Città come motore di sviluppo del Paese - Tema 2

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Casoria, Italia. Dal piano-mappa al piano-dispositivo Enrico Formato

Premessa Casoria è un comune della prima periferia di Napoli caratterizzato da elevata densità abitativa (80.000 abitanti / 12 Kmq), notevoli fenomeni di dismissione produttiva e di degrado ambientale sia del patrimonio edilizio sia delle aree non edificate. Presenta un livello di attrezzature e servizi pari ad un decimo delle quantità minime fissate come standard dal Dm 1444/1968 e dalla Legge regionale n. 14/1982. Nell’ultimo quinquennio il Comune ha perso circa 4000 abitanti a causa della bassa qualità della vita, dalla minore attrazione di Napoli rispetto ai comuni dell’hinterland (per cui è diventato meno importante vivere a ridosso del capoluogo), della notevole perdita di posti di lavoro causati dalla dismissione industriale e commerciale. Le conseguenze del piano-mappa Lo stato del territorio - il depauperamento ambientale e paesaggistico, la scarsa efficienza dei sistemi urbani, l’insufficiente dotazione di servizi – derivano in larga parte dalla imperfetta attuazione del Piano regolatore generale, redatto nei Settanta ed approvato nel 1980. Questo piano è a tutt’oggi vigente in regime di salvaguardia insieme al nuovo Piano adottato il 19 settembre 2013 ed era stato preceduto, nel 1939, da un Regolamento edilizio. La trasformazione territoriale, iniziata nel dopoguerra con l’impianto di alcuni grandi stabilimenti industriali (acciaio, meccanica, chimica) e proseguita con una massiccia edificazione residenziale tra i Sessanta e gli Ottanta, è dunque avvenuta in presenza di strumenti di pianificazione urbanistica: lo stato del territorio si può considerare come un

fallimento di quel sistema regolativo. Il sistema di pianificazione di cui si tratta ha poco a che fare con qualsivoglia progetto di territorio; nulla da condividere con gli obiettivi di salvaguardia del paesaggio, conservazione dei beni culturali ed equilibrata crescita urbana che sono tra i capisaldi della modernità urbanistica. In quegli anni, i piani regolatori, a Casoria come in gran parte del resto d’Italia, si misurano prevalentemente con l’espansione urbana ed assumono la forma di una mappa che fissa i punti di equilibrio tra le convenienze edilizie sancendo, con atto pubblico, la distribuzione degli interessi fondiari. Affinché la rendita differenziale assuma consistenza è sufficiente che un fondo sia inserito nel piano-mappa, uno zoning, esteso all’intero territorio comunale e, limitatamente ai diritti edificatori, valido a tempo indeterminato. L’ingerenza della Pubblica Amministrazione nella configurazione del territorio si riduce all’infrastrutturazione primaria, spesso neanche condotta secondo il disegno di piano. Il quadro è completato dal varo delle leggi sul condono edilizio e dagli effetti che queste assumono nella liquefazione delle regole d’uso del territorio. Si crea un circolo vizioso, molto ben noto nell’hinterland di Napoli, che ha due conseguenze di una certa rilevanza: - il territorio si riduce a campo di produzione e riproduzione dei capitali derivante, nella migliore delle ipotesi (cioè quella “legale”), dall’accumulazione primaria e del commercio; diventa il moltiplicatore delle ricchezze e, al contempo, il motore di un’economia del mattone in parte anche alimentata da capitali pubblici (opere di urbanizzazione e quartieri Erp); - il piano, viceversa, diventa un documento intorno al quale si concentrano le scelte più importanti della politica locale, sottraendo al campo del progetto urbano e del paesaggio il dibattito urbanistico, tutt’al più polarizzato ideologicamente (a volte anche strumentalmente) tra “realisti” ed “ecologisti”. Questo piano deriva da scelte politiche, il dibattito colto sull’urbanistica e il paesaggio resta in sostanza nel mondo dei libri e nei dibattiti accademici. Il disegno del “piano come mappa” richiede una paziente mediazione tra le parti, anni di dibattito, finché, anche quando approvato dal Consiglio comunale, resta per anni al vaglio di Regione, Provincia, e altri enti “sovraordinati” (il Prg di Casoria, ad esempio, adottato nel 1972 si conclude, con l’approvazione, solo nel 1980 ). Ciò che infine viene sancito ha poco a che vedere con la realtà (nel frattempo anche mutata) ed assume più senso come documento bancario-finanziario che non come progetto: la forma del territorio va da sé, anche quando sono rispettate le “zone” funzionali e gli “indici” di piano. I risultati, sotto gli occhi di tutti, assumono particolare dirompenza nell’area metropolitana di Napoli dove la crisi urbana della contemporaneità si

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