM” Avanspettacolo di poesia orale e prestante a cura di Marko Miladinovic. Format: 7 poeti tra Svizzera e Italia, 5 giurati a sorte dal pubblico, 1 superospite, 1 condottiero serale, 1 stacchiere musicale originale, 1 kit di sopravvivenza etico-estetica, 1 mazzo di fiori, 0 niet.

1–5 MAGGIO 2019 / CHIASSO

VENERDÌ 3 MAGGIO 10.00 ⁄ FOYER CINEMA TEATRO

Thomas Meyer, scrittore zurighese autore del cult dissacrante Non tutte le sciagure vengono dal cielo, incontro con le scuole medie di Chiasso (aperto al pubblico) organizzato nell'ambito del progetto Collana CH.

17.30–18.30 ⁄ SPAZIO OFFICINA

In collaborazione con Festa danzante, in occasione dell’inaugurazione. Performance della Cie Budge. Coreografia: Pascal Neyron; Danza: Baptiste Cazaux, Alizée Sourbée, Paulette Raineri. Ad accogliere i festivalieri della 14a edizione di ChiassoLetteraria, una performance che gioca con le sfide di nuovi “codici” comunicativi. Circondati da immagini di QR codes, tre danzatori verranno “attivati” dal pubblico. Con l’ausilio del proprio smartphone, ogni partecipante o semplice passante può prendere parte alla composizione istantanea e diventare coreografo per un giorno.

21.00–21.45 ⁄ CINEMA TEATRO

“Sul tango. L’improvvisazione intima” Conferenza danzata con Davide Sparti, Marcelo Ramer e Selva Mastroti. A SEGUIRE:

21.45–01.00

Milonga di Amitango con DJ Punto y Branca Quando la danza incontra la letteratura, grazie all’inedita collaborazione con la Festa danzante, è un “mondo nuovo” quello in cui si schiude il tango, come racconta nel suo libro Sul tango. L’improvvisazione intima il sociologo Davide Sparti. In un dialogo con il pubblico, l’autore del saggio narrerà della sua ricerca accompagnato da una coppia di tangueros d’eccezione: Marcelo Ramer e Selva Mastroti. La serata proseguirà nei suggestivi spazi del foyer e della terrazza del Cinema Teatro, con la Milonga di Amitango con il DJ Punto y Branca. In collaborazione con Festa danzante, Cinema Teatro Chiasso e Associazione Amitango. Entrata: 15.-/13.- (soci ChiassoLetteraria, studenti, AVS) o Tessera Festa Danzante.

22.30–04.00 ⁄ MURRAYFIELD PUB

SPACE RULES RECORDS: Collettivo di dj e produttori ( Lazy Marf, Dj P-Kut, Dj Mardoch, Costa, Stex, Monsieur G, Mr.xqz), che si alternano in consolle mescolando produzioni proprie e altre mille sonorità! Con un ospite d’eccezione: DJ BASSI MAESTRO. Notissimo rapper, produttore e dj italiano attivo dal 1987, ha lavorato con i migliori rapper italiani tra cui Fabri Fibra, Salmo, Mondo Marcio e molti altri. Ha all'attivo più di 35 dischi tra album in studio e mixtape. La sua professione si divide tra Italia e Stati Uniti d’America, tra studi di registrazione e Dj set, tra musica underground e produzioni ufficiali.

SABATO 4 MAGGIO 20.30 ⁄ CINEMA TEATRO

Concerto di Hans-Joachim Roedelius, a cura dell’associazione Grande Velocità che organizza le proposte culturali allo Spazio Lampo. Oggi 84enne, Roedelius è uno dei precursori della musica elettronica tedesca. Tra le numerosissime collaborazioni con pionieri della musica elettronica spiccano i nomi di Brian Eno, Michael Rother (Neu!), Dieter Moebius e Conrad Schnitzler (con i quali ha fondato i Cluster), senza scordare collaborazioni più recenti come con Carl Michael Von Hausswolff (già ospite allo Spazio Lampo), Arnold Kasar e Stefan Schneider. Senza mai scendere a compromessi, la carriera di Roedelius è uno spaccato della musica elettronica e del suo continuo evolversi dal dopoguerra fino ad oggi. Aprirà la serata Niton, trio italosvizzero, con un set psychambient concepito per l’occasione. Entrata: 8.- .

24.00 ⁄ PALESTRA DI VIA VELA

Concerto per il nuovo mondo dei sogni “sleeping concert” con Simon Grab. Il musicista zurighese ci accompagnerà nel sonno per tutta la notte con il suo campionario di suoni ancestrali, corporei e celesti, alla scoperta di un nuovo mondo dei sogni. Portate il sacco a pelo! Entrata: 5.-

SABATO 4 MAGGIO E DOMENICA 5 MAGGIO 15.00–17.00 ⁄ BIBLIOTECA COMUNALE CHIASSO

Chiara Balzarotti, autrice di libri per l'infanzia e ideatrice di libri-gioco, tiene due laboratori per bambini dal titolo “Utopia, portami via! Viaggiando con la fantasia dalla paura al sogno”. Durante il laboratorio i bambini dovranno essere autonomi, senza l’accompagnamento dei genitori. È prevista la custodia grazie alle volontarie del preasilo I Monelli. Merenda inclusa. Programma al sito www.chiassoletteraria.ch. Iscrizioni e informazioni: monellichiasso@outlook.com; tel. 0041 (0)76 438 86 32.

DOMENICA 5 MAGGIO 15.00 ⁄ TIPOGRAFIA PROGETTO STAMPA

Dalla visione d’arte alla scrittura. A cura di Frequenze. Lavoro di mediazione condotto da Daphne Piras con gli allievi della Scuola di Commercio di Chiasso dopo la visione dell’esposizione di Marco Lupi "Meccanismi mentali". Premiazione dei lavori di scrittura degli allievi coordinati e mediati da Mara Travella.

VENERDÌ 3 MAGGIO POSTILLA A testimonianza del desiderio d’apertura e d’accessibiliSABATO 4 MAGGIO tà, l’entrata è gratuita per tutto il Festival ad eccezione dei concerti del 1° e 4 maggio e della serata danzante del 3 17.00 – 17.00 ⁄ 24 ORE NON STOP ⁄ SPAZI FREQUENZE, CHIASSO maggio. Performance Mein Vater Erzählt Mir Jeden Sonntag Unsere Neun Planeten Installazione sonora e performativa di 24 ore ispirata allo Spazio. Prima assoluta. Concetto e regia: Alan Alpenfelt, Francesca Sproccati. La coreografa Francesca Sproccati e il regista Alan Alpenfelt, entrambi artisti ticinesi, uniscono le loro discipline per la prima volta attraverso la danza performativa e attraverso la radiofonia teatrale, intraprendono un viaggio per esplorare il concetto della necessità di nuovi spazi d’ascolto. La messa in scena prevede due spazi trasformati in navicelle spaziali: due negozi con una vetrina che guardano su una strada principale. Francesca e Alan diventeranno due astronauti e passeranno, ciascuno nel suo negozio/ spazio, un giorno e una notte immersi nel suono spaziale. ‘Viaggeranno’ per 24 ore attraverso il Sistema Solare partendo dal Sole e raggiungendo Plutone. Sulla loro via, incontreranno oggetti e pianeti che attiveranno le opere sonore raccolte durante un bando. La durata totale del viaggio è di 5˙906˙376˙272 km corrispondente a 4˙101˙650 km per ogni minuto di trasmissione. Il pubblico potrà accedere alle due navicelle liberamente in qualsiasi ora per ascoltare il viaggio insieme a loro e partecipare alle attività solitarie che ogni astronauta intraprenderà per passare il lungo tempo del viaggio.

Programma, informazioni e documentazione al sito: www.chiassoletteraria.ch; dove pure saranno visionabili in diretta streaming e registrati gli incontri dei giorni 3-5 maggio 2019.

14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

1–5 MAGGIO 2019 CHIASSOLETTERARIA.CH


14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

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1–5 MAGGIO 2019 / CHIASSO

Yahya è un agente di commercio ferito accidentalmente nel corso di una dimostrazione di piazza in un’immaginaria metropoli araba, strangolata da un regime invisibile ma pervasivo. Anche se il Potere riesce a riscrivere la realtà, il proiettile conficcato nel bacino di Yahya è dolorosamente reale: la ferita sanguina. Riuscirà a farsi curare dal dottor Tareq, e a sopravvivere? Oppure finirà col prevalere la sinistra opacità burocratica di una dittatura assoluta che non concede scampo? La fila inscena il teatro della crudeltà totalitaria, raffigura l’assurdità di un caos mascherato da ordine sociale dopo i "disordini" di piazza Tahrir al Cairo. La fila è un romanzo pubblicato in arabo nel 2013, prima dell’ascesa al potere in Egitto del generale al-Sisi. Ma la distopia è sempre lì a ricordarci una minacciosa presenza totemica: lo stivale di una dittatura che ci calpesta la faccia (per sempre). In questo breve scritto, Basma Abdel Aziz ci racconta la genesi del suo romanzo.

A M S A B TRAD

UZIONE DI

A AF BIO ZUCCHELL

, E C I R Z T I L Z CU S EL A , D A B R A T A A BASM RICE, PSICHI A PER I DIRITTI T T È SCRIT ISTA E ATTIVIS O LIBRI DI GIORNAL A SCRITTO OTTTIVA. H UMANI. ICA E DI NARRAROMANZO SAGGIST IL SUO PRIMO(NERO EDIZIONI, 2018). LA FILA È O IN ITALIANO T TRADOT ( IL CAIRO,

1976 )

: Z I Z A L E D B A

E L L E B I R LA

Iniziai a scrivere La fila nel settembre del 2012, poco dopo essere tornata in Egitto dalla Francia. Era una bella giornata di sole e andai in centro al Cairo, dove, da quando era iniziata la rivoluzione nel gennaio del 2011, erano avvenuti numerosi scontri tra i dimostranti e le forze di sicurezza. Mentre percorrevo una delle vie principali, mi imbattei in una lunga fila di persone in attesa davanti a un edificio governativo chiuso. Tra un po’ apriranno la porta, pensai, visto che era quasi mezzogiorno. Quando due ore dopo tornai ripassando proprio di lì, scoprii che quelle persone si trovavano ancora nel medesimo punto. Non solo non si erano spostate, anzi, il loro numero era aumentato, ma la porta era ancora chiusa. Alcune erano sedute a terra, altre appoggiate contro le auto parcheggiate lungo il marciapiede, altre invece si erano rifugiate sotto l’ombra degli alberi vicini, alla ricerca di un po’ di refrigerio. Io non avevo idea di cosa stessero aspettando, né riuscivo a capire perché non se ne andassero. Ormai era pomeriggio, tuttavia nulla era cambiato. Le persone sembravano vincolate a quel luogo e alla porta che rimaneva ancora chiusa, accomunate dalla speranza che i loro bisogni potessero essere soddisfatti. Pensai che quella scena avrebbe potuto fornire lo spunto per un bel racconto da includere nella mia prossima raccolta. Sicché annotai qualche appunto sui fogli che tengo sempre nella mia borsa, e una volta tornata a casa iniziai subito a scrivere. Soprattutto mi interessava ciò che poteva unire tutte le persone che componevano quella strana fila, anche se avevo avuto l’impressione che tra di loro non esistessero legami apparenti. Alcune mi erano parse facoltose, altre invece avevano un aspetto dimesso, c’erano donne e uomini, anziani e giovani, perfino bambini che giocavano nelle vicinanze. Mi domandai per quale ragione rimanessero lì invano così a lungo. Perché nessuno protestava o dava voce

alla frustrazione provocata da quel ritardo? Perché nessuno suggeriva di andarsene? Questa traccia fu soltanto l’inizio, non per un racconto, come nelle mie intenzioni originarie, ma per il mio primo romanzo: La fila. Scrissi ininterrottamente per due mesi, spinta dal desiderio di seguire i destini dei personaggi che avevano preso forma sulla pagina. Non pianificai nulla in anticipo, né abbozzai le loro vite prima di iniziare a scrivere. Era come se quella fila attraversasse tutto il romanzo estendendosi anche ad altre città, e la mia immaginazione si amplificasse di pari passo. Trascorsi dodici ore al giorno in compagnia di quella fila e delle persone che attendevano inutilmente. Sperimentai sulla mia pelle le loro relazioni e le loro interazioni, fino a quando non iniziai a provare la sensazione di essere diventata una di quelle persone. Crebbero in me la pazienza e la perseveranza, proprio come era accaduto a quei personaggi che avevano riprogrammato le loro vite in modo da poter rimanere in fila davanti alla porta e attendere lì invano. Arrivai a credere di essere diventata come loro: una cittadina rispettosa e sottomessa la cui vita è dominata da un’autorità totalitaria. La porta chiusa simboleggiava ormai un regime che reprime le persone, che ne determina il comportamento, che le trasforma in copie identiche di se stesse e le priva di una volontà propria. La fila si era tramutata in una società parallela, nella quale gli individui che la compongono vivono le loro vite di tutti i giorni: lì, davanti a quella porta, iniziano a mangiare, bere, dormire, svolgere attività, a interagire tra di loro e a pregare. Il protagonista del romanzo è un uomo di trentotto anni che si ritrova con un proiettile conficcato nel corpo. Non gli è possibile farlo estrarre senza il permesso delle autorità che, naturalmente, sono rappresentate dalla Porta. Il popolo è insorto contro il regime che detiene il potere e di conseguenza la Porta è stata chiusa. Da allora non è stata

più riaperta, come se si trattasse di una punizione. E finché la Porta è chiusa, le vite delle persone sono paralizzate. Il numero di cittadini radunati di fronte alla Porta, ciascuno con il proprio obiettivo, comincia a moltiplicarsi. Alcuni vogliono dei Certificati di Buona Cittadinanza che attestino la loro condizione, consentendogli di trovare un lavoro, altri cercano assistenza medica, altri invece richiedono semplicemente il permesso di comprare del cibo. Per la stesura de La fila mi sono basata sulla mia esperienza di psichiatra, ho utilizzato i miei studi specialistici in sociologia per definire le tattiche utilizzate dall’autorità per dominare e controllare i cittadini. Soprattutto ho analizzato i complessi meccanismi attraverso i quali gli individui arrivano ad accettare la realtà in cui si trovano coinvolti, anche se essa è qualcosa di terribile. Per oltre dieci anni ho lavorato al Centro al-Nadeem, che offre sostegno e riabilitazione psicologica a chi ha subito torture nelle stazioni di polizia e nei campi di detenzione. Ho visto con i miei occhi in che modo i forti traumi psicologici possono cambiare le persone. L’uso sistematico della repressione e dell’umiliazione riesce a trasformarle nelle ombre di se stesse, incapaci di avventurarsi al di là delle linee tracciate dai loro oppressori. Di questo ho avuto testimonianza diretta. Nelle mie opere, sia narrative che accademiche, mi sono sempre interessata alle dinamiche che regolano in modo inestricabile i ruoli dell’oppressore e dell’oppresso. Voglio analizzare le modalità secondo cui queste dinamiche manipolano i destini degli individui, per impedire che esse possano rimodellare la loro percezione del mondo. Al giorno d’oggi l’Egitto sta attraversando un periodo tumultuoso, ma io credo che questa situazione racchiuda in sé le potenzialità per ispirare scrittori e pensatori, e stimolarli alla produzione di opere di eccezionale valore creativo e intellettuale.

GIO G A IZ M Z 4 A L O E T E T N E D I A R O O I D E SAB IO OFFICINA BASMA AB M E DAL T N E I. D T N A I O L P G SPAZ S A I I R N R O O Z C N ⁄ À A F, GI UTIVA DALL’INGLESE DI ROMANA M 17.45 F O H C S I B E CONSEC CON JÜRG TRADUZION R. C I C O T A G E L E D DELLA NZZ E


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14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

WOLE SOYINKA MIGRANTE

O N A I R E G I N A T ⁄ S I AGG 18.30 S E O E I R O G T T I E. G R C I C A R S T , T A M U T D E A O 3 R P T , , Ì O VENERD YINKA, DRAMMATURGINTERVISTATO DA ALESSANDRA DI MAIO WOLE SO 86 PER LA LETTERATURA) . 19 GO (PREMIO NOBEULTIVA DALL’INGLESE DI MARINA ASTROLO SPAZIO OF

Ci sarà il sole? O la pioggia? O nevischio madido come il sorriso posticcio del doganiere? Dove mi vomiterà l’ultimo tunnel anfibio? Nessuno sa il mio nome. Tante mani attendono la prima rimessa, a casa. Ci sarà?

TRADUZION

FICINA

E CONSEC

Il domani viene e va, giorni da relitti di spiaggia. Forse non mi indosserai, alghe cucite su falsi di stilisti, con marche invisibili: fabbriche in nero. O souvenir sgargianti, distanti ma che ci legano, manufatti migranti, rolex contraffatti, l’uno contro l’altro, su marciapiedi senza volto. I tappeti invogliano ma nessuna scritta dice: BENVENUTI. Conchiglie di ciprea, corali, scogliere di gesso, tutti una cosa sola al margine degli elementi. Banchi di sabbia seguono i miei passi. Banchi di sabbia di deserto, di sindoni incise dal fondo marino, poiché alcuni se ne sono andati così, prima di ricevere una risposta – Ci sarà il sole? O la pioggia? Siamo approdati alla baia dei sogni.

Wole Soyinka Migrante

Pubblicato in Migrazioni/Migrations (Roma, 66thand2nd edizioni, 2016), un progetto di Wole Soyinka, con poesie di trentadue autori nigeriani e italiani e due dipinti di Dario Fo. Traduzione di Alessandra Di Maio. ( Il testo è riprodotto su autorizzazione dell’autore)


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1–5 MAGGIO 2019 / CHIASSO

L’opera dello scrittore brasiliano di origine argentina Julián Fuks, nato a San Paolo nel 1981, è ancora poco conosciuta alle nostre latitudini, ma è già nota al pubblico e alla critica brasiliana e portoghese in particolare dal 2015, quando Fuks pubblica il suo quarto e più acclamato romanzo, A resistência, ora in uscita in Italia presso le edizioni Quarup, tradotto da Giacomo Falconi. Nel romanzo Malgrado tutto Fuks ci racconta la storia “vera” dell’adozione di un figlio (suo fratello) da parte di una coppia di argentini esiliati in Brasile (i suoi genitori) a causa della dittatura argentina. Il romanzo rappresenta la costruzione dello sguardo inquieto del narratore Sebastián, che riflette sul proprio processo di scrittura come metodo conoscitivo per avvicinarsi alla realtà e, allo stesso tempo, sul processo di scavo nella memoria individuale (la sua) e collettiva (quella della famiglia, della storia, della letteratura), rivelandoci allo stesso tempo le contraddizioni e i vuoti esistenti tra le diverse narrative costuite dalla memoria.

Autore che difende il concetto di “post-finzione”, più dialogico rispetto a quello di “autofinzione” (narrativa centrata attorno alla figura dell’autore che romanza il proprio vissuto), Fuks è anche uno studioso delle forme del romanzo, e ritiene che la narrativa si alimenti oggi dei discorsi più diversi, come quelli proposti dalla storia, dalla saggistica, dalla scienza, dalla politica, oltre che dagli aspetti biografici dell’autore. Nel progetto letterario di Fuks troviamo il desiderio di far confluire le due tradizioni letterarie che lo formano: da una parte il piglio metanarrativo e vicino alla critica letteraria come esiste da sempre in Argentina, con i suoi grandi nomi da Cortázar, Borges, Ernesto Sábato, Juan José Saer fino a Piglia e Alan Pauls; dall’altra, la tradizione brasiliana formata sulla scia del filtro sociologico per pensare le questioni identitarie e storiche del paese, come nel caso dei suoi nomi più importanti, Machado de Assis e Graciliano Ramos. Fuks rivendica la necessità di una “letteratura occupata” – termine a lui caro – consapevole, cioè, del ruolo politico che compie nel praticare con vigore critico una rilettura della storia e delle narrative sull’identità nazionale. Qui di seguito, uno stralcio del suo romanzo Malgrado tutto, presentato in anteprima a ChiassoLetteraria:

O D A R G L A M N Á I L U J O T T U T S K U F DI

PRISCA AGUSTO

NI

1. Mio fratello è adottato, ma non posso e non voglio dire che mio fratello è un figlio adottato. Se dicessi così, se pronunciassi questa frase che per molto tempo ho fatto attenzione a non pronunciare, ridurrei mio fratello a uno stereotipo, a un singolo attributo essenziale: mio fratello è qualcosa, e questo qualcosa è ciò che in tanti cercano di scorgere in lui, questo qualcosa sono i segni che insistiamo a ricercare, controvoglia, nei suoi tratti, nei suoi gesti e nei suoi atti. Mio fratello è adottato, ma io non voglio ingigantire lo stigma che questa parola evoca, lo stigma che è la parola stessa concretizzata in lettere. Non voglio approfondire la sua ferita e, se non voglio approfondirla, non posso nemmeno nominarla. Potrei impiegare il verbo al passato e dire che mio fratello è stato adottato, liberandolo così dal presente eterno, dall’immutabilità, ma non riesco a superare il senso di stranezza che questa formulazione provoca. Prima di essere adottato, mio fratello non era nient’altro; mio fratello è diventato mio fratello nell’istante in cui è stato adottato, o meglio, nell’istante in cui sono nato io, qualche anno dopo. Se dico che mio fratello è stato adottato, è come se denunciassi senza disperazione di averlo perso, che è stato sequestrato,

che io avevo un fratello, fino a quando non è arrivato qualcuno che lo ha portato via. L’opzione che resta è la sola dicibile. Tra tutte, è quella che causa meno inquietudine, o quella che la maschera meglio. Mio fratello è figlio adottivo. C’è una tecnicità nel termine, “figlio adottivo”, che contribuisce alla sua accettazione sociale. C’è una novità che per un attimo lo assolve delle colpe del passato, che sembra ripulirlo dalle sue accezioni spiacevoli. Dico che mio fratello è figlio adottivo e le persone tendono ad annuire con solennità, celando ogni rincrescimento, abbassando gli occhi come se non avessero bisogno di chiedere altro. Forse condividono la mia inquietudine, forse si dimenticano dell’argomento già alla successiva sorsata o forchettata. Se l’inquietudine continua a martellarmi addosso, è anche perché ascolto la frase in modo parziale – mio fratello è figlio – ed è difficile accettare che tale frase non termini con la normale verità tautologica: mio fratello è figlio dei miei genitori. Ogni volta in cui inizio a dire mio fratello è figlio una domanda mi guizza sulle labbra: figlio di chi? Tratto da Malgrado tutto, traduzione di Giacomo Falconi (Quarup, 2019).

GIO G A M 5 CA I N E M O D FICINA O N A SPAZIO OF I L I S A R B / E 0 R 15.3 SCRITTO S K U F JULIÁN AGUSTONI A CON PRISC R I A ESE A T I S R E V I N U E T P O E T A E D O C E N O N S E C U T I V A D A L PORTOGH EC CON T R A D U Z I O N


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1–5 MAGGIO 2019 / CHIASSO

IL CAOS E L’AUTOMA FRANCO ‘BIFO’ BERARDI TESTO INEDITO GENNAIO 2019

DI

L’espansione violenta e invadente della luce tecnica ha accecato la nostra visione: viviamo in un’oscurità che proviene dall’interno, come un rumore bianco della visione, la visione del caos. Più che di oscuramento si tratta forse di un effetto di abbagliamento per eccesso di luminosità, come suggerisce James Williams in Stand out of our light. La proliferazione degli schermi luminosi, l’emissione inarrestabile di flussi di stimolazione neuro-visuale ha finito per abbagliare la mente collettiva, paralizzandone poco alla volta la capacità di comprendere criticamente gli eventi del mondo. Il futuro si annuncia come portatore di tenebra, come rapida estinzione della luce che pretese di illuminare il mondo nell’epoca moderna. L’espressione Dark Enlightenment, che accompagna le manifestazioni della cultura alt-right anglo-americana, fotografa in maniera efficace il movimento dalla luce al buio che sembra caratterizzare il nuovo secolo. Dovunque le difese della democrazia sono travolte, dovunque i diritti umani sono violati, dovunque sono ignorati gli organi di governo dell’ordine internazionale, dovunque si diffonde lo schiavismo. La sfera razionale appare restringersi proprio ora che più esteso e connesso è l’intelletto umano generale. L’accelerazione tecnica dell’infosfera provoca un’esplosione della psicosfera, e questo sconvolge il quadro psichico descritto da Freud: l’immaginario non è più contenibile entro il regime psichico della nevrosi e si sposta verso il regime della psicosi. Psicopatia e perversione non sono più occultate o represse, ma esplodono nella dimensione quotidiana: la tempesta nervosa prodotta dal sovraccarico informativo disattiva la ragione critica, e il contagio memetico prende il posto della persuasione ideologica. Per effetto della proliferazione e dell’intensificazione degli stimoli neurosemiotici, l’inconscio esce dalla dimensione infra-psichica individuale e si diffonde nei canali della connessione globale: non più rimosso dalla vista pubblica l’inconscio

GIO G A M 4 SABATZIOOOFFICINA PA 14.00 / S ”

À T I L I B A FUTUOR‘BIFO’ BERARDLIE ITALIANO

FRANC OFO E AGITATORE CULTURA S SAGGISTA, FILO IAN MARAZZI T IO R A T CON CHRIS I S R E V I N U E ESSOR F O R P E A T S I M ECONO

dilaga sulla scena della storia, così che la ragione perde la capacità di governo degli eventi del mondo. Incapace di interpretare il flusso semiotico, la mente sociale esce dalla sfera critica per entrare in una sfera di mitologie in conflitto. Di conseguenza la società perde la capacità di governare i suoi interni conflitti, e si identifica come popolo, aggrappandosi a qualcosa di stabilmente riconoscibile seppur fittizio: la nazione, la razza. Contemporaneamente, in una sfera separata, connessione dopo connessione, si costruisce l’automa. Si dissolve così la dimensione antropologica che nell’epoca moderna identificammo come “umana”. Le nuove tecnologie bio-informatiche, particolarmente intelligenza artificiale e bio-tecnologia, convergono verso la costruzione dell’automa cognitivo. Ma l’automa prende forma entro il contesto sociale di una dilagante psicosi che si manifesta come demenza identitaria. Automa globale e demenza identitaria emergono come gli attori della scena imminente: attraverso una rete di automatismi tecnolinguistici, l’intelligenza inorganica innerva la demenza dell’organismo sociale separato dalla coscienza, e dalle ceneri dell’umanesimo vediamo emergere l’utopia transumanista. Il progetto trans-umanista si fonda sull’ipotesi che la tecnologia renda possibile una perfetta simulazione della vita intelligente, ma questo è vero solo in quanto l’intelligenza si separa dalla coscienza. Chiamo intelligenza la capacità di fare scelte e di prendere decisioni tra alternative decidibili. Chiamo coscienza invece la capacità di compiere scelte e di decidere tra alternative indecidibili. L’intelligenza richiede capacità di computazione, combinazione e ricombinazione di elementi discreti, mentre la coscienza agisce nella dimensione del continuum esperienziale esercitando il giudizio, ovvero la decisione infondata (priva di verifica finita) che è propria della sfera della sensibilità (etica ed estetica). La separazione dell’intelligenza dalla coscienza è il nucleo del progetto transumano, che però

coincide con la costante espansione del disumano, esercizio dell’intelligenza contro la coscienza. Nell’economia come nella guerra l’intelligenza è indispensabile, mentre la coscienza non è solo superflua, ma in effetti è un ostacolo, un danno. Quanto meno limitata dalla coscienza, tanto più l’intelligenza può perseguire uno scopo automatico, sottratto alla critica cosciente e sottratto al carattere ambiguo della sensibilità. Nella storia dell’umanità intelligenza e coscienza hanno proceduto insieme. La convergenza di intelligenza e coscienza è un elemento essenziale (forse l’elemento essenziale) della storia “umana” nell’orizzonte dell’umanesimo moderno. Il ’68 fu il punto di massima convergenza di intelligenza funzionale e coscienza eticoestetica. Ma quella convergenza è finita: la divergenza tra intelligenza e coscienza è il carattere saliente della nostra epoca. In 2001: Odissea nello spazio Kubrick evoca il tema fondamentale del ’68, che l’ideologia non seppe vedere: il rapporto tra la mente e l’automa. Il confronto tra Hal e David, tra il cervello artificiale che governa l’astronave e il cervello organico dell’astronauta è una metafora dell’evoluzione tecno-antropologica in cui siamo presi. David, insieme al suo collega Frank Poole decidono di smantellare il cervello artificiale quando si rendono conto del fatto che Hal sta conquistando il controllo dell’astronave. Ma una volta disattivato l’automa il controllo cibernetico vien meno, e inizia l’esperienza del caos, al di fuori delle coordinate dello spazio e del tempo. Il tempo che il ’68 inaugura (inconsapevolmente) è dominato dal rapporto tra la conoscenza umana e l’automa che si rende indipendente. Con che programma l’abbiamo costruito? Viene per liberarci dallo sfruttamento o per sfruttarci? Viene per liberarci dall’oppressione o per opprimerci? Viene per innalzare l’umano o per cancellarlo? Cinquanta anni dopo lo sappiamo: l’automa esalta illimitatamente l’intelligenza, ma solo dopo averla sconnessa dalla coscienza.


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14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

BASMA ABDEL AZIZ

(CAIRO, 1976)

Scrittrice, psichiatra specializzata nel trattamento di vittime della tortura, artista visiva e attivista per i diritti civili egiziana. Viene soprannominata “la ribelle”. È pubblicista per il quotidiano “al-Shorouk”. Nel 2009, per il saggio Temptation of Absolute Power sulla violenza della polizia riceve l’Ahmed Bahaa-Eddin Award. Nel 2016 è stata nominata dalla rivista “Foreign Policy” tra i “Leading Global Thinkers”. Nel 2018 è stata inserita dal Gottlieb Duttweiler Institute nella lista dei pensatori più influenti dell’opinione pubblica araba. Più volte arrestata, è autrice di un romanzo distopico, che è anche il suo esordio narrativo, La fila (Nero, 2018), in cui racconta le contraddizioni del suo paese e le delusioni post-Primavere arabe. Vive al Cairo. SABATO

4 MAGGIO 17.45 ⁄

ANDREA BAJANI

SPAZIO OFFICINA

(ROMA, 1975)

Autore di romanzi e racconti, ma anche di reportage, opere teatrali e traduzioni dal francese e dall’inglese. Esordisce con Morto un papa (Portofranco, 2002). Tra le opere successive: Qui non ci sono perdenti (peQuod, 2003), Cordiali saluti (Einaudi, 2005), storia di un giovane appena assunto che si trova a dover scrivere lettere di licenziamento, Mi spezzo ma non mi impiego (Einaudi, 2006), viaggio-inchiesta nel mondo dei nuovi lavoratori precari, Se consideri le colpe (Einaudi, 2007 che nel 2008 vince il premio Super Mondello, il Premio Recanati e il Premio Brancati) e un nuovo reportage: Domani niente scuola (Einaudi, 2008). Nel 2011 vince il premio Bagutta con il romanzo Ogni promessa (Einaudi, 2010), cui seguono: La mosca e il funerale (nottetempo, 2012), La gentile clientela (Feltrinelli, 2013), Mi riconosci (Feltrinelli, 2013), intenso omaggio alla memoria di Antonio Tabucchi, La vita non è in ordine alfabetico (Einaudi, 2014), Un bene al mondo (Einaudi, 2016). I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue. Per il teatro è autore di Miserabili, di e con Marco Paolini, e di 18mila giorni, Il pitone con Giuseppe Battiston e Gianmaria Testa. SABATO

4 MAGGIO 11.00 ⁄

SPAZIO OFFICINA

FRANCO ‘BIFO’ BERARDI (BOLOGNA, 1949)

Saggista, filosofo e agitatore culturale italiano. Partecipa al movimento del '68 all'Università di Bologna. Si laurea in Estetica con Luciano Anceschi e aderisce a Potere Operaio, gruppo della sinistra extraparlamentare. Nel 1976 partecipa alla fondazione dell'emittente libera Radio Alice. Dopo la chiusura della radio da parte della polizia, si rifugia a Parigi dove frequenta Félix Guattari e Michel Foucault. Negli anni ottanta si trasferisce a New York e successivamente in California dove pubblica alcuni saggi sul cyberpunk. Ritorna quindi a Bologna dove collabora con varie riviste culturali fra cui “Virus mutations”, “Cyberzone”, “Millepiani” e varie case editrici fra cui la Castelvecchi e DeriveApprodi. Dal 2000 al 2009 cura, con Matteo Pasquinelli, l'"ambiente di rete" Rekombinant. Nel 2002 fonda Orfeo Tv, la prima televisione di strada italiana. Tra le sue pubblicazioni: La fabbrica dell'infelicità. New economy e movimento del cognitariato, Felix. Narrazione del mio incontro con il pensiero di Guattari, cartografia visionaria del tempo che viene, La Sollevazione. Collasso europeo e prospettive del movimento, Dopo il futuro: dal futurismo al cyberpunk: l'esaurimento della modernità, Heroes - Suicidio e omicidi di massa, Morte ai vecchi (con Massimiliano Geraci), Quarant'anni contro il lavoro, Il secondo avvento: astrazione, apocalisse, comunismo, Futurabilità (Nero Editions, 2018). SABATO

4 MAGGIO 14.00 / SPAZIO OFFICINA

ERMANNO CAVAZZONI (REGGIO EMILIA, 1947)

Insegna poetica e retorica all’Università di Bologna, città dove vive. È autore di vari libri di narrativa: Il poema dei lunatici (Bollati Boringhieri, 1987; nuova ed. Guanda, 2008), Le tentazioni di Girolamo (Bollati Boringhieri, 1991), I sette cuori (Bollati Boringhieri, 1992) scherzo letterario da De Amicis, Le leggende dei santi (Bollati Boringhieri, 1993) traduzione scherzosa e infedele da Jacopo da Varagine, Vite brevi di idioti (Feltrinelli, 1994), Cirenaica (Einaudi, 1999; riedito come La valle dei ladri, Quodlibet, 2014), Gli scrittori inutili (Feltrinelli, 2002; nuova ed. Guanda, 2010), Storia naturale dei giganti (Guanda, 2007), Il poema dei lunatici (Guanda, 2008), Il limbo del-

le fantasticazioni (Quodlibet, 2009), Guida agli animali fantastici (Guanda, 2011), Il pensatore solitario (Guanda, 2015), Gli eremiti del deserto (Quodlibet, 2016), Vite brevi di idioti (Guanda, 2017). Il suo ultimo romanzo, La galassia dei dementi (La nave di Teseo, 2018) è ambientato nel futuro, in un mondo distrutto da un’invasione aliena. Da Il poema dei lunatici ha tratto con Federico Fellini la sceneggiatura per il film La voce della luna. È stato condirettore della rivista Il semplice (Feltrinelli, 1995-96) e de Il Caffè illustrato (dal 2001). Nel 2007, insieme con alcuni amici (Gianni Celati, Ugo Cornia, Jean Talon) ha dato vita alla collana di narrativa “Compagnia Extra” per la casa editrice Quodlibet. DOMENICA

5 MAGGIO 16.45 ⁄ SPAZIO OFFICINA

ALEXANDRE HMINE (LUGANO, 1976)

Scrittore d’origine marocchina che vive e lavora in Ticino. Dopo aver conseguito la maturità presso il Liceo 2 di Lugano, si è laureato in Lettere all’Università di Pavia. È stato redattore per la RSI, ha collaborato col settimanale “Azione” e dal 2004 insegna italiano nelle scuole superiori del Cantone, dal 2011 al Liceo 1 di Lugano. La chiave nel latte (Gabriele Capelli Editore, 2018), il suo romanzo d’esordio, racconta la storia di un ragazzo di origini marocchine che cresce in Ticino, nell’Alto Malcantone, dopo che la madre lo ha affidato a un’anziana vedova di nome Elvezia. Con quest’ultima opera ha vinto il Premio Studer/Ganz 2017 per la migliore opera prima in prosa della Svizzera italiana e figura tra i laureati ai Premi svizzeri di letteratura 2019. DOMENICA

CHIARA CODECÀ (PAVIA, 1977)

Laureata all’Accademia di Belle Arti e in Conservazione dei beni culturali, si è occupata di comunicazione, promozione di eventi culturali e tecniche artistiche. Lavora come giornalista pubblicista, traduttrice e consulente editoriale per numerose case editrici, in particolare nel campo della letteratura fantasy e dell’illustrazione per ragazzi. Ha illustrato L’incantesimo Harry Potter di Marina Lenti (Delos Books, 2006) e Sanctuary (Asengard Edizioni, 2009), antologia di racconti fantasy curata da Luca Azzolini. Già redattrice di “Fantasy Magazine” dal 2004 e “World of Fantasy” dal 2010, è fra gli autori di “Potterologia. Dieci as-saggi dell’universo di J.K. Rowlings” (Camelopardus, 2011 e 2015). Dal 2004 scrive di serie tv, cultura pop e fan culture, pubblicando principalmente sulla serie di riviste online appartenenti al Delos Network. Vive a Pavia, lavora a Milano e ogni volta che può va in trasferta a Londra. GIOVEDÌ

2 MAGGIO 20.30 ⁄ AULA MAGNA CPC

MONICA KRISTENSEN (TORSBY, SVEZIA, 1950)

Nata in Svezia, in una famiglia svedese-norvegese, ha in realtà sempre vissuto in Norvegia. Fisica, meteorologa, glaciologa e scrittrice, è anche una delle più note esploratrici polari nordeuropee. Ha guidato numerose spedizioni in Artide e Antartide, sulle tracce di Amundsen ed è stata la prima donna a ricevere la medaglia d’oro della Royal Geographical Society. La sua serie di romanzi ambientati alle Svalbard, dove ha passato due anni a osservare le aurore boreali, è diventata un cult in diversi paesi europei. In italiano ha pubblicato La leggenda del sesto uomo (Iperborea 2013) e Operazione Fritham (Iperborea 2015). A Chiasso presenterà in anteprima L’ultimo viaggio di Amundsen - sempre per i tipi di Iperborea - dedicata alla drammatica spedizione dell’esploratore norvegese Roald Amundsen in salvataggio del dirigibile “Italia” e del suo equipaggio, capitanato da Umberto Nobile e schiantatosi al Polo Nord il 25 maggio 1928. DOMENICA

GABRIELE DEL GRANDE (LUCCA, 1982)

5 MAGGIO 16.45 ⁄ AULA MAGNA CPC

5 MAGGIO 18.00 ⁄ SPAZIO OFFICINA

È stato l’ideatore e il co-regista del film Io sto con la sposa (2014), premiato a Venezia e distribuito in cinquanta Paesi. Nel 2006 ha fondato l’osservatorio sulle vittime delle migrazioni Fortress Europe e da allora non ha mai smesso di viaggiare nel Mediterraneo pubblicando reportage su numerose testate italiane e internazionali. È autore di diversi libri sul tema delle migrazioni: Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo (Infinito, 2007), Roma senza fissa dimora (Infinito, 2009), Il mare di mezzo (Infinito, 2010), mentre per scrivere la sua opera più recente Dawla. La storia dello Stato islamico raccontata dai suoi disertori (Mondadori, 2018) è andato a incontrare i terroristi entrati nelle fila dell’ISIS. Il 10 aprile 2017 è stato arrestato nella Turchia di Erdogan. Due settimane dopo, in seguito ad una campagna internazionale per la sua liberazione e all’interessamento del ministro italiano degli Esteri verrà liberato. Interloquirà con Dick Marty sul tema “Terrorismo, Diritti e Democrazia”.

CHRISTIAN MARAZZI (LUGANO, 1951)

DOMENICA

SABATO

5 MAGGIO 11.00 ⁄ SPAZIO OFFICINA

JULIÁN FUKS (SAN PAOLO, BRASILE, 1981)

Di origine argentina, è considerato una degli autori più interessanti della giovane letteratura brasiliana. Nel 2016 ha vinto il prestigioso Prêmio Jabuti nella categoria romanzo con A Resistência (Companhia das Letras, 2015) opera incentrata sulla dittatura militare che governò in Argentina dal 1976 al 1983 e la conseguente fuga di molti intellettuali. Nel 2017 ha ricevuto il Prémio Literário José Saramago, destinato alle opere letterarie di giovani autori (fino a 35 anni) la cui prima edizione sia stata pubblicata in un paese lusofono. È anche critico letterario; in questo ambito ha pubblicato nel 2007 Histórias de literatura e cegueira, recentemente tradotto in italiano: Storie di letteratura e cecità. Borges, Cabral, Joyce (Wordbridge 2017). Al Festival di ChiassoLetteraria presenterà in anteprima il suo primo romanzo tradotto in italiano: Malgrado tutto (Quarup, 2019). DOMENICA

5 MAGGIO 15.30 ⁄ SPAZIO OFFICINA

Dopo aver insegnato all’Università di Padova, alla State University di New York e alle Università di Losanna e di Ginevra, è diventato docente presso la Scuola universitaria della Svizzera italiana. È autore di numerose pubblicazioni in campo socio-economico e politico; in particolare di saggi sulle trasformazioni del modo di produzione postfordista e sui processi di finanziarizzazione, tra le quali segnaliamo: E il denaro va. Esodo e rivoluzione dei mercati finanziari (Bollati Boringhieri, 1998), Il posto dei calzini. La svolta linguistica dell’economia e i suoi effetti sulla politica (2° ed., Bollati Boringheri, 1999), Capitale e linguaggio. Dalla new economy all’economia di guerra (DeriveApprodi 2002), Finanza bruciata (Casagrande, 2009), Il comunismo del capitale. Finanziarizzazione, biopolitiche del lavoro e crisi globale (Ombre corte, 2010), Diario della crisi infinita (Ombre Corte, 2015) e Che cos’è il plusvalore? (Casagrande, 2016).

4 MAGGIO 14.00 / SPAZIO OFFICINA

DICK MARTY (SORENGO, 1945)

Già Procuratore pubblico (1975-1989), Consigliere di Stato (1989-1995), Consigliere agli Stati (1995-2011), Haward of Honor del Dipartimento della Giustizia americano (1989) e membro dell’Assemblea del Consiglio d’Europa dal 1995 (relatore, in questo ambito, per l’indagine sulle presunte prigioni segrete della CIA in Europa). Ha ricevuto nel 2012 il Premio per la dignità umana. È inoltre autore del saggio Une certaine idée de la justice : Tchétchénie - CIA - Kosovo - drogue (Favre, 2018). DOMENICA

5 MAGGIO 11.00 ⁄ SPAZIO OFFICINA

THOMAS MEYER (ZURIGO, 1974)

Dopo aver interrotto gli studi di legge, ha lavorato come copywriter in agenzie di pubblicità e come reporter in varie redazioni. Nel 1998 ha iniziato la sua attività di scrittore. Nel 2012 esce il suo primo dissacrante romanzo Wolkenbruchs wunderliche Reise in die Arme einer Schickse (trad. italiana: Non tutte le sciagure vengono dal cielo. Keller, 2015), accolto con grande successo di pubblico e critica nel mondo tedesco e diventato subito un vero e proprio caso letterario. Attualmente vive e lavora a Zurigo. VENERDÌ

3 MAGGIO ⁄ 10:00 FOYER CINEMA TEATRO


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1–5 MAGGIO 2019 / CHIASSO

MARZIO MIAN

(MANIAGO, PORDENONE, 1961)

Giornalista, ha fondato con altri colleghi la società non profit “The Arctic Times Project” con sede negli Stati Uniti. Da segnalare la sua partecipazione a The River Journal, un progetto di racconto multimediale attraverso i grandi fiumi del mondo. È stato per sette anni vicedirettore di Io donna. Tra le sue collaborazioni giornalisiche: Sette, Il Giornale, Rai, GQ e L’Espresso. Ha realizzato inchieste e reportage in più di cinquanta paesi. Ha pubblicato due libri: Karadžić. Carnefice, psichiatra, poeta (Mursia, 1996) e Artico. La battaglia per il Grande Nord (Neri Pozza, 2017). DOMENICA

5 MAGGIO 18.00 ⁄ SPAZIO OFFICINA

GIANNA MOLINARI (BASILEA, 1988)

Ha studiato scrittura letteraria all’Istituto letterario svizzero di Bienne e letteratura tedesca all’Università di Losanna. Cofondatrice del gruppo «Literatur für das, was passiert» vive a Zurigo. Nel 2017 ha ottenuto il premio 3sat alle Giornate di letteratura di lingua tedesca di Klagenfurt e l’anno successivo il premio Robert Walser per il suo primo romanzo Hier ist noch alles möglich (AufbauVerlag, 2018) con il quale è stata selezionata nella longlist del Deutscher Buchpreis e nella shortlist dello Schweizer Buchpreis. Vive a Zurigo. SABATO

4 MAGGIO ⁄ 15:15

SPAZIO OFFICINA

ANDREA POMELLA (ROMA, 1973)

Dopo aver pubblicato monografie su Caravaggio e Van Gogh, ha esordito nella narrativa con Il soldato bianco (Aracne, 2008) a cui ha fatto seguito La misura del danno (Fernandel, 2013). Ha collaborato con Il Fatto Quotidiano. Scrive per le riviste online “DoppioZero”, “minima & moralia” e “Rivista Studio”. Nel 2018 il suo romanzo Anni Luce (Add Editore) è stato tra i 12 libri candidati al Premio Strega. Nel medesimo anno è pure uscito L’uomo che trema (Einaudi, 2018), un intenso memoir sulla depressione, che verrà presentato a Chiasso, in collaborazione con L’Ideatorio USI. SABATO

4 MAGGIO ⁄ 15:15 AULA MAGNA CPC

FABIO PUSTERLA (MENDRISIO, 1957)

Insegna al Liceo cantonale di Lugano I e all’Istituto di Studi Italiani. Oltre a studi dialettologici, ha curato l’edizione critica delle opere narrative di Vittorio Imbriani. Saggista (Il nervo di Arnold, Marcos y Marcos, 2007) e traduttore (soprattutto dell’opera di Philippe Jaccottet), è autore di numerose raccolte poetiche parzialmente riassunte nell’antologia Le terre emerse (Einaudi, 2009). I suoi interventi sulla scuola sono raccolti nel volume Una goccia di splendore (Casagrande, 2008). Tra i suoi titoli più recenti, Corpo stellare (Marcos y Marcos, 2010), Quando Chiasso era in Irlanda e altre avventure tra libri e realtà (Casagrande, 2012), Argéman (Marcos y Marcos, 2014), Variazioni sulla cenere (Amos, 2017), Una luce che non si spegne. Luoghi, maestri e compagni di via (Casagrande, 2018) e Cenere, o terra (Marcos y Marcos, 2018). Ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013) e il Premio Napoli (2013) per l’insieme dell’opera. Vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera. DOMENICA

5 MAGGIO 14.00 ⁄ SPAZIO OFFICINA

AUDE SEIGNE (GINEVRA, 1985)

Scrittrice e viaggiatrice ginevrina ha ottenuto con il suo primo romanzo Chroniques de l’Occident nomade (Paulette, 2011; Zoé, 2011 e 2013) il premio Nicolas Bouvier 2011 al Festival Étonnants voyageurs di Saint Malo. Ha viaggiato in ben quaranta paesi, lavorato come redattrice e creatrice web per la città di Ginevra e poi come amministratrice culturale della coreografa Cindy Van Acker. Dal 2016 si è interamente consacrata alla scrittura e alla realizzazione di cosmetici artigianali. Nel 2012 ha ricevuto una borsa culturale dalla Fondation Leenaards per la sua seconda opera, Les Neiges de Damas (Zoé, 2015). Il suo terzo libro, Une toile large comme le monde (Zoé, 2017), ha visto la luce durante una residenza di scrittura offerta dal-

la Fondazione Jan Michalski. Dal gennaio 2018 pubblica la serie letteraria Stand-by, scritta insieme a Daniel Vuataz e Bruno Pellegrino. SABATO

4 MAGGIO ⁄ 15:15 SPAZIO OFFICINA

ELISA SHUA DUSAPIN (CORRÈZE, FRANCIA, 1992)

È nata da padre francese e madre coreana. Cresciuta tra Parigi, Seul e Porrentruy, dove ottiene la maturità nel 2011, Dusapin si laurea poi all’Istituto letterario svizzero di Bienne nel 2014. Considerata una delle voci emergenti della letteratura svizzera, con il suo primo romanzo Hiver à Sokcho (Zoé, 2016) ottiene diversi riconoscimenti, tra cui il premio Robert Walser 2016, il Prix Alpha 2017 e il Prix Régine Deforges 2017. Il suo romanzo più recente si intitola Les billes du Pachinko (Zoé, 2018). Nella sua opera narrativa ha tematizzato l’esilio e i rapporti complessi che si stabiliscono tra persone provenienti da culture diverse. Laureata al premio svizzero di letteratura 2019, ha pure realizzato uno spettacolo musicale e recita lei stessa sui palcoscenici. DOMENICA

5 MAGGIO ⁄ 16:45 AULA MAGNA DEL CPC

WOLE SOYINKA (ABEOKUTA, NIGERIA, 1934)

drammaturgo, poeta, scrittore e saggista nigeriano, Premio Nobel per la letteratura nel 1986, considerato uno dei più importanti esponenti della letteratura dell’Africa subsahariana, nonché il maggiore drammaturgo africano. Inaugurerà il Festival venerdì 3 maggio alle 18.30. Soyinka ha pagato in prima persona la difesa delle proprie idee contro la tirannia in Nigeria: è stato incarcerato dal 1967 al 1969 per un articolo in cui chiedeva un cessate il fuoco, condannato a morte e poi costretto all’esilio dalla dittatura di Sani Abacha. Ha scritto oltre venti drammi e commedie e ha adattato a un contesto africano Le Baccanti di Euripide, L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, I negri di Jean Genet. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: Il leone e la perla ; Pazzi e specialisti ; La morte e il cavaliere del re (Jaca Book, 1979), Danza della foresta ; La strada , Il raccolto di Kongi (Jaca Book, 1980), Gli interpreti (Jaca Book, 1979 e 2017), Stagione di anomìa (Jaca Book, 1981 e 2017), L’uomo è morto (Jaca Book, 1986 e 2018) che narra la sua esperienza in una cella di isolamento, Aké, gli anni dell’infanzia (Jaca Book, 1984 e 2012), Africa (Bompiani, 2015), Sul far del giorno (Frassinelli, 2007; nuova ed. ampliata: La Nave di Teseo, 2016). Ha insegnato in numerose università, fra cui Yale, Cornell, Harvard, Sheffield e Cambridge, ed è membro delle più prestigiose associazioni letterarie internazionali. A Chiasso presenterà in anteprima dei brani dalle sue due ultime pubblicazioni in ristampa presso Jaca Book. VENERDÌ

3 MAGGIO 18.30 ⁄ SPAZIO OFFICINA

DAVIDE SPARTI (ROMA, 1961)

Professore di Sociologia dei processi culturali ed Epistemologia delle scienze sociali presso il Dipartimento di scienze sociali e cognitive dell’Università degli studi di Siena. È anche docente presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e presso l’Università della Svizzera italiana. In passato ha insegnato presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’Università di Bologna. È cofondatore e membro del comitato di direzione della rivista “Studi culturali”. Collabora a numerose riviste scientifiche (“Iride”, “Paradigmi”, “Rivista di estetica”, “Rassegna italiana di sociologia”, “Intersezioni”). Dagli anni 2000 Sparti ha concentrato la sua attenzione sull’estetica dell’improvvisazione. Tra le sue opere: Epistemologia delle scienze sociali (Il Mulino, 2002), L’importanza di essere umani. Etica del riconoscimento (Feltrinelli, 2003), Suoni inauditi. L’improvvisazione nel jazz e nella vita quotidiana (Il Mulino, 2005), Musica in nero. Il campo discorsivo del jazz (Bollati, 2007), Il corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz (Il Mulino, 2007), L’identità incompiuta. Paradossi dell’improvvisazione musicale (Il Mulino, 2010), Sul tango. L’improvvisazione intima (Il Mulino, 2015). VENERDÌ

3 MAGGIO 21.00 ⁄ CINEMA TEATRO

ENRICO TESTA (GENOVA, 1956)

Poeta, saggista e professore universitario, è considerato tra le voci più autorevoli della scena poetica italiana. Ha pubblicato diverse raccolte poetiche, tra le quali : Le faticose attese (San Marco dei Giustiniani, 1988), In controtempo (Einaudi, 1994), La sostituzione (Einaudi, 2001), Pasqua di neve (Einaudi, 2008), Ablativo (Einaudi, 2013; Premio Viareggio-Rèpaci, 2013) e Cairn (Einaudi, 2018; Premio nazionale letterario Pisa, 2018). Come studioso, tra le altre cose, ha scritto sulla novella del Quattrocento e del Cinquecento, sul romanzo otto-novecentesco e sulla poesia del Novecento in particolare su Eugenio Montale, Giorgio Caproni, Alberto Vigevani e Edoardo Sanguineti. Qui ci limitiamo a menzionare: Eroi e figuranti : il personaggio nel romanzo (Einaudi, 2009) e L’ italiano nascosto : una storia linguistica e culturale (Einaudi, 2014). Ha inoltre curato un’antologia della poesia italiana del secondo Novecento : Dopo la lirica. Poeti italiani 1960-2000, (Einaudi, 2005 e 2013). DOMENICA

5 MAGGIO 14.00 ⁄ SPAZIO OFFICINA

ANTOINE VOLODINE (CHALON-EN-SAÔNE, FRANCIA, 1950)

È forse il più inclassificabile degli scrittori francesi contemporanei. Di origini russe, esordisce nel 1985 come autore di fantascienza per poi costruire una prolifica opera narrativa sotto il vessillo del “post-esotismo”, la corrente letteraria che inventa e anima e in cui si mescolano realtà e fantasia, scarto onirico e tensione politica. La sua vasta e articolata bibliografia - oltre quaranta libri - è pubblicata anche con diversi eteronimi: Manuela Draeger, Elli Kronauer e Lutz Bassmann. Tradotto in molte lingue, i suoi testi hanno ricevuto numerosi premi. Tra le opere tradotte in italiano: Scrittori (Clichy, 2013), Undici sogni neri (Clichy, 2013), Terminus radioso (66thand2nd, 2016 ; Prix Médicis 2014), Angeli minori (L’orma, 2016 ; Prix Wepler e Prix du Livre Inter), Gli animali che amiamo. Intrarcane (66thand2nd, 2017), Il post-esotismo in dieci lezioni, lezione undicesima (66thand2nd, 2017), Lisbona ultima frontiera (Clichy, 2017) e Sogni di Mevlidò (66thand2nd, 2019). SABATO

4 MAGGIO ⁄ 16.30 SPAZIO OFFICINA


14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

E R A I C C A R T A N N E P A I N I F N O IC A L O S I ’ N U DI DI

A SEBASTIANO M

RVIN

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1–5 MAGGIO 2019 / CHIASSO

Nel suo libro di etnologia spiccia e pop intitolato Swiss Watching, pubblicato nel 2010, l’autore britannico Diccon Bewes descrive la Svizzera come una landlocked island, un’isola senza sbocchi sul mare. Ironia della sorte, a distanza di nove anni, ora è proprio la Gran Bretagna a tentare disordinatamente di tornare a essere l’isola che è sempre stata, e che probabilmente si è sempre sentita di essere. Non è d’altronde un caso, se a generare i maggiori mal di pancia ai sudditi di sua maestà Elisabetta II sia proprio l’unico lembo di terra che costringe il Regno Unito a rimanere agganciato al resto del mondo. Avesse a disposizione una sega abbastanza grande, probabilmente non ci penserebbe due volte a recidere da sé la Repubblica d’Irlanda e a dirigersi verso il mare aperto, in solitaria. Detto questo, la Svizzera non sarebbe di certo da meno. Ne avessimo la possibilità, chiederemmo volentieri a un gigante di sollevarci di un migliaio di metri verso il cielo, prendendo così tre piccioni con una fava: 1) le nuove pareti verticali ai nostri confini renderebbero il frontalierato uno sport per soli alpinisti esperti; 2) guarderemmo finalmente l’UE dall’alto in basso, a 360°; 3) e per finire, la nuova altitudine metterebbe una pezza a buona parte dei problemi legati al riscaldamento globale – i turisti giungerebbero a frotte alle nostre stazioni sciistiche (con neve naturale assicurata per tutto l’inverno), mentre i ghiacciai smetterebbero finalmente di lacrimare. Ma se nessun uomo – o donna – è un’isola, come scriveva John Donne, può esserlo un intero paese?

ER Y E M S THOMA TTORE FRANCO FILICE U D A R T O U S L I N CO ERAZIONE DI CRISTINA TREZZINI L PUBBLICO) MOD (APERTO A E I D LE ME FOYER CINEMA TEATRO O U C S E L N O C INCONTRO GGIO ⁄ 10:00 VENERDÌ 3 M A NE G I E S E D AU RI A N I L O A M JAQUINTA & GIANN NI- N ERSA O D R A N R E B A T T CO V I C E V CON C A R L O ORAZIONE IN COLLAB O T S O TIVA P U O C R E P S O N R O T C E N O NI CON I ADUZ R T IATI N L O G C A , I A N R O U Z T N A A R E M T NA ZIO OFFICINA LET TEDESCO D I R O M A E S L E SPA FRANC E D A 5 L 1 A : D BATO MAGGIO ⁄ 15 SA 4 IN P A S U D UA H S A INE S I M EL H E R D & ALEONXAN O MARVESIEN ITALIANO C SEBASTIAN FRANC E 7 N I O T S O C, VIA VELA P P C O A R N P G A INCONTRO 16:45 AULA M GGIO ⁄ DOMENICA 5 MA

AN M Y R E V FE; E L E E; S N T I I A F M O E E IR TH T F N O I , T D R IS N A E A P L P I O A N R , T A U E N INE EA, N IS T S A N E M O S H C A O T , E N E Y « H R B T E F Y EO IE W WA C R A NE E O E D T W P E N O H A O E S M N A I IS TH EW PRO E F B A O F D R I O O L S IF A C E, AS WELL A THY FRIENDS , BECAUSE I AM E S THE LES IF A MANOR OF DIMINISHES ME NEVER SEND E. » WELL AS Y MANS DEATH AND THEREFOR TOLLS FOR THE N IT A DE; ; ; E E N S I L R L K E DI J O H N D O N N O N W T A L M L I I E V IN ION X EB D T A E H T I T V D E L M O M V O IN WH R O F W TO KNO ISOLARSI, MISSIONE IMPOSSIBILE? DINAMITARDI E INGEGNERI COME BARCHE IN UN PORTO La verità è che ormai nemmeno i continenti possono più mantenersi a distanza. Si abbracciano di continuo, e questo a causa di quel che troviamo in apertura di Une toile large comme le monde di Aude Seigne (Zoé, 2017): «Giace sul fondo dell’oceano. È immobile, longilineo e tubolare, grigio o forse nero, nell’oscurità non si capisce bene»; trasmette dati dall’Europa al Nordamerica e ritorno, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno negli anni non bisestili, 366 l’anno prossimo. Il romanzo dell’autrice romanda ci costringe a una riflessione scomoda: decidessimo di tranciare di netto non solo quei cavi transatlantici, ma anche tutte le nostre connessioni, cosa accadrebbe alle nostre vite? Alla faccia di John Donne, forse diventeremmo otto miliardi di isole. Forse saremmo finalmente singolarmente felici. Si tratta comunque solo di un’ipotesi. Meglio valutare anche altre strade. Mirare più in basso, magari. Pensare esclusivamente a difendere il proprio fortino, per esempio. In un certo senso è ciò che si trova a fare la narratrice di Hier ist noch alles möglich di Gianna Molinari (Aufbau, 2018), assunta per vegliare alla sicurezza di una fabbrica di imballaggi di cartone. Nei paraggi si aggira un lupo. Non lascia tracce e nessuno sembra averlo mai visto. Nei monitor di sorveglianza non appare. Eppure c’è, se ne sente la presenza. Per fortuna un recinto protegge l’area. Ma da una parte come dall’altra della rete crescono le stesse piante; gli steli d’erba raggiungono da entrambi i lati la medesima altezza. Mentre a ricordarci che gli attacchi possono giungere da ovunque, c’è una X tracciata per terra: si trova nel punto d’impatto al suolo di un immigrato clandestino letteralmente caduto dal cielo.

Non ci resta che provare un’ultima soluzione, per riuscire a tagliarci fuori: far saltare tutti i ponti – tecnologici, fisici, legali, emozionali, economici – che ci legano agli altri, sebbene il rischio di farne saltare qualcuno di troppo, uno di quelli che ci legano a noi stessi e a quello che siamo, sia invero piuttosto alto. Ad ogni modo, i ponti è meglio farli saltare per aria mentre si cresce, quando si hanno ancora il tempo e l’energia di tornare sui propri passi ed eventualmente ricostruirne di nuovi, magari paralleli a quelli crollati. La potremmo leggere anche in questo modo, la storia narrata in La chiave nel latte di Alexandre Hmine (Gabriele Capelli, 2018), il cui protagonista, figlio di una 17enne marocchina arrivata in Ticino per evitare il disonore, viene cresciuto dall’anziana Elvezia nel Malcantone, trovandosi suo malgrado a fare i conti con le due culture. Comunque è evidente: più si aspetta, più risulta difficile la ricostruzione. Ne sa qualcosa l’io narrante di Les billes du pachinko di Elisa Shua Dusapin (Zoé, 2018). Nel suo caso, la situazione è infatti più cristallizzata, meno in divenire. Giunta da Ginevra in Giappone, la narratrice insegna il francese alla piccola Mieko. Se si trova nel Paese del Sol Levante è però per organizzare un viaggio di ritorno, con l’obiettivo di riportare i propri nonni da Tokyo fino in Corea, paese che hanno lasciato prima della guerra che lo ha diviso in due, un paese che dunque – per come lo conoscevano – non esiste più. Ma se cercate un vero dinamitardo, più che un ingegnere, vi conviene rivolgervi a Motti, giovane ebreo ortodosso di Zurigo, che in Non tutte le sciagure vengono dal cielo di Thomas Meyer (Keller, 2015; traduzione di Franco Filice) si innamora di una shiksa, una donna non ebrea, per il grande disappunto della madre e il gran divertimento di chi leggerà la sua storia, degna del miglior spettacolo di fuochi d’artificio e recentemente trasposta in un film di successo.

Insomma, se né le persone né gli Stati sembrano davvero in grado di essere isole, forse lo possono essere i libri. Ogni nuova storia, un isolotto che spunta dalle acque, con i confini tracciati dalla penna di scrittrici e scrittori. Chi ama leggere, è bene che si munisca di una barca e si alleni a remare. Noi di Chiassoletteraria, da parte nostra, faremo del nostro meglio per costruire la più efficiente rete di porti. Dell’arcipelago svizzero, quest’anno vi invitiamo a scoprire ben sei nuove isole. Cinque ve le abbiamo presentate in questa pagina. La sesta, sebbene sorta da poco, come le altre, non ha bisogno di troppe presentazioni: ve la lasciamo scoprire spulciando il programma. Sappiate solo che il suo autore ha pensato bene di tracciare, con la sua penna, una certa idea della giustizia.


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14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

LA VOCE DI ENRICO TESTA DI

PATRICIA PETERLE

Quella di Enrico Testa è senz’altro una delle voci più importanti della poesia italiana contemporanea e la sua è una figura complessa, al pari di molti altri autori del ’900; considerando gli ambiti della sua scrittura, oltre a quello artistico, troviamo quello del professore universitario, quello critico (curatore e prefatore di alcune edizioni, per non parlare dei saggi dedicati alla poesia italiana del ’900), quello giornalistico e infine quello della traduzione, nello specifico di Philip Larkin – altro nome da includere nell’elenco delle “care letture”. Se da un lato le sue prime raccolte sono state subito notate da poeti del calibro di Giorgio Caproni e Giovanni Giudici, dall’altro, volumi come Ablativo e Pasqua di Neve hanno vinto importanti premi letterari. È nel variegato ventaglio del vivere umano che il poeta scava e cerca di cogliere i piccoli dettagli dell’esistenza, proprio per questo poesia è «colei che tenta di dare un segno del vario moto dell’esistenza» per riprendere le sue parole.

o residui, come «l’eco o il borbottìo di alcuni libri amati e ritenuti essenziali»; insomma, un vero e proprio diario di bordo del viaggiatore-lettore che si mostra disposto all’ascolto. La poesia viene dunque intesa come «transito», al di fuori delle concezioni autonomiste della letteratura, ma anche come canale di dialogo, di riflessione su sensazioni private e collettive e, ancora, come spazio di slittamenti e spostamenti. Prendendo le dovute distanze, Testa si congeda da tendenze simboliste e sperimentaliste, avvicinandosi ad alcuni poeti della cosiddetta terza generazione del Novecento. Infatti, sin dai primi testi poetici, la sua scrittura è segnata da uno sguardo che si volta verso la quotidianità, verso ciò che c’è attorno all’io, con l’utilizzo di un linguaggio ‘comune’, in uno stile semplice, un poetare che diventa perfino un «andare a pezzi» («là fu il principio / e di ciò che venne dopo / non so darvi conto»; «il mio sé vuoto lo prendo, / in controtempo»).

Dalla pubblicazione di Pronomi – sagace e arguta testimonianza poetica – a quella di Cairn – l’ultima raccolta edita da Einaudi nel 2018, Testa si accosta a e si confronta con la poesia a partire da almeno tre fronti. Il primo di carattere più intimo, organico nella sua disorganicità, costituito da «”pezzi” o frammenti», che a loro volta cercano di tessere i fili di letture fatte, le quali restano comunque dei relitti

Lo sguardo di Enrico Testa rasenta con pazienza e attenzione le fratture del tempo, dello spazio, dell’esperienza e anche del linguaggio, per poter al contempo proporre una riflessione al riguardo. La parola, quindi, pur considerando le sue crisi e il suo carattere “funerario”, di cui si è tanto discusso nel ’900, permane ancora come l’elemento di collegamento con le cose mute, un frammento residua-

le e il filo, seppur sfilacciato, che «ci tiene insieme». In tal senso, come dice Cesare Viviani, «il movimento del senso è il movimento del linguaggio stesso, che procede secondo un’andatura non lineare, ma del tutto imprevedibile con le sue conversioni, sovrapposizioni, deviazioni, distrazioni». I versi di Testa acquisiscono così un procedere ad oltranza che non si limita alla pagina poetica o alla sfera domestica ivi presente, ma sfiora e tocca una dimensione politica, proprio perché i rapporti dell’essere e il suo stare con vengono urgentemente chiamati in causa. L’ultima raccolta, Cairn, è divisa in nove sezioni che offrono un percorso variegato di ambiti, luoghi, oggetti, lingue e personaggi, un groviglio di esperienze che alla fine testimoniano nella trasfigurazione del poetico le possibili forme dell’umano (o disumano). I sentieri, i mucchi di pietre, allora, da un lato sono delle tracce per Testa e dall’altro degli indizi che egli a sua volta offre ai lettori affinché possano percorrere autonomamente il loro cammino: un rapporto, insomma, di esposizione, fiducia e apertura. Immagini o narrazioni poetiche intessute di pathos che si allontanano da un discorso il cui intento è quello di convincere il lettore. Il gesto del poeta va oltre: egli viene toccato da alcuni particolari, personaggi, paesaggi, odori, suoni, che ritornano poi nella sua scrittura, che offre così delle aperture attraverso le quali il lettore possa essere, a sua volta, pure lui toccato.

IO G G A M A5 C I N E M DO ZIO OFFICINA PA POETA 14.00 / S A L R E T US FABIO P O TESTA ANO I L A T I C O I I R A R R A T T N I N O S C E R IN NIVE U E R O S S E F O R P AE POETA, SAGGIST


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1–5 MAGGIO 2019 / CHIASSO SPONSOR PRINCIPALI

SPONSOR

COORDINAMENTO E PROGRAMMAZIONE LETTERARIA MARCO GALLI COORDINATORE FRANCO GHIELMETTI ARTISTA SEBASTIANO MARVIN OPERATORE CULTURALE E GIORNALISTA PROGRAMMAZIONE LETTERARIA PRISCA AGUSTONI POETA E DOCENTE UNIVERSITARIA FABIANO ALBORGHETTI POETA E OPERATORE CULTURALE FRANÇOISE GEHRING GIORNALISTA SILVIA COLOMBO LIBRAIA FABIO ZUCCHELLA TRADUTTORE E CONSULENTE EDITORIALE CONSULENZA SCIENTIFICA RENATE AMUAT FORMATRICE E MEDIATRICE MUSEO NAZIONALE SVIZZERO ZURIGO GOFFREDO FOFI SAGGISTA CRITICO LETTERARIO CINEMATOGRAFICO E TEATRALE CHIARA MACCONI GIORNALISTA CHRISTIAN MARAZZI ECONOMISTA FABIO PUSTERLA POETA ROLANDO SCHÄRER BIBLIOTECARIO E ANIMATORE CULTURALE AMMINISTRAZIONE NICOLETTA DE CARLI SEGRETERIA BIANCA COLTRO BIZZOTTO LOGISTICA GUIDO DE ANGELI UFFICIO STAMPA PER LA SVIZZERA E PER L’ITALIA LABORATORIO DELLE PAROLE FRANCESCA ROSSINI E SILVIA MONTANARI RELAZIONI PUBBLICHE MAURIZIA MAGNI REVISIONE ACCORDIA FIDUCIARIA E REVISIONI SAGL SONORIZZAZIONE E ILLUMINAZIONE LUMINAUDIO GRAFICA STUDIO CCRZ WEB MASTER VANESSA VIGANÒ TRADUZIONE CONSECUTIVA MARINA ASTROLOGO ROMANA MANZONI AGLIATI

¤ LE FOTO DI QUESTO GIORNALE SONO TRATTE DALL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DELLA NASA ARCHIVE.ORG/DETAILS/NASA

RIPRESE VIDEO E STREAMING CENTRO DI RISORSE DIDATTICHE E DIGITALI CERDD IVANO GIUSSANI SACHA DE NARDO ARIANO TREVISAN INTERVISTE STREAMING FRANÇOISE GEHRING CAPOREDATTRICE TATJANA BOEHM REDATTRICE BLOG LETTERARIO MARA TRAVELLA COORDINATRICE SEZIONE LETTERATURA PER L’INFANZIA SERENA GIUDICETTI COORDINATRICE ORAZIO DOTTA FOSCA GARATTINI CARLA PIRAS POETRY SLAM MARKO MILADINOVIC POETA E CURATORE SPAZIO LAMPO ALINE D’AURIA FRANCESCO GIUDICI FESTA DANZANTE TIZIANA CONTE LIBRERIA LIBRERIA DEL CORSO CHIASSO ENRICO E STEFANIA ROTA TIPOGRAFIA PROGETTO STAMPA 2000 SA DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA OMAR CARTULANO RESPONSABILE MICHELA DI SAVINO MARTA PANZERI VIDEOMAKER GIOELE AMOS VIGANÒ CATERING MATTEO CAVADINI LUISITO COLTAMAI CASA ANZIANI CHIASSO BAR CRISTIAN BIZZOTTO ANTOINE CASABIANCA ANDREA GIANINAZZI ANGELO TOMADA

COLLABORATORI ALL’ORGANIZZAZIONE ANNA ALLENBACH ALESSIA ANTONINI RUDY BÄCHTOLD BEX BEDULLI MANUELA BOBBIÀ FERNANDO BUZZI ROBERTA CANONICO LABINOT DAUTAJ SILVIA FERA FEDERICO FORMENTI ARIANNA IMBERTI DOSI ANTONIA LEPORI LORIS OSTINI FEDERICA SELVINI MARIA SILVA CEPPI DANIELE STIVAL GIUSEPPE VALLI JAMAL ZANDI IN COLLABORAZIONE CON GLI UFFICI CULTURA E SERVIZI E ATTIVITÀ SOCIALI DEL COMUNE DI CHIASSO NICOLETTA OSSANNA CAVADINI DIRETTRICE M.A.X. MUSEO ARMANDO CALVIA DIRETTORE CINEMA TEATRO ANDREA BANFI RESPONSABILE SERVIZI E ATTIVITÀ SOCIALI LUCIA CECCATO COORDINATRICE CHIASSO CULTURE IN MOVIMENTO DAVIDE ONESTI ANNA MARTANO CRISTINA MORO CINEMA TEATRO ELISA VOLONTERIO FREQUENZE PARTNER ORGANIZZATIVI ABI ASSOCIAZIONE BIENNALE DELL’IMMAGINE CHIASSO ASSI ASSOCIAZIONE SCRITTORI SVIZZERA ITALIANA BIBLIOMEDIA SVIZZERA BIASCA BIBLIOTECA CANTONALE E DEL LICEO DI MENDRISIO CENTRO GIOVANI CHIASSO CINECLUB DEL MENDRISIOTTO COLLANA CH FREQUENZE ISTITUTO SVIZZERO MEDIA E RAGAZZI ISMR LA FILANDA MURRAYFIELD PUB PREASILO I MONELLI CHIASSO RICHIEDENTI L’ASILO DEL CENTRO DI REGISTRAZIONE DI CHIASSO SCUOLA MEDIA DI CHIASSO SPAZIO LAMPO CHIASSO UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BERNA

MEDIA PARTNER

MANIFESTAZIONI E ENTI PARTNER


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14°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

ANDREAI BAJAN

BASMA ABDEL AZIZ

FRANCO ‘BIFO’ I BERARD

O N N A M R E ONI Z Z A V A C CHIARA CODECÀ

E GABRIEL DEL GRANDE RE D N A X E L A HMINE

JULIÁN FUKS

I L L E T A R F O S U C N A M

GIANNA I R MOLINA

MARZIO MIAN

WOLE SOYINKA

NITON IM H C A O J HANS ELIUS ROED

FABIO LA R E T S U P

ANDREAA POMELL

DICK MARTY

THOMAS MEYER

N A I T S I R CH I Z Z A R A M

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ELISA SHUA DUSAPIN

DAVIDE SPARTI ENRICO TESTA

ANTOINEE VOLODIN


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