rivista 10-16 agosto

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Up grade 3.0 Bla Bla Balbo Week

I fatti piĂš importanti della settimana


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Psico estate risponde

La Meditazione

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/meditazionebuddhismo-monaco-tempio-2214532/ La meditazione ha a che fare con la psicologia? Posso rispondervi di sì.. secondo alcuni studi la meditazione può aiutare ad aumentare la concentrazione. Questa si chiama “meditazione consapevole” e viene chiamata così proprio perché facendo questo tipo di meditazione si acquista più consapevolezza e si ha il pieno controllo delle proprie capacità mentali. Uno studio su questo tipo di meditazione è stato fatto a Yongey Mingyur Rimpoche, non a caso un monaco buddista. Infatti il buddismo si basa sulla meditazione, ma questa

non ha sempre lo stesso scopo. Si può meditare sia per arrivare al divino oppure (come in questo caso) arrivare alla consapevolezza. Alcuni scienziati chiamarono questo monaco a compiere un'osservazione scientifica dove gli fecero fare una risonanza nel mezzo di una meditazione e arrivarono a scoprire che, mentre si medita, il cervello può aumentare alcune delle sue funzioni, in questo caso si scoprì che la sua compassione attraverso ai circuiti empatici passò dal sette all’800%, limitando alcune disfunzioni quali ansia e stress, elementi che caratterizzano il nostro vivere quotidiano. Questo cambiamento però ha scoperto che cambia da chi medita di più a chi medita di meno per questo si dice che la meditazione è come uno “sport” fatto di esercizio. Questo esperimento fa comprendere quanto noi possiamo arrivare ad essere padroni del nostro cervello grazie alle nostre facoltà mentali.

I. R. IV A Scu.


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Prendila con filosofia

Il Tempo

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/alberteinstein-scienza-pittura-4356894/ Il tempo è stato, fin dai tempi più remoti, uno dei quesiti cui filosofi e scienziati hanno cercato di dar risposta. Noi conosciamo il tempo una forza che ci accompagna dalla nascita alla morte, ma cos'è realmente il tempo? Com'è stato riconosciuto? Gli scienziati hanno elaborato il concetto di tempo con il fine di adattarlo a formule matematiche, a quesiti fisici o esperimenti chimici, traendone così benefici che, nei migliori dei casi, ha portato a cure per malattie.

I filosofi, dal loro canto, hanno cercato di rispondere a domande poste da uomini e ad avvicinarsi, in qualche modo, a Dio. Sant'Agostino nelle sue Confessioni scriveva: “Se nessuno me lo chiede, so cos'è il tempo, ma se mi si chiede di spiegarlo, non so cosa dire”; sosteneva che non esistesse un vero e proprio concetto "tempo", in quanto ad averlo ideato è stato Dio, ma quest'ultimo non fa parte del tempo. È al di fuori del concetto di tempo. A modo suo, anche Einstein sosteneva che il tempo non esistesse, poiché ad esistere è la nostra percezione soggettiva.Nel New York Times del 1929 venne pubblicata una frase, recitata da Einstein, che cambiò il concetto di tempo: "Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora". Una frase per certi versi semplice, ma che ci porta a porci delle domande a cui l'uomo ancora oggi non è stato in grado di rispondere. Il tempo è passato, presente o futuro? Concludo con una citazione di Thomas Mann, scrittore tedesco:” Il tempo è un dono prezioso, datoci affinché in esso diventiamo migliori, più saggi più maturi, più perfetti”.


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Viaggi e miraggi

Un capolavoro nato dal riciclo

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/alberobello-italiapuglia-holiday-3645181/

A Guagnano, non molto lontano da Lecce, la casa dell'artista Vincent Brunetti attira ogni anno i turisti più curiosi, affascinati dalla sfarzosità di quel luogo singolare, ma anche dal fatto che è interamente frutto del riciclo!!! Si trova lungo un percorso cicloturistico immerso nel paesaggio rurale salentino, lo stesso artista infatti la definisce come una reggia rurale e città d'arte, un luogo di rilassamento psichico.Inizialmente nacque con l'intento di essere una chiesetta votiva, Vincent infatti dopo anni passati a Milano, lavorando come artista,

prende la decisione di ritornare nel Salento, in quel piccolo paese anonimo nel quale era nato. A metà degli anni Novanta, però, comincia man mano a trasformarsi nella sua abitazione e luogo di lavoro, prendendo poi la forma della casa più eclettica d'Italia.I mosaici percorrono tutto l'eremo, ccostati da statue di ogni tipo e vari dipinti, imitazioni e esposizione dei suoi primi lavori. Frutto dell'unione tra materiali di recupero e tanto estro, la casa-museo di Vincent è in continua evoluzione a cielo aperto, sotto gli occhi di tutti i turisti meravigliati. Il luogo ha acquistato visibilità quest'anno con la canzone estiva firmata Boomdabash e Alessandra Amoroso “karaoke” quasi interamente girata lì! Tra l'esterno e l'interno, l'eremo è di circa tremila metri quadri ( duemilacinquecento solo di museo!!) merita di essere visitato tra i colori accesi di tutti quei mosaici e l'artista è sempre presente e molto disponibile e se l'orario lo permette, sarà lui stesso a guidarvi nel tour della sua abitazione all'interno. La domenica pomeriggio invece, dipinge sempre davanti ai suoi visitatori, tra un racconto e l'altro della sua esperienza e della sua arte. Una meta curiosa e poco conosciuta nel Salento, perfetta anche per i bambini che si ritrovano come immersi in un luogo fiabesco e incantato. G. C. III C Scu


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Watch dog: giornalismo di inchiesta

A 37 anni dalla strage di Bologna

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/bologna-italiastoricamente-4739554/

È il 2 agosto del 1980, l’orologio segna le 10:25. In quel momento il tempo si è fermato quando una bomba a tempo, in una valigia abbandonata, è esplosa nella sala d’aspetto della Seconda classe. Essa provocò la morte di 85 persone e oltre 200 feriti. Fece inoltre crollare un’intera ala della stazione, investendo in pieno il treno Ancona-

Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante. Fu uno degli atti terroristici più gravi del secondo Dopoguerra e una tragedia rimasta per anni un mistero. I mandanti della strage non sono mai stati identificati. La prima rivendicazione è arrivata intorno alle 13.30 del 2 agosto, per telefono, a un giornale di Roma. Ne sono seguite altre, da parte di gruppi terroristici di estrema destra e di estrema sinistra. Presto le indagini, però, si concentrarono sulla formazione neofascista dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) e alcuni esponenti del gruppo vennero arrestati già alla fine di quell’agosto. Quattro giorni dopo la strage, la città onorò le vittime con funerali di stato e una grande manifestazione in piazza Maggiore, alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini e del sindaco di Bologna Renato Zangheri i quali, durante un breve discorso, chiesero «giustizia e verità». S. G. I A Com.


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Watch dog: giornalismo di inchiesta

Una Beirut di sangue.

Immagine di Beirut prima dell'esplosione tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/saidalibano-beirut-castello-2389745/ Alle 18:00 di martedì scorso un’esplosione ha messo in ginocchio il Libano. Silenzio, un boato, ancora silenzio. In quei secondi strazianti 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio sono esplose nel porto di Beirut provocando una crisi senza precedenti nella capitale libanese. Un’esplosione che si è sentita anche sull'isola di Cipro, che dista circa 200 km dal porto e che equivale ad una scossa di magnitudo 4.5. Ancora non si è certi se l’esplosione sia dovuta a qualche fattore esterno (qualcuno dice un’opera di saldatura andata a male) o ad uno esterno (si ipotizza un missile o una bomba scagliato da terze parti), fatto sta che quel carico di nitrato d’ammonio non sarebbe dovuto

essere nel porto di Beirut, ma in Mozambico. Infatti, il 23 settembre 2013, la nave Rhosus battente bandiera moldava ma di proprietà di un armatore russo, salpa da Batumni, in Georgia, per trasportare il nitrato d’ammonio acquistato dalla Banca internazionale del Mozambico per conto della Fàbrica de Explosivos de Moçambique che l’avrebbe usato come esplosivo per l’estrazione di materiali. Dopo l’ammutinamento della ciurma, diventa capitano il russo Boris Prokoshev, all’epoca capitano di navi, ma oggi 70enne pensionato, che accetta l’incarico ma comunica all’armatore di non aver abbastanza soldi per passare il Canale di Suez. Gli viene ordinato di attraccare a Beirut e lì le autorità libanesi, riscontrando troppe irregolarità nell’imbarcazione, la sequestrano. Tutto il carico viene quindi trasferito in un hangar del porto e, nonostante i continui solleciti affinché venga rimosso, rimane lì fino a martedì scorso, giorno dell’esplosione. Ancora una volta la negligenza di chi governa reca danno alla popolazione. È più facile cercare il colpevole piuttosto che prendersi la responsabilità e ammettere le proprie colpe, soprattutto se si tratta di una questione politica. Beirut piange e noi con loro.

M. C., IIA CLA


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Comics on the beach

Esistono differenze tra anime e manga

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/artista-disegnofumetto-comic-con-2219789/

Molte persone credono che non ci siano discrepanze tra la versione fumetto (manga) e la versione animata (anime) di una storia, ma in questo articolo volevo dimostrare che in generale ci sono molte differenze tra i manga e gli anime, soprattutto per quanto riguarda la storia, in modo particolarmente evidente il finale di quest’ultima. Non sempre le case produttrici seguono alla lettera la storia originale e ci sono vari casi dove questo cambiamento è evidente. Possiamo dividere gli anime in 3 diverse categorie, l’anime “ fedele” ovvero quello che è scritto sul manga verrà riportato alla perfezione in video senza tagliare o tralasciare nulla, un esempio può essere “Mirai Nikki” una storia che parla di 12 persone che si sfidano in questo “gioco” per la loro sopravvivenza e questa storia, dal primo all’ultimo episodio, viene raccontata esattamente com’è nel manga, senza tagliare nulla se non alcuni piccoli dettagli.

La seconda categoria è quella dell’anime “parziale”, ovvero prendere la storia originale, ma togliere o saltare alcuni pezzi come ad esempio i capitoli filler, ma non sempre va così, infatti potrebbero tagliare parti molto rilevanti per la storia. Ci sono molti esempi di questi tipi di anime, ma un caso palese può essere “Soul Eater” dove la storia è sì seguita, ma anche cambiata. Chi ha letto il manga e successivamente guardato l’anime o viceversa sa perfettamente che il finale di questa storia è molto diverso, infatti l’anime ha tagliato non solo dei capitoli, ma interi volumi del manga originale e questo ha contribuito molto a cambiarne i personaggi, ma in particolare modo ha cambiato il finale, infatti in questo caso il manga ha un finale è l’anime ne ha un’altro. Ma passiamo all'ultima sezione ovvero l’anime “trasandato” e con questa categoria si raggruppano tutti gli anime che non seguono la storia originale, andando completamente allo sbaraglio. Fortunatamente non ci sono molti esempi o se ci sono sono poco conosciuti come ad esempio “ToLoveRu”, la cui trama è molto carina e divertente, il problema è stato l’adattamento animato infatti l’anime ignora ben 12 parti che erano vitali per capirne la trama e il punto fondamentale è che a causa di questi enormi tagli alla storia, quest’ultima sembra non avere un senso, dando allo spettatore una sensazione di noia, disincentivando il suo interesse. Spero che questo articolo sia riuscito a convincervi che anime e manga non sono la stessa cosa, che è sempre meglio guardare l’opera originale per appassionarsi davvero a qualcosa o riuscire a capirne meglio i concetti. G. P. IV A Ling.


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Da un finestrino di interno di estate

Il libraio

Immagine tratta dall'archivio personale della scrivente.

Il Libraio "Leggeva libri e scopriva storie sconosciute, leggeva le persone e scopriva personalità nascoste" - D. Novac Seduto sul mio sgabello di legno, sfoglio le pagine di un vecchio libro, ma intanto con la mente sono altrove. Come ogni sera sono qua, sul lungomare di questa località balneare, fra i volumi che ingombrano la mia bancarella, vecchi e nuovi, rilegati ed economici, classici famosi ed edizioni critiche sconosciute ai più. Sono molti, lo ammetto, acquisti spesso fatti per il desiderio di leggerli io stesso, più che per la convinzione che possano incontrare l'interesse degli acquirenti. Ogni tanto qualcuno passa, mi dà un'occhiata quasi furtiva, stupito nel vedere che sto leggendo intento, al contrario dei proprietari dei banchetti accanto al mio, che si affannano nell'attirare l'attenzione dei

passanti. Io non sono così, io osservo. Mi piace guardare di sottecchi chi si avvicina, per capire un po' di lui in base a cosa cattura la sua attenzione. C'è il lettore inesperto, quello occasionale, che cerca la novità del momento o qualche caso editoriale da milioni di copie vendute; noto subito il suo smarrimento mentre cerca un titolo preciso, per poi chiedermelo con voce incerta, quasi con tono di scuse, come se sapesse che quasi sicuramente non lo finirà di leggere e si sentisse già in colpa. C'è poi il suo opposto, una sorta di Mr.Hyde di quello spaurito Dottor Jekyll, il lettore esperto, che osserva i libri esposti senza nemmeno degnarmi di un'occhiata. Scorre con sguardo rapace i titoli, per poi mutare la sua espressione con sufficienza, nel notare che possiede già tutti i libri che ha di fronte a sè: non compra quasi mai nulla, se non nelle rare volte in cui scova qualche libro particolare o ignoto, che mi porge con sguardo compiaciuto, come se dovessi stupirmi della sua cultura. Ci sono le signore anziane, come quella che ho di fronte in questo momento, avvolta da uno scialle traforato e un forte profumo di rose: tiene per mano un bambino, e mentre lei osserva attenta i manuali di cucina, quello si svincola dalla sua stretta, per sfogliare i libri da colorare dall'altro lato. Vicino a quelli ci sono i fumetti, impilati in una torre traballante, a cui si accostano spesso dei giovani adulti che visti da fuori non sembrano molto diversi da quei bambini che osservano imbambolati le pagine piene di disegni da colorare. C'è poi una piccola sezione di libri che amo particolarmente, fra le guide turistiche e i gialli: i libri di poesia. Quando ero solo un ragazzo li collezionavo, leggevo avidamente qualsiasi poeta mi capitasse sotto mano, da Leopardi a Prèvert, divoravo pagine e pagine di qualsiasi autore, che fosse Catullo o Krasiński, per poi cimentarmi io stesso nello scrivere versi. Non ero molto bravo, anzi per quanto mi sforzassi di scrivere qualcosa di nuovo e indelebile, tutte le parole che mi venivano erano banali, pallide copie di ciò che avevo letto da altri. Ogni tanto scrivo ancora, ma quasi nessuna poesia. Mi diverto a tradurre brani dell'Iliade o di Livio, retaggio forse dei miei studi classici, a cui appongo note e commenti, come un vero filologo; mi piace scrivere flussi di coscienza alla Joyce o elucubrazioni come Proust, ho anche iniziato un romanzo d'avventura, che però è rimasto


9 accantonato dopo nemmeno venti pagine; suppongo che la vita da libraio non offra spunti particolarmente mozzafiato. Sono quasi le undici e mezza, fra poco inizierò a ritirare tutto nel retro del mio furgoncino, ma prima voglio leggere ancora una pagina, magari due: il libro che sto leggendo, o meglio rileggendo, l'ho comprato anni fa, da un rigattiere a Portobello che lo vendeva a poco più di due sterline. Sembra un libro insignificante, con la copertina color crema parecchio sdrucita e una rilegatura discutibile, ma dalla prima volta che l'ho letto ha lasciato per sempre un segno dentro di me. Più leggevo e più mi dicevo "Ecco, questo è il libro che stavo aspettando", tanto che all'ultima pagina ho desiderato ricominciarlo, come per paura di separarmene. "Mi scusi, stavo cercando un libro un po' particolare". A parlare è stata una ragazza bionda, che istintivamente associo a quelle dame angelicate descritte da Petrarca e Guinizzelli. Mi sorride e mi fissa, aspettando che io torni nella

realtà dalla quale mi ero estraniato. La osservo, ma per la prima volta non riesco ad incasellarla in nessuno dei tipi di clienti a cui sono abituato: la sua personalità, che intravedo così facilmente negli altri, mi sfugge, come un fuoco fatuo che scompare da davanti per ricomparire poco più in là. "Cercavo un libro che cita Salinger in uno dei suoi libri, non so se lo ha mai sentito, si chiama Racconti di un pellegrino russo, per caso ce l'ha?" continua lei. Stupito, mi apro involontariamente in un sorriso, mentre lei ancora mi guarda con aria interrogativa; ancora non sa che l'unica copia di quel libro che possiedo è proprio quel volumetto sdrucito, il libro color crema che tengo fra le mani.

E. B. II B Class.


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Una cartolina da…

Una cartolina dal Monferrato.

Immagine tratta dall'archivio personale della scrivente Il paesaggio monferrino è prevalentemente ricco di campi e culture di vari tipi, tra i quali spiccano i vigneti. Nelle nostre zone, infatti, ci sono vini molto particolari, come il Grignolino e il Barbera. In questa zona, il mese di Settembre è considerato il periodo dei vini. La “Festa del Vino”, con degustazioni, musica dal vivo e luna park, è ormai una tradizione da 58 anni ed è un evento molto speciale che noi, cittadini del Monferrato, attendiamo con trepidazione. Ma lo scenario collinare è ricco anche di piccoli borghi, castelli e casette sparse qua e là, in mezzo a distese di verde. I più conosciuti sono Rosignano, Cella Monte e

Frassinello, dove si possono visitare gli infernot, le piccole grotte tipiche di queste zone in cui venivano conservati i vini. Questi luoghi offrono un panorama che suscita meraviglia: da qui, infatti, si possono ammirare le morbide curve delle colline che sfumano perfettamente con i colori della natura che suscitano emozioni di pace e tranquillità. Infatti, molte persone trascorrono le loro vacanze in collina, perché la natura, a parte essere rilassante, permette di svolgere varie attività e rallenta un po’ i ritmi frenetici della vita lavorativa e scolastica. L’emozione che si può provare guardando questo paesaggio non è sempre la stessa. Durante la giornata il sole splende sui vigneti e le grandi distese verdi e questo provoca un senso di tranquillità e libertà. Al tramonto i colori rossastri del sole si amalgamano con l’azzurro cielo. Infine, anche un cielo stellato ci fa sognare tra le colline. Anche io mi ritrovo spesso a camminare per le colline per ammirare tutte queste meraviglie. C. G. I A Com.


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Streaming soon …

Lucifer

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È ormai ufficiale l'uscita della quinta e penultima stagione della celeberrima serie originale Netflix "Lucifer". Se qualcuno non sapesse di cosa tratti, non vi preoccupate, ve lo spiego in poche righe. Si tratta di una commedia drammatica poliziesca con l'aggiunta di fantasy, infatti l'omonimo protagonista, interpretato da Tom Ellis , è effettivamente il diavolo che, stufo di

governare gli inferi, decide di prendere una vacanza insieme alla sua amica, la demone Mazekeen. Decidono di risalire nel mondo mortale, dove aprono un night club. L'affascinante Lucifer però, nel giro di poco tempo, verrà sopraffatto da sentimenti che non pensava poter mai provare, causati dall'assassinio di una sua amica mortale. Questo lo spinge ad indagare sul suo omicidio e nel mentre incontra la detective del caso, Chloe. . Dal quel momento inizierà un rapporto d'amore ed odio tra il diavolo e la poliziotta che collaboreranno per risolvere gli omicidi di Los Angeles. A parer mio la serie è molto bella, con regia ed attori eccellenti. La consiglio di cuore a tutti coloro che vogliono divertirsi, guardando qualcosa di insolito.

G. D'A. I A Com.


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Streaming soon …

The Rain

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/dune-maremare-del-nord-spiaggia-2184976/

terza e ultima verrà rilasciata il 6 agosto. Questa è ambientata in una Danimarca post-apocalittica a causa di una pioggia catastrofica, in cui dilaga un virus mortale. Due fratelli Some e Rasmus si salvano grazie a un bunker costruito dal padre, membro e scienziato della misteriosa società Apollon. Dopo sei anni, poiché i viveri cominciano a scarseggiare, escono dal bunker e trovano un mondo in cui nulla è più uguale a prima e dove la ricerca dei viveri è necessaria e fondamentale. Conoscono anche un gruppo di superstiti Martin, Beatrix, Patrick, Jean e Lia, con cui condividono una serie di esperienze in un mondo al di là di ogni regola, scoprendo anche emozioni e sensazioni che credevano ormai sopite. S. G.

The Rain è una serie televisiva danese ideata da Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo. È la prima serie danese prodotta da Netflix. È composta da tre stagioni, la quale

I A Com

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Culture dal mondo estate.

Ferragosto a Barcellona

prenotazione. Bisognerà rispettare la distanza e seguire tutte le indicazioni date per evitare ulteriori contagi. La festa si potrà seguire attraverso un'app. Per unirci a questa spettacolare festa dovremo aspettare ancora un annetto, ma segnatevi sul vostro calendario questo “chulísimo evento”: ferragosto 2021, Festa Mayor de GràciaBarcelona! Buon divertimento! M. G. II B ling.

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/divertimentopark-g%C3%BCell-barcellona-4926289/ Per noi ragazzi che amiamo divertirci e far festa, un’opportunità da non perdere, è la festa Mayor de Gràcia a Barcellona. Si svolge dal 15 al 21 agosto e vi posso assicurare che è arte a cielo aperto. In quel periodo vengono organizzati concerti live nelle piazze, spettacoli teatrali e tradizioni che si mantengono nel tempo come per esempio le piramidi umane, chiamate “castellers”. Abbiamo anche il carrefoc, vera e propria attrazione, dove la gente si traveste da demone e corre per le vie della città lanciando petardi. Il concetto del Festival è che tutte le vie si sfidano per il premio della decorazione migliore. Dunque non ci resta che partire e divertirci a più non posso! No, aspettate, ma non quest'anno! Perchè? Perchè il Covid-19 ha avuto le sue ripercussioni anche su questa festa e la città di Barcellona, che sta attraversando un periodo molto difficile, ha dovuto adottare delle misure restrittive per la festa. Infatti, quest'anno le decorazioni saranno decisamente meno pompose e non saranno previsti balli e concerti nelle ore serali. Gli accessi saranno limitati e con una


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Live from…

Il Miracolo della Vistola

immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/ponte-ilfiume-vistola-4490123/ La Polonia, nella sua storia travagliata, ha sempre dovuto attaccare e difendersi, cambiando anche il corso di battaglie e guerre. Ma la battaglia più importante della Polonia fu quella combattuta da polacchi, su suolo polacco e per il futuro della Polonia, la Battaglia di Varsavia. Un sogno d'indipendenza Verso la fine del XVIII secolo la Polonia (al tempo in unione con la Lituania nella Confederazione polacco-lituana) dopo periodi di crisi a seguito di mancate riforme, mancata modernizzazione e rivolte, si ritrovò preda di tre delle nazioni più importanti del periodo: il Regno di Prussia, l’Impero Austriaco e l’Impero Russo; in meno di 30 anni questi tre paesi riuscirono a spartirsi l’enorme territorio della confederazione (che al suo apice contava 1.100.000 km2 di terre), inizialmente la fede cattolica e la lingua polacca furono preservate, ma l’assenza di uno stato polacco in grado di imporsi obbligò i polacchi a integrarsi. Come per il sentimento del Risorgimento italiano, anche quello polacco fu ravvivato dallo spirito rivoluzionario napoleonico, infatti nel 1807 venne creato (a seguito della sconfitta della Prussia) un Ducato di Varsavia, dopo anni di guerra subì però la stessa sorte del regno d’Italia napoleonico: venne smantellato al Congresso di Vienna del 1815.

La maggior parte del territorio venne reintegrato nell'Impero Russo sotto il nome di Regno del Congresso (possedendo molta autonomia), ma dopo due rivolte nel 1831 e nel 1863 questa autonomia venne eliminata e una forte russificazione prese piede. I cittadini polacchi dovettero subire la confisca delle proprietà, la deportazione, i servizi militari forzati e la chiusura delle università; la stessa sorte avvenne nei territori prussiani, mentre l’unica rappresentanza che i polacchi ottennero fu quella del parlamento dell’Impero Austriaco, che gli permise di sviluppare la loro cultura e le loro università. Ma come dice l’inno nazionale polacco la Polonia non è ancora persa e l’11 Novembre 1918, nel caos post-guerra mondiale, una nuova repubblica polacca venne proclamata; neanche 5 mesi più tardi la Polonia, presa da un grande fermento nazionalistico e di espansione, invase la Russia sovietica. Guerra sovietico-polacca La guerra scoppiò immediatamente in seguito al ritiro delle truppe tedesche dall’est, ovvero 500.000 uomini, che lasciarono chilometri e chilometri dell’ex Impero Russo senza controllo e legge: i tre nuovi stati baltici, con sentimenti nazionalistici in egual misura a quello polacco, rivolte bielorusse e una guerra civile in tutta l’Ucraina, e ancora più importante, una Russia nella confusione della guerra civile post-rivoluzione. I polacchi videro questa situazione come un'opportunità per creare una Grande Polonia, infatti gli alti ranghi della nuova Polonia e soprattutto il Capo di Stato e Maresciallo Józef Piłsudski erano arrivati alla conclusione che, se la Polonia avesse voluto superare il caos del momento e resistere alle minacce future, sarebbe dovuta diventare una potenza regionale, provando ad agganciarsi con le altre etnie dell’est, ovvero i baltici, i bielorussi e ucraini; il “piano” (più che piano, un sogno romantico e nazionalista) non prese piede tra queste etnie e i polacchi trovarono solo una strada per occupare ulteriori territori come cuscinetti contro altre potenze. Come detto, la Russia sovietica era impegnata in una guerra civile e la neonata Armata Rossa combatteva su 15 fronti contemporaneamente: le


15 armate bianche a Pietrogrado, in Siberia, nel Volga e in Crimea, truppe britanniche ad Arcangelo, Murmansk e nel Caucaso, francesi ad Odessa, statunitensi e giapponesi a Vladivostok, senza contare fazioni minori come l’Armata Nera e l’Armata Verde. Dunque le terre a confine con la Polonia sembravano una preda facile e lo furono fino alla primavera del 1920, infatti i polacchi dal 14 Febbraio 1919 dilagarono in tutto il territorio occidentale dei bolscevichi occupando Vilnius, Minsk l’8 Agosto (cacciando il governo sovietico lituano-bielorusso) e Kiev, affiancando le truppe nazionaliste ucraine, l’8 Maggio 1920 (la città cambiava padrone per la quindicesima volta in tre anni). A metà del 1920 la guerra civile volgeva prontamente a favore dei bolscevichi, questo permise loro di organizzare almeno una difesa decente per contenere i polacchi, in attesa dei due nuovi generali sovietici che avrebbero costituito il Fronte occidentale (diviso in nord e sud): Michail Tuchačevskij e Aleksandr Egorov. A favore dei russi c'era anche il fatto che i polacchi vennero riconosciuti internazionalmente come aggressori, facendo rinascere il sentimento patriottico russo di difendersi fino allo stremo (lo stesso utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale) e la solidarietà dei lavoratori. La controffensiva sovietica a sud iniziò il 26 Maggio e reclamò buona parte dell’Ucraina (il 13 Giugno Kiev veniva rioccupata dai sovietici) mentre la controffensiva a nord, partita il 4 Luglio, riportò i sovietici a Minsk (l’11 Luglio) e a Vilnius (il 14 Luglio). In 6 giorni i polacchi arretrarono di 300 km; il 12 Agosto l’Armata Rossa, ormai entrata in Polonia, occupava la riva est della Vistola, a soli 50 km da Varsavia. Come disse un veterano polacco: “Facemmo di corsa tutta la strada per Kiev, e di corsa facemmo tutta la via del ritorno.” La Battaglia di VarsaviaIl comando sovietico, sotto gli occhi di Tuchačevskij, iniziò verso i primi di Agosto ad organizzare un piano di attacco per Varsavia, formulando il piano di battaglia l’8 Agosto e prefissando l’attacco per il 14. I sovietici pensavano che i lavoratori polacchi avrebbero visto l’Armata Rossa come dei liberatori dal giogo capitalista, ma con Varsavia in pericolo lo spirito tradizionale e patriottico polacco si risvegliò, il nazionalismo vinse contro la solidarietà di classe e i lavoratori decisero di lavorare sempre più duramente per difendere il paese dal rischio di

un'altra dominazione straniera, a neanche 2 anni dall'indipendenza. Varsavia venne pesantemente preparata alla battaglia, e Piłsudski capì di dover cambiare strategia per combattere i sovietici: adottò "la stratégie de plein air" ("la strategia dello spazio aperto") come definita da lui stesso, ovvero mobilità e velocità per attaccare i punti deboli del nemico in modo costante. Il piano era basato sul contenere l'assalto sovietico a nord e su Varsavia, mentre un rapido contrattacco portato da sudovest verso nord-est, oltre la Vistola, avrebbe tagliato nel ventre molle dello schieramento i due gruppi sovietici. Il Comando supremo polacco emanò l’ordine n. 8385/III, per riorganizzare l’esercito in tre fronti: Fronte nord, Fronte sud, e Fronte centro (con a capo lo stesso Piłsudski e con le migliori truppe, infatti era il fronte dell’attacco oltre il fiume).Il 13 Agosto, un giorno prima, l’Armata Rossa fu lanciata all'attacco contro Varsavia e le posizioni polacche a nord, la città resistette ai primi attacchi, ma il 14 e il 15 Agosto i sovietici si avvicinarono a 25 km da Varsavia; alle 4 del 16 Agosto il Fronte Centro superò il fiume e attaccò in mezzo ai due gruppi sovietici penetrando in profondità nelle retrovie, a sua volta la cavalleria si inserì nella breccia e occupò il quartier generale del gruppo e l’unico apparecchio radio, a questo punto l’intero gruppo sovietico si ritrovò isolato e spinse verso il confine tedesco per non essere catturato, il 18 Agosto Tuchačevskij ordinò la ritirata generale che, inseguita dai polacchi, si trasformò in rotta. Dopo essersi ritirati per 500 km i sovietici lasciarono sul campo 5.000 morti e 10.000 feriti, fra i 50.000 e i 60.000 prigionieri e enormi quantità di materiale bellico, 20.000 sovietici della IV Armata sconfinarono in Germania, dove furono internati, in tutto il Fronte occidentale perse 100.000 uomini, contro i 40.000 (di cui 5.000 morti, 22.000 feriti e altri dispersi) polacchi. La guerra continuò ancora per alcuni mesi con altre vittorie polacche che stabilirono il fronte per una pace il 18 Marzo 1921, la Polonia non aveva ottenuto tutto ciò che voleva due anni prima, ma si era guadagnata l’indipendenza. F. F. IV A Ling.


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Summer social

Netflix stanchezza: divano e TV si dimostrano come rimedio a tutto!! Netflix è una piattaforma che offre ai suoi abbonati una varietà di serie TV, film, documentari pluripremiati e tanto altro ed è accessibile da più dispositivi connessi ad internet. Infatti quasi tutte le televisioni smart hanno già di default la applicazione di Netflix già installata.

Immagine tratta sito: https://pixabay.com/it/photos/netflixpeliculas-youtube-digitale-3733812/

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Durante le vacanze, con il caldo che c’è fuori, se si sta casa e non si va in giro…una maratona di Netflix non fa male, anzi, talvolta, ci fa recuperare la

Netflix è guardato da molti ragazzi adulti e anche bambini, con film e serie TV in qualsiasi tipo di genere (horror, romantico, animato ecc...) e lingua. Per molte persone Netflix può trasformarsi in una dipendenza, infatti milioni di persone in tutto il mondo guardano Netflix ore e ore al giorno. Molte di queste persone sono, purtroppo, ragazzi italiani. ~Genetico(D.A) ~Peco(D.P)


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Cento passi al femminile

Possono ucciderti tenendoti in vita

fregartene dei giudizi, qualsiasi bocca li pronunci. Perché sei nata con il diritto di essere la donna che sei. Perché “quello che sei, dove vai, ciò che vuoi, lo sai soltanto tu”. Che le ferite collezionate non ti facciano male al punto di ucciderti, ma che ti diano la forza per ricominciare. Che tu possa rinascere dal dolore, dal vuoto, dall’oblio. Ti auguro di non tradirti, accontentarti, arrenderti o annegarti mai. Ti auguro un sogno, un pugno di libri ed il diritto all’infanzia, alla salute, alla vita e alla felicità. Che tu possa essere più forte di ogni violenza ed orrore.

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/pianto-unalacrima-dolore-4551435/ Che tu possa essere libera, ovunque sceglierai di andare: all’università, in discoteca, in riva al mare o in una strada in penombra. Che tu possa camminare a testa alta, qualsiasi persona sceglierai di amare: un uomo, una donna, solo ed esclusivamente te stessa. Ti auguro un amore che ti faccia piangere, a patto che in futuro ti insegni a scegliere solo amori che ti facciano sorridere. Ti auguro un’amica fidata, un insegnante che creda in te, una famiglia disposta a combattere al tuo fianco. O di essere talmente forte, da farcela anche da sola. Che tu possa decidere cosa fare del tuo futuro: se studiare, lavorare, sposarti o avere figli o tutto insieme. Che nessuno possa importi un amore, una professione, un orologio per la tua fertilità. Che tu possa amare senza sentirti sporca o fuori posto. Che tu possa amare sempre e solo, se e quando, tu ne avrai voglia. Ti auguro la tenacia di un vulcano e la delicatezza di un fiore. Ti auguro animo puro e solidarietà verso le altre donne. Una mano pronta a tendersi, un cervello che vada per la sua strada, un cuore lontano dalla mediocrità. Che tu possa imparare a

Queste parole le vorrei dedicare a ogni donna, prima che sia troppo tardi. Credo siano queste le parole che Daisy Coleman avrebbe voluto sentirsi sussurrare piano, con voce dolce, mentre una mano le accarezzava i capelli. Credo che queste parole non le siano mai state sussurrate, o, forse, le sono state urlate troppo tardi. Daisy Coleman era una tatuatrice, avvocatessa e cofondatrice di SafeBAE, associazione che aumenta la consapevolezza sulla violenza sessuale nelle scuole e che cerca di prevenire la violenza sessuale adolescenziale. Anche Daisy era una sopravvissuta a uno stupro: a 14 anni venne stuprata da un gruppo di ragazzini, a una festa, per poi essere lasciata sulla veranda di casa della sua famiglia, con addosso solo una maglietta e sudore, con il freddo a colpirle la pelle e invaderle l’anima. La sua storia è stata inserita nel documentario di Netflix “Audrie & Daisy”, che ha raccontato anche la storia di Audrie Pott, la quale si suicidò dieci giorni dopo essere stata violentata. Avranno detto che se l’era cercata; che, forse, la sera dello stupro aveva bevuto alcolici; che era troppo carina per avere 14 anni. Intanto il 4 agosto 2020 Daisy Coleman si è suicidata, all’età di 23 anni. Non ha mai avuto giustizia perché i capi d’imputazione contro il suo stupratore sono caduti. Il fatto era stato ripreso dal telefono di un altro ragazzo, ma il suo carnefice era il nipote di un ex politico repubblicano. I colpevoli restano a oggi impuniti, mentre Daisy, a causa di quello stupro, ha dovuto sopportare l’inesorabile giudizio dei suoi concittadini, continuando a subire molestie e vessazioni online, l’incendio della sua abitazione e ripercussioni sulle vite della madre e del fratello, cui sono stati stroncati rispettivamente lavoro e carriera sportiva. Stuprare è un messaggio


18 chiaro: posso ucciderti tenendoti in vita. Ha iniziato una battaglia lunga una vita contro un trauma che non è riuscita a rimuovere o accantonare. Non ha mai superato il trauma della violenza, né il bullismo e il cyberbullismo che si sono divertiti a gettarle addosso successivamente. Chissà se ridono ancora, ora. Forse era proprio ciò che volevano: diventare assassini, uccidere una seconda volta, perché una non era abbastanza. Sono ricolma di tristezza e sento un vuoto all’altezza dello stomaco. Perché una vittima di stupro che si suicida muore due volte. E i dati ne sono la conferma: il 33% delle donne che sopravvivono a uno stupro contemplano il suicidio. Il 13% delle donne che sopravvivono allo stupro tentano il suicidio. Ma lo stupro non ha nulla a che vedere con l’atto sessuale, ha a che vedere con l’esercizio coatto del potere che porta a prendersi qualcosa per sentirsi appagato, importante. Si ritiene che sia un proprio diritto, in quanto superiori rispetto alla persona stuprata, la quale viene considerata alla stregua di un oggetto. Le ripercussioni psicologiche per chi subisce uno stupro sono devastanti. Il suicidio di Daisy dimostra che a vincere siano state due forme di potere: quello di stampo patriarcale, che abusa

e violenta, e quello di chi, con ricchezza e posizioni sociali di rilievo fa pagare la sua azione a chi denuncia ciò che subisce. Questa non è solo la storia di Daisy: la sua storia è condivisa da tante altre donne, è spaventoso quanto sia comune. Troppe vittime nemmeno denunciano perché temono queste ripercussioni e diverse che lo fanno, subiscono la stessa sorte di Daisy. Queste storie sono così comuni tra noi donne, che stiamo solo cercando di elaborarle. Continuiamo a lottare per i nostri diritti, non solo per noi stesse, ma anche per tutte quelle donne che abbiamo perso lungo la strada. Il combattimento non è ancora finito e, forse, non finirà mai. Abbiamo troppi diritti da rivendicare per farci sopraffare dalla rabbia. Dobbiamo stringere i denti e continuare il combattimento iniziato dalle nostre antenate.

D.V. IV B ling.


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Food and Health

NORDAMERICA DA ASSAGGIARE TRADIZIONI CANADESI

Montréal è il piatto tipico della metropoli, ma che è possibile trovare in tutto il resto del Paese. Si tratta di carne di manzo affumicata che viene affettata in maniera piuttosto sottile e usata principalmente per farcire panini, ma alcuni locali la servono anche in purezza.

Se parliamo di Canada, i piatti tipici sono davvero tanti e variegati, dato il territorio vasto e diversificato; ma questi piatti hanno un comune denominatore: la sostanza! In generale la cucina canadese è paragonabile a quella anglosassone, in cui gli ingredienti principali sono la carne e il pesce. In Canada si usano poco le spezie, mentre si preferiscono le cotture più strong (grigliate e fritture) e piatti sostanziosi. Ad aprire le danze è il Poutine, originario del Québec ma diffuso il tutto lo stato. Si tratta di patatine fritte ricoperte da formaggio fuso (normalmente cheddar) e salsa di carne di manzo; per i canadesi questo piatto è una vera e propria prelibatezza: lo si può trovare sia in ristoranti che nei chioschi fast food e ce ne sono anche diverse varietà.

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/patatinefritte-bacon-formaggio-4115953/

In Canada è possibile degustare bistecche di tutti i tipi, ma la regina è la carne di manzo. Una delle qualità di manzo più pregiate del Canada è l’Angus proveniente dall’Alberta, di cui esiste anche un’associazione per la sua salvaguardia e il suo allevamento sostenibile. (link: https://albertaangus.com/) La carne affumicata di

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/carne-seccaa-base-di-carne-1961254/

La torta ripiena di carne è un altro piatto tipico canadese. Si tratta di una portata assai gustosa, ma altrettanto sostanziosa: farcita di un saporito ripieno di carne, salse e verdure, è una torta a tutti gli effetti, preparata con una base di pasta sfoglia e brisé. La torta ripiena di carne è una ricetta che viene preparata in particolare nel Québec, ma come altri piatti tipici regionali è possibile gustarla anche altrove. Per quanto riguarda il pesce, troviamo l’unico e inimitabile Fish Chips, un piatto di origine britannica ma molto diffuso anche in Canada, composto da pesce fritto in una croccante pastella e accompagnato da patatine fritte.


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non le faccia marcire. Durante la pressatura viene poi rilasciato il succo, che viene fatto fermentare nel vino di mele.

Saliamo un po’ di livello e parliamo di un piatto più raffinato: il fish chowder, ovvero una zuppa di pesce preparata più o meno come anche noi siamo abituati a farlo in Italia. La differenza è che i canadesi amano le ricette più corpose e saporite: il brodo viene infatti arricchito con ingredienti anche molto strong, come la panna acida o il latte di cocco, rendendo questo piatto davvero ricco. Impossibile parlare del Canada senza citare lo sciroppo d’acero, un liquido zuccherino ottenuto bollendo la linfa di acero da zucchero e d’acero nero. Prodotto in Québec, è uno dei dolcificanti più naturali che esistono e ottimo come accompagnamento per i pancakes ma anche per ricette salate.

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Negli anni ’50 Mabel Jenkins, una casalinga nei pressi di Nanaimo in British Columbia vinse un concorso locale pubblicando la ricetta delle Nanaimo Bars nell’annuale Ladysmith and Cowichan Women’s Institute Cookbook. La ricetta piacque molto e, tra pubblicazioni in ricettari vari e “passaparola” di turisti golosi, la ricetta si è diffusa rapidamente. La loro preparazione non prevede l’uso del forno, sono composte da tre strati, uno strato di biscotti, uno di farcitura e per concludere uno strato di cioccolato. Anche se la cucina canadese sembra uguale a quella anglosassone, ha le sue particolarità che di certo non sono da perdere! S. F.

Una bevanda prettamente canadese è il cidre de glace, o sidro di ghiaccio, si tratta del sidro tradizionale ma prodotto mediante crioestrazione: per prepararlo i canadesi lasciano congelare le mele all’aperto, sperando che il tempo collabori e

III A Ling


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Summer sprint

Alimentazione e potenziamento muscolare). Se volete evitare l’aumento di peso, abbinate alle sedute di potenziamento attività aerobica: questo accelererà la perdita di massa grassa e ristabilirete più in fretta il vostro peso forma. Anche chi ha scelto come attività sportiva il potenziamento in palestra deve attenersi ad alcune regole alimentari: 1. colazione: è importante mangiare molto e bene, perché il corpo brucia facilmente le calorie ingerite al mattino, senza che si depositino come grasso (sono da privilegiare fette biscottate o pane, possibilmente integrali, cereali, miele o marmellate); Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/sport-pushup-allenamento-di-forza-2264825/ Il potenziamento muscolare deve essere l’obiettivo per rendere il nostro corpo forte e potente, ma anche flessibile e agile. Le sedute di potenziamento in palestra utilizzando pesi eccessivi con poche ripetizioni servono solo ad aumentare la massa muscolare e quindi il peso corporeo. Meglio, invece, utilizzare pesi moderati con ripetizioni più lunghe per sviluppare la forza resistente, la quale ci permetterà di avere forza e di mantenerla, anche per diverso tempo, con il risultato di tonificare la muscolatura senza aumentare troppo la massa muscolare.Quindi, se dopo qualche settimana di potenziamento in palestra vi ritrovate con qualche chilo in più, non vi preoccupate: la cosa importante non è il peso, in questo caso, ma verificare la percentuale di massa magra (muscoli) rispetto alla massa grassa (con tutta probabilità il maggior peso sarà dovuto all'aumento della massa

2. spuntino di metà mattina: frutta; 3. pranzo: se l’attività sportiva si svolge nel tardo pomeriggio, a pranzo è preferibile scegliere tra pasta, riso o patate, magari associando anche delle proteine di origine vegetale come per esempio ceci, fagioli, fave … ; 4. merenda: frutta; 5. cena: sono da preferire alimenti proteici, come la carne (utili per il metabolismo muscolare), con un contorno di verdure, poco pane, frutta fresca.

R. F. II A Scie.


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Eppure, soffia ancora…

Ecoturismo: unendosi alla natura.

immagine tratta dal sito: ttps://pixabay.com/it/photos/lago-braiesalpi-viaggio-italia-2582653/ Per concludere il nostro itinerario turistico all’insegna dell’ecosostenibilità è necessario citare la montagna, poiché a causa dell’emergenza sanitaria in Italia è la meta sicuramente principale per coloro che preferiscono un clima più sereno, senza andare incontro a pericoli che si potrebbero verificare nella tipica movida balneare. Il Parco Naturale Fanes – Sennes – Braies: esso è situato in Alto Adige, nella provincia di Bolzano, e si estende per una superficie di oltre 25.450 ettari di terreno. Il Parco contiene al suo interno la bellezza di tredici cime principali, le quali si trovano negli altopiani delle cittadine di Fanes e Sennes, che denominano il Parco e anche Prato Piazza. Per gli amanti dell’arrampicata la cima più elevata è la Croda Rossa d’Ampezzo, la quale è alta ben 3146 metri, ed è possibile raggiungerla attraversando vie non facilmente percorribili (infatti la roccia è definita “marcia”, cioè molto friabile), passando dalla località di Ponticello, in Val di Braies. Se invece si volesse percorrere tratti montanari/alpini più accomodanti e di facile percorribilità consigliamo la più abbordabile, poiché meno elevata fra le alpi circostanti, Monte Specie (2307 m): essa è raggiungibile da Landro, Prato Piazza e dal Carbonin; inoltre è anche presente il famoso rifugio Vallandro. Per gli amanti invece dell’atmosfera romantica e allo stesso tempo misteriosa del

paesaggio lacustre del Trentino, come noi, consigliamo vivamente i laghi di Braies, di Dobbiaco, il Piciodel, il lago di Limo e il lago de RufiedoIl lago di Braies oltre ad essere una meta perfetta per passare una giornata (o più) in totale tranquillità durante la stagione invernale, quando la superficie di quest’ultimo si ghiaccia completamente, è luogo di numerose competizioni di curling, che attraggono turisti da ogni parte d’Europa ormai dal 2012. All’interno del Parco (più precisamente in una delle grotte del monte Conturines) i resti dell’ursus landicius, ovvero l’orso ladino, sono stati ritrovati per la prima volta il 23 settembre di 33 anni fa, ove all’interno sono stati portati alla luce ben oltre 60 reperti di animali. Tali ritrovamenti permisero di scoprire una nuova razza di orso delle caverne prima sconosciuta. Ora il Parco è l’habitat naturale di animali quali il capriolo, il cervo, la marmotta e i tassi, ma si vantano anche camosci, l’aquila reale ed il gufo reale. Se si volesse rimanere invece vicino al mare, tuttavia immergendosi nella natura, uno dei posti migliori sicuramente è la Val di Vara, attraversata dal fiume che la denomina, nella provincia della Spezia. Affianco al corso del fiume è possibile scorgere, nonché visitare, i famosi e magnifici castelli della Valle, fra cui il Castello di Madrignano: noto per essere stato citato dall’imperatore del Sacro Romano Impero, Federico I Hohenstaufen (detto il Barbarossa). Il territorio è perfetto per numerose attività sportive, che permettono di entrare a stretto contatto con la fauna del luogo; la rete escursionistica, che si estende sull’Alta Via dei Monti Liguri e sull’Alta Via delle Cinque Terre attraverso le numerose mulattiere, permette di incontrare il ricchissimo patrimonio naturalistico della zona, che si scontra con le moderne strutture turistiche del nostro secolo. Per gli avventurieri e i curiosi del luogo è inoltre possibile, e caldamente consigliato, praticare attività che la flora naturale permette ed offre ai turisti, come il trekking intenso, l’equitazione, il rafting, il torrentismo,


23 eccetera. È inoltre possibile accedere al Parco Avventura della Valle, in cui si possono provare emozioni del tutto nuove, in totale sicurezza anche per i più piccoli. I comuni che ospitano la Valle sono ben 15, e occupano il territorio più esteso della provincia. A pochi kilometri dal luogo ci si imbatte nelle Cinque Terre, ovvero: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore. All’interno di esse è possibile visitare il Parco Nazionale delle Cinque Terre, che ospita la crescita di sugheri, castagni, piante grasse e arbusteti come il timo e la lavanda; questo ambiente estremamente controllato e curato permette lo svilupparsi della fauna locale, predisposta maggiormente da uccelli come il gabbiano reale, il corvo imperiale ed il falco pellegrino; da mammiferi quali il ghiro, la talpa e il cinghiale; nei pressi dei ruscelli invece è comune incontrare salamandre e rane. Il Ministero dell’Ambiente, da 23 anni, ha riconosciuto l’Area Naturale Marina protetta Cinque Terre, che si estende tra Punta Mesco e Punta di Montenero in cui è possibile incontrare aragoste, murene e saraghi.

In conclusione, come è possibile leggere nei precedenti articoli (Ecoturismo: definizione di un nuovo modo di viaggiare – Ecoturismo: un’Italia sostenibile – Ecoturismo: itinerari in Italia ), l’Italia è uno dei Paesi migliori in cui esplorare una natura con cui entrare a strettissimo contatto, ma allo stesso tempo rispettandone ogni sua caratteristica e biodiversità. È importante trarre spunto dai comportamenti adottati da coloro che abitano questi territori ,e dai loro turisti, per poter proteggere la nostra Terra e per evitare il suo deterioramento nel corso del tempo.

G.P. IIIC SCU A.A. II B CLASS


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Estate prêt à porter

Flip flop un gadget must have

ovunque, le nostre care amiche flip flop hanno il loro fascino e saranno sempre perfette per le nostre passeggiate in riva al mare. Perciò ragazze, seguite i miei consigli e... FLIP FLOP A VOLONTÀ! Successo garantito dalla vostra Fashion Blogger.

C. Z. III C Scu

immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/sandali-flipflop-scarpe-spiaggia-4273243/ Un'altro gadget fondamentale del periodo estivo sono le immancabili Flip Flop, indossate da tutti quanti noi... tipi da spiaggia! Uno dei brand più conosciuti in merito è senza dubbio Hawaianas. Andiamo a osservare più nel dettaglio... Le flip flop più amate da tutti nascono nel 1962, come ciabatte in stile giapponese con fondo in legno e rifiniture in tessuto. Sin da subito, ci riportano subito ad un atmosfera del tutto americana, sulle spiagge di Venice Beach! Ad oggi sono un vera e propria mania, simbolo di questo caldo periodo. Hanno avuto il loro momento di gloria negli anni 90, quando lo stilista Jean Paul Gautier ha avuto la splendida idea di renderle protagoniste della sua collezione, facendole sfoggiare sulla sua passerella sotto gli occhi dei più grandi personaggi della moda! A renderle fashion sono state, però, le attrici Jennifer Aniston e Angelina jolie, indossandole sotto abiti e pantaloni da passeggio nel proprio tempo libero. Negli anni 2000 Hawaianas ha pensato di realizzare un modello unico e innovativo, disegnandole non più come infradito, ma come sandali! Comode, stilose e super trendy! Le si possono indossare


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