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16-02-2010

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Urbanistica INFORMAZIONI

Le responsabilità degli urbanisti Federico Oliva* L’urbanistica è in crisi e gli urbanisti hanno fallito. Due affermazioni che abbiano sentito ripetere spesso negli ultimi tempi e che sono state anche riprese con grande evidenza nella pagina culturale di un grande quotidiano a fine 2009, in verità in modo alquanto tendenzioso, sia per quanto riguarda le domande, che le risposte dei personaggi intervistati. Ma se la prima affermazione riguarda una situazione oggettiva, difficilmente confutabile, la seconda è invece, ameno a mio giudizio, certamente falsa. Cominciamo dalla prima. La crisi che l’urbanistica oggi sta vivendo viene da lontano: la sua origine è infatti sostanzialmente riconducibile alla debolezza prima e all’inapplicabilità poi dell’ordinamento giuridico che la sostiene e alla conseguente scarsa efficacia degli strumenti che utilizza, situazioni tutte legate alla mai compiuta riforma della legge urbanistica entrata in vigore nei primi anni cinquanta. In assenza di un provvedimento organico e generale, ci si è affidati a provvedimenti parziali, che si sono successivamente spesso rivelati insufficienti, anche se la necessità di una riforma generale era apparsa evidente già nei primi anni sessanta, dopo solo dieci anni di attuazione della legge urbanistica, perché alla stessa, sostanzialmente fondata su un approccio pubblicistico – espropriativo, mancavano i presupposti per un suo efficace funzionamento, a partire da una moderna normativa per gli espropri, per continuare con le risorse finanziarie necessarie proprio per gestire un’iniziativa pubblicistica. Naturalmente la volontà di non riformare l’urbanistica è stata una precisa scelta politica dei governi e delle maggioranze parlamentari di allora, aiutata, qualche volta, anche dal massimalismo degli urbanisti riformisti: quello che non si voleva però mettere in discussione era il ruolo e il peso della rendita fondiaria nel

nostro sistema economico, ruolo e peso che si è mantenuto ed accresciuto nel tempo, se è vero, com’è vero, che oggi, l’incidenza media del costo del suolo su quello finale delle costruzioni raggiunge proprio in Italia i valori massimi, rispetto a tutti gli altri paesi europei. Le cosiddette “riforme parziali” approvate dopo il ritiro della riforma nel 1963 da parte del Governo, non potevano sciogliere questo nodo, sia per un perdurante orientamento politico contrario, sia per le ripetute sanzioni di incostituzionalità, inevitabili quando si vuole intervenire solo su una parte, senza volere riformare le fondamenta. Questa condizione protratta nel tempo, ha tolto efficacia alla pianificazione, che si è potuta esprimere pienamente solo in circostanze eccezionali, nei casi fortunati dove le condizioni politiche e culturali si incrociavano, seppure in modo effimero e non duraturo. In generale, invece, l’urbanistica non ha mai potuto garantire una reale corrispondenza tra obiettivi e risultati e questa ne ha rappresentato la principale condizione di delegittimazione e di discredito sociale, anche perché gli italiani sono poco inclini a rispettare le regole del bene comune e molto più orientati a pensare innanzitutto ai propri interessi individuali, come la reazione al “piano casa” proposto l’anno scorso dal premier ha ampiamente testimoniato. La stesso notevole sviluppo della pianificazione che si è avuto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione con la piena responsabilità assegnata alle Regioni, non ha risolto completamente il problema: da un lato perché il nuovo modello di pianificazione fa fatica ad affermarsi in un contesto ancora condizionato culturalmente e disciplinarmente dal vecchio; dall’altro lato perché le riforme regionali sono prive della copertura della legge nazionale sui principi fondamentali del governo del territorio, senza la quale l’efficacia anche della migliore legge regionale non è garantita. Mentre lo stesso governo del territorio appare problematico se lo Stato non vuole affrontare, con adeguate risorse, i temi della stabilità idrogeologica o della

sicurezza idraulica, o mettere mano seriamente alla fiscalità locale, oggi sostanzialmente assente dal processo di pianificazione, se non per gli effetti negativi che una sciagurata legge dello Stato ha determinato nell’utilizzazione degli oneri di urbanizzazione. O, ancora, se il Governo non decide un programma di infrastrutturazione del Paese che non si riduca solo a programmare nuove autostrade in concessione ma che porti l’Italia al livello degli altri Paesi dell’Europa occidentale; un programma che rappresenta la condizione preliminare di ogni politica di assetto territoriale o urbanistica. In sintesi, non ci si può aspettare che l’urbanistica recuperi il credito che dovrebbe avere nella società, se non viene messa in condizione di funzionare, al di là delle capacità o dei limiti degli urbanisti. Veniamo ora alla seconda affermazione ricordata all’inizio, vale a dire quella che riguarda le responsabilità degli urbanisti. In questi ultimi quaranta anni, da quando sono apparse le prime difficoltà della riforma, poi via via sempre più evidenti, gli urbanisti, in particolare quelli che facevano riferimento all’INU, hanno raddoppiato il proprio impegno per colmare gli svantaggi che questa condizione comportava: non si sono dedicati solo a garantire scelte corrette nei piani, tecnicamente fondate e culturalmente aggiornate, ma si sono inventati anche il contesto giuridico e strumentale che poteva consentire un minimo di successo al piano. La possibilità di esproprio si riduce sempre di più a causa dell’incostituzionalità delle norme relative e della sempre più ridotta disponibilità finanziaria delle amministrazioni? L’urbanistica inventa la perequazione e la compensazione urbanistica, strumenti che solo quindici anni fa erano considerati quasi una pratica impossibile, mentre oggi sono utilizzati da tutti, anche se non ancora garantiti da nessuna legge. Il vecchio piano regolatore mostra sempre di più tutta la sua inefficacia di strumento totalmente prescrittivo e conformativo dei diritti edificatori che il regime immobiliare pretende di esigere immediatamente senza alcuna Info

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