IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA. "RIO2016" E LE RIMOZIONI DEGLI INSEDIAMENTI MARGINALI.

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IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Politecnico di Torino FacoltĂ di Architettura Corso di Laurea Specialistica in Architettura A.A. 2010/2011 Sessione di Laurea Febbraio 2013 relatore RICCARDO BALBO candidata VALENTINA SISMONDO



E’ grazie alle esperienze che ho maturato in questi ultimi anni universitari che è cresciuto in me l’interesse verso i paesi in via di sviluppo, specialmente verso l’America Latina ed il Brasile. Per questo ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto, che mi hanno dato la possibilità di conoscere altri mondi, ma soprattutto a chi oggi mi sostiene e mi appoggia per le decisioni che prenderò.



INTRODUZIONE PARTE I

XX SECOLO: LA CRESCITA DEMOGRAFICA E LA NASCITA DEL MARGINE 1. L’URBANIZZAZIONE E L’EMERGENZA ABITATIVA

1.1 La crescita demografica dei pvs e emigrazione rurale 1.2 Le grandi citta’ del Terzo Mondo e i caratteri dell’urbanizzazione 1.3 La casa: il problema dell’80% della popolazione mondiale

2. ABITARE IL MARGINE: LE FAVELAS BRASILIANE 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

L’urbanizzazione dell’america latina e del brasile Le identita’ del margine Definizione di favela secondo il censimento e analisi della ricerca del 2010 Genesi della favela Distribuzione degli insediamenti in brasile Gli insediamenti informali nella citta’

PARTE II

XXI SECOLO: POLITICHE DI RIMOZIONE AI MARGINI 1. LE RIMOZIONI IN BRASILE 1.1 Approccio alle soluzioni 1.2 Testimonianze degli abitanti

2. RIO DE JANEIRO

2.1 Rio de Janeiro: cidade maravilhosa 2.2 Le favelas di Rio nel censimento del 2010

3. LE OLIMPIADI DEL 2016 E IL PROGETTO VINCITORE 3.1 Il progetto per le Olimpiadi 3.2 Il progetto 3.3 La BRT: il piu’ grosso intervento degli ultimi tempi



4. RIMOZIONE NEI QUARTIERI OLIMPICI

4.1 Rimozione delle favelas vs. Olimpiadi 2016 4.2 Maracana e la favela Metro-Mangueira 4.3 Copacabana e Morro dos Cabritos 4.4 Deodoro e la favela do Muquiço 4.5 Barra da Tijuca e la favela Vila Autodromo

5. CASO STUDIO: VILA AUTODROMO

5.1 La forma dell’informale 5.2 Lutar para planejar e planejar para lutar! 5.3 Il piano PPVA

6. CONSIDERAZIONI PARTE III

CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLE MEDAGLIE 1. PECHINO: LA METROPOLI D’ORIENTE 1.1 La politica abitativa 1.2 Il progetto per le Olimpiadi e le rimozioni

2. JOHANNESBURG AL CENTRO DELL’AFRICA 2.1 La politica abitativa 2.2 I Mondiali del 2010

GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE


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Introduzione Il secolo scorso ci ha lasciato in eredità la convinzione che la povertà e la marginalità fossero problemi eminentemente economici. La povertà era connessa alla mancanza di lavoro e quindi ad un reddito non sufficiente. L’ingresso nel “mondo del lavoro” era il veicolo non solo dell’accesso ai consumi ma anche dell’integrazione sociale. La crescita economica e la piena occupazione erano gli obiettivi politici che contenevano in sé la lotta alla povertà. Le ineguaglianze sono una caratteristica della vita economica e di quella sociale. Saranno sempre con noi. Ma oltre un certo limite, soprattutto quando le ineguaglianze si concentrano su specifici, soggetti e connotano determinati “luoghi” fisici delle nostre città, esse sono un vulnus alla capacità delle popolazioni di percepirsi come comunità, mettono a rischio le aspettative di ciascuno verso gli atteggiamenti e le azioni degli altri, indeboliscono quella prevedibilità dei comportamenti individuali e collettivi sulla quale riposa l’ordine sociale. Di più: colpiscono la stessa identità morale di una comunità politica.

1 M.Ravaillon, S.Chen, P.Sangraula, New Evidence on the Urbanization of Global Poverty - Poverty and Inequality Research - The World Bank 2007.

È con queste parole che Pierciro Galeone, Segretario Generale Fondazione Cittalia-Anci Ricerche, ha cercato di spiegare la situazione attuale di una ormai vasta fetta di popolazione che abita le città. Le città sono oggi, su scala mondiale, il luogo in cui tendono a concentrarsi i fenomeni di povertà estrema e di marginalità. Questo si manifesta drammaticamente nei paesi in via di sviluppo, dando luogo al fenomeno che è stato definito come “urbanizzazione della povertà”.1 Una larga parte della 9


popolazione rurale si sta spostando progressivamente nelle periferie delle megalopoli contemporanee. Nel 2001 si stima che gli abitanti degli slum abbiano raggiunto nel mondo la cifra di 924 milioni, il 32% della popolazione urbana mondiale. La povertà estrema e la marginalità sociale non sono dunque aspetti episodici e residuali nel processo di sviluppo ma si presentano come una patologia sociale delle città, con caratteristiche strutturali. Il crescere delle aree della marginalità e della povertà estrema può ridisegnare le stesse aree urbane, con la nascita di enclave mono-culturali e mono-etniche e l’allontanamento dei cittadini dagli spazi pubblici. In alcune città - come afferma il rapporto delle Nazioni Unite già citato - gli slums sono diventati così pervasivi ad essere i ricchi ad auto-segregarsi, creando piccole enclave protette. Il tema delle povertà e delle marginalità sociali si lega strettamente alla questione delle periferie. Con il termine periferie si fa oggi riferimento non solo e non necessariamente alle aree geograficamente distanti dal centro, ma a quei luoghi urbani dove, a prescindere dalla loro collocazione spaziale, si concentrano diversi fattori di debolezza: “dal punto di vista abitativo, con quote elevate di edilizia popolare; da quello sociale, con un’alta incidenza di gruppi deboli e collocati al margine per il grado di disagio esperito; da quello culturale, con la concentrazione di popolazione a basso titolo di studio; da quello infrastrutturale, con una scarsa dotazione di strade, trasporti e istituzioni pubbliche; da quello economico, con la diffusione di economia informale e illegale”.2 Periferie sociali, dunque, le quali piuttosto che collocarsi nell’ultima cintura edilizia prima della campagna, crescono come arcipelaghi nelle città in modo disomogeneo e multiforme. Ponendo l’accento sul tema della marginalità si mette in evidenza la condizione dei poveri più scomodi, quelli che vengono spesso considerati, dall’opinione pubblica, direttamente responsabili della loro situazione, e che a volte assumono i tratti di una nuova sottoclasse. La marginalità sociale è spesso esposta tra i fattori di disordine urbano che concorrono a rendere pericoloso ed estraneo l’ambiente di vita. Il legame tra marginalità sociale, disordine e sicurezza 10

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M. Magatti (a cura di), La città abbandonata, Il Mulino, Bologna 2007


urbana è complesso e multiforme. Se da una parte ai soggetti marginali si attribuisce - a torto o a ragione - l’aumento di criminalità e di insicurezza, dall’altro lato, sono proprio i marginali a subire, per primi, gli effetti dell’insicurezza.3 Fino agli anni ’60, si affrontava il problema non pensando al futuro delle persone che abitavano le periferie, smantellando e rimuovendo gli agglomerati precari. Da quegli anni, le politiche di rimozione hanno preso un’altra piega riqualificando spazi aperti, costruendo nuovi condomini per ospitare le persone sfollate o ricostruendo in loco abitazioni e sedi di associazioni. Quello che viene analizzato in questo testo è proprio ciò che sta succedendo al giorno d’oggi, specificando quali siano le politiche di rimozione in atto a Rio de Janeiro in occasione dei Giochi Olimpici del 2016. Il prefetto, insieme al Comitato dei Giochi Olimpici Brasiliano, vuole eliminare, a volte arbitrariamente, una buona parte di questi insediamenti per ripulire la città, aumentando la sicurezza ed eliminando l’immagine insalubre che queste creano. Gli insediamenti informali sono una caratteristica ormai affermata nella città di Rio de Janeiro e gli approcci di riqualificazione in loco sembrano, in quest’ultimo periodo, essere retrocessi agli atti violenti e repentini che caratterizzavano gli insediamenti prima degli anni ’60. Il testo, suddiviso in tre macro gruppi, analizza le politiche di rimozione, in casi ben specifici di favelas limitrofe ai siti delle competizioni, per conoscere e divulgare ciò che si sta verificando e ciò che a noi viene emesso. A fronte di questa analisi si sono poi confrontati i contesti di altre due città ospitanti eventi sportivi internazionali, anch’esse situate nel sud del mondo: Pechino e Johannesburg.

3 Cittalia (a cura di), LE CITTA’ AI MARGINI, povertà estreme e governo delle aree urbane, Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, 2010.

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XX secolo : la crescita demografica e la nascita del margine

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1. L’URBANIZZAZIONE E L’EMERGENZA ABITATIVA Emigrazione, tasso di urbanizzazione, incremento, metropoli, primate city. L’uomo, e ancor più la donna, sono fortemente attaccati alla terra, e l’intero edificio dell’organizzazione sociale si basa sul diritto di coltivare; gli indigeni dunque vorranno sempre abitare in mezzo ai loro raccolti, in qualche villaggio sperduto o come squatter in una fattoria.4

L’urbanizzazione è uno dei fenomeni più importanti delle trasformazioni della città nei paesi in via di sviluppo durante l’ultimo secolo. In tutto il Terzo Mondo la città costituisce l’elemento attorno a cui si svolge, o si infrange, ogni tentativo di uscita dal sottosviluppo; nella città si raggiunge il maggior prodotto, si genera la maggior parte della ricchezza di un Paese. Il fenomeno, anche se lontano dai nostri occhi, ci riguarda ben più da vicino di quanto possiamo immaginare; il Nord risulta sempre più ricco ma più piccolo, mentre il Sud, in cui vive ormai più di tre quarti della popolazione del mondo, sempre più grande e povero. A volte ci si chiede perché ci sia una differenza così accentuata tra le due parti del mondo; le risposte sono tante ma la più efficace penso sia la teoria di Susan George5, che chiarisce come il debito accumulato da questi paesi sia un’invenzione dei Paesi ricchi per spronare le città del Terzo Mondo sulla via dello sviluppo in modo da rispondere alle loro esigenze6, non sicuramente per soddisfare i bisogni del contadino africano o del favelado brasiliano. Crescita demografica e urbanizzazione, ragione di maggiori attenzioni da parte della scienza e della cooperazione per il miglioramento della qualità della vita, sono avvenimenti che non hanno intenzione di arrestarsi, anche se con qualche segno di rallentamento rispetto agli anni ’80.7

4 G. St. Orde-Brown, Labour in the Tanganyika Territory, London, Hmso, 1926. 5

6 Ci si riferisce alle esigenze della popolazione che abita i Paesi ricchi. 7

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Susan George, A fate worse than debt.

United Nations.


1.1 La crescita demografica dei pvs e emigrazione rurale

La crescita demografica, fenomeno in crescita dal 1950, e la rapida urbanizzazione del Terzo Mondo si associano all’emigrazione rurale, ad una diminuzione della mortalità e ad una conseguente crescita degli insediamenti informali.

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Si intendono tutti i paesi dell’Africa, America centrale e latina, Asia, Cina, Micronesia-Polinesia. United Nations.

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Il fenomeno riguarda tutti i paesi in via di sviluppo, ma in particolar modo quelli africani. In genere chi fa un figlio non è chiamato a sopportare i costi maggiori, ed i figli non sono un costo per chi li ha, perché è il lignaggio a farsene carico, considerando un figlio come il rafforzamento del gruppo (Caldwell, 1990). Con la parola “lignaggio” si intende il significato di famiglia, dinastia, che più è numerosa più sarà importante e riconosciuta all’interno del villaggio. Un caso non da meno è quello della Cina, se non altro perché è il paese in cui vive un terzo della popolazione del Terzo Mondo.

Nel corso dell’ultimo secolo la crescita della popolazione mondiale ha assunto ritmi mai verificatisi in precedenza. Nel 1950 gli abitanti mondiali erano due miliardi e mezzo, nel 2000 si è superata la soglia dei 6 miliardi, nel 2045 si suppone il superamento dei 9,5 miliardi di abitanti. La situazione più allarmante è che la distribuzione dei nuovi abitanti si distribuirà in modo totalmente disuguale: 430 milioni nei paesi sviluppati, circa 3.300 milioni nei Paesi del Terzo Mondo.8 Le cause di questo incremento sono legate all’improvvisa diminuzione della mortalità, grazie alle nuove scoperte scientifiche e al diffondersi dei medicinali e delle vaccinazioni oltre che ad una maggiore cultura sull’igiene e ad una migliore alimentazione. Ulteriori cause sono da individuarsi nell’alzamento del grado dell’istruzione generando una miglioria sulla qualità della vita. Negli ultimi anni la crescita demografica mostra segni di rallentamento (United Nations, 1995), ciò è legato sostanzialmente al miglioramento delle condizioni di vita di una parte della popolazione e al derivante bisogno di avere figli.9 Le conseguenze di una tale crescita sono tante. Una sicuramente riguarda l’occupazione: è ovvio che con i tassi di urbanizzazione in crescita, anche la domanda di lavoro cresce molto più rapidamente dei posti di lavoro disponibili, generando quindi disoccupazione. Per molti paesi ciò significa che il reddito pro-capite invece di aumentare diminuisce: nell’Africa subsahariana il Prodotto interno lordo è aumentato dell’1% tra il 1980 e il 1989, ma il 15


Xx secolo : la crescita demografica e la nascita del margine

reddito procapite è diminuito del 2,2%, mentre in America Latina ad un incremento dell’1,6% del Pil ha corrisposto una diminuzione dello 0,6% (World Bank, 1990). Anche se, per i paesi sviluppati, l’aumento della popolazione può costituire un fattore di sviluppo, stimolando nuove forme di tecnologie, i costi legati all’incremento demografico costituiscono un ostacolo per i paesi del Terzo Mondo, rischiando il rallentamento o addirittura l’annullamento di una possibile crescita economica. Analoghe osservazioni si possono fare per sanità, istruzione e ambiente. Le spese per l’istruzione aumentano senza però il miglioramento della qualità dell’insegnamento, i dottori a disposizione della popolazione sono relativamente pochi rispetto alla domanda e l’eccessivo uso del suolo porta alla diminuzione di beni primari, come l’acqua e di materie prime. Ma come sempre, i problemi principali rimangono le questioni di natura politica; la distribuzione delle ricchezze è impari, quindi anche il potere.10 Tra meno di vent’anni la maggior parte degli abitanti dei PVS vivrà in città, per maggiori opportunità lavorative e di reddito, e per la prima volta la popolazione rurale sarà in minoranza11. Non è difficile quindi immaginare quanto grandi possano essere i cambiamenti riscontrati, la nascita di nuove infrastrutture, la costruzione di nuovi quartieri residenziali, ma anche trasformazioni a livello culturale e sociale.

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Marcello Balbo, Povera grande città: l’urbanizzazione del Terzo Mondo, FrancoAngeli, 1995.

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Solo all’inizio del XX secolo la popolazione rurale rappresentava il 90% del totale. P. Bairoch, Structure par produits des exportations du Tiersmonde 1830-1937 .Genève : Droz, 1985. Grafico: Popolazione urbana e rurale nei paesi in via di sviluppo.

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La rapida urbanizzazione del Terzo Mondo si associa al rimanere nelle zone rurali, nella maggior parte dei casi in condizioni peggiori rispetto a quelle che si hanno in città.

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Michael Todaro, professore di economia alla New York University. Pubblica un libro dal titolo Principi e concetti, in cui analizza i temi principali di povertà e disuguaglianza, cause e conseguenze della crescita della popolazione, urbanizzazione e migrazione rurale-urbana, Istruzione e Salute in sviluppo, trasformazione agricola e dello sviluppo rurale, ambiente e sviluppo, commercio internazionale e strategia per lo sviluppo. (Wikipedia). 13

Il primo a tener conto dell’emigrazione come elemento importante nel processo di sviluppo fu Lewis (1954) con un modello interpretativo poi formalizzato da Fei e Ranis (1961). Quello di Harris-Todaro è un modello economico sviluppato nel 1970: l’ipotesi è che la decisione di migrazione è basata su differenze di reddito previste tra zone rurali e urbane.

Contrariamente a quanto avvenuto nei paesi sviluppati, in cui l’emigrazione in città ha avuto come conseguenza tempestiva la diminuzione della natalità, nei paesi in via di sviluppo questo non si è verificato, ciò spiega le difficoltà in cui ora ci si ritrova. Fino ad alcuni anni fa l’urbanizzazione del Terzo Mondo veniva considerata una stranezza, un processo insensato che andava corretto e reso simile a quello dei paesi sviluppati; il problema non è tanto l’essere “troppo” urbanizzato, ma la distribuzione della nuova popolazione sul territorio. Trasferirsi in città significa, nella maggior parte dei casi, migliorare le proprie condizioni di vita. Per spiegare il motivo di questa emigrazione rurale, anche se a volte controproducente –disoccupazione o sottoccupazione- Todaro12 ha formulato un modello interpretativo.13 Ciò che questo modello mette in risalto è come la decisione di emigrare, basata sulle proprie economie, venga presa sulla base non tanto dei guadagni “reali” che si possono avere andando in città ma quanto di quelli “attesi”, rappresentati da una possibilità di guadagno andando in città. La differenza tra il reddito che può offrire un’occupazione in città e quello che possiede chi emigra dalla campagna è tale da compensare il rischio della decisione di emigrare. Per quanto difficili possano essere le condizioni di chi emigra in città, quelle che si incontrano sono di gran lunga migliori di quelle abbandonate quindi “il gioco vale la candela”. È nella città, infatti, che si concentrano la maggior parte dei servizi messi a disposizione per la popolazione, la maggior parte degli investimenti e sicuramente una maggior possibilità lavorativa che, per quanto precaria possa essere, assicura una fonte di reddito anche alla popolazione più povera. Allo stesso modo migliorano anche le condizioni della popolazione rurale, che vede diminuire 17


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il “peso” demografico; inoltre chi emigra in città aiuta economicamente la famiglia che non ha avuto la possibilità di spostarsi trasferendo una buona parte del reddito, mettendo in moto un nuovo meccanismo di redistribuzione del reddito totale. Nella maggior parte dei paesi in cui l’emigrazione continua ad essere un fenomeno di rilevanza, la relazione con la propria terra o il proprio villaggio rimane forte, c’è l’opportunità di vendere sul mercato urbano i prodotti rurali e artigianali forniti proprio dalle famiglie e di usufruire dei servizi cittadini anche per chi non ne usufruisce.14

Tabella: Popolazione urbana nei paesi in sviluppo, per regione (valori assoluti in milioni e tassi di urbanizzazione). Fonte: United Nations, 1991 14 M. Balbo, Urbanizzazione e crescita demografica, FrancoAngeli, 1995. Sta in Povera Grande Città. 15

Infatti Cina e India costituiscono i due terzi della popolazione asiatica,. E poi ricordiamo che all’Asia appartengono alcuni dei paesi più ricchi al mondo (Arabia Saudita) e più poveri (Bangladesh).

Nella tabella della pagina affianco si nota come il tasso di urbanizzazione sia aumentato in soli 40 anni (1960-2000) dello scorso secolo nei paesi in via di sviluppo appartenenti ai tre continenti AAA (Africa, America Latina, Asia). Si può quindi intuire di quanto ancora potrebbe aumentare il fenomeno. Mentre il tasso di urbanizzazione del continente latinoamericano si distacca e raggiunge quasi un tasso “nordizzato” -crescita graduale e costante- ben diversa è la situazione africana: nel secondo ventennio (1980-2000) segna un’accelerazione del processo che nel 2000 ha portato ad avere una percentuale di popolazione urbana simile a quella del continente sudamericano. Per quanto riguarda invece il continente asiatico, tenendo conto della diversità da paese a paese, l’urbanizzazione risulta disomogenea.15 Si ha una visone totalmente diversa se si osserva il fenomeno dell’urbanizzazione non più in relazione alla posizione geografica, ma allo sviluppo economico. Sicuramente c’è un legame ben stretto tra queste due componenti: l’urbanizzazione favorisce lo sviluppo o crea piuttosto un ostacolo? Come esiste la suddivisione in paesi “ricchi” e paesi “poveri”, questi vengo anche riconosciuti con le differenze di reddito, dunque: -- paesi a basso reddito -- paesi a medio reddito -- paesi a reddito alto. 19


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Ovviamente i paesi in via di sviluppo appartengono alle prime due categorie. I paesi a reddito medio-basso e medio-alto registrano, nel periodo preso in esame, un aumento del tasso di urbanizzazione molto simile, ma in quelli a reddito basso la popolazione continuerà a vivere nelle zone rurali. L’urbanizzazione cresce di più nei paesi a reddito basso, tuttavia il tasso di urbanizzazione continuerà, per i paesi a reddito basso, ad essere inferiore rispetto a quello degli altri paesi. 1.2 Le grandi citta’ del terzo mondo e i caratteri dell’urbanizzazione

L’urbanizzazione presenta due caratteri fondamentali: ritmi di crescita sostenuti e città di grandi dimensioni, spesso mancanti di una struttura urbanistica ordinata e con costi di manutenzioni maggiori rispetto a quelle di dimensioni contenute.

L’urbanizzazione presenta due caratteri principali: ritmi di crescita sostenuti e città di grandi dimensioni, con conseguenze sul sistema insediativo e sulla forma della città stessa. Fino a non molti anni fa la maggior parte delle grandi città era localizzata nelle aree sviluppate: nel 1950 delle 14 città con più di 3 mln di abitanti, solo 6 si trovavano nel Terzo Mondo (tabella a lato) alla soglia del XIX secolo la situazione si è completamente ribaltata: delle 21 città più grandi del pianeta solo 3 appartengono al mondo industrializzato; la soglia dei 3 mln di abitanti è stata largamente superata contando ben 71 città considerate metropolitane ( 13 in Africa, 15 in America Latina e 44 in Asia).16 La grande città costa molto di più di quella con dimensioni più contenute o di un insediamento rurale; fornire acqua potabile costruire un sistema fognario e assicurare la raccolta dei rifiuti per poi smaltirli sono operazioni che risultano cari per una città come Sao Paulo con 22 milioni di abitanti. 20

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Global Report of Uman Settlements 2004.


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Tabella: Grandi città: 1950 e 2000 (pop. in milioni) 17

Mike Davis, Il pianeta degli slum.

Però il problema dei costi urbani non si può limitare ai soli aspetti quantitativi; in primo luogo perché le condizioni che si mettono a paragone sono diverse. Esistono anche dei vantaggi che permettono alla popolazione che appartiene al reddito basso di poterne usufruire, come infrastrutture e servizi pubblici, che però continuano ad essere pensati con metodologie della cultura occidentale e che quindi male si adattano al contesto del sud del mondo; ma soprattutto nella maggior parte dei paesi i servizi che sono messi a disposizione in città sono pagati solo da chi riesce ad usufruirne. Il risultato è un finanziamento pubblico, dunque un trasferimento di risorse della collettività ad un gruppo o individui, di solito a quelli che meno ne avrebbero bisogno.17 Pur esistendo elementi in comune, sono proprio le differenti dimensioni a costituire uno dei più importanti fattori di distinzione di città appartenente al Terzo Mondo. La seconda caratteristica che individua la città in via di sviluppo è la mancanza di una struttura urbanistica ordinata: città principale, città regionale, centro intermedio e villaggio rurale. Nel migliore dei casi ci si trova davanti a nuclei mal connessi tra loro che risultano inappropriati sia per il sito dove si sono insediati sia per la qualità e l’organizzazione 21


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della vita. La popolazione tende a stabilirsi attorno alle grandi città, spesso la capitale, dando luogo al fenomeno di “primazialità”, primate city18, cioè quando il numero degli abitanti della città più grande è il doppio degli altri centri urbani.

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Letteralmente è “primaziale” chi raggiunge il primato, chi è superiore a qualcos’altro o qualcun altro. In campo urbanistico primarziale si utilizza quando la città più grande ha una dimensione doppia della seconda, tre volte più grande della terza e così via. Berry (1961) associa la primate city alle “condizioni si sovraurbanizzazione e sovrapposizioni di economie coloniali.”

Tabella: Popolazione urbana per dimensione degli insediamenti (valori percentuali) a. meno di 1.000.000 di abitanti; b. 1.000.000 - 4.000.000; c. più di 4.000.000 Fonte: United Nations, 1984

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Come mostrato dalla tabella, negli ultimi decenni la popolazione delle grandi città è andata aumentando e il fenomeno non intende arrestarsi. La nascita di un sistema urbano caratterizzato dalla presenza di città di grandi dimensioni, legato alla crescita demografica, sviluppa un sistema socio-economico messo in atto attraverso la colonizzazione e lo sfruttamento della manodopera. A partire dagli anni ’60, come sappiamo, nei paesi occidentalizzati si sono verificate situazioni che hanno portato ad una decisa e importante riorganizzazione del sistema capitalistico, che può brevemente essere riassunta in: -- allargamento dei confini geografici delle multinazionali, che fino ad allora avevano solo lavorato sul territorio nazionale; -- sviluppo dei sistemi di trasporto e delle comunicazioni; -- evoluzione delle tecniche di produzione, avvalendosi di forza-lavoro non qualificata e quindi meno costosa.19 Sta di fatto che negli ultimi vent’anni molte imprese industriali localizzate nei paesi ricchi, hanno trasferito parte della loro produzione nei paesi del Terzo Mondo, per una questione di risparmio economico sull’intero processo produttivo e quindi su manodopera, reperimento della materia prima e costi accessori. Da un lato, la globalizzazione non è diventata un modello di equa partecipazione ma rappresenta un sistema selettivo, a volte esclusivo, di aree, gruppi o etnie, in grado di mantenere e intensificare le disuguaglianze.20

19 È noto come molti prodotti tecnologici siano fabbricati in paesi del Terzo Mondo (India, China, Brasile, ecc…). Mike Davis, Il problema degli slum. 20 Mike Davis, Le illusioni di self-help, Serie Bianca Feltrinelli, Milano, 2006, sta in Il pianeta degli slum.

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1.3 La casa: il problema dell’80% della popolazione mondiale

La grande emigrazione rurale comporta un’ampia richiesta di alloggiamenti, che non sempre è soddisfatta o compatibile con i costi del migrante. L’edilizia nei paesi in via di sviluppo è sinonimo di edilizia per il ceto medio, aggravando la situazione di chi si trasferisce e obbligando ad una sistemazione precaria.

Immagine pagina precedente: District of misery. Bairros de Caracas, Venezuela. 21

Pechino 2008: trecentocinquanta mila persone sono state “spostate” per far spazio alla costruzione dello stadio dei giochi olimpici.

Eventi internazionali come convegni, festival e manifestazioni sportive, che spingono le autorità a far “piazza pulita” delle città del Terzo Mondo, sono fortemente temute dagli abitanti degli slum, considerati “la società sporca” dai loro governi che preferiscono ometterli al mondo.21 I governi pensano all’ “abbellimento” delle proprie città, non trovando soluzioni di ricollocamento dei cittadini e causando solo uno spostamento di massa, mentre la popolazione cresce e gli insediamenti diventano man mano più grossi. A partire dalla metà degli anni ’90 la Banca Mondiale, il programma di sviluppo delle Nazioni Unite e altre istituzioni di aiuto economico hanno sempre più spesso scavalcato i governi per affiancare organizzazioni non governative presenti a livello regionale. La rivoluzione delle Ong, infatti, ha rimodellato il paesaggio urbano, ottenendo, a volte, benefici più per sé stessa che per le popolazioni locali. Il lavoro svolto dalle Ong (Organizzazioni non governative) nei paesi in via di sviluppo si concentra maggiormente sul miglioramento della qualità di vita negli slum che si rispecchia nell’organizzazione degli spazi pubblici e privati mettendo in luce il problema delle abitazioni spesso sovraffollate e maltenute. Quindi il “problema” della casa - riguardante solo lo stesso abitante dell’insediamento - non risulta affatto un problema per il padrone del terreno che, pur di incrementare il proprio guadagno, permette la costruzione, legale e/o illecita, di costruzioni fatte di materiali recuperati un po’ ovunque caratterizzandosi come “padrone di casa” e 25


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beneficiando di uno stile di vita migliore. Privi di qualunque servizio lungo le strade - che alla prima stagione delle piogge si trasformano in fiumi in piena- gli squatter settlements e bidonville dell’Africa, le favelas brasiliane e le villas latinoamericane sono i luoghi dove vive la popolazione urbana, spesso la maggioranza, e dove le organizzazioni non governative prevedono migliorie alle condizioni di vita. Anche quando le abitazioni sono fatte di materiali durevoli, le dimensioni degli alloggi sono inconcepibili. Già nel 1974 le Nazioni Unite stimavano che in Africa più di un terzo delle abitazioni fosse costituito da una sola stanza, a Bombay il 77% delle famiglie, composte in media da 5 componenti, vive in abitazioni da un vano solo. E non è raro trovare famiglie a Città del Messico, composte da 10 persone e costrette a vivere in alloggi di trenta metri quadri dove, oltre che per cucinare, lo spazio serve per 26

Immagine: Maquiladora Tijuana, Mexico.

Workers’

Settlement,


Xx secolo : la crescita demografica e la nascita del margine

22 Mastrolilli Paolo, Lo specchio del mondo. Le ragioni della crisi dell’ONU, Laterza, Bari, 2005. 23

A metà degli anni ’80, in soli venti mesi, a Delhi, sono state demolite 140.000 abitazioni e le 700.000 persone che le abitavano trasferite in zone diverse a minimo 20 km dalla città. Mike Davis, Il pianeta degli slum.

lavare, studiare, lavorare e dormire.22 Per molti anni il problema è stato affrontato seguendo due strategie. La popolazione che emigrava dalle campagne era un avvenimento estraneo alla città, al cui sviluppo poteva non contribuire affatto; perciò la città stessa non doveva farsene carico e prima o poi, priva di un lavoro e in condizioni di vita indegne, la popolazione migratrice sarebbe tornata al proprio villaggio rurale. L’indifferenza era quindi la strada migliore da seguire e se veniva effettuato qualche intervento, si trattava di demolizioni con relativo allontanamento degli abitanti.23 Ovviamente dopo poco tempo il problema si ripresentava e nuovi quartieri illegali venivano costruiti dove possibile. Alla domanda di case “legittime” (si intendono quelle per i “veri cittadini”) si rispondeva con strategie che furono utilizzate nei paesi avanzati: produzione privata, sovvenzionamenti pubblici così da consentire l’accesso alla popolazione a reddito medio, produzione di alloggi direttamente per conto dello stato per le famiglie a reddito basso; per quanto riguarda i paesi avanzati questi tipi di intervento sono sufficienti a far fronte alle domande, ma nei paesi in sviluppo no. Neanche le famiglie a reddito medio riescono ad affrontare le spese delle abitazioni “ufficiali”. In generale, si considera che per accedere ad una alloggio pubblico una famiglia debba avere un reddito pari almeno a 4/5 del salario minimo – a disporre di un salario così alto è molto meno della metà della popolazione di una città del Terzo Mondo- quindi neanche una famiglia di medio reddito potrebbe affrontare il costo delle abitazioni “ufficiali”. Di conseguenza, l’unico modo per rendere accessibile un’abitazione agli “emarginati” sarebbe quello di abbassare il prezzo degli alloggi con forme si sostegno finanziario. Ma il sovvenzionamento è una strada da abbandonare subito quando si parla di paesi in via di sviluppo, dato che le risorse pubbliche sono decisamente limitate. Ne risulta che, se il costo della casa viene finanziato in modo tale da rendere accessibili i costi a tutti i cittadini, le case che si possono 27


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produrre diventano poche; al contrario se si vogliono più costruzioni si deve scartare il sovvenzionamento. Sovvenzionare la produzione di alloggi significa spostare le risorse pubbliche a favore di chi va a vivere in questi. In generale, il sovvenzionamento avviene prelevando fonti dal bilancio dello stato che è alimentato da imposte indirette, quelle imposte sui beni di consumo che colpiscono tutti, non facendo distinzione tra diversi livelli di reddito. Gli alloggi pubblici, per esempio, non sono mai destinati alle famiglie a reddito più basso, poiché questi ultimi non posseggono neanche i requisiti per fare domanda. L’edilizia nei paesi in sviluppo è sinonimo di edilizia per il ceto medio, aggravandone la situazione e non facendo usufruire dei servizi a chi ne ha il diritto. L’evidente carenza di questo tipo di strategie ha condotto i vari governi a rivedere la questione degli insediamenti abusivi, non come ad un problema ma come alla sola risposta possibile ad una soluzione cui lo stato non poteva far fronte.24 Su questo mutamento di metodo, verificatosi agli inizi degli anni ’70, ebbe una gran influenza la Banca Mondiale; è proprio in quegli anni che da parte di tutti gli organismi internazionali (ONU, International Labour Office, Banca Mondiale) venne avviata una revisione delle strategie da praticare nei paesi del Terzo Mondo, ponendo al centro del discorso il soddisfacimento dei bisogni essenziali.25 La Banca Mondiale elaborò le linee guida che sarebbero in futuro dovute essere seguite per passare dall’insediamento informale a quello “vivibile”, seguendo due tipi di inteventi: -- l’infrastrutturazione di lotti in aree di nuova espansione (sites and services); -- la riqualificazione dei quartieri illegali esistenti (upgrading). Entrambe le proposte comportavano al ricorso dell’autocostruzione (self-help)26 e a tutte le possibili forme di sostegno attraverso cui, anche chi era rimasto escluso 28

24

Mike Davis, Il tradimento dello stato, Feltrinelli, 2006, Milano.

25 26

Ibidem.

Con autocostruzione non si intende un processo in cui gli abitanti da soli si costruiscono la propria abitazione (questa situazione si verifica esclusivamente dove i redditi sono così bassi o nulli da non avere alternative) ma si intende una progettazione con l’intervento di persone qualificate per almeno alcuni parti fondamentali (fondazioni, struttura e impianti).


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dal mercato della casa, era riuscito a darsi un tetto. Questo significava quindi non guardare più alla casa come un oggetto finito e pronto alla conclusione dei lavori; con l’autocostruzione la casa si sviluppa a mano a mano che si possiedono i materiali e con l’avanzare delle necessità famigliari.

Immagine: Bairros de Caracas, Venezuela. Leo Ramirez Photography.

Sites and services. L’obiettivo principale di questo tipo di interventi è quello di rendere disponibili lotti edificabili, dotati di un minimo di infrastrutture e servizi, lasciando alla popolazione il compito di costruirsi la propria abitazione, o di completarla nel caso il progetto inziale prevedesse solamente la core housing.27

27

Per core housing si intende un solo locale, spesso di dimensioni molto contenute, attorno al quale viene realizzata la casa vera.

La realizzazione di un programma sites and services richiede 29


Xx secolo : la crescita demografica e la nascita del margine

una serie di operazioni; le principali sono: -- l’acquisizione dell’area e una prima sistemazione, -- la suddivisione in lotti, -- le opere di infrastrutturizzazione ed eventualmente costruzione del core housing, -- la selezione dei destinatari, -- la gestione d’intervento, che comprende la fase dell’attuazione, il recupero dei costi presso i beneficiari e la formazione di associazioni comunitarie in modo da garantire la funzionalità e la continuità di gestione al termine del progetto.28 Una volta organizzato il lotto, secondo i primi due punti, l’area viene infrastrutturata: viene predisposta la viabilità di accesso e la distribuzione interna - soprattutto per permettere la raccolta dei rifiuti - vengono costruiti i canali per il drenaggio dell’acqua, il sistema fognario29 e la linea elettrica per l’illuminazione pubblica. Uno dei fattori più importanti è sicuramente una “corretta” scelta dei destinatari. Da un lato occorre che le scelte di progetto si avvicinino il più possibile alle esigenze della popolazione, dall’altro è indispensabile che la popolazione selezionata riesca a sostenere e mantenere i costi dell’operazione. Solo recuperando i costi dei primi interventi, si può passare alla realizzazione di successive operazioni puntuali sul territorio. Solitamente, chi è al potere, non vede di buon occhio i progetti sites and services, ma più che il progetto non vede di buon occhio il favorire segmenti della popolazione che in realtà non ha peso politico, e che dunque non ha nulla da dare in cambio. Ma anche le soluzioni tecniche di questa tipologia di progetti non vengono favorite dato il loro carattere povero, innanzi tutto per una questione di immagine e poi per il fatto che che costa poco, non richiede l’intervento della grande impresa, in particolar modo quella estera, con la quale si posso concludere “buoni affari”. 30

28

M. Balbo, Povera Grande Città: l’urbanizzazione del Terzo Mondo, FrancoAngeli, 2005. Pag. 90-91.

29 Spesso viene collegata alla rete urbana, ma è più probabile e rapida la costruzione di fosse settiche o di sistemi a perdere.


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Upgrading. Insieme ai progetti di sites and services, una forte spinta è stata data anche ai progetti di risanamento dei quartieri già esistenti (upgrading). Gli interventi su cui si basa questa tipologia d’intervento è la stessa di sites and service, spostando però l’obiettivo dalle aree di espansione agli insediamenti già edificati. I principali obiettivi degli interventi di risanamento sono due: - realizzare le infrastrutture di base di cui i quartieri, essendo abusivi, sono privi. Acqua potabile, sistemi per l’evacuazione delle acque e quelle meteoriche, rete elettrica, sistemazione delle strade principali in modo da consentire l’accesso ai servizi di raccolta dei rifiuti e ai servizi d’urgenza, sono le installazioni che un progetto di upgrading normalmente prevede. Scuola, dispensario e centro comunitario sono altri elementi ricorrenti. Infrastrutture e servizi vanno realizzati riducendo al minimo le demolizioni, e per le famiglie che sono costrette a spostarsi, vanno trovate soluzioni che consentano loro di continuare a vivere nel quartiere o nelle sue vicinanze, mantenendo così il rapporto con la comunità che lo vive; - garantire la sicurezza fondiaria agli abitanti attraverso una vera e propria vendita dei lotti o un affitto esteso su un lungo periodo di tempo. Per fare ciò bisogna prima stabilire i confini dell’area di appartenenza di ciascuna abitazione, cosa che l’edificazione abusiva rende praticamente impossibile.30 Una volta realizzati questi requisiti, la gente appena può cerca di rendersi utile per apportare le modifiche necessarie alla propria abitazione, non solo per vivere in maniera più dignitosa, ma anche per investire i pochi risparmi nel modo più sicuro.

30

M. Balbo, Povera Grande Città: l’urbanizzazione del Terzo Mondo, FrancoAngeli, 2005. Pag. 96-97.

Alcune condizioni extra e risultati ottenuti. I principi su cui si fondano i programmi sopra descritti costituiscono le pre-condizioni di consolidamento di un insediamento. Senza 31


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infrastrutture di base e sicurezza fondiaria sono pochi quelli che rischiano di investire nell’abitazione. L’esistenza di una rete di infrastrutture di base è condizione necessaria per assicurare che, oltre il miglioramento della propria unità abitativa, si ristabilizzi il risanamento dell’ambiente abitativo. Acqua potabile, canalizzazioni, sistema di evacuazione dei rifiuti liquidi e solidi, solo in parte possono essere costruiti in “autocostruzione”, cioè con l’apporto totale della popolazione; le tecniche di posa e realizzazione di un impianto fognario risultano più complesse rispetto alla costruzione di muri, inoltre la costruzione delle infrastrutture da parte di specialisti rappresenta l’elemento di legalizzazione degli insediamenti informali, segnale di una sicurezza fondiaria. Vi sono, inoltre, altri due elementi fondamentali per il successo di una politica abitativa; il primo è relativo ai materiali da costruzione e alla loro reperibilità. Una volta stabilita l’area su cui costruire, è necessario far sì che il cittadino abbia a disposizione i materiali al costo più basso possibile, promuovendo e incentivando l’uso dei materiali locali. Il secondo è relativo agli standard edilizi, come a quelli urbanistici, naturalmente tenendo costo delle situazioni. Ciò vuol dire che in molti paesi sono alti rispetto ad altri, a causa dell’elevata densità. Diverse valutazioni sono state condotte sugli esiti degli interventi realizzati.31 Per quanto si possa immaginare, le cose sono andate in maniera molto diversa rispetto ai progetti: per quanto riguarda i beneficiari raramente appartengono alla fascia più bassa di reddito; per quanto bassi siano gli standard edilizi, una parte di popolazione è stata automaticamente tagliata fuori. Ciò non toglie però che molti progetti abbiano ottenuto risultati molto soddisfacenti sotto il punto di vista abitativo: appena ottenuta la sicurezza fondiaria e le infrastrutture, la prima cosa che fa la gente è mettersi a posto la casa, 32

31 La Banca Mondiale ha stimato che i 49 progetti finanziati tra il 1981 e il 2001 abbiano interessato circa due milioni e mezzo di famiglie. (World Bank)

immagine pagine seguente: Amongst the Scavengers. Dandora, Kenya. The Nacional Geographic Photo Contest’s Winner.


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33


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sostituire i muri di cartone o di latta con i mattoni di terra o cemento, acquistare la lamiera per il tetto, mettere i vetri alle finestre e chi riesce, costruire un’altra stanza. Incredibilmente, quando un programma di sites and services o di upgrading raggiunge gli obiettivi prefissati, è facile che si inneschino processi contrari a quelli prefissati. Infatti il miglioramento delle attrezzature, un elevato numero di servizi ed infrastrutture con la maggior sicurezza fondiaria, quasi sicuramente provocano un incremento dei valori immobiliari, con conseguente espulsione degli abitanti. A subirne le maggiori conseguenze sono gli affittuari, cioè chi è talmente povero che ad un minimo aumento dell’affitto deve lasciare l’abitazione, ricominciando tutto da capo.32 Il 32% della popolazione urbana dei paesi in sviluppo non dispone di un sistema appropriato per lo smaltimento dei rifiuti; i problemi maggiori si riscontrano naturalmente nei quartieri informali, dove per altro la densità abitativa è generalmente molto più elevata, conseguente un più difficile smaltimento. La scelta della soluzione da adottare dipende da diversi fattori, di non poca importanza: il costo, la quantità di acqua disponibile, la possibilità di costruire impianti di smaltimento famigliari o collettivi, la presenza di terreni duri ed impermeabili per rendere impraticabili sistemi a perdere. La raccolta e lo smaltimento delle acque costituisce un altro fattore di notevole importanza per rendere accettabili le condizioni abitative. La mancanza di un sistema di drenaggio può avere conseguenze catastrofiche. Quando un’inondazione colpisce la città informale, le vittime si contano a centinaia, dato il modo con cui sono costruite le abitazioni; le continue piogge provocano smottamenti di terreno e frane che in pochissimo tempo cancellano quartieri di migliaia di abitanti. Se l’acqua piovana non viene drenata è facile che le fognature si intasino e le fosse settiche straripino causando un conseguente inquinamento delle fonti idriche, l’alterazione delle proprietà della terra con conseguenze sulle aree coltivate e il diffondersi di 34

32

Dominique LaPierre, La città della gioia, Parigi, 1985. Le dinamiche che si succedono nella periferia di Calcutta raccontate nel libro sono quelle qui descritte.


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33 Mike Davis, Ecologia dello slum, Feltrinelli, Milano, 2006 34

Si calcola che almeno il 2% della popolazione dei paesi in sviluppo viva di questa attività. Mike Davis, Ecologia dello slum, Feltrinelli, Milano, 2006

malattie. Uno dei maggiori problemi rimane la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi che ha ovvie conseguenze sulla gestione della pulizia urbana. In particolare è causa di numerose malattie per i bambini che passano la maggior parte del tempo a giocare per strada. Gli accumuli di immondizia sono facile preda delle fiamme; costituendo dunque un pericolo costante per le abitazioni, il fuoco si diffonde tra le baracche ad una velocità incredibile, eliminando in poco tempo la storia dell’insediamento. 33 Oltre al fatto che non si possano permettere un servizio così costoso, ci si aggiungono l’alta densità e le strade strette che impediscono il passeggio agli appositi mezzi di raccolta dei rifiuti e dei vigili del fuoco di accedere all’interno del quartiere - la difficoltà di accesso è legata al fatto che gli insediamenti illegali sono spesso in zone inondabili e di forte pendenza. Un primo cambiamento si è visto sulla scelta del veicolo in grado di adattarsi a diverse situazioni: l’asino nelle medine islamiche, la bicicletta in Brasile e in molte città asiatiche. Nel Terzo Mondo le persone che traggono profitto da questo tipo di attività sono numerosissime.34 Grazie ad essi non solo viene ridotta in misura considerevole la quantità di rifiuti per la strada, ma molte attività produttive ottengono le materie prime di cui necessitano. L’ultimo argomento dei servizi di base necessari sono i trasporti. Nelle città del Sud del mondo gli abitanti compiono mediamente un numero di spostamenti largamente inferiori ai nostri, ma con tempi superiori. La questione del trasporto e quindi la raggiungibilità del posto di lavoro diventano rilevanti non solo dal punto di vista tempistico ma anche finanziario: prendere un mezzo pubblico - se si ha la possibilità - significa spendere minimo il 10% dello stipendio mensile.35 Questa è una delle tante motivazioni che spingono favelas e bidonvilles a situarsi nei pressi del centro cittadino.

35

Per la popolazione degli insediamenti illegali la percentuale arriva fino al 30%. Ibidem.

35


2. ABITARE IL MARGINE: LE FAVELAS BRASILIANE Confine, spazio, superurbanizzazione, insediamento informale, costruzione precaria. La vista dei poveri tiene a bada i non poveri. Li spinge a tollerare e sopportare con rassegnazione l’inarrestabile flessibilizzazione del mondo. Giorno dopo giorno i poveri del mondo e i poveri locali svolgono il loro oscuro lavoro: minare la fiducia e la risolutezza di tutti coloro che hanno ancora un lavoro ed un reddito regolare.36

La marginalità è un concetto di carattere articolato e pluridimensionale, che si traduce in diversi punti di vista, può assumere significati differenti non solo tra discipline, ma anche all’interno di una stessa mantenendosi un concetto vago.37 È un concetto relativo, in quanto cambia in base ai parametri identificati per definirla ma anche in base alla scala di studio. È un concetto dinamico sia perché il modo di intenderla

36

Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, 2000, Milano, pp.179

37 Mara Balestieri, Aree marginali. Possibili interpretazioni, Sta in Il progetto ambientale in aree di bordo, Giovanni Maciocco, Paola Pittaluga (a cura di), francoAngeli Ed. 2007, Roma

Immagine: Empirical Construction, Instambul. Mehretu Julie.

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e concepirla è cambiato nel tempo, sia perché l’essere marginale può essere una condizione momentanea. Benché la marginalizzazione sia un processo costantemente presente nelle dinamiche sociali, urbane e non, i procedimenti di origine e mantenimento si trasformano nel tempo. È infine un concetto trasversale che interessa aspetti diversi, dal sociale al politico, dall’economico alla cultura, e in quanto tale può essere interpretata con un approccio differente per ogni caso. 2.1 L’urbanizzazione dell’America Latina e del Brasile

Nel trentennio tra il 1950 e il 1970, l’America latina ed in particolar modo il Brasile sono caratterizzati dalla grande affluenza della popolazione rurale, che invade le grandi città. In soli trent’anni il tasso di urbanizzazione aumenta fino ad arrivare al 94%.

Il processo di urbanizzazione dell’America Latina corre nel ventennio tra il 1950 e il ‘70. Per urbanizzazione però si intendono due avvenimenti: -- La popolazione urbana cresce e diventa maggiore di quella rurale, -- La città diventa il centro politico ed economico del territorio, passando al comando dell’organizzazione del territorio e sottoponendo la campagna ai suoi interessi.38 La crescita della popolazione in America Latina è avvenuta in un tempo brevissimo e, come già è stato detto, coincise con il periodo dell’industrializzazione, delle migliorie mediche e della modernizzazione dell’agricoltura. Tutti questi processi contribuirono alla crescita urbana del continente.

38

Milton Santos, A urbanizaçao brasileira, Editora Hucitec, Sao Paolo, 1993

Il più incisivo è stato il processo di industrializzazione; una volta che le industrie cominciarono a stabilirsi negli spazi che assicuravano migliori condizioni per lo sviluppo, 37


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iniziarono a funzionare meglio sul territorio infrastrutture, servizi pubblici, mercati. Ora, di queste condizioni se ne poteva usufruire solo in città, per questo le industrie passarono a concentrarsi nello spazio urbano in modo da usufruire dei servizi messi a disposizione per la popolazione e per far diventar la città attrazione per la popolazione per due motivi: -- Offerta di lavoro nelle industrie e nei servizi -- Miglioria delle infrastrutture di base. In tal modo, l’industrializzazione ha contribuito fortemente al processo di crescita della popolazione, ma ha anche collaborato per espellere milioni di piccoli agricoltori e lavoratori dei campi che prima vivevano usufruendo dei loro raccolti. Questi lavoratori si trasferirono in città per mancanza di reddito, dando inizio ad un flusso migratorio della popolazione rurale verso le città. Questa fu la causa principale della rapida urbanizzazione in America Latina. Le immagini nella pagina seguente mostrano le differenze tra il 1950 e il 2000. L’aumento della popolazione ha invaso tutto il Paese, con maggior incidenza in Argentina, Venezuela e Brasile. Le città che risultano avere più di 10 milioni di abitanti alla fine del 2000 sono Rio de Janeiro e Sao Paulo, Brasile e Buenos Aires, Argentina.39 Quasi la metà della popolazione dell’America Latina vive in città, è quello che posiziona questo continente sopra l’Asia e l’Africa. In termini di tasso di crescita urbana, Janice Perlman afferma che la popolazione della regione cresce il doppio della popolazione totale e il quadruplo di quella rurale. Si suppone, implicitamente, che il processo di evoluzione per il quale stanno passando le città latino-americane è simile a quello vissuto dalla popolazione delle nazioni sviluppate nel periodo dell’industrializzazione, ed essendo che i tassi riguardanti l’America Latina sono ancora più alti, questo 38

39 Milton Santos, A urbanizaçao brasileira, Editora Hucitec, Sao Paolo, 1993.

Immagini pagina seguente: America del Sud: percentuale della popolazione urbana, per divisione amministrativa maggiore, 1950-2000; America del Sud: città di 1 milione di abitanti e più, 1950-2000.


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si deve alla migrazione interna che raggiunge livelli molto elevati. 40 Il Brasile offre un contesto molto interessante e coinvolgente per quanto riguarda lo studio dell’urbanizzazione. Possiede uno dei più alti tassi di crescita urbana dell’America Latina e, forse, di tutto il Terzo Mondo. Intorno al 1991 conta già un tasso di urbanizzazione del 75%. Dalle indagini eseguite risulta una certa corrispondenza tra gli indici ottenuti dalle regioni Nord e Nordest con un tasso rispettivamente del 56% e 58%, mentre al Sudest e Sud-ovest sono risultati numeri

40 Janice E. Perlman, O mito da marginalidade, favelas e politica no Rio de Janeiro, Paz e Terra Ed. Rio de Janeiro, 1977

Immagine: Favela di Sao Paolo, Brasile.

40


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decisamente più alti, 88% e 75%. Nel 2000 il tasso brasiliano aumenta fino a toccare livelli impressionanti: nello stato di Rio de Janeiro 96%, in quello di Sao Paolo 94%.41 Nel Brasile contemporaneo, la mobilità delle persone aumenta, parallelamente a molte altre forme di movimento, ottenendo come risultato una divisione sociale del lavoro più intenso. Più della metà dei brasiliani, alla fine del 1980, stavano vivendo fuori dal luogo di nascita. Le persone che possiedono il titolo di residenti – da due anni nel proprio domicilio – erano nel 1970, 9.500.000, nel 1980 16.000.000, cioè rispettivamente il 10% e il 13% della popolazione totale. Nel 2000 questa percentuale è cresciuta del triplo.42 Questo rapido aumento diventa significativo quando le città non sono pronte ad accogliere in termini di spazio queste persone che migrano dalla campagna. Probabilmente nemmeno le città dei paesi sviluppati riuscirebbero a controllare il fenomeno dell’abitazione in un contesto del genere, dell’opportunità di lavoro, di servizi urbani ed infrastrutture, che permetta un accordo tra le parti. Il Brasile, l’Argentina e il Venezuela, si trovano nella stessa categotia che Svizzera, Francia e Canada in termini di popolazione (%) che vivono in città con più di 50mila abitanti; ma in termini di mano d’opera i paesi latino-americani, con indice che vacillano dal 7 al 12%, stanno indietro del 20-30% dei paesi sviluppati. Il caso di “superurbanizzazione” o “iperurbanizzazione” ha portato ad un fenomeno che costituisce una delle principali sfide dei nostri tempi tra i progettatori. Macro soluzioni a lungo termine sono necessarie, è ovvio, ma a breve scadenza è ancor meglio per chi deve trovare il prima possibile un tetto. 41 The Challenge of Slums, Global Reporton Human Settlements 2003. 42

IBGE 2010.

A questi problemi o soluzioni - dipende dal punto di vista corrisponde un lungo dibattito. Ci sono tre scuole di pensiero 41


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rispetto alla sorte dei migratori verso la città: una negativa, una positiva e una accondiscendente. La prima vede la superurbanizzzazione come un disastro, che semplicemente trasferisce la povertà di campagna in città e crea nel settore sociale urbano un settore parassita, difficile da modernizzare. “Quando il migrante povero e senza qualifica viene in città, il risultato è la miseria, lo spreco, il disordine e la violenza”.43 Molti di questi pessimisti, con queste affermazioni, oltre a risaltare la differenza sociale e la situazione precaria in cui vivono, inducono il migrante alla demoralizzazione e ad una forma limitata di permanenza. Quelli che sostengono la corrente positiva, dall’altro lato, considerano l’urbanizzazione accelerata un vantaggio e vedono questo incremento come una condizione indispensabile per una rapida espansione economica nazionale.44 Mantengono ferma l’idea che, anche con opportunità di lavoro limitata, il flusso campagna-città sia un segnale di progresso economico, sicuramente migliore che una riduzione della popolazione. Progresso significa modernizzazione; le città da sempre furono associate alla situazione più evoluta, o per lo meno più evoluta di quella rurale. Il terzo movimento è propenso ad essere più condiscendente di quello negativo e più rassegnato di quello positivo. I poveri e i gruppi “inferiori” a volte sono indesiderabili ma inevitabilmente fanno parte del paesaggio urbano e della scala sociale, paragonando il processo di sviluppo al giardinaggio, cioè che deve tener conto della presenza delle erbacce. Oggi giorno quest’ultima posizione è comune a molti studiosi della situazione che tormenta l’America Latina; l’urbanizzazione intensifica il colonialismo interno e stimola il sottosviluppo. 42

43

Barbara Ward, economista inglese e scrittrice interessata alle questioni di sviluppo.

44

John Friedman, Phenomenon of urbanization, Benjamin Higgins, The scope and objectives for underdeveloped regions, Documentaciòn del I seminario sobre Regionalizaciòn, Rio de Janeiro, Instituto Panamericano de Geografia y Historia, 1969.


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Il Brasile è il luogo adatto per studiare le conseguenze del fenomeno di migrazione, dovuto al suo alto tasso di urbanizzazione. In contrasto con gli altri paesi dell’America Latina che hanno appena una città grande, il Brasile conta di nove centri importanti: Sao Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Recife, Porto Alegre, Salvador, Curitiba, Fortaleza e Belém. Le due città con i problemi più rilevanti risultano essere Sao Paolo e Rio, poco spazio e molti cittadini. È dunque inevitabile l’aumento di superficie della città, con costruzioni ai piedi della stessa; costruzioni precarie ammassate, prive di servizi ma ricche di appassionanti storie e affascinanti musiche: le favelas. 2.2 Le identità del margine

A differenza del confine, linea piena e ben visibile, il margine risulta essere un filtro che condiziona uno spazio. È concepito come luogo ambiguo, incerto ma anche spazio in cui succede qualcosa, scambio di merci, apprendimento, scambio di culture diverse. È un filtro che condiziona e un elemento che combina.

Il margine è per eccellenza il luogo dell’ambiguità, del non definito, dell’incertezza, ma anche delle possibilità. Può essere considerato confine solamente nel significato di collegamento e scambio (di merci, culturale, politico…), ciò che è esterno al sistema può diventare interno e gli ambienti messi in comunicazione terminano di apparire divisi e diversi. È dunque un filtro che condiziona e un elemento di unione perché combina.45

45

Ibidem.

Può essere considerato luogo dell’apprendimento e della conoscenza, proprio perché impone il confronto con la differenza altrui. In questo senso le aree marginali sono considerati spazio di radicale apertura, ovvero un sistema di scambi di materia e cultura con l’esterno. Gli spazi 43


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periferici, per definizione aree del tra, si trovano a contatto con realtà differenti che ospitano una mistura di popoli e culture che necessariamente si confrontano tra loro, dove convivono diversità di comportamento e dei modi di vivere, di pensare e di immaginare lo spazio.46 Sono aree temporaneamente autonome e anarchiche, in quanto in esse più che altrove è data la possibilità della trasgressione delle regole e di conseguenza la sperimentazione di nuove. Di fatto il margine è a disposizione del comportamento del cittadino che lo abita, si rende disponibile ad ogni suo cambiamento, positivo o negativo, consentendo di interagire con ambienti strutturati rigidamente. Le zone di bordo sono luoghi che si sottraggono alle logiche della città vista come tale, ordinata e organizzata, perché considerate ancora irrilevanti o terre di nessuno; zone la cui condizione a volte drammatica in cui si vive (degrado, povertà, criminalità) sono costruite attraverso continue trasformazioni realizzate dagli stessi abitanti, fino a casi estremi dei quartieri autocostruiti. Qui si assiste alla restituzione dello spazio all’individuo, a cui viene data la possibilità di costruirsi il suo spazio in base alle proprie esigenze e desideri, permettendo così di ritrovare la propria dimensione più affine e non estranea, pensata da qualcun altro rispetto a chi la abita. Luoghi dunque della libertà, ma anche del caos, dell’illegalità e della criminalità. Le aree marginali sono luoghi di resistenza nel senso di sito in cui affermare la propria individualità, altrimenti negata e resistenza intesa come opposizione e lotta contro il sistema, luogo come difesa della personalità e opportunità di spicco, dove pensare in autonomia rispetto alla società. Sono un luogo di resistenza anche nel senso di spazi dove la precarietà impone soluzioni insolite, capacità di adattamento e necessità di difesa. Le aree di segregazione47, dove l’esclusione dell’altro è 44

46

B I cosiddetti ethnoscape, paesaggi etnici che si formano nei margini e che rappresentano un insieme della convivenza multiculturale.

47 A volte si concretizzano in spazi chiusi che sono nella città ma non della città, destinati a determinati gruppi di persone, che per vari motivi vengono tenuti separati dal resto della comunità determinando una chiusura culturale che ne favorisce il mantenimento. Esempio può essere, in America, la differenza linguistica dell’inglese di un bianco rispetto all’inglese di un nero.


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un’esclusione ragionata, pensata, si prestano a diventare aree di violenza alimentata dal senso di discriminazione dagli stessi abitanti. La percezione di essere “diversi” e “estranei” sfocia nello sviluppo di forme di aggregazione parallele a quelle ufficiali. Definite anche come residuo, sono luoghi abbandonati, terre di nessuno, che la città scarta e destina agli emarginati, rigettati dal sistema urbano perché ritenuti privi di valore, sono gli spazi protagonisti di pratiche di appropriazione degli abitanti per soddisfare i bisogni immediati. Rappresentano le anomalie del sistema urbano proprio perché territori difficilmente interpretabili, con cui i progettisti possono confrontarsi con l’obiettivo di costituire un’opera che raggiunga lo scopo prefissato.

Immagini: Dharavi, Mumbai, India.

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L’espansione delle aree urbanizzate è un fenomeno che ha dimensioni globali; tra pochi anni più del 50% della popolazione occuperà aree attorno alla città in territori con estensioni e caratteristiche molto diversificate. Il fenomeno ha assunto dimensioni particolarmente rilevanti nelle città dell’est asiatico come Hong Kong e Shangai e nelle città del Sud America come San Paolo e Rio de Janeiro. Chi studia il fenomeno della città post moderna preannuncia che, in tempi brevi, sarà raggiunta e superata quella parità di popolazione urbana e rurale che in Europa fu registrata nel 1850 in Inghilterra. La prospettiva è che più dell’80% della popolazione mondiale si concentri attorno alle grandi aree urbane, in siti caratterizzati dalla presenza di molti centri di città, di tessuti insediativi più o meno compatti.48 Queste grandi aree urbanizzate sono anche multi-etniche, occupate da più etnie e da nuovi stili di vita; è una dimensione di città nuova che il processo di globalizzazione tende a riconoscere sia nei caratteri delle nuove tipologie insediative che nella riqualificazione dei centri storici. È la città in estensione che deve essere riconosciuta come un nuovo studio urbano e architettonico, i progetti devono misurarsi con la necessità di costruire o allacciare le relazioni sociali e fisiche interrotte con progetti che non sottolineano le rispettive differenze. Questa città in espansione indica quel contesto di insediamenti che connette i capoluoghi urbani e i centri abitati più rilevanti con diverse città o regioni, è un contesto caratterizzato dalla bassa densità dove prevale l’architettura piatta, grandi impianti e ripetuti capannoni della produzione o multisala. Le forme di questi a volte hanno dimensioni fuori scala a volte tendono a mimetizzarsi col contesto già esistente; la riqualificazione e il contenimento degli insediamenti devono assumere come punto di arrivo la valorizzazione degli spazi di margine e bordo. In questo 46

48 Giovanni Maciocco, Paola Pittaluga (a cura di), Il progetto ambientale in aree di bordo, FrancoAngeli Ed, Roma, 2007.


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contesto il margine è un elemento di un’area più vasta, è un ambiente che assume una caratteristica differente rispetto a quella situata nelle zone limitrofe alla città.

I confini urbani non sono più riconoscibili, sono linee di margine identificabili da un lato come spazi insinuati tra insediamenti consolidati, dall’altro è la città in estensione che incontra il margine costituito da fattori ambientali, boschi corsi d’acqua colline, che separano le diverse unità di paesaggio.49 Nel mezzo si trovano i territori della città in estensione dove la combinazione costruito/ spazio si moltiplicano. Quindi queste situazioni di margine derivano dall’abbandono di un terreno o di un manufatto precedentemente utilizzato.

Immagine: Poverty rife in rural areas. Macuata, Fiji. 49 Maria Cristina Treu, I margini urbani. Caratteri e criteri di intervento, Urbanistica e città del territorio, Politecnico di Milano, 2011.

Complessivamente sono situazioni di grande potenzialità, con cui il progetto urbano si deve confrontare con soluzioni che non necessariamente prevedono incrementi edilizi ma che, piuttosto si devono misurare con proposte di valorizzazione dei tessuti e delle comunità insediate. Gli elementi centrali quindi diventano da un lato piazze, strade, waterfront, dall’altro continuazione dei parchi, integrazione 47


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delle reti ecologiche con la presenza dell’uomo. Le strategie e i criteri del processo che portano alla scelta del progetto sono le relazioni tra esigenze diverse degli utenti che occupano quella determinata area e tra gli ambienti di margine con le forme e funzioni del rispettivo intorno.50 Non esistono casi simili, esistono esperienze a cui fare riferimento che posso suggerire scelte di integrazione, di sostituzioni insediative; in ogni caso è necessario studiare le differenze del contesto e del luogo in una prospettiva di difesa degli spazi aperti, di organizzazione del territorio mantenendo la tradizione insediatasi.51 La città è definita come luogo del confronto e della diversità per eccellenza, vive di incontri e conflitti, la sua evoluzione è l’effetto degli eventi che la caratterizzano.52 2.3 Definizione di favela secondo il censimento e analisi della ricerca del 2010

Il primo censimento effettuato dallo studio di Geografia e Statistica brasiliano IBGE nel 1980 identifica la favela secondo il criterio di occupazione, la sistemazione precaria e la mancanza di servizi.

Favela o aglomerado subnormal. La definizione ufficiale del termine favela, usata per la prima volta dall’IBGE nel censimento del 1980, afferma che una favela è un agglomerato umano costituito da un minimo di 51 nuclei abitativi (barracos, casas, etc.)costruiti con materiali di recupero occupando un terreno di proprietà altrui, disposti in maniera disordinata e densa, carenti nella maggior parte di servizi pubblici essenziali.53 L’identificazione viene fatta attraverso i seguenti criteri: 48

50

Maria Cristina Treu, Interpretazioni e progetti per le aree di margine. Sta in Il progetto ambientale per le aree di bordo.

51

Tanja Congiu, Spazi dei flussi e relazioni urbane. Ed. FrancoAngeli, Roma, 2007.

52

Maria Cristina Treu, Interpretazioni e progetti per le aree di margine. Sta in Il progetto ambientale per le aree di bordo.

53

Fonte: IBGE, 1980. IBGE: Instituto Brasileiro De Geografia e Estàtistica.


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-- occupazione illegale del terreno, ossia la costruzione in terreni di proprietà altrui (pubblica o particolare), -- avente almeno una delle due caratteristiche: • non rispettare il modello di urbanizzazione in corso/ vie di circolazione strette e non allineate, lotti di dimensioni e forme disuguali, costruzioni pericolanti o non sicure; • mancanza dei servizi pubblici principali Gli insediamenti abusivi si possono così classificare, osservando i criteri di urbanizzazione e/o di precarietà dei servizi pubblici essenziali: invasione, assegnazione irregolare o clandestina, aree invase e assegnazioni prima irregolari e clandestine regolarizzate in periodo recente. Immagine: Favela Rochinha, Rio de Janeiro, Brasile.

49


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Domicilio. Il domicilio è il locale strutturalmente indipendente e separato la cui destinazione è l’abitazione in cui si stabiliscono una o più persone della stessa famiglia. I criteri di questa definizione sono di separazione e indipendenza. La separazione indica un locale dell’abitazione limitato da pareti, muri e tetto, permettendo ad una o più persone di consumare i pasti, dormire, proteggersi dagli agenti atmosferici. Si ha indipendenza quando la casa ha un accesso diretto, permettendo a chi la abita di entrare e uscire non passando per locali di abitazione di altre persone. Domicilio particular. Il domicilio particolare è inteso come la relazione tra i suoi abitanti dettata da legami di parentela, da lavori domestici o per norme di convivenza. Il domicilio particolare permanente costruito esclusivamente per servire l’abitazione ha lo scopo di servire da casa per una o più persone. I domicili particolari chiusi, ossia dove non è stato possibile realizzare l’intervista con i suoi abitanti, passarono per un processo di imputazione. I dati risultanti da questo processo, riferitisi alle persone e alle abitazioni, furono aggregati a quelli raccolti per il censimento. Popolazione residente. La popolazione residente è costituita dagli abitanti nel proprio “domicilio” nella data della ricerca. Abitante. È stato considerato abitante la persona che aveva il domicilio come suo locale di residenza abituale e che, nella data di riferimento, era presente o assente per un periodo non superiore ai 12 mesi in relazione a quella data, per uno dei seguenti motivi: -- viaggio: vacanza, lavoro o studio; -- rintanamento in una scuola o in casa di cura, pensionato, collegio studentesco; -- detenzione senza sentenza definitiva dichiarata; -- servizio di imbarco: militare, petroliere etc… Sanitario. Si è ricercata l’esistenza del sanitario, di uso 50


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esclusivo o meno degli abitanti, nei domicili permanenti e particolari nella proprietà o nel terreno dove si ubicava e com’era composto. Si è considerato come sanitario il locale delimitato da pareti di qualunque materiale coperto da un tetto che avesse il vaso sanitario o il buco per lo smaltimento o se presentava o meno gli accessori quali doccia, lavandino e bidè. Tipo di scarico fognario. Il tipo di scarico fognario del bagno di uso permanente è stato classificato in: -- Rete generale di scarico o rete pluviale - quando la canalizzazione delle acque nere, provenienti dal vaso sanitario, dalla doccia e dal lavabo, sono collegate alla rete che le conduce a quella generale dell’area, della regione o del municipio; -- Fossa settica - quando la canalizzazione della doccia e del vaso sono collegate ad una fossa settica, ossia la materia era espulsa per una fossa vicino dove passava un processo di trattamento di filtrazione; -- Fossa rudimentale - quando il vaso sanitario o la doccia è collegato ad una fossa rustica ( buco nero, pozzo,..) -- Vala - quando la doccia o il vaso sanitario sono collegati direttamente ad un fosso a celo aperto; -- Fiume, lago o mare - quando la doccia o il vaso sanitario è collegato direttamente al fiume, al lago o al mare; -- Altro - quando lo scarico delle acque, prevenienti dalla doccia o dal vaso sanitario, non si identificano nelle descrizioni sopra citate. Fornimento delle acque. Il fornimento delle acque è stato così classificato: -- Rete generale di distribuzione - quando il domicilio o il terreno o la proprietà dov’era localizzato stava collegato ad una rete generale di distribuzione di acqua; -- Pozzo o fonte nella proprietà - quando il domicilio era servito da acqua proveniente da un pozzo o da una sorgente naturale localizzata nella proprietà dov’era 51


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costruito; -- Pozzo o fonte fuori dalla proprietà - quando l’abitazione era servita da acqua proveniente da un pozzo o da una sorgente localizzate furi dalla proprietà dov’era costruito il domicilio; -- Carro-pipa - quando il domicilio era servito grazie al trasporto dell’acqua con carro-pipa; -- Acqua piovana raccolta in cisterne - quando il domicilio era servito da acqua piovana raccolta in cisterne o casse di cemento; -- Acqua piovana raccolta in altri modi - quando il domicilio era servito da acqua piovana raccolta in galloni, taniche di plastica, etc..; -- Fiume, diga, lago o torrente - quando l’abitazione era servita di acqua proveniente da un fiume, da una diga, un lago o un torrente; -- Altro - quando la forma di fornimento dell’acqua non si identifica in nessuna scritta sopra. Smaltimento dei rifiuti. Lo smaltimento dei rifiuti proventiente dal domicilio permanente è stato catalogato come: -- Direttamente dal servizio di pulizia - quando i rifiuti sono raccolti direttamente tramite un servizio di raccolta pubblica o privata; -- In bidoni comuni - quando i rifiuti sono depositati negli appositi bidoni o taniche fuori dal domicilio, per poi essere raccolti dal servizio di pulizie pubblico o privato; -- Bruciati - quando i rifiuti sono bruciati nel terreno o nella proprietà del domicilio; -- Sotterrati (nella proprietà) - quando i rifiuti vengono sotterrati nel terreno o nella proprietà del domicilio; -- Gettati in un terreno abbandonato - quando i rifiuti sono gettati in un terreno abbandonato o vuoto; -- Gettati nel fiume, nel lago o nel mare - quando i rifiuti sono gettati nelle acque dei laghi, fiumi o mare; -- Altra destinazione - quando i rifiuti vengono recuperati o gettati in luoghi sopra non menzionati. 52


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Energia elettrica. Si è investigata la presenza, nel domicilio particolare permanente, e l’origine dell’energia elettrica, compagnia di distribuzione o di altra fonte (eolica, solare…). Il contatore del consumo di energia è classificato come: -- Esclusivo - quando il contatore è di uso esclusivo per registrare il consumo di energia elettrica all’interno del domicilio; -- Di uso comune per più edifici - quando registra il consumo di energia di più edifici insieme.

Immagine: Il margine. Favelas vs Asfalto. Sao Paolo, Brasile.

Trattamento dei domicili chiusi. Le unità domiciliari prese in considerazione nel Censimento demografico del 2010 sono classificate in categorie in accordo con i suoi abitanti: domicilio particolare, domicilio permanente chiuso, domicilio permanente sfitti, domicilio particolare permanente di uso 53


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occasionale e domicilio collettivo con o senza abitanti. Il domicilio classificato come chiuso è quello che, nella data dell’intervista, era presente in casa ma non ha risposto alle domande del questionario. Nel risultato finale del censimento, i dati raccolti nei domicili chiusi sono stati ugualmente aggiunti benché non risultanti di informazioni generali.54 2.4 Genesi della favela Nasce gradualmente su terre libere, non abitate, intorno agli anni ‘50. Si sviluppa con tecniche primitive fino ad arrivare all’utilizzo di blocchi in cemento, con dimensioni che vanno dagli 8 ai 16 mq. Due sono le tipologie abitative: baracco e casa in muratura.

Farsi una casa per il favelado è una cosa indispensabile perché non esiste la possibilità di affittare, nessuno affitta case per loro e non hanno neanche la possibilità, tra i baraccati, di trovare dei piccoli spazi in affitto. Sono terre comunali, se uno ci si mette dentro e vi rimane, nessuno lo butta fuori. Per poter vivere in un posto, loro devono necessariamente farsi la casa, magari con poco o con niente, ma devono farsela; ed è il primo problema che si presenta agli abitanti di una favela. Iniziamo col parlare delle forme di accesso al suolo urbano. Il processo di invasione del suolo avviene gradualmente su terre libere, non programmato né organizzato, con caratteristiche che differenziano le favela antiche da quelle più recenti. Il processo di occupazione del suolo si compie per: -- Invasione -- Commercializzazione e può avvenire in forma -- Individuale -- Collettiva 54

54 IBGE, Censo Demografico 2010. Aglomerados subnormais, primeiros risultados, Rio de Janeiro, 2011.


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L’accesso per invasione risulta essere la forma di insediamento più diffusa, generalmente si compie in forma illegale quasi sempre di tipo collettivo, ma anche individuale, su aree private o pubbliche.55 La favela come spazio socio-geografico è di facile identificazione; si nota subito una distribuzione delle attività nel territorio, legate alla planimetria ove si colloca l’insediamento, al tipo del terreno e alla situazione geografica. A volte gli spazi sociali comuni delimitano lo spazio fisico della favela, che territorialmente si suddivide in zone socialmente privilegiate. Le piccole attività come bar, parrucchieri, club, ecc. generalmente si collocano in zone piane o comunque servite da acqua, elettricità e sistema fognario. Il controllo dell’uso del suolo generalmente è affidato ad una rappresentante di favela, che spesso ne ricava benefici. Il sistema costruttivo più antico e rudimentale che c’era in Brasile si chiamava Pau a Pique, che consiste nel fare delle pareti di bastoni intrecciati nei due sensi, orizzontale e verticale, con maglie di 10-15 cm di larghezza, per poi riempire gli spazi vuoti – che sarebbero le pareti - con terra del posto che, seccando, diventa mattone pieno. 56 Si riempiono questi tralicci e si formano così le pareti, che però hanno un grosso difetto: diventano il rifugio del famoso barbeiro, un insetto della famiglia delle cimici, che provoca il collasso di queste baracche.

55 Gian Carla Ghisoni (a cura di), Il problema delle favelas, CLUT, Torino, 1995. 56 Giorgio Pradeiro, Roberto Mingucci, Speranza nella favela, Bologna, 1982, sta in Autocostruzione oggi.

Immagine: Pau a Pique, prima tecnica costruttiva delle baracche degli insediamenti informali in Brasile.

55


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Attraverso lo sviluppo, ci si evolve e si passa alla costruzione in adobe, tecnica del mattone formata in loco, con la terra rossa, messa in formelle e lasciata seccare al sole, il risultato è una tipologia di mattone abbastanza grosso; questi sono messi l’uno sull’altro tenuti insieme dalla stessa terra rossa unita all’acqua, in modo da formare una fanghiglia utilizzata come legante. Per evitare che si secchi eccessivamente, i mattoni vengono avvolti in un involucro costituito da crine di cavallo, le dimensioni corrette dei mattoni devono essere tali che il bracciante li possa maneggiare con una sola mano. L’adobe ha un’importante peculiarità termica che gli permette di mantenere il calore durante l’inverno e rilasciarlo durante

l’estate, mantenendo una temperatura fresca in tutte le stagioni. Con la pioggia può rilasciare dei grumi di terra per cui generalmente richiede una manutenzione continua che solitamente si effettua con strati di fango. Una terza fase è quella di fare una parte o addirittura tutta la casa in mattoni di fornace, cotti, sia pieni che forati. Solitamente i forati non sono utilizzati perché ce ne vorrebbero troppi e perché il Brasile non è influenzato da terremoti, è una terra del tutto ferma.In generale sia la costruzione in adobe sia in quella con i mattoni, le case nascono sempre per gestione famigliare; non hanno possibilità di farsele costruire da terzi, quindi non è affatto 56

Immagine: Adobe. Mattoni di terra cotti al sole.


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sconvolgente vedere all’opera gran parte della famiglia o amici che collaborano per costruirsi il proprio rifugio. Si comincia facendo la solita buca per le fondazioni, che raramente è geometrica. Gli attrezzi che solitamente usano sono attrezzi che in qualunque casa si trovano, tutti attrezzi non professionali: la cazzuola, il piccone, il badile e il filo a piombo. La squadra non sanno neanche cosa sia, sono in genere analfabeti quindi anche misurare in metri non si usa; si va ad occhio, un po’ più su.. un po’ più a destra… Così le case sono in genere fuori di squadro ed anche fuori piombo. Le fondazioni sono abbastanza limitate, sia per la faccenda dei pochi terremoti sia perché la terra di li non è molto resistente; solitamente le case hanno fondazioni di

30x20. Si buttano le pietre sul fondo e ci si cola dentro il cemento.

Immagine: Blocchi di cemento. La tecnica più diffusa per la costruzione di alloggi precari.

La casa su rialzo, cioè con una base di concreto costa troppo, costa perché il cemento in Brasile è carissimo. Una quarta tecnica, la più recente e usata oggi, è quella dei blocchi di cemento o mattoni in laterizio (tijol). Il blocco di calcestruzzo vibrocompresso è un elemento in calcestruzzo a forma di parallelepipedo, forato o pieno, che viene messo in posa uno sull’altro sfalsando la fila soprastante. Tra una fila e l’altra e nelle fughe viene posata la malta che funziona da legante. Qualunque di queste tecniche si utilizzi, è assolutamente 57


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rozza ed intuitiva; ci sono anche delle case più o meno standardizzate, fondazioni sempre fatte con pietre battute in fondo e il cemento sopra, le finestre sono sempre abbastanza piccole; ma la vicenda più straordinaria è che la casa non è mai progettata e neanche pensata prima. Nessuno prende un foglio e una matita e schizza un’idea di abitazione. Si recuperano i materiali e si costruisce secondo quello che è più comodo e conveniente, con l’aiuto di parenti e amici e pareri dei passanti. Tipologia abitativa e materiali utilizzati. Il processo di produzione delle abitazioni, che danno origine alle favelas, è il risultato legato da tre elementi fondamentali: -- Il terreno: proprio o di invasione -- Materiali ed elementi costruttivi -- La costruzione comprensiva di: • Forza lavoro • Organizzazione • Materiali da costruzione per unità. Il risultato finale sarà costituito da: -- Barraco -- Casa in muratura.57 Indipendentemente dal barraco o dalla casa in muratura, emerge che lo spazio abitativo viene progettato durante la sua costruzione - all’infuori di qualche caso rappresentato da persone che hanno seguito corsi popolari di disegno e che sono in grado di stilare il progetto della propria casa. Nell’organizzazione dello spazio si rileva una monotonia e ripetitività così come nel dimensionamento dei locali e nella posizione delle aperture - porte e finestre. L’insieme appare un risultato precario, privo di comfort termico, mancando di areazione interna, isolamento esterno, proveniente dall’utilizzo scorretto dei materiali e dal dimensionamento approssimato della struttura. 58

57 Gian Carla Ghisoni (a cura di), Casa in muratura in blocco di cemento o in mattone di laterizio. Sta in Il problema delle favelas, CLUT, Torino, 1995 pg.31.


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Ciò che caratterizza questo tipo di auto-costruzione - come già specificato - è il controllo da parte della famiglia, in ambito sia costruttivo che amministrativo. Si ricorre alla mano d’opera qualificata solo in momenti fondamentali della costruzione - dimensionamento delle fondazioni, impianto elettrico, allacciamento acqua e sistema fognario, lettura di planimetrie fornite dalla Prefettura. questo tipo di intervento, naturalmente, non interferisce mai con la forza-lavoro della famiglia o con l’aiuto volontario. L’aiuto volontario, o fraternidade disinteressada, in realtà non è mai disinteressata, è una collaborazione che viene data con l’ottica di una retribuzione futura. Un’altra forma di cooperazione, si origina tra i famigliari o colleghi quando esiste uno stretto rapporto di amicizia, in una prospettiva di ricompensa come la possibilità di affittare uno spazio per dormire o depositare i propri oggetti in previsione di una nuova costruzione. Molte volte l’aiuto è organizzato dalla forza-lavoro da parte di amici o vicini disoccupati o disponibili ad occupare tempo libero; è anche una forma per arrotondare lo stipendio - di poco - e che si può fare solo abitando nei pressi del posto di lavoro.58 Barraco. La tecnica costruttiva del barraco è una procedura che fa parte di una tradizione popolare quasi spontanea; non serve nessun tipo di specializzazione né tantomeno esperienza, il lavoro viene compiuto solo con sega, martello e chiodi. Nell’edificazione del barraco non esiste la cooperazione, il montaggio infatti è sempre realizzato dal proprietario al massimo con l’aiuto di un amico o familiare. In qualche caso particolare, come la posizione del sito, viene richiesta l’assistenza al montaggio con la fabbrica dei materiali. 58

Gian Carla Ghisoni (a cura di), Processo di produzione dell’Habitat in favela, sta in Il problema delle favelas.

Questo tipo di abitazione è costruita con materiali poveri e gli aspetti che si richiedono nel complesso sono sicuramente 59


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il prezzo decisamente basso o nullo, la manipolazione deve essere facile e non deve coinvolgere più di due soggetti e la messa in opera in pochissimo tempo, un giorno due massimo. Partendo dall’elemento di copertura, questo risulta essere o una lastra di lamiera ondulata, o cemento amianto, eternit, ecc.. In mancanza di soldi o di tempo sono impiegati materiali di recupero come legnami vari, plastica o addirittura scarti metallici. Le pareti di chiusura di un’unità possono essere costituite da pannelli già pronti - prefabbricati o madeireiras se si acquistano nei depositi di materiale appositi – o legname vario, materiale di recupero avuto da un vicino o un aiutante, tavole acquistate presso i madeireiras, tavole, cartone rinforzato da cassette di frutta, ecc.. Quasi sempre all’interno non esistono pareti divisorie, gli ambienti per lo più vengono separati da tende o con elementi in legno utili per l’ambiente dell’abitazione in cui si trovano e ai bisogni della vita quotidiana. Comunemente il pavimento è costituito da un battuto di cemento ben compattato e lisciato, a volte colorato, appoggiato direttamente sul terreno; qualche volta è costituito, quando si ha la possibilità, da scarti in tavole di legno. La distribuzione interna, solitamente, non esiste; nel barraco esiste il nucleo che è un ambiente unico suddiviso in cucina, sala, camera da letto e un servizio. La separazione tra questi ambienti è costituita, come già detto, da una sottile parete di materiali riciclati, da un mobile, costruito in maniera rudimentale, in modo da poter anche usufruire delle “pareti” o da una tenda – che può essere di stoffa o di natura vegetale. Il dimensionamento di un barraco può variare da 8 m2 iniziali 60


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Immagine: Barraco. Compaiono materiali di riuso come scarti di legno, tronchi, lamiere, etc.

a 12/16 mq. Solitamente subisce un ampliamento in base alla crescita numerica della famiglia, o nella prospettiva di praticare l’affitto. Nell’ampliamento gli ambienti esistenti non vengono modificati, tranne per la cucina, vissuta come punto di incontro e convivialità, l’organizzazione dello spazio è in funzione delle necessità più immediate. Un baracco viene costruito in un tempo rapidissimo, che va da uno a due giorni; il tempo impiegato dipende dal materiale utilizzato, se di recupero o tavole pronte, dalla 61


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disponibilità finanziaria al momento dell’acquisto del lotto, essendo obbligati a costruire rapidamente per non essere buttati fuori da altri. Quando è di affitto, viene realizzato solo l’indispensabile; quando invece è di abitazione permanente - non si sa per quanto - viene curato un po’ di più. Per quanto riguarda gli oneri, è molto difficile stabilire un costo totale, perché numerosissimi sono i fattori che contribuiscono alla costruzione della baracca. In generale, si è stabilito59 che la metà del suo prezzo è rappresentata da: -- Realizzazione del pavimento in battuto di cemento (¼ del costo totale del barraco) -- Installazione elettrica e allacciamento alla fogna -- Copertura. I materiali anche per queste opere, spesso, sono di riuso. Date le sue caratteristiche, sia di materiale che costruttive, il barraco risulta di durata limitata, con problemi di infiltrazione di acqua, mancante di comfort interno e di sicurezza statica. Il numero medio di persone che abitano un barraco è si solito di quattro, ma si trovano insieme alla famiglia anche affittuari. Questa tipologia di costruzione, per la sua parvenza di improvvisazione e casualità, non è mai stata oggetto di grande attenzione da parte degli architetti che lo hanno sempre considerato una realtà non comunicativa e senza costi. Ma in realtà, si scopre che esistono dei punti vendita o dei depositi chiamati maderireiras o fabricas de barracos che mettono in vendita materiali per la costruzione. Generalmente si trova anche legna da ardere, solitamente richiesta dai panettieri. Oltre a tutti i tipi di legna e non, vengono commercializzati anche pannelli di chiusura, pannelli di parete, porte, persiane e tavolette per stampi per fabbriche di elementi in cemento. Dimensioni dei pannelli di chiusura e di parete standardizzati: 62

59

Fonte: IBGE, Censo Demografico 2010


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• 2,00 x 2,50 • 1,50 x 2,50 • 3,00 x 3,00 • 1,30 x 2,00 • 1,50 x 2,00 In alcuni casi, su richiesta naturalmente, viene fornita la mano d’opera per il montaggio. Casa in muratura. La cosiddetta casa in muratura è realizzata con due materiali differenti: -- blocco di cemento (bloco) -- mattone di laterizio (tijol)

60 61

Ilha Solteira è un comune di Sao Paolo.

La Besser produce macchine per il sottovuoto, in questo caso si intende di tipo Besser la macchina predisposta per lo stampo di blocchi.

La tecnica costruttiva impiegata fino alla fine degli anni ’70, per la costruzione di case popolari, consisteva nell’utilizzo di argilla e del mattone in laterizio forato; oggi largamente sostituito dal blocco di cemento. Verso la fine degli anni ’70, le fabbriche per la produzione di tijols vengono messe in crisi a causa di una tassa imposta dallo stato, ed alcune di queste sono addirittura costrette a chiudere. E sempre in questo periodo inizia il fenomeno incontrollato dell’occupazione del suolo e l’esplosione degli insediamenti abitativi, che obbligano le fabbriche a spostarsi dal centro urbanizzato verso zone periferiche su grandi terreni, segue la necessità di ricostruzione. Il blocco in cemento, fino ad allora era prodotto da macchine che ne producevano 300 all’ora con una quantità di materia prima ancora notevole. La Ilha Solteria60, importa una macchina tipo “Besser”61, per la produzione di blocchi da 15 cm, con una portata di 1200 pezzi/h, che incrementa immediatamente la produzione, avantaggiata perché esente dalla tassa che grava sul tijol. Viene privilegiato dunque il blocco, anche se presenta alcune caratterisitiche non ottimali: -- Difficoltà di lavorabilità, ad esempio nella realizzazione di scanalature per tubazioni di energia elettrica o acqua o scarico; -- Non isolante in presenza di alta umidità; -- Grande rapidità di realizzazione origina risparmio di malta per l’assemblaggio (infiltrazioni). 63


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Nella costruzione della casa in muratura risultano sempre più impiegati i materiali che offre il mercato, la terra viene usata raramente. Il dimensionamento della casa è difficile da definire62, soprattutto in un habitat “Work in Progress” continuo e dipendente dalla disponibilità finanziaria di cui la famiglia dispone. La dimensione embrionale è sempre dai 16 ai 25 m2. A volte è di dimensioni superiori del barraco che rimane inglobato nello scheletro della costruzione fino a lavori ultimati; è un sistema che viene adottato quando nel lotto esiste già un barraco. La distribuzione interna e il dimensionamento degli ambienti, nella casa in muratura è del tutto simile al baracco; il nucleo di partenza è costituito dalla cucina, sala e camera da letto. Gli ambienti interni sono delimitati da pareti che possono essere di materiali diversi recuperati nel tempo. Diversamente dal barraco i servizi sono sempre all’interno dell’abitazione, compreso lo “spazio per la donna” che generalmente viene realizzato dirimpetto l’entrata principale. La cucina è considerata la parte più importante della casa, dalla quale partono gli altri ambienti, e la metratura è sempre maggiore rispetto alle altre; la camera da letto è, generalmente uno spazio standardizzato di 3 m x 3 m. Viene chiamata sala, invece, l’ambiente riservato per gli ospiti; a volte risulta in affitto a parenti o amici arrivati nella favela da poco e senza ancora una sistemazione. Con il nome di banheiro vengono identificati due ambienti: il gabinetto/doccia e il punto d’acqua privato per la donna che viene usato per tutti quei lavori in cui si necessita l’utilizzo dell’acqua (fare il bucato o igiene personale). Le dimensioni di questo vano cambiano a seconda della grandezza del lotto, la dimensione standard è comunque di 2 mq circa. Contrariamente dal barraco, per la casa in muratura è difficile definire i costi e il tempo di costruzione; le spese variano in base alla grandezza del progetto e alla tipologia di materiale utilizzato (a volte comprato, altre volte riciclato 64

62

Giulia Foscari, della Favela, Inu Edizioni, Roma, 2002


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da amici o dal vicinato) ed in base anche alla disponibilità della materia prima i tempi si allungano o si dimezzano. Nella maggioranza dei casi la costruzione non è mai completata -cioè soggetta a etapas da construçao - e quindi in generale i tempi stimati per la realizzazione della struttura dipendono dalle possibilità della famiglia di acquistare quantitativi di materiali sufficienti, dalla necessità di occupare il lotto nel più breve tempo possibile o se già si possiede un rifugio, dalla disponibilità del capo-famiglia di lavorare alla costruzione. Pertanto il tempo di edificazione in autocostruzione di una unità abitativa di 20/30 mq può essere calcolato in 3/5 settimane. 2.5 Distribuzione degli insediamenti in Brasile

Il 6% della popolazione brasiliana vive in condizioni precarie, con una concentrazione di insediamenti informali nella regione sud est (Sao Paolo e Rio de Janeiro). La maggior parte degli insediamenti sono localizzati nei pressi delle grandi metropoli, a grandi linee nei pressi del centro.

Nel 2010, il 6% della popolazione del Paese (11.425.644 abitanti) abitava in favelas, distribuita in 3.224.529 abitazioni particolari occupate (5,6% del Brasile). I domicili si concentrano nella regione sud-est (49,8%), con una predominanza delle città di Sao Paulo con il 23,3 % e Rio de Janeiro con il 19,1%.63 Gli stati della regione nord est contano il 28,7% del totale (9,4% a Bahia e 7,9% a Pernambuco). La regione nord il 14,4%, a sud invece il 5,3%64 (Tabella a lato). In totale sono stati identificati 6.329 insediamenti in 323 municipi. La loro localizzazione è meglio chiarita quando accompagnata dalla cartina della città nella rete urbana del Paese. La maggior parte delle favelas sono localizzate nelle 66

63

Fonte: IBGE, 2010.

63

Ibidem.

Tabella: Numero di insediamenti, dei municipi e dei domicili particolari occupati negli insediamenti illeciti - 2010 Fonte: IBGE, Censimento Demografico 2010


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metropoli che offrono produzione economica e lavoro. Nella data di riferimento del Censimento, il Brasile possedeva 36 regioni metropolitane65 e 3 Regioni Integrate di Sviluppo. Le regioni metropolitane sono composte, nella gran parte dei casi, da un municipio-nucleo (che concede il nome alla regione metropolitana) e da un insieme di municipi che formano un unico spazio urbano integrato. L’88,2% dei domicili negli insediamenti sono ubicati nelle regioni metropolitane con più di un milione di abitanti e appena l’11,8% di questi si collocavano in municipi isolati o in regioni metropolitane con meno di un milione di abitanti (Grafico).

Immagine: Municipi con insediamenti identificati. 65

Non tutte le regioni metropolitane sono metropoli. Lo studio pubblicato dall’IBGE del 2008, dimostrò che, delle 39 delle regioni metropolitane solo 12 sono metropoli: Sao Paulo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Porto Alegre, Curitiba, Brasilia, Gioiania, Salvador, Recife, Fortaleza, Belém e Manaus. Le altre si classificano come capitali regionali. Grafico: Domicili particolari occupati esistenti, per classe di grandezza della popolazione dei municipi - 2010.

I risultati dell’analisi sono differenti quando si prendono in considerazione i singoli municipi. In questo caso, il 44,8% dei domicili particolari nelle favelas sono stati localizzati nei municipi con più di un milione di abitanti, mentre il 55,2% nei municipi con meno di un milione di abitanti. È stata resa nota anche la presenza di insediamenti nelle città di media grandezza, ma l’analisi ha mostrato un numero minore negli spazi urbani meno popolati. Così, è stata fatta una selezione di 20 regioni metropolitane 69


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brasiliane con il maggior numero dei domicili nelle favelas. L’insieme di queste regioni metropolitane contava l’88,6% dell’alloggiamento nelle favelas, essendo che nelle regioni di Sao Paulo, Rio de Janeiro e Belém se ne contrano quasi la metà di tutto il Paese (43,7%). Le favelas non si distribuiscono in maniera uniforme nei municipi delle regioni metropolitane; nel municipio-nucleo si concentra, in quasi tutti i casi, la maggior parte degli agglomerati (Grafico a lato), con un notevole distacco per quanto riguarda le regioni di Natal 100%, Distrito Federal 97,7%,1 Salvador 94,9%, Maceio 94,6%, Manaus 94,3%, Fortaleza 92,4% e Campinas 92,2%. Queste cifre si giustificano per la concentrazione demografica e per la maggior offerta di lavoro nel municipio-nucleo. Nelle tabelle qui di seguito sono messe a confronto la popolazione residente totale e quella che occupa le abitazioni degli insediamenti, e la popolazione residente totale e le abitazioni facente parte degli insediamenti nelle 20 regioni metropolitane selezionate.

Grafico: Distribuzione dei domicili particolari occupati negli insediamenti, nei municipi-nucleo e in altri, delle 20 Regioni Metropolitane o nelle regioni integrate di sviluppo (%) - 2010. Tabella pag. 70: Popolazione residente totale e quella in domicili particolari negli agglomerati, nelle 20 regioni metropolitane - 2010. Tabella pag. 71: Domicili particolari totali e quelli occupati negli agglomerati, nelle 20 regioni metropolitane - 2010.

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Servizi nelle abitazioni delle favelas. Una favela può essere classificata, tra le sue caratteristiche, per la grandezza, localizzazione, tipo di ubicazione urbana, accessibilità, densità di occupazione e caratteristiche di domicilio, includendo i servizi disponibili. Questi servizi, essenziali per la qualità della popolazione, sono stati acquisiti durante il Censimento Demografico del 2010 e forniscono informazioni fondamentali per differenziare gli insediamenti gli uni dagli altri. Così per ogni servizio si è optato di selezionare quello considerato il più adatto e adeguato, per poi creare una proporzione. Va sottolineato che solo l’adeguazione apprezza l’esistenza del servizio e non la sua qualità. La tabella sottostante mostra i criteri adottati per classificare i tipi di servizi adeguati e inadeguati.

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Questo approccio ha permesso di generare un quadro generale dei servizi per le abitazioni nelle favelas; le informazioni ottenute sono state confrontate con quelle delle aree della città formale dello stesso municipio dove gli insediamenti sono stati registrati, permettendo quindi una contestualizzazione e interpretazione più precisa dei risultati. La percentuale di adattamento ai servizi, ovviamente, è risultata essere sempre minore rispetto a quelli delle aree cittadine formali; l’analisi dei servizi stessi indica una grande diversità, tanto per gli agglomerati quanto per il centro urbano. In generale, le aree più antiche e consolidate tendono ad avere migliori servizi in relazione alle aree occupate recentemente, così anche le favelas più distanti dal centro delle città tendono ad avere servizi meno adeguati. 2.6 Gli insediamenti informali nella città

Le dinamiche di insediamento della città informale, come la grandezza e i caratteri costruttivi, sono diverse da città a città. Si riportano qui gli esempi di Rio de Janeiro, Belem e Sao Paolo.

Tabella: Adeguamento dei servizi nelle abitazioni degli insediamenti - Brasile - 2010. Fonte: IBGE, Censimento Demografico 2010. 67 La definizione di aglomerado subnormal è il risultato di riunioni, realizzate alla fine degli anni ’80, tra l’IBGE, rappresentanti della comunità accademica e le istituzioni del governo.

Il concetto di insediamento anormale - aglomerado subnormal – è stato utilizzato per la prima volta nel Censimento demografico del 1991.67 Il termine risulta vago visto che generalizza e comprende i diversi insediamenti abusivi del Paese, conosciuti come: favela, invasao, grota, baixada, comunidade, villa, e altri. Nonostante il concetto di insediamento anormale sia rimasto lo stesso dai censimenti anteriori, nel 2010 l’IBGE adottò innovazioni metodologiche e di ricerca innovative con l’obiettivo di aggiornare e di identificare gli insediamenti. Sono state utilizzate immagini da satellite ad alta risoluzione, fatta una ricerca specifica 75


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sulle caratteristiche morfologiche delle aree, e realizzate riunioni sul tema con la Commissione Municipale di Geografia e Statistica. Per l’identificazione delle aree degli aglomerados si è definito un documento elaborato per il Censimento del 2010 che qui di seguito stabilisce quali sono i parametri da dover censire: O setor especial de aglomerado subnormal é um conjunto constituído de, no mínimo, 51 (cinquenta e uma) unidades habitacionais (barracos, casas...) carentes, em sua maioria de serviços públicos essenciais, ocupando ou tendo ocupado, até período recente, terreno de propriedade alheia (pública ou particular) e estando dispostas, em geral, de forma desordenada e densa. A identificação dos Aglomerados Subnormais deve ser feita com base nos seguintes critérios: -- Ocupação ilegal da terra, ou seja, construção em terrenos de propriedade alheia (pública ou particular) no momento atual ou em período recente (obtenção do título de propriedade do terreno há dez anos ou menos); -- Possuírem pelo menos uma das seguintes características: urbanização fora dos padrões vigentes - refletido por vias de circulação estreitas e de alinhamento irregular, lotes de tamanhos e formas desiguais e construções não regularizadas por órgãos públicos; e precariedade de serviços públicos essenciais. Os Aglomerados Subnormais podem se enquadrar, observados os critérios de padrões de urbanização e/ou de precariedade de serviços públicos essenciais, nas seguintes categorias: a) invasão; b) loteamento irregular ou clandestino; c) áreas invadidas e loteamentos irregulares e clandestinos regularizados em período recente.

Se in aree come Rocinha, a Rio de Janeiro, e Paraisòpolis, a Sao Paolo, il contrasto con quartieri vicini urbanizzati e dalla forma regolare è facilmente percepibile, altri confini e limiti sono diffusi e di difficile identificazione, in questo caso le immagini da satellite ad alta risoluzione hanno rappresentato un cambiamento qualitativo per l’identificazione delle aree in 76


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Immagine: Morro da Providencia, la prima favela sorta a Rio de Janeiro. Brasile. 68

CMGEs: Comissões Municipais de Geografia e Estatística Brasileira.

relazione con quelle dei censimenti precedenti. Le immagini sono state utilizzate anche per trovare quegli agglomerati con caratteristiche rientranti nel documento già analizzate e censite in passato. Un’altra innovazione nel trattamento del tema è stata la realizzazione della ricerca specifica, con l’obiettivo di migliorare identificazione e caratteristiche dell’insediamento, attraverso la compilazione di un modulo dato casa per casa ed un altro d’investigazione direttamente consultabile dalla prefettura. Il lavoro insieme a CMGEs68 è risultato un’attività integrante al Censimento Demografico che contribuì moltissimo per la compilazione dei registri e il disegno delle mappe. Le prime caratteristiche ad essere considerate riguardano la grandezza dell’insediamento ed il suo inserimento 77


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all’interno del tessuto urbano della città. In alcune predominano gli insediamenti piccoli, che si presentano in maniera frammentata rispetto al conteso urbano. In altre predominano grandi baraccopoli, alcune con più di 10 mila domicili. Questi tipi di aglomerados subnormais sorgono in genere in aree poco propense all’urbanizzazione legale, come zone ripide, aree soggette ad inondazioni o spiagge, essendo ben localizzate perché prossime a grandi infrastrutture e opportunità lavorative. Dal punto di vista delle politiche pubbliche, gli interventi nei piccoli e grandi insediamenti sono decisamente differenti. Nelle grandi aree occupate illegalmente, per esempio, possono essere necessari interventi di grande peso per migliorare l’accessibilità alla propria abitazione, come la costruzione di rampe e scale o addirittura di strade di accesso, l’estensione delle reti idriche, della luce e degli impianti fognari. Nei piccoli i problemi di accessibilità tendono ad essere meno rilevanti, così come meno costosa l’integrazione con le infrastrutture della città formale. Le due immagini qui di seguito lo dimostrano: la grande area adiacente distaccata da Belém (PA) conta 65.797 domicili occupati (268 085 abitanti)69. In origine questi agglomerati erano localizzati in terreni soggetti ad inondazione periodiche del mare, in aree poco propense all’urbanizzazione formale. D’altro lato però la storia dell’urbanizzazione della zona sud di Sao Paolo (SP) portò alla formazione di piccoli insediamenti, sparpagliati all’interno della città formale; questi piccoli agglomerati occupano parte dei lotti e delle aree non edificabili, identificandoli come margini della città.

69

Fonte: IBGE, 2010.

Immagini: Insediamenti selezionati nella zona di Belem (sopra) e Sao Paolo (sotto) - 2010 Fonte: Censimento Demografico 2010

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I dati del Censimento Demografico permettono una visione generale rispetto alla grandezza delle aree. Si fa necessario, tuttavia, il conoscimento di informazioni specifiche per attuare un’analisi più profonda. Se l’identificazione e i limiti esterni di un insediamento sono associati a criteri tecnici, la denominazione e l’eventuale suddivisione da un’area adiacente - un altro insediamento - dà vita ad una struttura sociale e politica. Nell’esempio riportato nella Fig.2, gli insediamenti di Rochinha e Vidigal, nella zona sud di Rio de Janeiro (RJ) rappresentavano ognuna un agglomerato unico. In contrapposizione, il Morro do Alemão, nella zona nord della città, formava un’area adiacente ad altre nove che, nel catasto del IBGE, sono state suddivise e rappresentate come aree separate. Così, Rocinha aveva 23.352 abitazioni e l’aglomerado subnormal, denominato Morro do Alemão, 4.322. Se si sommano, però, i nove adiacenti con quello preso in considerazione, il totale dei domicili sale a 16.359, approssimandosi così alla grandezza della favela di Rocinha. Lo stesso parallelo può essere fatto tra Vidigal, 3.235 domicili, e Vila Cruzeiro, che ne possiede 2.431. Se si considerassero gli altri tre insediamenti attigui a Vila Cruzeiro, il totale salirebbe a 9.596, mostrando una dimensione superiore a Vidigal.

Immagini seguenti: Insediamenti selezionati nella zona di Rio de Janeiro - 2010 Fonte: Censimento Demografico 2010

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Dei 20 municipi con la maggior quantità di domicili in insediamenti, 12 rappresentano un predominio con 1000 o più domicili costruiti illegalmente (Grafico sopra): Belem arriva a 88,6% , Brasilia a 78,1%. Nei due municipi dov’è situata la maggior concentrazione di domicili particolari del Brasile i canoni sono diversi: a Rio de Janiero il 57,8% dei domicili sono localizzati in aglomerados subnormais con 1000 o più domicili, mentre a Sao Paulo c’è una predominanza minore, con meno di 1000 domicili (69,5%). La grandezza e la densità delle aree interferiscono sicuramente nella qualità della vita degli abitanti, in quanto più l’agglomerato è denso ed inaccessibile, più la circolazione dell’aria e l’arrivo diretto del sole rappresentano condizioni critiche. Questo fatto non accade 82

Grafico (sopra): Distribuzione dei domicili particolari occupati in insediamenti, per classe di grandezza, secondo i municipi selezionati (%) – 2010. Fonte: Censimento Demografico 2010 Grafico (a lato): Media degli abitanti in domicili particolari in insediamenti illeciti e di abitanti in domicili particolari nelle aree urbane lecite dei municipi con la presenza di insediamenti illegali – 2010. Fonte: Censimento Demografico 2010


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nelle costruzioni recenti di favelas in quanto le costruzioni garantiscono maggior distanza l’una dalle altre, creando più spazio per la circolazione e permettendo più ventilazione. Il censimento, inoltre, mostra che la densità media di abitanti è più alta dei domicili in agglomerati che nel resto delle aree urbane (Grafico pagina precendente). Il contrasto è ancora più accentuato nelle regioni Sud est, Sud e Centro-ovest. La combinazione tra la grandezza delle aree, densità domiciliare, caratteristiche del sito urbano e il processo di sviluppo della città risultarono le direttive della distribuzione degli insediamenti illeciti. Nella maggior parte dei casi, occupavano aree non idonee all’urbanizzazione, come pendii ripidi a Rio de Janeiro (RJ), spiagge a Fortaleza (CE), valli profonde a Maceiò (AL) – localmente conosciute come grotte - , scarichi costantemente inondati a Macapà (AP), pendii e versanti a Manaus (AM). I municipi di Rio de Janeiro, di Belem e di Sao Paulo hanno caratteristiche geografiche differenti e sono utili per chiarire una serie di modelli della distribuzione degli insediamenti illegali. A Rio de Janeiro, gli stanziamenti più antichi si situano nell’area centrale e nei quartieri delle zone nord e sud il più vicino possibile al centro della città, dove naturalmente esistono opportunità di lavoro (Fig. a lato). A Rocinha e a Vidigal, per esempio, gli insediamenti sono cresciuti in parallelo con le aree dei quartieri adiacenti. Ambedue le favelas di grandi dimensioni, occupando versanti lasciati da parte dall’urbanizzazione formale, possiedono una densità domiciliare elevata e accessibilità precaria, potendo contare solo su strade strette e vicoli. Nell’asse delle ferrovie e dell’Avenida Brasil, in direzione Baixada Fluminense, esistono grandi insediamenti, come Jacarezinho, Maré e Morro do Alemão. Nella zona est della città, le costruzioni degli aglomerados sono più recenti, e di minor grandezza, quasi confondendosi nel tessuto urbano formale. 84


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A Belém, una delle caratteristiche dominanti è la grande estensioni delle aree degli insediamenti. Le pianure vicino al fiume Guamà, vicino al centro, originariamente soggette ad inondazioni molto frequenti, sono di occupazione più antica e consolidata e si caratterizzano per alta densità. L’area centrale è circondata a nord e ad est da aree instituzionali (militari, aeroporto,..), così le occupazioni di terreno avvengo più distante, a nord del municipio, dove esistono grandi insediamenti che formano un arco di aglomerados.

Figura: Insediamenti nel Municipio di Rio de Janeiro – 2010. Fonte: Censimento Demografico 2010

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A Sao Paulo invece, si ha una prevalenza di aree piccole. Sono pochi gli insediamenti grandi, come Paraisòpolis (13.071 domicili occupati) e Heliòpolis (12.105 domicili occupati) (Fig. a lato). Figura (a lato): Insediamenti nel Municipio di Belém – 2010. Fonte: Censimento Demografico 2010 Figura (a lato): Insediamenti nel Municipio di Sao Paulo – 2010. Fonte: Censimento Demografico 2010

Differentemente da Rio de Janiero, a Sao Paulo le favelas sono periferiche, distanti dalle aree centrali, e si localizzao principalmente nella zona sud, nella zona nord vicino alla Serra da Cantareira, e prossimi ai limiti con i Municipi di Garulhos, Ferraz e Mauà, nella zona est.70 87


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1. LE RIMOZIONI IN BRASILE Allontanamento, demolizione, condomini, paura, lotta. L’arte è ciò che resiste e perciò crea dolore.1

Il tema principale analizzato in questo testo sono le politiche di rimozione che in questi ultimi anni stanno prendendo piede in Brasile. Dopo aver analizzato la distribuzione e le tipologie di insediamento delle favelas brasiliane, in questa seconda parte dell’elaborato si affronta un problema decisamente attuale che riguarda la seconda città brasiliana più popolata, Rio de Janeiro, la Rio che ospiterà i Mondiali 2014 e i Giochi Olimpici del 2016. Uno degli aspetti che si tende a tralasciare è come la popolazione sta affrontando le decisioni prese dal Comitato Olimpico, che riguardano in prima persona un terzo degli abitanti di questa città, i favelados. Con la costruzione di nuove strutture ed infrastrutture, è inevitabile che ci siano delle zone della città che risentiranno radicalmente del cambiamento. A farne le spese più gravi sono sempre i meno agiati. A Rio de Janeiro, i favelados combattono e fanno sentire la propria voce. 1

A partire dalla nascita delle favelas, molti furono i tentativi di eliminare e rifiutare la condizione di povertà che si era stabilita in città, costruendo muri per mascherare e dividere2 o allontanando gli insediamenti per rischio frane o allagamenti nella parte ovest della città. Da alcuni anni a questa parte, molti artisti e professionisti 90

2

W.M. Gombrowicz

Lucas Martins, Un mur pour encercler les favelas, 05/06/2009. L’actualité Internationale 24H/24. Le autorità di Rio de Janeiro hanno lanciato un programma per costruire diversi muri in cemento attorno alle favelas della città. Ufficialmente, l’obiettivo è quello di impedire il degrado dell’ambiente circostante, ma gli abitanti delle bidonvilles lo vedono come un modo per tenere la povertà lontano da quartieri in cui abitano i ricchi. Il 47% dei cariocas appoggia il progetto, il 44% lo disapprova.


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attuano progetti per la riqualificazione visiva di queste aree, tra cui il Painting Project nella favela di Santa Marta o il Grafit Project nella favela Morro da Providencia - la più antica di Rio - e per la riqualificazione abitativa, con progetti di costruzione come Minha casa minha vida e Morar Carioca, che prevedono la costruzione di nuove abitazioni adatte e la riqualificazione di ambienti insalubri. La prefettura oggi, in occasione delle Olimpiadi di Rio, spera di rimuovere, il 7% del suolo occupato dagli insediamenti illegali, cioè 2,5 milioni di metri quadrati.3 Presumibilmente dovrebbe essere un momento trionfante per il Brasile, un’occasione unica per rilanciare sia il turismo sia l’economia di un paese che sta decollando. Ma non lo è per tutti. A pagarne sono sempre i più poveri, cui vengono calpestati i diritti.4

Immagine: Praça Cantão, Favela Santa Marta; progetto favela painting. 3 OGlobo, Remoçao das favelas, quem sabe agora um começo, 14/09/2009. 4

Rioonwatch, Prefeitura planeja reasssentar Vila Autodromo em Area de Risco, 27/08/2011.

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1.1 Approccio alle soluzioni

Fino agli anni ’60 la favela era soggetta allo smantellamento e all’allontanamento dei suoi abitanti. Dopo è caratterizzata da riqualificazione e costruzione di nuovi complessi, affermando il suo aspetto caratteristico all’interno della città.

Il governo, normalmente, utilizza uno dei due seguenti criteri per relazionarsi con il mondo favelado: o gli insediamenti informali sono la piaga della città che necessitano lo smantellamento o devono essere urbanizzati in loco. Il primo approccio è stato quello che ha caratterizzato le favelas fino agli anni ’60. Quando cominciò a rendersi conto che la situazione degli insediamenti informali era ormai un aspetto affermato all’interno della città, iniziarono a sorgere complessi residenziali alternativi costruiti sul territorio delle baraccopoli, integrati da riqualificazioni di strade e aree verdi. Ora la situazione sembra regredire: dal 2009 più di 8000 persone sono state allontanate dalla propria abitazione, e decine di migliaia ancora non se lo aspettano.5 Il 21 maggio 2011, alcuni rappresentanti della prefettura arrivarono nella favela Largo do Campinho – zona nord – con ruspe e una comunicazione giudiziaria che sosteneva l’obbligo da parte delle persone di lasciare la propria casa, causa costruzione della Transcarioca della BRT. Mentre la prefettura organizza le demolizioni e prevede piani di rimozione, i residenti non vengono avvisati, non hanno ricevuto nessun compenso ne alloggio alternativo.6 Edmilson Machado, abitante di Largo do Campinho dice: Nessuno di noi sa dove andare. Il cantiere era una cosa prevista, ma noi dobbiamo lasciare tutto? Mi hanno dato un’ora per prendere 92

5

Rioonwatch, Resumo das remoçoes no Rio Olimpico, 20/08/2011.

6

Ibidem.


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le mie cose e andarmene.7 In altre occasioni, l’avvenuta demolizione è stata senza preavviso e repentina, documentata in quasi tutta la città: nella zona sud la favela Cantagalo, quartiere di Ipanema, nella zona nord la favela Metro-Mangueira sta affrontando una rimozione lenta e sofferente, la favela do Sambodromo nel centro della città. Immagine: Macerie di una casa appena rimossa, Rio de Janeiro. 26/05/2008. 7

Edmilson Machado, abitante nato e cresciuto nella comunità di Largo da Campinho, ha dovuto, nell’agosto del 2011, lasciare la sua casa ed andarsene senza un’altra destinazione. Rioonwatch, Resumo das remoçoes no Rio Olimpico.

Vila Tamboinha, in zona ovest, ha opposto resistenza per un giorno intero all’ingresso della polizia e pompieri che aspiravano alla rimozione di 400 famiglie, conclusasi con l’allontanamento degli abitanti. A Rio de Janeiro le autorità hanno l’obbligo di offrire tre opzioni per le persone allontanate dalla propria abitazione: 93


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alloggio alternativo, il compenso in denaro o l’acquisto assistito di un altro stabile: ciò avviene raramente, perché le autorità non possono offrire una sistemazione alternativa a tutti gli sfollati o semplicemente non c’è la voglia di investire denaro per la sociedade nao saudavel.8 Nei casi in cui l’alloggio venga offerto, generalmente si trova nei quartieri più lontani e periferici della Zona Ovest nota per la forte presenza di interventi da parte della polizia e la scarsa presenza di infrastrutture.9 Ciò comporta l’allontanamento dal posto di lavoro e da tutti gli effetti costruiti negli anni nella propria comunità. In molti casi le rimozioni sono completamente arbitrarie. Vila Harmonia, no Recreio (Zona Oeste) ad esempio nei piani della costruzione della nuova autostrada Transoeste, non ha subito interventi. I piani del parco Olimpico, nel quartiere di Barra da Tijuca non necessitano della rimozione di Vila Autodromo, considerata in una zona non a rischio da specialisti. Le rimozioni, definite dalle autorità, in aree di rischio - Santa Marta, Providencia, Pavao-Pavaozinho sono stati ritenuti non necessari da parte di esperti.10 1.2 Testimonianze degli abitanti

Si riportano quattro interviste effettuate sul posto ad abitanti delle favelas che commentano le azioni di smantellamento della propria casa, effettuate in maniera repentina e senza preavviso.

Leggendo i quotidiani di Rio de Janeiro11, salta all’occhio come molti dei suoi abitanti residenti nelle comunità informali inveiscano contro le affermazioni positive della prefettura e contro la buona volontà di Paes. Qui di seguito espongo alcune interviste che possono essere interessanti per cogliere ciò che arriva a noi e ciò che realmente accade. 94

8

Rioonwatch, Indenizaçao Injusta ou sem indenizaçao, 20/08/2011. Sta in Resumo das remoçoes no Rio Olimpico.

9 Nel 2006 Rio si stava preparando ad accogliere i giochi Pan-Americanos. 68 famiglie della zona Ovest di Arroio Pavuna sono state espulse dalla comunità, con motivazione di costruzioni adibite a strutture sportive. Al posto di questo, i vicini rimasti hanno visto crescere un lussuoso giardino con piscina nel condominio limitrofo. 10

Rioonwatch, Prefeitura planeja reasssentar Vila Autodromo em Area de Risco, 27/08/2011.

11

Jornal O Globo, O Dia, Correio do Brazil, Jornal do Brasil, Jornal Meia Hora.


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Quando l’ex residente di Penha Márcia, Cristina Santos Costa di 49 anni, fu alla presentazione del progetto ufficiale, organizzata a giugno 2010 per la comunità locale, le fu detto che la sua casa, costruita dal marito 30 anni prima, non avrebbe subito rimozioni tanto meno demolizioni nella costruzioni della Transcarioca. Le dissero di presentare tutti i documenti e di risolvere tutte le irregolarità per garantire il loro diritto alla casa. Tuttavia, nonostante Màrcia avesse rispettato le richieste e la sua casa non si trovasse nella fascia dei 12 metri necessari per i lavori, le autorità bussarono alla sua porta con un ordine di abbandono della casa, non proponendo una sistemazione alternativa, un compenso in denaro o qualche altra soluzione, dato che la proprietà è in fase di giudizio a causa di dispute famigliari. Disperata, trovò locali temporanei dove sistemare i suoi famigliari e una settimana dopo la sua abitazione fu demolita. “È necessario un tempo minimo al fine di poter prendere le mie cose e trovare una nuova sistemazione. Questo tempo non me l’hanno dato. I rappresentanti delle autorità sono venuti intimidendo la mia famiglia. Come qualcuno può distruggere la vita delle persone, forzandole ad abbandonare la propria casa, senza che sappiano dove andare? Ho fatto tutto quello che gli agenti mi hanno chiesto, ho cercato un architetto ed un ingegnere che potessero provare che la mia casa non necessitava di essere demolita.”12

12 Rioonwatch, Felicity Clark, Transcarioca: Irregularidades e remoçoes em Obras Olimpicas, 21/11/2011.

Per 12 anni, Rita Maria Barbosa, 56 anni, coltiva un orto urbano attraverso il quale insegna ai bambini della comunità Colonia Juliano Moreira (Jacarepaguà) l’agricoltura ecologica, con frutta secca e verdura. Nel settembre del 2010 Maria è stata allontanata dalla sua case e vide il suo orto trasformarsi in una discarica. Nel 2000 La Secretaria de Meio Ambiente realizzò il Projeto Guardião, che chiamò le persone a lavorare sulle sponde dei fiumi della città per pulirli. Tutte le comunità dove attuarono il progetto avevano un orto comunitario, ma a fine progetto gli orti furono 95


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abbandonati dallo stato. “Io mi presi cura dell’orto, coinvolgendo famiglie e bambini della comunità, cosi che il direttore della comunità mi diede il permesso di costruire una casa e vivere all’interno dell’insediamento occupandomi dell’orto. Cominciai a vendere i prodotti nelle strade e tutti soldi che guadagnavo li investivo per questa attività, frequentai diversi corsi per apprendere le tecniche migliori di semina e di coltivazione. Quando le autorità, accompagnati da ingegneri, arrivarono nella comunità e dissero: Uao, que lugar bonito! Una settimana prima dei nuovi progetti per RIO+20 io ero in casa occupandomi delle faccende e ricevetti la notizia. Sono subito andata alla Secreteia de Habitaçao, dove mi dissero che avevo diritto ad acquistare una casa con compra assistida, e che necessitavano del piccolo orto per trasformarlo in un punto di raccolta dei rifiuti. Io chiesi il motivo per cui proprio il mio orto doveva essere utilizzato, avendo intorno tanta terra inutilizzata. Risposero che il progetto era stato stabilito li, proprio in quel posto e che non potevano esserci modifiche. Dovevo trovare una casa del costo non superiore ai 32.000 R$ (11.700 €).”13 Armando è un meccanico che vive nella comunità di Vila Autodromo, così chiamata perché è localizzata al lato dell’Autodromo, nel quartiere di Barra da Tijuca. Armando cosrtuì la sua casa ormai da più di 15 anni, adesso è un’abitazione di 2 piani, con elettricità e canalizzazione dell’acqua, tutto costruito da sé. Anche la sua casa è nella lista delle demolizioni per i giochi olimpici. “Voi non potete capire che cosa siano le Olimpiadi del 2016 a Rio, a meno che non sappiate cosa sta succedendo alla la mia casa.” Armando esprime così la sua frustrazione: “Ho sei nipoti che vivono nella mia abitazione e stiamo lottando per il nostro diritto di permanenza. Sa quanti anni 96

13

Rioonwatch, A historia de dona Rita, 2/10/2010. Intervista fatta da Erica Tapley.


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ho lavorato per costruire questa casa? L’ho fatto per i miei figli e i figli dei miei figli, perché potessero giovare di un posto dove vivere, dove essere come tutte le altre famiglie, per avere un posto dove stare tutti insieme. Mi hanno detto che devo trovare un’altra sistemazione, ma io non so dove andare; la mia famiglia è numerosa e andare alla ricerca di una nuova casa è difficile.”14 La situazione di Armando non è l’unica, tutti gli abitanti di Vila Autodromo e delle altre favelas stanno affrontando la situazione della rimozione forzata. Immagine: Macerie della casa di Elisangela, favela Pavao-Pavaozinho. 14

Rioonwatch, Dave Zirin, Carta do Rio: Salvem a casa de Armando dos Jogos Olimpicos, 19/09/2011.

I preparativi olimpici hanno collocato gli slums nel mirino delle autorità municipali. “Tutti sappiamo cosa accade nelle altre comunità: violenza, traffici di droga. Qui non è così, 97


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entrare a Vila Autodromo e vedere i bambini che giocano per le strade tranquilli e le porte degli abitanti aperte, trasmette un senso di pace. È un posto dove una persona come me costruisce la propria casa per assicurare un luogo sereno alla famiglia. È una comunità pacifica e bella. Quello che non capisco è perché continuano a costruire condomini di lusso nei dintorni della laguna, e a noi arrivano mandati di sgombero perché l’area è a rischio inondazione.”15 La storia di Elisangela, ex-abitante della favela PavaoPavaozinho, è cresciuta ai piedi della montagna; ora ha una bambina dalla quale è costretta a vivere lontana. “Questa lunga storia è iniziata a gennaio del 2011. Io non ero in casa, quando mia figlia mi chiamò e mi disse di tornare subito perché degli agenti della polizia si erano presentati alla porta. Ci hanno dato due ore per sgomberare tutto. Dopo tre mesi mi hanno detto che c’era la possibilità di alloggio in Campo Grande, in un nuovo condominio costruito dal progetto Minha Casa Minha Vida: a 57 km di distanza, dopo 2,30 h di autobus sono arrivata. Mi sono guardata intorno, non c’erano scuole, nessun negozio, solo una fermata di autobus. Allora dovevo pensare a cosa fare, non accettai. Non potevo accettare; la bambina doveva andare a scuola ed io al lavoro. Da li in poi, tutti i giorni li passavo in Prefettura, in attesa di un ricevimento; ma niente. Un giorno sono rimasta fino alla pausa pranzo nella speranza di vedere uscire Paes. E così fu, gli ho spiegato la mia situazione prima il silenzio poi la risposta è stata che io avevo rifiutato l’alloggio.” 16 Dopo un anno e mezzo Elisangela vive ancora distante da sua figlia e fa parte dell’Associazione Rio sem Remoçoes. Sicuramente non si darà per vinta fino a quando non otterrà una soluzione dignitosa. In alcuni video, appaiono gli interventi di Eduardo Paes, Prefetto della città di Rio e Jeorge Bittar, Secretario 98

15

Ibidem.

16 O legado somos nos: a Historia de Elisangela. Youtube, 21/06/2012. O legado somos nos è una raccolta di video che permette di conoscere le storie delle famiglie espropriate della loro casa per i lavori della Coppa del 2014 e delle Olimpiadi 2016.


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Immagine: Eduardo Paes e Jeorge Bittar durante interventi e interviste. 17

Youtube, Eduardo Paes e Jeorge Bittar, O Legado somos nos, 21/06/2012.

Municipal de Habitaçao, risalenti al novembre 2011. Edoardo Paes: “Non c’è espropriazione senza il dovuto rimborso” Jeorge Bittar: “ Tutte le espropriazioni sono fatte in accordo con la legge e con il rispetto ai diritti umani.”17 “È normale che le persone credano a quello che c’è scritto sui giornali, a quello che dicono nelle interviste. Anche io ci 99


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credevo - dice Elisangela - e gli ho dato anche il mio voto. Ora questo è il risultato: non ho una casa e sono costretta a star lontana da mia figlia.” È incredibile come, guardando video o leggendo i blog sulle favelas, ci siano molti cittadini che ancora preferirebbero che gli insediamenti informali fossero sradicati e demoliti piuttosto che riqualificati e pensar che siano ormai delle realtà insediate all’interno della città. Ad esempio, leggendo Morar Cariocas, un sito che raccoglie i documenti dei quotidiani sulla città di Rio de Janeiro, si nota come ci siano degli articoli completamente rivisitati con pareri approvanti e discordanti sulla questione. Alcuni sostengono che la legge nei confronti delle rimozioni deve essere più chiara da parte del governo, altri che la giustizia non è dalla parte dei cittadini, altri ancora che si chiedono se realmente l’occupazione degli spazi è stata legale.

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2. RIO DE JANEIRO Immigrazione, manodopera, favelas, IBGE, doppia faccia. I’ve been to Rio de Janeiro. I love the fun in the sun and the people. In Rio de Janeiro, it’s so exciting to see, no matter where you go.18

Per comprendere meglio queste operazioni e per riuscire a capire cosa succederà nei prossimi anni, ho esaminato la situazione storica e geografica, indagato su quali saranno le zone interessate che accoglieranno le nuove strutture olimpiche della città e gli insediamenti che più ne risentiranno e individuato alcuni casi direttamente interessati.

Immagine: Vista della città di Rio de Janeiro. 18

Barry Withe, Rio de Janeiro, canzone.

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2.1 Rio de Janeiro: cidade maravilhosa

Alcuni cenni sull’espansione urbana e sulla nascita degli insediamenti precari. La prima, Morro da Providencia, nasce nel 1897. Il fenomeno prende piede a partire dagli anni ’30, toccando il picco negli anni ’50.

All’inizio del XX secolo, Rio de Janeiro risentiva di gravi problemi sociali causati in gran parte dalla rapida e disordinata urbanizzazione, dall’immigrazione europea e dal cambiamento da lavoro forzato a quello libero.19 Nella città carioca la questione degli insediamenti precari si è presentata prima che in altri luoghi, ed ha assunto dei contorni del tutto specifici. Per una serie di motivi, Rio de Janeiro ha visto nascere le favelas prima e più in fretta. Intanto, Rio è stata la capitale del Brasile prima della costruzione di Brasilia, ed ha attratto moltissime persone provenienti da tutti gli stati della federazione. Per la sua importanza politica Rio de Janeiro è stata il centro di svariate opere pubbliche: per esempio, la riforma urbana di Pereira Passos20, che ha stravolto l’impianto della città, e ha portato alla costruzione della grande arteria stradale della Avenida Central (l’odierna Avenida Presidente Vargas); quest’opera ha obbligato migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e a costruirsi nuove abitazioni abusive sulle colline sovrastanti la Zona Norte. Lo sviluppo urbano e l’edificazione delle grandi opere pubbliche, richiedevano una massa enorme di manodopera, e molte persone furono spinte ad emigrare a Rio de Janeiro proprio per ottenere un lavoro nel settore edilizio. Anche l’espansione massiccia della città, che negli ultimi decenni ha riguardato la zona sud e ha portato alla nascita dei ricchi 102

19 Giulio G. Rizzo, Città globale e metropoli terzomondista: Rio de Janeiro, Roma, Gaugemi Editori, 2003. 20 Francisco Pereira Passos, 1836-1913. Ingegnere brasiliano e prefetto della città di Rio tra il 1902 e il 1906, assistì alla riforma urbana di Parigi promossa per Haussmann che lo segnò profondamente e lo indusse ad occuparsi di ingegneria ferroviaria e urbanistica nel suo paese di origine.


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quartieri di Copacabana, Ipanêma, Leblon e Barra da Tijuca, e che si affacciano tutti sul mare, si è servita di manodopera a basso costo proveniente soprattutto dal Nordest, costretta a rimediare una sistemazione di fortuna. In questo modo, parallelamente ai grandi alberghi e ai condomini eleganti, sono cresciute a dismisura anche le favelas. In un certo senso, perciò, un altro dei fattori che ha concorso all’immigrazione a Rio, e quindi all’aumento della popolazione favelada, è stato l’interesse turistico per la città che ha richiesto la costruzione di complessi alberghieri molto grandi, quindi l’intervento di molti lavoratori. Se la nascita della prima favela carioca risale addirittura al 189721, a partire dagli anni Trenta si assiste al dilagare del fenomeno, che fu incrementato dalla crisi economica e dal crollo del prezzo del caffè, che mandò in rovina molta gente (il termine favela deriverebbe proprio dal nome di una pianta leguminosa molto diffusa nella regione di Canudos. I soldati si sarebbero sparsi sul colle dove sorge l’attuale Morro da Providência, come la pianta sulle alture di Canudos, e il morro prese il nome di Morro da Favela. La denominazione venne in seguito utilizzata per tutti gli insediamenti illegali che sorsero in seguito). Le grandi opere pubbliche, e l’espansione edilizia, come si è detto, hanno fatto il resto, e, nel 1970, il 10% della popolazione carioca viveva in favelas (a São Paulo l’1%), e in vent’anni, dal 1973 al 1993, la percentuale è cresciuta fino al 20%.22

21

I soldati di ritorno dalla campagna di Canudos si trovarono senza casa, e occuparono l’area dell’attuale Morro da Providéncia nella zona del centro città.

22

Pesquisa Nacional por Amostra de domicilios, www.ibge.gov.br Immagini pagine seguenti: dal 1930 al 2000, l’espansione degli insediamenti informali a Rio de Janeiro.

Un altro elemento chiave per la comprensione della specificità del fenomeno delle favelas di Rio de Janeiro, è connesso alla particolare configurazione fisica e geografica della città. Questa è costruita nel mezzo di alcuni complessi montuosi ricoperti di foresta, e le sue favelas sono ripidamente adagiate sui costoni rocciosi. Questa caratteristica ha fatto sì che venissero percepite come delle zone franche, distanti e totalmente differenti dal resto della 103


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1930

1950

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1980

2000

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città, portando alla nota distinzione tra morro e asfalto: la favela isolata sulla collina e la città perbene che vive nei quartieri “dove ci sono le strade”. Questa distinzione ha pesato molto sui rapporti tra popolazione favelada e resto della città, aumentando le distanze e facendo crescere i pregiudizi. Di questi pregiudizi si occupa lo studio di Janice Perlman pubblicando nel 1976 The Myth of Marginality 23, rimasto uno dei classici sull’argomento. La ricerca si basa su centinaia di interviste fatte agli abitanti di alcune favelas di Rio, e giunge alla conclusione che gli abitanti delle favelas non sono affatto emarginati. Socialmente, essi sono inseriti in una precisa struttura e vivono l’ambiente urbano; culturalmente, contribuiscono con la loro musica, le espressioni artistiche, il linguaggio ed il calcio, alla creazione del mainstream, aspirano alla migliore educazione per i propri figli, al miglioramento delle loro condizioni di vita, e sono dotati di un forte ottimismo; economicamente, sono inseriti nel circuito cittadino, in cui svolgono, però, i lavori peggiori con una retribuzione molto bassa – meno della metà del salario minimo – e con poca sicurezza; politicamente, non sono né radicali né apatici, ma sono oggetto della manipolazione da parte dei politici. Per questo Perlman conclude che la marginalità dei favelados è solo un mito, e che essi sono inseriti a pieno titolo nel tessuto urbano, anche se occupano una posizione svantaggiata, e sono socialmente esclusi dalle classi dominanti che di loro si servono (Perlman, 1976). La ricerca di Perlman è importante perché ha rotto l’idea, prevalente in quel momento storico negli ambienti accademici e nell’opinione pubblica, che i migranti poveri del Nordest che giungevano a Rio de Janeiro fossero responsabili della propria condizione e del proprio fallimento, e che le favelas fossero solo dei grandi concentrati di crimine, violenza e prostituzione, che mettevano in pericolo l’ordine della città e quindi andassero eliminati.24 Questa idea fu il pilastro 106

23

Janice E. Perlman, The myth of marginality: poverty and politics in Rio de Janeiro, Berkeley, Univeristy of California, 1976. Si occupa di argomenti marginali, ha scritto il primo approfondito resoconto della vita nelle favelas, Favela, four decades of living in the edge in Rio de Janeiro, considerato una delle opere più importanti sugli studi urbani globali negli ultimi 30 anni.

24

Perlman, 2002.


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delle politiche rimozionistiche attivate tra il 1968 e il 1975, in piena dittatura militare. Di fatto, questa strategia è stata la prima massiccia risposta pubblica al problema (se si escludono le azioni affidate alle organizzazioni cattoliche negli anni Cinquanta e Sessanta), e ha portato non solo alla demolizione di 60 favelas ed all’allontanamento di centomila persone, ma anche alla persecuzione dei rappresentanti delle associazioni degli abitanti, che si erano più volte mobilitati contro l’attuazione delle rimozioni (Burgos, 1998). I risultati di questi interventi non hanno in alcun modo risolto il problema: la popolazione favelada è cresciuta ugualmente a causa degli alti tassi di immigrazione degli anni Settanta; molte persone costrette a spostarsi dalle proprie case, alle quali vennero offerte nuove sistemazioni, si affrettarono a vendere tutto e a tornare nei luoghi da dove erano state allontanate alla ricerca dei vecchi legami sociali di cui erano state private; molti vissero traumaticamente l’abbandono delle proprie case, e nel giro di poco tempo si trovarono ancora più esclusi dal tessuto cittadino. 2.2 Le favelas di Rio nel Censimento del 2010

Ubicate solitamente sulle colline che caratterizzano la città, le favelas di Rio, con quelle di Sao Paolo, sono le più numerose del Brasile. Quelle più antiche si localizzano nella zona centrale e nei quartieri Nord e Sud, più vicini al centro della città.

25

Fonte: IBGE, 2010. Censo Demografico de Rio de Janeiro.

Nello Stato di Rio sono state censite ufficialmente 1.332 favelas, nella capitale – Rio de Janeiro – 763.25 Queste sono tra loro fisicamente molto diverse. Inoltre, ognuna possiede una sua storia che la distingue in termini sociali, culturali ed etnografici. Esistono favelas di ogni tipo: alcune sono scarsamente popolate, altre caratterizzate da vicoli stretti e pochi spazi aperti per il ritrovo. 107


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“Da fuori sembrano degli immensi formicai umani; donne vanno da un lato all’altro caricando grandi bacinelle piene di qualunque cosa sulla testa o si riuniscono alla fonte dell’acqua per lavare i panni, uomini seduti ai bar conversando o giocando a carte, apparentemente nullafacenti, bambini nudi giocano per terra, si costruisco i loro campi da calcio nelle viuzze. Le case sembrano insicure, appaiono come pezzi di un qualcosa che sta per crollare da un momento all’altro, gli scarichi aperti emanano una puzza nauseabonda, specialmente nei giorni caldi e poco ventilati. Da dentro invece, le cose appaiono completamente diverse. La costruzione delle case esprime conforto ed efficienza, tenendo conto del clima e dei materiali a disposizione. Si mettono in mostra porte e veneziane dipingendole di colori 108

Immagine: Favela Vidigal, Rio de Janeiro.


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vivi, si espongono fiori e piante sulle grate delle finestre. L’arrabattamento e la costruzione dei mobili mostra la volontà di ordine, così come la pulizia di ogni stanza. Gli oggetti sono esposti con orgoglio e affetto. La maggioranza degli uomini e delle donne si alza presto e lavora tutto il giorno, le donne che da fuori si vedono con la cesta sulla testa facilmente lavano tutto il giorno per tener pulito il proprio rifugio, gli uomini che si avvistano seduti al bar probabilmente stanno aspettando l’inizio del turno di lavoro, i bambini che non sempre frequentano la scuola, sembrano svegli e in salute.”26 Immagine: Localizzazione delle favelas, Rio de Janerio, IBGE, 2010 26

Janice E. Perlman, The myth of marginality: poverty and politics in Rio de Janeiro, Berkeley, Univeristy of California, 1976

Come già detto, il primo agglomerato di case sorte alla fine dell’800 ma solo riconosciuto nel 1920 dall’IBGE – l’attuale Morro da Providencìa – ha dato luogo ad un importante 109


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fenomeno di migrazione nel decennio del 1930, provocando un aumento esorbitante della popolazione favelada. Le favelas nelle colline attorno al centro della città offrivano due vantaggi: la comoda localizzazione e il costo nullo del terreno, quindi per molti era la soluzione ideale. A partire da questo, il numero di baracche aumentava incredibilmente: nel 1950 i favelados erano l’8% della popolazione carioca, circa un milione negli anni ’70. Nel 2010 la popolazione residente nelle baraccopoli di Rio è raddoppiata arrivando a 2.023.744.27 Oggi le favelas non sono più considerate come un fenomeno temporaneo, anche se molti governi propongono la rimozione e sostituzione con nuovi sistemi residenziali; in tutta l’America Latina, l’abitazione precaria - cortiço, rancho, favela e villa - è considerata una caratteristica semipermanente del paesaggio urbano che caratterizza la città. Ma la domanda che oggi coinvolge maggiormente la popolazione di Rio de Janeiro, contemporaneamente ai nuovi piani urbanistici che coinvolgono la città carioca28 in previsione dei Mondiali di calcio 2014 e dei Giochi Olimpici del 2016, è sicuramente: che fine faranno le migliaia di persone che vivono nelle favelas, quale sarà il loro futuro? Come ben si sa un governo, in occasioni tanto grandi come quella dei Giochi Olimpici, pensa all’afflusso di turismo che in pochi giorni invaderà la capitale. Come ci si comporta di fronte all’immagine poco salubre della città informale? In che modo si otterrà più sicurezza? Per localizzare i luoghi a rischio rimozione o stravolgimento degli impianti precari, si deve inquadrare la politica geografica del luogo e l’ubicazione delle nuove strutture sportive che si verranno a formare fino alla fine del 2015. La politica geografica dell’America Latina funziona diversamente dalla nostra. Il Brasile è una repubblica 110

27 Fonte: IBGE, 2010. Censo Demografico. Popolazione residente nelle favelas di Rio. 28

Il termine carioca è di origine indigena. I Tamaios che popolavano questa regione nel Cinquecento avevano chiamato così il fiume che, scendendo dalle montagne della Tijuca, a nord, sfocia nella Baia di Guanabara. Il significato della parola carioca è “casa del cascudo”. Il cascudo è un pesce che possiede delle dure squame color argento, molto simili alle armature dei conquistatori portoghesi dell’epoca. In sintesi il termine carioca vuol dire “casa dei portoghesi”.


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federale a sua volta divisa da Stati - 26 più il Distretto Federale con capitale Brasilia - raggruppati per regioni. Lo Stato di Rio si trova nella regione Sud-Est, confinante con lo Stato di Sao Paolo, quello di Minas Gerais e Espìrito Santo, i più popolati di tutto il Brasile. A sua volta è suddiviso in 8 regioni, tra cui quello denominato Grande Rio, con capitale Rio de Janeiro. Suddiviso in 34 regioni amministrative e composto da 160 quartieri, risulta più comodo dividerlo in zone: -- Centro - Si tratta della zona centrale della città, di cui costituisce il nucleo storico. Qui si trovano gli edifici storici ed è sede di molte istituzioni e aziende, miscuglio di moderni grattacieli e antichi palazzi coloniali. -- Zona Sul - La zona sud di Rio è quella più famosa e conosciuta dai turisti. Qui sono localizzate le grandi spiagge e i migliori hotel di Rio de Janeiro. Copacabana, Ipanema, Leblon, ma anche Catete, Flamengo e Botafogo: la zona sud di Rio è la più ricca della città. -- Zona Norte - Da molti considerata la vera anima popolare della città, la vasta e popolosa zona nord di Rio de Janeiro è un luogo che rinchiude gran parte della cultura brasiliana: le grandi scuole di samba, il Sambódromo e lo stadio Maracanã. I numerosi quartieri che la compongono sono tra loro diversi e si distinguono per le forti differenze nei livelli di qualità della vita; storicamente è la zona più povera della città, anche se alcuni quartieri sono di classe medio-alta. -- Zona Oeste - Si tratta della zona di espansione urbana della città. In continua crescita, la zona ovest di Rio comprende le spiagge e i ricchi quartieri di Barra da Tijuca e Recreio dos Bandeirantes, ma anche molti quartieri poveri, tra le quali la famosa Cidade de Deus. La Cidade maravilhosa - città meravigliosa - è il soprannome che gli abitanti brasiliani danno alla città carioca, ricca 111


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Zona Norte Zona Centro

Zona Oeste

Zona Sul

di cultura, tradizioni e dalla doppia faccia: ricchezza e precarietà, quartieri agiati e favelas, bianchi e neri, morro e asfalto, benessere e violenza. Il contrasto netto è nell’anima stessa di Rio29, la città per alcuni più bella del mondo.

29

Andrè Filho scrive e compone la canzone Cidade Maravilhosa per il carnevale 1935, elogiando la bellezza e la ricchezza della gente che la vive. Immagine: Divisione per punti cardinali della città.

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3. LE OLIMPIADI DEL 2016 E IL PROGETTO VINCITORE AECOM, Parco olimpico, BRT, passerella olimpica. La grande popolarità del calcio e dello sport nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza, in ogni angolo del mondo c’è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi.30

30

Zdenek Zeman

31 Guilherme Macedo, Vencedor concurso Parque Olimpico: Olimpiadas Rio 2016, Projeto blog.com. br, 02/09/2011. 32 OLIMPIC PARK: Get to know the winning project of the Urban General Plan. www.rio2016.com 22/08/2011.

Il prefetto della città di Rio, Eduardo Paes, ha annunciato i vincitori del concorso giovedì 18 agosto 2011, presentando il progetto come il migliore tra i tanti concorrenti. Per l’occasione, il progetto è stato presentato di fronte al Ministro dello sport Orlando Silva, al presidente del Comitato Olimpico Carlos Arthur Nuzmann e al presidente dell’impresa Olimpica Maria Silvia Bastos.31 Lo studio inglese che ha vinto il concorso per il Parco Olimpico si ritiene molto fortunato per la seconda occasione che gli si è presentata in ambito sportivo. Adam William e Bill Hanway, affiancati da una numerosa equipe, hanno raccolto nel loro progetto tutte le richieste inserite nel bando del 2009, presentando il Piano Generale Urbanistico come occasione di rivitalizzazione dell’area, ricca di opportunità per il futuro. Infatti, il bando di concorso emesso richiedeva, oltre al progetto per l’evento sportivo, anche un’ipotesi di ampliamento, da effettuarsi entro il 2030, per sfruttare al massimo l’area interessata. Secondo IAB (Brazil’s Architects Institute), il progetto vincitore si è distinto agli occhi della commissione giudicatrice “per il concetto operativo, l’accesso separato per gli atleti e gli spettatori, la logistica del sistema di trasporto, la fattibilità di esecuzione e una soluzione esclusiva per il parcheggio. Questo progetto sarà lasciato alla città a Olimpiade finite, i punti salienti faranno fede alle leggi di tutela dell’ambiente, alla fattibilità di manutenzione e alla conservazione della laguna”.32 113


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3.1 Il progetto per le Olimpiadi

I giochi olimpici si svolgeranno in tutta la regione di Rio, suddivisi in quattro quartieri che modificheranno il loro tessuto urbano.

Gli stessi architetti che hanno partecipato al progetto del Parco Olimpico di Londra saranno responsabili della progettazione urbanistica del brasiliano Olympic Park, il dispositivo principale per i Giochi del 2016.33 Sono stati presentati alla commissione dei Giochi 59 progetti provenienti da 18 paesi dei cinque continenti, ma ancora una volta gli inglesi William Adam e Bill Hanway hanno dimostrato le loro capacità mettendosi in discussione anche in una terra così lontana dalla loro, presentando il progetto per le Olimpiadi e la successiva immagine che renderà il territorio un quartiere residenziale. Il Parco sarà il cuore dei Giochi Olimpici e Paraolimpici di Rio 2016, occupando una superficie di 1,18 milioni di metri quadrati nella zona dov’era collocato, prima dell’inizio dei lavori, il circuito automobilistico di Jacarepagua.34 Si disputeranno 15 sport olimpici e 11 paraolimpici, ma 114

Immagine: Logo ufficiale delle Olimpiadi di Rio 2016. 33

Lydia Gismondi, Arquitectos de Londres ganham concurso urbanistico para Rio 2016, globoesporte. globo.com 19/08/2011.

34

Il nuovo progetto si sposta nel quartiere di Deodoro. Il terreno si sviluppa su 2,1 milioni di metri quadrati, ma ne verrano utilizzati solo il 22% per costruire il complesso. Nel progetto sono previsti anche una pista di allenamento, un pista di kart e uffici di gestione. Rio em 5 anos (2011-2016).


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l’idea è che, entro il 2030, il 40% della stessa superficie sarà trasformata in Olympic Training Center (OTC) e il 60% utilizzata in nuove imprese – residenziale, commerciale e aree verdi.35

Immagine: Render del progetto vincitore del Parco Olimpico. 35 Vencedor Concurso Parque Olimpico: Rio 2016, www.projectoblogspot.com.br

I giochi non si svolgeranno solo nel quartiere Barra da Tijuca, situato a sud della città, ma gli impianti sportivi saranno sparsi sul territorio, dividendosi in 4 grosse aree di competizione: Barra da Tijuca, Copacabana, Deodoro e Maracana. 115


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Le quattro regioni saranno collegate dal nuovo sistema di trasporti in costruzione; la BRT (Bus Rapid Transit) arricchirà le aree di nuove autostrade, la Transcarioca, lunga 39 km che collegherà Barra da Tijuca con l’aeroporto internazionale, della Transoeste, 56 km da Barra da Tijuca a Santa Cruz e dalla Transolimpica, 26 km da Barra a Deodoro. Questo nuovo impianto permetterà finalmente di collegare la Zona Oeste, scarsa di infrastrutture, al centro cittadino, ben servito da metropolitana e bus. Barra Da Tijuca. La regione Barra accoglierà nella sua insenatura le strutture più importanti dei giochi. Il Riocentro e Villaggio Olimpico, il Parco Olimpico di Rio, l’IBC / MPC e i complessi che ospiteranno i Media, sono tutti situati in questa regione. La struttura più importante è l’Olympic Training Center (OTC) vicino al Villaggio Olimpico e Paralimpico. Dopo i Giochi, l’OTC offrirà una formazione di 40.000 m2 di 12 sport olimpici, 116

Immagine: I 4 quartieri che ospiteranno le competizioni olimpiche, Rio de Janeiro


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oltre a un laboratorio di ricerca nei settori della nutrizione, Fisioterapia, Medicina Clinica dello Sport; un complesso senza precedenti in Sud America. Un altro punto focale sarà il Campo da Golfe, localizzato sull’istmo di fronte al parco Olimpico, utilizzando la geomorfologia naturale del terreno. Al termine delle gare, le installazioni saranno pubbliche, incoraggiando così anche i locali a praticare sport. Copacabana. È uno dei quartieri più famosi della città. Situato nella zona sud di Rio de Janeiro, dispone di una bella spiaggia a forma di mezzaluna che si estende per quattro chilometri ed è una delle cartoline più importanti della città.36 La domenica, il Viale Atlantico - Viale lungomare - ha vicoli chiusi alle auto, in modo che i residenti e visitatori possano godere della piacevole atmosfera di mare. Le famiglie e le persone di tutte le età possono praticare sport, fare il bagno in mare o semplicemente divertirsi: questo è lo spirito di Copacabana. Con spiagge di fama mondiale, belle montagne e punti di riferimento come il Pao de Açucar - Pan di Zucchero - e Corcovado, la regione Copacabana sarà il luogo ideale per le competizioni di strada. I principali sport che qui si svolgeranno sono divisi in località ben precise: nel parco del Flamenco, la Laguna e Marina da Gloria nella Baia di Guanabara ospiteranno le gare di atletica (corsa a piedi), in bicicletta (Road), sport acquatici (nuoto Marathon), Triathlon, vela, beach volley, canottaggio e canoa (velocità).37 Il restauro e la tutela del patrimonio ambientale unico della regione, tra cui le baie e canali, sono una priorità per la città: la laguna sarà completamente rinnovata e aumenterà il tasso di qualità delle acque del mare.

36

Wikirio.com.br/Copacabana.

37

www.rio2016.org/os-jogos/mapa-de-competicoes.

Deodoro. Situato nella zona ovest di Rio, la Regione Deodoro ha la più alta percentuale di giovani all’interno dell’area metropolitana. Le linee dei treni al centro della città e in altre parti del borgo si legano alla Regione Rio Olympic. 117


Barra Da Tijuca



Copacabana



Deodoro



Maracan達



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Immersa nel verde, questa regione ospiterà diversi sport tra cui ippica, tiro, hockey, il Parque Radical do Rio ospiterà ciclismo, canottaggio e mountain bike. La costruzione di impianti in questa regione per la Pan American Games Rio 2007 ha portato alla partecipazione attiva dei giovani in vari sport. Questa partecipazione è ancora più evidente con le nuove strutture che verranno realizzate per i Giochi del 2016.38 Maracanã. È proprio qui, nello stadio più famoso di Rio, che si celebreranno le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici 2016. Posizionata a nord della città, a due passi dal centro, la regione di Macarana comprende due dei luoghi più famosi di Rio: Macarana Stadium e il Sambodromo, che ospiteranno rispettivamente il calcio e l’atletica leggera. Il Gymnasium Maracanazinho ospiterà le competizioni di pallavolo. Novità per le Olimpiadi è il rugby, allo stadio di Sao Januario; le sfide di atletica nello stadio di Joao Havalange, uno dei più moderni e famosi del Brasile. Inoltre la regione, che si affaccia sulla Baìa de Guanabara, si avvale del Porto Fluviale della città, parte di grandi progetti di rivitalizzazione, che nel 2015 sarà pronto ad ospitare molti più transatlantici di quelli che già lo affollano. L’utilizzo delle strutture esistenti e le nuove costruzioni che popoleranno la città, le daranno una nuova vita. I Giochi Olimpici e Paraolimpici di Rio del 2016 “rappresentano un’opportunità unica per la promozione del turismo nel Paese, non solo per la città di Rio de Janeiro ma per tutto il Brasile. Inoltre, questi eventi si tramutano in un’occasione eccezionale di crescita e sviluppo, grazie al programma di lavori pubblici non solo sulla rete di trasporti, telecomunicazioni e servizi, ma anche sulle strutture ricettive e, naturalmente, sugli impianti sportivi.”39

126

38

Ibidem.

39 Intervista a Flavio Dino, Presidente di Embratur, Istuituto Brasiliano del Turismo. La nuova vita di Rio de Janeiro, La Stampa, 31/07/2012.


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3.2 Il progetto vincitore

Il nuovo Parco Olimpico occuperà la zona dell’Autodromo nel quartiere Barra da Tijuca. L’elemento principale è la passerella olimpica che divide il lotto in due parti, quella sportiva e quella funzionale.

Il Parco occuperà un’area di 1,18 milioni di metri quadrati, dove sono già iniziati i lavori di smantellamento dell’Autodromo di Jacarepaguà - il nuovo Autodromo sarà spostato nella zona di Deodoro.40 Le due immagini seguenti sono le tavole del Piano presentate dallo studio Inglese; si nota come in 15 anni la zona dovrebbe capovolgere la sua identità, trasformandosi principalmente in un quartiere residenziale mantenendo però le strutture sportive, per offrire ed invogliare i cittadini a frequentare la zona e praticare attività sportiva.

40 Luiz Ernesto Magalhaes, Deodoro ganharà autodromo-parque em 2012, OGlobo, 23/09/2011.

L’elemento che salta all’occhio è la passerella che divide a metà la superficie, raggiungendo la zona live, estremità circolare, dove si ha l’occasione di seguire le Olimpiadi in diretta su maxi schermi. Il Passeio Olimpico - Via Olimpica - è la grande strada che riprende i motivi e le decorazioni dei marciapiedi a onda con i mosaici in bianco e nero tipici della città di Rio.41 Questa renderà facilmente accessibili tutte le aree del parco, dal Villaggio Olimpico a quello per i Media alle aree delle competizioni.42

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La calçada portuguesa o pedra portuguesa è il nome del tipo di rivestimento utilizzato per gli spazi aperti e percorsi pedonali. È nata in Portogallo 1498 ( Wikipedia).

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La calçada portuguesa o pedra portuguesa è il nome del tipo di rivestimento utilizzato per gli spazi aperti e percorsi pedonali. È nata in Portogallo 1498 ( Wikipedia).

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Immagine: Progetto vincitore, masterplan 2016.

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XXI SECOLO: POLITCHE DI RIMOZIONI AI MARGINI

Immagine: Progetto vincitore, masterplan 2030.

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La Passerella divide appositamente la superficie in due parti; in quella di destra si concentrano la maggior parte delle strutture sportive, mentre in quella a sinistra si trovano l’area di stazionamento delle linee degli autobus, il centro di trasmissione internazionale (IBC) e le aree dedicate ai media. È proprio in quest’area che nascerà il progetto per il 2030. Infatti osservando le due planimetrie la parte di sinistra sarà completamente rivoluzionata, con la costruzione di edifici occupati da uffici lavorativi, residenze, spazi per il tempo libero e abitazioni convenzionate per i lavoratori. 130

Immagine: Passerella Olimpica.


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3.3 La BRT: il piu’ grosso intervento degli ultimi tempi

Le nuove infrastrutture che saranno costruite in occasione dei giochi olimpici metteranno in collegamento i 4 quartieri e alcune zone, situate ad ovest, che prima erano completamente scollegate.

Con aspettative da 10 a 15 milioni di turisti e un progetto di queste dimensioni, è necessaria un’integrazione viaria complessa. Nasce così la BRT (Bus Rapid Transit), il progetto di connessione tra il centro della città di Rio con le aree interessate dalle competizioni. Le poche linee metropolitane che interessano la città, saranno integrate da grandi autostrade che taglieranno la città e permetteranno il suo attraversamento nella metà del tempo impiegato fino ad oggi.43 Il progetto BRT, o Ligeirão, consiste nella costruzione di tre autostrade: la Transcarioca, la Transoeste e la Transolimpica e opere di manutenzione e allargamento per quanto riguarda Avenida do Brasil. Il nuovo flusso dei veicoli permetterà una diminuzione del 30% del traffico giornaliero che invade la città.

43 Transcarioca: irregularidades e remoçoes em obras Olimpicas, rioonwatch.org.br

Collegando Barra da Tijuca e il Parco Olimpico con l’Aeroporto internazionale, l’autostrada Transcarioca è il progetto più impattante che la città di Rio de Janeiro sta affrontando in questi anni per la Coppa di Calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016. I suoi 39 km per 45 metri di larghezza e le sue 45 stazioni di bus, offriranno un servizio giornaliero 24h su 24 a 400.000 passeggeri al giorno, diminuendo del 60% il tempo di viaggio tra Barra e l’aeroporto. La linea esclusiva progettata per gli autobus articolati - ciascuno con la capacità di almeno 160 passeggeri - inaugura un nuovo 131


XXI SECOLO: POLITCHE DI RIMOZIONI AI MARGINI

concetto di trasporto pubblico in città, integrando anche la metropolitana, i treni, le stazioni degli autobus e piste ciclabili. Il progetto prevede la costruzione di 46 stazioni, 4 gallerie, 10 viadotti e 9 ponti. La Transcarioca cambierà decisamente il panorama dei siti attraverso cui passa, tra cui nuovi marciapiedi, guardrail, piazze e illuminazione pubblica. Si stima che i lavori di costruzione termineranno nel 2014.44 I 26 chilometri che collegano il quartiere di Deodoro a Barra da Tijuca, lungo la BRT Transolímpica farà di più che ridurre i tempi di pendolarismo degli atleti del 2016. A differenza delle altre due superstrade in costruzione - Transoeste e Transcarioca - servirà anche come una superstrada per le auto, priva di incroci e semafori. Dovunque passa, la 132

Immagine: Impianto della integrazione alla Metro.

nuova

BRT

con

44 OGlobo, Transcarioca terà trecho Barra-Taquara inaugaurado em 2013, 18/10/2012


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Transolímpica promuoverà anche l’urbanistica della zona circostante. La costruzione consisterà inoltre in nuove corsie spianate, a nove chilometri dalle strade marginali, ampi marciapiedi e passaggi pedonali per la priorità riservata ai pedoni, oltre a piste ciclabili che collegano un circuito già esistente. I lavori termineranno all’incirca nel 2015.45 La superstrada Transoeste invece, collegherà il quartiere Barra da Tijuca a quelli di Santa Cruz e Campo Grande. Con i suoi 56 km e 53 stazioni apposite per la BRT, la Transoeste ridurrà decisamente il tempo medio per gli spostamenti nella zona occidentale di Rio de Janeiro. I lavori includono l’apertura di una galleria in Serra da Grota Funda, si prevedono di asfaltare 255.00 m2 e di installare 3.650 nuovi punti luce.

45 Learn more about Transolimpica, www.cidadeolimpica.com

133


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4. RIMOZIONE NEI QUARTIERI OLIMPICI Impianto complesso, limitrofo, insicurezza, demolizione, ricollocamento. l mio è un invito deciso. Un messaggio da quello spazio al margine, che è il luogo di di creatività e potere, spazio inclusivo, in cui ritroviamo noi stessi e agiamo con solidarietà. Incontriamoci lì. Entrate in quello spazio e vi accoglieremo come liberatori.46

Una volta analizzate le aree di pertinenza delle nuove strutture olimpiche, si nota che anche queste sono caratterizzate dalla presenza di insediamenti informali e le loro caratteristiche mettono in dubbio, secondo la prefettura, la sicurezza e l’immagine delle aree di competizione. Nelle quattro regioni sono state prese in considerazione le aree degli insediamenti più vicini o visibili dai campi olimpici, che dal 2009 sono al centro delle discussioni di rimozione. Per ogni regione si è analizzato un insediamento, secondo le caratteristiche definite dall’IBGE per l’identificazione di una favela. Le caratteristiche principali analizzate per ognuna sono: -- Localizzazione; -- Grandezza; -- Accessibilità; -- Margini; -- Dinamiche di insediamento; -- Politiche di rimozione. Analizzando queste caratteristiche, si è poi individuato un esempio specifico molto interessante dal punto di vista della partecipazione della popolazione a riguardo delle politiche di rimozione; infatti la favela di Vila Autodromo è il caso più interessante di progettazione partecipata e di resistenza all’allontanamento dei suoi abitanti. 134

46

Bell Hooks


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4.1 RIMOZIONE DELLE FAVELAS vs. OLIMPIADI 2016

Entro la fine del 2013 sarà almeno il 6% del suolo occupato dagli insediamenti informali ad essere smantellato; il progetto di rimozione in occasione di questo evento comporta l’allontanamento dei cittadini in condomini lontani dalla propria terra di ubicazione, quasi sempre in aree marginali e mal collegate con il centro, compromettendo loro il posto di lavoro e la fruizione dei servizi pubblici.

Dal 2009 non si fa altro che parlare del grande evento sportivo che, dopo Londra, sarà ospitato dalla città sud americana; giornali e siti web non fanno altro che pubblicare i continui progetti e lo stato di avanzamento dei lavori per le Olimpiadi 2016 che stanno coinvolgendo la città di Rio in questi anni. Ciò nonostante non è ancora un argomento diffuso, se non per valorizzare le sfide tra architetti di tutto il mondo che si sono messi in gioco “per chi riqualificherà meglio quella zona piuttosto che un’altra” o “chi riuscirà meglio a nascondere le problematiche della città”.

47 Rio de Janeiro, il fururo gioca in casa, LaStampa 08/10/2009. 48

Rioonwatch, Relatos das favelas cariocas. Resumo das remoçoes no Rio Olimpico. 21/05/2011.

Ci saranno più di 100.000 persone direttamente coinvolte nell’organizzazione, tra cui 70.000 volontari, e milioni di turisti raggiungeranno la città, il paese e il continente.47 Per ricevere tutti questi ospiti, Rio subirà una trasformazione, ma senza mai perdere lo spirito e l’energia di Rio in Brasile, che infetta tutti, o quasi. Infatti dal mese di ottobre 2009, per le nuove strutture Olimpiche più di 68.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case. Decine di migliaia di persone saranno ancora nel mirino. Rimozione forzata non deve essere confusa con il re-insediamento, il primo non è consensuale in natura e viola le leggi locali, statali e federali, nonché i diritti umani ampiamente difesi.48 Nell’aprile del 2010 ci fu un dibattito, organizzato dal Consiglio 135


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Regionale dell’Economia, dal titolo: “Megaeventi sportivi: sistema di monitoraggio, partecipazione e prevenzione delle rimozioni”.49 Durante le due ore di dibattito, risultò chiaro che tutti, o quasi, gli abitanti delle baraccopoli vivono ogni giorno atti di violenza, intollerabili e inaccettabili. Tutto il discorso si è basato sul costo del mantenimento di zone totalmente inadeguate e insalubri; il documento che è stato presentato ai partecipanti trattava di un’indagine di interventi previsti per la costruzione di strutture ed infrastrutture che sarebbero state obbligatorie per la buona riuscita dei Giochi, ma che avrebbero modificato il territorio della città. La BRT, Bus Rapid Transit, con le sue enormi autostrade, raderebbe al suolo più di 30 favelas, di intralcio alla nuova rete di trasporti. Le nuove strutture sportive o quelle esistenti che si utilizzeranno, sono vicine ad insediamenti che potrebbero risultare pericolosi a turisti e sportivi. Ad esempio il progetto di costruire un teleferico che porta al Morro da Providencia, costruzione necessaria a fini turistici, per offrire una vista mozzafiato della città, costerà 100 mila Reais. Per la prefettura quindi, è indispensabile considerare l’opportunità di rimuovere o trasferire l’agglomerato urbano, piuttosto che pensare ad un progetto di risanamento della stessa.50 Al concludersi delle Olimpiadi di Londra, addirittura il New York Times critica alcuni progetti di smantellamento di favelas a Rio.51 In particolare esamina il caso del Morro da Providencia, la favela più antica della città. Secondo la pubblicazione, il piano di rivitalizzazione dell’area ingloba questa ed altre favelas, facendo si che le persone siano sfrattate dalla propria casa senza possibilità di discussione. Se la prefettura di Rio decidesse di smantellare la favela più antica, seguirebbero in seguito processi di rimozione infiniti.52 In questo caso, i cittadini, andranno a vivere in un condominio vicino alla montagna di residenza, vedendo 136

49 Conferenza: Megaeventos esportivos: sistema de monitoramento, participação e prevenção aos despejos, 29/04/2010. 50 http://www.caoscarioca.com.br/2010/remocaode-favelas-vs-olimpiadas-2016. 51

Carla McCarthy, NYT CRITICA RIO DE JANEIRO POR DESPEJO DE FAVELADOS PARA OLIMPÍADAS 2016. Apparso nella sezione Gazeta News, 18/08/2012.

52

Ibidem.


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le loro case essere abbattute e sostituite da un piano di rivitalizzazione dell’area che comprende la costruzione di un centro sportivo e da due stazioni del teleferico.53 Ma altri esempi quotidianamente saltano all’occhio, tra elicotteri che volano basso per il controllo dei favelados o irruzioni violente della polizia per stabilire ordine e ripulire gli slums più pericolosi.54 Secondo un articolo uscito su UOLNoticiàs55, la popolazione che abita le favelas continua a credere nelle giustizia, ma sa molto bene come le forze armate potrebbero entrare in qualunque comunità in zona a rischio, e espellere una famiglia alla volta in poche ore. Potrebbe essere un bene, perché la presenza delle forze dell’ordine ridurrebbe notevolmente i traffici di droga e le violenze, ma potrebbe dall’altro lato verificarsi una rivolta da parte della comunità che non lascerà facilmente la propria casa. La politica di rimozione in atto ora nella cidade maravilhosa, ha causato un grande sconforto tra i cittadini, e stima ancora fino al 2016 la rimozione di migliaia di famiglie. Quella che, per Simon Romero, è la più ridicola risulterebbe la motivazione di rimozione della favela Metro, vicino allo stadio di Maracana: al posto delle abitazioni sorgerà un parcheggio che servirà gli spettatori, mentre non ci saranno modifiche per le oficinas dos autoprodutos.

53

Youtube, 10/08/2012.

Providencia:

115

anos

de

luta.

54 Katerina Bezgachina, Brazil’s slum housing needs local solutions and long-term renovation. In The Guardian, 3/01/2013. 55 Simon Romero, As favelas sao obstaculo para os grandes planos do Brasil para as Olimpiadas, 06/03/2012. UOLNoticiàas Intenacional. 56 La legge brasiliana si sta adattando ai Giochi Olimpici, non i Giochi alla legge. Professore di Diritto alla Universidade Federal do Rio.

“A lei brasileira está se adaptando para a realização dos Jogos, não os Jogos estão se adaptando à lei” dice Alex Magalhães56; le organizzazioni formate dai residenti delle favelas stanno seguendo la legge e presentando tutti i documenti previsti e richiesti dalle autorità. Secondo ciò che scrive Amnesty International, gli organizzatori olimpici dovrebbero esortare le autorità brasiliane per interrompere forzatamente gli sfratti di migliaia di persone in tutta Rio de Janeiro. Le organizzazioni che lavorarano a stretto contatto con le comunità hanno 137


XXI SECOLO: POLITCHE DI RIMOZIONI AI MARGINI

affermato che costringono le famiglie ad allontanarsi senza un adeguato preavviso con i diretti interessati, senza offrire adeguati alloggi alternativi, violando le leggi brasiliane gli impegni internazionali dei diritti umani.57 E continuano dicendo: “Gli organizzatori olimpici dovrebbero usare la loro influenza per porre fine a questa pratica ora, prima che sia troppo tardi. Il CIO non deve essere complice di violazioni dei diritti umani svolte in suo nome, e dovrebbe condannare pubblicamente e inequivocabilmente tutti gli sgomberi forzati a Rio de Janeiro”.58 Sebbene i funzionari continuino a sostenere che gli sgomberi non siano forzati e che tutte le famiglie siano adeguatamente ricompensate, le ricerche effettuate sul campo da ONG, organizzazioni internazionali e difensori pubblici dell’Ufficio di Rio, dimostrano il contrario. In un video apparso il 26/04/201159 per le Nazioni Unite, mostra Raquel Rolnik, urbanista brasiliana e relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’alloggio adeguato, parlare delle politiche di rimozione che avvalgono diverse città del Brasile, in funzione dei lavori per i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016. La mancanza di trasparenza nelle azioni da parte del potere pubblico, la mancanza di dialogo e la discussione sui progetti che precedono le rimozioni e la speculazione a causa della futura rivalutazione della terra sono alcuni dei punti che Raquel evidenzia, affermando anche che il Brasile può ancora cambiare rotta. Ad esempio parlando direttamente con le persone interessate, proponendo compensi che garantiscano un’alternativa adeguata. 57

Amnesty International, Brazil: Forced evictions must not mar Rio de Janeiro, 14/11/2011.

58

Ibidem.

59 Youtube, ONU denucnia violaçao de diretos humanos na remoçao de familia em obras de Copa e Olimpiadas, 27/04/2011.

138


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4.2 Maracanã e la favela Metro-Mangueira

La favela situata a soli 500m dallo stadio di Maracana, dove si svolgeranno le cerimonie di apertura e chiusura della manifestazione, rischia di diventare un parcheggio. 107 famiglie sono già state allontanate e altrettante case smantellate.

Lo stadio di Maracanã è il ritrovo per la celebrazione dell’apertura e chiusura dei Giochi Olimpici, quindi uno dei luoghi più importanti della manifestazione. Se si analizza la mappa, i confini di questa regione risultano ricchi di insediamenti informali , localizzati al margine nord. Analizzando la regione, notiamo come questa sia contraddistinta dalla stazione ferroviaria MANGUEIRA e quella della metropolitana MARACANÃ, collocate rispettivamente a 620 e 250 m. A ridosso della stazione ferroviaria Mangueira, dalla planimetria ottenuta da Google Maps, si nota un insediamento informale, che si sviluppa lungo la linea ferroviaria, segnalata sull’immagine con il colore rosso. Dall’immagine infatti risulta essere molto prossima allo stadio e quindi scomoda alla vista e alla sicurezza. È per questo che Metro-Mangueira, essendo così limitrofa, è nella lista delle favelas da rimuovere.

Immagine pagina seguente: Confini della regione di Maracana; sono evidenziati i confini della favela e le distanze dallo stadio.

Metro-Mangueira, occupa uno spazio di 21.770 m2, si estende per una lunghezza di 672 m e per una larghezza che varia da 53 a 18 m, è delimitata a nord dalla ferrovia e a sud da grandi infrastrutture viarie, che collegano il nord di Rio, con il centro. Questa comunità esiste da 34 anni, dalla costruzione della 139




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stazione della metro di Maracanã. Alcuni abitanti del nord vennero in città per lavorare alla costruzione della fermata della metro e furono i primi a costruirsi le proprie case al lato del cantiere. Col tempo si è allargata ed evoluta, ospitando un totale di 700 famiglie. Secondo le persone che la abitano/abitavano, non c’è mai stato traffico di droga o eventi di violenza da parte dei suoi abitanti, e la vita li era sicuramente migliore che nei condomini dove sono stati spostati con la forza.60 Nell’ottobre/novembre 2010, la Prefettura entrò nella favela obbligando i suoi abitanti ad allontanarsi dalle proprie abitazioni, causa costruzione di un parcheggio.61 107 famiglie non resistirono alle intimidazioni della polizia e furono spostati nel condominio Varese costruito per il progetto Minha Casa Minha Vida, nella zona Cosmos – 70 km di distanza e due ore di treno.62 Un secondo ingresso, ricollocò altre 300 famiglie, che riuscirono grazie all’aiuto del Defensoria do Estado do Rio e Pastoral das Favelas, nel condominio Mangueira, costruito nella stessa regione di nuovo dal progetto Minha Casa Minha Vida nel 2011. Durante questi ingressi gli alloggi che rimasero vuoti, furono completamente distrutti lasciando dei vuoti incredibili all’interno dell’insediamento. Nell’ultimo anno, la restante popolazione di mangueira sta aspettando la distruzione totale dell’insediamento prevista per la fine del 2013, e il collocamento nel nuovo condominio Mangueira II. La preoccupazione maggiore è che la costruzione del nuovo condominio sta andando a rilento e ciò potrebbe causare uno sfollamento di più di 300 famiglie che non saprebbero dove alloggiare.63 Quello che sta succedendo nella Favela do Metro è uno scandalo locale e internazionale; non c’è da stupirsi che i media abbiano sotterrato il caso, molte di queste comunità 142

60 Rioonwatch, Theresa Williamson, A remoçao lenta e sofrida da favela Metro-Mangueira. 08/05/2012. I nuovi condomini destinati a queste famiglie si trovano a più di 70 km di distanza e il tempo di percorrenza per raggiungere il centro è 10 volte maggiore rispetto a quello dalla stazione della metro. 61

Ibidem.

62

Fonte: Programa Minha Casa Minha Vida.

63 Rioonwatch, Theresa Williamson, A remoçao lenta e sofrida da favela Metro-Mangueira. 08/05/2012.


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risultano essere in situazioni simili o peggio. Lo stesso però non è stato fatto dalla stampa nazionale o dagli stessi cittadini che ogni giorno manifestano i lori diritti.64

Immagine: Metro-Mangueira vista da Rua Sao Francisco Xavier 64

Simon Romero, Favelas sao obstaculo para os grande planos do Brasil para as Olimpiadas. UOL Internacional, 06/03/2012.

Immagine pagina seguente: Schema dell’impianto di Metro-Mangueira.

Lo schema nella pagina seguente illustra l’impianto generale dell’insediamento, mettendo in evidenza quali siano i suoi margini fisici - ferrovia e strada carrabile - quali i suoi confini e la viabilità interna. Naturalmente quelli segnalati sono quelli percorribili con l’auto ma tra le abitazioni ne esistono un’infinità, non segnalati sulla mappa. All’interno di questa favela, il verde non esiste, non si nota la presenza di aree di svago, solo una piazza collocata al centro tra i due ingressi: l’unico spazio libero e di incontro per gli abitanti, collocata nella parte sud-ovest all’altezza dei due ingressi frontali. 143


XXI SECOLO: POLITCHE DI RIMOZIONI AI MARGINI

144


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4.3 Copacabana e Morro Dos Cabritos

Morro dos Cabritos, sulla collina che sorge di fronte alla spiaggia di Copacabana, è ben visibile e rischia lo smantellamento insieme alla sua vicina Tabajaras.

Il famoso bairro di Copacabana è conosciuto per le sue splendide e lunghe spiagge, i suoi alti e lussuosi hotel e un paesaggio mozzafiato. In questo quartiere molte saranno le competizioni organizzate per le Olimpiadi, soprattutto quelle all’aria aperta, come il ciclismo, la maratona, la vela ed il beach volley. L’unico stabile che sarà realizzato è quello che ospiterà le competizioni del beach volley, sulla spiaggia più famosa al mondo. Esaminando la planimetria soprastante, notiamo come il paesaggio caratteristico della regione presenti più conformazioni geografiche: il mare, la pianura e la montagna. È proprio per questo che le competizioni di strada si svolgono qui; sport diversi per paesaggi diversi. Nonostante la bellezza e il tanto turismo che arriva nella zona sud della città, qui la criminalità e la paura tra gli abitanti è elevata.

Immagine pagina seguente: Il quartiere di Copacabana; evidenziati i confini della favela e la distanza dalle competizioni

La favela Morro dos Cabritos - letteralmente collina delle capre - è a ridosso della montagna, sviluppando la sua crescita in altezza. È proprio la sua caratteristica principale, lo sviluppo in altezza, che può provocare il suo declino. Infatti, ben visibile dalla spiaggia, l’insediamento rischia la rimozione. I suoi abitanti si stanno battendo per evitare la distruzione delle loro case. Molto di più rischia Tabajaras, la favela limitrofa che giunge fino al cimitero. Le due insieme si stanno organizzando e fondarono l’associazione TabajarasCabritos sem Remoçoes - Tabajaras-Cabrito senza rimozioni. 145




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L’area occupata dal Morro dos Cabritos è di 119.220 m2, per una lunghezza massima di 528 m e una larghezza che varia da 469 a 192 m2. La comunità, insediatasi nel 1925 ai piedi della montagna, conta ad oggi 2.602 abitanti, 888 abitazioni e la media di abitante per abitazione è di 2,9 persone.65 Ad oggi già 140 famiglie hanno lasciato la favela, su incitazione dell’ordine di polizia.66 L’impianto generale della favela risulta abbastanza complesso. Una sola via carrabile attraversa l’insediamento, tutti i percorsi interni non sono asfaltati ma pericolosi e ripidi, che si sviluppano tra le baracche che spuntano una sull’altra. Di solito, quelle costruite in altezza, mostrano l’avanzamento dei lavori nel tempo, le case edificate sopra le altre, generalemnte appartengono alla stessa famiglia che col tempo si è allargata, avendo bisogno di spazio. Si notano così differenze cromatiche, di materiale e tecnologiche.

148

Immagine: Morro dos Cabritos, panoramica. 65

IBGE, Censo Demografico 2010. Domicílios particulares ocupados em aglomerados subnormais - Região Sudeste – 2010, p. 131.

66

Vera Araujo, Tabajaras e Cabritos: moradores à espera de projetos, mas com medo de remoçao, 11/01/2010. Oglobo.

Immagine pagina seguente: impianto di Morro dos Cabritos.


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4.4 Deodoro e fa Favela Do Muquiço

Ad ovest della città e a due passi dalla fermata della metro Deodoro, sorge la favela do Muquiço, in processo di smantellamento per la nuova costruzione della BRT e lo spostamento nel parco limitrofo dell’autodromo.

Il quartiere di Deodoro si trova nella parte ovest della città. Nei prossimi anni sarà caratterizzato dalla completa trasformazione del parco che lo contraddistingue a nord, Parque Ricardo de Albuquerque; infatti è proprio lì che l’Autodromo, ora in fase di smantellamento nel quartiere di Barra da Tijuca per ospitare il nuovo Parco Olimpico, troverà spazio. Quest’area ospiterà l’hockey, l’ippica e il tiro. Tutte competizioni che si svolgeranno all’aperto e distano a meno di un kilometro di distanza dalla favela di Muquiço.67 Inoltre le nuove infrastrutture della BRT saranno costruite a pochi centinaia di metri dall’area occupata dall’insediamento. Questo porterà a più intensificate rimozioni nei dintorni. Moquiço occupa un’area di 28.400 m2 e si posiziona proprio al lato del confine del quartiere Deodoro. L’area è delimitata a nord da un rio, mentre su tutti gli altri da strade carrabili da 8 a 15 metri. Gli accessi all’area sono posizionati in modo da servire tutta la superficie, le vie all’interno non sono molte, ma utili per raggiungere tutti gli spazi. Il raggiungimento di questa favela, sebbene lontana dal centro è permessa grazie alla stazione della metropolitana Deodoro, a soli 300 m.

150

65 http://www.rio2016.org/os-jogos/mapa-decompeticoes.

Immagini pagine seguenti (In ordine di apparizione): Nuovo Autodromo, Deodoro; Area di Deodoro, evidenziata l’area occupata dalla favela; Schema dell’impianto della favela Muquiço, Deodoro.





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4.5 Barra Da Tijuca e la Favela Vila Autodromo

Vila Autodromo, divisa dal prossimo parco olimpico da un muro, conta 350 abitazioni. La paura dei suoi abitanti è quella dello smantellamento. Per questo motivo hanno risposto con un Piano Popolare che rivitalizzerà la zona, presentandolo alla prefettura.

Ad ovest della città verrà costruito il Parco Olimpico, che modificherà radicalmente il quartiere di Barra da Tijuca, nella penisola che si affaccia sulla laguna. Dalla mappa sottostante, è visibile come Vila Autodromo sia adiacente al muro che la divide dall’Autodromo, ora in corso di smantellamento per la costruzione del nuovo Parco Olimpico. La favela è delimitata a nord da un piccolo rio e da Avenida Abelardo Bueno, a est dal muro dell’Autodromo. La regione di Barra da Tijuca è molto caratteristica, soprattutto per la presenza di elementi geografici totalmente differenti: le montagne, che disegnano lo skyline, la laguna e l’immenso verde che la circonda. Ora con la costruzione del Parco Olimpico diventerà, oltre che un quartiere di lusso, anche un motivo di incontro per sportivi, di cui la città di Rio potrà usufruire in futuro. La piccola parte evidenziata di rosso è Vila Autodromo, posizionata al confine nord ovest del quartiere, e occupa un’area di 53.500 m2. Al suo interno si contano 356 abitazioni - tra cui baracche e case in muratura - e 450 famiglie con una media di 3,5 abitanti per ogni domicilio.68 68

IBGE, Censo Demografico, 2010. Cartogramas de risultados, domiciolos particulares ocupados em Regiao Sudoeste. P.137. Immagine pagina seguente: Barra da Tijuca, evidenziata Vila Autodromo

La sua storia si può racchiudere in una sola parola: lotta. È da più di 25 anni che lottano contro la prefettura che vuole rimuovere l’insediamento per spostarlo più ad ovest, in una 155




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zona priva di acque e quindi meno rischiosa dal punto di vista degli allagamenti. Ha lottato contro la rimozione dei giochi Pan Americani nel 2007 e dal 2009, da quando Rio è stata annunciata la prossima città olimpica, non fa altro che manifestare e difendere i diritti dei suoi abitanti. Naturalmente, essendo così prossima al Parco Olimpico, luogo in cui si terranno la maggior parte degli eventi e ospitando le residenze dei concorrenti, è quella che ha suscitato più polemiche. Il caso di Vila Autodromo non è l’unico; molte favelas si oppongono ai metodi irruenti e violenti delle autorità ma a volte con insuccesso. Questa fine però non è il suo caso. Infatti, grazie all’Associaçao dos moradores e pescadores da Vila Autodormo, i suoi abitanti sono riusciti a stilare un progetto popolare che mostra le operazioni da eseguire per 158

Immagine: Vista della favela Vila Autodromo Immagine pagina seguente: Schema dell’impianto della favela Vila Autodromo, Barra Da Tijuca.


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regolarizzare il terreno, presentando anche un preventivo che risulterebbe molto meno costoso rispetto a quello presentato dalla prefettura per la rimozione e ricollocazione di tutti i suoi abitanti. Dallo schema rappresentato, la superficie gode di due ingressi, uno dall’Avenida Abelardo Bueno ed un’altra su Avenida Salvador Allende. Tra la superficie occupata e le due grandi strade che la delimitano beneficiano della presenza di un piccolo rio che sfocia nella laguna; l’ingresso su Salvador Allende è permesso da una piccola passerella di legno, che ne permette l’attraversamento. Rua Autodromo è la via che permette il raggiungimento di tutta l’area, da cui si diramano altre vie, non asfaltate ma ugualmente carrabili, e che affianca il muro che la divide dalla pista dell’Autodromo. Questo studio è stato il più interessante sia a livello geografico, collocandosi ai piedi della laguna, che per quanto riguarda la sua forte partecipazione nei movimenti che difendono le rimozioni. Per questo, nel prossimo capitolo è analizzato il piano popolare, i suoi obiettivi e le soluzioni proposte, stilato dalla comunità con l’appoggio di diversi enti. 160

Immagine: Vista della favela Vila Autodromo, case sul fiume.


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5. CASO STUDIO: VILA AUTODROMO Partecipazione, Consiglio Popolare, comunità, PPVA, muro. Nossa história de luta tem agora continuidade no nosso PLANO POPULAR DA VILA AUTÓ-DROMO, que mostra, tecnicamente, que É POSSÍVEL URBANIZAR A VILA AUTÓDROMO E INTE-GRÁ-LA À CIDADE.69

Tra le quattro prima presentate la scelta del caso studio ricade su Vila Autodromo, la comunità che più sta facendo scalpore tra le rimozione di tutte le favelas a Rio in questo periodo. Vila autodromo è una comunità unita e organizzata che, attraverso mobilitazioni di lotta e resistenza, riuscì ad ottenere il terreno dove è ubicata da più di 25 anni. Ubicata esattamente al lato dell’Autodromo nel quartiere di Barra da Tijuca, la favela è separata da esso da un muro alto 3 metri, causa di svariate inondazioni e divisioni politiche e sociali. Nel 1987, alcuni pescatori - oggi 60 - si insediarono al lato della laguna valutando la posizione come quella ottimale per la sopravvivenza. Ad oggi l’area occupata dalla comunità è di 53.5 km2 con una densità abitativa pari al 23,40 ab/km.70

69

Associaçao de moradores e pescadores da Vila Autodromo.

70

Rapporto tra popolazione totale e superficie. 1252/53,5 = 23,40 ab/km2. IBGE, Censo Demografico2010. Immagini pagine seguenti: Favela di Vila Autodromo, vista dal satellite; Analisi dell’impianto strutturale della comunità.

I due accessi all’area, delimitata da Rio Pavuninha e dal muro dell’Autodromo, si collocano a nord su Avenida Abelardo Bueno e ad ovest su Avenida Salvador Allende. I flussi all’interno dell’area risultano essere abbastanza liberi e spaziosi per quanto riguarda quelli carrabili, ingarbugliati e soffocati quelli tra le abitazioni. Le abitazioni, essendo una favela nata circa 35 anni fa, non risultano essere costruite completamente con materiali di 161



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recupero quali cartone, pezzi di legno o altri materiali, ma sono case in muratura, costruite con blocchi di cemento o tijol, per la maggior parte non intonacati. La storia di questa comunità si può descrivere in poche parole: una storia di resistenza, dalla continua volontà di rimozione da parte della Prefettura, da parte dei suoi abitanti per la costruzione del quartiere e la permanenza nelle loro case.71 Vila Autodromo, per gli esterni, non possiede nessuna infrastruttura, le strade sono fatte di fango, non c’è un 164

Immagine: Ingresso della favela da Av. Abelardo Bueno. 71

http://comunidadevilaautodromo.blogspot.it


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sistema fognario che funzioni decentemente e le condizioni di vita sono proibitive per buona parte degli abitanti. Chi ci vive, invece, la pensa diversamente: i più abbienti hanno costruito case spaziose con giardini e vialetti. Mostrano nei blog e durante le manifestazioni immagini e fotografie per fornire le prove di quanto la realtà sia diversa. Anche se il diritto all’abitazione è garantito dalla Costituzione Federale, gli abitanti dovettero battersi contro le politiche rimozione che la interessavano in primo piano duranate i Giochi Panamericani (2007). Come succede in quasi tutte le comunità brasiliane, gli abitanti si riuniscono, organizzano la resistenza e difendono i loro diritti. E resistirono a lungo. Con l’annuncio della realizzazione limitrofa del Parco Olimpico, le minacce di allontanamento e distruzione della comunità ritornarono ancora più forti, in funzione dei lavori previsti. E anche in questa occasione Vila Autodromo si è fatta sentire. Oggi risiedono nella Vila 450 famiglie, che soffrono costantemente minacce e pressioni, anche se la loro permanenza in quell’area è appoggiata da vari dispositivi giuridici. In un primo momento, nel 1992, la Prefettura di Rio de Janeiro sollecitò la rimozione della stessa perché la comunità causerebbe danno estetico e ambientale.72 Nella preparazione dei giochi Pan-Americanos del 2007, la comunità si riunì per promuovere nuovi progetti immobiliari. Ora con la scelta della città di Rio per le Olimpiadi del 2016, più di 6500 famiglie verranno sfrattate o allontanate dal proprio villaggio. In questo numero sono comprese anche le famiglie di Vila Autodromo.

72 Prefeitura removerà 119 favelas atè o fim de 2012, Isabella Bastos e Selma Schmidt, OGlobo, 7/01/2010.

Il piano strategico del Governo 2009-2016, presentato dal prefetto Eduardo Paes il 5/12/2009, comprende anche la volontà di ridurre del 5,5% le aree occupate dalle favelas a Rio. Vila Autodromo fa parte delle 119 favelas che saranno 165


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rimosse totalmente entro il 2103, perché luoghi a rischio frana o inondazione, aree di protezione ambientale o destinate a spazi pubblici. 73 Ancora una volta, per affrontare di persona il problema, gli abitanti si mobilitarono e il 10 febbraio 2010 organizzarono una manifestazione che terminò davanti alla sede della Prefettura.74 Il prefetto spiegò ai rappresentanti della comunità che la rimozione della favela sarebbe un’esigenza del Comitato Olimpico Internazionale, ma tuttavia, si dimostrò disponibile ad un’alternativa. Come prima illustrato, il progetto vincitore del Parco Olimpico, mantiene a tutti gli effetti la favela, senza eliminarla apportando modifiche all’impianto viario integrandola con quella dell’impianto olimpico; gli architetti inglesi pensano che il gioco olimpico possa tranquillamente convivere con la società e la cultura, ormai caratteristica sociologica e urbana che rappresenta a pieni regimi la città.75 Addirittura il nuovo progetto che rappresenta la sua evoluzione, dal 2016 al 2030, riconosce la presenza della favela, integrandola nel nuovo impianto viario. Nel 2010 una nuova riunione, tra Secretário Especial da Rio 2016, Secretaria de Habitação (Secretário, Subsecretário e Diretor de Planejamento), Defensoria Pública e Núcleo Piratininga, in cui viene affermata un’altra ragione che giustifica la rimozione: le condizioni di sicurezza devono essere garantite dalla costruzione di uno spazio libero che corre lungo il perimetro dell’Autodromo e uno al margine delle sponde della Lagoa de Jacarepaguá.76 Tutti gli argomenti presentati dal Comune di Rio de Janeiro sono stati costantemente controbattuti da una relazione redatta da personale tecnico a supporto dell’associazione dos moradores, che ha anche finanziato una notifica inviata al Comitato Olimpico Internazionale a metà del 2010. 166

73

Rioonwatch, Prefeitura planeja reassentar Vila Autodromo em Area de Risco, 27/08/ 2010.

74

Sheila Jacob, Manifestantes se reúnem em frente à Prefeitura do Rio contra ameaça de remoções, Rede Nacional de Jornalistas Populares, 11.02.2010.

75 Vila Autodromo no projeto Olimpico Rio 2016, 19/10/2011.www.cidadespossiveis.com 76 Vila Autodromo no projeto Olimpico Rio 2016, 19/10/2011.www.cidadespossiveis.com


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5.1 La forma dell’informale

Con 1250 abitanti, questa favela si affaccia sulla laguna, spesso causa di inondazioni. Trent’anni fa, si insediavano li alcuni pescatori, che fondarono la comunità: è divisa in quartieri, la vie sono strette e un po’ confusionarie, le abitazioni sono costruite in blocchi di cemento.

Le 1252 persone che popolano la favela, si dividono in 612 maschi e 640 femmine compresi i bambini. Ogni famiglia in media è composta da 3,5 persone che occupano in tutto 356 abitazioni.77 Dalla planimetria si nota come la disposizione all’interno del lotto, sia più corposa sulle sponde della laguna rispetto all’ingresso rivolto verso Avenida Abelardo Bueno. Infatti le prime costruzioni sono state quelle dei pescatori localizzate lungo le sponde del bacino, non a caso più adatte e funzionali al loro lavoro. La favela è divisa in 10 quartieri, delimitati da vie, traverse e corsi. All’interno si trova qualunque tipo di commercio, alcuni atelier lavorano il legno, ma la principale occupazione resta la pesca.

77

IBGE, Censo Demografico 2010. Cartogramas de resultados, p. 137. Planimetrie pagine seguneti: Vila Autodromo, planimetria scala 1:2000; Distribuzione delle principali attività svolte.

A partire dal 1987, Vila Autodromo si organizza e fonda l’Associação de Moradores e Pescadores da Vila Autódromo (Associazione degli Abitanti e dei Pesacatori di Vila Autodromo). Da quando fondarono l’associazione, regolarmente costituita con statuto, i cittadini della favela apportarono grandi cambiamenti nell’infrastruttura locale: luce elettrica, sistema di acqua nelle tubature, fosse settiche, telefono, registro alla Marinha (capitaneria dei porti di Rio de Janeiro) e all’Ibama (Istituto Brasiliano per l’Ambiente) per i 60 pescatori che operano nella comunità. Tutte queste “conquiste” furono raggiunte senza l’appoggio del governo locale; è il risultato di una comunità unita e 167


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168


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organizzata. Infatti l’area ha subito forti trasformazioni negli ultimi anni grazie ad un buon andamento dell’economia e alla presenza sempre più massiccia di una classe media che gode di stipendi più alti. È proprio dalla volontà dei cittadini facente parte dell’associazione che nasce il Piano Popolare, esempio di progettazione partecipata tra i cittadini stessi e varie organizzazioni. 5.2 Lutar para planejar e planejar para lutar!

La più discussa per la sua localizzazione, Vila Autodromo rischia l’immediata rimozione. È per questo che i suoi abitanti si sono mobilitati e, insieme a personale qualificato, hanno stilato un progetto di riqualificazione che prevede il risanamento e la trasformazione di aree a rischio.

L’elaborazione del Piano Popular nasce dall’incontro tra Associação de Moradores e Pescadores da Vila Autódromo (AMPVA), il NEPLAC/ETTERN/IPPUR/UFRJ (Núcleo Experimental de Planejamento Conflitual do Laboratório Estado, Trabalho, Território e Natureza do Instituto de Pesquisa e Planejamento Urbano e Regional da Universidade Federal do Rio de Janeiro) e il dipartimento NEPHU/UFF (Núcleo de Estudos e Projetos Habitacionais e Urbanos da Universidade Federal Fluminense). Lo slogan LUTAR PARA PLANEJAR E PLANEJAR PARA LUTAR! rispecchia esattamente ciò che le tre associazioni che si sono riunite intendono per progettazione: la progettazione popolare è possibile, per questo le attività hanno come obiettivo una formazione e qualificazione di un gruppo di progettisti popolari facenti parte della comunità, 170


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naturalmente appoggiati e seguiti da professionisti, professori, ricercatori e studenti universitari. Gli abitanti divisi in gruppi, assistiti dal personale qualificato, discussero dei principali problemi del quartiere, delle necessità, di desideri e di possibili soluzioni. Successivamente identificarono sulla pianta della loro comunità i principali punti critici. Nelle tre settimane seguenti sono stati realizzati rilievi sia di terreni sia di basi cartografiche e portarono questionari a tutti gli abitanti. L’attenzione è principalmente caduta su aree vuote, aree per il tempo libero, strade, circolazione, materiali da costruzione, altezza degli edifici, commercio e altre attività economiche. Sono stati realizzati due tipi di questionari: il primo, quello base, per l’identificazione del numero della famiglia, il nome delle persone, il periodo di costruzione della casa, le condizioni di lavoro, gli studi e i problemi riguardanti l’intera comunità; e poi un secondo, il questionario completo, consegnato ad un numero minore di famiglie, che comprende le condizioni del terreno occupato, la delimitazione della proprietà, la tecnica di costruzione della propria casa, i locali utilizzati dalle scuole, strutture per la salute e per il tempo libero. Dall’elaborazione dei questionari, i cittadini dell’associazione individuarono le problematiche principali, le necessità e così divisero il PPVA in macro-temi: -- Abitazione e benessere: aree precarie, fascia di protezione ambientale, aree di allagamento, barriere per il drenaggio, aree e accordi possibili per il reinsediamento; -- Trasporti, accesso ai servizi pubblici, tempo libero e cultura: difficoltà di accesso alla scuola, pronto soccorso, posti di lavoro e attività commerciali; problemi 171


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di attraversamento per raggiungere la comunità; proposte per il sistema viario interno e per l’accesso ai servizi pubblici; -- Mobilitazione, organizzazione e comunicazione popolare: iniziative già avviate da parte dei cittadini, necessità di intensificare le manifestazioni contro la rimozione e il coinvolgimento dei cittadini alle associazioni che ancora non ne fanno parte. La versione preliminare del Piano è stata approvata il 18 dicembre 2011, con alternative per ogni programma: Habitacional; Saneamento, Infraestrutura e Meio Ambiente; Serviços Públicos; Desenvolvimento Cultural e Comunitário. Le soluzioni presentate dimostrano la volontà di permanenza nel quartiere e indicano le diverse possibili forme di mobilitazione per attuare il Piano. Nel gennaio 2012, l’assemblea degli abitanti introduce il Conselho Popular do Plano, per approfondire le discussioni delle alternative e ampliare il dibattito con gli abitanti, diretti interessati per le scelte ottimali. Si organizzarono riunioni tra Associazione, Consiglio popolare e assemblee tra i cittadini, che si conclusero con il redigere i punti fondamentali per la base del lavoro di approfondimento. Il 5 agosto gli abitanti approvarono in assemblea il Piano Popular da Vila Autodromo. 172

Immagine: Logo Autodromo.

Coselho

Popular

di

Vila


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5.3 Il piano PPVA

Diviso in quattro punti fondamentali, i cittadini hanno stabilito che i punti principali da analizzare sono l’abitazione, lo spazio dedicato al riposo e la riqualificazione della fascia che si affaccia sul fiume, che la delimita da Av. Abelardo Bueno, e sulla laguna. Gli obiettivi presuppongono la partecipazione della popolazione facente parte dell’Associazione della comunità, con conseguente collaborazione di personale qualificato.

Come spiegato precedentemente, gli argomenti che sono emessi dall’elaborazione dei dati, nelle soluzioni che il piano fornisce, risultano essere suddivisi in 4 punti fondamentali. 1. IL PROGRAMMA ABITATIVO Durante le riunioni e i rilievi sono stati identificati i seguenti problemi: -- Aree soggette ad inondazioni; -- Occupazione della parte della striscia di margine di protezione di 15 metri di larghezza per tutta la superficie lungo la laguna e il canale; -- Domanda di nuove abitazioni, a causa della situazione precaria e insalubre del luogo. Tutti gli attuali abitanti di Vila Autodromo dovranno aver accesso alla casa adeguata, indipendentemente dalla propria condizione di occupazione attuale, area occupata fino ad oggi e reddito. La soluzione adottata presenta i seguenti punti:

Immagini pagine seguenti: Il piano del programma abitativo; Ingrasso di una casa in vendita. Foto di Giulia Foscari.

1. Manutenzione dei limiti attuali della comunità: si deve rispettare una distanza di 15 metri di larghezza dalle sponde della laguna e dal canale. Il progetto urbanistico prevede una piccola alterazione del progetto del Parco Olimpico 173


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per quanto riguarda gli accessi dalla parte est, in modo da non tagliare ne isolare terreni e case facenti parte della comunità. 2. Ri-insediamento degli abitanti delle case localizzate nella fascia marginale di protezione di 15 metri. 3. Recupero ambientale della fascia di protezione attraverso nuova vegetazione e percorsi pedonali. 4. Ristrutturazione della zona delimitata dalle vie Francisco Landy e Pit Stop, come soluzione alla situazione precaria e insalubre abitativa. La ristrutturazione prevede l’elevazione della zona e l’apertura di due nuove vie per lo smaltimento dell’acqua piovana e la costruzione di edifici di 4 piani l’uno per accogliere le famiglie oggi residenti. 5. I terreni, risultati vuoti durante i rilievi, saranno utilizzati per la costruzione di nuove abitazioni. Le aree libere con metratura insufficiente per la costruzione di edifici, saranno utilizzate per l’inserimento di aree di ricreazione e tempo libero. 6. Inserimento di zone verdi e vegetazione nella fascia compresa tra Avenida Autodromo e l’Autodromo stesso. 7. Pavimentazione con autobloccanti e sostituzione della vegetazione esistente. 8. Saranno trattate le differenti condizioni di occupazione dell’abitazione (affitto, prestito, allontanamento) garantendo soluzioni alternative. 9. Sono previste tre alternative di abitazioni: unità familiari, villette a schiera e edifici di 4 piani l’uno, ogni famiglia potrà scegliere quella che più si addice al numero che la compongono. 176


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10. Ampliamento della Associação de Moradores e Pescadores da Vila Autódromo (AMPVA) per accogliere attività collettive. Nel terreno dell’Associazione è proposta la costruzione di una mensa comunitaria al piano terreno spostando la sede al piano superiore. Lo spazio previsto con un terrazzo coperto sarà utilizzato la notte o i fine settimana per le riunioni e eventi della comunità, in modo da garantire l’utilizzo di tutti gli spazi. 11. Per il sistema viario saranno necessari la collocazione di marciapiedi di 1,00 m di larghezza, nelle vie carrabili e l’apertura di strade e percorsi pedonali per facilitare il raggiungimento di tutta l’area e diminuire l’area dei lotti contigui edificati. Il costo totale stimato per la realizzazione del piano abitativo risulta di 13.526.000 R$, corrispondenti a 5 mln (€). Tabella: Tipologia delle abitazioni stimate nel Piano Popolare.

Il costo della produzione abitativa è stato calcolato 177


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separatamente, per tipologia, tenendo conto della metratura e delle soluzioni tecnologiche. Il terreno non ha costo, in quanto l’abitante detiene già il diritto di possesso. 2. IL PROGRAMMA DI RISANAMENTO In tutti gli incontri, il tema del risanamento dell’area è stato appuntato come il maggior problema da affrontare all’interno della comunità. La Vila Autodromo non è in lista per un intervento pubblico, non possiede rete fognaria e tutte le infrastrutture sono state realizzate dagli abitanti, ottenendo un lavoro precario e poco sicuro. 178

Tabella: Costi stimati per la realizzazione del Piano. Immagine pagina seguente: programma di risanamento.

Il

piano

del


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179


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Nelle aree pi첫 basse, rua Francisco Landy e adiacenze, gli allagamenti sono frequenti. La stessa cosa accade

Immagine: Cavi elettrici installati in maniera precaria e pericolosa.

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nelle aree di Baixada de Jacarepaguà, questo spiega la realizzazione di grandi argini nel terreno di fronte alla comunità. Molte volte le inondazioni sono anche causate dall’apertura di buchi nel muro che divide la favela con la pista dell’Autodromo, attraverso i quali l’acqua piovana sgorga su Avenida Autodromo. Inoltre sono state localizzate molte aree di accumulo di rifiuti sparse per tutta la favela ed un numero insufficiente di posti per riceverli. Uno dei punti sottolineati nei laboratori è stata la necessità di collegare la raccolta alla tutela dell’ambiente. Le soluzioni sono state qui riepilogate: 1. Costruzione della rete dell’acqua, in modo da poter collegare tutte le abitazioni della comunità alla rete generale pubblica. 2. Costruzione della rete fognaria in tutta la comunità e la sua connessione con la rete generale della regione. 3. Inserimento di un sistema di drenaggio superficiale con annessa correzione del livello delle vie, aperture di nuovi percorsi pedonali per facilitare anche lo smaltimento delle acque piovane. 4. Realizzazione di canali di drenaggio lungo Avenida Abelardo Bueno. 5. Recupero ambientale della fascia marginale dei 15 metri di larghezza lungo le sponde più annessa piantumazione di vegetazione. 6. Realizzazione di un progetto integrato di drenaggio che collega il parco Olimpico a Vila Autodromo, al fine di non aver alcun danno recato dagli scarichi del Villagio Olimpico. 181


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7. Organizzazione di un piano di smaltimento rifiuti. Il programma richiede una destinazione fissa per il deposito e lo smaltimento e la separazione dei rifiuti come previsto dal Programa Habitacional. Escludendo la costruzione dei canali di drenaggio lungo Avenida Abelardo Bueno ( di responsabilità del Governo di Stato) i costi del programma di risanamento ambientale sono inclusi nei costi del programma abitativo. 3. IL PROGRAMMA DEI SERVIZI PUBBLICI Nel PPVA, uno dei punti discussi riguarda la necessità e la mancata presenza di attrezzature e servizi pubblici. In molti casi queste esigenze possono essere soddisfatte nella propria comunità; in altri sono necessarie per migliorare l’accessibilità alla zona, zone ricreative e servizi dei quartieri vicini. Per quanto riguarda l’educazione, molti bambini nella fascia da 0 a 6 anni non hanno la possibilità di andare all’asilo perché non esiste una struttura nella comunità e neanche nelle vicinanze. Nel Censimento già analizzato, risultano in questa comunità 145 bambini compresi in questa fascia; quindi risulta indispensabile un asilo o una struttura ricettiva per l’incontro ed il gioco di questi. Alcuni abitanti hanno richiesto, nel modulo consegnato casa per casa, o una scuola o miglioramento dei trasporti pubblici per facilitare l’accesso alle strutture esistenti. A fronte delle domande di risanamento, è fondamentale per la salute della popolazione una struttura in cui il medico o chi di competenza possa ricevere i pazienti. I punti più vicini localizzati si trovano a Vargem Grande (a km 21,3) e nella Cidade de Deus (a km 8,2), che richiedono due vaggi in bus. Proprio in questa occasione, si è anche discusso della necessità del miglioramento per quanto riguarda i 182


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collegamenti dei trasporti pubblici. Esistono pochissime linee di trasporto collettivo e pochi autobus, il che rende difficile il raggiungimento del posto di lavoro o delle scuole o altri servizi indispensabili. Le soluzioni e i progetti presentati, a fronte delle riunioni e delle richieste dei cittadini sono: 1. Costruzione di una struttura ricettiva per i bambini della favela. Inoltre sarà realizzato un ampliamento della sede dell’Associazione per l’accoglienza di 45 bambini nel progetto di ampliamento. 2. Zona riservata all’interno della nuova sede dell’AMPVA per diverse attività tra cui corsi di formazione professionale, corsi extra curriculari e lezioni extra scolastiche per i bambini della comunità. 3. Inclusione di attività di educazione e tempo libero, nella nuova sede dell’AMPVA. 4. Progetto di formazione professionale di giovani e adulti, a seconda delle esigenze stabilite dalla comunità. 5. Costruzione di una scuola municipale nelle prossimità della comunità, in modo da offrire a tutti i bambini e giovani che non hanno un posto nella scuola municipale Roberto Burle Marx, la possibilità di inserimento in un insegnamento scolastico. Possibilità di costruzione all’interno del Parco Olimpico, assicurando così un’integrazione morro-asfalto. 6. Inclusione della comunità nel programma Estratégia de Saúde da Família in modo da facilitare la medicina preventiva. 7. Ampliamento e miglioramento delle aree esistenti usufruite per il tempo libero, assicurandone una buona parte per i bambini e giovani, con strutture adatte all’attività sportiva. 183


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8. Collocazione della segnaletica stradale in Avenida Salvador Allende e Abelardo Bueno di fronte alla comunità. In alternativa si può costruire una passerella sopraelevata per un sicuro attraversamento. 9. Trasferimento delle fermate degli autobus di Avenida Abelardo Bueno in luoghi prossimi alla favela. 10. Collegamento della pista ciclabile della città con Avenida Salvador Allende e Abelardo Bueno. 11. Progetto di regolarizzazione delle attività economiche, realizzate dagli abitanti all’interno della comunità. 4. IL PROGRAMMA DI SVILUPPO CULTURALE E COMUNITARIO In Vila Autodromo esistono poche aree dedicate al tempo libero, c’è a mala pena un giardino per i bambini, in luoghi esposti al traffico delle auto, e un campo da calcio in terra battuta usato dai giovani e per eventi comunitari. Soluzioni e progetti: 1. Approfittare degli spazi pubblici per la realizzazione di attività culturali come teatro, musica e presentazioni, potenziando l’area attorno ai chioschi esistenti, in via Gilles Vilenueve. 2. Ampliamento della sede dell’Associaçao de Moradores, in modo tale da riservare un’area per la realizzazione delle diverse attività previste nel PPVA. 3. Creazione di strategie di comunicazione e mobilitazione interne alla comunità, per rafforzare la lotta per la permanenza e miglioramento della Vila. Studiare la possibilità di riprendere la pubblicazione del bollettino settimanale, l’inserimento di una stazione radio comunitaria e altre attività di comunicazione e informazione. 4. Creazione di strategie di comunicazione esterne, con 184


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informazione sulla realtà sociale, attivare una pagina facebook con il nome della comunità, alimentare il blog con l’obiettivo di appoggiare i movimenti popolari, le organizzazioni di difesa dei diritti umani e degli abitanti dei quartieri vicini. Parte delle attività previste non dipendono da investimenti di capitali ma dal compromesso con la popolazione locale di Vila Autodromo.

Immagine: Riunione tra la popolazione e i membri dell’Associazione. 78 Miguel Baldez, Dossiê Megaeventos e Violações dos Direitos Humanos no Rio de Janeiro, Conselho popular. 20/04/2012.

Nonostante la prefettura abbia tentato usare l’argomento “sicurezza” per giustificare la rimozione della favela, la comunità di Vila autodromo è pacifica: la comunità si caratterizza per la solidarietà e cooperazione tra gli abitanti, dalla nascita di questa. 78 185


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Il piano evidenza che non c’è la necessità di rimozione mettendo a confronto le spese che sarebbero da affrontare in caso di riqualifica e in caso di allontanamento della popolazione. Di seguito le conclusioni del piano con cui il favelado ribadisce che la comunità è un’oggettività confermata all’interno della città. Per non pensare ai costi di rimozione, nettamente superiori a quelli di riqualificazione. Se gli abitanti di Vila Autodromo venissero spostati di abitazione, il costo del terreno da comprare risulterebbe di 19,9 milioni di Reais, contro il costo 0 del proprio terreno, concesso legalmente dal Governo dello Stato per i Diritti per la Casa nel 1990. Inoltre il costo della riqualificazione, che ammonta a 13,526 milioni di Reais – includendo 82 nuove abitazioni, recupero della fascia marginale e creazione di impianti fognari e di drenaggio – è decisamente inferiore al progetto stimato dalla prefettura per la realizzazione delle sole unità abitative: 28,350 milioni di Reais, in una zona sconosciuta agli abitanti che ormai risiedono li da più di 30 anni.79 Insieme alla stesura del piano, gli abitanti si sono posti degli obiettivi, che qui riporto.80 1. Il PPVA è il risultato e l’espressione della lotta degli abitanti di Vila Autodromo. Sono gli stessi abitanti che decidono gli obiettivi, i programmi, i progetti, le alternative e le priorità. 2. Il PPVA afferma il diritto e la possibilità di permanenza della comunità nell’area attuale e rifiuta la rimozione di qualunque costruzione o abitante della stessa. 3. Tutti gli attuali abitanti di Vila Autodromo avranno accesso ad un’abitazione adeguata all’interno della comunità, indipendentemente dalla sua condizione attuale di lavoro e reddito. 186

79

Rio para R$ 19,9 mln pòr area de doador do Paes, O Estado de Sao Paolo, 6 ottobre 2011.

80 Princípios e Objetivos do Plano Popular da Vila Autódromo (PPVA), Plano Popular da Vila Autodromo, plano de desenvolvimento urbano, economico, social e cultural. Associaçao de moradores e pescadores da Vila Autodromo. p.13


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4. Tutti gli attuali abitanti di Vila Autodromo avranno accesso ai servizi e alle strutture pubbliche riguardanti la salute, l’educazione e assistenza sociale. 5. Tutti gli attuali abitanti di Vila Autodromo avranno accesso a spazi pubblici e la possibilità di praticare attività tra cui cultura, sport e tempo libero all’interno della comunità e la possibilità di accesso alle strutture pubbliche della città. 6. Tutti gli attuali abitanti di Vila Autodromo avranno accesso a condizioni adeguate per lavorare all’interno della comunità e l’accessibilità ai servizi di trasporto per raggiungere il lavoro.

Immagine: Movimento Olimpiadas sem Remoçao.

7. Il Piano afferma il diritto all’abitazione e assicura l’integrazione della comunità con la città e con i quartieri vicini. 187


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8. Il PPVA e la comunità di VILA AUTODROMO sono aperti alla collaborazione con altri settori della società e di altri movimenti che lottano contro la rimozione e per il diritto alla casa. 9. Il PPVA afferma le autorità pubbliche di competenza. 10. Il PPVA fa parte della lotta di tutte le comunità della città di Rio de Janeiro, dello Stato e del Paese contro la violazione del diritto alla casa e per il rispetto dei diritti umani durante la costruzione delle strutture della Coppa 2014 e le Olimpiadi 2016. Alcuni punti del programma, sono già in fase di avvio, mostrando così l’interesse da parte della comunità e la voglia di attivarsi nei confronti di questa tematica. Per quanto riguarda il punto relativo all’abitazione e al risanamento, si è conclusa la fase progettuale, e si attende un feedback da parte della prefettura per proseguire con i lavori; in parallelo è anche stato avviato il programma della comunicazione con l’attivazione della pagina facebook e del blog, come previsto da punto 4 del Piano. Gli abitanti vivono con la speranza che il Piano venga approvato e realizzato, nonostante le continue intimidazioni di sgombero e intanto, gli anziani pescatori, i primi ad insediarsi sulla laguna, ricordano ancora che nel 1995 le famiglie residenti ricevettero dal governo il mandato di costruzione valido per 99 anni. I risultati iniziano a vedersi, infatti il quotidiano OGlobo ha pubblicato un articolo chiarendo che Vila Autodromo non sarà demolita fino al 2014; la fine di questa comunità era stata dichiarata per il 2012 insieme ad una serie di 119 altre favelas, passando all’inizio del 2013 e ora, probabilmente, avverrà nel 2014.81 L’articolo infatti preannuncia lo spostamento degli abitanti nel nuovo condominio, che è in opera di costruzione proprio 188

81 Luiz Ernesto Magalhaes, Vila Autodromo: remoçao sò em 2014, Oglobo, 17/01/2013.


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Immagine: Pagina social della campagna di comunicazione contro le rimozioni. 82

ora, in Estrada dos Bandeirantes. Questo nuovo condominio, come sopra preannunciato, progetto di Minha Casa Minha Vida, ospiterà più di 900 appartamenti, accogliendo anche altre comunità.82 Naturalmente ancora una volta il caso è stato circondato da polemiche: la prefettura sostiene che la rimozione è indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal Comitato Sportivo Olimpico, mentre le ONG legate ai movimenti sociali sostengono che sarebbe un’azione puramente economica, essendo il terreno circostante molto più valutato una volta finite le costruzioni per le competizioni.

Ibidem.

189


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6. CONSIDERAZIONI

La città sta attraversando un periodo di grande trasformazione, sia urbanistico che sociale. In tutta la città, ma anche in tutto lo stato di Rio, sono in atto rimozioni che non intendono fermarsi e le politiche di allontanamento e rimozione dell’abitazione sembrano essere uguali ovunque: arrivo delle autorità, allontanamento e sgombero repentino, offrendo una nuova sistemazione inadeguata ed inaccessibile.

A fronte di ciò che è stato analizzato, partendo dai quattro casi studio e poi quello singolo di Vila Autodromo, Rio de Janeiro sta vivendo una situazione di particolare disagio. Prendendo caso per caso, la favela Metro-Mangueira rischia di diventare un parcheggio per aumentare i posti ricettivi vicino allo stadio Maracana in cui si svolgeranno la maggior parte delle competizioni di atletica e calcio e le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici; Morro dos Cabritos, insieme alla sua limitrofa Tabajaras, lasceranno il posto alla natura che si affaccia sulla spiaggia di Copacabana, sito delle competizioni da spiaggia e mare; la favela do Muquiço potrebbe anch’essa diventare un parcheggio, per ospitare gli appassionati di competizioni di Formula1 nel nuovo Autodromo, o area di passaggio per le nuove linee della BRT; Vila Autodromo semplicemente spazio verde limitrofo al Parco olimpico integrato da nuovi percorsi carrabili che collegano l’area con le carreggiate esistenti.

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CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Pechino e Johannesburg, diverse e distanti tra loro, hanno molti aspetti che le accomuna, uno tra tanti il problema dell’abitazione. Come tutti sappiamo la Cina è il Paese più popolato sulla Terra, un sesto della popolazione mondiale vive negli stati cinesi. Johannesburg, situata nel paese che fa girare il PIL africano insieme a Città del Capo, risulta la fiorente Withe Mask, Black Skin. Dopo i problemi afflitti dalle politiche abitative del comunismo a Pechino e dall’apartheid in Sudafrica, il boom edilizio ha invaso le due città, rendendo il piano urbanistico una vera e propria confusione. Nuovi prezzi, nuove politiche sociali e affitti inarrivabili per la maggior parte della popolazione, hanno portato a nuove esclusioni con conseguente nascita o ancor meglio rinascita di insediamenti e villaggi indipendenti dal resto della città. L’avvento di manifestazioni a livello internazionale ha spinto ogni paese ospitante a ripulire le città, con conseguenti allontanamenti e rimozioni di ciò che le rendeva insalubri ed insicure. Pechino, Johannesburg e Rio de Janeiro sono confrontabili dunque per tre motivi: sono città situate in paesi in via di sviluppo, ospitanti di manifestazioni sportive internazionali e interessate da politiche di rimozione nel XXI secolo a causa di queste. A confronto si mettono le politiche rimozionistiche durante manifestazioni sportive; il fine è quello scoprire ciò che sta realmente succedendo e quali sono i riscontri. Quali sono stati i risultati delle facce nascoste delle olimpiadi? Come ci si comporterà questa volta a Rio? 194


1. PECHINO: LA METROPOLI D’ORIENTE Controllo demografico, megalopoli, Olympic Green, allontanamento, alloggi precari. E’ difficile ottenere un’atmosfera di gioia ma è facile perderla. E’ facile attrarre un’atmosfera di disgrazia ma è difficile evitarla. 1

Nonostante la politica di controllo demografica degli ultimi decenni, la Cina soffre oggi più che mai del sovraffollamento dei suoi centri urbani. Dei circa 1,3 miliardi di abitanti, infatti, il 37% risiede in città; le megalopoli, ma anche le città di media grandezza, si trovano a dover affrontare molti problemi per garantire i servizi fondamentali ai suoi cittadini ed il diritto più rilevante: l’accesso alla casa. Pechino, con i suoi 19 milioni di abitanti e la sua incredibile estensione di superficie che raggiunge 16 mila kmq2, sembra avere una crisi particolare per quanto riguarda la carenza edilizia residenziale; è stata infatti città presa nel mirino, insieme a Shanghai e Tokyo, durante gli anni dell’emigrazione rurale verso le città. Negli ultimi 15 anni Pechino ha attraversato un momento di grande rivoluzione urbanistica, i nuovi grattacieli, le forme architettoniche che incorniciano la città, vetro e acciaio, ponti e viadotti e impianti sportivi sono la nuova faccia dell’antica Perla d’Oriente. Ma le costruzioni recenti sembrano dare ancora più importanza alla città originaria, racchiusa ancora dalle antiche mura che la circondano. 1

Antico proverbio cinese.

2

Wikipedia, Pechino.

3

I suoi abitanti sono coloro che la fanno pulsare, caratterizzando questa grande - nel vero senso della parola - metropoli in differenti città.3

Claudio Graco, Pechino metropoli contemporanea, sta in Pechino, la nuova città. Skira Ed. Ginevra-Milano, 2008. pp.13-30.

195


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

1.1 LA POLITICA ABITATIVA

Dopo il periodo comunista che ha avuto grandi riscontri nell’urbanistica cinese, il nuovo governo impone il cambiamento totale per la ridistribuzione della casa ai suoi abitanti. 4 milioni di abitanti sono stati trasferiti nelle periferie della nuova Pechino, ricevendo indennizzi non sufficienti all’acquisto di nuove abitazioni adatte.

Appena proclamata la Repubblica Popolare Cinese, a Pechino si apre il dibattito sul modello di sviluppo della città comunista (1950-1976). L’influenza russa, per gli apporti economici e logistici forniti, avrà un ruolo determinante per quanto riguarda le proposte di ingrandimento della città. Nella primavera del ’53, vengono presentate due proposte, note come Piano A e piano B, differenti nei dettagli ma in linea con i pensieri sovietici. Lo sviluppo di Pechino quindi prosegue scavalcando le mura antiche secondo un rigido schema radiale, controllato da assi principali e anelli periferici.4 Dopo un primo periodo di interventi atti a migliorare le condizioni di vita con nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti, approvvigionamento di acqua potabile e rifacimento della rete stradale esistente, il nuovo piano regolatore del 1953 abbozza il programma dello sviluppo urbano della città. Intanto la costruzione segue freneticamente, vengono realizzati vasti quartieri residenziali previsti nelle aree periferiche, nuovi poli industriali e le strutture amministrative; nel centro si avviano le grandi trasformazioni delle piazze principali. Sebbene il Piano del 1953 prevedesse la quasi totale demolizione del centro storico, rappresenta comunque il 196

4

Claudio Graco, L’avvento del comunismo (1950-1976), Sta in Pechino, la città nuova, Skira, Ginevre- Milano, 2008. Pp. 55-77.


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

primo approfondito studio sulla città moderna: lo sviluppo di Pechino avviene senza alcuno strumento di controllo.

Immagine: Vecchie case del Central Business District, Pechino, 19.10.2007

È in questi anni che gli interventi abitativi standardizzati poveri, con stanze minime e appartamenti abitati da più famiglie, arrivano al culmine. Le condizioni di povertà, unita 197


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

all’incremento della popolazione e delle attività produttive, provocano un grande aumento delle superfici costruite, contando 13.500.000 metri quadri di nuove abitazioni precarie e settecento mila famiglie trasferite nel centro della città. Dal 1960 cambia radicalmente il regime della proprietà immobiliare.5 Il governo, che nei primi anni del nuovo regime è occupato a sottrarre aree periferiche per l’estensione delle industrie, dal 1956 inizia la confisca delle abitazioni private, con affitti bassissimi, raggiungendo alla fine del 1978 la quasi totalità del costruito.6 Ai proprietari viene imposto di lasciare le superfici abitate ridistribuendole equamente agli abitanti, potendo così questi essere registrati e legittimamente entrare nelle nuove abitazioni. La città storica si avvia così a diventare un insieme affollato di abitazioni povere, separate da vicoli stretti, impreziosite dall’immagine che tutti conosciamo con tetti a punta all’insù, rosse colonne laccate, fregi scolpiti e alberi secolari. Durante la rivoluzione culturale, 1966-1969, avviene spesso che le famiglie benestanti, considerate classi nemiche, siano punite o obbligate ad ospitare nelle loro abitazioni i senza tetto o i meno abbienti. Nello stesso periodo, gli intellettuali e tutti quelli perseguitati dall’armata rossa furono mandati nelle campagne a “rieducarsi” attraverso il lavoro. Con la morte di Mao7 nel ’76, la maggior parte dei cinesi rientra nelle città, portando una nuova ondata di profughi. All’arrivo del potere di Deng Xiaoping, nel ’78 annunciato dallo slogan “Arricchirsi è glorioso!” apre la stagione delle riforme e dell’introduzione del paese nell’economia di mercato. Anche nel settore immobiliare vengono intrapresi investimenti. Si aumentano gli affitti, ma i salari dei cinesi non permettono un aumento importante dei prezzi. Se fino ad allora la casa era attribuita ad ogni cittadino sulla base delle unità di lavoro, con il nuovo governo i cinesi possono diventare poco alla volta proprietari e migliorare 198

5

Claudio Greco, Pechino: la città nuova, Skira, Ginevra-Milano, marzo 2008.

6 Ibidem. In alcune zone della città antica, si demoliscono le vecchie case ad un piano per costruirne altre di due o tre piani; iniziano a sorgere le prime case a torre. In generale la qualità delle nuove case è molto bassa: pareti sottilissime, coperture e tamponature realizzate con leggere solette di cemento prefabbricate, senza isolamento e con impianti ridotti al minimo. Un bagno in comune per più famiglie. 7

Rivoluzionario e politico cinese, portavoce del Partito Comunista.


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

le loro condizioni di vita. A partire dalla metà degli anni ’80 si assiste al boom edilizio che non si è ancora fermato: 550 milioni di m2 sono stati costruiti a Pechino dopo il 1985, e si continua ad un ritmo elevato ogni anno. La trasformazione della città porta con sé introiti milionari e benessere per chi investe e per la popolazione benestante, mentre l’altra, quella dei meno abbienti, si trova costretta a subire le decisioni imposte dalla società. Le statistiche8, parlano di 4 milioni di persone trasferite verso le periferie negli ultimi 15 anni; quando lo Stato vende i diritti di utilizzo del suolo, tutti gli abitanti che risiedono nella zona interessata vengono espulsi dalle proprie abitazioni, solitamente per veder nascere nuovi grattacieli o uffici. Le persone espulse, sono state allontanate e ricollocate verso nuovi quartieri, lontani dal loro vecchio indirizzo, o ricompensati con un magro rimborso. Fino al 2003 le forze dell’ordine e l’esercito erano autorizzati a sgomberare le aree di interesse dello Stato, poi per il timore di sommosse questa prassi fu abolita. Così da quella data si resiste, si contratta e si fanno valere i propri diritti; ma con delle limitazioni. Infatti sono vietate associazione di cittadini che potrebbero coalizzarsi e rivoltarsi.9

8

Gli abitanti che non sono soddisfatti della ricompensa, sia perché a conoscenza dei prezzi del mercato immobiliare sia perché a conoscenza dell’annullamento della pratica delle rimozioni, negoziano con le autorità per ottenere una somma di denaro maggiore. Living Planet Report 2006.

9

Laurent Pellisier, Shanghai. La città vecchia nella città contemporanea: dialogo e integrazione per una modernità sostenibile. Tesi di Laurea, Rel Silvia Gron/Francesca De Filippi, Politecnico di Torino, 2008.

Immagine pagina Golou, 5.9.2006.

seguente:

Demolizioni

nel

In genere, incredibilmente, solo l’1% dei residenti non è soddisfatto; quando invece ci si trova davanti a continue resistenze, le società incaricate alle rimozioni adottano strategie per allontanarli (pressione psicologica, incendi, incidenti per i quali l’abitazione si troverà a rischio). 199


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

200


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Gli indennizzi sono insufficienti per l’acquisto del nuovo alloggio.10 I prezzi al metro quadro, in continuo aumento, si aggirano intorno ai 12000-15000 RMB – 1200-1500 euro, e le cifre offerte per l’allontanamento dei residenti partono da 4000-5000 RMB – 400-500 euro. In più, gli alloggi accessibili per le cifre emanate, risultano essere lontani dal centro, con scarsi servizi e trasporti, sono vecchi e privi di mobili e impianti a norma. Molti degli edifici utilizzati per gli spostamenti di massa, sono quelli inutilizzati degli anni ’80 e quindi abbandonati da oltre 20 anni, altri sono stati costruiti appositamente da coloro che hanno investito su quell’area. 1.2 IL PROGETTO PER LE OLIMPIADI E LE RIMOZIONI

L’ambizioso programma per la costruzione del parco olimpico comporta la costruzione di nuovi stadi e strutture olimpiche per un costo totale di 70 mln di dollari. L’allontanamento di migliaia di abitanti è la soluzione ideale per far emergere sull’asse nord della città il nuovo progetto, oggi in parte ultilizzato.

10 Claudio Greco, I caratteri emergenti. Sta in Pechino: la città nuova, Skira, Ginevra-Milano, marzo 2008. 11 Claudio Graco, Il nuovo assetto urbano: Olympic District, sta in Pechino: la nuova città, Skira Ed. Ginevra-Milano, 2008. pp.148-15

Il 28 marzo 2002, il Beijing Organizing Committee for the Olympic Games (BOCOG) emana il Beijing Action Plan. Il nuovo slogan “Green Olympics, Hight-tech Olympics and People’s Olympics” lanciato durante la fase di candidature della città a sede dei Giochi, si evidenziano gli obiettivi fondamentali da raggiungere in vista della manifestazione. Ci si focalizza sui temi quale la protezione ambientale, l’applicazione di nuove tecnologie e la promozione della cultura locale tradizionale.11 L’ambizioso programma prevede una larga revisione del sistema infrastrutturale e dei trasporti, la quasi riforestazione 201


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

delle zone destinate a parco pubblico, la ristrutturazione dei tredici complessi sportivi esistenti e la costruzione di 19 nuovi impianti. Ma il grandioso programma prevede anche grandi demolizioni per riqualificare e far spazio alle nuove strutture. Grandi aree della città sono nella miseria più assoluta, baraccopoli sono nascoste da un muro che il governo della città ha fatto appositamente costruire per nascondere ai visitatori il “lato oscuro” della città d’Oriente. Ciò che atleti, giornalisti e turisti sono obbligati a vedere sono spesso frutti di espropri e demolizioni di abitazione considerate disdicevoli e di una violenta trasformazione urbanistica.12

Immagine: 2008.

Si pensava che l’assegnazione delle Olimpiadi alla città

12 Bernardo Cervellera, Il rovescio delle medaglie. La Cina e le Olimpiadi. Ancora Ed, 2008.

202

Beijing_Olympic

national_stadium,


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

d’Oriente avrebbe portato grandi giovamenti soprattutto per quanto riguarda i diritti umani. È stato il contrario; decine di migliaia di cittadini sono stati allontanati dalle proprie abitazioni, ricevendo appunto un compenso misero o addirittura nullo.

Immagine: Pianta della città con le principali aree di sviluppo. 13

La nascita di nuovi palazzi, alberghi e nuove strutture ricettive sono belle e grandiose, ospitando due milioni di turisti. Tanta bellezza e maestosità nasce però su espropri forzati - si parla di 131 mila casi fino al 2006 e 206 mila famiglie alla fine del 2007 - spesso senza neppure preavviso.13

Fonte: Ministero delle Terre e Risorse Cinese

203


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Immagine: Olympic Green, planimetria di concorso del gruppo Sasaki Associates, 2002.

204


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Gli sfollati, i morti e i suicidi causati dalla disperazione, sono grandi contraddizioni per una Cina libera e all’avanguardia, presupposti iniziali alla scelta della città di Pechino per i Giochi Olimpici. Gli stimati 1,5 milioni di abitanti, costretti a muoversi verso le periferie, sono stati allontanati per le costruzioni di nuove strutture ricettive e sportive, quest’ultime neanche sfruttate al massino dopo la conclusione dell’evento. Infatti il National Stadium, progettato dai famosi Herzog & de Meuron e diventato il nuovo simbolo dello sport cinese, risulta essere più un costo che un vantaggio.14 Le Olimpiadi sono costate la bellezza di 70 mln di dollari e la Cina ne sta ancora pagando le conseguenze: gli enti pubblici dovranno ancora sborsare 52 milioni di dollari per sopperire ai costi che si sono affrontati, mettendo così in crisi le banche e di conseguenza i cittadini stessi, per non parlare di quelli che sono stati ricollocati ai margini della città. Difficoltà di trasporto e lontananza dal proprio rifugio ormai andato perduto, hanno generato problemi ancora più gravi.15

14

Cronaca Olimpiadi, Pechino 2008 – Le Olimpiadi delle contraddizioni. 28/07/2008.

15

AsiaNews, La Cina deve ancora pagare le Olimpiadi del 2008, 25/08/2011.

205


2. JOHANNESBURG AL CENTRO DELL’AFRICA Apartheid, politica abitativa, informal settlements, strutture sportive, infrastrutture. Il Sudafrica è un paese unico, e allo stesso tempo, un microcosmo sorprendentemente fedele del mondo in cui viviamo, una specie di laboratorio in cui si incontrano tutte le linee di tensione che attraversano la nostra epoca sempre più globalizzata.16

Il Sudafrica è il continente nero più ricco, rappresentando il 40% del PIL dell’intero continente, il 40% dell’industria ed il 50% dell’energia. Nonostante questo primato all’interno del sistema, la situazione sociale del paese è complessa, presentando un quarto della popolazione senza acqua ed un quinto analfabeta.17 Johannesburg è tra le otto città più grandi del Sudafrica, con un tasso di crescita annuale del 4,4%, la popolazione è cresciuta - tra il 1996 e il 2004 - del 25% e il numero delle case di un terzo, raggiungendo il 50% nel 2010. Il fallimento della pianificazione urbana è testimoniato dalla rapida espansione e nascita di informal settlement dalla fine dell’apartheid ad oggi. Tra il 1996 ed il 2004, il numero degli slums aumenta del 30%: nella provincia più piccola del Sudafrica, il Gauteng, si contavano 47 slums negli anni ’90, nel 2006 circa 200.

16

Rocco Ronza, Tutti i colori del Sudafrica, in “Limes”, n.3, 2010.

17

Anna Perino, Francesca Ronco, INformal Jo’Burg: Upgreading di un informal settlement a Johannesburg. Rel. Matteo Robiglio, Politecnico di Torino, 2010.

206


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

2.1 LA POLITICA ABITATIVA

Con la caduta dell’apartheid e la rapida urbanizzazione, lo sviluppo della città ha vissuto una crescita disordinata e caotica, portando all’evidente differenza tra quartieri bianchi e neri. Quelli bianchi, ricchi edifici recintati e muniti di sistemi tecnologici di sicurezza, quelli poveri costituiti da piccole abitazioni accatastate le une sulle altre costruite con materiali di recupero.

Immagine: Skyline del quartiere economico di Johannesburg.

Durante il regime dell’Apartheid, ogni etnia - bianchi, neri, indiani e coloured - veniva relegata in una specifica area residenziale, ognuna doveva essere autogestita, essere il più indipendente possibile dalle altre da cui era separata attraverso barriere naturali oppure da infrastrutture, ferrovie o spazi vuoti; nei movimenti casa-lavoro, lavorocasa ad ogni gruppo non era permesso entrare nelle aree 207



CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

residenziali di altre etnie.18 Il grande boom edilizio dell’apartheid avvenne negli anni ’60 con la costruzione di palazzi altissimi, autostrade, ospedali ed università; il governo sudafricano voleva diffondere l’immagine di una città ricca e sviluppata. Nei primi anni ’90 si è assistito all’abbandono delle politiche razziali accompagnate da uno sviluppo senza schemi della costruzione, ampliando nuove strategie insediative, occupando edifici abusivamente e costruendo strutture precarie. Molti bianchi, invece di adottare questi metodi, si trasferirono nella periferia nord delle città trasformando rapidamente il paesaggio nel cuore del centro economico ed imprenditoriale. L’architettura si è messa a disposizione per la costruzione di questi teatri del consumo, nel tentativo di dimenticare la vecchia città. Associata quindi allo stile di vita del benessere e del piacere, Johannesburg successivamente attirò molti imprenditori che si insediarono attorno alla piazza centrale dedicata a Nelson Mandela, diventando il cuore economico dell’Africa del sud.

Immagine: Informal settlements, Cape Town, Sudafrica.

Questa città si è trasformata in uno spazio frammentato, intreccio e contrasto di luoghi diversi, facendo emergere una costante mobilità ed un continuo adattamento alle trasformazioni. Proprio mentre il Paese diventa più aperto e mobile, la popolazione agiata ha sempre più paura, data la costante ed emergente emigrazione in città, portando a barricarsi sempre di più in fortezze anti-crimine.19

18

Jhonathan Alfred Noble, African Identity in PostApartheid Public Architecture: Withe skin, Black mask, Ashgate Ed, Burlington, 2001.

19

Johannesburg città divisa. L’eredità dell’apartheid. Sta in [IN]formal Jo’Burg. Pp. 12-16.

Le principali vittime però non sono i ricchi bianchi, ma piuttosto gli africani poveri; i crimini più diffusi sono violenze domestiche legate alla condizione di vita disagiata dovuta 209


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

alla rapida urbanizzazione, la lenta crescita economica e l’insufficiente livello di istruzione. Il luogo più comune del crimine è la casa; la paura della rimozione è costante ogni giorno costringendo i suoi abitanti a rinchiudersi nella propria abitazione, accentuando ancora di più quella diversità sociale e razziale. I primi sobborghi bianchi, abitati oggi da una media-borghesia multirazziale, sono caratterizzati da case monofamiliari con giardino stile ranch, dotati di segnali di risposta armata, simbolo di una paranoia collettiva per la sicurezza.20 Come già accennato nell’introduzione di questo capitolo, tra il 1996 e il 2004 gli insediamenti informali nelle città del Sudafrica aumentano incredibilmente, principalmente lontano da desiderabili luoghi costituiti da servizi pubblici e centri lavorativi. Questa condizione ha portato ad ottenere un patchwork residenziale auto costruiti diversi, dotati di infrastrutture precarie e privi di servizi pubblici. Spesso gli informal settlements sono costituiti da un’accozzaglia di baracche montate con materiali di recupero prevalentemente cartoni e lamiere ondulate - privi di infrastrutture di base, come elettricità e acqua corrente, e le pavimentazioni stradali sono presenti solo per qualche famiglia privilegiata. Sono quei luoghi che vengono presi di mira da coloro cui manca uno spazio appropriato per le proprie esigenze. Ma la questione principale è quella del riconoscimento del diritto di proprietà. È la proprietà privata della terra, specialmente nelle aree urbane, ad essere spesso problematica diventando la risorsa più importante oltre che ad uno dei meccanismi di capitalizzazione. Da fuori appaiono come ammassi informi di baracche distribuite in paesaggi senza identità, ma in realtà sono 210

20

Ibidem. P.16.


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

distribuzioni disposte con un senso logico, secondo percorsi che portano a luoghi aperti e di incontro, a rubinetti pubblici, agli ingressi ed uscite dagli accampamenti. Specialmente in grandi città come Johannesburg, le città informali sorgono o nei cortili delle case regolarmente registrate o collocate in zone marginali.21 Questo comporta l’estensione e la difficoltà percettiva del confine della città.

Immagine: Patchwork urbano, Sudafrica. 21

I proprietari terrieri suddividono le loro terre mettendole in affitto a migliaia di senza tetto, ultima spiaggia per ricevere del reddito da terreni ormai in disuso.

211


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

2.2 I MONDIALI DEL 2010

Le strutture sparse per le città del Sudafrica, connesse da nuove autostrade e infrastrutture, hanno causato con la loro maestosa imponenza, rimozioni di villaggi e informal settlements che occupavano territori di grande visibilità. Si parla di migliaia di persone che, oltre ad aver perso la casa, sono state spostate a kilometri di distanza, cambiando totalmente i confini della città.

Il primo Mondiale ospitato nel continente africano è stato presentato come un’opportunità per contribuire allo sviluppo dell’economia e dello sport. Attraverso i venerdì del calcio22, si credeva di stabilire obiettivi importanti: incitare la formazione di un paese unito, creare lavoro e aiutare il Sudafrica ad evitare gli effetti della recessione totale per dar via ad una ripresa economica.23 Per quest’evento quasi 849 milioni di euro sono stati destinati alla costruzione di infrastrutture, strade, aeroporti, autostrade e stadi; alcune stime riferiscono che la differenza tra quelle stimate e quelle spese sono pari al 757%, togliendo di gran lunga finanziamenti per progetti più duraturi e utili. Per esempio la spesa che si è affrontata per le infrastrutture (BRT) equivale a quella di 10 anni di investimenti nella costruzione di case.24 La disoccupazione dilaga, e tra il 2006 e il 2008 ha raggiunto il 35% della popolazione totale; dei 415.000 posti di lavoro promessi dalle istituzioni per i cantieri olimpici se ne sono creati 50.000 al massimo, con redditi inferiori alla metà del salario minimo/h (0,58 cent). Sono nove le città che hanno ospitato i mondiali del 2010, nelle quali non si è perso tempo ad organizzare e progettare nuovi piani che le avrebbero collegate. La città prevalente è Johannesburg nella quale sono stati due gli stadi messi 212

22 Iniziativa sudafricana per promuovere il Mondiale, per cui si invitava ad indossare la maglia della nazionale. 23

China Worker, Sudafrica 2010: Un mondiale di calcio nel continente nero. 17/06/2010.

24

Ibidem.


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Immagine: Localizzazione degli stadi in occasione dei Mondiali di Calcio del 2010. Sudafrica.

213


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

a disposizione per le competizioni e per le cerimonie di apertura e chiusura della manifestazione. Cape Town, insieme a Port Elizabeth e Pretoria, sono diventate città sicure e aperte a tutti. E anche qui si parla di rimozioni per ospitare le nuove strutture, si parla di allontanamento degli abitanti per far spazio ai nuovi stadi luminosi e pieni di energia. Migliaia di persone però ne hanno risentito: oltre ad essere stati allontanati dal proprio villaggio o dal proprio insediamento, alcuni sono rimasti al buio totale per più di 3 settimane, black out totale. La luce per tutti non c’è.25 In tutto il Sudafrica, le autorità locali si sono impegnate nelle cosi dette “pulizie urbane”. Solo nella città di Johannesburg sono stati rimossi 20.000 abitanti tra bidonvilles e senza tetto o occupanti abusivamente di edifici abbandonati, in rifugi temporanei fuori città. A Durban, i bambini di strada sono stati letteralmente catturati dagli agenti della polizia e portati fuori città, a volte in case sicure.26 Città del Capo ha sfrattato i poveri attorno alla città dalle loro case e li ha portati a Blikkiesdorp, regione della periferia di Port Elizabeth, insieme agli sfrattati di questa città, per nasconderli agli stati limitrofi. Blikkiesdorp è un’area costituita da 1.300 baracche di latta costruite nella sabbia, aventi dimensioni di 3x6 m. in generale in quest’area vengono trasferite le persone che abitano per strada o occupano illegalmente edifici abbandonati, ma anche come in questo caso coloro che sono scomodi alla vista del turista e dell’atleta. Questo è solo uno degli innumerevoli esempi di delocalizzazione forzata di baraccati che si sono compiuti in tutto il paese.

26 I bambini, nelle case sicure, sono costretti a vivere con adulti, il che li rende particolarmente soggetti ad abusi, secondo le ONG coinvolte.

Inoltre la FIFA27 ha preso di mira non solo gli abitanti dei siti

27 Federation Internationale Association. FIFA.

214

25

Emanuela Audisio, Tutti al Buio, addio partite. La Repubblica, 10/06/2010.

de

Football


CONFRONTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Immagine: Vista di uno slum. Sudafrica. 28 Tutti quelli che vendono prodotti diversi dai suoi sponsor ad esempio McDonald, Coca Cola, Budweiser. 29 In occasione del Giorno dei Diritti Umani gli ambulanti sono stati brutalmente sfrattati dalla Park Station di Johannesburg, Sudafrica 2010: Un mondiale di calcio nel continente nero.

delle strutture ma anche i venditori ambulanti, imponendo nuove regole che colpiscono tutti i prodotti non autorizzati lungo le strade trafficate e su quelle in cui è previsto il passaggio di turisti.28 I venditori ambulanti sono sempre stati tormentati con sgomberi brutali e confische dei beni ma nelle città ospitanti il Mondiale, la situazione è notevolmente peggiorata.29 215



GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE


GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L’intento che mi sono posta fin dall’inizio è stato quello di capire ciò che realmente sta succedendo in questi anni a Rio de Janeiro e per trarre le conclusioni è stato fondamentale il confronto con altri interventi verificatisi in città appartenenti a paesi in via di sviluppo. La ricerca effettuata su altri due siti che hanno ospitato manifestazioni sportive nel XXI secolo ha permesso di capire se le rimozioni in atto risultano superiori o meno rispetto a manifestazioni già passate. Per calcolare la percentuale delle rimozioni, ci si è serviti del Global Urban Report del 2009, emesso da UN-Habitat. I dati relativi a Pechino e Johannesburg fanno riferimento al Censimento del 2007, mentre per Rio de Janeiro del Censimento del 2010, oggetto di analisi fin dalle prime pagine. 218


GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Non essendo a conoscenza della cifra esatta della popolazione degli abitanti di slum e di informal settlements delle singole città prese in analisi, si sono utilizzati i dati riferiti alla popolazione totale dello Stato. Il confronto tra il totale di rimozioni eseguite per ogni singola città, è stato condotto attraverso una proporzione tra abitanti totali dello Stato e abitanti totali degli slum dello stato e gli abitanti totali della città singola, ottenendo così un numero approssimativo ma coerente con i dati del Censimento. A partire quindi dal totale degli abitanti degli insediamenti informali, si è proceduto al calcolo delle rimozioni in ogni città. Conoscendo approssimativamente, i casi di rimozione sia a Pechino che a Johannesburg risulta perciò facile calcolare la percentuale degli abitanti rimossi rispetto al totale. Naturalmente, i risultati ottenuti non sono esatti ai decimali ma si è arrotondato per eccesso. Per mettere a confronto tutti gli aspetti abitativi di queste tre città, sono stati analizzati i dati che caratterizzano in generale le città ed i dati per noi utili alla comparazione: -- superficie totale, -- densità abitativa, -- popolazione totale, -- popolazione totale che abita gli insediamenti informali, -- rapporto tra abitanti totali e abitanti slum, -- coefficiente GINI - indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza. È un numero compreso tra 0 ed 1. Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea, il valore 0 corrisponde alla pura equa distribuzione, -- manifestazione sportiva presa in analisi, -- percentuale delle rimozioni rispetto agli abitanti totali degli informal settlements. 219


GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Superficie TOT città Km2

Densità abitativa ab/Km2

Popolazione TOT città

Popolazione abitanti in insediamenti informali

PECHINO*

16 801,25

1 167,32

19 612 368

6 079 830

JOHANNESBURG*

1 644

2 365,07

3 888 180

1 115 862

RIO DE JANEIRO**

1 264,3

4 999,17

6 320 446

2 023 744

* Censimento Demografico 2007 ** Censimento Demografico 2010 *** Coefficiente delle disuguaglianze di distribuzione. Range 0-1 FONTE DI RIFERIMENTO: UN-Habitat, Global urban indicators 2009

Dai dati ottenuti Pechino, con il suo elevato numero di abitanti, risulta essere la città con più rimozioni effettuate, ma se osserviamo le percentuali, Rio de Janeiro sta vivendo una vera e propria catastrofe. A tre anni di distanza dall’evento, infatti, rispetto ai dati fissi di Pechino e Johannesburg, è già il 4,8% della popolazione delle favelas ad aver subito ricollocamenti, rimozioni o intimidazioni a lasciare la propria abitazione. A Johannesburg le rimozioni sono notevolmente ridotte rispetto alle altre due, a mio parere perché l’evento sportivo non si è svolto solo in questa città, ma in altre 8 in tutto il Paese. Sicuramente se analizzassimo le rimozioni totali effettuate in Sudafrica raggiungerebbero, sicuramente 220


GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Rapporto ab. città/ ab. insediamenti informali

Coefficiente GINI***

Periodo di analisi

Manifestazione sportiva

Rimozioni ab. residenti in insediamenti informali

31,00%

0,22

2008

Olimpiadi Beijing

2,5% (1 470 000)

28,70%

0,75

2010

Mondiali Sudafrica

1,8% (20 000)

31,20%

0,53

2009 - 2016

Olimpiadi Rio

4,8% (97 150)

superando, quelle effettuate nelle singole città messe a confronto. Per quanto riguarda Rio de Janeiro, ci si può aspettare che il risultato raddoppi in vista dell’avvicinamento delle Olimpiadi, visti i ritardi che stanno subendo i cantieri delle strutture; con la fretta di concludere i lavori e con l’avvento della manifestazione alle porte le soluzioni di bonifica e riqualificazione potrebbero passare in secondo piano, causando un minor interessamento verso gli insediamenti da parte delle autorità e quindi una maggior volontà di rimozione. Questo tipo di approccio provocherebbe rimozioni arbitrarie e numeri maggiori di sfollati per le strade, aumentando per la prefettura il costo già stanziato per la sicurezza. 221


GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La città sta attraversando un periodo di totale trasformazione, sia a livello urbanistico che politico, concentrandosi soprattutto sull’immagine e funzionalità della stessa. La metropoli, infatti, è stata interessata in questi anni da una serie di interventi che hanno riguardato l’inserimento di nuove strutture ricettive, nuove infrastrutture di collegamento all’interno del la regione e rifacimenti di parti della città. Le politiche di rimozione in atto in queste aree, a volte arbitrarie, interessano zone prossime ai siti olimpici e non, compromettendo la vita di migliaia di persone. tGli insediamenti informali che prima dell’avvento delle Olimpiadi non erano stati un problema per la Prefettura, o almeno solo in parte, corrono il rischio di essere completamente rimossi da un momento all’altro e di lasciare in sito solo il ricordo di una lunga storia che lega i loro abitanti. Da questi studi, che coprono largamente la città di Rio, si può dedurre che le rimozioni saranno attuate in tutta la città, senza risparmiare le zone periferiche; inoltre, da quanto emerge dalle interviste prese in analisi, il ricollocamento seguito dalla repentina rimozione delle abitazioni, risulta essere molto “più in là” delle periferie, dai 70 ai 100 km di distanza. Tutte le Associazioni e gran parte degli abitanti della città si stanno battendo per evitare la rimozione completa, appoggiando i movimenti dei favelados e ricordando i diritti di cui godono. Nonostante ciò, la Prefettura sembra a volte ripensarci per evitare scandali a livello internazionale1 ma l’intenzione dell’allontanamento e ricollocamento dei marginali rimane la strada più facile, offrendo una sistemazione lontana ed inadeguata per quanto riguarda i costi di manutenzione della stessa. Che gli spostamenti siano effettuati vicino o meno, è così 222

1

Vedi il caso studio: Vila autodromo. Doveva essere una di quelle da rimuovere il prima possibile ma, con la presentazione di un piano che si integra perfettamente con il parco Olimpico, la volontà di rimozione è rimandata alla fine del 2014.


GIOCHI OLIMPICI E FAVELAS: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

che il prefetto Eduardo Paes definisce gli interventi di questi ultimi anni: “La città deve guadagnare punti in bellezza e questa è un’occasione imperdibile per dimostrare che Rio è davvero la cidade maravilhosa di cui si parla.” È evidente che le rimozioni e l’allontanamento di abitanti vadano contro ogni principio di bonifica e riqualificazione di parti di città, che si tratti di un quartiere di lusso o di uno slum; le caratteristiche di un insediamento manifestano la personalità degli abitanti mettendo in luce ogni sua particolarità, dalla singola casa agli spazi aperti vissuti. Ognuno ha il diritto di vivere il proprio spazio senza che questo gli venga sottratto, arbitrariamente o meno, e l’allontanamento forzato sarebbe solo una soluzione temporanea causando la rinascita di abitazioni e insediamenti negli spazi più inappropriati e insicuri. Le soluzioni da adottare dovrebbero essere completamente differenti, bisognerebbe offrire proposte di bonifica in sito, proponendo alla popolazione sistemi mantenibili dal punto di vista economico e non nuove abitazioni lontane ed inaccessibili. La soluzione suggerita ad esempio da Vila Autodromo sarebbe quella ottimale, cioè la presentazione di un proprio piano e la partecipazione attiva della popolazione interessata affiancata da personale qualificato per stilare un progetto a piccola scala, che interessi la propria comunità o il semplice quartiere. Solo così si raggiungerebbero gli obiettivi da sempre prefissati per una corretta politica di distribuzione delle abitazioni, sostenendo a pieno regime chi non ha la possibilità di manutenzione di un appartamento inappropriato.

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