La ricostruzione dopo una catastrofe: da spazio in attesa a spazio pubblico

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dove “avvenga qualcosa” e dove si possa trascorrere il proprio tempo libero, caratterizzati da elevati comfort, qualità urbana ed edilizia. Quando la destinazione di uno spazio a funzione collettiva non nasce dall’osservazione di una tendenza spontanea, il rischio che la risposta della popolazione sia diversa dalle previsioni effettuate è chiaramente elevato. In situazioni di emergenza, tuttavia, le fasi decisionali difficilmente possono essere subordinate all’osservazione delle nuove dinamiche sociali, la cui ricostituzione può richiedere diversi anni. Occorre adottare, quindi, approcci particolarmente adatti ad una società che si sta in parte ricostituendo. Uno dei principi da noi individuato per il perseguimento di tale scopo, è quello della flessibilità. Flessibilità intesa come temporaneità di utilizzo, come possibilità di trasformare un edificio in un altro con differente destinazione, cercando di ottimizzare le risorse economiche, temporali, sociali ed ambientali. Piazza d’Armi tra emergenza e sviluppo futuro Il progetto proposto, vede nella collocazione di alcune attività temporanee all’interno dell’area un possibile inizio, oltre che di ripresa economica, sopratutto di recupero delle relazioni sociali. Il sito di progetto è Piazza d’Armi, ex campo da tiro militare, situato tra l’ingresso ovest alla città e il centro storico. Oggi l’area si presenta come un estesissimo “vuoto urbano” (circa 175900 mq), che funge da grande circonvallazione, in cui si trovano alcuni campi sportivi e la pista di atletica cittadina, dove, dopo il 6 aprile, sono state collocate oltre 240 tende d’emergenza. Nonostante l’utilizzo come campo di accoglienza abbia compromesso fortemente lo stato delle strutture sportive, molti cittadini le utilizzano ancora per gli allenamenti. L’intenzione di recuperare come spazio pubblico Piazza d’Armi risale al 2010, quando il Comune dell’Aquila ha approvato il Masterplan-Piano di riassetto generale di Piazza d’Armi in variante al PRG, decidendo di ricorrere a un concorso internazionale di progettazione per la riqualificazione dell’area. Il bando di concorso prevede la realizzazione di un parco urbano con un auditorium della musica, impianti sportivi qualificati, una foresteria, parcheggi e una piazza adatta ad ospitare temporaneamente lo storico mercato di Piazza Duomo,dispersosi dopo il sisma. L’intervento da noi progettato, è articolato in due fasi. La prima deriva principalmente dall’insieme di necessità il cui soddisfacimento si rende particolarmente urgente dopo un evento come quello del 6 aprile. Si tratta di funzioni residenziali, della ricollocazione (temporanea e non) delle attività commerciali e produttive, della creazione di poli visibili, facilmente

riconoscibili e raggiungibili, in cui la popolazione possa identificare un nuovo punto di riferimento, in cui ritrovare le attività di vita quotidiana. La seconda fase dell’intervento si colloca temporalmente a ricostruzione avvenuta o inoltrata, quando cioè la maggior parte degli abitanti è ritornata alla propria abitazione e alla propria sede di lavoro. Per definire una destinazione d’uso in linea con le scelte dell’amministrazione comunale, si è assunto come riferimento il bando del concorso internazionale di Piazza d’Armi. Le attività prevalenti saranno, dunque, quella sportiva e quella turistico - ricettiva. Il passaggio da una fase all’altra è pensato come un fenomeno graduale, in modo che gli utenti possano mantenere la consapevolezza della localizzazione delle attività, senza che si ripeta il senso di spaesamento del post-sisma. In questo modo, il progetto potrebbe consentire, con un limitato consumo di suolo, di rispondere ad esigenze mutevoli nel tempo, senza che vi siano edifici abbandonati o inutilizzati a ricostruzione avvenuta. Formalmente, il progetto si compone di alcuni volumi modulari disposti parallelamnente all’asse stradale e sormontati da una loggia, un elemento permeabile e strutturalmente indipendente, che come il porticato di un’agorà segna lo spazio pubblico e collettivo. La modularità ha lo scopo di favorire il trasporto, l’assemblaggio, la costruzione e l’impiego della prefabbricazione, mentre le dimensioni ridotte dei volumi si prestano alla riproducibilità dell’intervento, anche in luoghi inadatti a un’aggregazione longitudinale tanto estesa. Il pianterreno di ogni edificio è adibito a funzioni aperte al pubblico ed è per lo più vetrato, per favorire l’interazione visuale. I piani superiori, anch’essi dotati di ampie vetrate, oscurate da brise-soleil mobili, sono caratterizzati da terrazze coperte comuni, per facilitare la socialità fra gli utenti. L’intervento è suddivisibile in tre parti funzionali. La prima, ospita nella fase iniziale i mercati coperti, i laboratori artigianali e le aree del co-eating. In un secondo tempo, attraverso la rimozione di arredi e pannelli divisori e il potenziamento dei servizi igienici, gli ambienti diventano palestre e campi sportivi. La seconda è costituita da tre volumi, che ospitano abitazioni per l’emergenza convertibili in uffici. Le residenze hanno tagli diversificati e si rifanno al modello del co-housing per quanto riguarda la presenza di spazi collettivi e servizi condivisi, quali: lavanderia, hobby room, ludoteca, depositi per la spesa collettiva, sale polivalenti. Nella terza parte si trovano due edifici: il primo da studentato è trasformabile in ostello, mentre il secondo ospita piccole residenze temporanee (adatte in particolare a un’utenza di anziani), convertibili nelle camere dell’hotel previsto da bando. In entrambi i casi, il passaggio avviene col potenzia-

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