TESI_Auricchio

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Design nei paesi periferici: cenni storici

Nell’ambito del design è possibile individuare i primi fenomeni di trasferimento di conoscenza presso paesi esteri negli anni cinquanta3. Tali attività erano principalmente guidate da enti governativi che invitavano famosi designer europei e statunitensi a tenere conferenze, seminari ed a volte anche a stilare documenti ufficiali sullo stato dell’arte e le linee guida per lo sviluppo di una cultura del progetto nel proprio paese. Un esempio per tutti è il documento di Charles Eames nel 1958 – The India Report - richiesto dal governo indiano per valutare le possibili applicazioni del design in India e sul quale si è successivamente fondata una delle più prestigiose scuole di design del paese, la National Institute of Design (NID) in Ahmedabad. Tuttavia, nonostante questi sporadici progetti degli anni cinquanta, i veri iniziatori e promotori di dibattici sul trasferimento di conoscenza di design nei paesi periferici sono stati negli anni settanta principalmente Gui Bonsiepe e Victor Papanek. Secondo Gui Bonsiepe i primi dibattiti su un disegno industriale con caratteristiche specifiche per il Terzo Mondo sono nate proprio a seguito delle prime critiche mosse nei confronti della “gute form”4. In particolare, i temi maggiormente dibattuti sono stati: _la definizione della “giusta” metodologia per il trasferimento tecnologico, ossia, il dibattito attorno allo sviluppo di tecnologie autoctone, intermedie, alternative o appropriate; _la definizione del ruolo del design nei progetti di trasferimento, ossia il ruolo di designer locali o stranieri e le conseguenze di tali interventi.

3 Papanek descrive alcuni di questi fenomeni nel suo libro Progettare per il mondo reale, Arnoldo Mondadori Editore,1973 (t.o. Design for the real world, Thames and Hudson, London, 1972), p. 178. “Già negli anni cinquanta alcune importanti organizzazioni di progettazione, come Chapman e Yamasaki di Chicago, Joe Careiro di Finlandia, e altri, condussero un lavoro di sviluppo progettuale in alcuni paesi sottosviluppati su richiesta del dipartimento di Stato. Tuttavia la loro opera fu prevalentemente indirizzata a favorire in alcuni giovani nazioni la progettazione e fabbricazione di oggetti destinati soprattutto al consumatore americano. In altre parole non progettarono pensando ai bisogni della popolazione di Israele, dell’Ecuador, della Turchia, del Messico, ecc., quanto piuttosto ai supposti desideri degli acquirenti americani”. 4 Secondo Bonsiepe: “il contesto socioeconomico tra paesi centrali e periferici portò ad interrogarsi sulla validità dell’interpretazione del disegno industriale che fino ad allora era radicata esclusivamente nelle economie dei paesi industriali.” In Bonsiepe Gui, Dall’oggetto all’interfaccia, Feltrinelli, Milano, 1985, p. 22.


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