L'Urlo - Maggio 2012

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LE MORTI DELLA MUSICA di Federica Dalle Carbonare

Sono ormai diversi anni che in TV e in radio sentiamo parlare di cantanti morti per uso di droga o per overdose. Tra i più famosi troviamo il re del pop, Michael Jackson, morto il 25 giugno 2009 a causa dei troppi farmaci assunti per prepararsi ai 50 concerti d'addio che avrebbe dovuto tenere a partire dalla metà di luglio a Londra. La morte del re del pop ha suscitato grande emozione in tutto il mondo e i suoi numerosi fan si sono raccolti in decine e decine di città del pianeta per ricordarlo, tra le lacrime, cantando i suoi più famosi successi. Ricordiamo anche Amy Whinehouse, morta a causa di un "cocktail" di alcol e farmaci lo scorso 23 luglio. Secondo il coroner, l'assunzione di una quantità eccessiva di alcol dopo un lungo periodo di astinenza ha causato la morte della

giovane cantante. A giugno era tornata sul palco dopo un periodo in cui sembrava aver superato le crisi, le droghe e l'alcol, invece poi era stata costretta ad abbandonare la tournée. In un successivo comunicato il management aveva annunciato che l'intero tour era stato cancellato. "Tutte le persone che le sono vicine", recitava la nota, "intendono fare il possibile per aiutarla a tornare al suo meglio e le sarà dato il tempo necessario perché questo avvenga". Invece ad Amy il tempo non è bastato. Il suo ultimo concerto resterà quello del 18 giugno a Belgrado, davanti a ventimila persone accorse a sentirla ai piedi della fortezza Kalemegdan. "Tutte le persone vicine a Amy sono sotto shock, devastate. I nostri pensieri sono con la famiglia e gli amici. La famiglia farà una dichiarazione quando

sarà pronta", ha detto il portavoce della Whinehouse. Ricordiamo anche Whitney Houston, trovata morta l'11 febbraio 2012 nella vasca da bagno della sua camera d'albergo. La Houston aveva assunto, prima di morire, un micidiale cocktail di champagne e marijuana. Secondo il medico legale è morta per annegamento; ma la droga e l'alcol hanno contribuito al decesso. Nel corso della storia molti, anzi moltissimi cantanti sono morti per abusi di droga e alcol. Ma quale sarà la causa di questo abuso? Lo stress? Delle cattive influenze nel campo musicale? Ricordiamo anche il cantante Lucio Dalla, scomparso il 10 marzo 2012 a causa di un infarto.

DA WOODSTOCK AD OGGI

di Maria Francesca Recordati e Bianca Casati

“I don’t know what by chance the television audience will see, what anyone will see, but what we will see tonight.

We wanna dedicate this song to the people who try to hold you back, the people who tell you how to live, the people who tell you how to dress, the people who tell you how to talk, people who tell you what you can say and what you can’t say. I personally don’t need that! I don’t need that shit in my life! Those are the kind of people that get me down, they make me feel like somebody, somebody out there is out ta get me! - Axl Rose, ’88, Live at the Ritz -

Ormai il mercato musicale è quasi totalmente controllato dalle classifiche di vendita e dalle case discografiche. È quindi sempre più difficile per i nuovi gruppi far emergere la propria opinione e creare nuove correnti artistiche, anche perché alcune band pop vengono create per guadagnare il più possibile in breve tempo anche senza nessuna passione e convinzione autentica. I concerti live però riescono ancora a conservare la loro potenza e il loro originario spirito di libertà. L'esempio più importante è il festival di Woodstock del '69. Grazie alla pubblicità via radio, il festival attirò oltre 50.000 partecipanti che assistettero alle esibizioni di musicisti del calibro di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, Santana e The Who. Negli anni 70, con la nascita del punk e dell’hard rock, la musica smette di esprimere un ideale di pace per comunicare un desiderio di ribellione per sfuggire al senso di alienazione causato da

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una società dalla mentalità troppo chiusa. Da un lato c’è l’hard rock, con assoli interminabili ma coinvolgenti, con gruppi come Led Zeppelin, Deep Purple ma anche AC/DC; dall’altro il punk, nato con i Ramones, che, eliminando gli assoli, dà vita a concerti brevi ma intensi che esprimono anche un forte ideale politico. Un’esibizione epica fu quella dei Sex Pistols che suonarono su un battello sul Tamigi il giorno del giubileo d’argento della regina “God save the queen”. Nel decennio successivo si svilupparono soprattutto l’hair e l’heavy metal. L’hair metal, che deriva dal glam, rende i live più scenografici grazie a effetti speciali, trucco, lacca e vestiti appariscenti. Le band più spettacolari sono Mötley Crüe, Kiss, Van Halen, Bon Jovi e anche Guns n’Roses. Grazie a band come i Metallica, che prendono spunto dai Black Sabbath, l’heavy metal si libera dei lustrini dell’hair metal per comunicare energia allo stato puro. Gli anni ‘80 videro anche l’ascesa di due cantanti, delle vere e proprie icone

musicali, i cui concerti saranno sempre caratterizzati da scenografie e coreografie elaborate: Michael Jackson e Madonna primi fra tutti. Negli anni ’90 si sviluppa il grunge, che nasce a Seattle e ha come massimi esponenti Nirvana e Pearl Jam. Kurt Cobain, leader dei Nirvana, dichiarò che cercava di fondere rumore e melodia, Black Sabbath e Beatles, pur continuando a esprimere la rabbia e la frustrazione dei giovani. A partire dagli anni 2000 il concerto iniziò ad essere sempre più un mezzo utilizzato anche per scopi umanitari. In particolare gli U2 furono protagonisti di alcune campagne di sensibilizzazione sulle condizioni umanitarie del terzo mondo e sulla necessità di estinguere il loro debito pubblico. Ciò culminò nel 2005 con il “8 Live” un concerto coincidente con il G8, che tentò di raccogliere fondi per i paesi meno sviluppati con le esibizioni di artisti come Madonna, U2, Bon Jovi, The Who, R.E.M. ed Elton John.


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