Questa non è una tesi

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Nam June Paik, Performance of La Monte Young’s Composition 1960 No. 10 to Bob Morris [Zen Head], 1962, Wiesbaden, Germania

Shigeko Kubota, Vagina Painting, 1965

Milo Moiré, PlopEgg #1, 2014, Colonia

Pricasso, 2013

Ma oltre agli artisti che lesionano il proprio corpo in nome dell’arte, ci sono anche quelli che utilizzano il loro corpo come strumento artistico senza mutilarlo con tagli o bruciature. In origine vi era Nam June Paik che nel 1962 immerse testa, mani e cravatta in un contenitore contenente inchiostro e salsa di pomodoro e tracciò una linea trascinando il capo su un foglio sdraiato a terra; tutto ciò per sottolineare, attraverso l’opera Performance of La Monte Young’s Composition 1960 No. 10 to Bob Morris [Zen Head], lo stretto rapporto tra concetto e azione. Tre anni più tardi, Shigeko Kubota distese a terra un grande foglio di carta e con un pennello fissato al cavallo della biancheria intima si mise a tracciare pennellate di vernice rossa, le opere, una volta finite, prendevano la titolazione di Vagina Painting. Nel 2014 l’artista svizzera Milo Moiré, percorrendo la medesima strada di Kubota, realizza PlopEgg #1. Sopra a una tela distesa a terra davanti alla Fiera internazionale d’arte di Colonia, la Moiré espelle ovuli riempiti di inchiostro e vernice acrilica dalla vagina, “partorendo” così l’opera d’arte. Ma se una donna dipinge con la vagina, esiste un uomo che dipinge col pene? Certamente, perché l’arte contemporanea non si fa mancare nulla. Pricasso (una fusione tra Picasso e prick che nello slang americano significa pisello), nome d’arte di Tim Patch, è un pittore americano ultra sessantenne che utilizza il suo pene come un pennello. Verrebbe facile fare battute come “che artista del cazzo” ma i ritratti realizzati da Patch sono esteticamente più piacevoli di tante opere realizzate da artisti che hanno usato le mani e i pennelli. Tornando in ambito puramente femminile, Marcey Hawk, realizza opere attraverso la tecnica del Tittie Twerk, ovvero dipinge su tela utilizzando i seni e i capezzoli. Il suo stile è astratto e le opere, acquistate anche dal magnate di Play Boy, Hugh Hefner, hanno quotazioni intorno ai 500 dollari che la Hawk devolve alla ricerca per la lotta contro il cancro al seno. Se arrivati a questo punto provate un leggero senso di disgusto verso l’arte contemporanea sappiate che vomitare non vi aiuterà perché lo ha già fatto Millie Brown. Ovviamente in nome dell’arte. Questa giovane artista inglese, che riscuote successo tra i critici e collabora con Marina Abramovic, utilizza una sorta di action painting che scaturisce dalla bocca, infatti, dopo aver bevuto, ad intervalli di tempo ritmati ed estremamente regolari, un mix di latte di soia e colorante alimentare “rigetta” il tutto sulla tela. Se adesso vi viene da piangere pensando alla brutta piega che ha preso l’arte contemporanea, sappiate che 56


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