Rivista Notizie UPS_N.21 2015

Page 1

Periodic o quadrim es trale - Poste Italiane S. p. A . - s pediz ione in abb. pos tale - D . L . 353/2003 ( c onv. in L . 27/02/04) - n° 46 art. 1, com ma 2 DC B Rom a - Regis trazione del Tribu nale di Rom a n° 206/85 del 16/4/1985

Bollettino degli “Amici UPS”, degli allievi e degli ex-allievi dell’UPS, dei simpatizzanti dell’Opera di Don Bosco. Università Pontificia Salesiana Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma. www.unisal.it

ANNO XXXII - N°21 - DICEMBRE 2015

per una

culturadella misericordia e della cura


u 2

u

notizieups•editoriale

Fare animati Cultura dalla Misericordia C

ari amici, è il primo testo di apertura di NotizieUps che scrivo come nuovo Rettore, e anzitutto permettetemi ancora di ringraziare per le molte attestazioni di amicizia e di incoraggiamento che ho ricevuto in questi primi mesi del mio mandato. Abbiamo inaugurato l’anno accademico 2015-2016 lo scorso 21 ottobre e – mentre il I semestre procede con i suoi ritmi intensi e con lo svolgimento regolare delle lezioni e delle molte attività programmate – già volgiamo la nostra attenzione all’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia, l’8 dicembre. È una data che come sapete ci è assai cara, ricordando l’inizio dell’opera di Don Bosco. Il motto Misericordiosi come il Padre (cf. Lc 6,36) concentra la nostra attenzione sul vivere la misericordia sull’esempio del Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura. Il logo – opera del padre gesuita Marko I. Rupnik, che ha tenuto presso l’UPS la Prolusione per l’inaugurazione dell’anno accademico 2012-2013 – si presenta come una efficace sintesi del tema della misericordia. «Mostra, infatti, – così leggiamo sul sito web della Santa Sede – il Figlio che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, recuperando un’immagine molto cara alla Chiesa antica, perché indica l’amore di Cristo che porta a compimento il mistero della sua incarnazione con la redenzione. Il disegno è realizzato in modo tale da far emergere che il Buon Pastore tocca in profondità la carne dell’uomo, e lo fa con amore tale da cambiargli la vita. Un particolare, inoltre, non può sfuggire: il Buon Pastore con estrema misericordia carica su di sé l’umanità, ma i suoi occhi si confondono con quelli dell’uomo. Cristo vede con l’occhio di Adamo e questi con l’occhio di Cristo. Ogni uomo scopre così in Cristo, nuovo Adamo, la propria umanità e il futuro che lo attende, contemplando nel Suo sguardo l’amore del Padre». Invito tutti ad accogliere e a vivere con impegno questo tempo che ci è dato per sperimentare e testimoniare le “opere di misericordia”, sia “corporali” che “spirituali”, e in particolare a fare Cultura animati dalla Misericordia. Come il Buon Samaritano, sapersi chinare, e sapersi prendere cura gli uni degli altri. In una istituzione universitaria un forma eminente di carità è proprio la carità intellettuale: «Anche la scienza può essere carità […]; – scriveva ai giovani universitari G.B. Montini, futuro papa

Don Mauro Mantovani, Rettore Magnifico

Paolo VI – chiunque con l’attività del pensiero e della penna cerca di diffondere la verità rende servizio alla carità». E oggi oltre alla penna abbiamo a disposizione non solo nuovi strumenti, ma anche nuovi “ambienti”. Come UPS vivremo insieme il nostro Giubileo il giorno mercoledì 9 marzo 2016. Vi scrivo queste righe il 9 novembre 2015, giorno in cui comincia a Firenze il Convegno Nazionale della Chiesa italiana dal suggestivo titolo In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Nella Traccia viene ribadito che l’educazione è «divenuta una vera e propria emergenza: il mondo digitalizzato e sempre più pervaso dalla tecnica apre prospettive inedite non soltanto sul fronte della ricerca, ma anche nelle sue applicazioni, che modificano sempre più le abitudini quotidiane; la cultura si vuole affrancare in modo disinvolto da qualsiasi tradizione e dai valori da esse veicolati, ritenendoli superati e obsoleti; l’urbanizzazione ridisegna gli spazi e i ritmi della vita umana, modificando le principali forme dei legami sociali e ambientali; in un’epoca prolungata di crisi generalizzata, la povertà sempre più estesa rischia di alimentare modelli che causano miseria umana e perdita di dignità. Come affrontare queste sfide?». Ebbene, come Università Pontificia Salesiana desideriamo


offrire proprio il nostro contributo di pensiero e di progettualità culturale e sociale per esprimere in tutta la sua integralità e verità lo sguardo sull’uomo e sul mondo illuminato dalla rivelazione cristiana, dal mistero stesso di Gesù alla luce del quale trova vera luce il mistero della persona umana, chiamata a realizzarsi nella relazione con Dio e con il prossimo, e a far dono di sé nell’amore, sul modello di Dio-Trinità. Proprio questo può diventare fucina di nuovo pensiero e di nuovi stili di vita, anche come risposta costruttiva e mai disfattista alle grandi sfide avanzate dal cosiddetto “post-umano” e dal progresso scientifico e tecnologico. C’è bisogno sempre più di riflessione profonda e di percorsi pedagogici e pastorali chiamati a veicolare il “nuovo umanesimo” tenendo conto del primato della relazione, del recupero del ruolo fondamentale della coscienza e dell’interiorità nella costruzione dell’identità della persona umana, dell’attenzione alla cultura, al lavoro e all’arte, della crescita nella virtù. Si tratta di un appuntamento con la storia al quale non vogliamo mancare. L’università è infatti un ambito ideale di accoglienza e di studio delle questioni a cui la famiglia umana cerca risposta, è un luogo in cui le diverse persone, sensibilità, saperi e culture si incontrano per un confronto costruttivo sulle

più svariate tematiche. È un canale aperto di dialogo, di ricerca del bene comune, realtà indirizzata ai vicini e ai lontani. È la nostra frontiera! In questo senso coltivare il “nuovo” del “nuovo umanesimo” significa non sottrarsi alla discussione sulle nuove questioni che si aprono, assumerne le sfide, essere attenti alle problematiche e alle esigenze sociali odierne per offrire letture profonde e interdisciplinari, e risposte concrete e fattibili. Nella Lettera alla Città di Roma scritta dal card. Vallini e pubblicata proprio oggi, si dice che «questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale». Un impegno anche per noi. Auguri a tutti per questa stagione di grazia, e per le festività natalizie e il nuovo anno 2016 ormai vicini.


Foto in basso: premiazione degli studenti meritevoli. Pagina accanto, a destra, il Segretario Generale, don Jaroslaw Rochowiak.

Radiografia di una vitalità in crescita dati della Segreteria Generale letti da Renato Butera La Segreteria Generale ci fornisce i dati statistici dell’anno accademico 2014/2015 aggiornati al 21 aprile 2015. Anche se riguardano gli iscritti dello scorso anno, i dati danno il senso reale dei numeri con le provenienze che caratterizzano l’internazionalità della nostra Università e possono essere confrontati non solo con quelli dello scorso anno, ma anche con quelli che verranno pubblicati il prossimo. Il primo dato che risalta agli occhi è quello che riguarda appunto il totale degli studenti: 1973, dato che evidenzia la tendenza costante alla crescita dal 2011 (1.605) al 2015. Gli studenti provengono da 105 diverse nazioni. Il numero più corposo è ovviamente quello degli italiani: 1173. Gli studenti esteri risultano essere in tutto 800. La nazione con più studenti è l’India (86); seguono la Repubblica Democratica del Congo (45) e il Brasile (40). Il Messico è rappresentato da 33 studenti; segue un altro paese africano, la Nigeria, con 31 iscritti. Con i suoi 27 studenti la Croazia apre la serie di gruppi nazionali contenuti nellae cifre del numero 20, e cioè: la Colombia e la Polonia, entrambe con 24 rappresentanti; l’Ucraina con 22 studenti; e il Kenya che chiude con i suoi 20 iscritti. Gli altri studenti sono così distribuiti per appartenenza nazionale: 19 Cina e Romania; 17 Angola; 14 Camerun; 13 Burkina Faso ed Etiopia; 12 Haiti, Slovacchia, Spagna, Tanzania e Vietnam; 11 Corea del Sud, Indonesia, Ruanda e Venezuela; 10 Perù; 9 Costa D’Avorio e Senegal; 8 Stati Uniti e Togo; 7 Filippine, Ghana e Mozambico; 6 Albania, Burundi, Libano, Madagascar, Uganda e Ungheria; 5 Argentina, Benin, Congo, Malta, Myanmar e Slovenia; 4 Bolivia, Eritrea, Gabon, Germania, Portogallo, Russia, Siria, Timor Est e Zimbabwe; 3 Bangladesh, Centrafrica, Ecuador, Guatemala, Malawi, Paraguay, Repubblica Dominicana, Sri Lanka e Zambia; 2 Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Botswana, Capo Verde, Ciad, Cuba, Egitto, Iraq, Laos, Nicaragua, Regno Unito, Repubblica Ceca, Serbia e Svizzera. Infine, le nazioni con un solo rappresentante sono, in ordine alfabetico: Armenia, Azerbaigian, Belgio, Corea, El Salvador, Francia, Georgia, Giappone, Grecia, Guinea, Honduras, Hong Kong, Iran, Israele, Lettonia, Liberia, Libia, Mali, Mauritania, Paesi Bassi, Pakistan, San Marino, Sierra Leone, Sud Sudan, Taiwan, Turkmenistan e Uruguay. Raggruppando le nazioni per continente si hanno i seguenti dati: l’Europa con i suoi 1341 iscritti è il continente con più popolazione all’UPS. Segue l’Africa con 280 studenti; Asia 186; e, infine, l’America 166. La situazione cambia se si censiscono le nazioni per continente. Il primo posto va all’Africa con 36 nazioni presenti (Angola, Burkina Faso, Benin, Botswana, Burundi, Camerun, Capo Verde, Centrafrica, Ciad, Congo, Costa D’Avorio, Egitto, Eritrea, Etiopia, Gabon, Ghana, Guinea, Kenya, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda , Senegal, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Togo, Uganda, Zambia, Zim-

babwe). La seconda posizione è occupata dalle nazioni europee: se ne contano in tutto 26 (Albania, Belgio, Bielorussia, BosniaErzegovina, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Russia, San Marino, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina, Ungheria). Si distanziano di tre unità i paesi che formano il continente asiatico: 23 nazioni e una “città stato” (Honk Kong): (Armenia, Azerbaigian, Bangladesh, Cina, Corea del Sud, Filippine, Georgia, Giappone, India, Indonesia, Iran, Iraq, Israele, Laos, Libano, Myanmar, Pakistan, Siria, Sri Lanka, Taiwan, Timor Est, Turkmenistan, Vietnam). Chiude il continente americano con le sue 18 nazioni (Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Uruguay, Venezuela). Ancora una volta le studentesse (989 - 50,13%) superano gli studenti (984 - 49,87%). I sacerdoti diocesani sono 237, e cioè il 12% della popolazione upsina; provengono da 196 distinte diocesi. 180 sono invece gli studenti che appartengono a ordini e congregazioni religiose differenti. Religiose e religiosi sono in tutto 638 (il 32% della popolazione dell’UPS). I religiosi sono 460, mentre le religiose sono 178. Fra di loro si contano 268 Salesiani e 25 Figlie di Maria Ausiliatrice. I restanti 345 appartengono ad altre Famiglie religiose. I Laici in tutto sono 1098 (56% degli studenti dell’UPS). Di essi 287 sono maschi e 811 femmine. Diversificati nelle sei facoltà, si contano: 1093 iscritti a Scienze dell’Educazione (di essi 70 appartengono alla Postlaurea di Psicologia clinica e 56 al DPGC). Alla Teologia si sono iscritti 468 studenti (di cui 85 al DPGC). Segue la facoltà di Scienze della Comunicazione sociale con 170 iscritti. Di seguito la facoltà di Filosofia a cui appartengono 160 studenti. Chiudono la distribuzione per facoltà i 64 studenti di Lettere cristiane e classiche e i 18 di Diritto Canonico. Il numero degli iscritti della sede di Roma si completa con quelli dei centri Aggregati, Affiliati e Sponsorizzati. L’UPS ha i seguenti centri collegati: 2 sezioni della facoltà di Teologia a Torino e a Gerusalemme; 7 Istituti aggregati (Messina, Shillong, Bangalore, Caracas, Nashik, Yaoundé e Venezia-Mestre) e 19 Istituti affiliati alle Facoltà di Teologia (10), Filosofia (6) e di Scienze dell’Educazione (3). Inoltre sono uniti per sponsorizzazione per il conseguimento dei diplomi di specializzazione o di qualificazione: alla facoltà di Teologia 2 Istituti (ISCR di Barcelona - Spagna, SSSBS di Messina) e alla Facoltà di Scienze dell’Educazione 1 Istituto (Istituto di Formazione e Ricerca per Educatori e Psicoterapeuti - IFREP ’93). In totale, gli Istituti collegati con l’UPS sono 29; 7 Aggregati; 19 Affiliati; e 3 Sponsorizzati. Nel 2013/2014 gli studenti iscritti nei centri collegati con l’UPS sono stati 3.091.


Dottorati 2014 - 2015 DATI FORNITI DALLA SEGRETERIA GENERALE F ILOSOF IA ADA MARIE FRANCOISE ASTHARIE - La conception de la trascendance et ses prospectives éthiques-anthropologiques dans la philosophie de Hans Jonas: “Penser Dieu après Auschwitz”. Mantovani Mauro (15/01/2015) CANEVA CLAUDIA - Musica e filosofia in dialogo: la coscienza anticipante e l’immanenza elevativa di Ernst Bloch. Mantovani Mauro (26/03/2015) GONSALVES WYMAN ANTONIUS - Towards a new paradigm in understanding biodiversity. A study of Vandana Shiva’s analysis of the problem of biodiversity loss and its challenges to socio-economic development. Kureethadam Joshtrom (13/05/2015) LUCIANO SETTIMIO - La filosofia cristiana di Armando Carlini e il problema del male. Mantovani Mauro (22/06/2015) PAPA RODOLFO - La filosofia dell’arte di Carlo Chenis. Mantovani Mauro (13/11/2014) PETER JOE TONY PREVINTH - The notion of commitment in Amartya Sen. With reference to its relevance to Caritas in Veritate. Pace Daniele (14/05/2015) SINSIN MAHOUGNON VENANCE - La teoria della conoscenza nella filosofia di B. Russell. Un confronto con l’epistemologia aristotelica. Thuruthiyil Scaria (18/12/2014) THARSIS MARIA ARUL ANTHUVAN - Lonergan’s genetic and dialectical view of culture. Coelho Ivo (05/12/2014) VILANCULO ISABEL SAMUEL - La persona e l’educazione alla comunità nel pensiero di Emmanuel Mounier. Educare per una globalizzazione dal volto umano. Freni Cristiana (16/12/2014) L ET T ERE C RISTIANE E CLASSICHE ADESINA KENNETH ADEWOLE - De oratoris interpretatione iuxta Quintilianum velut speculo formationis iuvenum apud yorubaenses. Fusco Roberto (16/06/2015) JUNG HWAN KYU - Quomodo temptatio sexualis enarretur apud Sanctum Antonium Abatem et Sanctum Benedictum Nursianum. Spataro Roberto (18/06/2015) MICCIARELLI FEDERICO - Prospectus de documentis pergamenaceis Romae redactis inter dimidium saeculi XII totumque saeculum XIII: philologa, praeterea, addita investigatione de palaeographia, diplomatica et arte dicendi. Pisini Mauro (12/06/2015) OWENS PATRICK MALONEY - Anti-Lucretius Cardinalis Poliniaci: expositio auctoris vitae et litterarum figurarum, quibus commentarium in librum primum adiectum est. Miraglia Luigi (04/06/2015)

CAMILLERI EMMANUEL - Characteristic traits of the spiri- obiettivi di apprendimento, progressioni e valutazione. tual accompaniment of the young as an integral part of the Pellerey Michele (27/11/2014) educational system of Don Bosco. PERRIELLO GRAZIA - Adolescenti in terra di confine: dal visBoenzi Joseph Eugene (19/12/2014) suto corporeo alla ridefinizione dell’identità. Indagine pilota DULIEPRE JEAN LUCIEN - L’humilite. Fondament de la spi- in un campione di adolescenti mediante il Test del Disegno ritualité de Sainte Therese de l’Enfant-Jesus. Affinités ou della Figura umana (DFU) e il Test di Rorschach. dépendances entre le “Petite voie” et l’enseignement de Castellazzi Vittorio Luigi (19/06/2015) saint François de Sales. Wirth Morand (26/05/2015) PEIRIS SEBASTIAN - Adolescents with difficult character to KOWALSKI ANDRZEJ - Educare alla fede nell’orizzonte ermeneutico. Uno studio analitico-critico sulla rilevanza del self-adjustment and productive living. A theoretical research on orientating the Sri Lanka school leavers and school pensiero di Paul Ricoeur. dropout boys. Formella Zbigniew (08/07/2015) Anthony Francis-Vincent (08/10/2014) LOBO FELIX BANTWAL - Unceasing communion with the NWADIMKPA PETER ONYEBUCHI - Moral Education in Secmost Holy Trinity in and through the ‘Jesus prayer’ in the ondary School in Ingboland, Nigeria. A Critical Analysis in ‘Philokalia’. Maritano Mario (24/06/2015) the Light of Smart & Good High Schools Character Education Model of Thomas kickona & Matthew Davidson. MUHIGI MIGANDA ADEODATUS - La famille comme lieu de transmission de la foi. Repères historiques et recours à De Souza Cyril (25/03/2015) l’expérience des “Familles Nouvelles” pour le renouvelle- MARGIOTTA ELENA - Il processo di emancipazione degli ment de la famille en Afrique. adolescenti con genitori separati: fattori di rischio e proMusoni Aimable (31/10/2014) tettivi. Risultati di una ricerca empirica. PEREIRA DE CARVALHO ALMEIDA RUI ALBERTO - Believing Gambini Paolo (25/05/2015) in God. An empirical-theological study of social represenLYAMUYA REGINALD MARC - Education to youth for honesty. tations among adolescents in Portugal. Proposing Ndugu Concept, the swahili criterion of fraternal Anthony Francis Vincent (24/06/2015) brotherhood to counteract dishonesty and corruption tenPHILIP SONY - Towards a Renewed Catechetical Language. dencies in Tanzania. De Souza Cyril (22/10/2014) A Descriptive-Analytical Study of the Language of Child and Adolescent Faith Communication in the Syro-Malabar KAGWE COSMAS MUIRURI - Perception of purpose/meaning in life in relation to transition and access to Kenyan UniChurch in Kerala. De Souza Cyril (16/10/2014) versities. Empirical research among first year students. RAJU RAJKUMAR GRAVIOUR AUGUSTINE - Catechetical EnFormella Zbigniew (24/10/2014) terprise of the Catholic Church in Northeast India, 19621990. A Historical-Critical Study. ISDRAELE ROMANO ANNALISA - L’efficacia degli interventi De Souza Cyril (17/10/2014) di orientamento “consulenziale” sulla dinamica della deciSAAKA DANIEL FUSEINI -Jesus as Christ and son of God. sione per le scelte universitarie e lavorative. Uno studio emIdentity of Jesus Christ in the christologies of Karl Adam pirico su di un campione di studenti delle classi IV e V della scuola secondaria di secondo grado. and Walter Kasper. Castellano Antonio (18/09/2015) Del Core Giuseppina (19/06/2015) VELASQUEZ PULIDO GERMAN - Pastoral parroquial franciscana. La formación de discípulos misioneros en la Provin- IACOMINI EMILIANA - La consapevolezza metalinguistica: cia de la Santa Fe de Colombia. una rassegna critica della letteratura evolutiva. Medeiros De Santos Damasio (06/11/2014) Melogno Sergio (30/09/2015) SCIENZ E DELL’ EDUC AZIONE TYMOSIEWICZ PIOTR - Il temperamento della persona come regolatore del comportamento comunicativo nel matrimonio. Una ricerca nella diocesi di Siedlce in Polonia. Formella Zbigniew (30/06/2015)

ESQUIVEL ESQUIVEL GERMANICO NAPOLEON - Democracia, cosmovision laica y cosmovision religiosa: el horizonte del dialogo para una nueva alianza educativa. Moral José Luis (01/10/2015)

EKANGA SONGO JEAN-PIERRE - La formation des enseiSUNGO FILIPE - A educacao e a cidadania na consolidaçao gnants de l’école primaire pour la qualité de service éducatif da Igreja local (Arquidiocese de Beira - Moçambique). en République Démocratique du Congo. SOLLENA ANDREA - Arnobius Siccensis: De revelatione, fide Moral José Luis (24/09/2015) Bordignon Bruno (25/02/2015) et credibilitate in structura theologica libri I operis ‘’AdverSOMPWA TSHITENGE PETRONILLE - L’education aux valeurs CURSIO GIUSEPPE - Il metodo ‘’Freedom writers’’. Svilupsus Nationes’’. Amata Biagio (23/02/2015) dans la famille congolaise. Cas de Lubumbashi. Situation et pare cambiamento negli studenti. TASILE AKUMA PAULIN - Notio hominis in quibusdam lin- perspectives pedagogiques. Orlando Vito (18/06/2015) Quinzi Gabriele (23/06/2015) guis indoeuropaeis. Sensus qui vocabulis subiacent. SILVA BOTELHO DE OLIVEIRA MEIRE TEREZINHA - InterdiBracchi Remo (27/10/2014) sciplinariedade e didactica na docencia universitaria de pro- CHAN HUNG KEE - Salesian schools in Hong Kong: Problems fessores de cursos de licentiaturas de Manaus - Brasil. and prospects. Malizia Guglielmo (15/04/2015) T EOL OGIA Nanni Carlo (07/05/2015) AUGUSTINE DON BOSCO - Jesus, the saviour of all. A soteBRECCIAROLI EMILIO - L’influenza degli adulti significativi riology centred on God’s universal love in the writings of SHAJU KANJIRAMPARAYIL JOSEPH - The impact of self-efnell’inserimento sociale degli adolescenti. Risultati di una riGerald O’Collins. Castellano Antonio (20/03/2015) ficacy on anxiety and perceived parental pressure among cerca empirica. Gambini Paolo (30/06/2015) adolescent students in South India. BARSCEVSKI TARAS - La traduzione della Sacra Scrittura in Colasanti Anna Rita (06/11/2014) lingua ucraina. Il passato e le prospettive ecumenico-liturSC IENZE DELL A COM UNICAZIONE SOCIAL E SEBASTIAN MINIMOL - Enhancing personal responsibility PENA NORMAN MELCHOR ROBLES - Tragedy and religious giche del presente. Zevini Giorgio (18/11/2014) among emerging adults in India: Evaluation of e Programme identity in social media: a case study of the textual narraBUSSOLINO GIUSEPPE - L’impegno del cristiano laico nei of intervention. Messana Cinzia (30/04/2015) tive responses to the You Tube “September 11 2001 Video”. documenti pastorali del cardinal Giuseppe Siri (1906-1989) PRINTEMPS JEAN-NICOLAS - Progettare l’istruzione in Lewicki Tadeusz (20/04/2015) arcivescovo di Genova (1946-1987). modo adattivo nel contesto educativo attuale allineando Giraudo Aldo (25/11/2014)


u 6

u

notizieups•le Brevi

a cura di Renato Butera

Esposizione: ”Una via verso la Croce” Il 10 novembre, presenti autorità, ambasciatori, invitati docenti e studenti dell’UPS, famiglie e amici, è stata inaugurata la Mostra “Dimensioni. Una via verso la Croce”. L’iniziativa è stata promossa dall’Ambasciata del Lussemburgo presso la Santa Sede in concomitanza con il semestre di presidenza dell’Unione Europea del Lussemburgo e in onore di Papa Francesco, nella circostanza dell’anno della Misericordia da lui indetto per l’anno liturgico 2015-2016. Si tratta di un tragitto che si snoda entro box-stazioni che riprendono i contenuti della tradizionale Via Crucis sostenuti da citazioni bibliche ed evangeliche. Il percorso della Mostra, sia nel suo interno, sia nei pannelli di contorno (anch’esso ricco di immagini dense di significato), trova il suo pieno respiro, sia orizzontalmente che verticalmente, nello spazio della Cappella universitaria, appositamente liberata totalmente per l’occasione. Ma come già insinua il titolo e ancora più chiaramente il sottotitolo della esposizione (“Un’impronta personale verso la Via Crucis e la Resurrezione”), il cammino di contemplazione è accompagnato in ogni box-stazione da un “cartillo” interrogante: esso intende stimolare a una visione attiva, invitando ad aprirne l’interno, dove si trova sempre un quesito/appello alla presa di coscienza personale, a un confronto con se stessi e a un personale riposizionamento di vita (e di fede) che dall’immagine e dall’oggetto simbolico, presente in ogni box, va alla vita. L’ideazione è dovuta a Uwe Esperter, Heinrich Grewing, Johannes Willenberg, veri artisti e “artigiani”, che hanno pensato anche alla sua realizzazione scegliendo e apprestando lo spazio e la collocazioni degli oggetti visivi e delle componenti materiali che sono parti del “congegno” dell’intera Mostra. Accolta dall’Università Salesiana per il suo carattere estetico e spirituale squisitamente formativo, l’esposizione, aperta a tutti i visitatori, ha avuto durata fino a tutto dicembre 2015.

Il prof. Casella nuovo vicerettore Il 10 ottobre il Gran Cancelliere, don Ángel Fernández Artime, ha firmato il decreto per il quale il prof. Francesco Casella, docente di Storia dell’educazione e della pedagogia, è stato nominato vice-rettore dell’UPS per il triennio 20152018. Don Francesco Casella è adesso il più stretto collaboratore del Rettor Magnifico, il prof. Mauro Mantovani, an-

ch’egli di nuova nomina, in questo triennio di animazione dell’Università Salesiana e della comunità accademica tutta. Il prof. Casella è nato a Anzi (PZ) il 18 novembre 1947. Dal 1971 è professo perpetuo nella Congregazione dei Salesiani di Don Bosco. Nel 1976 riceve l’ordinazione sacerdotale a Napoli. È laureato in lettere presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Ottiene l’abilitazione all’insegnamento ed è iscritto all’Albo Professionale degli Insegnanti. Nella sua ispettoria di origine, l’Ispettoria Meridionale, è stato direttore nella casa salesiana di Caserta, direttore e preside nell’Istituto salesiano di Soverato e preside nel liceo salesiano di Taranto. Nel 1995 è chiamato a lavorare presso la Casa generalizia dei salesiani a Roma per l’Istituto Storico Salesiano, dove rimane sino al 2001, anno in cui si trasferisce all’UPS per l’insegnamento nella Facoltà di Scienze dell’Educazione. Il prof. Casella aveva già avviato la sua collaborazione con la FSE durante gli anni della permanenza alla “Pisana”, seguendo alcuni corsi come “pendolare”. Docente ordinario e titolare della cattedra di Storia dell’educazione e della pedagogia insegna, tra l’altro: Storia dell’educazione e della pedagogia, Storia della scuola, Storia contemporanea, Metodologia del lavoro scientifico. Oltre che agli studenti della FSE, i suoi corsi sono offerti anche agli studenti di Scienze della Comunicazione sociale e Filosofia. Dal 2009 al 2012 è stato decano della FSE. Tra le sue pubblicazioni editate dalla LAS, ricordiamo le seguenti: Il Mezzogiorno d’Italia e le istituzioni educative salesiane. Richieste e fondazioni (1879-1922). Fonti per lo studio; Per conoscere l’Occidente. Un percorso storico culturale dall’antichità classica greco-romana ad oggi; L’esperienza educativa preventiva di Don Bosco. Studi sull’educazione salesiana fra tradizione e modernità; Storia contemporanea. Antologia di documenti; i due volumi di Storia della pedagogia, vol. I: Dall’antichità classica all’Umanesimo-Rinascimento, e vol. II: Dalla Rivoluzione scientifica all’epoca contemporanea; e infine, Il clero e lo Stato Unitario nella provincia di Caserta 1860-1878.

Giornata di accoglienza dei nuovi studenti Lo sciopero dei mezzi pubblici ha disturbato, ma non impedito, lo svolgimento della giornata di accoglienza delle nuove matricole iscrittesi alla nostra Università per l’anno accademico 2015/16. L’Aula Paolo VI dell’UPS ha accolto gran parte dei nuovi studenti per avere un primo contatto con l’istituzione accademica che hanno scelto per la loro formazione universitaria. Ad accoglierli il “neo matricolato” Rettore, prof. don Mauro Mantovani. Con lui i decani delle sei facoltà, il coordinatore del Dipartimento di PG, i re-


Studenti e docenti della FdT

sponsabili della Pastorale Universitaria e alcuni studenti che si sono fatti carico di aiutare nell’accoglienza dei nuovi colleghi di studio. Come da tradizione, in questa giornata vengono accolti i nuovi iscritti e presentata l’organizzazione della vita universitaria con le persone responsabili che gestiscono i vari settori e servizi. Nel suo intervento, prima della visita agli ambienti dell’Università, il Rettore ha esordito portando i saluti del Gran Cancelliere e Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, e dando il benvenuto all’Università di Don Bosco per i giovani. “Mi sento oggi anch’io una …matricola, come voi, – ha precisato essendo all’inizio del periodo del suo mandato – ma più che di ‘matricole’, che … ‘sa di numero’, preferisco parlare con e di ‘persone’, proprio perché siamo anzitutto tali, e perché cerchiamo di costruire all’UPS un ambiente in cui ci si riconosce e si cresce insieme proprio come persone”. Dopo aver ricordato le dimensioni di internazionalità, di ricchezza culturale e vocazionale dell’UPS, don Mantovani ha invitato i nuovi studenti a “mettercela tutta per fare di questi anni di studio un vero trampolino di lancio per la propria vita. Gli anni dell’Università sono un’occasione speciale, che non torna più, per chi prosegue la formazione dopo le scuole superiori, per dare un’impronta indelebile alla propria esistenza, indirizzandosi verso scelte definitive e verso una professionalità competente, imparando ad andare in profondità e a confrontarsi con la pluralità dei saperi e delle prospettive, con i propri limiti, con le sfide del mondo attorno a noi e del futuro che ci sta già aspettando”. Anche per coloro che cominciano o che riprendono gli studi a un’età… più avanzata, in vista dell’aggiornamento o di un maggiore impegno culturale e pastorale, “è un momento formidabile per fare tesoro della propria esperienza già fatta ‘sul campo’, riflettendoci e studiandoci su, eventualmente riorientandola, qualificandola ulteriormente”. Il Rettore ha fatto presente come l’UPS si configuri come un ambiente vivace, ricco di iniziative, caratterizzato dalla disponibilità e professionalità dei docenti e del personale tecnico-amministrativo. Durante l’estate e queste ultime settimane si è anche lavorato per alcune migliorie strutturali e per un po’ di abbellimento del campus, e sta continuando il work in progress. Don Mantovani ha sottolineato in modo particolare la significatività dei servizi offerti dal Centro Servizi Informatici e Telematici dell’UPS (CESIT) e dalla Biblioteca Don Bosco. “Se il nostro cuore pulsante è la Cappella, e non meno lo

sono le aule di lezione, non è casuale che al centro fisico del campus ci sia la Biblioteca che dovrebbe diventare sempre più un luogo abituale di studio e di ricerca”. Il discorso del Rettore si è chiuso con un invito a curare la qualità e l’eccellenza della propria formazione e a praticarne fin da subito la condivisione in ottica di servizio e di “carità intellettuale”, e con una citazione tratta da Romano Guardini: “Al di sopra della vita del singolo, della società, dello Stato deve esserci qualche cosa che non dipende da essi, ma che si presenta sublime e maestoso in se stesso. Questa è la verità! Sapere questo, scoprirlo, sperimentarlo, annunciarlo: ecco lo scopo dell’Università”. Frase che diventa augurio per tutti, perché la verità si accompagna sempre al bene e alla bellezza, e promuove così esperienze profonde di senso e fa gustare la vita anche quando si fatica. A conclusione, gli studenti presenti, accompagnati dai rispettivi decani o direttori dei curricoli, hanno visitato gli ambienti delle loro facoltà e la Biblioteca Don Bosco.

L’UPS all’EXPO La FSC ha aperto il 13 settembre la serie di eventi organizzati dalla nostra Università ad Expo Milano 2015, con la realizzazione dell’evento “Non di solo pane... ma di ogni parola. Ripensare la Comunicazione” che si è tenuto presso la “Casa Don Bosco”. Un gruppo di docenti, studenti, exallievi e amici dell’Università ha avuto la possibilità di visitare l’esposizione universale che ha ospitato, tra quelli delle varie nazioni e di alcune organizzazioni internazionali, anche un padiglione dedicato al mondo salesiano. I partecipanti provenienti da Roma sono stati ospitati presso il Centro Pastorale Ambrosiano della Diocesi di Milano. L’intera giornata del 12 settembre, vissuta in un vero e proprio “bagno di folla”, è stata dedicata alla visita ad Expo2015, mentre il giorno successivo si è svolta la presentazione del volume degli Atti del Convegno del XXV anniversario di fondazione della FSC. L’evento è stato introdotto dal prof. Mauro Mantovani, Rettore Magnifico dell’UPS. Relatori dell’incontro sono stati la prof. Cristiana Freni (FdF), il prof. Fabio Pasqualetti (FSC, curatore del volume), il prof. Pier Cesare Rivoltella (DiretStudenti e docenti UPS a Casa Don Bosco di EXPO 2015


tore del Centro di Ricerca per l’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e il prof. Franco Lever (FSC, e decano emerito). Le tematiche affrontate – dall’evoluzione del significato di “comunicazione” al rapporto attuale con la tecnologia – rappresentano, come ha ricordato il prof. Pasqualetti, “non delle risposte, ma delle domande, punti di partenza per nuove riflessioni”. Al termine della presentazione è stato esteso il dibattito anche al pubblico che è intervenuto con interrogativi e idee. Durante l’evento sono state presentate le sei facoltà e le attività dell’Università Pontificia Salesiana, la cui presenza a un evento di portata mondiale come Expo2015 ha ulteriormente sancito la dedizione alla ricerca che la caratterizza e la volontà di svolgere un ruolo da protagonista nella elaborazione culturale relativa alle tematiche del sociale, dell’educazione e del mondo giovanile.

Buon Compleanno, Don Bosco Con la messa presieduta dal Rettor Maggiore dei salesiani e Gran Cancelliere dell’UPS, don Ángel Fernández Artime, nel Tempio del Colle Don Bosco, si sono chiuse le celebrazioni del Bicentenario della nascita di Don Bosco, il 16 agosto. Consistente la presenza di salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, cooperatori e cooperatrici e membri dei numerosi gruppi della Famiglia Salesiana. Presenti anche circa 5000 giovani provenienti da tutto il mondo salesiano riuniti al Colle per la Giornata Mondiale Salesiana. Erano presenti anche vari docenti, studenti ed exallievi dell’UPS. Il Rettore, prof. Mauro Mantovani, e il superiore religioso dell’UPS, don Eugenio Riva, hanno concelebrato la solenne Eucaristia durante la quale il Rettor Maggiore ha ricordato come il Bicentenario sia stata “una preziosa occasione che ci è stata offerta per guardare al passato con gratitudine, al presente con speranza, e per sognare il futuro di missione evangelizzatrice ed educativa della nostra Famiglia Salesiana con forza e novità evangelica, con coraggio e sguardo profetico, lasciandoci guidare dallo Spirito che sempre ci sarà accanto nella ricerca di Dio e ci spinge a essere, in primo luogo evangelizzatori, annunciatori del Regno e di Gesù Cristo”. Don Bosco - ha ricordato don Artime - è stato “un grande uomo, un vero figlio del suo tempo e un vero tessitore della storia, un uomo straordinario, ma umile e in mezzo agli ultimi, che ispirato alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, ha dato origine a un vasto movimento di persone sempre in cammino, messe in moto dalla periferia di Torino alle diverse periferie esistenziali e geografiche (come quella della fine del mondo nella Terra del Fuoco e nella Patagonia del Don Eugenio Riva e don Mauro Mantovani

suo tempo). Siamo eredi di un’eredità che viene sviluppata, trasmessa e fecondata con le proprie opzioni di vita e la donazione piena di noi stessi per farla feconda e ancora più ricca”. Per questo lo slogan ripetuto sulla spianata antistante il Tempio sorto al Colle ove nacque duecento anni fa il “padre e maestro della gioventù”, “Come Don Bosco, con Don Bosco, per i giovani”, diventa anche per la comunità accademica un programma di vita e di azione da realizzare.

In memoria di don Silvano Sarti La comunità accademica si unisce alla Comunità Gesù Maestro e al dolore dei familiari con il suffragio della preghiera per la morte di don Silvano Sarti, salesiano sacerdote, docente emerito della Facoltà di Scienze della Educazione della nostra Università. Don Sarti è deceduto il 31 luglio 2015, alle ore 12.30, presso l’Ospedale Policlinico Agostino Gemelli di Roma dove era stato ricoverato urgentemente da qualche settimana per complicazioni sopraggiunte al suo stato di salute delicato aggravatosi in seguito a una caduta alcuni mesi fa. Don Silvano aveva compiuto 86 anni lo scorso aprile, e quest’anno celebrava i suoi 67 anni di vita religiosa e 58 di sacerdozio. Silvano Sarti è nato a Montese (Modena) il 3 aprile 1929 da Giuseppe Dante e Rosa Romilde. Aveva altri due fratelli, Giacomo, anch’egli salesiano, e Roberto, entrambi defunti. Entra nel noviziato di Albarè di Costermano (Verona) nel 1947 e l’anno seguente, il 7 ottobre del ’48, emette la sua prima professione. Prosegue la sua prima formazione con gli studi in filosofia presso la casa di Nave (Brescia) dove rimane fino al 1950. Dal ’50 al ’53 svolge il suo tirocinio come assistente nella casa salesiana di Rovereto (Trento). Nel 1954 inizia gli studi di teologia presso lo studentato di Monteortone (Padova) concludendoli nel 1957 con l’ordinazione sacerdotale avvenuta nella stessa città il 29 giugno di quell’anno. Risiedendo a Monteortone avvia gli studi universitari in Scienze matematiche presso l’Università di Padova, studi che completa all’Università di Messina dal 1958 al 1961. In quest’anno si trasferisce a Roma presso la Casa salesiana del Sacro Cuore, in via Marsala, per insegnare e continuare gli studi universitari alla Sapienza di Roma in Scienze statistiche e demografiche. Dal 1965 fa parte del Pontificio Ateneo Salesiano di Roma appartenendo all’Ispettoria Centrale. Dal 1985 inizia la sua lunga appartenenza all’UPS dove rimarrà fino a conclusione della sua vita, insegnando Metodologia della ricerca nella FSE. Date le sue competenze statistiche, varie volte don Sarti è stato incaricato dalla Direzione Generale di preparare i dati dello stato della Congregazione dei Salesiani di Don Bosco in occasione dei Capitoli Generali. Varie sono anche le collaborazioni con l’Istituto Storico Salesiano (ISS) e l’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA). I funerali si sono svolti il 3 agosto nella Cappella Gesù Maestro dell’Università Salesiana, presieduti da don Francesco Cereda, Vicario del Rettore Maggiore. Dopo le esequie, la salma di don Silvano è stata trasportata a Montese per essere tumulata nel pantheon della famiglia.


Media, volontariato e pastorale familiare: nuove frontiere per i salesiani di Don Bosco

Papa Francesco con don Ángel Fernández Artime

Dopo i giorni della sua attesa visita a Torino e ai luoghi di Don Bosco per celebrarne il Bicentenario della nascita, Papa Francesco, lo scorso 24 giugno, ha voluto indirizzare ai salesiani e alla Famiglia Salesiana un messaggio carico di gratitudine e allo stesso tempo di esortazione nel richiamare a vivere con coraggio i tratti essenziali dell’eredità spirituale e pastorale del “santo educatore e pastore dei giovani”. Rileggiamo il messaggio per una sintesi che dia impulso alla riflessione e all’impegno accademico. Consapevole dei cambiamenti che stanno interessando l’Europa e in essa l’Italia, Papa Francesco è allo stesso tempo convinto che le giovani generazioni continuino a essere aperte alla vita e all’incontro con Dio e con gli altri. Perciò ai salesiani chiede di osare, specialmente con i ragazzi che sono “a rischio di scoraggiamento, di anemia spirituale, di emarginazione”, di evitare di stare nelle retrofile a guardare e analizzare. Ricorda che la pedagogia lasciata in eredità da Don Bosco, che è manifestazione della sua “fedeltà a Dio e ai giovani in un medesimo atto di amore”, è “genuinamente umana e cristiana”, “preventiva e inclusiva”, capace perciò di proporre ai giovani un’esperienza educativa che li coinvolge integralmente. Il Papa evidenzia il tratto “molto prezioso” e distintivo di questa prassi che ha formato intere generazioni di personalità equilibrate e mature: l’amorevolezza, che si manifesta e si percepisce attraverso “la simpatia, l’affetto, la comprensione e la partecipazione”, e si realizza in un ambiente di famiglia, con la presenza-assistenza dell’educatore, il clima di allegria e di festa. Don Bosco, dice Papa Francesco, ha realizzato la sua vocazione in una serie di scelte e atteggiamenti che hanno declinato il suo “Da mihi animas” in un “instancabile impulso missionario” che lo ha spinto a “uscire” incontro ai giovani poveri, superando ogni frontiera di lingua, razza, cultura e religione, grazie a uno “stile di accoglienza gioiosa e di simpatia” personalizzato, e al vasto movimento di uomini e donne di buona volontà che costituiscono la Famiglia Salesiana in germe. Oggi, in situazione di profonda crisi, altre sfide spingono i figli e le figlie di Don Bosco verso nuove frontiere educative e missionarie, percorrendo con “creatività carismatica” e dedizione i sentieri dei giovani che vivono nelle periferie geografiche ed esistenziali, imparando i loro linguaggi. Tra queste il Papa indica “le vie dei nuovi mezzi di comunicazione sociale”, dell’educazione interculturale e dell’integrazione, ed esorta a “non deludere le aspirazioni profonde dei giovani”, avendo fiducia nello Spirito Santo che suscita nuove “risorse”.

A questo proposito, Papa Francesco segnala “due compiti” in riposta ai segni dei tempi manifestati dalla realtà giovanile: educare cristianamente “al linguaggio dei nuovi mezzi di comunicazione e delle reti sociali”, e “promuovere forme di volontariato sociale” che diano reale importanza alla dignità della persona, spesso oscurata dagli interessi di mercato e dalla produzione, e favoriscano la gioventù. A questi due compiti aggiunge la “inderogabile necessità” di una pastorale familiare capace di coinvolgere le famiglie dei giovani. Ai salesiani, pur immersi nella molteplicità degli impegni e delle relazioni, non deve mai mancare lo zelo per l’annuncio del “Vangelo dell’amore”, rinnovando la scelta catechistica di Don Bosco che fu alla base di tutta la sua opera e che si realizza con l’ascolto della Parola, i sacramenti e la devozione mariana. “Con i giovani e per i giovani”, così si rinnova oggi il carisma donato dallo Spirito a Don Bosco, conclude Papa Francesco, esprimendo il suo “cordiale incoraggiamento ad assumere l’eredità del fondatore e padre con la radicalità evangelica che è stata sua nel pensare, parlare e agire, con la competenza adeguata e con generoso spirito di servizio”. Il messaggio del Papa alla Congregazione e alla Famiglia Salesiana interessa da vicino e impegna la comunità accademica dell’UPS. In particolare assumendo la missione di riflessione e approfondimento per la pratica dei due compiti assegnati dal Pontefice: i linguaggi dei media e dei social network, e il volontariato sociale. Questi si aggiungono a quelli tradizionali della formazione intellettuale teologica, filosofica, classica e del diritto, e alla prassi pedagogica, tratto distintivo della nostra Università. Quelle indicate dal Papa, sono priorità che ci immettono in pieno nell’emergenza pedagogica già dichiarata da Papa Benedetto XVI in cui non può mancare il sostegno della e alla famiglia attraverso una pastorale familiare che sappia mediare le esigenze del Vangelo e quelle dei tempi nuovi che sta vivendo la società.

A Young Tiger il DB Educational Award 2015 All’edizione 2015 del Giffoni Experience, il festival internazionale del cinema per ragazzi, non potevano mancare i salesiani nell’anno in cui la famiglia scaturita da Don Bosco celebra il Bicentenario della sua nascita (1815-2015). L’occasione, dunque, era opportuna poiché una vetrina come quella del Giffoni che riunisce ragazzi dai 3 ai 18 anni, provenienti da varie parti del mondo per vivere l’esperienza del cinema e premiarlo come nelle grandi kermesse internazionali era imperdibile in quest’anno di celebrazione. L’organizzazione del Giffoni Experience, in particolare nella persona del suo direttore artistico, il dott. Claudio Cubitosi, ha accolto volentieri la proposta nata da un’idea di don Giovanni D’Andrea, coordinatore oratori/emarginazione e disagio, e delegato dei Cinecircoli Giovanili Socioculturali (CGS), supportata da don Renato Butera, docente di giornalismo e cinema presso la FSC, di assegnare un premio a uno dei film partecipanti al concorso che si distinguesse per il suo messaggio educativo. Perciò è nato il DB Educational Award 2015, attribuito a Cyprien Vial, giovane regista francese, per il film Young Tiger, o Bébé Tigre, come suona in lingua originale, film della

Don Filiberto Rodríguez e il regista francese Cyprien Vial


Don Filiberto Rodríguez insieme al gruppo del CGS partecipante al Giffoni

Sezione +16. Il film è stato scelto da una giuria composta da cinque giovani provenienti da altrettante realtà salesiane (Alassio, Ancona, Cagliari, Lecce e Varese), da Fabio Sandroni (CGS nazionale) e Cristiano Tanas (CGS nazionale), coordinati da don Butera. Questa la sintesi che motiva la scelta dei giovani della giuria: “Per l’originale e significativo messaggio educativo, il film rappresenta una frontiera sulla quale l’Europa e le nostre realtà sociali si stanno misurando. È un richiamo a rendersi presenti nelle periferie e a trovare soluzioni più umane per l’accoglienza dei giovani migranti non accompagnati. Dal punto di vista stilistico, si apprezza l’esposizione asciutta delle immagini che richiama il realismo della storia, senza indugiare su facili sentimentalismi. Il protagonista non è tale solo nel film, ma lo è anche nella sua vita: seppure nella difficoltà, è lui a guidare il proprio destino, compiendo le scelte giuste con le persone giuste che non gli hanno mai fatto mancare il sostegno e la fiducia”. Il premio è stato consegnato al regista da don Filiberto González Plascencia, presente alla cerimonia di conclusione, che ha sottolineato l’importanza della presenza salesiana in una festa del cinema per ragazzi come quella di Giffoni e per un premio dato al film di Cyprien Vial che spinge alla riflessione seria sul problema dei minori migranti non accompagnati non solo gli adulti, ma gli stessi ragazzi. Ha sottolineato infine il fatto che la scelta della giuria per questo film su questo tema è espressione di quanto Papa Francesco ha raccomandato ai salesiani nella lettera per il Bicentenario della nascita di Don Bosco di avere speciale attenzione e cura dei media e del volontariato. Da parte sua, l’emozionatissimo regista ha dichiarato la sua soddisfazione nell’essere stato premiato e nel segnalare due luoghi così lontani e così bisognosi di sostegno: “È bello essere collegati da questo festival con persone e posti lontani e in difficoltà”. Il DB Educational Award, infatti, consiste, oltre alla targa per il regista, alla attribuzione di dieci mila euro da destinare a due tra dieci istituzioni di promozione dei giovani bisognosi sparse nel mondo salesiano da lui scelte. Il regista francese ha indicato Manouba (Tunisia) e la missione di Iauaretê nell’Amazzonia (Brasile). La prima si occupa di attività di oratorio e formazione professionale per ragazzi e ragazze mussulmani in una zona di forte migrazione e con continue intimidazioni degli estremisti Islamici. La seconda, che si trova a 1200 km da Manaus, è un’opera che sia per la precarietà delle strutture e sia per le ristrettezze economiche, è costretta a spendere le poche risorse per la benzina necessaria per gli spostamenti in barca, il cibo e le altre cose normali e quotidiane. I missionari non hanno nemmeno una casa dove vivere, le camere sono in un sottotetto, ricoperto di zinco e non hanno la possibilità di ospitare gli orfani o abbandonati dalle famiglie, che si presentano chiedendo cibo e rifugio. L’unica realtà esistente è un centro di formazione indigena con solo una piccola falegnameria e un

piccolo mercatino, che va avanti con il sistema del baratto. Durante la cerimonia, i ragazzi del laboratorio Percorsi creativi organizzato dai CGS e coordinato da Fabio Sandroni, don Cesare Orfini, Lorenzo Angelini e Nadia Ciambrignoni, hanno assegnato il premio omonimo al laboratorio a Thread of lies del regista coreano Lee Han, film della Sezione +13. Il laboratorio è una esperienza consolidata che si ripete puntualmente, e con entusiasmo, durante il Giffoni Experience dal 2007. Quella del DB Educational Award è il primo esperimento di partecipazione diretta della Congregazione salesiana, attraverso il dicastero della comunicazione sociale, al Giffoni che ci si augura di ripetere per continuare una collaborazione discreta, ma attiva, con gli organizzatori di una manifestazione di tale portata internazionale in cui protagonisti sono i giovani, e di contribuire alla attenzione educativa e sociale che il Giffoni Experience ha maturato nella sua ormai lunga esperienza. Per l’Università Salesiana è la seconda partecipazione al Giffoni con la presenza di uno dei suoi docenti. Lo scorso anno il prof. Butera vi ha partecipato insieme al prof. Antonio Dellagiulia per un percorso formativo a latere del festival che ha previsto quattro incontri formativi, su temi di psicologia dell’evoluzione e di comunicazione sui media tradizionali e nuovi, diretti ai genitori e organizzato su richiesta della chiesa locale nella persona di padre Alessandro Bottiglieri.

Il ricordo di don Giuseppe Gamba La comunità accademica esprime il proprio cordoglio per la morte di don Giuseppe Giovanni Gamba, che per molti anni fu docente all’UPS, direttore della LAS e responsabile della Biblioteca dell’Università. Don Gamba si è spento nella mattinata di mercoledì 8 luglio 2015 al Colle Don Bosco, dove era stato trasferito dall’UPS al raggiungimento del suo emeritato. La vita di don Gamba è davvero cosparsa di semi di dolore e di provvidenza. Giuseppe Giovanni Gamba nasce a Corsione (Asti) il 21 gennaio 1923 da una famiglia ordinata e laboriosa di contadini. È il sesto di sei figli. Il padre Lorenzo morì quando Giuseppe aveva compiuto i 4 anni. La mamma, rimasta sola cercò di tirare avanti con l’aiuto del fratello Giacomo Vittorio Arata, mezzadro del parroco di Viarigi. A 8 anni Giuseppe perde anche la madre e poco dopo una sorellina. Lo zio Giacomo di Viarigi fu nominato tutore. Il piccolo Giuseppe fu affidato all’Orfanotrofio “Michelerio”, in Asti, dove trascorse il periodo delle scuole elementari. Il 4 settembre 1935, Giuseppe entra nell’aspirantato missionario “S. Pio V” di Penango dove trascorse gli anni del ginnasio. Nel 1939, venne mandato al noviziato di Villa Moglia (Chieri) che concluse con la prima professione il 16 agosto 1940. Completa gli studi liceali a Foglizzo (Torino). Nel 1942 fu richiesto dall’ex ispettore don Zolin come assistente dei ragazzi nell’aspirantato di Penango, dove si preparò per conto proprio e concluse con il titolo gli studi liceali. Sostenne l’esame di licenza liceale ad Alessandria nel giugno 1943, nel settembre di quello stesso anno. Fu trasferito al


u

11

u

notizieups•le Brevi

“Rebaudengo” di Torino con l’incarico di assistente e insegnante dei pochi ragazzi presenti. Qui rimase due anni. Nel 1944 inizia gli studi teologici alla Crocetta di Torino, allora trasferitasi a Bagnolo Piemonte (l’Istituto di Torino era stato danneggiato dai bombardamenti). A Bagnolo conclude i primi due anni di Teologia. Finita la guerra e sistemata la Crocetta, gli studenti vi ritornarono. Qui don Gamba completa gli studi teologici e riceve l’ordinazione sacerdotale il 4 luglio 1948. L’obbedienza lo porta a Roma per laurearsi in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico. Vi resta per tre anni (1948-51) terminando il curricolo come “candidatus ad lauream”. Nel 1951 fa ritorno alla Crocetta come docente di Sacra Scrittura. Nel settembre del 1959 fa ritorno a Roma San Tarcisio per il dottorato in Sacra Scrittura, titolo che riceve nel 1962. Ricevuto il titolo di dottore rientra a Torino per riprendere l’insegnamento alla Crocetta. È tra i docenti del Pontificio Ateneo Salesiano trasferiti a Roma (1965) al Sacro Cuore prima, e al Nuovo Salario poi, dove rimase sino al compimento dei settant’anni. Dal 1965 al 1968 fu Direttore della Comunità dei sacerdoti studenti e, successivamente, Decano della Facoltà di Teologia (1968-72). Fu Amministratore Delegato della PAS Verlag di Zurigo (1972-76) e Direttore della Libreria Editrice dell’Ateneo Salesiano (LAS), dal 1979 al 1994. Fu anche incaricato della Biblioteca dell’Università. Il 23 aprile del 2000 venne inviato al Colle Don Bosco (Castenuovo Don Bosco), in qualità di confessore, presso la Basilica Don Bosco e per attività ministeriali domenicali nei paesi vicini, servizi che curò con dedizione, finché la salute lo accompagnò. Mons. Mario Toso, che fu docente e Rettore dell’UPS, ha espresso il suo cordoglio in questo ricordo: “Sono particolarmente addolorato per la scomparsa di don Giuseppe Gamba, che non ho avuto come mio docente, ma come confratello accogliente e paterno. Mi ha aiutato nell’edizione dei miei primi volumi presso la LAS. Ho apprezzato la sua pazienza e la sua disponibilità nel venire incontro a me alle prime armi. È stato lui a consigliarmi a fare anche qualche pubblicazione agile, di facile lettura. E, così si è dato inizio alla Collana Ieri, oggi e domani, con il volumetto Chiesa e Welfare State. Mentre prego per Lui e la comunità salesiana dell’UPS, nel mio cuore spero che la comunità accademica possa godere ancora di docenti preparati, laboriosi, servizievoli, attenti anche alle nuove leve”.

L’ex-allievo don Yasheuski nominato vescovo ausiliare di Mink-Mohilev Il 9 giugno scorso, Papa Francesco ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Minsk-Mohilev (Bielorussia), don Aliaksandr Yasheuski, salesiano “ex-allievo” della nostra Università, attualmente direttore della Comunità di Smarhon. Don Aliaksandr è nato a Smarhon (Bielorussia) il 6 agosto 1974. Inizia la sua formazione salesiana nel 1991 a Czerwi sk nad Wisł , in Polonia ed emette i voti perpetui nel 1998. Il 24 giugno 2000 è ordinato sacerdote. Compie gli studi di Filosofia a Łod e di Teologia a Roma nella nostra Università conseguendo la Licenza in Teologia dogmatica nel 2009. Tra gli incarichi pastorali svolti, quello di parroco nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Baruny e nelle parrocchie della SS. Trinità a Zhodziszki e di San Michele Arcangelo a Smarhon, diocesi di Grodno. Negli anni 2001-2002 è stato direttore del noviziato sale-

siano a Oktiabrsk, nella provincia di Mosca. Dal 2002 al 2003 è stato amministratore parrocchiale della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Zhuprany, nella diocesi di Grodno. Dal 2003 al 2005 ha ricoperto l’incarico di segretario ispettoriale, dal 2005 al 2011 quello di Vicario parrocchiale della parrocchia di San Giovanni Battista a Minsk e Direttore dell’ufficio per l’educazione e per l’insegnamento religioso dell’Arcidiocesi di Minsk-Mohilev. Dal 2005 al 2008 è stato anche direttore della comunità salesiana a Minsk. Dal 2009 è docente di Teologia dogmatica nel Centro per la preparazione dei catechisti della medesima Arcidiocesi. Nel 2011 è stato nominato Vicario parrocchiale della parrocchia di San Michele Arcangelo a Smarhon e Direttore della locale comunità salesiana. Dal 2013 è anche Vicario ed Economo della Delegazione Bielorussa, appartenente all’Ispettoria della Polonia Est.

Visita dell’Ambasciatore d’Italia Nella mattinata di mercoledì 18 novembre, l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, S. Ecc. il Sig. Daniele Mancini, ha fatto il dono prezioso della sua visita alla nostra Università. Accolto dal Rettore, prof. Mauro Mantovani, e dal direttore dell’Ufficio Relazioni e Sviluppo, prof. Scaria Thuruthiyil, l’Ambasciatore ha avuto modo di visitare alcuni ambienti del nostro campus dopo aver dialogato con il Rettore e don Scaria su mission e vision dell’Università Salesiana. Il Signor Mancini ha avuto modo così di constatare il servizio che l’UPS offre a tanti giovani in formazione accademica non solo religiosi, ma anche laici, e nello specifico delle provenienze geografiche, a tanti suoi giovani connazionali. Da destra: don M. Mantovani, l’Ambasciatore Daniele Mancini e don S. Thuruthiyil


u

12

u

notizieups•Profili

Sono sempre io. Lo stesso di ieri ...con un nuovo impegno intervista a don Mauro Mantovani, Rettore dell’UPS di Ariel Tosoni, studente FSC

I

mmagino un corridoio luccicante, silenzioso ed estremamente vuoto di… persone. Il tocco delle campane della vicina parrocchia segna mezzogiorno. Ne conoscete il nome? Santa Maria della Speranza! In sottofondo si sentono intensi passi frettolosi, tanti, ma sicuri. E da lontano si intravede la sua figura. Arrivato alla porta del suo ufficio, l’inconfondibile rumore di un mucchio pesante di chiavi e il gioco incessante di scegliere quella giusta. Responsabilità o potere? Subito mi vede e mi chiama: “Sono appena rientrato dalla nostra Casa generalizia”. “Sarà stanco”, penso. Ma che! Solo fa riferimento al colloquio di due ore fatto sino a poco tempo prima con la massima autorità dell’UPS; il Rettor Maggiore dei Salesiani e Gran Cancelliere dell’Università. Mi chiedo quando è stata l’ultima volta che sono entrato nell’ufficio del Rettore? Risposta ovvia, la mia: mai, è la prima volta. Penso sia quella zona una di quelle parti dell’Università in cui non si va quasi mai. Stanza ampia, ordinata e con mobili ben distribuiti. Da due mesi occupa questo spazio e pian piano lo sta “abitando”. La mia attenzione si posa su di un piatto di ceramica e noto una civetta, simbolo della filosofia. Ci sediamo. Registratore e computer in posizione on, schiaccio Rec. Di fronte a me un salesiano torinese dall’aria simpatica, prof di filosofia da 17 anni. Classe 1966. Si, un under cinquanta – anche se ancora solo per pochi mesi – alla testa dell’Università Pontificia Salesiana. Comincio la mia intervista a don Mauro Mantovani. Professione? Nuovo Rettore.

Come era il giovane studente Mantovani tra gli anni ’80 e ‘90? Direi un giovane …abbastanza normale. Frequentavo il Liceo a Moncalieri (Torino), dove sono nato e dove tuttora abitano i miei. Sono stati anni vivaci a scuola e nel gruppo parrocchiale dove ho conosciuto i salesiani grazie agli studenti di teologia della Crocetta che aiutavano in oratorio. A Torino ho cominciato gli studi universitari maturando prima la prospettiva e poi la scelta della vita salesiana. Una formazione accademica abbastanza ricca alle sue spalle. Quattro diverse università tra Italia e Spagna: Tor Vergata, UPS e Angelicum a Roma, e Salamanca in Spagna. Cosa dire del percorso accademico realizzato? Ringraziare la Congregazione che mi ha dato la possibilità di coltivare la preparazione filosofica e teologica. Questo senz’altro è stato per me un arricchimento e un allargamento di orizzonti. In uno scaffale della libreria si vedono cinque volumi dei Commenti alla Summa Theologiae di Francisco de Vitoria, indicazione del suo passaggio presso la prestigiosa Università di Salamanca. È vero il detto che proclama: quello che Salamanca non dà, la natura non lo presta? Il detto ha sicuramente il suo valore. Le due cose però ven-

gono insieme. Da una parte l’impegno, dall’altra la dimensione di …grazia. Quest’ultima, nel senso del dono di poter incontrare persone e ambienti accademici di eccellenza che possono favorire una maturazione adeguata, ma a volte anche doni che giungono inaspettati, che lo sono a doppio titolo, di cui ci si accorge solo se ci si allena a riconoscerli. Prima della sua nomina, nei corridoi dell’Università si sentiva il suo nome come possibile candidato alla successione di don Nanni. Come è stato il giorno che ha seguito la sua nomina? All’inizio un accavallarsi di vari pensieri proprio su ciò che da quel momento era diventata una responsabilità ufficiale. Prima si sapeva che c’era questa possibilità, e dopo le designazioni delle terne era anche abbastanza ragionevole prevedere che sarebbe stato così. Ma fino al giorno prima si è sempre in attesa. Da quel giorno è sorta la consapevolezza definitiva di cominciare un nuovo servizio, di dover mettere a disposizione se stessi per un compito che non si riferiva più a una singola facoltà, ma che doveva promuovere il bene di tutta la comunità accademica. Una responsabilità che richiede di dare il meglio di sé, di mettercela tutta su una realtà più grande e affascinante. Alle sue spalle si intravede una Bibbia aperta, tra tutti gli altri libri chiusi. Chiedo se gli appartiene. Mi risponde di no. Conferma: è ereditata, ma è anche inamovibile. Don Mauro, come capire il binomio sacerdote-filosofo in un mondo che cambia? Il gusto e la passione per la filosofia sono preziosi nel cercare di leggere quali sono le caratteristiche del tempo in cui viviamo: dalla considerazione della condizione giovanile, al chiedersi la società in che direzione va, i valori che vive, gli aspetti positivi e i rischi che corriamo nella vita di tutti i giorni, nelle impostazioni culturali. Ho sempre considerato la filosofia una risorsa per poter andare sempre più in profondità in ciò che viviamo anche con il compito di insegnarla. Evidentemente per la Chiesa lo studio della filosofia è anche previo alle competenze teologiche che acquisisce il sacerdote, e ne ho colto via via l’importanza trovandomi poi a completare degli studi filosofici dopo essere stato ordinato prete. L’essere salesiano sacerdote e filosofo mi sembra un binomio che nell’attività pastorale può aiutare ad andare in profondità e a vivere la vocazione del “buon pastore” attraverso la dimensione della carità intellettuale. Fino alla fine di settembre è stato decano della FSC, dove si è avvicinato al mondo della comunicazione. Dopo questa esperienza, che cosa porta con sé per complementare il suo compito di Rettore?


Anzitutto l’impegno di condividere e far emergere attraverso una comunicazione più attenta e competente, i numerosi elementi positivi che fanno parte di questa grande esperienza di formazione e di proposta accademica che è la comunità universitaria dell’UPS. L’aver vissuto tre anni nella FSC mi ha fatto comprendere l’importanza di questa dimensione trasversale della nostra attività formativa e mi spinge a cercare di promuovere ulteriormente integrando al meglio la comunicazione istituzionale dell’UPS. È uno dei punti su cui cercheremo di lavorare durante il secondo semestre di questo nuovo anno accademico. Rettore o magnifico? Per un attimo sorridiamo insieme... Dopo aggiunge… Rettore implica un ‘reggere’, un sostenere nel senso di promuovere, per far sì che le varie componenti del mondo accademico possano realizzare ciascuna ciò che è chiamata a fare per il bene di tutti. Dunque, …Rettore va benissimo. L’altro è un aggettivo che forse può aiutare in contesti più formali, ma l’importante è il reggere bene, il sostenere. In tal senso, forse ‘magnifico’ potrebbe suggerirmi il modo con cui devo cercare di qualificare questo impegno, o almeno il punto a cui orientare ogni sforzo, in modo magnifico, al meglio. Perché ha scelto come titolo della sua prima relazione “prendersi cura”? Certamente conta l’ispirazione proveniente da Papa Francesco, soprattutto dalla Laudato Si’, enciclica alla quale vogliamo riservare una particolare attenzione all’interno delle riflessioni che stiamo facendo. Questa sollecitazione a ‘prendersi cura’ dell’ambiente si declina ovviamente anche per ‘l’ambiente umano’ dell’Università. Una realtà dove ci sono delle persone che interagiscono, e bisogna fare in modo che esista anzitutto una convergenza nell’azione comune. Il ‘prendersi cura’ mi sembra che riassuma la dimensione dell’avere a cuore ciascuno in quello che è, e poi in quello che fa, tenendo conto che c’è una progettualità comune. ‘Prendersi cura’ è anche crescere nel senso di appartenenza, tutti, studenti, docenti e personale ausiliario tecnico-amministrativo, nello spirito di famiglia che salesianamente ci caratterizza.

Don Mauro Mantovani, don Carlo Nanni e don Ángel Fernández Artime

Ci sono tante Facoltà in una sola Università. Come reggere l’unità nella diversità accademica? Il nostro Gran Cancelliere ci ha affidato come primo impegno proprio quello di coltivare questa dimensione di essere una Università, dicendo che l’UPS non è una federazione di Facoltà, ma una Università. Questo è certamente un compito importante. Credo che la progettualità comune dovrebbe assicurare la convergenza del lavoro delle singole Facoltà, e può essere una garanzia per sentirsi tutti veramente parte del corpo accademico. Questo vuol dire condivisione, e anche individuazione di trasversalità su cui tutti ci ritroviamo. Sì, quello che ci caratterizza è una trasversalità educativa che fa in modo che ci interessi tutto quello che riguarda i giovani e il mondo dell’educazione. Come immagina la fine del suo triennio di servizio accademico nella direzione dell’UPS? Mi piacerebbe arrivarci vedendo l’inizio della realizzazione di ciò che verrà indicato nel Progetto Istituzionale, facendo sì che la riflessione e la progettualità portino frutto per il lavoro di tutto il corpo accademico. Quest’anno formuleremo il nuovo Progetto in modo che venga attivato con l’inizio del prossimo anno accademico. Mi piace immaginare che dopo tre anni si vedano già dei chiari segni che il Progetto sta passando dalla carta alla vita accademica e istituzionale. E la famiglia Mantovani, cosa ha detto al nuovo Rettore? Ai miei genitori ha fatto piacere la notizia della nomina, l’hanno intesa come un segno di apprezzamento e di fiducia nei riguardi di un loro figlio. Mio papà, che ha avuto nel suo lavoro anche degli impegni di carattere organizzativo e dirigenziale, con un suo sorriso e con due battute mi ha fatto capire che era profondamente consapevole che con la nomina a Rettore mi era stato affidato un impegno non semplice, delicato e faticoso. Con i miei siamo stati insieme tre giorni a fine agosto, in montagna, quando ormai si sapeva già della nomina. Mi hanno incoraggiato facendomi sentire la loro vicinanza, e lì mi sono proprio detto che una volta ritornato a Roma avrei dovuto cominciare subito, cercando di dare il meglio di me nell’affrontare gli impegni e varie ‘questioni aperte’ che molto presto sono poi effettivamente arrivate. Tra le interviste realizzate fino ad ora, qual è stata la domanda che finora ci siamo dimenticati di farle? Eravamo nel Bicentenario e nessuno mi ha chiesto che cosa mi affascina di più di Don Bosco. Di lui mi ha sempre affascinato molto il suo essere profondamente uomo e profondamente uomo di Dio: due aspetti che in lui diventavano una sola cosa. La sua capacità di essere una persona attiva e allo stesso tempo contemplativa. Uomo che coltivava l’unione con Dio anche vivendo la concretezza di tutto quello che in una giornata ti può capitare. In questo senso uno si accorge ben presto che la giornata del Rettore Magnifico è molto piena perché va da cose di alto profilo intellettuale e culturale a decisioni concrete da prendere, persone da incontrare, rappresentanze da assicurare e questioni di vario genere, spesso molto tecniche, a cui ci si deve dedicare contando sulle competenze dei propri collaboratori. Allora pensare a Don Bosco che viveva le sue giornate così profondamente da uomo, con tutto quello che aveva da fare, e anche profondamente da uomo di Dio, è per me un’ispirazione a cercare di vivere allo stesso modo, sempre con un pensiero speciale verso i giovani.


u

14

u

notizieups•Profili

“Professionisti competenti dotati di senso critico creativo” intervista a don Peter Gonsalves, nuovo Decano della FSC da cura di Gianluca Rizzaro

Chi è il professor Peter Gonsalves? Sono nato nell’isola di Bombay (oggi Mumbai), in India. Nome inglese e cognome portoghese, scritto alla maniera anglosassone, a causa delle mie origini. I miei antenati si convertirono al cattolicesimo oltre 400 anni fa, dopo l’arrivo dei portoghesi. Nel 1668 Bombay fu consegnata agli inglesi che tolsero tutti gli accenti portoghesi dai cognomi. La mia famiglia era composta da quattro persone. Mio padre morì quando avevo 4 anni. Fu mia madre con la sua famiglia d’origine a prendersi cura di me e di mio fratello. Lei ha insegnato in tante scuole, le ultime due gestite dalle Figlie di Maria Ausiliatrice e dai Salesiani. È morta nel 2008 e lo scorso mese di giugno mio fratello l’ha raggiunta.

Come e quando ha scelto di essere Salesiano di Don Bosco? Dopo una bellissima esperienza scolastica a Lonavla, a 80 km da Mumbai. Di quell’esperienza conservo il ricordo di un luogo straordinario, in mezzo alle colline, una valle con laghi e cascate, un piccolo bosco e campi enormi per praticare tantissimi sport. Le opportunità extra-curriculari includevano anche la musica, il teatro, il coro e le belle arti. In più, si faceva esperienza quotidiana di giardinaggio. Insomma, un’esperienza di crescita personale integrale, animata dalla presenza affascinante dei Salesiani. Dopo le scuole superiori, fu naturale riconoscermi nella vocazione salesiana. Ho pronunciato i primi voti nel 1977 e sono stato ordinato sacerdote dieci anni dopo.

Qual è stata la sua formazione pastorale e come ha cominciato a lavorare nel campo della comunicazione? Dopo l’ordinazione sacerdotale, il responsabile dell’ispettoria mi propose due possibili destinazioni: una parrocchia della città o il lavoro nei villaggi. Scelsi la seconda e fui inviato a Ahmednagar, a 240 km da Mumbai, un posto caratterizzato dal caldo, dalla siccità e dalla fame. Per chi, come me, non era mai uscito dalle comodità della città, l’esperienza si rivelò sconvolgente. Lavorando con i più poveri tra i poveri del mio Paese, l’esperienza divenne un punto di svolta, un momento decisivo. Ai tanti problemi della gente, la comunità Salesiana doveva rispondere con soluzioni creative e variegate, integrando lo sviluppo economico con la cultura e la catechesi, in un contesto multireligioso. Lì è cominciata anche la mia esperienza di comunicazione per lo sviluppo con un progetto per la conservazione dell’acqua

piovana chiamato “Integrated Watershed Development Project“. Prevedeva la partecipazione attiva dei giovani. Abbiamo sentito la necessità di raggiungere la gente dispersa nei villaggi più lontani attraverso le audiocassette. Così nacque una casa editrice, la Tej-prasarini, ossia, “Promotore di luce”, che anni dopo, trasferita a Mumbai, divenne la casa editrice dell’Ispettoria salesiana. La produzione più notevole fu il libro “Esercizi di educazione ai media” che ebbe successo nel campo della Media Education.

Qual è stata la sua prima reazione alla nomina a decano? La nomina a decano, in fondo, è stata l’esito della mia previa disponibilità o, come si chiama nell’ambiente della vita religiosa, dell’obbedienza data al Gran Cancelliere. L’unica ‘reazione’ quindi è stata quella di rimboccarsi le maniche e mettermi al lavoro. Mi sento accolto molto bene, nonostante i miei limiti. Anzi, c’è una collaborazione dei colleghi docenti che mi sostiene ogni giorno e per la quale sono molto grato.

Questa è la sua prima esperienza come decano. Quali sono i sentimenti che l’accompagnano? Visto il mio passato, fatto di esperienza missionaria ed editoriale, lontano dalla realtà dell’amministrazione accademica e dato il fatto che la mia formazione si è svolta interamente in un posto diverso dall’Italia, posso definire naturale il nervosismo iniziale che mi accompagna!

La FSC, così come l’intera realtà dell’UPS, rende presente e viva una vera e propria agorà interculturale. In che modo questa realtà può aiutare gli studenti nell’apprendimento? La ricchezza della facoltà - oltre al dovere di essere tempio di studio, di apprendimento e di ricerca - è proprio la multiculturalità dell’intero corpo studentesco che apre le porte a opportunità ed esperienze di conoscenza difficilmente trovata


nei libri. Il contatto con culture diverse dalla mia, mi sfida a due livelli: sono chiamato ad ascoltare le storie e le interpretazioni della vita vissuta da popoli diversi e ad allargare la mente e il cuore per rispettare i diversi punti di vista, senza pregiudizi o stereotipi. Vivere con sincerità, in un contesto multiculturale rende la mente più aperta e apre il cuore in un abbraccio che racchiude tutta l’umanità, nonostante la sua complessità. Un abbraccio che dice essenzialmente una cosa: tutti noi siamo uguali e siamo chiamati a vivere all’altezza della nostra vocazione per render il mondo migliore, lì dove siamo e dove saremo.

Quali sono i sogni del nuovo decano per la FSC? Che questa realtà diventi, com’era nell’intenzione dei fondatori, una vera scuola di comunicazione di Don Bosco. Qui i giovani studenti provenienti da tutto il mondo devono imparare a usare i diversi mezzi della comunicazione (dal linguaggio del proprio corpo, al linguaggio dei social network) e a esprimersi pienamente ed eticamente. Devono diventare professionisti competenti, dotati di senso critico e creativo, per essere al centro dell’educazione e dell’evangelizzazione, e creare così un mondo nuovo.


uuna tradizione

16

u

notizieups•l’Evento

che rinnova CRONACA DELL’EVENTO

Nelle due pagine alcuni momenti dell’inaugurazione dell’Anno Accademico. Al centro della foto a sinistra, i decani proff. J. Pudumai Doss, P. Gonsalves, M. Llanos e M. Sojovic.Foto a fianco: il nuovo e l’emerito Rettore, don Mantovani e don Nanni

a cura di Renato Butera

“Prendersi cura”, ha scelto questo come titolo della sua prima relazione durante l’inaugurazione dell’anno accademico il Rettor Magnifico prof. don Mauro Mantovani. Diventa quasi un impegno programmatico per il tempo in cui gli viene chiesta la responsabilità di animare e governare la comunità accademica tutta. Ma andiamo con ordine. L’inaugurazione ha avuto inizio alle 9.30 di mercoledì 21 ottobre con la Concelebrazione eucaristica presieduta dal Rettor Maggiore dei salesiani e Gran Cancelliere dell’UPS, don Ángel Fernández Artime, a Santa Maria della Speranza, la parrocchia adiacente all’Università. Vi hanno preso parte docenti e studenti, il personale laico, i collaboratori, vari amici e benefattori e alcuni rappresentanti del corpo diplomatico presso la Santa Sede. La messa è stata animata dal coro universitario diretto dal maestro don Santiago Gassín, con il prof. don Miran Sajovic all’organo. L’animazione li-

turgica è stata curata da alcuni studenti salesiani di teologia guidati dai proff. don Gustavo Cavagnari e Stefano Tognacci. La liturgia è stata introdotta dal saluto e dal grazie del Rettore agli illustri ospiti e a tutti i presenti. Durante l’omelia della Messa dello Spirito Santo, il Rettor Maggiore, a commento del brano di San Paolo tratto dalla Prima lettera ai Corinti, ha sottolineato come la diversità in Dio si fa unità grazie allo Spirito e ai suoi doni. “L’umano ha spiegato don Fernández - porta in sé la diversità anche perché è riflesso della diversità divina, e Dio - ha aggiunto - manifesta sempre la sua unità essenziale, una unità che fa convergere in comunione orizzontale e verticale la diversità dell’umano”. Il Rettor Maggiore ha poi specificato che l’unità nella diversità non offusca il tutto, non lo “scurisce”. E applicandolo a una realtà come la comunità accademica ha specificato che “la diversità e l’autonomia del singolo e


delle diverse unità, come possono essere i diversi istituti e facoltà, danno senso, corpo e appartenenza a tutti e a tutto”. È una autonomia come “mezzo necessario” per raggiungere e costruire la “comunione del sapere”. E ricordando uno dei suoi predecessori nella responsabilità della guida della congregazione, don Egidio Viganò, ha invitato tutti a essere “umili, dialoganti, sapienti e spirituali”, sotto l’azione dello Spirito Santo, in modo che l’Università Salesiana (sempre nelle parole di don Viganò) possa presentarsi come “una grande comunità di studiosi credenti che sappiano celebrare ogni giorno vitalmente una peculiare liturgia dell’intelligenza”. Durante la celebrazione eucaristica, il Rettore insieme ai nuovi decani della FSE, prof. Mario Oscar Llanos, e FSC, prof. Peter Gonsalves, hanno pronunciato la loro volontà di seguire l’insegnamento e la ricerca accademica secondo lo spirito e il pensiero della Chiesa Cattolica. A conclusione della messa, il prof. don Luis Rosón ha ringraziato il Rettor Maggiore e i presenti. Il seguito della giornata si è celebrato nell’Aula Paolo VI dell’Università, colma di rappresentanti di tutte le componenti della comunità accademica e religiosa dell’UPS. Come da tradizione, l’Atto Accademico è stato aperto - “non senza emozione” per il suo esordio nel compito di primo responsabile accademico - dalla relazione del Rettor Magnifico. “Comincia l’avventura di un nuovo anno”, ha commentato; “un anno di studio, di ricerca, di formazione, segnato dalla varietà e significatività delle sfide che stiamo attraversando a livello sociale ed ecclesiale”, e in particolare ha citato, tra l’altro, il Convegno Nazionale della Chiesa Italiana di Firenze (“In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”), e l’ormai prossimo Giubileo straordinario della Misericordia. Il Rettore ha poi proposto due dei prossimi “compiti” per l’Università Salesiana, estrapolandoli dal messaggio di Papa Francesco alla congregazione e alla Famiglia Salesiana in occasione del Bicentenario della nascita di Don Bosco, e cioè: l’educazione dei giovani secondo l’antropologia cristiana al linguaggio dei nuovi mezzi di comunicazione e delle reti sociali, e la promozione delle forme di volontariato sociale. Infine, ha declinato come sintesi programmatica il “Prendersi cura” che ha dato il titolo alla sua prima relazione, nei seguenti sette impegni: la priorità del Progetto Istituzionale e Strategico come espressione di “cultura della qualità accademica”; l’assetto istituzionale; il raggiungimento dei gradi accademici dei docenti e della loro crescita professionale e formazione continua; l’accompagnamento degli studenti, la “porzione più preziosa” dell’Università Salesiana; l’impegno di aggiornamento e di qualificazione dei servizi; i lavori di ristrutturazione e il

piano per quelli che seguiranno; il Giubileo della Misericordia dell’UPS. Al Rettore ha fatto seguito la prolusione dei professori Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese, di Prospettiva Persona, che hanno parlato della “Famiglia oggi tra sfide e risorse”. Daremo qui i titoli della Prolusione rimandando ad altro articolo i passaggi più significativi del loro intervento. I due coniugi - docenti (di sociologia lei, di filosofia lui) hanno esordito con il tema della crisi della famiglia europea e della crisi che incide anche a livello economico (“fragilità dei legami familiari”, “bassa natalità”, “invecchiamento della popolazione”) basandosi anche sui dati di Eurostat e su altre istituzioni di statistica. Hanno affrontato il tema del “mito della «Pari dignità» di ogni forma di convivenza” che “ha amplificano sino a mettere sotto accusa il modello di famiglia conforme al sentire popolare”. Sono passati a descrivere quella che hanno definito la “cultura del sospetto” che annuncia “che la famiglia tradizionale è in via di estinzione, avendo perso la sua funzione sociale ed economica”, e che il matrimonio non è considerato “utile per una vita felice”. Di Nicola e Danese hanno evidenziato come spesso in Europa i governi nazionali non appoggiano adeguatamente politiche di sostegno economico alle famiglie. Hanno però specificato che “sostenere le famiglie non significa tuttavia solo assisterle nei casi di bisogno e riparare alle patologie”, ma “proporre anche modelli di famiglia appetibili in senso culturale, esistenziale ed etico”. Nel clima generale di crisi del matrimonio, hanno poi indicato alcune motivazionisfide per continuare a sposarsi: “Confrontarsi su queste sfide non mira a condizionare i giovani a scelte che spettano solo a loro, ma a soddisfare un obbligo morale e civile dell’adulto che mette a disposizione esperienze e competenze per una migliore qualità della vita”. E hanno concluso indicando 10 motivazioni per dimostrare, in forma laica, la “ragionevolezza del matrimonio”. Dopo l’atto accademico e un breve intervallo musicale del trio composto dalla prof. Claudia Caneva (Pianoforte), Endrit Haxhiaj (violino) e Maxim Yves Sagna (kora), si è proceduto alla consegna della medaglia ai docenti emeriti: il prof. don Carlo Nanni, Rettore Magnifico sino allo scorso anno accademico, e il prof. Piergiorgio Gianazza, della Sezione di Gerusalemme, e alla premiazione degli studenti che si sono distinti per meriti accademici. Il Gran Cancelliere, infine, ha aperto ufficialmente il nuovo Anno Accademico 2015-2016.


u

18

u

notizieups•l’Evento

Le parole del Rettor Maggiore Nelle due pagine, foto della celebrazione eucaristica per l’inaugurazione dell’Anno Accademico

arissimi fratelli e sorelle membri dell’Università, carissimi amici del corpo diplomatico presso la Santa Sede, carissimi tutti: oggi, ancora una volta nella nostra vita istituzionale, accademica e personale è una buona occasione per chiedere insieme il dono dello Spirito Santo. Il dono dello Spirito, dal primo giorno di Pentecoste in poi, è un dono che viene chiesto insieme, come comunità credente, con il cuore pieno della presenza del Risorto e in comunione con Maria, la Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Nella prima lettura abbiamo sentito come Paolo cerca di far capire alla comunità di Corinto il nuovo orizzonte di comprensione cristiana a riguardo dei doni che Dio offre ai suoi, nello Spirito. L’Apostolo elenca così degli opposti che convergono, perché la diversità si fa unità in Dio: Diversità di carismi, ma un solo Spirito; Diversità di ministeri, ma un solo Signore; Diversità di operazioni, ma un solo Dio che opera tutto in tutti. L’umano porta in sé la diversità anche perché è riflesso della diversità divina, e Dio manifesta sempre la sua unità essenziale, una unità che fa convergere in comunione orizzontale e verticale la diversità dell’umano, diversità che ci apre alla comprensione e all’esperienza dell’unità in Dio! Un solo Spirito, un solo Signore, un solo Dio che opera tutto in tutti. Già un anno fa, in occasione dell’inizio dell’anno accademico ho voluto sottolineare questa dinamica di diversità e convergenza in Dio. Vi dicevo: “... la presenza dello Spirito garantisce sempre che una multiculturalità di fatto, come la nostra qui all’UPS diventi una vera interculturalità,

C

e permetta di vivere un’esperienza approfondita e rispettosa di internazionalità [...]; che la diversità, l’altro, non sia ostacolo, ma un filo curato e valorizzato per fare la trama del tessuto comune. Poco tempo fa, un confratello mi ha inviato un testo di John Henry Newman che gradiva di nominare l’Università come la “sede del sapere universale”. Ecco, una sede, ma un intreccio di saperi e scienze che mostrano anche qui l’unità nella diversità. In un suo “discorso universitario”, il quinto, Newman dice: l’Università è “un’aggregazione di uomini colti, zelanti nei confronti delle loro scienze, e rivali gli uni degli altri, è portata, da rapporti familiari e nell’interesse della pace intellettuale, ad adattare i diritti e le relazioni dei loro rispettivi oggetti di indagine. Essi imparano a rispettarsi, a consultarsi, ad aiutarsi l’un l’altro. Così si crea un’aria di pensiero pura e limpida, che anche lo studente respira”. Chi può garantire quest’“aria di pensiero pura e limpida”? Solo Dio, il solo Spirito, l’unico Signore, che da unità ai carismi, ai ministeri e alle operazioni. Come dice Paolo, “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune...” (v.7). Questa unità nella diversità non scurisce affatto il tutto. La diversità e l’autonomia del singolo e delle diverse unità, come possono essere i diversi istituti e facoltà, danno senso, corpo e appartenenza a tutti e a tutto. Non si tratta quindi di un’autonomia come fine, ma di un’autonomia come mezzo necessario per arrivare alla costruzione comune e alla comunione del sapere. La vostra missione intellettuale ha bisogno di una “autonomia come mezzo” che possa essere tessuta, pazientemente e insieme, per dare corpo alla nostra Università, e anche come Università, essere disponi-


bile al tessuto comune della Congregazione, della Chiesa, della società civile e delle culture delle quali si fa servitrice. Quindi si può camminare per raggiungere gli obiettivi dell’Università come “sede del sapere universale”. Solo in questo modo, anche la nostra comunità universitaria può condividere la missione universale della Chiesa, che, come corpo mistico del Signore Gesù, aiuta l’umanità ad andare da Lui e a bere, perché partecipe, nel Signore, di quella fonte dalla quale sorgono fiumi di acqua viva. Per ultimo, vi invito, come lo ha fatto don Egidio Viganò nell’omelia per l’inaugurazione del nuovo anno accademico del 1984, “a considerare e a curare, nel vostro lavoro universitario, il vantaggio di essere «credenti». Vi auguro di essere quotidianamente e profondamente «credenti». Così lo Spirito vi renderà: Umili, nell’adeguarvi sinceramente alle esigenze del reale nell’ambito ristretto di ognuna delle discipline; un universitario superbo, attenta, anche se inconsciamente, contro la stessa oggettività e limitatezza della sua scienza; Dialoganti nel cercare, nel cercare un continuo interscambio vivo con le altre discipline [e tra gli altri specialisti universitari]; uno studioso rinchiuso nella

propria specialità perde il senso del tutto, e priva il dialogo universitario dei validi apporti della ricerca; Sapienti, convogliando le conquiste delle scienze verso quel tipo superiore e inglobante di conoscenza che si chiama saggezza; Spirituali, (...) come figli intelligenti del (Padre) che trovano nella scienza un inizio di preghiera, un anticipo di contemplazione, un invito a conversare con Dio. Sì, lo Spirito Santo faccia di questa Università una grande comunità di studiosi credenti che sappiano celebrare ogni giorno vitalmente una peculiare liturgia dell’intelligenza!”. Molto volentieri voglio ribadire queste belle e chiare parole di don Viganò mentre ci affidiamo a Maria, Sede della Sapienza e Aiuto del Popolo di Dio. Lei vi accompagni nel vostro lavoro di studio, di ricerca, di condivisione intellettuale e di confronto quotidiano, cercando sempre la Verità, la Bellezza e la Bontà di questo mondo, ferito per la mancanza di fraternità tra i popoli e anche i singoli. Lei, Madre della Chiesa, ci aiuti ad ottenere i doni preziosi dello Spirito per essere sempre più umili, dialoganti, sapienti e spirituali.


u C’è da fare... per tutti

20

u

notizieups•l’Evento

Relazione introduttiva del Rettor Magnifico

Don M. Mantovani e don C. Nanni

Sintesi di Renato Butera

l Rettore dell’Università Salesiana sceglie un titolo impegnativo per la sua prima relazione introduttiva per l’inaugurazione del suo primo anno accademico: Prendersi cura. Certamente il prof. Mauro Mantovani saprà che idealmente, e da tradizione, ciò diventa uno slogan, un impegno programmatico per il suo servizio di animazione della comunità accademica la quale è fatta di persone: di docenti con anni di esperienza, altri in pieno vigore professionale, e altri ancora da sostenere a pochi anni dal debutto nell’insegnamento; di studenti dai diversi vissuti e dai differenti bagagli culturali e tradizionali; di collaboratori che portano la loro diversità già nella loro laicità e dal personale contributo offerto alla “causa” comune che è l’Università di Don Bosco per i giovani. Una realtà fatta anche di strutture e di servizi di cui “prendersi cura” attraverso attenzioni adeguate, calibrate, efficienti… e fruttuose. E ce n’è da fare! Forse l’emozione sarà scaturita dal sentirsi “matricola” nel nuovo ruolo, o dalla consapevolezza di dover rispondere alla “fiducia” accordatagli per lo svolgimento di questo servizio. Ma l’avventura di un nuovo anno è iniziata nel momento stesso in cui il prof. Mantovani enunciava le sue parole: “Un anno di studio, di ricerca, di formazione, segnato dalla varietà e significatività delle sfide che stiamo attraversando a livello sociale ed ecclesiale”, e cioè le conclusioni del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, il Convegno Nazionale della Chiesa Italiana sul “Nuovo umanesimo”, il Giubileo straordinario della Misericordia, le quotidiane vicende internazionali per le quali “offrire linee di riflessione e di azione educativa particolarmente rispetto ai temi della gioventù, della famiglia, della pace, del dialogo interculturale e interreligioso, degli Obiettivi di sviluppo del Millennio della salvaguardia del creato”. Prendersi cura è saper ringraziare. Il Rettore ne dà subito dimostrazione, ringraziando quanti hanno finito un servizio alla comunità accademica lavorando in questi anni immediatamente precedenti al suo mandato: il suo predecessore, prof. Carlo Nanni, di cui ha sottolineato la “grande capacità di attenzione alle persone e volontà di

I

coinvolgimento dei collaboratori, inserendo le attività e il lavoro ordinario e straordinario nei grandi temi della Chiesa e della società, mettendo sempre al centro l’educazione”; i Vicerettori prof. Gianfranco Coffele e prof. Vito Orlando “per la preziosissima collaborazione offerta”; il Coordinatore dell’Equipe di Pastorale Universitaria (EPU) don Michal Vojtas. Ringraziare e incoraggiare quanti iniziano con il peso delle responsabilità con i nuovi incarichi: il Vicerettore prof. Francesco Casella; il Direttore dell’Ufficio Sviluppo e Relazioni pubbliche prof. Scaria Thuruthiyil; il Coordinatore dell’EPU prof. Luis Rosón Galache; il Direttore dell’Ufficio per la promozione della qualità e di valutazione universitaria prof. Mario Llanos; gli ultimi due decani nominati: don Mario Llanos (FSE) e il prof. Peter Gonsalves (FSC). E poi, “prendersi cura dei giovani” può avere come elementi caratterizzanti i due “compiti” dati come impegno da Papa Francesco ai salesiani nell’incontro di Torino nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco: “Educare secondo l’antropologia cristiana al linguaggio dei nuovi mezzi di comunicazione e delle reti sociali[…]; promuovere forme di volontariato sociale, non rassegnandosi alle ideologie che


antepongono il mercato e la produzione alla dignità della persona e al valore del lavoro”. Il cuore della relazione del Rettore sta però nella proposta di sette “considerazioni” che “potrebbero trovare una sintesi programmatica nell’espressione Prendersi cura”. Innanzitutto, la “priorità” del Progetto Istituzionale e Strategico per la “cultura della qualità accademica”, evidenziando il valore delle attività svolte, consolidandone gli aspetti positivi e migliorandone i carenti. A tale proposito, potranno essere utili il Rapporto di Autovalutazione, la Valutazione della commissione esterna nominata dall’AVEPRO (l’Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche) con le “7 sfide” indicate, gli esiti delle schede di valutazione dei corsi e dei curricoli, e gli interventi del Gran Cancelliere del 3 dicembre 2014 e del 5 giugno 2015. La seconda considerazione è sulla linea della precedente e riguarda l’assetto istituzionale con il rilancio del lavoro della Commissione per la revisione degli Statuti e Ordinamenti dell’UPS. La terza vede come protagonisti i docenti, con la loro “crescita professionale e formazione continua” in modo da raggiungere i gradi accademici richiesti. “Si tratta di una delle necessità più evidenti”, sia per i salesiani che per i non salesiani. Riguardo ai primi, si tratterà di “individuare per ciascuno il percorso più idoneo e i relativi tempi per realizzare la finalità del raggiungimento dei gradi accademici necessari per lo svolgimento del proprio servizio stabile di didattica e di ricerca”. Per i docenti invitati, invece, si avrà cura di verificare i “rapporti di lavoro” con criteri comuni a tutte le facoltà implementando la “valorizzazione dei docenti stabilizzati”. Per individuare un piano di qualificazione continua dei docenti è stato proposto il coinvolgimento dell’Istituto di Didattica. La proposta del Rettore allora è quella di curare la propria formazione vivendo quest’anno “con particolare intensità” la personale “vocazione” della docenza con “un supplemento di passione da testimoniare e da trasmettere”. Il Rapporto di Valutazione esterna, infine, chiede l’individuazione e assunzione di un “Direttore di Personale”. La quarta considerazione riguarda gli studenti, la “porzione più preziosa” a cui il Rettore propone di “prendersi cura della propria formazione” impegnandosi al massimo “per fare di questi anni un trampolino di lancio per la propria vita”, evitando di sprecare l’occasione speciale che è il tempo dell’Università. Gli anni dello studio all’università sono gli anni che danno “un’impronta indelebile alla propria vita” e la indirizzano “verso una professionalità seria”. Ciò si può ottenere avendo cura di valorizzare al meglio quanto si è ricevuto Momenti e si riceverà ancora. Proponendo dell’Atto l’impegno per l’eccellenza, il RetAccademico tore richiama una strategia affine a quella di Papa Francesco capace di vincere “la cultura dello scarto e dell’indifferenza attraverso un ambiente impegnato e solidale con chi fa più fatica”, creando “un ambiente impegnato e disciplinato in cui ci si trova bene, ci si incoraggia e ci si sostiene reciprocamente”. Un tale ambiente può contribuire anche alla scoperta della propria vocazione sacerdotale e religiosa come è successo a don Paolo Pao-

lucci, un giovane della provincia di Rieti che ha scoperto la propria vocazione sacerdotale come studente laico dell’UPS, o di studenti che hanno scelto la vita salesiana come Tonino Garufi e Zvonimir Tomas, e anche docenti come il prof. Gabriele Quinzi, sacerdote e ora salesiano con voti perpetui. Il Rettore ha anche ricordato come l’UPS è stato un ambiente fertile anche per le vocazioni alla vita matrimoniale e di alto impegno sociale spiritualmente e salesianamente fondato, così pure le molteplici vocazioni di salesiani cooperatori. La quinta considerazione è sull’impegno di aggiornamento e di qualificazione dei servizi, tra cui gli organismi dell’Università dediti alla promozione della ricerca, della comunicazione e della promozione e sviluppo. Il “miglioramento dell’organizzazione del lavoro e della gestione del personale” della Biblioteca. La valorizzazione della LAS come editrice “più presente e visibile nel mondo editoriale nazionale e internazionale”, e della rivista Salesianum, per renderla una “rivista internazionale di fascia superiore”. La sesta considerazione riguarda i “lavori di ristrutturazione e il piano per quelli che seguiranno”. Vari lavori si sono realizzati durante l’estate, e si sta preparando un Progetto sessennale di manutenzione della struttura. La settima e ultima considerazione riguarda l’anno del Giubileo della Misericordia e di come viverlo come istituzione accademica. Il prof. Mantovani indica il 9 marzo 2016 come giornata del Giubileo dell’UPS, con una mattinata di testimonianze sulle opere di misericordia, e il passaggio attraverso la “Porta della Carità” presso il Centro di Accoglienza della Caritas di Via Marsala come “gesto di vicinanza e di apertura verso i più poveri e gli esclusi”; mentre dal 7 all’11 settembre si celebrerà il “Giubileo degli universitari” organizzato dal Vicariato. “Si apre un nuovo anno accademico che vogliamo caratterizzare con la prospettiva del prendersi cura”, ha concluso il Rettore. Un “tempo di sforzo, fatica, ma anche di grazia, dono, per un’esperienza viva di incontro con se stessi, con gli altri, e con Dio”. C’è da fare tanto e per tutti, visto che l’impegno è stato subito rilanciato per la condivisione dal Rettor Magnifico. “Confido tanto nella collaborazione di ogni componente della nostra comunità accademica – aveva detto aprendo il suo discorso don Mantovani. “Cercherò di lavorare al servizio di tutti nel perseguire il bene dell’intera Università”. Lavorare insieme per “consolidare il carattere di unità dell’UPS”, [uno degli otto criteri ricordati dal Gran Cancelliere nel discorso del 5 giugno 2015] può essere la migliore forma di collaborazione con il Rettore come risposta al suo “prendersi cura”.


u

22

u

notizieups•l’Evento

La Società ha sempre e ancora bisogno di famiglia Sintesi della prolusione di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese

a cura di Renato Butera

l Sinodo sulla Famiglia celebratosi di recente, ha certamente avuto peso nella scelta del tema da affidare al personaggio che quest’anno avrebbe dovuto tenere la prolusione per l’inaugurazione dell’Anno Accademico. Tra i possibili nomi certamente quelli di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese davano garanzia di poter accostare alla indubbia professionalità e conoscenza del tema anche l’esperienza diretta, visto che sono moglie e marito di collaudata esperienza. Il tema trattato a due voci è stato “La famiglia oggi tra sfide e risorse”. Interessante il modo in cui i due specialisti hanno interagito nella esposizione delle loro idee alternando il loro intervento in sei punti senza sovrapporsi o ripetersi, anzi rendendo il tutto vivace e affascinante. Il punto d’esordio è stato il quadro della situazione della famiglia in Europa la cui fragilità è correlabile alla crisi economica che il Vecchio Continente sta vivendo. Secondo gli studiosi, “senza un forte tessuto connettivo di famiglie che generano beni relazionali”, non si può avere una economia stabilmente in salute. Possono incidere problemi come la fragilità dei legami familiari, la bassa natalità, l’invecchiamento della popolazione, ecc.. In tal senso, sono auspicabili politiche di sostegno alla famiglia la quale, rigenerando il capitale umano e sociale, può sostenere a sua volta lo sviluppo socio-economico. In Europa, però, i matrimoni, civili e religiosi dei Paesi membri dell’Unione, continuano a diminuire, nonostante l’aumento della popolazione, di gran lunga inferiore rispetto alle percentuali di Asia e Africa e Americhe. Anche l’aborto è una delle cause che ha inciso sul calo demografico. Tra le concause che partecipano ai mutamenti dell’Europa, Di Nicola e Danese aggiungono le “migrazioni\invasioni dall’esterno”. Nel 2030 si prevede un 8% della popolazione europea musulmana, popolazione più giovane in cui la scolarizzazione, specie delle donne, potrà fare la differenza. Inoltre si prevede un Europa sempre più aperta alle altre religioni di cui l’Islam ha la crescita più ra-

I

pida. I due relatori sono passati a trattare il loro secondo punto intitolato: “Il mito della Pari dignità di ogni forma di convivenza”. L’idea centrale è quella dell’attenzione da porre sulle differenze di “modelli di famiglia” attraverso legislazioni relative ai: “diritti e doveri per quanto concerne la proprietà, il ruolo dei genitori, il cognome coniugale; rapporto tra matrimonio civile e matrimonio religioso (se equivalenti o meno); requisiti per il matrimonio”. In Europa si assiste persino al paradosso di “svalutare” il modello di famiglia conforme al sentire popolare (le cosiddette “famiglie tradizionali” evocano il conservatorismo) a fronte della “legittimazione della pluralità delle scelte individuali, considerate tutte equipollenti” (ammissione di tutte le convivenze, sia etero che omosessuali, registrate o di fatto, matrimonio same sex; e il referendum in Irlanda del 2015 ne è un segnale di sfida all’interno del mondo cattolico). “Manca un uniforme diritto europeo”, affermano i due relatori, sin dalla pubblicazione della “Carta di Nizza” (2000) che ha prodotto la rottura del binomio famiglia-matrimonio: la famiglia, che rimane un valore, è staccata dal matrimonio. “In mancanza di un concetto unitario di famiglia anche il processo di integrazione giuridico-politica dell’Europa viene compromesso” e perciò si produce molteplicità di senso delle unioni, ma perdita di unità di senso della famiglia. Oggi l’individuo (cosa ottima perché coincide con la promozione della persona) prevale su ogni cosa contribuendo alla perdita di senso della relazione familiare. Altro elemento che concorre alla lettura della situazione della famiglia in Europa è quello che i due relatori hanno chiamato “La cultura del sospetto”. I protagonisti di questo terzo punto della prolusione sono i giovani i quali considerano la famiglia l’istituzione più affidabile tra i legami sentimentali stabili. Ciò contraddice quegli studiosi che affermano “frettolosamente” la fine della famiglia tradizionale. Più che non credere al matrimonio, i giovani lo super-


stimano, e perciò sono “iper-prudenti” e “diffidenti circa una scelta di vita definitiva” causata dai “gravosi impegni connessi” (economia, figli) ecc. La famiglia “finisce con l’apparire non un bene da perseguire ma un peso da evitare”. I giovani tendono però a ritenere la fedeltà “una imposizione” e non un “requisito della vita buona”. Comunque, anche nella scelta di una convivenza prevale l’idea della relazione permanente. A ragione l’educazione gioca un ruolo fondamentale per presentare la fedeltà come “una esigenza della persona matura che si riconosce capace di amare ed essere amata mantenendo la parola data”. E l’impegno educativo non deve limitarsi a una spiegazione di regole, quanto alla condivisione di esperienze di reciproca fedeltà, cura, comunicazione, affettività, ecc. “Dare ragioni motivate e convincenti, libere dalla nostalgia del passato e da modelli falsamente ‘innovativi’ che spesso si rivelano peggiorativi”. Il passo successivo dei proff. Di Nicola e Danese è su come aiutare la famiglia: “Quale sostegno”? Quello economico si rivela sempre più come uno degli “ostacoli oggettivi” di fronte alla decisione di sposarsi. “Per ridare la gioia di sposarsi, ogni Paese dell’Unione, in tutte le politiche, dovrebbe investire sulle famiglie”, affermano i due relatori. Invece in molti Paesi le risorse per la famiglia sono “limitate” (in media del 28% destinato al settore sociale, solo il 2,2% è per la famiglia, con le dovute “significative” differenze tra Paese e Paese). Ma sostenere le famiglie non vuol dire soltanto assisterle “in casi di bisogno e riparare alle patologie”, ma “proporre modelli di famiglia appetibili in senso culturale, esistenziale ed etico”. Ciò richiede di implementare “la formazione umana e cristiana delle nuove generazioni impegnandosi a largo raggio su tutti i fronti”. Di Nicola e Danese presentano un decalogo di azioni che contribuiscono alla costruzione di una simile cultura. Eccole in sintesi: l’educazione all’affettività relazionale; “Regola d’oro” come asse etico-antropologico; dinamiche relazionali positive che superano i conflitti; imparare a curare le ferite relazionali; aiuto ai genitori nel ruolo genitoriale; diritto dei genitori nelle scelte educative; riduzione delle discriminazioni per numero di figli, reddito, fisco; equilibrio tra stanziamenti e inflazione; congedo parentale, il sostegno alla cura di anziani, disabili, malati, ecc.; accompagnamento nella scelta matrimoniale anche da parte delle istituzioni civili. È quella che Papa Francesco chiama “vocazione del custodire”. L’educazione “non si riduca a istruzione riempitiva di nozioni, ma sostenga la crescita di cittadini responsabili, uomini e donne, laici, cristiani e di altre religioni, in grado di prendersi cura della famiglia”. E allora, “Perché sposarsi”? Quali motivazioni sottostanno al tale decisione? Sono le domande che sottostanno al quinto punto della prolusione. Si tratta di un “problema de-

cisivo”, spesso sottovalutato, in una situazione in cui il trend è sempre in calo. I due relatori danno un ampia panoramica statistica della situazione europea. La crisi economica in quest’anno 2015 ha fatto si che le convivenze superassero i matrimoni. Secondo i sociologi, le convivenze sono più fragili anche se spesso “più paritarie per stile di vita, condivisione dei lavori domestici, età e reddito”. La convivenza è una sorta di “laboratorio” dove sperimentare se funziona la quotidianità della “coppia”, dove collaudare “strategie adattative”, dove sottoporre a verifica continua il rapporto di coppia per confermare o smentire la scelta. L’iper-prudenza di cui si parlava in precedenza. Perciò “è opportuno aiutare i giovani a riflettere sugli interrogativi che essi stessi si pongono” mettendo a disposizione della loro riflessione “esperienze e competenze” riuscite. Ma “non basta organizzare corsi di preparazione al matrimonio, se non ci sono famiglie che educano sin dall’infanzia i figli all’amore altruista e fedele”. E per affermare “La ragionevolezza del matrimonio”, ultimo punto della prolusione, Giulia Paola Di Nicola e Attlio Danese propongono “dieci motivazioni” tra quelle che si possono approfondire “in maniera ragionevole e laica”: “Educare ed educarsi a prendere in mano la propria vita e decidere come e per chi spenderla”; “Investire sull’altro” che non è un “inferno”, o qualcuno da “provare” (“il matrimonio esige un investimento di fiducia nelle sue buone potenzialità”); “Lavorare le differenze”: “giorno dopo giorno s’impara a vivere con qualcuno, ad accoglierne i limiti, a valorizzarne le risorse, a volergli bene volendo il suo bene”; “Rapporti intergenerazionali”, dove le persone non si inquadrano in categorie commerciali tributarie, sanitarie, ecc., ma singolarmente nelle loro differenze, in particolare quelle tra generazioni per aiutare “la preziosa trasmissione delle memorie della storia familiare oltre che la formazione dell’identità culturale e religiosa di una nazione”; “Sessualità e comunicazione”, dove la prima si inscrive nel “mondo umano e relazionale” della seconda e la relazione viene generata “quotidianamente” dalla coppia; la “Procreazione” da intendere come “futuro di un popolo”, dove gli Stati, rispettando “le aperture ideologiche alla pluriformità dei legami, dovrebbero sostenere la procreazione e gli istituti che garantiscono la genealogia e l’eredità in funzione della loro stessa sopravvivenza”; i “Figli da accompagnare a vita”, cioè “fino a che questi non si rendono capaci di gestire in prima persona la loro vita”; “Stabilità dell’istituzione e rigenerazione del consenso” per evitare il rischio di matrimoni “segnati da indifferenza, micro-violenze e sofferenze soffocate tra le mura domestiche”, ma consapevoli che “senza istituzione l’amore è più fragile e più esposto ai rischi dell’abbandono”; il coinvolgimento della società per il patto implicito di reciprocità con gli sposi: questi “rendono visibile il loro amore e lo istituzionalizzano e la società s’impegna a collaborare al mantenimento della famiglia nelle varie forme di sostegno”; e infine, il “Perdono”, visto non solo come “una esigente virtù cristiana”, ma anche come “una indispensabile virtù civile”.


u

24

u

notizieups•l’Evento

Famiglie “educate” per una Società sana Intervista a Giulia Paola Di Nicola a cura di Pascaline Affognon

uest’anno la Prolusione per l’apertura del nuovo anno accademico è tenuta da Giulia Paola Di Nicola e da Attilio Danese. Tema della riflessione: La famiglia oggi tra sfide e risorse. Abbiamo colto l’occasione per fare alcune domande alla prof.ssa Giulia Paola, docente di sociologia presso l’università di Teramo e attualmente di Sociologia della famglia all’Università di Chieti.

Q

Buongiorno Prof.ssa Giulia Paola! In questi giorni viviamo con attenzione particolare il sinodo dei vescovi sulla famiglia. Secondo lei come sta andando? Mi sembra opportuno che si percepisca la Chiesa come la presenza dello Spirito, dell’unità tra tutti. A me sembra importante che ci sia unità tra i cardinali e i vescovi, le persone chiamate e il Papa, perché questo è segno di Chiesa. Al momento opportuno vedremo le conclusioni.

Cosa si aspetta da questo sinodo? Il sinodo farà la sua parte. I lavori del sinodo non cambieranno automaticamente le cose. Più che altro, mi interessa che le famiglie siano più preparate, più convinte dell’importanza della famiglia, del passo che stanno facendo donando la propria vita a un’altra persona, nel prendersi cura reciprocamente; poi il sinodo darà delle regole, ma quello che è importante, è lo spirito di famiglia. Tutti dobbiamo lavorare perché ci siano delle famiglie forti, sane e felici.

Lei è sociologa della famiglia, quali sono le sfide per la famiglia nel contesto socio-culturale attuale? Sono tante: anzitutto la fragilità dei rapporti, il concetto di fedeltà è messo in crisi dal fatto che tutto ciò che è nuovo è sempre migliore di quello precedente. E quindi, cambiare, sperimentare, provare…, è una mobilità continua che fa anche perdere la propria identità. Questo è un aspetto. Poi il continuo richiamo del sesso che i mass media fanno, certamente non facilità la fedeltà, anzi stimola la fantasia e provoca quello che Giovanni Paolo II chiamava l’adulterio del cuore. Questo tocca anche le belle famiglie che, purtroppo, piano piano si disgregano in quest’alternativa che coccolano con l’immaginazione e il cervello, allontanandosi dall’unità di coppia. E poi anche le forme di consumismo, le forme eccessive di educazione, il laisser faire ai figli, senza orientamenti e senza regole: ad es. riguardo l’uso di Internet, di telefonini, i genitori non danno delle regole nella maggioranza dei casi e quindi questi ragazzi, che avrebbero bisogno

Da sinistra: don F. Casella, don Á. Fernández Artime, A. Danese, G.P. Di Nicola, don C. Nanni


di essere amati e curati, seguono quello che è l’ideale dei compagni e dei mass media. Il ruolo educativo dei genitori andrebbe molto rinforzato per potere avere poi dei cittadini maturi, responsabili, e quindi anche degli sposi, dei padri e delle madri di famiglia consapevoli del loro compito.

Lei si occupa anche delle problematiche relative alle scienze del matrimonio. In qual modo la famiglia costituisce una risorsa nonostante le difficoltà che essa affronta oggi? È fortissima la famiglia! Senza la famiglia la società sarebbe una massa. E la massa è formata da tanti individui che non sono in rapporto tra di loro e sui quali il potere può fare quello che vuole. È la famiglia che crea un’alternativa perché crea una unità, una piccola comunità. L’essere umano è fatto per vivere insieme e costruire insieme delle comunità. Al di là di individui da una parte (individualismo) e la massa dall’altra parte (collettivismo), la famiglia è un baluardo.

La teoria del gender è una ideologia che va contro la vocazione e la missione della famiglia, come sociologa e cristiana cosa ne pensa? La teoria del gender è nata perché l’idea di maschio e femmina è stata molto caricata di pregiudizi. Per esempio, una donna un tempo non poteva fare questo o quello, la donna era fatta solo per i figli e per la casa. I maschi non potevano piangere, ma fare la guerra. Tutto questo ha creato un rifiuto di questi stereotipi che, nelle persone un po’ confuse mentalmente, significa mescolare tutto. È fare gender neutro. La soluzione non è nell’imporre un modello di femminilità o di maschilità. Bisogna trovare uomini e donne attraenti che riescono a essere per le nuove generazioni un modello da imitare. Uno deve sentire bene di essere donna o di essere uomo. È difficile contrastare con gli scritti e i congressi le grandi lobby che stanno dietro la teoria del gen-

der, perché sono molto forti e noi siamo sempre un piccolo gregge. Quindi dobbiamo agire sulla testimonianza, la formazione, e sulla via della bellezza. Uno deve vedere una donna bella, che piace come si comporta, per ritrovarsi in quel modello e viceversa.

La questione migratoria è preoccupante. Quali sono le difficoltà che essa pone alla famiglia e alla società di oggi? La questione migratoria è molto complessa. Non si può dire sono pro o contro , sarebbe troppo semplicistico. Per la famiglia è una sfida, perché le migrazioni che vengono dall’Africa sono soprattutto musulmane e propongono un modello di famiglia diverso; ma nello stesso tempo, facendo molti figli, fra un tot di anni saranno superiori a noi di numero; e come da noi in democrazia la maggioranza vince, loro vinceranno. Dobbiamo quindi essere attenti da una parte a rispettare e dall’altra a educare coloro che vengono, se vogliono restare, secondo i principi della nostra tradizione, della nostra Costituzione e della nostra religione, perché siamo cristiani da 2000 anni. L’integrazione è necessaria per evitare la guerra e il conflitto.

A partire della sua esperienza di coppia, cosa aiuta a consolidare la famiglia? A essere persone che vogliono vivere la famiglia, che hanno degli ideali, la fede è di aiuto. Gesù in mezzo a noi è la nostra unità, è la nostra risorsa come a Cana, quando il vino è mancato. La diversità è una realtà nelle coppie, nelle famiglie. Non bisogna pensare al matrimonio nel senso ottimistico “tutto andrà bene”. Il matrimonio è un laboratorio dove costruire l’unità tra moglie e marito.

Un’ultima parola Un invito a lavorare per la famiglia, perché se noi formiamo delle belle famiglie, salveremo la società. Senza la formazione e l’educazione, avremo delle strutture senza anima.




u

28

u

notizieups•le Facoltà

a cura di Renato Butera

Diritto Studenti e docenti FDC insieme a mons. Juan Ignacio Arrieta, il Card. Francesco Coccopalmerio e mons. Markus Graulich

mato sul Textus Emendatus del libro VI con particolare attenzione ai canoni, soprattutto quelli nuovamente inclusi. Alle due relazioni è seguita una vivace discussione con domande preparate dagli studenti e dai professori su vari temi generali e su alcuni canoni d’interesse particolare. Al ringraziamento conclusivo del prof. Seby Kidangan ha fatto seguito la visita del PCTL guidata dal mons. Graulich.

Convegno di studio sulla Vita consacrata

Visita al PCTL e Seminario di studio “Riforma del Libro VI del CIC 1983” è il titolo del Seminario di studio organizzato dalla Facoltà di Diritto Canonico per la Giornata dei curricoli e si è svolta presso il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi lo scorso 12 novembre 2015. Il seminario è stato aperto dalla preghiera di S. Em. Il Card. Francesco Coccopalmerio, Prefetto del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Ha fatto seguito il saluto del decano prof. Jesu Pudumai Doss che ha rimarcato il motivo dell’incontro: “Abbiamo voluto fare questo seminario sulle sanzioni penali nella Chiesa perché è oggetto di studio per alcuni allievi della Facoltà”. Ha poi ricordato la visita del Prefetto del PCTL alla facoltà nel 2007 e lo ha invitato al prossimo convegno per il 75° anniversario della fondazione della FDC che si terrà il 5 maggio prossimo. Il cardinale Coccopalmerio ha ricordato che il lavoro della revisione era già iniziato nel 2007, e ha rimarcato l’importanza di essere competenti, innovatori e prudenti. Infatti, il diritto penale è molto arcaico e ha bisogno di una riforma coraggiosa nella fedeltà alla dottrina e alla disciplina ecclesiale. Il primo dei due esperti a prendere la parola è stato S. Ecc. mons. Juan Ignacio Arrieta, Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Partendo dalla sua esperienza di coordinamento di quest’ambito del PCTL, ha presentato l’iter della riforma del libro VI del Codice in modo lineare, semplice e sintetico. Dopo di lui ha parlato mons. Markus Graulich, Sotto-segretario del PCTL, che ha offerto una riflessione su “Le sanzioni nella Chiesa: nuove prospettive”. Mons. Graulich, membro a suo tempo della Commissione per la preparazione della revisione del Libro VI, ha presentato le ragioni che motivano la verifica e il suo iter con la frequenza e le modalità degli incontri per la revisione. Ha offerto vari principi generali di revisione e aspetti pratici di applicazione sulle sanzioni penali della Chiesa, e si è sofferMons. Juan Ignacio Arrieta, il Card. Francesco Coccopalmerio, e mons. Markus Graulich

Il Pontificio Consiglio per i testi legislativi e la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica hanno organizzato un Convegno di studio in Vaticano, nella Sala San Pio X, lo scorso 29 ottobre 2015, sul tema: “Questioni canonistiche intorno alla vita consacrata”. Il Convegno ha trattato in due sessioni varie tematiche su questioni pratiche attuali della vita consacrata. L’incontro si è aperto con i saluti del presidente e del segretario del PCT. Subito dopo sono stati presentati i seguenti temi: Status quaestionis sull’aggiornamento di alcuni documenti sulla vita consacrata; Il Cor unum e fondazioni degli istituti religiosi con finalità caritative; Il diritto proprio e carisma dell’istituto; Criteri di discernimento di nuovi istituti e nuove forme di vita consacrata; Attività pastorale della vita consacrata femminile. Nella sessione pomeridiana, dopo il saluto del prefetto della CIVCSVA, ci sono state le seguenti comunicazioni: Separazione dal mondo e mass media; Consulenza psicologica e formazione; Gestione dei beni negli istituti di vita consacrata; e Il dovere dell’istituto verso il religioso che se ne separa. La sessione pomeridiana è stata presieduta da S.Em. Card. João Braz de Aviz, Prefetto CIVCSVA, e moderata da mons. Markus Graulich, SDB, Sotto-segretario del PCT. In questa sessione, il prof. Jesu Pudumai Doss (decano FDC) ha presentato una relazione sul tema: “Cercate dunque fratelli … (Atti 6,3). Consulenza psicologica e formazione: aspetti canonici”. Presentando il tema, il prof. Pudumai Doss, fatte alcune premesse, si è soffermato sul contesto remoto e immediato della normativa canonica in questione: Vita consacrata come dono e chiamata; e Discernimento vocazionale: Soggetti, Criteri, Documenti richiesti e problematiche da affrontare. Basandosi sui canoni sulla consulenza psicologica (cann. 642, 689 §2, 1041,1°, 1051,1°) e sugli “Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio” della Congregazione per l’educazione cattolica (del 2008), il decano della FDC ha presentato gli elementi essenziali su: finalità, tipi e autorità; modalità e tempi della consulenza psicologica: il “come” e il “quando” (soprattutto esame psicodiagnostico e Intervento psicoterapeutico); modi di rispettare la libertà e il diritto all’intimità del candidato (can. 220); e risultati della consulenza psicologia e Il prof. J. Pudumai Doss successivi adempimenti. Infine, con il Card. João Braz de Aviz ha offerto alcune conclusioni: consulenza psicologica e discernimento vocazionale; due diritti (quello della Chiesa e quello del candidato) a confronto; provvedere alla chiarezza normativa sulla consulenza psicologica attraverso un’apposita “Istru-


Foto accanto: al centro, tra i suoi illustri invitati, don Seby Ouseph Kidangan

zione”; e “Cercate dunque fratelli … non perfetti ma ‘normalmente’ idonei”! La sua comunicazione è stata “completata” dalla conferenza del P. Amedeo Cencini, F.D.C.C., su “La consulenza psicologica e la formazione: aspetti vocazionali”. Tra i partecipanti al Convegno, alcune eminenti personalità, tra cui S. Em. Card. Francesco Coccopalmerio, Presidente PCTL, S. Ecc. Mons. Juan Ignacio Arrieta, Segretario PCTL, e S. Ecc. Mons. José Rodríguez Carballo, OFM, Segretario CIVCSVA. Al convegno ha partecipato anche un gruppo di docenti e allievi della Facoltà.

Si riparte!

della sua tesi è stato pubblicato a poco meno di due settimane dalla discussione.

Nuove pubblicazioni del Decano

Da sinistra, i proff. Jozef Slivon, Giuseppe Do Duc Dung, Jesu Pudumai Doss, Kevin Mwandha e Seby Ouseph Kidangan

L’ultimo consiglio straordinario della FDC si è svolto lo scorso 24 e 25 settembre, presso la casa Salesiana San Giovanni Bosco di Loreto con due giornate di studio sul tema: Promuovere Conoscenza e Collaborazione. Giovedì 24 soprattutto è stato molto impegnativo. La giornata è iniziata con la Santa Messa (insieme ai fedeli) nel Santuario della Santa Casa di Loreto seguita dalla preghiera personale. Subito dopo, i consiglieri si sono ritrovati nella sala riunioni dove il decano, prof. don Jesu Pudumai Doss, ha introdotto il lavoro prendendo spunto dall’ultima lettera del Rettor Maggiore dove ogni salesiano è sollecitato a essere felice nonostante le sfide odierne. La prima sessione è stata animata dal prof. Seby Kidangan. L’obiettivo era promuovere la conoscenza reciproca. Dopo una piccola pausa, il prof. Giuseppe Duc e il prof. Kevin Mwandha hanno presentato rispettivamente la valutazione interna di AVEPRO e il Progetto FDC (2009-2014), lasciando spazio alla riflessione e condivisione. Il decano ha fatto alcuni rilievi ricavati dalla valutazione esterna di AVEPRO e dall’intervento del Gran Cancelliere al Senato Accademico del 3 dicembre 2014, e ha concluso il suo intervento presentando la programmazione annuale. Il consiglio ha poi visitato il Santuario di Loreto e prima del rientro a Roma ha fatto una breve sosta alla Basilica di San Nicola di Tolentino.

Auguri don Seby

L’Associazione delle scuole private della regione di Tamil Nadu, con la partecipazione dei rappresentati dalle associazioni nazionali e regionali delle scuole private, hanno organizzato il 24° Convegno annuale di studio, lo scorso 25 luglio 2015, a Chennai (India) nella Tamil Isai Raja Annamalai Mandram, sul tema: “Tharamana Kalvi, Valamana Thamilagam: Healthy education, Wealthy Tamil Nadu”. In due sessioni, il Convegno ha trattato varie tematiche su questioni educative e sui vari aspetti pratici di implementazione, come un Progetto educativo delle scuole private, La possibilità del curricolo unico per tutta l’India, Tasse accademiche e qualità dell’educazione, Diritto all’educazione e il suo impatto sulla società, Apertura o chiusura delle scuole private. Nella sessione pomeridiana, presieduta dal Dr. S. Tamilvanan, Hon’ble Judge, Madras High Court, il prof. Jesu Pudumai Doss ha presentato una relazione sul tema: “Right to Education. The Indian Dilemma”. Nel suo intervento, il prof. Pudumai Doss ha presentato le tappe principali del percorso storico del diritto all’educazione in India. Tra gli aspetti del “dilemma” indiano, ha sottolineato il problema del diritto vissuto dell’educazione, la legge nazionale usata per regolamentare le scuole più che per aprire il diritto ai bambini, l’incongruenza tra le regole applicate per scuole pubbliche e quelle private e, infine, l’educazione che dovrebbe “accrescere” la vita. L’evento si è concluso con la presentazione del libro sulla legislazione minorile in India, dal titolo “Child Protection Laws in India” di cui il prof. Pudumai Doss è autore. Tra gli interventi quello del Dr. S. Tamilvanan, Hon’ble Judge, Madras High Court. Erano presenti varie autorità. Altri due libri sull’educazione, co-curati dal prof. Pudumai Doss, sono stati presentati in India nel quadro delle celebrazioni dell’ispettoria per il Bicentenario della nascita di Don Bosco. Partendo da 200 importanti parole del “Padre e Maestro della gioventù” sull’educazione, 40 salesiani hanno commentato il loro significato per la missione edu-

L’impegno di ricerca si è espresso nuovamente in modo concreto e pubblico lo scorso 16 ottobre con l’eccellente discussione da parte di don Seby Kidangan della sua tesi dottorale intitolata: The Right to Evangelization of the Christian Faithful. A Post-Conciliar Doctrinal and Juridical Study in the Light of New Evangelization. La presenza di tutta la Facoltà e di tanti invitati interni e esterni dell’UPS è stata un chiaro segno di amicizia e della buona fama che don Seby gode in vari ambienti accademici e non. Egli ha avuto modo di dimostrare la sua notevole capacità e prudenza nella ricerca accademica, testimoniata anche dal fatto che l’estratto Don J. Pudumai Doss (mostra il libro al centro della foto)


30 cativa nel contesto dell’India dei nostri giorni. Frutto di tale sforzo è stato il libro: “With Gentleness and Love. Don Bosco and Education of the Young”, curato dai proff. Sahayadas Fernando e Jesu Pudumai Doss. La presentazione è avvenuta durante la celebrazione conclusiva del Bicentenario, nel St. Bede’s Auditorium di Chennai (India), il 16 agosto 2015, a cura di S. Ecc. mons. Jeromedhas Varuvel, SDB, Vescovo di Kuzhithurai. Tra i presenti, l’Ispettore salesiano don Jayapalan Raphael, mons. George Antonysamy, Arcivescovo di Madras-Mylapore, e mons. Lawrence Pius Dorairaj, Vescovo di Dharmapuri. L’occasione della visita del Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, all’India salesiana è coincisa con le celebrazioni nazionali della conclusione del Bicentenario a Kolkatta e a Nuova Delhi. Il 30 settembre 2015, durante il Don Bosco Youth Expo di Nuova Delhi, è stato presentato un altro libro curato dai proff. Jesu Pudumai Doss, Sahayadas Fernando e Maria Charles Antonysamy, dal titolo: “Empowering Education in Today’s India”. Presente il ministro dell’educazione (Ministry of Human Resource Development), Sig.ra Smriti Zubin Irani, e il Rettor Maggiore, oltre a varie autorità ecclesiastiche e civili, tra cui mons. Anil J. T. Couto, Arcivescovo di Delhi, don Maria Arokiam Kanaga, Consigliere Regionale dell’Asia Sud salesiana, e don Jose Mathew, Ispettore salesiano di Nuova Delhi. Il ministro Sig.ra Smriti Zubin Irani

Educazione “Il mio oratorio al Ferrante Aporti” “Aprire un oratorio è chiudere un carcere” è una espressione di S. Leonardo Murialdo citata dalla dott. Marina Lomunno alla presentazione del libro-intervista: “Il cortile dietro le sbarre. Il mio oratorio al Ferrante Aporti”. Il libro, edito dalla ElleDiCi, è stato presentato all’UPS lo scorso lunedì 19 ottobre. L’incontro è stato aperto dai saluti del Rettore, don Mauro Mantovani, del decano FSE, don Mario Llanos, e del superiore religioso, don Eugenio Riva. L’autrice, redattrice del settimanale diocesano torinese “La Voce del Popolo”, ha spiegato come è riuscita a stabilire un rapporto di fiducia con don Domenico Ricca, da 35 anni cappellano del carcere minorile “Ferrante Aporti” di Torino. Attraverso il suo racconto, viene ripercorsa la storia di oltre trent’anni di giustizia minorile. L’obiettivo, infatti, non è quello di esaltare l’opera, certamente impegnativa di un salesiano di frontiera, quanto di mettere in evidenza luci e ombre del carcere minorile, con le possibilità di recupero

La dott. Marina Lomunno e don Domenico Ricca

per quei ragazzi che sono incappati nelle maglie della giustizia. Secondo don Aldo Giraudo, docente di Storia, Pedagogia e Spiritualità salesiana, che ha condotto un’analisi del libro, esso presenta la storia della maturazione di un prete salesiano entrato nella struttura carceraria, sapendo fare solo il prete da oratorio, e come un po’ alla volta ha imparato a interagire con le varie componenti istituzionali del carcere, fino a diventarne una figura di rilievo, rispettata da tutti e ricercata per la competenza e l’equilibrio. Per arrivare a ciò si è dovuto lavorare a fondo con i ragazzi attivando i meccanismi della fiducia. Il libro è ricco di episodi che raccontano questo lavoro prezioso e delicato. Non mancano riflessioni sui momenti difficili, come pure critiche al sistema della giustizia minorile. Questa riflessione ha portato alla mente i risultati di una indagine promossa dal CNOS-FAP sui sistemi di recupero all’interno delle carceri del 1989 (Giovani a rischio. Esperienze di Formazione Professionale e di reinserimento occupazionale durante e dopo la detenzione carceraria), indagine a cui aveva partecipato lo stesso don Ricca. Il suo più che trentennale impegno al Ferrante Aporti va proprio nella direzione di attuare l’inserimento nella società dei reclusi perché oggi esistono molte opportunità a livello sia organizzativo che legislativo per far sì che la pena da scontare venga a far parte di un processo di recupero educativo usufruendo di misure alternative. Per arrivare a questo occorre: aprire i cancelli e le sbarre dei sistemi di detenzione per portare i reclusi a “stare nella” società, evitando di isolarli; che questa apertura avvenga anche a livello culturale spazzando via stereotipi e pregiudizi; imparare a “fare rete” e a “saperci stare dentro”. Ciò perché, come ha tenuto a sottolineare don Ricca, il recupero di chi è stato penalizzato dalla Legge, soprattutto se in giovane età, non è mai opera di un singolo, ma il prodotto di una stretta interazione/collaborazione tra persone e istituzioni deputate; i dati attestano che il più alto tasso di recidività tra i detenuti viene da chi ha scontato la pena in carcere, mentre il fenomeno è assai meno presente tra chi ha usufruito di un trattamento alternativo. Il libro si presenta come una testimonianza preziosa dal punto di vista carismatico perché raccoglie una serie di stimoli per la riflessione su cosa significhi essere religiosi educatori ed evangelizzatori oggi, secondo lo spirito di Don Bosco. Esso costituisce una verifica della fecondità di una vocazione-missione-consacrazione lasciata in eredita da Don Bosco ai suoi figli. Missione che richiede impegno e sacrificio non meno di allora, ma che significa anche una riprova


della bontà della teologia dell’incarnazione, cui si ispira gran parte dell’azione educativa ed evangelizzatrice salesiana. Come Don Bosco, anch’egli trae da questa esperienza l’idea che ciò che è più importante è l’opera di prevenzione per evitare che tanti ragazzi finiscano “dentro”: un’esperienza sempre amara che lascia strascichi dolorosi sia in chi ha commesso il reato, sia in chi l’ha subito. Per questo è stata preziosa anche la testimonianza di don Giovanni d’Andrea, Presidente della Federazione SCS/CNOS “Salesiani per il Sociale”, di cui era stato per 16 anni presidente don Ricca: sono importanti, oltre alle tante opere educative che i salesiani promuovono in tutto il mondo, quelle che si collocano in prossimità dei ragazzi più bisognosi e a rischio di devianza, come centri diurni di accoglienza per immigrati e ragazzi abbandonati, centri di accoglienza e trattamento delle dipendenze, avviamento dei giovani al lavoro… Solo se si fa rete e si collabora con tutte le istituzioni e le organizzazioni che lavorano sul territorio si può pensare di creare una situazione in cui non ci sia più bisogno di strutture carcerarie. Per questo anche i diritti d’autore del libro vengono interamente devoluti a progetti di studio e lavoro per i ragazzi del carcere minorile.

L’ educativo digitale Una considerevole rappresentanza di studenti dei tre cicli del curricolo di Pedagogia per la scuola e la formazione professionale della FSE ha assistito alla Consensus Conference lo scorso giovedì 12 novembre in occasione della Giornata del curricolo. «Diverse esperienze internazionali e nazionali, tra le quali il progetto iCNOS, indicano che si sta vivendo un cambiamento paradigmatico nei processi di apprendimento e insegnamento scolastici. L’educativo cartaceo, paradigma educativo legato all’invenzione cinquecentesca della stampa, vedeva nell’aula, nella cattedra, nei banchi e in libri e quaderni gli strumenti principali dell’istruzione, concepita come trasmissione del sapere. L’educativo digitale richiede invece nuove forme di educazione, con spazi multipli, tempi flessibili e molteplicità di risorse per l’apprendimento. Il nuovo paradigma richiede ricerca e progettazione pedagogica per dispiegarsi in tutte le sue potenzialità, evitando le derive che un uso spregiudicato della tecnologia può indurre». Per questo il progetto iCNOS, frutto di tre anni di ricerca e sperimentazione a livello nazionale nei centri di formazione professionale salesiani (2128 allievi coinvolti - 626 docenti), ha elaborato il documento con le linee guida. L’evento della Consensus Conference, si è svolto al Centro Congressi Salesianum, casa generalizia dei Salesiani di Don Bosco, con lo scopo di raccogliere indicazioni e integrazioni al documento, per raggiungere il più alto consenso e infine affidare alla comunità di pratiche una serie di raccomandazioni educative, didattiche, organizzative e tecnologiche, utili alla messa in atto di un’innovazione equilibrata e feconda. I saluti di Luigi Enrico Peretti, Direttore Generale Uffici della Sede Nazionale CNOS-FAP, l’accoglienza del gruppo di studenti dell’UPS coordinati da Marco Bay, Dariusz Grzadziel e Emad Samir da parte di Gianni Filippin, Direttore Nazionale e la dinamica conduzione di Luigi Cotichella, hanno introdotto l’intensa mattinata. Si sono alternati video dei Centri di formazione di Roma, Sesto San Giovanni e Mestre per documentare l’esperienza iCNOS, interventi di Roberto Franchini docente dell’Università Cattolica per presentare le linee guida, grafici e dati sui risultati di customer e i pareri di rappresentanti del Ministero del-

I partecipanti alla Consensus Conference

l’istruzione, di Tuttoscuola, dell’Associazione docenti e dirigenti italiani e dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE). Studenti, docenti del curricolo, direttori dei centri e altri partecipanti all’evento si sono poi dedicati a workshop sulle Linee Guida distinti in aree: educativa (R. Franchini e A. Cenerini), didattica (P. Borgogno e C. Benedetti, Apple Distinguished Educator), organizzativa (A. Grillai) e tecnologica (V. Zen e A. Benassi). La giornata dei curricoli si è di nuovo rivelata un momento di scambio, di arricchimento del ritmo accademico per vivere insieme e completare uno stile di apprendimento comunitario.

Don Braido e la sua eredità Il passato giovedì 19 novembre, nell’Aula II della nostra Università, colleghi, parenti, amici e amiche, exallievi ed exallieve, hanno commemorato don Pietro Braido, nell’anniversario della sua morte avvenuta l’11 novembre di un anno fa. L’incontro commemorativo, aperto dai saluti e dal ricordo del Rettore prof. Mauro Mantovani, ha avuto due momenti: nel pomeriggio la riflessione e la memoria, e in serata la concelebrazione dell’eucaristia che in fondo ha continuato il ricordo completandolo con la preghiera. La celebrazione della messa di anniversario si è svolta nella cappella dell’Università. Vi hanno preso parte tutte le comunità della visitatoria dell’UPS ed è stata presieduta dal Vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani, don Francesco Cereda, in rappresentanza del Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime. Era presente tra gli altri il superiore emerito dei Guanelliani, don Nino Minetti. La Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Rengoaut, ha inviato una toccante e-mail che sarà allegata al fascicolo degli atti dell’evento, in corso di pubblicazione. Il momento di riflessione è stato preceduto dalla proiezione di alcuni documenti mediali: un power point con oltre 80 foto della vita di don Braido; un contributo audio in cui, predicando alle FMA in preparazione alla festa di Don Bosco del 2007, don Pietro ricordava la sua speciale situa-

Don Francesco Cereda e suor Piera Cavaglià


Da sinistra: V. L. Castellazzi, sr. M. Carrozzino, M. Vojtas, G. Braido, Sr. F. Sanabria, C. Bissoli

Da sinistra: don C. Nanni, sr. P. Cavaglià, don F. Casella e don F. Motto

zione di docente e studioso universitario che lo portava a essere “indirettamente” tra i giovani, ma ad averli sempre presenti nel suo studio, nella sua ricerca, nelle sue preghiere, nella sua esistenza quotidiana; e un breve video, in cui don Braido manifestava il suo pensiero sul valore salvifico della sofferenza. Gli interventi della prima parte dell’incontro sono stati introdotti e moderati dal vicerettore, il prof. Francesco Casella, mentre quelli della seconda parte dal prof. Michal Vojtas. Più che un ricordare, è stato come se don Braido parlasse per mezzo di coloro che hanno approfondito la sua figura di studioso (e fascinoso docente) di teoria e di storia della pedagogia (prof. Carlo Nanni, suo successore nella cattedra di filosofia dell’Educazione); di salesiano ammiratore e studioso di Don Bosco e del suo Sistema Preventivo (prof. Francesco Motto); di guida delicata e sicura di tante persone e specialmente delle Suore FMA (suor Piera Cavaglià). Altrettanto è stato nelle toccanti testimonianze del prof. Vittorio Luigi Castellazzi (studioso e docente di Psicoanalisi, discepolo e poi amico di don Braido); della prof.ssa Rosella Vernata (sua ex-allieva alla LUMSA di Roma, da lui guidata spiritualmente e confidenzialmente con tutta la sua famiglia), letta perché impedita di essere presente per malattia; di suor Michela Carrozzino, anche lei vivace ex-allieva di don Braido alla LUMSA, da lui aiutata a collegare Don Bosco e Don Guanella sul punto del Sistema Preventivo educativo; del Sig. Giuseppe Braido, nipote, che da lui ebbe confidenze e aiuto spirituale e che ha ricordato gli altri parenti (cinque nipoti erano presenti, anche in rappresentanza della sorella Marcellina, custode familiare dei rapporti parentali e locali di don Braido); e in quelle di don Cesare Bissoli e di suor Francelina Sanabria, che rispettivamente da direttore della comunità di cui faceva parte don Pietro prima di morire, e da infermiera che l’ha assistito sino al suo spirare, sono stati vicini a don Braido negli ultimi anni dolenti, ma dignitosissimi ed esemplari della sua vita, vissuti nell’infermeria collegata alla sede universitaria (2007-2014). Si è aggiunta la commossa testimonianza del prof. Bruno Bellerate, allievo e poi collega di don Braido nei primi anni dell’UPS, allora Ateneo Salesiano, invogliato da lui a studiare Herbart e Makarenko. È seguita la presentazione della seconda edizione postuma della Storia della catechesi moderna, da parte del prof. Giuseppe Biancardi, che ne è stato anche il curatore. È stato, dunque, non solo un commuoversi ricordando una vita pienamente spesa al servizio della cultura (e concretamente nell’UPS), della formazione e della guida spirituale di tanti giovani, ragazze, studenti, suore, docenti, famiglie, comunità religiose, ma anche un sentirsi incitati a continuare la sua “passione educativa” vivendo il Sistema Preventivo di Don Bosco. La sera stessa dell’evento un giovane collega ha voluto inviare una e-mail in cui tra l’altro diceva: “Per me, e credo per tutti, è stata una preziosa occasione di conoscenza e ringraziamento per l’opera e la testimonianza di don Pietro. Mi sono sentito partecipe nonostante non lo

abbia realmente conosciuto come voi. Le testimonianze e la sua opera mi hanno commosso, arricchito e stimolato”.

Filosofia “Salviamo insieme il mondo”: la FdF all’EXPO L’Università Salesiana ha ripetuto la presenza all’Esposizione Universale di Milano EXPO 2015 tramite la Facoltà di Filosofia il 13 ottobre, e per una felice coincidenza, esattamente un mese dopo la visita della FSC avvenuta il 13 settembre. L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Nuova Costruttività e l’Associazione Articolo 47. La Facoltà è stata rappresentata da una delegazione di studenti preveniente da Roma e da un’altra delegazione del Centro Salesiano “Paolo VI” di Nave (Brescia), centro affiliato alla Facoltà. L’evento ha avuto come titolo “Il mondo in cui crediamo, ecologia finanziaria e nuove forme di sviluppo”. Sono stati affrontati vari temi legati alla salvaguardia della Terra, nostra casa comune. “Let’s save the world together” è stato scelto come slogan dell’iniziativa che ha mirato a sensibilizzare un nuovo modo di vedere il futuro promuovendo una ecologia finanziaria attraverso varie forme: dallo spettacolo fino alla lettura drammatizzata degli insegnamenti dettati dalla nuova enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. L’evento si è aperto con i saluti del Rettore prof. Mauro Mantovani, e del dott. Nicola Mele, imprenditore e presidente dell’Associazione Nuova Costruttività e del giornalista Vittorio Sammarco, docente FSC. È stata una giornata-evento ricca di iniziative e di ospiti illustri con la conferenza spettacolo di ecologia economico-finanziaria dal titolo “C’era una volta il ueist (food)” ideata e presentata da Massimo Melpignano, avvocato e divulgatore finanziario e da Antonio Cajelli, educatore finanziario, che hanno parlato anche di spreco alimentare, argomento caro all’EXPO il cui tema è “Nutrire il Pianeta,

L’ingresso di Casa Don Bosco a EXPO Milano 2015


u

33

u

notizieups•le Facoltà

Energia per la Vita”. Ha fatto seguito la tavola rotonda, moderata da Vittorio Sammarco, dal titolo: “Creazione in crisi: salvare la casa comune con i dieci comandamenti della enciclica Laudato si’”, a cui hanno preso parte don Mauro Mantovani, don Joshtrom Isacc Kureethadam, direttore dell’Istituto di Scienze Sociali della FdF, il professore Guglielmo Minervini, direttore editoriale Edizioni La Meridiana, il dott. Nicola Mele e il dott. Luca Cipriani, vice presidente dell’AssoL’Albero ciazione Nuova Costruttività. L’evento si è condella Vita simbolo cluso con una presentazione creativa da parte di EXPO degli studenti dell’UPS e di Nave su una lettura dell’enciclica Laudato Si’. Alcuni passi sono stati letti e interpretati da Paola Caterina D’Arienzo, attrice di scuola ronconiana, molto amata dalle famiglie per aver interpretato Fata Lina, personaggio fantastico del programma per bambini La Melevisione. Durante lo svolgimento alla Casa Don Bosco dell’EXPO, è stato messo a disposizione ampio materiale illustrativo sull’Università e sulle sue Facoltà, e sono state poste in vendita alcune delle più recenti pubblicazioni dell’Editrice LAS.

Comunicazione “Chiesa e Comunicazione”: presentato il Progetto in Vaticano Il 30 settembre 2015, presso la Sala Stampa Vaticana, si è tenuta la Conferenza Stampa durante la quale è stata presentata “Chiesa e Comunicazione”, la “biblioteca digitale online” dedicata ai documenti sulla comunicazione proposti dal Magistero Pontificio. Si tratta di un sito che mette a disposizione brani scelti da oltre 1100 documenti in traduzione multilingue, dal primo al ventunesimo secolo; un “navigatore” che guida a esplorarne le fonti disponibili in rete; una piattaforma per la lettura e per lo studio personale; un ambiente aperto alla collaborazione. I destinatari sono le persone interessate al tema, ma soprattutto quanti lavorano in centri di studio e di formazione della Chiesa e non dispongono di una grande biblioteca. Promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il Progetto è curato da due docenti, Franco Lever e Paolo Sparaci, della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale che si sono avvalsi del sostegno della propria Università e della preziosa collaborazione della Libreria Editrice Vaticana e del sito Vatican.va. Dopo alcuni anni di preparazione, è stata pubblicata online la versione beta in lingua italiana all’indirizzo http://www.chiesaecomunicazione.com, per condividere i risultati raggiunti, raccogliere i suggerimenti e al fine di approntare la versione definitiva nei prossimi mesi. “Chiesa e Comunicazione” è un Progetto work in progress con la prospettiva di almeno 3 direzioni di lavoro: far crescere l’archivio, non solo con l’aggiornamento con i prossimi documenti del magistero, ma ampliandone la tipologia, includendo anche quelli delle Conferenze episcopali (America Latina, Asia, USA, Africa, Europa), in-

Da destra, i proff. Paolo Sparaci e Franco Lever, e mons. Claudio Maria Celli. In basso la pagina web Chiesa e Comunicazione

sieme ai contributi particolarmente significativi di singoli vescovi (ad es. del card. Martini); con attenzione anche per i documenti della Chiesa Ortodossa e delle Chiese Evangeliche, in particolare quelli proposti dal World Council of Churches e dalla Chiesa Anglicana; costruire una rete di collaboratori: indispensabile per offrire la traduzione dei documenti e dell’apparato delle note, per raggiungere nuovi fonti e valutarne l’acquisizione; offrire nuovi strumenti e metodologie attraverso la piattaforma di pubblicazione IPERNOTE che sperimenta e propone nuove tecnologie a vantaggio della lettura, dello studio e della condivisione nella comunità dei lettori. Questo Progetto ha un preciso riferimento: una persona e le sue opere. La persona è padre Enrico Baragli sj (1908-2001), un pioniere nella Chiesa italiana dello studio degli “strumenti della comunicazione sociale”; poi due libri suoi: Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema (1959 e 1965) e – soprattutto – Comunicazione Comunione Chiesa: 1447 pagine, 842 documenti, dai tempi apostolici sino al 1973. L’iniziativa nasce proprio dal consenso che nel lontano 1998 padre Baragli diede a don Franco Lever per l’utilizzo dei suoi scritti. Nel 2011, l’allora “Progetto Baragli” fu presentato al presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, il quale non solo ne condivise l’importanza (lo chiamò «il DENZINGER della comunicazione»), ma garantì il pieno appoggio da parte del PCCS per l’accesso alla documentazione vaticana. Durante la conferenza stampa, moderata da p. Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa Vaticana, sono intervenuti mons. Celli e i due curatori del Progetto. Insieme con i giornalisti e gli operatori della comunicazione sociale hanno partecipato, tra gli altri, mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede; mons. Paul Tighe, Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, don Mauro Mantovani, Rettore Magnifico dell’UPS, e vari docenti della FSC.


Teologia

Nelle due foto, il gruppo dei partecipanti al Viaggio in Terra Santa

XXVI Viaggio di Studio in Terra Santa Si è da poco concluso il 26° Viaggio di Studio che il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica (DPGC) organizza nella Terra di Gesù. Il viaggio si è svolto dal 31 agosto al 12 settembre scorsi. La vita cristiana si nutre di un contatto reale, permanente e competente con la testimonianza originale e insostituibile della Parola di Dio che è la Bibbia quale codice autorevole del senso cristiano dei luoghi, dei tempi e degli avvenimenti che costituiscono la Terra Santa. Gli obiettivi del viaggio sono stati l’aggiornamento biblico, storico, esegetico, archeologico; l’approfondimento e l’ulteriore qualifica della formazione teologica, pastorale e catechetica, a contatto con i luoghi della storia della salvezza; l’arricchimento della vita personale di fede. Tutti questi obiettivi sono stati raggiunti. Ne sono rimasti convinti tutti i partecipanti, un gruppo qualificato, molto affiatato e pieno di entusiasmo. Il gruppo era composto da 50 persone, guidate da quattro professori, animatori del Viaggio: Corrado Pastore, Xavier Matoses, Gustavo Cavagnari e Luis Gallo. Questi i paesi di provenienza dei partecipanti: Italia (1), Spagna (1), Portogallo (1), Polonia (1), Slovacchia (1), Messico (29), Brasile (8), Argentina (4), Colombia (3), Perù (1). Molti di loro studenti dell’UPS, soprattutto del Dipartimento di Pastorale giovanile e Catechetica, gli altri pro-

venienti da altre Università Pontificie Romane (Gregoriana, Lateranense, Agustinianum, Alfonsianum, Anselmianum, Santa Croce, Regina Apostolorum). Il viaggio è stato ideato con tre tappe. La prima ha ripercorso alcuni luoghi dell’Antico Testamento, sui passi dei Patriarchi e di Mosè. Partiti da Gerico abbiamo visitato Qumran, Masada prima di attraversare la frontiera ed entrare in Giordania. Qui abbiamo fatto un’escursione nel Wadi Rum, il deserto di Lawrence d’Arabia, dove il gruppo ha celebrato una suggestiva Eucarestia presso la tenda di un Beduino che ci ha accolti con la tipica ospitalità araba (tè e incenso per tutti e altri doni), abbiamo pure visitato Bethany (Tell Al Kharrar), il vero luogo del Battesimo di Gesù, dove abbiamo rinnovato le promesse battesimali, siamo stati inoltre a Madaba, Monte Nebo, Amman e Jerash. In Giordania abbiamo avuto per il secondo anno consecutivo una guida di eccezione Nader Twal, laico, ex-allievo dell’UPS, nipote del Patriarca di Gerusalemme. Purtroppo da tre anni è impossibile andare in Egitto, per salire al monte Sinai, meta molto significativa, per la pericolosità del luogo. La seconda tappa si è svolta in Galilea, dove è stato possibile leggere il vangelo nei luoghi di Gesù: Nazaret, Tabga, Cafarnao, Lago di Genezareth, Tabor, Cana. La terza tappa infine ci ha visti a Betlemme e Gerusalemme, dove abbiamo potuto rivivere il Natale e la Settimana Santa. Il clima di profonda fraternità spirituale è stata vissuta nelle Eucaristie celebrate nella basilica della Natività, nel Cenacolino, nella Basilica del Getzemani e soprattutto nel Santo Sepolcro. Nonostante tanta diversità di provenienze, di carismi e in qualche caso anche di età, è stata agevole la conoscenza e l’accoglienza reciproca, il rispetto e la condivisione. Fatto significativo la condivisione della ricchezza con i contributi personali espressi nelle omelie, nelle preghiere e nelle varie riflessioni pastorali e spirituali svolte da tutti. La formula che mette insieme visite ai luoghi e lettura della Bibbia, celebrazioni e conferenze, momenti comuni e spazi individuali, continua a risultare vincente. Ottimi i sussidi a disposizione, tra cui la guida continuamente aggiornata “Alle Sorgenti della Fede” preparata dai proff. Cimosa e Gallo. Le conferenze dei diversi professori dell’UPS o dei Paesi visitati, su temi biblici: cristiani, ebraici e mussulmani hanno costituito un’ottima integrazione all’esperienza di studio e di spiritualità “alle sorgenti della nostra fede”. Gli incontri con il Vescovo di Nazareth (Mons. GiacintoBoulos Marcuzzo), con l’ausiliare del Patriarca di Gerusalemme (Mons. William Shomali) e con le comunità salesiane di Nazareth (SDB e FMA), di Betlemme e Beit Don P. G. Gianazza e don D. Medeiros


u

35

u

notizieups•le Facoltà

Gemal hanno permesso di capire la situazione reale e le difficoltà che affrontano i cristiani in Terra Santa. Difficoltà aggravate anche dalla drammatica diminuzione di pellegrini nei luoghi santi.

Dies Academicus al Ratisbonne Lo Studio Teologico Salesiano Ratisbonne di Gerusalemme, sezione della nostra Facoltà di Teologia, ha celebrato lo scorso 19 Novembre 2015, il Dies academicus. Numerosi i partecipanti, tra cui mons. Giuseppe Lazzarotto, Nunzio apostolico e delegato, mons. William Shomali, mons. Marcuzzo, e mons. Joseph Jules Zerey, vicario Patriarcale greco-Melchita. La lectio magistralis è stata tenuta da S. Ecc. mons. Stanilsław Gądecki, Arcivescovo di Poznan (Polonia), e Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, che ha di recente partecipatodal Sinodo sulla famiglia. Per l’UPS, era presente il decano della Facoltà di Teologia, don Damasio Medeiros, che ha consegnato la medaglia di docente emerito al prof. Pier Giorgio Giannazza, ringraziandolo per il servizio accademico svolto con profonda competenza e umiltà. Il Dies Academicus è iniziato con le parole del direttore della Comunità, don Andrew Wong, che ha ricordato che l’educazione è “cosa di cuore” e quando il cuore è educato tutta la persona è preparata ad affrontare la vita. Ha fatto seguito mons. Lazzarotto che ha ricordato i tragici fatti di Parigi, sottolineando che lo studio non deve mai essere separato dalla vita. Riferendosi alla novità dell’offerta accademica (i due Diplomi in Storia e Geografia bi-

blica e in Dialogo Interreligioso ed Ecumenismo) di quest’anno accademico, il Nunzio ha evidenziato la grande occasione per approfondire lo studio in questa terra profondamente biblica, creando le condizioni di conoscenza reciproca atte ad approfondire la cultura del dialogo e della fraternità, nella diversità culturale e religiosa. La vera “arma” per evitare guerre e violenze, ha sostenuto mons. Lazzarotto, è l’educazione del cuore nella conoscenza e nella stima reciproca. Approfondire la teologia produce l’unità, fa crescere nella relazione umana e nel dialogo, e fa costruire un’umanità più evangelica ed ecclesiale. La lectio magistralis di mons. Gądecki, dal titolo The Synod on the Family and its interpretation of the vocation and mission of the family in the Church and Contemporary World, ha offerto una panoramica sui suoi risultati. Il matrimonio è stato definito una “esperienza spirituale e una avventura mistica”. La Chiesa è chiamata a riflettere sulla “conversione del linguaggio” per una pastorale più efficace e una maggiore vicinanza alle esigenze della famiglia di oggi, attraverso non solo la proposta di criteri, ma anche di valori e di modelli concreti, come sono i nuclei familiari già impegnati in un cammino di fede. L’educazione sessuale, ha inoltre evidenziato, va fondata sul modello di una genitorialità responsabile, così da essere fedeli alla vocazione divina iscritta nella natura umana.

Lettere

Il prof. Michele Ferrero insieme agli studenti cinesi Foto in alto e in basso: momenti del Dies Accademicus

Corsi Estivi 2015 Durante i mesi estivi la nostra Facoltà ha offerto corsi di lingue classiche e italiano. Dal 6 al 31 luglio si è realizzata la seconda edizione del Corso estivo di Lingua latina e Cultura classica e Cristiana antica, organizzato in collaborazione con il Centro di Studi Latini “Latinitas Sinica” della Beijing Foreign Studies University. Trenta gli studenti partecipanti, 27 cinesi, 3 di altre nazionalità. I partecipanti provenivano da diverse aree di studio, come storia, archeologia, filosofia, letteratura comparata, sinologia, lingue straniere, teologia. Gli insegnanti del corso


u

36

u

notizieups•le Facoltà

sono stati il prof. Miran Sajovic, il prof. Quentin Dauthier, americano, insegnante a Pechino presso l’Accademia di Scienze Sociali, il prof. Michele Ferrero, direttore del Centro di Studi. Hanno inoltre prestato la loro collaborazione Constance Cheung, studentessa FLCC, e alcuni insegnanti dell’UPS: Fusco, Pasqualetti, Bracchi, Leung. Il corso prevedeva lezioni in classe e visite guidate. Dall’ultima settimana del mese agosto e di settembre un gruppo di studenti ha frequentato i corsi di italiano e alcuni quelli di latino e greco. Il corso di lingua italiana è stato organizzato dal prof. Antonio Frassanito con i suoi collaboratori. Gli studenti, provenienti da diverse parti del mondo, erano divisi in tre classi secondo i diversi livelli. Per i corsi intensivi di lingue classiche si è avuta la collaborazione del prof. Marco Trizzino, del prof. Leonardo Rosa Ramos e del prof. don Roberto Spataro.

DPGC

Mons. Antonio Napolioni

Ospiti dalla Svizzera accolti in Facoltà Il 31 ottobre, alcuni professori e cultori di lingua latina, provenienti dalla Svizzera e in visita a Roma, hanno voluto prendere contatto con la nostra Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche. Erano guidati dal prof. Schönegg, docente dell’Università di Basilea. Sono stati accolti con grande cordialità dal Preside, il prof. Miran Sajovic, e, successivamente, accompagnati dal prof. Spataro, hanno visitato la biblioteca dell’Istituto. Si è svolta poi una piacevole conversazione sulle attività della facoltà e, più in generale, sullo studio del latino nella Chiesa. La conversazione è stata tenuta interamente in lingua latina! I nostri ospiti hanno voluto assistere inoltre ad una lezione tenuta dal prof. Turek, docente di Latinitas Canonica, per verificare l’efficacia del metodo “natura” per l’insegnamento della lingua latina. Molto soddisfatti ed ammirati per quanto hanno visto e sentito, hanno lasciato la nostra Università consegnando alcuni doni molto apprezzati.

Il prof. Roberto Spataro con gli ospiti della Svizzera

Ex-allievo vescovo di Cremona Il 16 novembre 2015, Papa Francesco ha nominato vescovo di Cremona don Antonio Napolioni, ex-allievo del Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica della nostra Università dove, nel 1992, ha conseguito il dottorato in Teologia. Mons. Antonio Napolioni è di Camerino (MC), dove è nato l’11 dicembre del 1957. Nel 1978 entra nel Seminario regionale di Fano e nel 1983 (25 giugno) riceve l’ordinazione presbiterale ed è incardinato nell’Arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche. Nella sua diocesi è stato responsabile di vari servizi pastorali tra cui quelli di insegnante di religione nella scuola media superiore, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, segretario dell’Arcivescovo, delegato diocesano per la pastorale giovanile e vocazionale, vicario episcopale per la pastorale, e infine parroco a San Severino Marche.


È stato anche assistente ecclesiastico regionale dell’AGESCI e nazionale dell’AGESCI per le Branche lupetti/coccinelle, rettore del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano “Pio XI” di Ancona e direttore del Centro regionale vocazioni delle Marche. Ha insegnato teologia pastorale e catechetica presso gli Istituti di Scienze religiose della regione, presso l’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona, presso il Pontificio Istituto Pastorale dell’Università Pontificia Lateranense. Ha pubblicato diverse monografie tra cui “Grandi come bambini” edito dalla LDC nel 1998. Il Rettore insieme a tutta la comunità accademica porgono al nuovo vescovo, nonché illustre ex-allievo, i loro più calorosi auguri insieme alla preghiera per un fervido e fruttuoso lavoro pastorale.

Il DPGC riflette sulla GMG 2016 Gli studenti e i docenti del Dipartimento di Pastorale giovanile e Catechetica (DPGC) e del Curricolo di Educazione e religione si sono ritrovati numerosi presso la Parrocchia di “San Frumenzio”, lo scorso 12 novembre, per approfondire il tema: «Beati i misericordiosi ... (Mt 5,7). Il DPGC in cammino verso la GMG 2016». Dopo la calorosa e “nutriente” accoglienza, le attività hanno preso l’avvio con un momento di preghiera, seguito dai lavori di gruppo. Divisi in nove gruppi linguistici, studenti e docenti hanno esaminato dal punto di vista pedagogico, catechetico e pastorale il messaggio del Papa per la GMG di Cracovia. Sono emerse così considerazioni stimolanti sul perché il tema della misericordia si sia imposto proprio adesso all’attenzione dei credenti; su come aiutare a comprendere l’espressione centrale “misericordiosi come il Padre”, in un mondo segnato dalla scomparsa di tale figura educativa; su come la pastorale giovanile può farsi “toccare” (toccare/lasciarsi toccare sono espressioni che ritornano più volte nel testo del papa) dalla realtà e dalla fedeltà al Vangelo; sugli atteggiamenti/comportamenti che rendono concreto l’imperativo di ritornare all’essenziale; sulla dimensione testimoniale e sul servizio sociale della pastorale giovanile. Dopo l’intervallo, ci si è messi in ascolto di un testimone d’eccezione, don Grzegorz Suchodolski, Direttore del Comitato organizzatore della GMG. A partire dal suo osservatorio privilegiato, ha aiutato i partecipanti a cogliere alcune delle grandi attese presenti nella Chiesa polacca, il grande sforzo organizzativo in atto e le speranze per i frutti che il grande evento ecclesiale può portare alla sua terra. Tra l’altro, ha parlato della GMG come di un grande dono per la Chiesa locale. La preparazione dell’evento ha già portato alla realizzazione di una nuova struttura della pastorale giovanile in Polonia, che può contare adesso sulla partecipazione qualificata di numerosi giovani e su un’intensa collaborazione tra le diocesi, finora piuttosto autoreferenziali. Egli osserva che il progetto pastorale non consiste in un “fascicolo” (che giace nella polvere delle librerie dei parroci) ma in una “mentalità comune”: tutti gli sforzi in atto al momento convergono verso questo obiettivo vitale. La preparazione spirituale della GMG viene realizzata tramite un programma nazionale che prevede tre tappe, scandite dalla Parola di Dio, la liturgia e il servizio. Il primo anno è stato caratterizzato dall’attuazione dell’iniziativa “Chat con la Parola”, che ha visto i giovani impe-

gnarsi a leggere e attualizzare il messaggio biblico. Le loro riflessioni, postate in internet, diventavano così il punto di riferimento per le omelie domenicali e l’occasione per continuare a riflettere e individuare comportamenti evangelici. Il secondo anno ha visto affermarsi il progetto “Cuore 2.0”, con al centro i due sacramenti dell’eucaristia e della riconciliazione. Giovani e preti si sono incontrati mensilmente per pregare, meditare, celebrare sia nelle singole parrocchie sia nelle zone pastorali. Con l’8 dicembre di quest’anno, è iniziato il terzo momento titolato “Deo Profil”, centrato sul motto polacco “La vita nuova in Cristo”. L’obiettivo è quello di mettere in luce la forza umanizzante del messaggio cristiano. Alcune migliaia di giovani si sono preparati e nei prossimi mesi andranno ad animare i coetanei per aiutarli ad approfondire alcuni pilastri della vita spirituale: Dio ti ama; il peccato ti allontana da Dio; Gesù è l’unico salvatore. Il percorso si concluderà con una grande celebrazione che vedrà il rinnovo delle promesse battesimali. La GMG non si risolve in un momento solo spirituale, ma ha dato vita a iniziative di servizio e attenzione ai poveri. Intanto, è in atto l’iniziativa “Un biglietto per il fratello”, che vede i giovani impegnati a raccogliere fondi per far partecipare altri giovani poveri, soprattutto dell’Europa dell’Est. In quest’anno, inoltre, saranno attivi pure i “giovani missionari della misericordia”, che collaboreranno soprattutto con i centri della Caritas. E alla fine dell’evento, si è deciso di non edificare un monumento ma di costruire una casa di accoglienza per poveri, anziani e persone disabili. La GMG prevede cinque grandi celebrazioni, tre a Cracovia e due in una cittadina a poca distanza da lì. Un elemento poco noto, è che la GMG farà memoria dei 1050 anni del battesimo della nazione polacca (966 d.C.). Il millenario non si poté celebrare perché le autorità di allora non consentirono a Paolo VI di entrare in Polonia. Tra le sfide che la GMG porta con sé – e nello stesso tempo, tra i frutti sperati – c’è il coinvolgimento delle famiglie e la rivitalizzazione del loro tessuto cristiano. Su di loro grava tutto il peso dell’accoglienza (una cittadina di 750.000 abitanti si prepara ad ospitare oltre due milioni di giovani); alla loro formazione e coinvolgimento si sta già pensando per il dopo GMG. Un ampio spazio di confronto ha consentito poi di approfondire vari aspetti catechetico-pastorali ed educativi. La mattinata si è conclusa con la celebrazione eucaristica e il pranzo conviviale. Anche quest’anno la Giornata dei curricoli può essere occasione di soddisfazione: gli obiettivi di approfondimento di un tema rilevante pastoralmente, affrontato con modalità diverse da quelle normali in ambito scolastico, e di conoscenza reciproca sono stati abbondantemente conseguiti. La presenza della quasi totalità degli studenti e di numerosi docenti testimonia della bontà delle scelte fatte e della qualità della organizzazione.

Studenti e docenti del DPGC


u

38

u

notizieups•Il Punto

Cosa ha detto il sinodo sulla famiglia?

Famiglia, un Tesoro da salvare di Cesare Bissoli

1. Un problema, una speranza, un’azione condivise

3. “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”

“La famiglia è un tesoro da salvare”: con queste parole Papa Francesco ha espresso nel 2014 una forte trepidazione (mai disperazione!) avvertita in tutta la Chiesa, tale da convocare ben due Sinodi, uno di preparazione (ottobre 2014) e uno di attuazione (ottobre 2015). A noi interessa qui il Sinodo conclusivo 2015. Quali sono stati i risultati? Rispondiamo con tre punti: il soggetto che vi ha lavorato (il Sinodo, portavoce della Chiesa intera); l’oggetto o contenuto espresso (la relazione finale consegnata a Papa Francesco); il compito davanti a noi(curare la famiglia).

È il titolo che Papa Francesco aveva dato a questo secondo Sinodo. Le 94 proposizioni sono distese in tre parti che dicono ciascuna un definito lineamento della realtà familiare nella visione cristiana e umana. Si può notare che è stato adoperato il metodo del ‘vedere-giudicare-agire’. A. La Chiesa in ascolto della famiglia (vedere). Piace questo atto di umiltà della Chiesa di voler capire la famiglia oggi vedendola per quella che è umanamente, con luci e ombre, quindi “nel contesto antropologico-culturale” e “socio-economico”, segnalando i diversi tipi di situazioni e bisogni delle persone che la compongono con particolare attenzione a “sfide peculiari” collegate all’essere “bambini, donna, uomo e giovani”. Un’attenzione specifica oggi sentita e problematica riguarda la gestione dell’affettività e dei processi di generazione della vita. È una radiografia realista, ma non catastrofica e pessimista, sulla condizione della famiglia attuale. B. La famiglia nel piano di Dio (giudicare). Il Sinodo vuol manifestare a tutto il mondo la visione cristiana della famiglia. A questo scopo, partendo dalla Parola di Dio, viene sviluppato un pensiero organico coerente: la famiglia “nella storia della salvezza” come si ricava dalla Bibbia, segnatamente da Gesù nel vangelo; “nel Magistero della Chiesa” seguendo il Vaticano II e i Papi successivi fino a Francesco; “nella dottrina cristiana”, testo saliente perché si ricordano e si spiegano bene le qualità e le risorse del matrimonio (unità, indissolubilità, fecondità) nell’ottica dell’amore umano sorretto dall’amore di Dio; molto bello è il richiamo approfondito dell’ intimo legame tra Chiesa e famiglia, per cui la “la Chiesa è un bene per la famiglia, e la famiglia è un bene per la Chiesa” (n. 52).

2. Il Sinodo: un “cammino insieme sulla stessa strada” Dire Sinodo significa esprimere l’autorevolezza massima del lavoro compiuto, in quanto realizzato da persone qualificate, teologicamente e culturalmente, di tutto il mondo: responsabili della Chiese locali (vescovi), ma anche uomini e donne con la loro esperienza di famiglia, un insieme di oltre 300 persone. Una specie di mini-concilio, con la presenza del Papa. Un prezioso ‘strumento di lavoro’ guidava i lavori, perché in esso si raccoglievano le risposte a un questionario dedicato alla famiglia applicato in tutto il mondo, facendo così sentire la voce di cristiani di tutta la faccia della terra, veramente un ‘cammino fatto insieme sulla stessa strada’. I lavori sinodali sono stati vivi, anzi vivaci. I socialmedia spesso hanno dato l’idea, piuttosto falsata, di partiti contrapposti come in un parlamento, ancora di più rendendo centrale e quasi unica la questione, pur dolorosa, dei divorziati risposati e il loro accesso all’Eucaristia. In realtà la posta in gioco era la stessa realtà di essere e fare famiglia all’inizio del 21 secolo. Indubbiamente c’è stata una certa dialettica di opinioni su questioni calde e complesse, ma con una medesima intenzione: difendere e promuovere la famiglia voluta da Dio e illuminata da Gesù Cristo nel suo vangelo. A conclusione del Sinodo (4-25 ottobre 2015) è stata presentata a Papa Francesco una corposa Relazione finale, composta di 94 articoli, ciascuno debitamente votato, con la maggioranza qualificata per ogni articolo (tale Relazione si può trovare in www.vatican.va). Ora Papa Francesco, come suprema autorità nella Chiesa, sta elaborando il documento finale, assai atteso, circondato da grandi speranze perché portatore di una grande visione, nominata “il vangelo della famiglia”.


C. La missione della famiglia (agire) È la parte operativa, la più delicata, perché tocca i compiti per realizzare una famiglia che regga, per curare le ferite della famiglia e perché essa svolga il suo ruolo indispensabile per la vita della società e della stessa Chiesa. Sono tre i nodi su cui impegnarsi: - Badare alla “formazione della famiglia”, con un percorso che va dalla preparazione al matrimonio, alla sua celebrazione e all’accompagnamento dei giovani sposi, tenendo presente che proprio della famiglia è la generazione della vita e l’educazione dei figli. - Il capitolo III per ben 17 proposizioni, sono toccate le “situazioni complesse” (divorziati e risposati, coppie di fatto, matrimoni misti, chi vive tendenze omosessuali…) (nn. 6986). Non sono immediatamente risolte attese ben note come il dare o non dare l’Eucaristia ai divorziati risposati, o meglio viene impostata la soluzione di ogni questione, praticando una ‘pastorale della famiglia’ impostata sul trinomio di “accompagnamento” che vale per tutte le situazioni familiari senza discriminazione di cosiddette buone e cattive famiglie, “discernimento” dei problemi’ caso per caso, per rispettare la dignità di ogni coppia, e “integrazione” di ogni coppia nella vita di comunità. - Un ultimo capitolo dal titolo “Famiglia ed evangelizza-

zione” mette in evidenza un ardito e necessario provvedimento: la famiglia non può essere soltanto un ‘oggetto passivo’ della pastorale, ma diventare “soggetto” che annunzia il Vangelo con le risorse della famiglia, per il suo inserimento in una cultura quotidiana e per il contatto diretto con le istituzioni civili. Veramente soltanto con la famiglia la Chiesa può dirsi “aperta alla missione”, capace di farla.

4. Quale compito tocca al cristiano e a chi la famiglia sta a cuore Lo riportiamo in quattro verbi: riconoscere il tesoro di avere una propria famiglia come dono da rispettare e valorizzare quale “prima e fondamentale scuola di umanità” e della fede (n.2); fare famiglia non è frutto di una scelta immediata, richiede una preparazione che è una vocazione, analoga a quella dei preti; curare le ferite della famiglia propria e altrui come altissimo atto di amore; volere la famiglia come ‘piccola chiesa’ e la Chiesa come ‘famiglia di famiglie’. Vi è una parola anche per i giovani. Il Sinodo li incoraggia espressamente a superare la paura di sposarsi, poiché “il sacramento del matrimonio” (cioè come Gesù e la Chiesa vedono e vogliono l’unione tra uomo e donna ) dona ricchezza ai loro progetti di amore” (n. 29 ).


40

il Sinodo della “Pastorale Inclusiva” intervista a don Aimable Musoni di Pascaline Affognon

er comprendere l’esperienza della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, tenutasi dal 4 al 25 ottobre 2015 a Roma, abbiamo incontrato don Aimable Musoni, Professore straordinario di Teologia sistematica III, Ecclesiologia ed Ecumenismo.

P

È stato uno dei partecipanti al Sinodo. Cosa ha provato quando ha ricevuto l’invito del Papa? È stata un’opportunità unica per conoscere la situazione della famiglia oggi nella Chiesa universale, per vivere una esperienza di sinodalità, cioè del camminare insieme di tutta la Chiesa, che si interroga e riflette alla luce della Parola di Dio. Un momento di grazia: frequentare da vicino alcuni pastori, responsabili della Chiesa, che accompagnano il suo cammino nel terzo millennio.

Come è stato scelto? Credo perché sono consultore della Segretaria Generale del Sinodo per il triennio 2015-2018 e ho partecipato alla preparazione di questo Sinodo contribuendo all’elaborazione dell’Instrumentum laboris. Può darsi che questo mi abbia fa-

vorito e disposto a un’eventuale partecipazione.

Qual è il contributo delle Chiese africane al Sinodo? Le Chiese africane hanno certamente portato sensibilità e apertura alla Chiesa universale. La situazione della famiglia è diversa secondo le aree geografiche e i contesti culturali del mondo. In Africa la famiglia è in prima linea: non a caso l’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa nel 1994 ha considerato la Chiesa come “famiglia di Dio”. Questa convinzione si radicava anche nell’esperienza socio-culturale e antropologica dell’Africa, dove ogni singola persona si comprende solo all’interno di una famiglia. C’è una specie di primato della famiglia sull’individuo e questo modo di concepire arricchisce certamente la realtà ecclesiale del mondo intero. I pastori africani hanno voluto evidenziare i valori della famiglia senza però ignorarne sfide e difficoltà. Si è sottolineata la questione dell’amore tra gli sposi, dell’importanza dei figli, però è stato anche ricordata la questione della poligamia che tocca la famiglia in alcune nazioni e che è difficilmente conciliabile con la fede cristiana. Con la globalizzazione, poi, la famiglia in Africa non conosce una stagione felice perlopiù nelle città dove abbondano ormai i divorzi, le difficoltà legate a precarietà, povertà, fame, guerra, ecc. La disintegrazione sociale colpisce duramente le famiglie degli sfollati, rifugiati o migranti. I nostri pastori si sono fatti carico di tutte queste situazioni, interpellando a riguardo la Chiesa universale.

Cosa dice in sintesi il documento finale? La Relatio sinodalis, ossia il documento finale che è stato pubblicato con il permesso di Papa Francesco, contiene tre parti. Nella prima, “La Chiesa in ascolto della famiglia”, viene presentata la famiglia nel contesto antropologico-culturale e socio-economico; la famiglia e la sua inclusione nella società; la famiglia, l’affettività e la


Don Aimable Musoni ricevuto da Papa Francesco

vita. In questa parte vengono illustrate soprattutto le sfide che attanagliano la famiglia oggi. Nella seconda, “La famiglia nel piano di Dio”, si considera la famiglia nel progetto di Dio e si rilegge, alla luce della fede, la sua identità nella storia della salvezza e nel Magistero della Chiesa. Al termine di questa parte ci si interroga sul modo di raggiungere la pienezza ecclesiale della famiglia. La terza ed ultima parte riguarda “La missione della famiglia” nella Chiesa. Vi sono offerti spunti importanti sulla formazione, la questione della generatività e l’educazione. Un’altra questione concerne l’accompagnamento pastorale, soprattutto nelle situazioni complesse in cui si cerca una possibile integrazione, più o meno piena, nella realtà ecclesiale. L’ultimo punto riguarda la famiglia e l’evangelizzazione, di cui mi piace sottolineare quanto si sia evidenziata la spiritualità familiare e il fatto che la famiglia sia e debba essere soggetto della pastorale oggi. Non si poteva concludere il documento senza fare cenno al Magistero attuale di Papa Francesco che insiste sulla misericordia e la tenerezza e ci invita a tenere conto di queste due virtù pastorali quando consideriamo la realtà della famiglia odierna.

Le sue impressioni dopo avere vissuto questa esperienza di Chiesa? Positive, anche se ci sono state discussioni vivaci, a volte con opinioni diverse tra vescovi e cardinali, sempre mirando al bene della famiglia nella Chiesa. Sin dall’inizio del Sinodo il Papa aveva insistito sulla libertà della discussione. Egli usa spesso la parola parresia, questa franchezza nello scambio, nel dialogo e nel confronto da cui scaturisce la verità per cercare insieme il cammino da intraprendere alla luce della fede e per illuminare la situazione della famiglia oggi. Quindi questo tempo deve essere un’occasione propizia di rilancio della famiglia nella sua partecipazione, nel suo ruolo di edificazione della Chiesa, in quanto la famiglia è “Chiesa domestica” e “piccola Chiesa”.

Qual è l’impatto del Sinodo sulla vita delle famiglie? L’impatto di per sé limitato tenendo conto del fatto che il Sinodo non è un organo deliberativo, ma un organo consultivo che propone orientamenti al Papa che deciderà il da farsi. Considerando l’esperienza passata, possiamo pensare che pubblicherà un’Esortazione apostolica post-sinodale a partire da considerazioni e orientamenti consegnatigli dai Padri sinodali. Intanto, attendendo il documento, credo si possa dire che il risultato del Sinodo è di aver invitato tutti i membri della Chiesa ad accogliere, con misericordia e tenerezza, soprattutto le situazioni problematiche e complesse, a non giudicare e a concepire una “pastorale di prossimità” inclusiva che non esclude nessuno: ognuno, nella sua situazione, deve trovare posto nella Chiesa! Ovviamente si tratta di

un’integrazione e partecipazione differenziata a partire dallo stato di ciascuno e di ciascuna. Così si può giungere alla gioia della famiglia, che è sempre la cellula-base della Chiesa e della società.

C’è qualche novità dal Sinodo sulle questioni problematiche? A mio parere, dal punto di vista dottrinale, non ci sono innovazioni. È stato invece proposto un approccio pastorale nuovo ispirato alla misericordia e alla tenerezza nell’accoglienza e nel coinvolgimento di tutti, a prescindere dallo stato di ciascuno. Penso che qui possiamo trovare un’accentuazione diversa rispetto a prima. In alcuni paragrafi dell’ultima parte si va forse oltre la disciplina attuale, proponendo ad esempio di affidare dei ruoli nella liturgia, nella pastorale, nell’ambito educativo e istituzionale della Chiesa, anche a persone in situazioni irregolari (cf. Relatio finalis, nn. 84-86). Non dimentichiamo anche la questione degli omosessuali che non è stata molto approfondita, però il Sinodo si è auspicato che non si coltivino più pregiudizi e giudizi negativi, ma ci si mostri piuttosto accoglienti nelle comunità cristiane, specialmente là dove queste persone si sentano chiamate a partecipare alla vita ecclesiale. Dare nuove possibilità in queste situazioni complesse deve essere inteso anche come un invito a un cammino di conversione e di penitenza.

È soddisfatto dei lavori del Sinodo? Pur non avendo soddisfatto a tutte le aspettative, il Sinodo ha comunque dato il suo contributo alla causa della famiglia oggi. Il risultato più concreto è secondo me la proposta di una pastorale più inclusiva, andando nel senso dell’orientamento di Papa Francesco che non vuole giudicare, ma accogliere tutti. Quest’approccio di prossimità mi sembra un traguardo importante a prescindere dai documenti che saranno pubblicati in seguito: ognuno dovrebbe perciò cambiare mentalità e adoperarsi per l’accoglienza e l’integrazione di chiunque nella vita e nella missione della Chiesa.


u

42

u

notizieups•Pastorale Universitaria

un impegno che dà valore cristiano e salesiano allaintervista vitaa accademica don Luis Rosón, nuovo responsabile dell’EPU a cura di Marcelo Farias Dos Santos

Don Luis Rosón Galache

a Pastorale Universitaria dell’UPS ha un nuovo coordinatore: è don Luis Rosón Galache, sacerdote salesiano, spagnolo di nascita, ma “romano” di adozione: ci vive da più di nove anni. È anche decano della Facoltà di Filosofia e docente di Antropologia filosofica. Don Luis, che collabora con la pastorale universitaria fin dal suo arrivo all’UPS, da qualche settimana ne è diventato il coordinatore al posto di don Michal Vojtas, al quale va la gratitudine di tutti gli studenti. Siamo andati dal nuovo coordinatore per presentargli i nostri migliori auguri con un grande “in bocca al lupo” e scambiare alcune idee su questa sua nuova missione che, parole sue, consiste nell’unire le forze attorno a un progetto, e fare avanzare la comunità educativa e universitaria attraverso l’impegno verso gli altri con lo stile di Don Bosco al servizio del Regno”.

L

Questo è un bel modo per definire la missione della pastorale universitaria, ma concretamente in che modo la rendete possibile? Il nostro compito è quello di animare, servire e coordinare il lavoro educativo e pastorale all’interno dell’università. Tutti sono chiamati a collaborare con la pastorale universitaria: il professore dalla sua cattedra nel dialogo educativo con gli studenti, le persone che accolgono i nuovi arrivati, la Biblioteca, i compagni, i gruppi di studio. Tutti possono e devono collaborare per portare avanti un unico progetto educativo e pastorale; c’è però un gruppetto di persone, appunto i coordinatori della pastorale, che ha come missione principale quella di avere cura che questo progetto vada avanti e si rifletta negli aspetti concreti della vita accademica, come la cappellania universitaria, le attività sportive, le proposte per il tempo libero, ecc. Il tutto affinché il nostro non sia soltanto un ambiente accademico, ma una vera comunità

che cresce insieme in un cammino di servizio vicendevole.

E non una comunità qualsiasi, ma internazionale, con docenti e studenti che provengono da tutto il mondo. Come vede questa realtà: è una sfida o risorsa? L’UPS, con questa sua internazionalità, è una realtà unica e irrepetibile perché fa convivere in un’ambiente aperto e accogliente tante culture, costituendo di fatto un laboratorio di comunità nella diversità, nella differenza e nell’unità. I giovani sono giovani dappertutto, ma la ricchezza di questa realtà sta nella possibilità di interazione, vale a dire: mi viene offerto un ambiente con diverse prospettive e la possibilità di interagire con gente di tante nazioni in uno stesso posto. Per questo, quindi, bisogna essere disposti a fare il primo passo: saper accogliere l’altro senza aver paura della sua diversità. Inoltre, nell’incontro con la cultura dell’altro, è possibile scoprire la bellezza della mia stessa cultura.

Oltre che internazionale, l’UPS è anche una Università Pontificia, questo rende il vostro impegno in qualche modo più semplice? Direi che questo ci permette di partire dai sogni perché ci ricorda che la Chiesa è universale, che il Vangelo si adatta a ogni cultura e la arricchisce. E la nostra sfida è precisamente questa: vivere davvero il Vangelo nella diversità delle culture servendo gli altri in un orizzonte più ampio, senza aver paura di quanto questo mi possa complicare la vita. Anzi il Vangelo deve implicare la nostra vita, tutta quanta.

Quest’anno abbiamo appena finito di festeggiare il Bicentenario della nascita di Don Bosco. In che modo il suo metodo educativo e la sua spiritualità ispirano la pastorale universitaria? Ispirano, impregnano, attraversano completamente il servizio della pastorale, dall’inizio alla fine. Certo, una celebrazione come questa ci ha permesso di ravvivare il dono di Dio che è Don Bosco nella Chiesa e per tutti i giovani. Noi vogliamo vivere con lui questo sistema educativo e pastorale, questo cammino spirituale, come un’unica famiglia. Siamo convinti che la ricchezza di ognuno messa a servizio di tutti più che una somma è una moltiplicazione, e in ciò


Don Bosco ci ispira. E poi a essere accoglienti e soprattutto “assistenti”, cioè presenti, come richiede la tradizione carismatica salesiana e la qualità di un accompagnamento vero, effettivo, producente.

Che sfide vi attendono e, in generale, che sfide attendono chiunque sia impegnato nell’annuncio del Vangelo ai giovani di oggi? La principale sfida è quella di mettersi in ascolto dei bisogni più profondi dei giovani: bisogni di senso, di una vita piena; bisogni esistenziali, non soltanto immediati. Noi siamo consapevoli che abbiamo un tesoro da offrire loro, anche se lo portiamo in vasi d’argilla, ma lo possiamo offrire solo dopo averlo incarnato nella realtà giovanile concreta con le sue sfide, i suoi valori, in un’interazione dove tutti ci arricchiamo.

questa nuova avventura come coordinatore della pastorale universitaria? Direi, così a colpo sicuro, quello che tanti anni fa diceva Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. Lui rispetta fino in fondo il cuore di ogni essere umano e lo arricchisce dal profondo aprendolo a nuove prospettive. L’UPS può essere un luogo splendido per fare questa esperienza, per tornare poi ai nostri luoghi d’origine arricchiti da relazioni profonde che ci portano a scoprire che ogni persona rappresenta un mondo di possibilità.

A questi giovani, in particolare agli studenti dell’UPS, che messaggio rivolgerebbe all’inizio di

Nelle altre due foto, insieme a studenti dell’UPS e della FdF


u

44

u

notizieups•L’Esperienza

RELIGION TODAY FILMFESTIVAL 18 IL SEMINARIO INTERNAZIONALE di Stefania Postiglione e Andrea Bencivenga

unedì 9 novembre si è tenuto presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale il seminario dal titolo “Questioning God: il dubbio e la fede”, tema del Religion Today Filmfestival di quest’anno. Il Religion Today Filmfestival è un evento in cui vengono presentati film a carattere religioso che affrontano il tema di Dio da prospettive diverse. Il Festival è alla sua diciottesima edizione e da ormai dieci anni viene organizzato un Seminario conclusivo a carattere internazionale che si celebra presso la nostra Facoltà. Da due anni, inoltre, ad alcuni studenti è permesso di far parte di una delle giurie speciali del Festival. Quest’anno il tema era, peraltro, particolarmente inerente alla FSC. Come ha infatti ricordato il decano don Peter Gonsalves, aprendo l’evento, “il chiedere, il domandare, il ricercare è un atto fortemente comunicativo. Gli esseri umani dall’inizio dell’esistenza hanno fatto progredire la storia grazie alle domande, grazie agli interrogativi di chi ci ha preceduto”. Il decano ha salutato i numerosi partecipanti e ha lasciato presto la parola a Katia Malatesta, direttrice artistica del Religion Today Filmfestival. “Il Religion Today è nato da una domanda scientifica: capire come il religioso possa essere espresso, trasformato sul grande schermo. In questi anni abbiamo visto tante risposte. Il tema di quest’anno è l’interrogazione a Dio e l’interrogarsi su Dio. In altre parole, è il dubbio. È la linfa vitale che alimenta la fede stessa”. È seguito il saluto del Rettore Magnifico dell’Università, don Mauro Mantovani, che, essendo anche decano uscente della FSC, conosce già da diverso tempo il Festival e ha partecipato agli incontri conclusivi presso la nostra Università. “Ogni fede autentica è contraddistinta dai momenti di buio. Saper condividere anche i dubbi è un elemento che ci affratella. Il modo con cui il cinema rende il dubbio ci dà una possibilità in più di darci una visione dell’apertura del mondo alla metaIl dott. Luigi De Salvia fisica”. e don Donato Lacedonio Dopo questo momento di introduzione, la mattinata è proseguita dividendosi in due sessioni. Nella prima sessione sono stati offerti ai partecipanti i punti di vista islamico e cristiano sul tema, rispettivamente da parte della professoressa Shahrzad Hou-

L

K. Malatesta, M. Mantovani e P. Gonsalves

shmand, docente di Studi Islamici presso l’Università Pontificia Gregoriana, e da parte del professor Xavier Matoses, docente di Nuovo Testamento presso l’Università Pontificia Salesiana. La professoressa Houshmand ha posto l’accento sui punti di congiunzione tra l’Islam e le altre religioni monoteiste. Lo ha fatto partendo dalla smentita di un luogo comune: «Dire che il Dio dei musulmani si chiama Allah è sbagliato. Allah significa semplicemente Dio. Per i fedeli musulmani Dio ha nomi infiniti. Il Corano recita: Chiamatelo Dio o chiamatelo Amore, a lui appartengono tutti i nomi». È intervenuto poi il professor Matoses che si è focalizzato sul concetto di ateismo da una prospettiva cristiana. «Le negazioni logiche di Dio partono da idee “sempliciotte” dell’epistemologia dell’uomo. I credenti sono responsabili dell’ateismo in tre modi: trascurando di educare la propria fede, proponendo la dottrina inesattamente, conducendo una vita incoerente con la fede». La seconda sessione ha offerto un punto di vista ebraico sul tema, grazie alla partecipazione della dottoressa Daniela Pavoncello, consigliera UCEI e coordinatrice della commissione scuola e della signora Simona Dell’Ariccia, fedele di religione ebraica. La dottoressa Pavoncello ha evidenziato come il dubbio sia parte integrante della fede ebraica. «Lo studio della Torah è un confronto dialogico tra l’io e il tu. Questo confronto, questo chiedere costantemente è una modalità insita nella tradizione ebraica». La signora Dell’Ariccia ha portato il punto di vista di «una persona comune di fede ebraica» come si è definita. «Nella Torah è decantata la vita. L’insegnamento più grande è il rispetto. L’aprirsi a ogni tipo di novità». È poi intervenuto il dottor Luigi De Salvia, segretario generale di Religions for Peace Italia. «Quando la Parola diventa un idolo, diviene un modo per giustificare l’odio». La mattinata si è conclusa con l’intervento del dottor Arnaldo Colasanti, produttore del documentario Il cuore dell’assassino, della regista italo-australiana Catherine McGilvray, che ne ha introdotto la visione. Il film, della durata di circa 50 minuti, narra la vicenda di Samundar Singh, un indù che assassinò suor Rani Maria, missionaria francescana del Kerala, in un villaggio dell’India Centrale con 54 coltellate. Samundar venne condannato all’ergastolo, ma la famiglia di suor Rani Maria lo perdonò e lo fece uscire di prigione accogliendolo in casa come un figlio e un fratello. “Al centro del film c’è il potente mistero del perdono, l’unica possibilità umana di capovolgere l’odio e la furia in amore e rispetto per la vita”, scrive la pagina-web ufficiale della produzione. Nel pomeriggio sono stati proiettati due cortometraggi: Barren di Esty Shushan e Namo di Salah Salehi, che hanno suscitato un vivace dialogo tra gli spettatori.


Da destra, don P. Gonsalves, Marc, studente FSC, don M. Mantovani e il dott. L. De Salvia

Il prof. Xavi Matoses e la prof. Shahrzad Houshmand Il prof. Vittorio Sammarco

La sera, infine, è stato possibile vedere Marie Heurtin di JeanPierre Améris, che ha ricevuto il premio Exploring the differences dalla giuria speciale composta dagli studenti della FSC. Frase esemplare che racchiude il senso dell’intero seminario, è la battuta finale dell’intervento del dottor Arnaldo Colasanti: “Non esiste una religione vera. Ciò che le rende tutte vere è l’amore del Padre”.

UNA GIURIA SPECIALE PER UNA ESPERIENZA SPECIALE ar parte di una delle giurie speciali del Religion Today Filmfestival è stato il nostro primo impegno da laureati. Un lavoro delicato che ha richiesto la messa in pratica delle conoscenze sviluppate durante il corso degli studi in Scienze della Comunicazione sociale e di una buona dose di passione di ogni singolo giurato. La giuria dell’Università Pontificia Salesiana, in particolare degli studenti della FSC, aveva il compito di assegnare il premio Exploring the differences al film che riusciva a sviluppare al meglio le differenze sociali, culturali, umane. I film in gara per la nostra categoria erano sette: Arabani di Adi Adwan, Fra Hilaire di Surussavadi Chuarchart, Full of Grace di Andrew Hyatt, Marie Heurtin di Jean-Pierre Améris, My Mandala di Elsa Yang, Right to silence di Hadi Na’eiji, Romantic Nostalgia di Reza Azamian. Il lavoro che abbiamo svolto è stato quello di visionare con attenzione e spirito critico tutti i film in questione e si è articolato in due momenti principali che hanno portato alla scelta del vincitore. Un primo momento è stato dedicato alla visione individuale dei film in concorso che ha condotto alla stesura di una classifica provvisoria, frutto del gusto personale unito alla base culturale maturata in tre anni di studio. In un secondo momento ci siamo confrontati portando le nostre idee e le nostre impressioni sfociando in un dibattito creativo che ha dato origine alla scelta del film vincitore: Marie Heurtin di Jean-Pierre Améris. Marie Heurtin è un film francese del 2014 ambientato nella Francia del tardo Ottocento che vede come protagonista Marguerite (Isabelle Carré), suora della congregazione delle Figlie della Sapienza, che aiuta nei lavori manuali le consorelle che, invece, si dedicano all‘insegnamento del linguaggio dei segni alle ragazze sordomute. Quando la giovane Marie (Ariana Rivoire) viene portata dai genitori al convento per imparare a comunicare viene rifiutata: oltre a essere sorda Marie è anche cieca. Marguerite, sconvolta dall’incontro con la ragazza, chiede alla madre superiora di poter educare personalmente Marie. Dopo un primo momento di difficoltà apparentemente insormontabili Marguerite riesce ad insegnare a Marie la sua

F

prima parola in lingua dei segni: couteau, coltello. Da questo momento in poi si assiste ad un rapidissimo progresso da parte di Marie che riesce finalmente a comunicare con il mondo esterno e a stringere un forte legame di amicizia con Marguerite. Questa la motivazione che abbiamo concordato per l’assegnazione del premio: “Attraverso le immagini, la musica e il linguaggio gestuale, “Marìe Heurtin” pone a confronto due vite dal tessuto radicalmente diverso, raccontando la liberazione di Marie dalla sua prigione di buio relazionale, linguistico e visivo, ma anche la scoperta della vocazione educativa che riempirà tutta la vita di suor Marguerite. La differenza dovuta alla disabilità fisica diventa la via che apre al mistero della vita, all’esistenza di qualcos’altro che possa darne il senso.” Oltre al film vincitore la giuria ha deciso di assegnare una menzione speciale al film Arabani di Adi Adwan. Il titolo deriva da una parola slang nata dall’unione dell’ebraico e dell’arabo; il protagonista è Yoseph (Eyad Sheety), un druso. Dopo 17 anni lontano dal suo villaggio nativo, decide di farvi ritorno assiema al figlio e alla figlia, nati dal matrimonio ormai finito con una donna ebraica. Yoseph decide di rimanere nel suo piccolo villaggio. Questa scelta porta alla nascita di attriti tra la chiusa e conservativa comunità drusa e la madre Afifa (Zuhaira Sabbagh) che accetta lui e i suoi figli come parte integrante della sua famiglia. Il contrasto deriva dal fatto che per essere un vero ed autentico druso entrambe i genitori devono necessariamente essere drusi. Nonstante i problemi e le difficoltà, Semadar (Daniella Niddam), la figlia di Yoseph, inaspettatamente trova l’amore. La motivazione che ha accompagnato la menzione speciale è stata: “Una storia di e sui confini, in cui l’esclusione sociale parte da presupposti religiosi chiusi e intrappolati nelle norme. Arabani rappresenta in modo straordinario temi forti come la vendetta sociale e la sua genesi, la trasgressione dei modelli familiari, la chiusura di una piccola comunità, ma anche la conquista del proprio io e la giustizia che vince la paura.”


recensioni a cura di Renato Butera

Paola SPRINGHETTI - Enrico CASSANELLI (Edd.) Raccontare la famiglia e nella famiglia. Percorsi di comunicazione. Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore è il titolo del Messaggio di Papa Francesco in occasione della XLIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (2015). Il Messaggio ci ricorda che l’autentica comunicazione è scoperta e costruzione di prossimità e la famiglia è il luogo privilegiato per vivere e raccontare questa scoperta. È nella famiglia, afferma il Papa, che si apprende «la capacità di abbracciarsi, sostenersi, accompagnarsi, decifrare gli sguardi e i silenzi, ridere e piangere insieme, tra persone che non si sono scelte e tuttavia sono così importanti l’una per l’altra». Gli autori, ciascuno secondo la propria specifica competenza, si sono lasciati interpellare dalle provocazioni presenti nel Messaggio offrendo contributi originali e tra loro complementari per la comprensione di un tema “strategico” e di grande attualità. Interventi di: S. Blasi, E. Cassanelli, C. Giaccardi, R. Gisotti, M. Magatti, M. Mantovani, G. Noferi, O. Orlando, F. Pasqualetti, M. P. Piccini, T. Salvaterra, P. Springhetti, C. Tagliabue.

Penelope FILACCHIONE - Caterina PAPI (Edd.), Archeologia cristiana. Coordinate storiche, geografiche e culturali (secoli I-V). L’archeologia cristiana è quel settore della scienza che studia le testimonianze dei primi tempi del cristianesimo, concentrandosi sul patrimonio storico determinato dall’evento della fede in Cristo: edifici di culto, monasteri, catacombe, fonti letterarie e quanto contribuisce a conoscere la vita di una communitas che ha vissuto all’insegna del cristianesimo. L’intreccio tra queste testimonianze permette di cogliere una sinergia i cui risvolti denotano orizzonti ampi in ordine alla cultura e a quanto concerne una più attenta conoscenza del passato. Inoltre, la conoscenza di quei dati permette di cogliere elementi specifici che testimoniano una presenza, un pensiero e, spesso, un adattamento di elementi di fede allo specifico contesto locale, evidenziando d’altronde la continuità di linguaggi che certificano modalità di manifestazioni della fede. Il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis ha patrocinato la presente opera nella collana Flumina ex Fontibus: il flumen della cultura classica e cristiana, e le fontes cui è doveroso attingere.

Giulia LOMBARDI - Mauro MANTOVANI (Edd.), Pensieri nascosti nelle cose. Arte, cultura e tecnica. I contributi presenti nel volume sono stati redatti dai diversi studiosi ed esperti che, dal 2013 al 2015, si sono avvicendati nella serie di incontri sul tema “Arte, Cultura e Tecnica” presso la Rettoria di Sant’Ivo alla Sapienza. L’occasione è stato l’omonimo ciclo di formazione culturale promosso dal Centro Culturale “Paolo VI” in collaborazione con la Facoltà di Filosofia dell’UPS e con l’Ufficio di Pastorale universitaria del Vicariato di Roma. «I vari percorsi qui proposti si diramano a ventaglio avviandosi su diversi orizzonti, da quello teoreticofilosofico e storico alla teologia e all’antropologia fino ad allargarsi al mondo variegato dell’arte. Quest’ultima, poi, rivela, come è noto, al suo interno molteplici iridescenze espressive, dall’architettura alla scultura, dalla pittura alla poesia, dalla musica al cinema, fino ai beni culturali materiali e immateriali, ossia il grande patrimonio monumentale e persino il paesaggio (nel senso di landscape elaborato dalla presenza umana) ma anche le tradizioni popolari e il folclore» (dalla Prefazione del card. G. Ravasi).

Rafael VICENT, La vocazione nella Bibbia. Itinerari di trasformazione personale. Quando Dio chiama stabilisce un rapporto personale in vista di una missione specifica. Il chiamato è attirato come Abramo, “l’amico di Dio”, o Paolo di Tarso, che si sente «afferrato da Cristo». Gesù si manifesta ai discepoli in un clima di grande amicizia: «Non vi chiamo servi, ma amici». Tale rapporto produce una trasformazione permanente della vita e della missione. La novità del volume sta nell’attenzione ai diversi livelli della vocazione biblica. Infatti, un asse verticale (la chiamata di Dio) si snoda in un asse orizzontale (i messaggi per il popolo) e percorre un asse esistenziale (la vocazione del chiamato). Il volume presenta degli spunti sul lungo itinerario d’inculturazione della Parola in Israele e nella comunità cristiana, e si presenta come uno strumento per approfondire e aggiornare la “formazione permanente” nel campo biblico. Attraverso l’ascolto, la meditazione e la pratica della Scrittura, sono fiorite in Israele e nella Chiesa le più diverse vocazioni e missioni, dando frutti straordinari in ogni secolo, per il bene di tante persone.

Marco BAY (Ed.), Tenaci, audaci e amorevoli. Lettere circolari ai salesiani di don Renato Ziggiotti. Il libro raccoglie le Lettere don Ziggiotti inviate ai salesiani dall’agosto 1952 al marzo 1965. Sono suggerite alcune tematiche che richiedono ulteriori investigazioni: espansione e grandi opere, il Concilio Vaticano II, viaggi e visite in tutto il mondo, pastorale delle vocazioni e Famiglia Salesiana, regolamenti rinnovati, santità salesiana, senso di appartenenza alla Congregazione, l’atto inedito di un primo Rettor Maggiore emerito. Nei testi sono menzionate circa 450 persone di cui sono offerti alcuni dati biografici. Le appendici contengono parole-chiave o argomenti che danno origine a espressioni tratte dalle lettere con procedure di metodologia di analisi testuale. La raccolta di voci mostra dettagli contenutistici raggruppati che possono essere una base e un riferimento organizzato per ulteriori studi e approfondimenti, soprattutto di tipo comparativo e con il repertorio di lettere di altri Rettori Maggiori. Vi si trova un album fotografico e dati statistici di: personale, Famiglia Salesiana, destinatari distinti per ispettoria e missioni affidate ai salesiani.


notizieups editrice Gianna FREGONARA (Ed.), Spassionati. Nuovi cittadini nella democrazia che verrà. Quali sono le ragioni del preoccupante livello di disaffezione, forse senza precedenti in una democrazia, dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche, che oggi si registra? Questo l’interrogativo chiave su cui ha indagato l’autrice. Dodici notissime personalità del mondo culturale e politico (Giuliano Amato, Vittorino Andreoli, Corrado Augias, Laura Boldrini, Emma Bonino, Domenico De Masi, Oscar Farinetti, Beppe Severgnini, Paola Severino, Nadia Urbinati, Luciano Violante e Amira Yahyaoui) hanno accettato di confrontarsi su questo tema che è poi il tema della crisi delle istituzioni e del difficile rapporto tra giovani e mondo politico in particolare. Lo hanno fatto con una disponibilità che è andata ben oltre le più ottimistiche aspettative, e con risultati che si sono rivelati superiori a quelli che poteva essere lecito attendersi. I proventi di questa operazione editoriale saranno destinati al finanziamento di un progetto educativo individuato d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sulla base di un accordo ad hoc.

Vito ORLANDO (Ed.), Con Don Bosco educatori dei giovani del nostro tempo. L’educazione è un compito complesso; un compito vitale e sociale da svolgere nella consapevolezza delle situazioni e dei problemi, con la formazione e maturazione di competenze per operare secondo le nuove esigenze delle età della vita. Chi fa dell’educazione una scelta di vita ha bisogno di essere sostenuto, di non sentirsi solo, di essere aiutato anche con una adeguata preparazione per sperimentare e rinnovare con creatività e senso di responsabilità nuovi processi educativi. Don Bosco, nel suo tempo, per rispondere ai bisogni della formazione pedagogica dei giovani che si avviavano alla vita salesiana, nel 1874 ha incaricato don Barberis di curare sistematicamente la formazione pedagogica dei giovani salesiani. Anche noi, oggi, dobbiamo curare la formazione della competenza pedagogica dell’educatore secondo lo spirito di don Bosco. Una formazione e una competenza rispondenti alle esigenze attuali del nostro ministero educativo di collaborazione con Dio per la salvezza dei giovani.

Cristian BESSO, Bernardo di Chiaravalle: Retorica o Teologia? Analisi del trattato “De Diligendo Deo”. Il volume pone in luce alcuni aspetti specifici del tractatus di Bernardo: l’appartenenza del testo al processo di rinnovamento culturale e spirituale della Chiesa del XII secolo, l’amore preveniente di Dio come principio dell’umana risposta di carità, e la struttura retorica del dire teologico dell’abate di Clairvaux. Si sofferma su quest’ultimo aspetto e dimostra come l’eleganza formale del testo non sia un espediente estetico di ispirazione cortese o di imitazione classica, ma un elemento intrinseco della teologia mistica. Se la teologia si pone come esercizio speculativo all’interno di un dinamismo esperienziale della presenza e dell’amore di Dio, solo un ‘dire’ teologico nobile e artisticamente elaborato può essere davvero adeguato alla profondità del contenuto. Il rivestimento formale letterario e retorico è, dunque, per il monaco cistercense non un ornamento estrinseco del contenuto riflesso, quanto l’espressione più autentica del suo incontro col mistero di Dio in Cristo e lo ‘spazio letterario’ da offrire al lettore per la possibilità di questo incontro.

Gustavo CAVAGNARI, La famiglia “chiesa domestica”. Soggetto e oggetto dell’azione evangelizzatrice al servizio del regno di Dio. Per manifestare la realtà teologica che la famiglia cristiana rappresenta, il Vaticano II fece ricorso alla endiadi “chiesa domestica”. Nella riflessione ecclesiale si riaprì una prospettiva per lo studio e la comprensione più approfondita di questa realtà. Da allora, nel magistero e negli scritti di molti autori che trattano della famiglia cristiana, l’appello all’ottica ecclesiologica nella formulazione della sua identità e dei suoi compiti è stato, innegabilmente, favorito. Tuttavia, alcuni autori mettono ancora in discussione la possibilità o, almeno, la convenienza, di riferirsi alla famiglia cristiana in questi termini. La questione non è, quindi, del tutto risolta. Questo volume intende offrire un contributo per l’approfondimento del tema, e propone alcuni spunti per favorire una fondazione teologica della pastorale familiare. Fa un bilancio di quanto è stato detto su questa caratterizzazione della famiglia negli ultimi anni affinché non se ne perda la memoria storica, e si trovino stimoli per ulteriori riflessioni indicando devianze da evitare.

Morand WIRTH, Qui è vissuto San Francesco di Sales. Itinerari storico-bibliografici e spirituali. Questa guida è nata dall’esperienza di circa trent’anni di visite sui luoghi di san Francesco di Sales, che si fanno nella maggior parte dei casi nell’ambito di esercizi spirituali. Per questo l’interesse principale è di ordine spirituale, in quanto si cerca di cogliere, nei luoghi dove il santo è vissuto, il messaggio di cui sono portatori. I dati geografici, storici, culturali e artistici aiutano a comprendere i contenuti spirituali. Le visite si fanno normalmente partendo da Annecy e seguono, per quanto possibile, l’ordine cronologico della vita del santo. La prima visita però è dedicata alla basilica della Visitazione, dove si venerano i resti mortali di san Francesco di Sales e di santa Giovanna de Chantal. Poi, come è pianificato il volume, si continua a Sales (nascita), Thorens (battesimo e ordinazione episcopale), La Roche (prima scuola), Chambéry (capitale storica della Savoia, dove Francesco fu avvocato e senatore), il Chiablese (luogo della missione tra i protestanti), Ginevra (la città di Calvino, di cui Francesco di Sales diventò vescovo senza potervi esercitare) e Annecy (sede episcopale).


uUn grazie e

48

u

notizieups•amici UPS

un augurio Don Scaria Thuruthiyil

Cari amici e Benefattori dell’UPS, dall’inizio di questo anno accademico (2015-2016), le autorità accademiche mi hanno nominato Direttore dell’Ufficio Sviluppo e Relazioni pubbliche della nostra Università. È un compito importante, carico di responsabilità e di opportunità; un servizio che cercherò di svolgere nel miglior modo possibile per il bene di tutti e di ciascuno. Questa è la mia prima ‘lettera’ a voi, amici, benefattori, ex-allievi e studenti della nostra Università. Colgo quest’occasione di ringraziare il mio predecessore, il prof. Gianfranco Coffele, conosciuto da tantissimi di voi per l’impegno che ha profuso con dedizione generosa in questi ultimi anni sia come Vicerettore che come Direttore dello Sviluppo e Relazioni pubbliche. Penso che tutti noi dobbiamo riconoscere la sua intensa attività e il suo tratto gentile e attento verso gli illustri ospiti che ci hanno visitato in questi ultimi sei anni. Don Coffele è sempre stato all’altezza del servizio affidatogli e ha saputo promuovere con efficace solerzia il nome dell’UPS in tante occasioni, ad intra e ad extra del nostro centro universitario. Sono certo che al mio grazie si aggiunge quello di tutta intera la comunità accademica e soprattutto degli studenti che hanno beneficiato dei frutti del suo impegno. Mi è stato affidato un ufficio dove devo familiarizzare con la parola sviluppo. A questo compito, come ben sapete, viene richiesto un particolare e delicato lavoro che ha come destinatari diretti e imprescindibili gli studenti e fra di loro quelli che vivono in paesi dove le risorse non sono al top delle possibilità. Arrivo al punto: lo sviluppo non è possibile senza fondi. All’UPS siamo 123 salesiani (inclusi i docenti emeriti) impegnati nell’accompagnamento intellettuale dei nostri studenti; il lavoro del personale salesiano è svolto gratuitamente in questa Università, sia come professori che come dirigenti per l’educazione e formazione di 1973 studenti (sono i dati dell’anno accademico 2014-2015), che provengono da più di 100 paesi del mondo, soprattutto da paesi poveri o in via di sviluppo. Molti di loro hanno bisogno di essere aiutati con borse di studio. Vogliamo investire nella formazione di un numero sempre più consistente di studenti bisognosi di sostegno economico. Abbiamo vari altri progetti (la sistemazione dell’Aula Magna, che rischia il deterioramento sempre più pesante; la ristrutturazione e riparazione di alcune aule e di uffici; i lavori in corso nella Biblioteca Don Bosco, ecc.) per lo sviluppo della nostra Università. Di questi lavori vi terrò al corrente nella mia prossima lettera. Ma ciò che più ci sta a cuore, è la formazione di tanti giovani, laici e sacerdoti, religiose e religiosi, che a loro volta metteranno a servizio delle comunità nazionali e diocesane da cui provengono quanto hanno appreso e ricevuto e approfondito con il loro studio in questi anni passati all’UPS. Per tutto questo, mi domando: a chi devo rivolgermi? dove devo bussare? come fare fund-raising? Certamente voi avete delle idee e dei consigli da darmi. Le vostre idee, i vostri suggerimenti, così come il vostro contributo, sono preziosi. Fatemi sapere. Grazie! Concludo augurando a ognuna/o di voi BUON NATALE e FELICE ANNO 2016: sia un anno pieno delle belle sorprese che il Signore ha in serbo per ciascuno di noi, soprattutto tre doni: salute, pace e tanta gioia! Cordialmente vostro don Scaria Thuruthiyil

P.S.: Una borsa di studio annuale ha un costo di circa 10.000 €. Si può partecipare anche con sussidi parziali: tasse accademiche: 1500 € un mese di alloggio: 300 € libri e dispense accademiche: 500 € tessera mensile: 25 € malattie: 200 € Le offerte possono essere effettuate tramite: CONTO CORRENTE POSTALE ccp 95427936 intestato a: Associazione Pro Universitate Don Bosco Onlus - P.zza dell’Ateneo Salesiano, 1 00139 Roma. Cod. Fisc. per il 5X1000: 97536950583 BONIFICO BANCARIO dall’Italia C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 BONIFICO BANCARIO dall’Estero C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 SWIFT POSOIT22 PER ULTERIORI INFORMAZIONI Rev.do Prof. Scaria Thuruthiyil Direttore Ufficio Sviluppo e Relazioni Pubbliche dell’UPS, P. zza dell’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma, Tel. 06 872 903 32; Fax 06 872 906 82; Mail: scaria@unisal.it

NOTIZIE UPS DICEMBRE 2015 Direttore Responsabile: Renato Butera Redazione: Carmen Barbieri, Fabrizio Emigli, Stefano Mura Foto: Renato Butera, Luis O. Botasso, David Kraner, Stefania Postiglione, Giuliano Vettorato Foto copertina: Kraner - Postiglione - Butera Hanno collaborato: Pascaline Affognon, Andrea Bencivenga, Cesare Bissoli, Marcelo Farias Dos Santos, Kevin Mwandha, Carlo Nanni, Stefania Postiglione, Gianluca Rizzaro, Scaria Thuruthiyil, Ariel Tosoni Progetto grafico, impaginazione: Fabrizio Emigli Per ricevere la rivista: UPS - Piazza Ateneo Salesiano, 1 00139 Roma - ufficiostampaups@unisal.it - www.unisal.it Tel: 06.872901


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.