" La Via " raccolta 2009

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LA VIA

Domenica 14 giugno Solennità del Corpus Domini SEGNI CORRUTTIBILI DI UNA REALTA’ INCORRUTTIBILE

La sera dell’Ultima cena di Gesù con i suoi, tutto aveva il sapore di qualcosa che si stava chiudendo. Ultime erano le parole del Signore, ultimo il pasto, ultima la volta in cui lo vedevano prima della sua morte. La loro abituale compagnia pareva sul punto di interrompersi e i discepoli cercavano in tutti i modi di non pensare al poi; ma quel poi oscuro pesava sui loro cuori e incuteva timore: “se verrà meno il Signore che ne sarà di noi? Che ne sarà della nostra speranza?” Il rischio che quell’ultima cena potesse trasformarsi in uno straziante momento d’addio era reale, palpabile. A tale rischio Gesù volle rimediare con un gesto straordinario, tanto straordinario da renderlo il più grande tra tutti i segni e tra tutti i sacramenti. Egli ha legato al pane e al vino il suo corpo e il suo sangue, quindi la sua presenza perenne e duratura. Quei segni divennero indicatori corruttibili di una realtà incorruttibile. La presenza di Cristo tra noi infatti non finisce mai, è eterna, rimane per sempre; eppure questa presenza si manifesta con segni facilmente deperibili: il pane e il vino, il corpo e il sangue nella loro inesorabile caducità. Avrebbe forse potuto il Signore, legare la sua presenza ad un luogo o ad un edificio, ma non lo fece. Quanto pane e vino sono stati consumati e quanto sangue versato da quando esiste il Duomo di Milano? E nei nove secoli da quando c’è la cattedrale di Piacenza? Eppure queste enormi costruzioni servono a custodire al loro cuore i deboli e fragili segni del pane e del vino cui è legato indissolubilmente il corpo e il sangue del Signore. Con l’ultima cena, ciò che poteva essere facilmente consumato diventa segno di eternità e durata. Per una società come la nostra che vive consumando, che produce perché le cose sempre più finiscano, questo è un segno di speranza. La scelta del pane e del vino ha evidentemente a che fare con la quotidianità. Quotidiano è il gesto di nutrirsi di loro, quotidiano deve essere il rapporto con la persona di Cristo. Fare la comunione frequentemente è importante, decisivo. Ancor più importante è farla alle condizioni giuste. Mentre noi ci nutriamo di Gesù nell’Eucaristia e mangiamo il pane consacrato, in realtà è Lui che ci assimila a sé, ci conforma alla sua vita. Fare la comunione infatti significa aver parte alla vita di Cristo, sentirsi mossi dal suo Spirito, fare nostre le sue scelte, le sue motivazioni ed entrare, con gli stessi atteggiamenti, nel suo amore per il Padre e per gli uomini. La festa del Corpus Domini ci introduca sempre più nell’eterna presenza del Signore tra noi e susciti il desiderio di essere simili a Lui.

Parrocchia di Roveleto di Cadeo, Santuario della Beata Vergine del Carmelo

2009


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