Rivista Notizie UPS_N.15 2013

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Periodic o qu adrim es trale - Pos te Italiane S. p. A . - s pediz ione in abb. pos tale - D. L . 353/2003 (c onv. in L . 27/02/04) - n° 46 art. 1, com ma 2 DC B Roma - Regis trazione del Tribu nale di Roma n° 206/85 del 16/4/1985

Bollettino degli “Amici UPS”, degli allievi e degli ex-allievi dell’UPS, dei simpatizzanti dell’Opera di Don Bosco. Università Pontificia Salesiana Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma. www.unisal.it

ANNO XXX - N°15 - MARZO 2013

DIO Benedica PAPA Francesco


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notizieups•editoriale

POTERE, AUTORITÀ, AUTOREVOLEZZA prof. Carlo Nanni, Rettore Magnifico

rinuncia al “ministero petrino” da parte di Papa Benedetto e la volontà di “camminare insieme” con il suo popolo da parte del nuovo “Vescovo di Roma”, Francesco, mi stimolano a riflettere sul modo di vivere il potere e l’autorità: anche nell’apprendimento e nella docenza universitaria.

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1. Il termine potere, sia come sostantivo che come verbo, ha diversi e fondamentali significati: in senso materiale sta a dire l’essere in grado, avere la capacità, avere i mezzi di fare qualcosa, di operare in un senso o in un altro, di compiere o non compiere una determinata azione; in senso giuridico-sociale sta a dire la facoltà, socialmente riconosciuta, che una persona o un organismo hanno di compiere determinati atti di natura giuridica; in senso politico sta a dire più specificamente che, a seguito di una indicazione divina o popolare, si ha la facoltà, l’autorità, la potenza, la forza e l’arbitrio, secondo una misura legalmente stabilita, di dirigere e controllare la vita di un gruppo, di una parte sociale, di un paese, di una nazione o comunque di una società organizzata. Ma in molte lingue si ha anche un altro termine per il significato morale (ad. es. in inglese: can/may; in tedesco: können/sollen) che il termine ha, per il quale “potere” è sinonimo di liceità di agire o fare e operare, di compiere un determinato atto o gesto, di usare certi mezzi o risorse in vista di un fine positivamente buono o cattivo: non tutto è permesso ed è buono. Cioè “non tutto si può e si deve fare” di quel che è possibile materialmente! 2. Il termine autorità si pone specificamente al livello giuridico-politico del potere. Sta infatti a dire che si ha la potestà legittima di comandare, di guidare, orientare un’azione, le relazioni e le interazioni o le dinamiche interpersonali, di gruppo, comunitarie. Ma oltre che (o insieme) alla legittimazione sociale, l’autorità può essere intesa come

prestigio, fiducia e credito di particolare rilievo, acquistati per doti e meriti particolari o eccezionali di ingegno, di scienza, di capacità, di competenza, di serietà, di saggezza, di santità, di impegno sociale o politico, ecc. Da entrambi i modi deriva l’autorevolezza, che oltre a dire che si ha la potestà e la capacità, si afferma che con esse si fa crescere coloro o colui verso cui si dirige o si pratica l’autorità (in latino auctoritas/auctor, da augeo = far crescere, aumentare), ponendosi più a servizio che imponendosi e dominando (cf. Mc. 10,42-45). Da tale contestualizzazione del potere e della autorità nel sociale-comunitario, discende la responsabilità di ciascuno, per quel tanto o poco di potere e di autorità che ha e per quanto gli compete, verso ciascuno e verso tutti della co-


munità, e verso la realizzazione di ciò che è detto “bene comune”. La cultura “democratica” dei diritti umani ci ricorda che ciascuno e ciascuna ha un suo potere ed è radicalmente capace di praticarlo (e ne ha il diritto!). 3. Sulla base dell’incarnazione, morte e resurrezione del Signore, per il dono dei nostri cari e per la grazia dello Spirito Santo, siamo stati battezzati e quindi inseriti nel popolo santo di Dio. Papa Benedetto ci ha ripetuto fino all’ultimo che chi guida la Chiesa è il “grande Pastore delle anime”, Gesù Cristo, capo del corpo ecclesiale, di cui solo, come diciamo nella liturgia, “è il regno, la potenza e la gloria nei secoli”. Tuttavia, per l’unione a Lui, condividiamo con Lui il potere (e l’autorità) sacerdotale, regale, profetica. “A ciascuno – dice San Paolo – è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo”. Questa capacità di potere sacerdotale, regale e profetico, comune e differenziata, secondo i diversi “ministeri” (termine greco che in latino è “servizio”) è finalizzata alla costruzione di quell’edificio spirituale che è la Chiesa per la salvezza del mondo (Ef. 4, 713). Non la si può alienare, ma è da esercitare nella personale responsabilità e differenziata condizione e collocazione del “camminare insieme” del popolo di Dio, come ha ricordato fin dall’inizio Papa Francesco. Lo stesso Papa Benedetto ci ha continuamente detto di essere un “umile servo nella vigna del Signore”. Entrambi assolvono, come vescovi di Roma, al “ministero” di San Pietro, identificato come “primato nella carità”. 4. Vengo al livello educativo. Come i più anziani ricorderanno, nel clima della contestazione giovanile sessantottesca, si è giunti a vedere in qualsiasi forma di intervento educativo un’intromissione indebita nello sviluppo altrui, se non una vera e propria forma mascherata di sottomissione, di dominazione, di condizionamento, di violenza, di mortificazione dello sviluppo stesso: un esercizio di potere,

autoritario e dominativo, nei confronti della libertà in formazione. Oggi questo clima è stato per tanti versi superato. Si è messo in luce che il “padre”, l’educatore, l’insegnante “può” essere non necessariamente autoritario, ma anche autorevole, cioè può aiutare a crescere. Anzi può essere non solo un padre-padrone o padre-edipico (che si deve togliere di mezzo per crescere), ma può essere anche un “padre simbolico” (dal greco “sin-ballo” = mettere insieme parti separate, permettendo di riconoscersi parti di un tutto comune). Nella relazione educativa ci si viene a riconoscere e ci si aiuta reciprocamente a crescere. L’educazione, infatti, non è più solo “su” e “per” gli educandi, ma è un crescere insieme in umanità e dignità, con il potere, l’autorità e l’autorevolezza comune: degli educatori e degli educandi. Agli educatori ciò proviene dalla funzione sociale (che suppone capacità “native” e competenze “acquisite”) a essi riconosciuta e a essi socialmente affidata in vista della formazione degli educandi. Agli educandi proviene dalla riconosciuta qualità di persone, capaci di entrare in un valido rapporto interpersonale con altri, e dal diritto loro socialmente riconosciuto a essere formati e aiutati per crescere e formarsi nel modo migliore. La gestione di questo potere/autorità è realizzata differenziatamente. Nella tradizione pedagogica si parla di “asimmetria educativa” a motivo della differente condizione vitale/culturale di educatori ed educandi. Ma il fine è comune: un “di più” di umanità di tutti e ognuno. 5. Se poi ci si pone nell’orizzonte della fede queste prospettive sono ulteriormente ampliate e risignificate. Infatti in rapporto a Cristo noi siamo “membra del corpo di Cristo”, ma in rapporto al Padre e nello Spirito siamo “figli nel Figlio”: insieme e diversificatamente. Sicché, quando si educa e ci si educa, ci si viene a porre all’interno di questo mistero di comune “figliolanza” e di crescita comune: “fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef. 4, 13). Non è meraviglioso che questo “possa” accadere nella quotidianità dell’apprendimento e della formazione universitaria?


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notizieups•Biblioteca

Zuccato PREFETTO DELLA BIBLIOTECA DON BOSCO ualche utente della Biblioteca si sarà chiesto chi è quel salesiano che occupa l’ufficio di don Devadoss, gira per le sale di studio, scambia qualche parola con il personale della Biblioteca, guarda gli ascensori che dovrebbero sempre funzionare, passa al banco dei prestiti quando il primo silos va in panne e non si possono richiedere i libri che urgono per lo studio e gli approfondimenti? Mi presento: sono don Paolo Zuccato, sacerdote salesiano, veneto della provincia di Padova. Fino a settembre scorso facevo parte della comunità salesiana di Tolmezzo, scuola primaria e secondaria di primo grado, oratorio diurno dalle 17.00 alle 19.00, cappella semipubblica, casa per ferie, 40 km circa dal confine con l’ Austria e la Slovenia. Il mio curricolo è simile e quello della maggioranza dei salesiani della mia età, non più giovane: la scuola media, il ginnasio, il noviziato, il liceo (filosofia), gli studi di teologia in strutture salesiane, tutte nella Regione e Ispettoria salesiana Veneta. Gli studi accademici: laurea in lettere, all’Università di Padova, che con l’Università di Bologna, è tra le più antiche del mondo (anno di fondazione 1222). Un po’ di erudizione: l’Università di Padova fu luogo d’incontro di alcune importanti personalità come Sant’Alberto Magno, Leon Battista Alberti, Galileo Galilei, Niccolò Copernico e San Francesco di Sales. Fu inoltre la prima università al mondo a dare un titolo accademico a una donna, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, che conseguì la laurea in filosofia il 25 giugno 1678. Ho insegnato nelle scuole salesiane dell’Ispettoria Veneta “San Marco” fino a giugno scorso ricoprendo anche il ruolo di dirigente scolastico e direttore di comunità. Ora eccomi a Roma, cooptato alla vigilia della pensione – si fa per dire – prima come Vice-prefetto ed economo, ora come Prefetto ed economo della Biblioteca Don Bosco dell’UPS. Per ricoprire bene questo ruolo, ho bisogno di tempo per acquisire le competenze proprie non solo con la lettura ma valendomi anche degli anni di esperienza del mio predecessore, ancora impegnato nel catalogo con tutto quello che concerne. Il mio compito principale in questi mesi è stato la manutenzione della struttura e il dialogo con il personale, capire il lavoro, superare le eventuali difficoltà in modo da offrire agli studenti i servizi richiesti. Un centinaio di persone frequentano giornalmente la Biblioteca, ma sento dire che è “sotto-utilizzata”, forse perché non si sa abbastanza di quali vantaggi può offrire allo studio. Due sale di lettura e di consultazione a scaffale aperto, sala di informatica, prestito informatizzato e tecnologizzato. Purtroppo il silo n.1 è stato bloccato, in avaria, per due mesi con disagi conseguenti, soprattutto per le riviste. La Biblioteca Don Bosco, nuova, moderna, attrezzata è collegata con la Rete Urbe, che raduna le biblioteche delle Uni-

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versità Pontificie di Roma. L’utilità è nello scambio di esperienze dei bibliotecari e nei corsi periodici di aggiornamento. Meglio sarebbe arrivare a un catalogo unico. Iniziative particolari per la Biblioteca Don Bosco non ce ne sono per l’immediato futuro, se non la messa in opera del nuovo programma di catalogazione Libero che offrirà più possibilità nell’utilizzo. Bisognerà pure avviare e utilizzare una Mediateca per i CD e i DVD che arrivano allegati ai libri con una maggiore cooperazione con il CESIT (il Centro Servizi Informatici e Telematici). Si potrebbe far conoscere meglio i libri antichi, i fondi interessanti, che la Biblioteca possiede; far conoscere Don Bosco, nostro patrono, autore ed editore giovanile e popolare, sfruttando di più la sala mostre. E qui ci vogliono fantasia, sponsor e collaboratori. Da parte mia colgo una eredità che va promossa e personalizzata perché il servizio è offerto a persone e va perciò valorizzato in modo adeguato per corrispondere alle esigenze di studio che si sviluppano nelle distinte facoltà dell’Università Salesiana. La Biblioteca è uno scrigno prezioso, che contiene un materiale prezioso e imprescindibile per lo studio e la ricerca. Qui gli studenti trovano le risorse per realizzare proficuamente le tappe del loro impegno formativo fino alla produzione della tesi che apre loro le porte alla realizzazione dei loro sforzi nella professione che li attende. L’impegno nostro dunque è duplice: culturale e salesiano. La prima qualità dell’impegno risponde alla natura stessa dell’UPS che è un centro accademico che persegue l’eccellenza della formazione culturale e accademica dei suoi studenti, assicurandone e accompagnandone la professionalizzazione. La seconda qualità dell’impegno, quella salesiana, la mutuiamo dal nostro Fondatore Don Bosco il quale spese tutta la sua vita per la promozione e l’accompagnamento dei giovani, soprattutto di quelli in stato di necessità, anche culturale. Perciò la Biblioteca che ne porta il nome deve continuare ad assumere come suo obiettivo principale quello di contribuire alla formazione accademica e professionale degli studenti che hanno riposto la loro fiducia scegliendo di prepararsi al futuro presso l’Università di Don Bosco per i giovani. Corrispondere concretamente a questa fiducia non è impegno da poco!


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notizieups•Brevi a cura di Renato Butera

I proff. B. Bordignon e J. Kuruvachira

Pianificare la Ricerca quantitativa

Missionari e Missionarie in Formazione

Nel pomeriggio di lunedì 17 dicembre 2012, si è tenuto il secondo incontro del Comitato Interfacoltà di Ricerca (CIR) per l’anno accademico 2012-2013, dal tema: “Il significato dell’operazionalizzazione nella ricerca quantitativa”, come ultima fase della “Pianificazione della ricerca Evangelizzatori dei giovani oggi”. Salutando gli intervenuti (circa 70 tra docenti e dottorandi) il Rettore don Carlo Nanni ha ricordato, tra le finalità degli incontri, la ricerca empirica adeguata alle problematiche vitali del tempo presente, sulla nuova evangelizzazione dei giovani. Subito dopo il dottorando don Marcello Scarpa ha presentato il prof. Gianni Losito, già docente ordinario di Sociologia presso l’Università La Sapienza di Roma. Il prof. Losito ha svolto attività didattica e di ricerca su temi attinenti alla teoria sociologica, alla metodologia della ricerca sociale e alla sociologia delle comunicazioni di massa. Dal 1989 al 1993, in qualità di coordinatore locale del gruppo di ricerca de La Sapienza partecipa alla ricerca “Mass media e costruzione simbolica della realtà”. Attualmente le aree di ricerca scientifica riguardano particolarmente gli ambiti della costruzione delle variabili nella ricerca sociale e la strutturazione delle interviste per i rilevamenti delle rappresentazioni sociali. L’intervento di Losito, molto apprezzato dai partecipanti per la rigorosità scientifica e la chiarezza del linguaggio, ha saputo applicare, con semplicità, la formalità metodologica relativa agli operatori per la costruzione delle variabili, di per sé complessa, ai casi pratici aventi come punto di riferimento la strutturazione delle domande d’intervista nella ricerca “Evangelizzatori dei giovani d’oggi”. Notevole interesse ha suscitato la parte finale della relazione che verteva sulle diverse tipologie di formulabilità dei questionari della ricerca empirica sugli “Evangelizzatori dei giovani d’oggi” portata avanti dal CIR. Il prof. Losito csi è dichiarato disponibile a un ulteriore incontro per seguire in maniera più dettagliata gli ambiti specifici del questionario sui giovani.

Si è concluso con il viaggio-pellegrinaggio in Terra Santa (17 dicembre 2012) il XVIIº corso per missionari e missionarie che si svolge nell’Università Pontificia Salesiana per una durata di dodici settimane. Il corso ha avuto inizio il 17 settembre 2012. Il corso è il frutto della collaborazione ormai testata tra l’Università e il Dicastero per le Missioni della Congregazione dei Salesiani di Don Bosco. La direzione da alcuni anni è affidata al prof. don Antonio Escudero, docente della Facoltà di Teologia e direttore dell’Istituto di Teologia Dogmatica della stessa Facoltà. In questa edizione vi hanno preso parte 38 missionari e missionarie: 20 sdb, 9 fma, 8 missionari di altre famiglie religiose e un laico, operanti in Asia (14), Africa (13), America (7), Europa (3) e Oceania (1). Hanno collaborato al corso, offrendo il personale contributo, 22 professori di cui 16 docenti dell’UPS. Sono state programmate in tutto un totale di 213 ore di lezione. Hanno avuto particolare importanza le attività che fanno parte dell’esperienza complessiva: la settimana residenziale di spiritualità missionaria a Sacrofano, gli incontri con persone e agenzie (la Comunità di Sant’Egidio, l’agenzia MISNA, il VIS), le visite guidate (Scavi Vaticani, Catacombe di San Calisto), la partecipazione a eventi (50º dell’apertura del Concilio, inaugurazione dell’anno accademico dell’UPS, Udienza Pontificia), i viaggi e i pellegrinaggi (Siena/Santa Caterina, Assisi/San Francesco, Torino/Don Bosco, Orvieto), e in modo particolare il pellegrinaggio finale in Terra Santa. La verifica compiuta dai missionari mostra un grado alto di soddisfazione (valore di 81,6/100 per l’impianto del corso, e di 77,8/100 per il raggiungimento degli obiettivi), e ha anche indicato suggerimenti per un ulteriore miglioramento dai punti di vista contenutistico e metodologico. La verifica realizzata dai professori ha raccolto il generale apprezzamento dell’esperienza per la qualità del gruppo di partecipanti e per il loro interesse. I professori rinnovano l’impegno per

Il prof. G. Losito

Nelle due foto: il gruppo dei Missionari


Foto accanto e foto in basso a sinistra: il gruppo di lavoro IUS

l’ascolto e l’approfondimento del legame del proprio contributo con la prassi pastorale della missione. Gli obiettivi preposti (promuovere la comprensione della propria esperienza della missione e favorire la comunicazione delle idee e la condivisione delle esperienze, trattare i principali argomenti legati alla missione della Chiesa, proporre approfondimenti e aggiornamenti) sono stati sempre presenti nello svolgimento del corso, con una buona risposta da parte dei missionari. Missionari e professori hanno segnalato unanimemente il clima di cordialità e amicizia che si è stabilito in tutti i momenti. Per i futuro si aprono ancora buone prospettive di sviluppo di una riflessione arricchita dall’apporto dell’esperienza diretta sui principali temi e questioni legati alla prassi missionaria. Si prospetta il potenziamento della condivisione e comunicazione anche per mezzo di una piattaforma informatica, e i rapporti con il VIS e con l’agenzia MISNA. A conclusione di questa lunga e interessante esperienza formativa, i missionari hanno ricevuto un attestato di partecipazione.

In preparazione all’incontro IUS di Madrid

In questo senso alla riunione hanno partecipato, oltre i Centri di Venezia-Mestre (IUSVE), centro ospitante, quello di Madrid, che organizza il Seminario di febbraio, il Centro di Ingegneria di Barcellona, l’Accademia Jabok di Praga, e con l’UPS, i Centri Italiani affiliati di Torino-Rebaudengo, di Firenze-Zenit e di Vitorchiano-IPU. Era presente il coordinatore delle IUS prof. Mario Olmos. La riunione ha dato occasione a una lunga riflessione e a una esplicitazione di approfondimento della comune identità di prospettive ideali e di azioni possibili insieme, pur nel rispetto delle diversità e referenze istituzionali.

Un...vivace pezzo di Campo Grande do Sul

Il gruppo di Campo grande fra don C. Nanni e don G. F. Coffele

Sabato 18 e domenica 20 gennaio, il Rettore e il Vice-rettore prof. Vito Orlando (delegato a tenere i rapporti tra Università e Congregazione Salesiana) hanno partecipato alla riunione delle IUS-Europa svoltasi a Venezia, preparatoria all’incontro di Madrid, sede del grande seminario internazionale sul tema della “Inclusione e Sistema Preventivo”. Le IUS sono una organizzazione delle Istituzioni Universitarie Salesiane (in cui sono comprese Università, Facoltà, Centri di formazione superiore, Accademie), sparse nel mondo e che sono in continuo incremento specie in America Latina e in India. Si tratta di circa ottanta entità, anche se le università vere proprie sono poche. Dal punto di vista congregazionale, esse sono coordinate e animate dal Dicastero di Pastorale Giovanile della Congregazione Salesiana. L’UPS è una realtà a sé stante, dipendendo direttamente dal Rettor Maggiore dei Salesiani (che ne è accademicamente il Gran Cancelliere) e a un livello più alto, in quanto Università Pontificia, dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica (per intenderci, il Ministero dell’Educazione della Santa Sede). Alle IUS non partecipano per gli stessi motivi i Centri di studi di formazione filosofica e teologica dei Salesiani (che dipendono dal Dicastero della Formazione Salesiana). Ma su impulso del Gran Cancelliere, l’UPS ha posto come uno dei punti del Piano di azione per il triennio 2012-2015 quello di incrementare la collaborazione con le IUS, nella linea di una sinergia di azione e di formazione nello spirito salesiano e del Sistema Preventivo di Don Bosco.

Il 26 gennaio il campus è stato piacevolmente invaso da un gruppo di brasiliani, adulti e ragazzi, di un unico ceppo familiare, ovviamente allargato: una mamma veniva dal Canada. C’erano rappresentate quattro generazioni che riconoscono in Donna Elza la vivace e dinamica capostipite. L’infaticabile prof. José Reinaldo Correa, incaricato dell’ufficio di pubbliche relazioni e sviluppo dell’Universidade Don Bosco do Campo Grande (Mato Groso do Sul - Brazil), e professore di lingue, ha organizzato il viaggio di questa bella famiglia di grandi amici e benefattori. Alla fine di una crociera che li ha portati in Grecia, Turchia e Israele hanno dedicato alcuni giorni a Roma. Dopo una visita personalizzata al Vaticano, guidata dal prof. Gianfranco Coffele, sono venuti a conoscere la nostra Università e hanno condiviso un momento di amicizia conviviale, ospiti del Magnifico Rettore prof. Carlo Nanni, a cui hanno preso parte anche alcuni studenti e docenti brasiliani residenti all’UPS. Come è noto l’UPS sta cercando di fortificare i rapporti di collaborazione con le altre istituzioni universitarie salesiane sparse nel mondo, la più grande delle quali è appunto la rinomata Università della capitale del Mato Groso do Sul, Campo Grande, terra nella quale la presenza dei salesiani di Don Bosco è stata ed è particolarmente significativa.

Visita del Rettore dell’Institut Catholique Nel pomeriggio di giovedì 14 febbraio, il Rettor Magnifico dell’Institut Catholique di Parigi, prof. Philippe Bordeyene, ha fatto visita alla nostra Università. Nel colloquio con il Ret-


Al centro il prof. P. Bordeyene con i proff. C. Nanni e M. Wirth

tore prof. Carlo Nanni, presenti il prof. Morand Wirth e il Vice-rettore per le relazioni internazionali, prof. Gianfranco Coffele, dopo una breve e reciproca presentazione delle due istituzioni di riferimento, ci si è confrontati sulla previsione di una convenzione per lo scambio di docenti e studenti “alla pari” e per ricerche da realizzare in comune, su tematiche specifiche dei due centri accademici. Il Rettore Bordeyne ha poi visitato la Biblioteca Don Bosco, per conoscere la struttura e il servizio culturale e formativo che offre agli studenti, in quanto anche nella sua Università si sta avviando un progetto di rinnovamento della Biblioteca Centrale. In una e-mail che ha inviato due giorni dopo la sua visita, il prof. Bordeyne ha voluto scritto che “la visita all’Università Salesiana è stata un momento di luce”. E ha inoltre sottolineato come anche S. Ecc. mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, con il quale ha avuto un colloquio il giorno prima, ha espresso entusiasmo dando il suo fervido incoraggiamento alla realizzazione dei potenziali futuri progetti di collaborazione tra le due istituzioni circa la catechesi e le scienze dell’educazione, per un arricchimento delle nostre fonti documentaristiche in queste discipline. In marzo un gruppo di studenti dell’Università Salesiana guidato dal prof. Carlo Bissoli - continuando una lunga e assodata tradizione - farà un viaggio di studio per visitare il Centro di catechesi dell’Institut Catholique a Parigi, mentre a fine aprile sarà un gruppo di studenti dell’Institut Catholique a ricambiare la visita all’UPS.

Inclusione sociale e Sistema Preventivo Da lunedì 25 a giovedì 28 febbraio, si è tenuto presso il CES (Centro di Insegnamento Superiore) Don Bosco di Madrid collegato alla Università madrilena Complutense, e gestito dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice - un Seminario intercontinentale promosso dal Gruppo Educazione delle IUS (Istituti Universitari Salesiani). Erano presenti rappresentanti dal Brasile, dalla Costarica, dalla Colombia, dall’India e per l’Europa dalla Repubblica Ceca, da Venezia Mestre, da Torino. Tra gli altri, hanno partecipato don Fabio Attard, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile della Congregazione Salesiana, il prof. Mario Olmos, Cordinatore Centrale delle IUS, la dott.ssa Carla Carazzone, Presidente del Vis (Volontariato Internazionale Sviluppo) e l’ultimo giorno anche suor María del Carmen Canales Calzadilla, consigliera della Pastorale Giovanile dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. L’UPS era presente con il Rettore prof. Carlo Nanni, che è stato anche l’ultimo dei quattro relatori che per ogni sessione hanno presentato la relazione di base. Ad esse il 26 e il 27 hanno fatto seguito due Tavole rotonde, con docenti universitari, di cui per ognuna un docente presente in video conferenza. Negli stessi giorni hanno completato i lavori della sessione numerose comunicazioni di esperienze o di approfondimento di qualche aspetto o di proposizione di modelli di intervento socio-educativo. Il tema generale è stato: “Educazione e inclusione sociale; sfide e proposte. Una comprensione da parte della Pedagogia salesiana”. La prima relazione di base ha presentato anzitutto

il quadro contestuale, a opera del prof. Angel Astorgano Ruiz, segretario della Oiec di Bruxelles, che rappresenta le scuole cattoliche presso gli organi centrali europei. La relazione si intitolava appunto: “Esclusione e inclusione sociale in ambito europeo”. La seconda relazione ha invitato a riflettere sui “Modelli di inclusione sociale”, confrontandosi soprattutto con i dati dell’OCSE-2012. Relatore è stato il prof. Arduino Salatin, Preside dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia (IUSVE). Le due tavole rotonde che sono seguite hanno approfondito i temi della “Scuola inclusiva” e degli “Interventi socio-educativi con minori a rischio sociale”. La Relazione di mercoledì 27 ha tematizzato la “Pedagogia inclusiva in chiave di futuro”. Relatore è stato il prof. Gerardo Echeita Sarriomandía, docente ordinario dell’Università Autonoma di Madrid. Le due tavole rotonde hanno presentato le “Piattaforme sociali salesiane: identità, progetti, risultati”, e “Interventi socio-educativi con persone con disabilità”. La relazione conclusiva del prof. Carlo Nanni, intitolata “Pedagogia salesiana e inclusione sociale”, ha cercato di offrire un confronto, fatto di vicinanze e differenze, tra Sistema Preventivo e pedagogia inclusiva, con proiezione verso azioni educative che possano vincere almeno un poco – in questi tempi non facili – le difficoltà che si presentano per l’inclusione, la buona qualità della vita, la partecipazione attiva e solidale (e cristianamente fraterna) di tutti: dei giovani in particolare. Il clima di serietà e di amicizia creato dal team organizzativo è stato complementato anche da momenti di attività culturali-formative con una manifestazione serale di arti sceniche e teatro inclusivo per e con persone disabili, e un’altra serata di danza e balli spagnoli. Il pomeriggio di giovedì 28 è stato impiegato in un intenso incontro di programmazione dello IUS Education Group europeo, con cui collabora la nostra Università. Il Seminario avrà una sua logica continuazione con un parallelo seminario in Brasile-SanPaolo (ottobre 2013), in IndiaDarjeeling (Bengala Occidentale) nella primavera del 2014, a Venezia Mestre nell’ottobre dello stesso anno. Tutto troverà la sua conclusione nel Congresso Internazionale previsto a Roma-UPS nel marzo del 2015, in concomitanza con le celebrazioni per il Bicentenario della nascita di Don Bosco. Suor M. del Carmen Canales. In alto il prof. Nanni


Don N. Mayala e il prof. F. Lopes Il Card. R. Farina e don J. D’Souza

Visita alla Biblioteca Vaticana Sabato 16 febbraio, un gruppo di 18 docenti, tutti appartenenti alla comunità “San Francesco di Sales” della Visitatoria, insieme al Rettore Carlo Nanni, ha visitato la Biblioteca Vaticana, guidati da S. Em. il Card. Raffaele Farina, bibliotecario emerito della Biblioteca Apostolica Vaticana e prima ancora prefetto della stessa Biblioteca, potendo vedere ambienti artisticamente interessanti e arrivare ad avere tra le mani documenti antichi rarissimi. Durante la mattinata molti di loro avevano visitato le fondamenta e i reperti archeologici, il museo, la Basilica e il loggiato (con ambienti annessi, come la cosiddetta “Sala dei Papi”) della Basilica di Santa Maria Maggiore.

Julius K. Nyerere, modello di “capo servitore” Mercoledì 6 Marzo 2013, si è tenuta la prima conferenza del gruppo SAM-UPS (Studenti di Africa e Madagascar dell’UPS) sul tema Julius K. Nyerere, Modello del capo servitore per un’Africa in costruzione. Hanno guidato la riflessione: Filomeno Lopes (Guinea Bisau), filosofo e giornalista presso Radio Vaticana, e don Nicodemus Mayala (Tanzania), studente dottorando all’Università Pontificia Urbaniana, il quale sta scrivendo la sua tesi proprio su Julius Nyerere, primo presidente della Tanzania e uno dei padri delle indipendenze in vari paesi dell’Africa subsahariana. È stato lo stesso Rettor Magnifico a dare inizio all’incontro con una parola di benvenuto a tutti i partecipanti evidenziando l’importanza di una tale iniziativa nella “nostra” Università, fortemente multiculturale e che pratica, nel vissuto e nell’insegnamento, la via dell’incontro dei popoli e dell’interculturalità, auspicando poi che simili riflessioni si possano ripetere nel futuro. Don N. Mayala ha presentato la figura di Julius Nyerere in quanto uomo di fede, il cui processo di canonizzazione è stato ormai avviato, delineando la vita e le opere nonché un accenno alla sua filosofia comunitaria dell’Ujamaa che consiste nella costruzione del progetto di società sulle fondamenta del passato del popolo tanzaniano senza importare un’ideologia straniera (evitando così di soffocare i propri modelli sociali che la contraddistinguono). In sintesi - ha sottolineato il relatore - si tratta di aiutare l’intera nazione a vivere come una famiglia. Per Mayala, Nyerere “ha voluto eliminare lo sfruttamento e l’oppressione, affinché la dignità dell’umanità e l’uguaglianza di tutti gli uomini diventino la base dello sviluppo”. Filomeno Lopes invece ha rimarcato la portata filosofica del pensiero “Nyereriano” nella congiuntura politica e geopoli-

tica continentale e mondiale odierna. Perciò ha proposto delle linee per leggere Nyerere insieme ad altre figure carismatiche della sua epoca come Cabral e Mandela. Essi sono stati presentati da Lopes come “coloro che oltre a essere Padri delle indipendenze dei Paesi africani, hanno interpretato il potere anzitutto come un servizio ai rispettivi popoli nell’interesse globale del continente africano e del mondo”. Inoltre, Lopes è convinto che la riflessione sulla figura di Nyerere come leader politico trova il suo significato profondo quando si riflette sulla questione della leadership, perché è “la tragicità di tale questione oggi nel mondo in generale e dei suoi effetti nefasti per il continente africano in particolare a rendere viva, nelle nostre menti e nei nostri cuori, il volto di Julius Nyerere”. Perciò, e molto a proposito, Lopes lo presenta come un’icona per la politica africana e mondiale. Jean Baptiste BIKENA TONYE

Convegno Frontis sulla medicina del benessere Il 9 marzo l’Università ha ospitato, come di consueto, l’evento dedicato alla salute e al benessere delle donne. Il convegno, organizzato dalla Società di medicina del benessere Frontis con il patrocinio del IV Municipio, dell’Ordine Provinciale dei Medici e del Collegio delle Ostetriche, è giunto all’VIII edizione. Celebrato all’indomani della festa della donna, il meeting ha conquistato anche quest’anno un pubblico sia femminile che maschile di oltre 500 persone. All’apertura dei lavori, il Rettore, prof. Carlo Nanni, ha salutato e dato il benvenuto a tutti i convenuti, incoraggiandoli al rispetto per la cura del proprio corpo e della propria mente, beni preziosi per ciascuna persona. Ricco il programma della giornata che ha visto esperti del settore, medici estetici, omeopati, chirurghi, immunologi, ostetrici, genetisti approfondire argomenti fondamentali per la salute e il benessere psico-fisico delle donne, ma anche degli uomini. Protagonista della prima parte dell’evento è stata la medicina estetica. Sono stati illustrati i metodi per mantenere la propria immagine, espressione del benessere interiore di ogni individuo. Per il capitolo dedicato alla nutrizione, grande spazio è stato rivolto agli alimenti acidificanti, al rapporto fra parassiti intestinali, intolleranze alimentari e malattie genetiche quali celiachia, intolleranza al lattosio, resistenza insulinica. La me-


Il prof. G. F. Coffele

L’intervento del prof. C. Nanni

dicina anti-aging è stata al centro della terza parte della giornata in cui si è parlato dei test genetici per prevenire le malattie ovvero “invecchiare in salute”, e di come trattare lo stress, le tiroiditi autoimmuni, l’insonnia, la menopausa, l’osteoporosi con la medicina integrata. Una medicina volta dunque a rispettare e curare le problematiche di ogni età, ma soprattutto una medicina della salute prima ancora che della malattia. La grande novità di questa edizione è stata la sessione pomeridiana dedicata ai problemi dei più giovani: sono stati illustrati i trattamenti per l’acne, i rischi delle malattie trasmissibili e le basi per una corretta postura davanti al computer. “Grazie all’ospitalità e alla collaborazione con questa Università,- spiega la dottoressa Paola Fiori, direttore sanitario di Frontis - stiamo riuscendo con il tempo a fornire a Roma e in particolare al nostro territorio, un appuntamento stabile con la formazione per il rispetto della vita e della salute in primo luogo delle donne, ma col passare degli anni di entrambi i sessi e direi anche di tutte le età: Ringraziamo quindi il Rettore e tutto lo staff dell’Ateneo che si mette ogni anno a disposizione per rendere questo momento sempre più efficace e soddisfacente per tutti”.

Simposio per gli 80 anni del Card. Kasper L’Osservatore Romano dell’8 marzo annunciava un Simposio che sarebbe stato inaugurato proprio in quel pomeriggio nella cittadina tedesca di Vallendar, nei pressi di Koblenz. Fra le belle e feconde colline che si affacciano sul Reno, nel “quartiere” di “Schänstatt” - la bella città diventata famosa nel mondo per il movimento omonimo lanciato nel 1914 dal pallottino P. G. Kentenich - c’è la facoltà di Filosofia e Teologia dei figli del romano San Vincenzo Pallotti (1795-1850). Fondato e gestito dal prof. George Augustin, religioso del Kerala (India), laureatosi a Tübingen con il prof. Kasper, il Kardinal Walter Kasper Institut ha organizzato il Simposio Glaube und Kultur per celebrare l’80° compleanno del Cardinale. Il motto cardinalizio Veritatem in Caritate è servito da bussola durante la tre-giorni di incontri che ha cercato di rispondere a domande centrali quali l’importanza di Dio nella nostra società, il compito della fede nel tempo moderno, la riscoperta delle radici cristiane dell’Europa Le risposte sono state affidate a illustri nomi della cultura e della teologia tedesca e italiana. Per la circostanza gli amici del Cardinale, studiosi di Cristologia, sia dal punto di vista prettamente dogmatico, sia da quello della teologia fondamentale, nella “festa” di sabato pomeriggio hanno offerto il ponderoso volume intitolato: Mein Herr und mein Gott. Christus bekennen und verkünden. Il

Card. Kasper, dal momento che al mattino aveva dovuto partecipare alla “Congregazione Generale” con gli altri cardinali, è arrivato a Vallendar con un aereo privato il sabato pomeriggio per il momento più “celebrativo” del Simposio. Lo accompagnavano da Roma il suo successore card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e S.Ecc. il vescovo Brian Farrell, L.C., Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. In questa circostanza, ci sia lecito ricordare che in occasione del 70° compleanno del card. Kasper, per iniziativa dei professori A. Russo e G. F. Coffele, è stato offerto nella nostra UPS allo stesso Cardinale il volume “Divinarum Rerum Notitia. La teologia tra filosofia e storia” Studi in onore del Cardinale Walter Kasper. Nel saluto iniziale ai 200 professori partecipanti al Simposio, il Rettore, prof. Paul Rheinbay, ha serbato un saluto e un grazie speciale al Vice-rettore dell’UPS, prof. Coffele, con le seguenti espressioni: “Ich begrüße den Vizepräsidenten der UPS aus Rom, Prof. Coffele. Durch Affiliation an Ihre Hochschule ist in den 90er Jahren unser Promotionsstudiengang Theologie geboren worden. Auch wenn wir heute selbständig Doktorate verleihen können, für diesen kirchlichen Dienst der Freundschaft sind wir Ihnen bleibend dankbar”. Effettivamente negli anni 90, tramite l’affiliazione all’UPS, il centro di Vallendar è stato promosso a Facoltà a sé stante in grado di poter offrire dottorati; la memoria storica del servizio ecclesiale di amicizia da parte dell’UPS, li sospinge a esserci permanentemente riconoscenti. Il Simposio ha previsto, domenica 10 marzo, il solenne pontificale nella grande chiesa parrocchiale-cattedrale di Vallendar, con una indimenticabile omelia tenuta dal card. Koch. La prevista visita del Card. Kasper alla nostra Università, per gli eventi ecclesiali a tutti conosciuti, slitterà a dopo la Santa Pasqua. Sarà bello fargli festa per l’amicizia con cui ha sempre accompagnato la nostra Università e, d’un modo speciale, alcuni fra i suoi professori, e complimentarlo anche per l’ultima fatica, specie dopo l’elogio che nel primo Angelus gli ha serbato in forma del tutto unica Papa Francesco, facendo riferimento al suo libro: Barmherzigkeit. Grundbegrift des Evangeliums – Schlüssel christlichen Lebens, già tradotto in varie lingue, fra cui l’italiano e lo spagnolo. “In questi giorni - ha raccontato il Papa - ho potuto leggere un libro del cardinale Walter Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo, sulla misericordia. Un buon libro che mi ha fatto tanto bene. Ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei cardinali”. Il Card. W. Kasper


uDue collane a servizio della u

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notizieups•Lettere Cristiane e Classiche

Cultura Classica e Cristiana a cura di Manlio Sodi

I proff. M. Sodi (destra) e R. Spataro (al centro), con studenti della Facoltà

no dei segni che caratterizza l’impegno culturale di una Facoltà è costituito dalle pubblicazioni. Lungo i cinque decenni che caratterizzano la storia della Facoltà sono apparse varie pubblicazioni distribuite in collane successive, come si può vedere in www.latinitas.unisal.it. Con l’approssimarsi del 50° della Veterum Sapientia - la Costituzione apostolica con cui Giovanni XXIII nel 1962 rilanciava lo studio del latino - la Facoltà ha avviato la pubblicazione di due collane che mentre chiudono quanto era stato pubblicato in passato, vogliono essere un segno eloquente dell’impegno e dell’attenzione che il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis è chiamato ad attuare. Entrambe sono pubblicate dalla LAS, l’editrice dell’UPS. La prima collana, sotto il titolo “Veterum et Coaevorum Sapientia” (VCS), accoglie volumi di Autori singoli o in collaborazione per far conoscere atti di convegni e simposi organizzati dalla Facoltà, oppure opere frutto di ricerca e da riproporre in vista di ulteriori sviluppi della cultura, nel contesto letterario dell’antichità greca e latina, e delle tradizioni cristiane. Presentiamo di seguito una brevissima recensione dei singoli volumi. Le prime tre lettere sono l’acronimo della collana.

VCS 2 – “Docere et discere”. La figura del Maestro nella formazione scolastica del mondo antico pagano e cristiano. Il convegno di Facoltà del 2011 ha voluto considerare l’importanza della figura del maestro per la formazione scolastica nel mondo antico, sia pagano che cristiano. Gli esempi che emergono costituiscono una lezione importante per comprendere l’oggi e insieme per progettare quel domani che sarà tale se non perderà le proprie radici.

VCS 1 – Sacerdozio pagano e sacerdozio cristiano. Nell’anno sacerdotale (2010) la riflessione della Facoltà si è impegnata ad approfondire il senso del sacerdozio nel contesto pagano e ovviamente in quello cristiano. Ne è scaturito un materiale interessante che attraverso la verifica dei lavori e dei confronti attuati durante il convegno, ha dato vita al presente volume.

VCS 4 – Studio introduttivo ai sette libri contro i pagani di Arnobio [Afro]. Insieme al seguente volume, l’opera presenta la traduzione a cura di Biagio Amata del testo latino di Nicola Le Nourry presente nella Patrologia latina. Si tratta della necessaria “premessa” per comprendere lo specifico dell’opera stessa di Arnobio pubblicata nel volume successivo .

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VCS 3 – “Post occasum Urbis”. L’eredità culturale e letteraria di Roma antica. Nell’anno centenario della morte di Giovanni Pascoli (1912) non poteva mancare da parte della Facoltà un’attenzione speciale alle composizioni latine che hanno reso famoso il Pascoli attraverso i concorsi che si svolgevano ad Amsterdam, e a cui per vari anni ha partecipato conseguendo spesso la medaglia d’oro. Ampi apprezzamenti sono stati rivolti a questa edizione che presenta il testo latino con traduzione italiana e commento a cura di M. Pisini.


VCS 5 – Difesa della vera religione contro i pagani. È questa l’opera vera e propria di Arnobio; il testo latino con la traduzione italiana a cura di Biagio Amata permette, finalmente, a un più ampio pubblico di confrontarsi con il pensiero di uno scrittore il cui orizzonte è superato solo dal De Civitate Dei di S. Agostino. Studi successivi permetteranno di comprendere meglio il valore di quest’opera che appare ora per la prima volta in lingua italiana. VCS 6 – Introduzione alla Sapienza. Un manifesto dell’umanesimo europeo del sec. XVI a servizio dell’odierna emergenza educativa. Uno scrittore vissuto oltre quattro secoli fa può essere riproposto in un contesto di emergenza educativa quale quella che viviamo anche all’inizio del XXI secolo? Il confronto con le 600 sentenze espressione di saggezza comune permette di cogliere il valore di quanto espresso da J.L. Vives in lingua latina, e qui riprodotto anche con traduzione italiana e cinese. VCS 7 – Sacramentarium Gregorianum. Concordantia. La latinitas liturgica costituisce una delle attenzioni cui si rivolge il progetto formativo della Facoltà. Da qui il bisogno di conoscere le più antiche fonti liturgiche e di avere a disposizione gli strumenti più adeguati come le concordanze. In questa linea sono attese entro l’anno 2013 anche le concordanze del sacramentario gelasiano e veronense; si avrà in tal modo un orizzonte completo di ciò che la traditio liturgica della Chiesa di Roma ha fatto giungere fino a noi.

I prossimi volumi già in stampa o in preparazione ci permetteranno - oltre a quanto appena accennato circa le fonti liturgiche - di accogliere gli “atti” del Convegno sulla Veterum Sapientia celebrato lo scorso anno 2012. Il volume si aprirà con la Lettera Feliciter appetit che Benedetto XVI fece giungere in quella particolare occasione. Subito dopo avremo a disposizione l’opera Scripta selecta: una raccolta di scritti del prof. Cleto Pavanetto per ricordare al di là dell’80° compleanno il servizio di una intera esistenza per la causa della cultura classica.

La seconda collana, iniziata con il 2013, porta il titolo Flumina ex Fontibus (FeF), un’espressione ovidiana mutuata e adattata per richiamare quello straordinario fiume costituito dalla cultura cristiana e classica quale si è sviluppata nel bacino del Mediterraneo. Sono le fontes che alimentano il flumen; ed è per questo che la collana accoglie opere che permettono di gustare acqua di sorgente: si tratta di sorgenti che scaturiscono da personaggi o da documenti che hanno lasciato il segno eloquente nel grande alveo della storia. Eccone una sintetica rassegna di recensioni. FeF 1 – La liturgia vita del fedele. Profilo del christianus nell’eucologia del Sacramentarium Veronense. Il lavoro di F. Krason è stato condotto su una delle più antiche fonti liturgiche per delineare gli aspetti essenziali della vita del fedele quale scaturisce dal linguaggio della celebrazione. L’attualità del volume permette di comprendere la ricchezza di un documento che coinvolge la vita di persone che hanno aderito a Cristo attraverso la celebrazione dei santi misteri.

FeF 2 – Manfredi di Svevia. Impero e Papato nella concezione di Dante. Nel contesto della cultura medievale si pone anche questa opera di O.A. Bologna che ripercorre e fa il punto su Manfredi di Svevia. Al centro dell’interessante monografia si colloca il personaggio storico di indiscusso valore e spessore nonostante la sua breve vita di 34 anni. L’uomo, il politico, il combattente sono i tre aspetti che arricchiscono questa interessante ricerca.

Altri volumi già in avanzata preparazione sono: “Ecclesia mater” chez Cyprien de Carthage. Signification et portée théologique di A. Musoni; Vita di Christina di Markyate: un’edizione critica con traduzione, a cura di A. Glusiuk; e la raccolta di studi su Ignazio di Antiochia che F. Bergamelli ha realizzato durante i suoi lunghi anni di docenza e di studio dei Padri della Chiesa. Altre opere sono in programmazione. Nel loro insieme, i volumi denotano un impegno elevato che intende continuare a caratterizzare la Facoltà perché possa essere sempre più a servizio della cultura classica e cristiana attraverso lo studio approfondito di tutti quei linguaggi attraverso cui la latinitas si è espressa e continua a manifestarsi nell’odierno panorama culturale ed ecclesiale.


uAttività dei tre Istituti della FdT u

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notizieups•Teologia

ISTITUTO DI TEOLOGIA SPIRITUALE Spiritualità e Formazione: tra teoria e prassi di Jesús Manuel García

ra le iniziative promosse dall’Istituto di Teologia Spirituale, vogliamo mettere in evidenza quella svoltasi ad Anagni nel primo trimestre di quest’anno. Si è trattato di una mattinata di condivisione tra docenti e studenti dell’Istituto con i formatori del Seminario Regionale di Anagni (Pontificio Collegio Leoniano). Era prospettato l’obiettivo di confrontarsi sulle sfide circa la formazione dei sacerdoti: teoria e prassi; docenti e studenti approfondiscono le diverse questioni attinenti l’ambito della formazione e i formatori, sul posto, “mettono in pratica” la teoria imparata nelle aule dell’Università. Nel dialogo con i formandi del Seminario sono emerse alcune considerazioni importanti che hanno provocato numerosi interventi dei partecipanti. Il Rettore del Seminario - una grande struttura, fondata da Leone XIII nel 1897 e preposta alla formazione dei nuovi presbiteri delle Diocesi Suburbicarie e del Lazio Sud, che riunisce una sessantina di seminaristi - ha sottolineato l’importanza che essi danno al lavoro in équipe. Una volta alla settimana i formatori si confrontano tra di loro per affrontare i problemi dei seminaristi e cercare soluzioni condivise. La disponibilità di tutti i formatori del Seminario, presenti durante le due ore di scambio di pareri sui problemi della formazione, rende credibile - se ce ne fosse stato bisogno - la realtà sottolineata dal Rettore: “Qui si lavora in gruppo!”. I giovani seminaristi risentono il retroterra della cultura odierna. Il ruolo del padre spirituale, che con tanta pazienza e umiltà accompagna i singoli seminaristi, risulta determinante nell’orientamento dei giovani formandi. “I giovani vengono al seminario con tanto entusiasmo, magari idealizzato, ma anche con molta fatica e fragilità”. I primi due anni sono orientati alla maturazione della loro personalità. Due dim e n s i o n i vengono specialmente curate in questo periodo: la dimensione affettivo-psicologica e

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Nelle foto: il gruppo di studenti con il prof. J. M. García

la spiritualità. Si parte dalla riscoperta della verità di se stessi per aprirsi poi, con decisione e spirito obbedienziale, alla Verità di Dio. La preghiera personale, il rapporto con Gesù Eucaristia, la direzione spirituale e il sacramento della confessione sono mediazioni fondamentali per maturare la decisione personale. La risposta alle domande degli studenti circa le dimensioni della persona che oggi richiederebbero più attenzione, sia da parte del direttore spirituale che del confessore, è stata decisa: anzitutto si deve partire dalla formazione umana. “Oggi i ragazzi sono carenti di umanità”. Davanti a questa realtà bisogna insistere sui valori umani fondamentali: il rispetto, l’altruismo, la lealtà, la generosità, la sincerità, l’autenticità. Su di un’altra realtà i formatori del Seminario erano tutti d’accordo: il servizio di accompagnamento nella formazione dei giovani seminaristi è bello. Ognuno si sente crescere con i propri formandi. A contatto con i giovani si acquista anche la consapevolezza che la formazione non finisce mai. È un percorso da farsi per tutta la vita. I giovani hanno il desiderio sincero di mettersi alla ricerca di Dio. Hanno bisogno però di testimoni trasparenti dell’amore di predilezione che Dio ha verso ognuno di loro. L’ultima raccomandazione per i membri dell’Istituto di Spiritualità: il prete del futuro dovrà essere “uomo spirituale”. Soltanto una spiritualità solida e radicale potrà sanare, sviluppare e far crescere una umanità debole. Si tratta di formare “servitori” degli uomini e donne del nostro tempo, non “principi”; preti che “siano preti” e non soltanto “sembrino” di esserlo. Il motto scritto all’ingresso del Pontificio Collegio ci ha accompagnato nel cammino di rientro all’Università: “Tutto passa. Solo Dio resta e l’amicizia tra di noi” (P. Mario Rosin SJ).


I proff. A. Escudero, M. Maritano e A. Musoni

I proff. M. Cimosa, S. Fernando, G. Vallabaraj, D. Medeiros

ISTITITO DI TEOLOGIA PASTORALE Per una Pastorale giovanile interculturale di Francis Vincent Anthony

n sintonia con il contesto globalizzato che sta comportando cambiamenti di enorme portata sia sul piano socioculturale che ecclesiale, da qualche anno l’Istituto di Teologia Pastorale sta sostenendo una prospettiva innovativa nell’ambito della pastorale giovanile: quella della “pastorale giovanile interculturale”. Tale progetto è anche un tentativo di rispondere alle sollecitazioni del Capitolo Generale XXVI (2008) dei Salesiani, nel quale si insisteva sulla necessità di promuovere “il dialogo tra fede, cultura e religioni”, “il dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale”, e di creare “comunità interculturali”. Il CG26, richiamandosi al passato, cioè all’essere “eredi di una forte tradizione nel campo della ricerca e delle pubblicazioni nel settore della catechesi e della pastorale giovanile”, sottolineava “pure la difficoltà ad essere presenti in modo significativo nel dialogo tra fede, cultura e religioni che costituisce oggi una sfida fondamentale per la nostra missione”. Integrando questa sfida, segnalata dal CG26, all’interno di un processo progettuale di rinnovamento della pastorale giovanile già avviato nel 2007, l’ITP ha voluto svilupparlo in quattro fasi. La prima fase è stata l’elaborazione di prospettive fondanti con un seminario svoltosi il 23 novembre 2009. Il volume Pastorale giovanile interculturale. 1. Prospettive fondanti (LAS 2012) a cura dei proff. F.V. Anthony e M. Cimosa comprende le due relazioni dei proff. V. Orlando e di M. Pollo, e i contributi di altri docenti legati all’ITP. Nel periodo 2010-2012 è stata realizzata la seconda fase del progetto con una serie di seminari che hanno esplorato le risorse antropologico-culturali e quelle teologico-ecclesiali dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina, e dell’Europa dell’Est. Questa fase è stata portata a conclusione con un seminario analogo sul Medio Oriente il 25 febbraio 2013. Gli interventi degli esperti in questi seminari verranno pubblicati nel volume in preparazione Pastorale giovanile interculturale. 2. Risorse contestuali, a cura dei proff. D. Medeiros e S. Fernando. Nel prossimo anno accademico è prevista la fase successiva di analisi delle buone pratiche, cioè delle esperienze concrete di interculturalità nell’ambito di scuola, università, centri giovanili, parrocchie e centri per i migranti. Tutto ciò ci dovrebbe portare alla fase progettuale. In questo modo l’ITP vorrebbe realizzare altri due volumi in piena continuità con il cammino svolto: volume 3. Buone pratiche; e volume 4. Prospettive progettuali. Ci si augura che tutto ciò possa sfociare in una nuova edizione del dizionario di PG nella prospettiva contestuale e interculturale.

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Il prof. F. V. Anthony. Di spalle, il prof. M. Midali

ISTITUTO DI TEOLOGIA DOGMATICA Lo sguardo sul Concilio Vaticano II. Un percorso quadriennale di letture e approfondimenti di Antonio Escudero

on l’11 ottobre 2012 siamo entrati in una successione di cinquantesimi in relazione ai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il dato cronologico, di per sé irrilevante, sollecita l’attenzione per lo studio dell’evento conciliare, e questo impegno invece è di capitale importanza. Viviamo sempre il momento storico della sua ricezione, quale processo in atto aperto ancora a molteplici sviluppi, e la comprensione di questo momento ha una portata pratica evidente. Possiamo contare ormai su una abbondantissima bibliografia, con gli studi di questi ultimi anni che vedono il Vaticano II sempre più lontano nel tempo, come già avvertiva vent’anni fa Otto Hermann Pesch nel prologo del suo volume sul Concilio. Con questa consapevolezza l’Istituto di Teologia Dogmatica ha progettato una serie di approfondimenti sul Concilio Vaticano II, per trattare le linee portanti dell’insegnamento, l’esame della ricezione e la segnalazione delle prospettive. Si presenta così un programma quadriennale, che prende in considerazione quattro grandi centri di interesse del Concilio: il culto cristiano, la Parola di Dio, l’unità dei cristiani e la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Gli incontri si terranno per promuovere un dialogo di qualità, a partire da due proposte significative. Il primo di questi incontri, con l’argomento Chiesa e Liturgia. Dottrina, ricezione e prospettive, è fissato per il prossimo 2 maggio 2013, con gli interventi dei professori P. Silvano Maggiani, professore di Liturgia alla Pontificia Facoltà «Marianum» e al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, e don Damasio Medeiros, professore di Teologia sacramentaria nella nostra Facoltà. L’iniziativa degli incontri sul Concilio è rivolta a un pubblico già introdotto nel terreno della teologia, ma non ridotto alla cerchia ristretta dei professori o ricercatori. L’obiettivo è quello di offrire una lettura fondata dell’insegnamento conciliare e dei suoi sviluppi. È vero che i temi di questi incontri di studio non esauriranno l’intero panorama degli apporti offerti dal Vaticano II, espressi nei suoi documenti, costituzioni, decreti e dichiarazioni, ma il confronto servirà certamente a maturare chiavi di lettura, illustrare il metodo interpretativo, segnalare concetti fondamentali e suggerire ulteriori ricerche.

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notizieups•Scienze della Comunicazione

RETI SOCIALI porte di verita e di fede ’ un “ambiente” da abitare di Mauro Mantovani

In cammino con tutta la Chiesa e la Congregazione salesiana Il 24 gennaio è stato pubblicato il Messaggio di Papa Benedetto XVI per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (domenica 12 maggio), dedicato alle reti sociali come nuovi spazi di evangelizzazione. Per la FSC esso rappresenta un ulteriore incentivo a proseguire nell’attenzione e valorizzazione del settore dei media digitali, peraltro già significativamente presente nella proposta formativa e nei curricoli di studio. «Quanto il Papa ci ha consegnato con questo messaggio – così ha commentato il Consigliere salesiano per le Comunicazioni sociali, don Filiberto González – ci stimola a riflettere […]. Siamo chiamati a verificare in prima persona gli atteggiamenti suggeriti dal Pontefice e, insieme ai giovani, educarci [… per] saper vivere la nuova realtà dei social network con autenticità e maturità, con prudenza, non con paura, prevenendo più che reprimendo. La nostra Congregazione ha un grande passato di creatività evangelizzatrice attraverso i vecchi media; penso alle filmine, diapositive, pubblicazioni cartacee […]. Non da meno deve esserlo per il futuro con i nuovi media. Già vedo molte e buone iniziative […]. Il nostro carisma ci indica un criterio chiaro: lì dove sono i giovani, siamo noi, evangelizzandoci, educandoci, santificandoci insieme» (ANS - Agenzia Info Salesiana, 25 gennaio). La FSC si sente pienamente coinvolta in questo impegno, ben riassunto nell’espressione “La comunicazione educa. L’educazione comunica”, che fa parte del …suo DNA! Nei giorni 3-4 maggio questo Messaggio sarà oggetto di confronto in occasione della Giornata Salesiana di Comunicazione organizzata dal Dicastero e dall’Ambito della Comunicazione Sociale dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice insieme con la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” e la FSC per i giovani religiosi itaIl decano prof. M. Mantovani e un gruppo di studenti

liani sdb e fma in formazione. Durante quei giorni sarà presentato il nuovo volume curato dai proff. Franco Lever e Mauro Mantovani dal titolo Tra Silenzio e Parola. Percorsi di comunicazione dedicato al commento al Messaggio del 2012. A servizio delle esigenze e dello sviluppo dell’UPS In occasione della riunione del Senato accademico del 5 dicembre 2012 il Gran Cancelliere, don Pascual Chávez Villanueva, così si è espresso sulla FSC: «Ringrazio innanzitutto la Facoltà, perché è stata completata la formulazione e si sta regolarmente realizzando il curricolo triennale in ‘Comunicazione pastorale’ […]. Ringrazio inoltre la Facoltà perché ha stabilito una programmazione triennale precisa per la qualificazione e l’avanzamento accademico dei docenti salesiani. Mi rallegro anche per la cura e la dedizione nell’accompagnamento degli studenti e dei loro elaborati, e per il sorgere di varie iniziative e attività che possono contribuire ad una maggiore conoscenza esterna delle risorse e delle competenze dei docenti della Facoltà. […] Alla Facoltà chiedo di riflettere su una definitiva organizzazione delle proprie cattedre e dei relativi insegnamenti ad esse assegnati […]. Chiedo infine alla erigenda Commissione interfacoltà della FSC e della FSE di concretizzare le idee emerse nel Seminario relative a un master o a un percorso di licenza in ‘Educazione e comunicazione sociale’. A tale proposito può essere importante non lasciar cadere il ricco patrimonio di contatti, riflessione e collaborazioni coltivato in questi anni dal compianto confratello don Roberto Giannatelli. Nel lavoro sui curricoli chiedo di individuare una corrispondenza tra impianto formativo e profili in uscita […]. La bellezza e il valore dell’impresa di una Facoltà, particolarmente attenta alla nuova cultura digitale e alla formazione di esperti e formatori in questo delicato campo, spinge a ricercare sempre più convergenza, dedizione generosa, comprensione e apprezzamento reciproco, unità di pensiero e di azione da parte di tutti, specie da parte del nucleo dei docenti stabili». Avvicinandosi ormai il XXV della FSC (ottobre 2013 - dicembre 2014), queste indicazioni costituiscono un importante incoraggiamento e una preziosa direzione di cammino. Presenza sul territorio e contatti con le istituzioni, le scuole e il mondo del lavoro La FSC in questi ultimi mesi ha proposto diverse iniziative sul territorio, specie per le scuole superiori di Roma e del Lazio. Il Corso universitario in Comunicazione e mediazione interculturale organizzato insieme con l’Accademia di Scienze Umane e Sociali (ASUS) ha preso il via giovedì 21 marzo con i primi 18 iscritti. Il 9 febbraio ed il 9 marzo si sono


Studenti al laboratorio di radio

svolte le due mattinate “Open Day … open future!”, dedicate agli studenti delle scuole superiori interessati a conoscere dal vivo la proposta accademica e gli ambienti della Facoltà. Nell’occasione è stato organizzato anche il primo Concorso creativo “Il mio primo giorno di Università”. I contatti con le scuole proseguono attraverso le presentazioni della FSC in varie sedi scolastiche (in marzo nei Licei di Passo Corese, Poggio Mirteto, Frascati Villa Sora e Roma Istituto Maria Ausiliatrice) e gli “Assaggi di Comunicazione”, moduli formativi proposti dai docenti della Facoltà sul mondo della comunicazione e le sue professioni. Le Internship previste nel II ciclo e le eventuali possibilità di stage postlaurea per gli exallievi costituiscono inoltre un’opportunità preziosa per coltivare e promuovere i rapporti esterni della Facoltà. Una promettente collaborazione interuniversitaria si è inoltre avviata con l’Università di Siviglia: dal 1 marzo al 31 maggio, come studente ospite, si trova presso la FSC il dottorando spagnolo Manuel Cartes Barroso per un programma di studio in vista del conseguimento del titolo di Dottorato Europeo secondo il Processo di Bologna. La FSC ha anche patrocinato per il 2013 il Premio di Poesia “Laurea Poetica Apollinaris”, evento culturale di livello nazionale che prevede il riconoscimento della produzione degli attuali poeti italiani di maggiore rilievo, ed ha recentemente siglato con l’Associazione “Nuova Costruttività” un accordo di collaborazione finalizzato al sostegno, per due anni, delle attività dell’Agenzia Young4young.

La prof. C. Rinaldini

Nelle due foto servizio educativo pastoil prof. Tone Presern rale presso la Provincia salesiana di Buenos Aires. Tutta la Facoltà lo ricorda con grande amicizia e gli esprime il suo più vivo ringraziamento per il servizio che per molti anni ha svolto con dedizione e generosità, augurandogli una continuazione serena e feconda delle sue attività e della vita salesiana. Don Tone è stato sempre all’altezza della situazione e degli impegni che assumeva, sia come docente che come animatore salesiano in tutte le occasioni, accademiche e di festa, che hanno contraddistinto le attività della nostra Facoltà.

Grazie, don Tone Vorrei concludere con un grazie sentito. Nel mese di dicembre 2012 la FSC ha ricevuto la notizia che il prof. Tone Presern sarebbe rimasto in Argentina per continuare il suo Gli studenti di Ascoli e, a destra, il prof. Emiro Cepeda


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notizieups•le Facoltà

Comunicazione William Thorn

La “Press-Coverage” nelle ultime elezioni USA Venerdì 14 dicembre 2012, presso l’Aula CS2 della FSC, il prof. William Thorn, direttore del Dipartimento di Giornalismo della Marquette University di Milwaukee (USA), ha tenuto per gli studenti del corso CA0111 e per coloro che si sono aggiunti per l’occasione, una lezione su “La Press-Coverage delle ultime elezioni 2012 negli USA”. Particolarmente interessante l’analisi offerta sull’influenza dei media, Internet e social networks per lo svolgimento e per i risultati stessi delle ultime elezioni americane.

Cinema, realtà, verità; incontro con il regista Alessandro D’Alatri Durante la mattinata di mercoledì 16 gennaio 2013, gli studenti del corso di Giornalismo I, tenuto dal prof. Vittorio Sammarco, hanno incontrato e intervistato Alessandro D’Alatri, regista cinematografico, teatrale e di spot pubblicitari (tra tutti le “saghe” della Lavazza e della Telecom), oltre che attore e sceneggiatore. Gli studenti hanno avuto occasione di misurarsi in una vera e propria “conferenza stampa” da cui hanno potuto apprezzare le doti di un autore di immagini “a tutto tondo”. Interessante l’entusiasmo con il quale Alessandro D’Alatri ha risposto al ventaglio di domande che coprivano non solo

Alessandro D’Alatri

a cura di Renato Butera

l’esperienza professionale del regista, ma anche la sua visione della società italiana in tutte le sue più importanti sfaccettature. L’incontro è stato guidato dal prof. Sammarco ed è stato introdotto e concluso dal prof. Renato Butera. Non solo cinema, dunque, o pubblicità, ma la prospettiva di un personaggio pubblico sul ruolo del cinema e dei media in generale nella nostra società contemporanea. Gli approfondimenti dell’esperienza sono stati pubblicati su Young4Young, l’Agenzia della FSC per i giovani fatta dai giovani.

Giovani e Musica: una prospettiva educativa Martedì 29 gennaio 2013, in occasione degli appuntamenti del Ciclo triennale di formazione culturale “Arte, Cultura e Tecnica” organizzato dal Centro Culturale “Paolo VI” in collaborazione con l’Ufficio di Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, è stato presentato presso il Palazzo della Sapienza (Rettoria di Sant’Ivo alla Sapienza, Roma) il volume del prof. Fabio Pasqualetti Giovani e musica. Una prospettiva educativa (Las, Roma 2012), durante un incontro durante il quale è intervenuta, insieme con l’autore, la prof.ssa Teresa Doni, docente FSC e Segretaria dell’ASUS (Accademia di Scienze Umane e Sociali). Nelle settimane successive il prof. Pasqualetti è stato inoltre coinvolto per alcuni incontri sui temi trattati nel suo volume anche dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense.

Viaggio musicale “dal blues al jazz” All’interno del programma del corso accademico Musica e comunicazione I tenuto dal prof. Cosimo Alvati, nei pomeriggi di giovedì 7 marzo e giovedì 14 marzo si sono svolti due incontri alla scoperta delle origini del rock con Giovanni Candia, chitarrista jazz. L’evento svoltosi nei due giovedì è stato intitolato: Dal Blues al Jazz: viaggio musicale. Le due lezioni hanno incluso varie esecuzioni in diretta di brani musicali blues e jazz. Le performance hanno confermato l’arte del chitarrista e la sua capacità di porgere con semplicità le straordinarie evoluzioni musicali eseguite come dimostrazione didattica per far conoscere uno stile musicale tanto importante Giovanni Candia quanto sconosciuto al pubblico giovane. Giovanni Candia oltre a frequentare la FSC, sta approfondendo lo studio della chitarra jazz presso il Saint Louis College of Music. Nel corso di questi ultimi anni ha avuto modo di suonare in varie formazioni, prevalentemente di carattere jazzistico, proponendo anche un repertorio di brani originali. Da sempre appassionato di didattica, dal 2009 collabora con l’associazione ACMT come insegnante di strumento.


Educazione

Il gruppo di studenti a Subiaco

Incontro con la spiritualità benedettina Alla conclusione degli esami, venerdì 15 febbraio, gli studenti del curriculo di Pedagogia per la formazione delle vocazioni, accompagnati dal prof. Beppe Roggia e da altri studenti e amici, hanno realizzato la “gita annuale”. Si sono recati a Subiaco e nei dintorni nei luoghi dei primordi della vita monastica benedettina. In mattinata, accompagnati da una guida esperta, hanno visitato il Sacro Speco, il luogo dove San Benedetto ha maturato la sua fisionomia spirituale, vivendo per diversi anni in una grotta in preghiera, meditazione e ascolto della voce di Dio. Nella celebrazione eucaristica che aveva l’impronta di una celebrazione “pentecostale”, data la presenza di rappresentanti di tante nazioni e lingue, gli studenti hanno pregato per le vocazioni dei rispettivi popoli e per le vocazioni nella Chiesa. Conclusa la visita al Sacro Speco, il gruppo si è recato alla casa di spiritualità gestita dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, e hanno ascoltato la testimonianza di suor Maria Pia Giudici e delle altre suore della particolare comunità di FMA. Colpiti dalla loro esperienza, gli studenti hanno condiviso profondamente la loro visione della necessità di offrire a tutte le vocazioni particolari luoghi di ristoro spirituale nell’ascolto della parola di Dio, nel contatto con il creato, nell’essenzialità e nella condivisione. Nel pomeriggio infine, il gruppo di studenti ha concluso la giornata di escursione visitando il Monastero di Santa Scolastica completando così la conoscenza del Padre del monachesimo occidentale e dei luoghi dove il suo rapporto con Dio si raffinava nella solitudine prima e nella comunità dopo.

La SSSPC in attesa delle Giornate internazionali La Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica (SSSPC-UPS), della Facoltà di Scienze dell’Educazione, sta svolgendo regolarmente la sua attività di formazione alla psicologia clinica e alla psicoterapia, indirizzata agli psicologi iscritti all’Albo. Anche quest’anno, nonostante la crisi economica che grava sul territorio nazionale e la variegata e molteplice possibilità di afferire a diverse scuole di formazione alla psicoterapia, siamo riusciti ad attivare due gruppi di formazione, come gli anni precedenti. Abbiamo complessivamente 71 allievi iscritti, provenienti da varie regioni d’Italia. Per la prima volta quest’anno abbiamo attivato, per gli iscritti al primo anno, la possibilità di accedere a borse di studio di € 750,00 sulla base del reddito. Ne abbiamo predisposte

dieci, di cui quattro sono state assegnate agli aventi diritto. Anche per il prossimo anno intendiamo rinnovare l’iniziativa per i nuovi iscritti. Quest’anno avremo il piacere di avere ancora tra noi, continuando una tradizione più che ventennale – coltivata inizialmente mediante il prof. Pio Scilligo, con cui ha vivacemente collaborato nella produzione scientifica - la prof.ssa Lorna Smith Benjamin, dell’Università dello Utah; partecipa con un intervento (di cui daremo notizia nel prossimo numero di NotizieUPS) alle “Giornate Internazionali” del 22-23 e 24 marzo curando l’applicazione del modello SASB di sua creazione, Structural Analysis of Social Behavior, ai disturbi di personalità. Siamo onorati della sua presenza tra noi. È un evento molto atteso che vede insieme un numero cospicuo di allievi, oltre trecento, riunendo, oltre ai nostri, quelli delle Scuole di Specializzazione dell’IFREP delle tre sedi (Roma, Cagliari e Venezia), della Scuola SSPT di Latina e della SSPIG di Palermo con cui abbiamo una intensa collaborazione, condividendo il modello dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva (ATSC), ideata da Scilligo e collaboratori. Quest’anno abbiamo aperto l’iniziativa anche agli ex-allievi diplomati, data la ricchezza dei suoi contributi sul piano scientifico; sarà una splendida occasione anche per rivedere tanti ex-allievi e ritrovarsi insieme. Con l’occasione anche i docenti e il gruppo di ricerca delle Scuole suddette avranno due giornate di formazione utili per la messa a punto del nostro modello ATSC, fortemente ancorato al modello della Benjamin e al confronto sui nostri progetti di ricerca. Il prossimo anno accademico, dal 26 al 28 settembre 2013, parteciperemo come Scuola, con allievi e docenti, al II convegno organizzato dalla Società Italiana di Psicoterapia (SIPSC) a Paestum, aperto a tutte le Scuole di Psicoterapia. Sarà una splendida occasione per un confronto interdisciplinare e per condividere il nostro orientamento teorico-clinico nel dialogo aperto con professionisti di diversi orientamenti teorici, per la promozione di una cultura del ben-essere della persona in relazione, agente e interdipedente con gli altri, capace di libertà responsabile.

Docenti della SSSPC-UPS


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notizieups•le Facoltà Workshop con il prof. Solomon

Mercoledì 23 Gennaio, si è tenuto il workshop con il prof. Roger Solomon a cui hanno preso parte circa 170 tra professionisti, psicoterapeuti, psicologi, docenti, studenti e dottorandi, esterni, ecc. L’incontro, promosso e organizzato dall’Istituto di Psicologia, ha avuto come tema “Trauma, DissoRoger Solomon ciazione e Trattamento". È importante che i terapeuti che lavorano sui traumi conoscano la dissociazione della personalità. La dissociazione strutturale della personalità, descritta in origine da Pierre Janet, e ulteriormente elaborata in tempi recenti, è fondamentale per comprendere e trattare qualsiasi paziente vittima di gravi traumi. Nel workshop è stata descritta la natura della dissociazione strutturale nei suoi diversi livelli di complessità oltre alla modalità di identificazione dei suoi molteplici sintomi. Secondo il prof. Solomon la dissociazione strutturale della personalità è “la scissione della personalità in due o più sistemi di idee e funzioni (Janet) o sistemi psicofisici (Allport) autocoscienti, ciascuno dei quali è caratterizzato da un qualche senso del sé”; mentre la dissociazione strutturale consiste in un pattern elementare di risposta allo stress post-traumatico; questa può essere descritta come un’alternanza tra due parti dissociate della personalità, una operante attraverso i sistemi di azione della vita quotidiana e l’altra (piuttosto limitata e rudimentale) attraverso i sistemi di azione difensivi. Finché la parte dissociata prevalente è distaccata dal trauma e opera attraverso i sistemi di azioni della vita quotidiana, il soggetto appare piuttosto sereno e in grado di condurre una vita normale. Tuttavia, tale normalità è solo apparente poiché questa parte della personalità evita, materialmente e mentalmente, ogni elemento ricollegabile al trauma. Le parti della personalità rimaste bloccate nei sistemi di azione difensivi diventano intrusive o predominanti quando la persona si trova a doversi confrontare con elementi significativi collegati alla minaccia. Le Implicazioni necessarie per il Trattamento, hanno come obiettivo quello di portare la dissociazione strutturale della personalità alla risoluzione mediante una reciproca esposizione delle parti dissociate e dei loro contenuti mentali, attraverso tappe accuratamente programmate al fine di favorire l’integrazione evitando una nuova dissociazione. Ai partecipanti è stato illustrato, in seguito a queste precisazioni, necessarie per comprendere il contesto in cui si parla di Trauma, un approccio per fasi, pratico e teoricamente valido per il trattamento terapeutico del paziente nella sua interezza, mentre si gestiscono con efficacia le parti dissociate. Il workshop ha poi offerto una breve panoramica della teoria oltre all’esame di casi pratici attraverso lezione frontale e presentazione di alcuni video. Tali aspetti sono risultati essere di grande rilevanza e interesse per coloro che vi hanno preso parte che hanno anche avuto modo di conoscere l’UPS attraverso questa occasione e di apprezzare la qualità internazionale della proposta di formazione e di approfondimento del workshop.

A destra della foto i proff. J.L. Moral e M. Wierzbicki

L’urgenza del primo annuncio Il 2 marzo l’Istituto di Catechetica ha promosso una Giornata di studio sul tema: Il primo annuncio nel contesto della nuova evangelizzazione. Alla luce del recente Sinodo dei vescovi. Ha guidato la riflessione il prof. Xavier Morlans i Molina, docente della Facoltà di Teologia di Catalunya (Barcellona), consultore del Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione. La giornata è stata articolata in tre momenti ognuno composto da un intervento introduttivo del relatore cui è seguito il dibattito in sala. Nella prima tappa si è riflettuto soprattutto sui motivi dell’urgenza del Primo Annuncio (PA) oggi e si è cercato di darne una definizione corretta. La presentazione biografica previa ha già da subito suggerito uno stile di intervento ed evidenziato la sensibilità verso il linguaggio narrativo, tipico del PA. Il concetto di PA è stato esaminato da diverse prospettive: storica, sociologica e culturale, teologica, pastorale, ecc. Nella seconda tappa il relatore ha presentato una sintesi dei principali elementi della riflessione teologica sul PA e ha toccato alcuni aspetti centrali e dibattuti sul kerigma, come il suo contenuto, le strategie da privilegiarsi, l’efficacia, la ricezione. Il relatore, nei suoi interventi, ha lanciato diverse “provocazioni” che hanno stimolato le reazioni dei numerosi presenti, i quali hanno dato vita a un dialogo serrato, franco e costruttivo. Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con l’ultima tappa: la presentazione dell’esperienza pastorale “Tornar a creure” (Ritornare a credere), ideata da Morlans per le diocesi di Barcellona, Salsona e S. Feliu di Llobregat. La presenza di circa quaranta esperti provenienti da tutta Italia, ancora più numerosi rispetto al numero previsto inizialmente, ha dato conferma una volta di più della bontà dell’iniziativa annuale dell’Istituto di Catechetica e ha consentito di riflettere su un tema vitale per una Chiesa che sogna di avere futuro. In primo piano, prof. Xavier Morlans i Molina


Teologia Da sinistra, i proff. R. Sala, G. Colzani, P. Carlotti e C. Zuccaro

Tre giorni su Catechesi ed Evangelizzazione Dal 5 all’8 marzo si è tenuto a Parigi il 6° Colloquio internazionale dell’Istituto Superiore di Pastorale Catechetica (ISPC) dell’Institut Catholique che ha avuto come tema: La catechesi al servizio della nuova evangelizzazione. Sono stati più di 300 i partecipanti, provenienti da venti paesi diversi, la maggior parte di lingua francese (Francia, Belgio, Canada, Svizzera e molti paesi africani da cui provengono gli studenti dell’ISPC). Sono state tre giornate di intenso lavoro con relazioni, tavole rotonde e laboratori. La prima giornata si è centrata sul significato della nuova evangelizzazione, la seconda sulla nuova evangelizzazione come sfida missionaria, la terza, infine, sulla nuova evangelizzazione come sfida pastorale. Nei cinque laboratori si è realizzato un approfondimento sui seguenti cinque ambiti: nuovo rapporto alla Parola di Dio; nuovo modo di dare ragione della fede; nuove forme di incontro; nuovi luoghi di Chiesa; nuovi mezzi via Internet. Nell’introduzione, il Direttore dell’ISPC, François Moog ha ricordato che il colloquio “si propone come luogo di ricerca comune tra teologi, specialisti delle scienze umane e attori della missione della Chiesa. Dal momento che la novità della nuova evangelizzazione è frutto della novità del dono di Dio e della novità del contesto in cui si elabora la risposta del credente nella Chiesa, allora noi siamo insieme i meglio collocati per discernere come questo lavoro di arricchimento della fede si opera oggi, specialmente nel cuore delle nostre pratiche catechistiche. Per questo noi incominciamo a fare insieme, costituendo con questo colloquio una comunità di ricerca e di discernimento. Noi prendiamo tempo per esplorare le questioni teologiche sollevate alla nuova evangelizzazione. Ugualmente i teologi e gli specialisti delle scienze umane parleranno della nuova evangelizzazione come sfida missionaria e come sfida pastorale”. Gli Atti del Colloquio saranno pubblicati nei prossimi mesi sia in francese che in altre lingue. Un’esperienza sempre stimolante per l’approccio interdisciplinare, la ricchezza dei contenuti e lo scambio tra i partecipanti. Per l’Istituto di Catechetica dell’UPS sono stati presenti i professori Cesare Bissoli, Giuseppe Biancardi e Corrado Pastore.

La Teologia Oggi: prospettive, principi e criteri Il 29 novembre all’UPS si è tenuto un Seminario di studio sul Documento della Commissione Teologica Internazionale “La Teologia Oggi: prospettive, principi e criteri”. Il seminario era rivolto ai docenti e ai dottorandi, specialmente della Facoltà di Teologia, e aperto agli studenti di II ciclo. Sono intervenuti il prof. Gianni Colzani, Ordinario di missionologia alla Pontificia Università Urbaniana, che ha presentato una riflessione su “L’unità della teologia oggi”, e il prof. Cataldo Zuccaro, Ordinario di teologia morale, ex-Rettore della Pontificia Università Urbaniana, che ha presentato “Le contestualità culturali della teologia”. Come respondants, sono intervenuti il prof. Rossano Sala, Docente di Teologia pastorale della Facoltà di Teologia UPS, e il prof. Alangaram Sahayadas Fernando, Docente di Teologia morale della stessa Facoltà. Ha moderato il dibattito il prof. Paolo Carlotti, Ordinario di Teologia morale della FdT. L’assemblea ha avuto la possibilità di cogliere con questi autorevoli interventi l’importanza e anche i limiti di questo documento per la teologia oggi. È stato ricordato che la teologia è, attualmente, attraversata da molte tensioni, tra cui primeggiano quella tra scientificità e spiritualità e quella tra frammentazione e unità. La forte specializzazione ha portato a un pluralismo metodologico che rende non solo malagevole il dialogo tra le diverse discipline teologiche, ma che pone la domanda: “Cosa rende la teologia davvero teologia?”. Il documento in analisi, cerca di offrire piste di risposta, non dimenticando mai che per la teologia, come scienza della fede, la fede non è solo oggetto, bensì anche principio. È seguito un dibattito le cui domande hanno riguardato in particolare la constatazione della necessità di una teologia che sappia nascere dal vissuto dell’uomo facendosi radicalmente attenta ai segni dei tempi e che insieme sappia coniugare scientia fidei e scientia amoris. Il documento può aiutare a

I proff. G. Colzani, P. Carlotti e C. Zuccaro


svolgere una teologia in sintonia con la coscienza ermeneutica odierna: non deve quindi basarsi solo su una fede diventata dottrina, bensì parimenti su una fede viva e vivente. Nella conclusione del dibattito si è affermato che l’unità della teologia si concretizza attraverso la fede “tra” diverse testimonianze e diverse competenze, “tra” la fede vissuta e quella teorizzata, “tra” la teoria e la prassi, “tra” l’individuo e la comunità.

Pastorale Giovanile Interculturale: le risorse del Medio Oriente

confermato l’interesse della relazione da parte dei partecipanti, ed è stato salutato da un caloroso applauso di gradimento.

Don Quadrio: la persona e il pensiero

I proff. R. Bracchi, F. Bergamelli e L. Gallo

P. Ramsine Hage Moussa, mons. G. Dankaye e prof. S. Fernando

Nel pomeriggio di lunedì 25 febbraio, alla presenza di numerosi studenti e docenti, si è tenuto il seminario di studio promosso dall’Istituto di Teologia Pastorale dal tema: “PG Interculturale: le risorse del Medio Oriente”. Dopo il saluto iniziale del direttore dell’Istituto di Teologia Pastorale, prof. Francis-Vincent Anthony, il prof. Sahayadas Fernando ha presentato ai partecipanti i due relatori del convegno. Il primo relatore, P. Ramsine Hage Moussa, ha presentato il tema delle risorse del Medio Oriente dal punto di vista della prospettiva antropologica e filosofica. La complessità della regione mediorientale è stata presentata a partire dalle sue dimensioni geografiche, culturali e politiche. La regione mediorientale può diventare un laboratorio di convivenza e un terreno di fecondo scambio culturale fra le diverse società. Il ruolo dei cristiani, in questo contesto, è quello di favorirne lo sviluppo con la propria attenzione alla mediazione e alle reti relazionali. I valori della famiglia, dell’appartenenza di fede e dell’identità che si esprimono nel rito possono diventare, concretamente, la piattaforma comune per rilanciare una effettiva integrazione interculturale. L’intervento del secondo relatore, mons. Georges Dankaye, sul tema delle risorse del Medio Oriente dal punto di vista della prospettiva teologica ed ecclesiale, è stato molto apprezzato dai partecipanti per la chiarezza nell’esporre i documenti magisteriali relativi al Medio Oriente e la passione educativa-pastorale con cui si riferiva ai casi pratici della vita quotidiana nella complessità dei suoi aspetti sociali, politici e culturali. In particolare dalla “Orientale Lumen” sono stati enucleati alcuni tratti tipici, interpretati come risorse teologiche ed ecclesiali, della cultura mediorientale quali la memoria e l’attesa, la tensione ecumenica, la collegialità. Notevole interesse ha suscitato la parte finale della relazione che verteva sull’identità cristiana del popolo armeno a partire dai suoi nuclei portanti quali la testimonianza di fede in un contesto spesso problematico, la ferma adesione alla dottrina, la ricchezza dei riti e della liturgia. Il dibattito finale ha

La recente pubblicazione di un volume di studi sul venerabile don Giuseppe Quadrio (1921-1963) e altre ricerche di laurea presentate a Catania e a Roma sempre su di lui, hanno portato i professori della Facoltà di Teologia a realizzare un Seminario per esporre i risultati e prospettare nuovi lavori. Ne è venuto fuori il Seminario di studio dal titolo “Don Giuseppe Quadrio: Pensiero e prospettive di indagine”, che ha avuto luogo il 17 gennaio 2013. Il Seminario ha fatto seguito alle celebrazioni del 75° anniversario di fondazione della Facoltà svoltesi presso la Sezione torinese lo scorso 10 novembre 2012. In quell’occasione si fece memoria dell’evento fondativo e si procedette alla traslazione del Venerabile nella nuova sede costruita nella chiesa pubblica della “Crocetta” di Torino per accogliere le spoglie di don Quadrio. Gli interventi della giornata di studio di Roma sono iniziati con la presentazione della situazione attuale di studi e pubblicazioni su don Quadrio da parte di Remo Bracchi (“Testi, studi ed eventi attorno a don Giuseppe Quadrio”), editore dei suoi testi e indiscutibile esperto del professore di Torino. Successivamente hanno offerto i loro approfondimenti sulla spiritualità del venerabile Ferdinando Bergamelli (“Teologia e spiritualità. Le radici vissute del pensiero”) e Domenico Veglio (“La mistica sponsale nel diario spirituale”), sul suo pensiero teologico Giuseppe C. Cassaro (“La comprensione cristiana dell’uomo”) e José Luis Plascencia (“Il sacerdozio ministeriale, teologia e spiritualità”), e sulla sua riflessione filosofica Marco Panero (“Evoluzionismo e Rivelazione”). Alle relazioni ha fatto seguito un confronto tra i partecipanti guidato dal prof. Antonio Escudero con l’obiettivo di delineare alcune “Prospettive di indagine”. Ogni relazione, infatti, ha offerto il risultato di ricerche specifiche, precise e originali, e l’insieme ha aperto ai partecipanti la consapevolezza di nuovi lavori e studi, a partire degli scritti che si conservano nel corrispondente fondo dell’Archivio storico dell’Università. Fra pochi mesi, il 23 ottobre, ricorrerà il 50º della morte di don Quadrio. Sarà anche questa un’altra occasione speciale per richiamare il pensiero, il servizio accademico, il confronto culturale e l’esperienza di fede del professore e decano della facoltà di Teologia.


Filosofia Il dott. Piero Damosso, il prof. Tiziano Salvaterra, il dott. Gianluca Garbi e il prof. Paolo Carlotti

Per un’economia finanziaria a servizio del bene comune mondiale Con l’intervento di mons. Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, si è chiuso, lunedì 4 marzo, il Convegno Oltre la crisi: finanza responsabile e solidale che la Facoltà di Filosofia in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale e l’Associazione “Nuova Costruttività”, e con il supporto di SRI Group, ha organizzato con la partecipazione di eminenti personalità del mondo istituzionale ed ecclesiale e di qualificati rappresentanti del campo accademico, dell’imprenditoria e dell’informazione. Aperta dai saluti del Rettor Magnifico e del Vescovo Ausiliare di Roma, mons. Lorenzo Leuzzi, la Giornata di studio ha visto l’avvicendarsi di venticinque interventi e di alcuni momenti dedicati al dialogo con i partecipanti. Nell’occasione è stata ricordata la figura del teologo e filosofo salesiano Tommaso Demaria. Il Rettor Maggiore dei salesiani e Gran Cancelliere dell’UPS, don Pascual Chávez Villanueva, si è fatto presente con un messaggio che per l’occasione ha indirizzato ai presenti. Si legge tra l’altro dal testo: “Demaria merita di essere riscoperto per il suo magistero che è insieme fedele alla tradizione e nel contempo pregnante di novità interpretative del messaggio evangelico, nella consapevolezza che è sul terreno della cultura e della storia che la rivelazione cristiana misura tutta la forza salvifica e trasformante. Egli coltivò una visione globale, cattolica, che gli permise di offrire un’originale risposta alla considerazione del rapporto tra individuo e società, tra natura e storia, tra metafisica e antropologia, tra fede e ragione. È bene, dunque, che vi siano iniziative che contribuiscano, anche criticamente, a mettere in luce i tratti più Al tavolo il dott. Jean Paul Muller e i proff. Andrea arina, Cecilia Rinaldini e Alessandra Smerilli

preziosi e attuali del suo pensiero e a farlo interagire con gli sviluppi più significativi della Dottrina sociale della Chiesa. Il vostro incontro, che intende rispondere alla domanda su cosa renda veramente responsabile e solidale la finanza, è volto certamente a considerare non soltanto gli aspetti più tecnici che segnano l’attuale situazione economica, ma a precisare anche gli elementi fondamentali di carattere antropologico, etico e metafisico che caratterizzano il nostro presente, per affrontare con sapienza molti dei temi dibattuti oggi nel campo dell’economia civile e in vista dello sviluppo integrale della persona e della società”. Nel corso dei lavori si è sottolineata fortemente l’importanza dell’educazione a un vivere sociale basato sui valori del primato della persona in relazione, dell’autentica solidarietà e sussidiarietà, del corretto ruolo delle imprese e delle banche, del necessario consolidarsi di nuovi modelli e stili di vita caratterizzati da maggiori partecipazione attiva e responsabile, sobrietà ed essenzialità, rispetto per l’ambiente e valorizzazione del territorio. Si è ribadita inoltre l’importanza di una maggiore trasparenza, dell‘impegno contro le sperequazioni e in vista di una più equa distribuzione delle risorse, e l’esigenza di una maggiore regolamentazione a livello internazionale in vista del bene comune dell’intera famiglia umana, vero obiettivo da perseguire.

Maritain, un pensatore per il nostro tempo Giovedì 6 dicembre, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale, si è tenuto un Seminario di studio dal titolo Jacques Maritain. Un pensatore per il nostro tempo. Il Seminario è stato organizzato dalla FSC insieme alla Facoltà di Filosofia all’interno delle lezioni del corso EB0111, Introduzione alla filosofia, in collaborazione con l’Istituto Internazionale Jacques Maritain e con l’Editrice Città Nuova. L’iniziativa è stata un’occasione per approfondire l’attualità della figura e del pensiero del filosofo francese attraverso la presentazione, con l’autore, dei nuovi volumi di Piero Viotto Il pensiero moderno secondo J. Maritain e Il pensiero contemporaneo secondo J. Maritain. Insieme con il prof. Viotto (Università Cattolica di Milano) sono intervenuti la dott.ssa Claudia Cristoforetti (Facoltà di Filosofia dell’UPS), il prof. Joaquim D’Souza (Facoltà di Filosofia dell’UPS), il prof. Antonio Livi (Pontificia Università Lateranense) e il prof. Roberto Papini (Istituto Internazionale Jacques Maritain). Il prof. Renato Butera (Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS) ha presentato alcune sequenze del film di Jean-Yves Fischbach Jacques Maritain. Le philosophe amoreux (Ana Films, Strasbourg 2007) e il prof. Guido Baggio (Facoltà di Filosofia dell’UPS) ha moderato il dibattito tra i relatori e i partecipanti. Sono stati particolarmente messi in luce la considerazione maritainiana del pensiero filosofico moderno e contemporaIl prof. Roberto Papini


neo, la gnoseologia ed epistemologia del filosofo francese, il suo interesse per la mistica indiana, l’attualità e significatività del suo pensiero sul rapporto tra filosofia e teologia, la sua posizione a proposito dell’etica, della legge naturale, della libertà religiosa, della democrazia e dei diritti umani. A cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II alcuni interventi hanno anche evidenziato il ruolo di Maritain in rapporto all’assise conciliare, a partire dal quarantennale sodalizio intellettuale che accompagnò la sua vicenda con quella di Giovanni Battista Montini, il Papa (Paolo VI) che consegnò proprio a lui nel 1965 il Messaggio del Concilio Vaticano II agli intellettuali. Il filosofo francese - è stato detto - appare come “un pensatore per il nostro tempo anche per la sua capacità di unire filosofia e vita, speculazione e azione, fede e ragione”.

Prof. Antonio Livi

Prof. Abbas Ali Shameli

La sintesi offerta dal prof. Shameli è stata di inequivocabile interesse, e nonostante le differenze - a volte solo terminologiche, a volte concettuali - il risultato è stato quello di un incontro fecondo che offre lo spazio a un ulteriore approfondimento e prospettive di incontri futuri. La lezione era inserita all’interno del Corso di Storia delle Religioni tenuto dal prof. Jose Kuruvachira. Il Segretario di Facoltà, prof. Joshtrom Kureethadam, a nome del decano, il prof. Luis Rosón Galache, ha ringraziato il prof. Ali Shameli per la sua visita e gli ha offerto una delle recenti pubblicazioni della facoltà, il volume Momenti del Logos curato dal prof. Mauro Mantovani. (Marco De Cindio e Salvatore Lamancusa)

Lettere Ripresa della Lectio origeniana Religione e filosofia nella cultura islamica Venerdì 15 marzo ha avuto luogo una lezione-conferenza il cui argomento trattato è stato “Il rapporto tra religione e filosofia nella cultura islamica”. La lezione è stata tenuta dal prof. Abbas Ali Shameli, docente presso l’Imam Khomeini Education and Research Institute (Qum). Il prof. Ali Shameli è stato presentato dal prof. Gianfranco Coffele, Vice-rettore dell’UPS e incaricato delle relazioni pubbliche. Dopo aver dato una definizione di filosofia, distinguendola in Pure Philosophy (suddivisa in: ontology, humanology, axiology, epistemology) e Related Philosophy (le nostre “filosofie del genitivo”), il discorso si è allargato al rapporto tra filosofia e religione. In tale tema, centrale è il ruolo della saggezza (hikmah), sia quella teoretica (Theoretical Hikmah) che pratica (Practical Hikmah) che per certi aspetti mantiene le caratteristiche della phronesis aristotelica. La conclusione è quella di una filosofia che pur offrendo il metodo alla conoscenza, ammette la limitatezza della conoscenza stessa - in quanto l’oggetto divino non è sperimentabile - e quindi necessita di un aiuto ulteriore: la Scrittura. Una conclusione che non sfocia in riduzionismi razionalistici e che ha trovato consensi tra gli uditori presenti in aula.

Studenti della facoltà di Filosofia

“Un’iniziativa di alto valore scientifico che raccoglie insieme studiosi già maturi e giovani ricercatori”. Con queste parole, mons. Enrico dal Covolo, già PresideDecano della FLCC e attuale Rettore dell’Università Pontificia Lateranense, ha commentato con viva soddisfazione la ripresa della Lectio origeniana, giunta alla XV edizione, iniziata nel 1996, e interrottasi negli ultimi anni. Il testo origeniano oggetto della lectio in quest’anno è il cosiddetto “Dialogo con Eraclide”, fortunatamente venuto alla luce grazie a un papiro scoperto a Tura, Prof. A. Castellano in Egitto, nel 1941. Esso riporta gli Atti di un Sinodo locale, avvenuto probabilmente in Arabia (attuale Giordania), intorno al 248. Anche se l’attività sinodale era molto frequente nella Chiesa antica del III secolo, di nessun sinodo ci sono giunti gli Atti, eccetto il testo studiato in questa edizione della lectio origeniana. Di qui l’interesse manifestato dagli studenti e ricercatori convenuti il 21 febbraio presso l’Istituto Salesiano “Sacro Cuore” di via Marsala (nei pressi della Stazione Termini) per la prima sessione durante la quale il prof. Antonio Castellano, decano della Facoltà di Teologia, ha illustrato la prima parte dell’operetta in cui il grande Maestro Alessandrino, in dialogo con il vescovo Eraclide, presenta la sua visione della teologia trinitaria, rispettosa tanto della pluralità dei soggetti divini quanto della profonda unità di natura. Alla lezione, molto apprezzata, del prof. Castellano seguiranno interventi di altri studiosi della FLCC dell’Università Cattolica di Milano e dell’Istituto San Justino di Madrid, in quello spirito di collaborazione tra istituzioni accademiche promosso dalla FLCC.


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notizieups•le Facoltà

Il prof. Spataro alla Lectio origeniana “È sempre affascinante conoscere meglio Origene, autentico genio del Cristianesimo antico”. Con queste parole, don Roberto Spataro, docente di Letteratura cristiana antica greca presso la FLCC, ha esordito giovedì 14 Marzo, al principio del suo intervento, in occasione della seconda sessione della XV edizione della Lectio origeniana, presso l’Istituto Salesiano “Sacro Cuore”. Titolo dell’intervento: “Divinità e umanità di Cristo secondo Origene e i suoi avversari (V,8-X,15)”. Proseguendo la lettura del Dialogo con Eraclide, già iniziata dal prof. Antonio Castellano, ha illustrato le tematiche cristologiche affrontate dal grande Maestro Alessandrino in quest’operetta che riporta gli atti di un sinodo ecclesiale del III secolo. Il prof. Spataro ha mostrato come la sensibilità filologica di Origene sia stata uno degli strumenti più importanti con i quali egli ha interpretato la Scrittura. Gli studenti presenti sono stati molto soddisfatti del dialogo svoltosi dopo l’intervento del prof. Spataro. Infatti, erano presenti a questa seconda sessione alcuni degli origenisti italiani più noti, tra cui la prof. Emanuela Prinzivalli che ha arricchito la discussione con i suoi interventi. La serata è stata conclusa dal prof. Antonio Bologna che ha brevemente presentato due volumi curati dal prof. Biagio

Studenti neo-matricolati

Amata, già Preside-Decano della FLCC, dedicati ad Arnobio di Sicca. La Lectio Origeniana XV – “Origene, Dialogo con Eraclide” è organizzata dal Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, dall’Institutum Patristicum Augustinianum, e dal Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina in collaborazione con le Editrici LAS e CITTA’ NUOVA. I proff. M. Maritano, M. Sodi e R. Spataro


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notizieups•l’Evento

quale contributo dalla Ricerca?

cronaca

di Renato Butera

Prof. C. Nanni

ricerca a servizio dell’educazione” non è soltanto il titolo del Convegno svoltosi mercoledì 13 marzo all’UPS, ma è uno stile, o ancor di più una peculiarità della proposta accademica dell’Università Pontificia Salesiana che proprio per la sua “identità salesiana” pone sull’educazione la qualità che più la specifica. Oltre 550 i partecipanti, considerando i 530 iscritti e un numero imprecisato di liberi partecipanti che non si sono segnati, per cui la sola Aula Paolo VI dell’UPS non è stata sufficiente per accoglierli, soprattutto per le sessioni della mattinata e del primo pomeriggio. Si è perciò utilizzata anche l’Aula 02. Il Convegno, come è scritto nella seconda parte del suo titolo, ha avuto l’obiettivo di far emergere “il contributo dell’UPS e dei Centri Associati” alla ricerca sull’educazione. Ed è stato collocato nella giornata pensata tradizionalmente come “Giornata universitaria”, non per sostituirla ma per arricchirla con la modalità scelta per l’edizione del 2013. Lo stesso Rettore, prof. Carlo Nanni, ne ha richiamato importanza e specificità: sottolinea il senso di appartenenza all’Istituzione UPS, poiché “aiuta a dare unità personale, identità e contestualità all’apprendimento”; stimola a “conoscersi reciprocamente e a cogliere altri punti di vista”; dà senso al convergere (“uni-versitas”). Il Rettore ha inoltre indicato le tre novità della Giornata 2013: il carattere decisamente “universitiario”, perché dedicata alla “ricerca”, tratto specifico e sostanziale dell’Università; la scelta della modalità (“…a servizio dell’educazione”), motivata dal secondo anno del triennio di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco; e infine la partecipazione dei centri associati all’UPS dell’ambito della pedagogia e delle scienze dell’educazione (Venezia, Torino, Firenze, Roma e Vitorchiano). Il prof. Dariusz Grządziel, coordinatore e anima del Convegno, ha presentato le sei distinte aree di ricerca con i rispettivi relatori e discussant. A questi ultimi è stata affidata la riflessione dopo l’esposizione di ogni ricerca da parte di ciascun autore per farne emergere i tratti più originali e interessanti e aprire di seguito l’interazione dei partecipanti. Il prof. Grządziel ha indicato tre punti-chiave essenziali per la comprensione della giornata: interdisciplinarità, pedagogia, rela-

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zione tra ricerca e educazione. Ha quindi presentato la successione delle sei aree di ricerca: Educazione ed evangelizzazione, Educazione Interculturale, Educazione-sviluppo, Adolescenza e relazioni interpersonali, Adolescenti e Famiglia e Pedagogia Sociale con i suoi relativi autori e discussant. Eccoli in successione con il titolo di ogni rispettivo intervento: Evangelizzatori dei Giovani Oggi, prof. Francis Vincent Anthony (FdT), prof. Antonino Romano (Istituto Teologico San Tommaso di Messina); Attenzione ai migranti e prospettive per la missione salesiana nella società multiculturale d’Europa, prof. Vito Orlando (FSE), prof. Luca Pandolfi (Università Pontificia Urbaniana); L’educazione a servizio della ricostruzione sociale, prof. Claudia Chiavarino (SSF Rebaudengo, Torino), prof. Alessio Rocchi (SSF Rebaudengo, Torino); Il tessitore instancabile: l’adolescente e le sue relazioni significative alla luce della teoria dell’attaccamento, prof. Antonio Dellagiulia (FSE) e dr. Antonio Palummieri, prof. Susanna Bianchini (IFREP/UPS); Famiglia e bullismo in adolescenza, prof. Paolo Gambini (FSE), prof. Zbigniew Formella (FSE); Capitale sociale, agire educativo e nuovo welfare, prof. Lorenzo Biagi (IUSVE/Venezia), prof. Vincenzo Salerno (IUSVE/Venezia). Ha chiuso i lavori l’intervento del prof. Michele Pellerey che ha raccolto il “nettare” dei contributii di ogni singolo relatore e discussant, sottolineando gli aspetti più significativi e originali, e offrendo egli stesso una riflessione sintetica. In settembre saranno disponibili gli Atti del convegno pubblicati dalla LAS.


Quando la Ricerca è utile

di Dariusz Grządziel

on è un caso aver scelto un giorno della prima metà di marzo, mese in cui si celebra ormai da qualche anno la Giornata di università, per organizzare un Convegno nel cui titolo è espresso un tema di speciale importanza per una Università come la Salesiana: “La ricerca a servizio dell’educazione”. I motivi sono stati spiegati dal Rettore nel suo intervento di saluto. Qui basta rimarcare la valenza accademica e professionale per gli studenti dell’UPS il cui obiettivo è formarsi e concludere il tempo della loro formazione con un lavoro di ricerca che apra loro le porte della realizzazione professionale. Ebbene ciò dà senso alla scelta di tale tema e di tale “intrusione” nella Giornata universitaria. La prospettiva è quella pedagogica, quella di Don Bosco e della sua opera, che viene realizzata anche in questa Università. A illuminare la riflessione della giornata di Convegno, tre elementi: l’interdisciplinarità, la pedagogia, la relazione tra ricerca ed educazione. Per cogliere meglio la prospettiva di questi tre punti ci vengono in aiuto illustri professori tra cui il prof. Giuseppe Groppo e il prof. Pietro Braido.

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1. Interdisciplinarità. Il prof. Groppo ci aiuta a delineare il primo degli elementi. Egli, nel contesto di varie discussioni circa la nozione di “scienze dell’educazione”, scrive: “Siccome qualunque frammento di realtà è suscettibile, dal punto di vista della conoscenza, di una molteplicità di punti di vista, cioè di oggetti e di relativi metodi, quindi di scienze differenti, è evidente che la realtà educazione diventa necessariamente fonte di una pluralità di scienze differenti, ognuna delle quali rappresenta solo una spiegazione parziale di essa”. Chiarendo il significato di interdisciplinarità, aggiunge: “La parzialità di singole discipline in riferimento alla complessità di realtà educative implica la indispensabilità di ciascuna per una migliore comprensione dei problemi”. Il Convegno sul contributo della ricerca all’educazione è stato organizzato in modo tale da poter camminare su questa strada intrapresa sin dalle origini da questa Università. Sono state messe a confronto le ricerche realizzate nell’ambito educativo da prospettive diverse: della pedagogia sociale, della pedagogia interculturale, della psicologia, e della teologia. È chiaro che il discorso interdisciplinare richiede a ogni disciplina di procedere con un modello conoscitivo proprio, con un metodo di ricerca proprio, ma richiede anche un dialogo di dati provenienti dai singoli ambiti per confluire in un campo comune che è l’uomo e i suoi processi di crescita e maturazione. 2. Pedagogia. Come si è già evidenziato, il discorso pedagogico è iscritto nella missione dell’Università, insito nella sua “natura”. Il proprium della Pedagogia consiste nello stare in rapporto con varie scienze dell’educazione, svolgere l’azione del mediare e relazionare i loro saperi con il

fatto educativo al fine di analizzarlo, comprenderlo e orientarlo. Nel 1990, il prof. Carlo Nanni asseriva che questo momento del discorso pedagogico è qualificato come metodologico. In seguito, in riferimento alle prospettive aperte da autori come Brezinka, Visalberghi e il già citato Groppo, Nanni affermava che un tal modo di intendere la pedagogia può essere pensato come l’arte o la scienza del progettare l’educazione a tutti livelli: a livello dei saperi (della teoria), e a livello dell’intervento (della prassi). In tal senso, continua Nanni, “la pedagogia è assimilata a una ingegneria, a una clinica dell’educazione, a una metateoria del discorso educativo, a una logica o a una sistemica dell’azione educativa”. Durante il Convegno c’è stato modo da una parte di entrare in contatto con i saperi provenienti da varie discipline, e dall’altra di sforzarsi di relazionarli con il fatto educativo. Gli interventi dei discussant, hanno permesso di cogliere e presentare in prospettiva educativa il valore e il significato di questo sapere nuovo e originale. Si è realizzato così una strategia tipica della pedagogia, e cioè di costruire un sapere riflessivo, critico e trasversale su vari problemi dell’educazione, nutrendosi delle conoscenze scientifiche di varie discipline, e coordinando le singole conoscenze al dato o al fatto pedagogico. Come si affermava prima, tale sapere pedagogico parte dalla prospettiva delle varie scienze per assumerle. Ma non le miscela e assimila soltanto, bensì le orienta, le dispone-secondo-un-senso che è quello formativo/educativo. 3. Relazione tra ricerca ed educazione. È stata invocata la questione educativa. Bisognerebbe qui nominare tutti quegli educatori, insegnanti, catechisti, psicologi e soprattutto genitori che con il loro lavoro cercano di dare una risposta adeguata alla domanda educativa. In un contesto di Convegno come questo, è opportuno chiedersi come la ricerca universitaria e accademica dell’UPS, e dei suoi Centri Associati, li aiuti nel loro quotidiano impegno educativo. Simile questione è stata affrontata anche dal convegno annuale organizzato dalla AERA (American Educational Research Assosiation),


I proff. V. Orlando e L. Pandolfi

I proff. F. A. Vincent e A. Romano

nell’aprile del 2012 a Vancouver in Canada, dal titolo “Non Satis Scire (Non basta sapere): To Know Is Not Enough”. Siamo tutti d’accordo che il valore del sapere è indiscutibile. Ma bisogna fare un passo avanti per non rimanere fermi e soli nel mezzo di una conoscenza accumulata, ma non usufruibile. L’obiettivo che ci si pone oggi è dunque di riflettere sul come valorizzare il sapere, la ricerca, per migliorare l’educazione. Missione questa che appartiene di diritto, ed è un dovere, per una Università dalla specificità salesiana come la nostra. Poiché salesiano richiama subito Don Bosco, e Don Bosco rimanda immediatamente e logicamente all’educa-

I proff. V. Salerno e L. Biagi

zione. Il titolo del Convegno esprime bene questo obiettivo e richiama a un impegno ogni giorno di più aggiornato e all’altezza. Sono stati proposti vari modelli di risposta a tale questione. Una di queste è stata elaborata da Arnetha F. Ball, della Stanford University in California. La Ball propone a coloro che si occupano di ricerca in ambito educativo di fare il passaggio da una ricerca progettata come pura “dimostrazione della conoscenza” a una ricerca generativa. Quest’ultima avrebbe la possibilità di colmare la lacuna tra sapere e agire. Si tratteI proff. A. Dellagiulia, A. Palummieri e S. Bianchini

rebbe quindi di quel tipo di ricerca progettata per informare gli altri, per influenzare il loro pensare e ispirare (sollecitare) il loro agire. 4. La tradizione dell’UPS. Non occorre andare oltre oceano per cercare le ispirazioni per questo tipo di sforzo. A tal proposito, vorrei richiamare l’altro illustre professore di questa Università, già ricordato prima, il prof. Pietro Braido, che già sessant’anni fa aveva scritto: “Educarsi, crescere, maturare è agire. Ma non c’è agire senza una direzione. (…) Educare sarà, essenzialmente, «orientare»: e cioè sforzo di illuminazione dell’uomo in crescita perché assuma coscientemente la giusta posizione di fronte alla realtà e alla verità. (…) È per questo che i grandi Prof. A. Rocchi «poeti dell’educazione» (tra cui Don Bosco) non sono molto ottimisti per quando riguarda l’esistenza dell’educatore perfetto”. Dalla onesta “consapevolezza della Prof. C. Chiavarino complessità di tali esigenze e della sentita necessità di idee, di indirizzi, di soluzioni, nacque Orientamenti Pedagogici”, la rivista della nostra Università che l’anno prossimo celebrerà il 60° anniversario della sua nascita, che significano anche 60 anni di ricerca, vasta e variegata, ricca di ambiti e di forme per - come affermava lo stesso Braido - orientare gli educatori nei loro sforzi di promozione e di crescita delle persone giovani. In tal senso, la giornata di Convegno si è posta nel solco della ricca tradizione di ricerca realizzatasi in questa Università sin dal suo nascere. I proff. P. Gambini e Z. Formella


La ricerca al servizio dell’educazione Note di Michele Pellerey contesto della preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco, l’Università Pontificia Salesiana, in collaborazione con i Centri a essa collegati, ha dedicato una giornata di riflessione sugli apporti che la ricerca, in particolare la ricerca empirica, può dare all’azione educativa. La ricerca empirica ha sempre avuto un ruolo importante nella nostra Università, fin dai suoi inizi. Nell’ambito degli studi sui processi educativi, anche di natura religiosa, la conoscenza della situazione, con le sue luci e le sue ombre, è essenziale. Ai fini della progettazione e realizzazione di interventi educativi, una conoscenza valida e puntuale della situazione di fatto, dello stato di sviluppo o di deterioramento dei soggetti, delle opportunità e dei vincoli esistenti, delle circostanze culturali, storiche e geografiche nelle quali ci si trovava a operare, costituisce un elemento determinante per le scelte da compiere. La competenza fondamentale dell’educatore, infatti, emerge nel saper agire in maniera prudente e responsabile, rimanendo fedeli da una parte al bene da promuovere e, dall’altra, alla realtà nella quale si opera. La ricerca empirica così dovrebbe aiutare a conoscere e interpretare le condizioni nella quali occorre prendere decisioni di natura educativa il più possibile coerenti ed efficaci. In questa impresa possono essere impiegate metodologie e strumenti di indagine anche assai diversi tra loro, come i sei rapporti sintetici di ricerca presentati hanno evidenziato. La giornata è stata introdotta da un saluto del Rettore e dal curatore dell’avvenimento, Dariusz Grządziel. Questi ha subito chiarito le finalità specifiche che si intendevano raggiungere con questa iniziativa: sensibilizzare i partecipanti sul ruolo che la ricerca empirica ha nel promuovere più valide ed più efficaci iniziative educative. In particolare, egli ha sottolineato i caratteri che contraddistinguono le varie relazioni: l’interdisciplinarità, l’attenzione ai processi educativi, la considerazione della ricerca come fattore essenziale per migliorare l’azione educativa. Di seguito sono state presentate le sei ricerche e ciascuna relazione è stata poi commentata da un esperto, il discussant, che riprendeva, anche da un punto di vista critico e costruttivo, quanto presentato. Nell’ambito dello studio dei processi educativi connessi con l’evangelizzazione della gioventù oggi, Francis Vincent Anthony (discussant Antonio Romano) ha illustrato una ricerca interdisciplinare, che, in una prospettiva pluriennale, intende individuare quali tendenze motivazionali animino gli evangelizzatori e i giovani a cui questi si rivolgono. Da un’approfondita analisi teorica è derivato un impianto di rilevazione che ora viene applicato a una vasta popolazione per trarne indicazioni anche sul piano formativo. Vito Orlando (discussant Luca Pandolfi) ha indagato sulle risonanze che i fenomeni migratori in Europa possono avere sull’adeguamento della missione dei salesiani alle condizioni culturali ed esistenziali attuali. L’analisi compiuta ha evidenziato due tendenze significative che l’impegno per i giovani migranti può avere: una rivalorizzazione dell’impegno per la parte più povera e bisognosa della gioventù, e in questa prospettiva la possibile nascita di vocazioni provenienti dai “migranti”; il

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rapportarsi in maniera più puntuale e fedele al contesto locale ed ecclesiale. Nell’ambito di una ricerca più di natura sociale e di politica educativa sono state presentati due progetti. Claudia Chiavarino, (discussant Alessio Rocchi) ha illustrato un’ambiziosa indagine di natura internazionale alla quale ha partecipato il centro affiliato SSF di Torino-Rebaudengo sulla domanda di formazione che si evidenzia nella travagliata realtà dell’Afganistan. Si è sottolineata l’importanza sentita da un largo campione di persone per uno sviluppo più incisivo e diffuso di processi istruttivi validi ed efficaci e di un’affermazione più puntuale dei diritti delle donne. Lorenzo Biagi, (discussant Vincenzo Salerno) dell’Istituto Universitario IUSVE di Mestre, aggregato all’UPS, ci ha fatto partecipi di un’indagine, avviata in collaborazione con molti soggetti responsabili di attività di natura assistenziale, circa le nuove dimensioni e caratterizzazioni, che l’attuale contingenza storica sollecita nello sviluppo della attività di welfare sociale. Di natura più specificatamente psicologica sono stati gli interventi di Antonio Dellagiulia (discussant Susanna Bianchini) e di Paolo Gambini (discussant Zbigniew Formella). Il primo ha presentato il lavoro di adattamento e di validazione di un questionario che permette di far emergere alcuni aspetti legati ai processi di attaccamento presenti negli adolescenti, come a quali basi sicure per esplorare il mondo essi tendono a rivolgersi o quali rifugi sicuri essi ricerchino nelle loro difficoltà. Paolo Gambini ha invece esaminato le tipologie di relazione familiare che sembrano correlarsi con i comportamenti di bullismo o di vittimismo. Di qui anche le possibili forme di aiuto, anche sotto il profilo formativo, ai genitori. Certo in ogni situazione concreta entrano in gioco molte influenze sia positive, sia negative, come il contesto socio-culturale, quello istituzionale e quello relazionale, ma ogni indagine cerca di isolare alcuni aspetti della realtà, perché questa per sua natura è multidimensionale e assai mutevole. Tenendo conto in particolare di queste ultime indagini si può prospettare in termini sintetici la natura stessa e la motivazione di molte delle attività formative che vengono attivate nella nostra Università. I problemi di natura educativa emergono nel contesto della pratica messa in atto dai vari educatori o formatori. Le varie scienze dell’educazione e della formazione possono aiutare e comprenderne meglio le ragioni, le cause, la complessità, le difficoltà di soluzione, ma anche fornire, oltre a chiavi di lettura e interpretazione, orientamenti per una loro soluzione, almeno a livello di ipotesi di lavoro. L’azione concreta che ne deriva è più consapevole e attenta alla multidimensionalità e complessità delle situazioni concrete e quindi da una parte essa risulta più vicina alla domanda formativa che emerge, e, dall’altra è più consapevole dei limiti di ogni intervento. Dalla ricognizione delle ricadute che sulla pratica sia hanno a partire da questa consapevolezza, derivano non solo riscontri sulla validità ed efficacia delle soluzioni prospettate, ma anche elementi di natura più generale che alimentano lo sviluppo delle stesse scienze. Prof. M. Pellerey


photogallery di Fabrizio Emigli



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pedagogico di Benedetto XVI di Cesare Bissoli

ano mano che passano i giorni, si avverte la necessità di non disperdere l’eredità lasciata alla Chiesa da questo Papa, attento e vigile sui problemi, profondo e motivato nella proposta, mite e chiaro nella comunicazione. Vi entra a pieno titolo il suo vivo interesse per l’educazione. Cogliamo di seguito alcuni nodi del suo pensiero in proposito.

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1. A Benedetto XVI dobbiamo una parola d’ordine, “emergenza educativa”, con la quale ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, non soltanto nella Chiesa, particolarmente in Italia. Il termine compare nella Lettera alla diocesi e alla città di Roma il 22 gennaio 2008. Si può affermare che questa Lettera- sia pur sinteticamente- esprime più compiutamente il pensiero pedagogico del Papa. Tale pensiero ebbe modo di venire svolto nei convegni ecclesiali di ogni tipo, nei viaggi apostolici alle singole chiese, nell’incontro con il mondo dei giovani, delle famiglie, della scuola, nei confronti delle autorità civili. È vero che il Papa non ebbe una specifica formazione pedagogica, ma la sua intelligente, appassionata sensibilità pastorale fece portare in primo piano l’attenzione educativa, avendo per altro quale riferimento- come ebbe a notare il Rettore dell’Università Salesiana, Carlo Nanni- il pensiero educativo di Romano Guardini. 2. Ed ecco i nuclei centrali della sua visione pedagogica a - Due sono i fini supremi: “Lo scopo essenziale dell’educazione (…) è la formazione della persona per renderla capace di vivere in pienezza e di dare il proprio contributo al bene della comunità” (2005). Dunque soltanto con l’educazione la vita del singolo trova pienezza di senso e di gusto e la comunità viene beneficata. b - Sulla fine del primo decennio del duemila, Benedetto XVI - come si legge nella Lettera citata- richiama con un

certo tono drammatico l’affermarsi “una grande ed ineludibile sfida”, qualificata come “emergenza educativa”. Ciò appare da tanti segnali che il Papa raccoglie così: insuccessi formativi, la frattura fra le generazioni, tentazione degli educatori di rinunciare a educare a causa dell’incomprensione del loro ruolo, l’affidarsi ingenuo a una socializzazione tradizionale. Vi sta alla base “un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana nel significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita”. Di qui il forte giudizio: “Sono scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali…. Educare non è mai stato facile e oggi sembra diventare sempre più difficile, diventa difficile proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, le regole di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti di spendere la propria vita”. c - Soprattutto generano inquietudine le difficoltà dei responsabili dell’educazione: i genitori appaiono preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; gli insegnanti vivono l’esperienza del degrado delle loro scuole; la società vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; i giovani si sentono lasciati soli. d - Giungiamo così al pensiero portante che esprime quella che per Benedetto XVI costituisce l’intima essenza dell’atto educativo come educazione alla libertà e della libertà, superando nettamente processi puramente cognitivisti e behavioristici: “A differenza di quanto avviene in campo tecnico o economico, in cui i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita morale delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell’uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona, ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue decisioni. Il rapporto educativo è anzitutto l’incontro di due libertà e l’educazione


Prof. C. Bissoli

ben riuscita è formazione al retto uso della libertà”. E non senza audacia, ma stando nella verità, il Papa afferma che si deve “accettare il rischio della libertà rimanendo sempre attenti ad aiutare il giovane a correggere idee e scelte sbagliate”. e – Dall’ordine dei fini scaturisce l’ordine dei compiti, che Papa Benedetto circoscrive così: “vicinanza e fiducia che nascono dall’amore”; l’educatore sa che per educare deve donare qualche cosa di se stesso per aiutare i suoi alunni a superare gli egoismi e diventare capaci di autentico amore; tante domande e richieste di spiegazione da parte dei giovani occorre collegarle alla grande domanda che riguarda la verità, e quella verità che può essere guida nella vita; anche la sofferenza fa parte della verità della nostra vita: non tematizzarla significa far crescere persone fragili e poco generose; cosa forse più delicata dell’opera educativa è “trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina”.

nostri no a forme deboli e deviate di amore, alla contraffazione della libertà, alla riduzione della ragione a ciò che è calcolabile. In verità questi no sono piuttosto dei sì all’amore autentico, alla realtà dell’uomo che è stato voluto da Dio”. c - Rivolgendosi al Capitolo Generale dei salesiani nel 2008, Benedetto XVI attualizza in certo modo la pedagogia di Don Bosco, affermando il necessario “apporto dell’educazione nel campo dell’evangelizzazione dei giovani” con tre annotazioni: senza educazione in effetti non c’è evangelizzazione duratura e profonda, non c’è crescita e maturazione, non si dà il cambio di mentalità di cultura; è un compito che richiede numerosi rapporti in sinergia: religiosi, laici, famiglie, giovani stessi; “La Chiesa ha bisogno del contributo di studiosi che approfondiscano la metodologia dei processi pedagogici e formativi, l’evangelizzazione dei giovani, la loro educazione morale, elaborando insieme risposte alle sfide della postmodernità, dell’interculturalità e della comunicazione sociale e cercando nel contempo di venire in aiuto alle famiglie. L’educazione costituisce uno dei punti nodali della questione antropologica odierna”. d - Parlando al mondo dei giovani il Papa introduce il pensiero educativo ponendo anzitutto il futuro animato dalla speranza: “Cari giovani amici, il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il bene e irradi gioia e bellezza” (Sydney 2008).

3. In questo statuto pedagogico, come entra la componente religiosa propria dei credenti? a - Due indicatori costituiscono l’asse portante del pensiero educativo cristiano: “Il fattore speranza che ha la sua radice in Dio e che solo può essere anima dell’educazione. Alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita”; il fattore ‘impegno’ incentrato su due convinzioni che svelano l’interiore convincimento di Benedetto XVI: “Educare è una passione che dobbiamo portare nel cuore, un’impresa comune alla quale ciascuno è chiamato per recare il proprio contributo”: per questo “con un’intuizione che vorrei dire profetica la Chiesa da anni concentra i suoi sforzi sul tema dell’educazione”. b - Nel Convegno ecclesiale nazionale di Verona del 2006, confermando la scelta educativa della Chiesa italiana, il Papa ebbe quell’espressione diventata celebre: “Da questa sollecitudine per la persona umana e la sua formazione, vengono i

4. In conclusione, nel pensiero educativo di Benedetto XVI, al centro sta la persona umana con la sua dignità, i suoi diritti e doveri come fine supremo; la ricerca della verità integrale umana e divina come mediazione essenziale; quindi si rende necessaria l’interazione tra ragione e fede, opponendosi al relativismo; la buona pratica della libertà è garanzia di educazione valida, perciò si pone come componente essenziale di questa; non è da sottovalutare, ma da valorizzare, la rilevante influenza dei media. Basilarmente la persona di Gesù Cristo e il suo Vangelo fanno da motivante radicale che investe, purifica ed eleva tutte le risorse umane, ma non le sostituisce, né le ritiene marginali. Pedagogia ed educazione siano sempre più coltivate e valorizzate dalla Chiesa. Fortemente richiesta è la testimonianza vincente degli adulti nel segno dell’amore, che vede coinvolte la famiglia, la scuola (cattolica), la comunità parrocchiale e ogni altra agenzia educativa. Possiamo ben parlare di umanesimo pedagogico di Benedetto XVI.


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Festa di S. Giovanni Bosco

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l’Omelia di Mons. Vincenzo Zani gni anno, nella Famiglia Salesiana, come in tutta la Chiesa, la ricorrenza di San Giovanni Bosco è motivo di festa gioiosa e aiuta a riscoprire quella scia di luce e quella traccia di santità che egli ci ha lasciato come patrimonio per la nostra vita di fede e per la nostra responsabilità di educatori nei confronti delle giovani generazioni. Anche quest’anno la circostanza genera profonda gioia e un rinnovato stimolo anzitutto per le comunità salesiane e per la Chiesa, a riscoprire il carisma di Don Bosco, lasciato in eredità ai suoi figli per il bene di tutti.

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1. L’invito alla gioia, che abbiamo ascoltato nella lettera di Paolo ai Filippesi - “rallegratevi nel Signore” - come pure il comando di non temere - “non angustiatevi per nulla” - trovano per l’Apostolo il loro fondamento nel fatto che “il Signore è vicino”. Il termine Signore indica non solo Dio Padre, ma soprattutto Gesù Cristo, perché è in lui che Dio si avvicina all’umanità, Lui è il Verbo fattosi carne e reso visibile. Paolo mostra come la speranza non si fonda su un sentimento di volontà personale, su una disposizione interiore all’ottimismo, ma sulla persona di Gesù, che è garanzia dell’attesa per il futuro. Possiamo constatare che così è stato anche nella vita di Don Bosco. Egli certamente ha potuto avere un aiuto significativo dal suo temperamento naturale e dalla sua indole ottimista, ma la speranza che ha animato e sostenuto la sua esistenza terrena è una virtù, un habitus che è andato consolidandosi attraverso l’unione personale con Gesù, costruita giorno dopo giorno, nei momenti positivi e in quelli difficili, caratterizzati dalla fatica quotidiana e dalla prova. 2. Nel testo di Filippesi troviamo tre parole che esprimono il risvolto personale e comunitario della speranza che possiamo vedere riflesse nella vita di Don Bosco: gioia, fiducia, pace. La gioia deriva dal fatto di vivere in comunione con Gesù e con gli altri. Paolo afferma ciò non da gaudente, ma come un apostolo sofferente, in catene, che sollecita ripetutamente i Filip-

pesi a gioire. Anche in Don Bosco la gioia non è mai un atteggiamento frivolo e superficiale, ma una caratteristica che lo accompagna e che è frutto dell’assidua preghiera e del rapporto personale con Gesù. La fiducia: “In ogni circostanza esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti…”. Abbandonarsi a Dio non è cosa indegna dell’uomo, non è un rifugio in un mondo irreale, ma fa parte della vera sapienza, perché “il Signore veglia sul cammino dei giusti” (1 Sam 2,9). Tutta la vita di Don Bosco è attraversata da una costante e ostinata fiducia nel Signore. Basti pensare con quale disponibilità interiore egli accoglie i sogni e li attualizza, o come affronta la realizzazione delle opere educative e assistenziali per i ragazzi che raccoglie, confidando nella Provvidenza di Dio e abbandonandosi nelle mani di Maria Santissima aiuto dei cristiani. La pace è il risultato di quanto precede. Dalle parole di Paolo, la pace non è assenza di preoccupazioni, ma frutto della potenza di Dio, che custodisce il cuore e i pensieri dei credenti in Cristo Gesù, il che è ben diverso dal semplice ‘non aver pensieri’. La pace vera non è superficiale, ma afferra l’uomo là dove lui decide di se stesso, nella mente e nel cuore, perché così anche le sue azioni e relazioni saranno azioni e relazioni di pace. Nella vita di Don Bosco non sono certo mancate le preoccupazioni e le sospensioni dovute ai numerosi problemi che potevano derivare dalle persone e dalle opere intraprese; ma tutto veniva affidato alla grazia di Dio e alla sua presenza provvidente, e questo generava la serenità e la pace nel cuore di don Bosco e intorno a lui. 3. Il brano del Vangelo di Matteo, che ha per tema il ‘farsi piccolo’, è l’insegnamento di una straordinaria novità consegnataci da Gesù che richiama un atteggiamento fondamentale dell’esistenza cristiana. Gesù prende lo spunto dalla discussione sviluppatasi nella comunità dei discepoli circa chi è il più grande nel regno dei cieli, e imparte la grande lezione che nella storia della Chiesa ha suscitato numerosi carismi. Solo il piccolo è ‘grande’, perché innocente, semplice, senza pretese. Il bambino, infatti, ha bisogno degli altri, si affida al più


grande, consapevole della sua fragilità e della sua povertà. Per Gesù il bambino è il simbolo del vero discepolo, perché chi si fa piccolo è disponibile, lascia più spazio all’opera e all’azione dello Spirito. Il bambino è l’immagine di Gesù che si abbandona con totale fiducia e obbedienza nelle mani del Padre; e per questo dice: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in mio nome, accoglie me”. L’intero brano del Vangelo ci conduce alla figura, al carisma, all’opera di Don Bosco. Ponendosi controcorrente rispetto alla mentalità e alla società del suo tempo, egli ha accolto i piccoli, i giovani, soprattutto quelli che erano scartati dalla società, e con il suo amore straordinario ha ridato loro la dignità di persone, trasformandoli in discepoli di Cristo. Diceva Don Bosco: “Senza familiarità non si dimostra l’amore e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza. Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesù Cristo si fece piccolo con i piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della familiarità!”. E riguardo a come ci si deve rapportare con i giovani, soprattutto quando manifestano ingratitudine o negligenze, egli diceva ai suoi discepoli: “Gesù Cristo non spezzò la canna incrinata né spense il lucignolo che fumigava. Ecco il vostro modello” (Lettera da Roma, 1884). Nelle espressioni usate da Don Bosco in questa lettera, si intuiscono il suo animo di educatore e i tratti del suo carisma specifico. 4. Da alcuni anni stiamo vivendo un tempo segnato da una profonda emergenza educativa, più volte richiamata da Papa Benedetto XVI. Egli ne individua la causa principale nel relativismo che pervade la società e la cultura, mettendo Dio tra parentesi e scoraggiando ogni scelta impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare l’affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate. Il relativismo - che spesso permea anche la comunità cristiana e i nostri ambienti di formazione - lascia come ultima misura solo il proprio ‘io’ il quale, sotto l’apparenza di una libertà riconquistata, finisce per trasformarsi in una prigione in cui sono impediti i rapporti con gli altri, è spenta la luce della verità e si è aggrediti dai dubbi sulla bontà stessa della vita e sulla validità dell’impegno per costruire con gli altri qualcosa di comune e di condiviso. L’azione educativa di Giovanni Bosco ci illumina nel grande compito che la Chiesa e i cristiani hanno oggi di aiutare la società a superare questa grave situazione. Non possiamo dimenticare che Don Bosco, insieme ad altri homines novi a lui contemporanei, costituisce una figura-ponte nel grande processo di modernizzazione del suo tempo e un crocevia di mondi religiosi in trasformazione in cui convivevano e si manifestavano le tensioni tra la fedeltà al passato e la percezione acuta di un suo inevitabile e irreversibile superamento. In questo senso scorgiamo nella vicenda di Don Bosco una grande attualità che è in grado di offrire ancora oggi stimoli originali per rispondere all’emergenza in atto.

5. Più specificamente, quali elementi della sua opera offrono insegnamenti imitabili per il nostro tempo? Dall’esperienza di Don Bosco si apprende un primo elemento di contenuto e di metodo educativo: l’importanza di prevenire le situazioni negative e i fattori disgreganti nella persona e nel contesto sociale. L’obiettivo sempre presente in Don Bosco, di “prevenire il male” e formare uomini cristianamente solidi per essere immessi nel consorzio civile e vivere da “onesti cittadini”, finì per costituire una iniezione di valori stabilizzanti nella vita sociale del suo tempo. In questa azione, l’interiorizzazione dei valori religiosi e cristiani, viene vista come una riserva di contenuti e di motivazioni da cui attingere per imprimere alla convivenza umana quei caratteri di onestà, laboriosità, trasparenza morale, timor di Dio giudicati i presupposti di qualsiasi ordinata vita sociale. In secondo luogo, va rilevata la novità del soggetto dell’educazione a cui Don Bosco rivolse le proprie attenzioni: i “giovani poveri e abbandonati”. Nel dedicarsi alla gioventù povera Don Bosco dimostrava notevole tempismo nel cogliere l’emergere di un problema sociale di vasta e crescente portata. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta era stato fino ad allora mediato dalla famiglia e per lo più scandito dai ritmi naturali della vita rurale, ma questa situazione stava rapidamente mutando a causa del veloce processo di industrializzazione. Don Bosco comprese che il numero dei “poveri” evangelici era destinato ad aumentare: non soltanto i mendicanti, i malati, le donne, i bambini, ma anche i giovani. La realtà delle povertà giovanili è molto presente e attuale anche oggi. Il terzo dato è costituito dalla complessità e varietà degli interventi educativi di cui si avvalse Don Bosco. Al centro delle sue preoccupazioni stava certamente l’insegnamento del catechismo, ma l’istruzione religiosa era integrata e sorretta da una vasta gamma di iniziative ricreative (giochi del cortile, ginnastica), culturali (teatrino, banda, canto), assistenziali (intervento a favore dei poveri), sociali (formazione al lavoro, iniziative di mutuo soccorso). Nell’attrarre i giovani all’oratorio, Don Bosco si prefiggeva di far maturare, mediante un concorso di interventi, la personalità del giovane sul piano della sua umanità e così aprirlo alla fede. La formazione del “buon cittadino” s’incrociava con quella del “buon cristiano”. Anche nel contesto odierno, è più che mai urgente e attuale promuovere progetti che attuino una educazione integrale, che sappia cioè includere e armonizzare tutti gli aspetti della persona umana. 6. In questa giornata di festa ringraziamo il Signore per aver dato alla Chiesa e al mondo un uomo e un santo di questa statura che ha inciso nella vita di numerose generazioni e permesso a tante persone di camminare nella via della santità. Affidiamo a Dio, tramite lui, la vita di ciascuno, docenti, studenti, amici e collaboratori di questa Pontificia Università che si ispira al suo carisma educativo. Ancora oggi è pienamente valido l’obiettivo che il beato Giovanni Paolo II ha lanciato in occasione del primo centenario della morte di Don Bosco, e cioè: “Il mondo ha bisogno di individui, di famiglie e di comunità che facciano dell’educazione la propria ragion d’essere e ad essa si dedichino come a finalità prioritaria, alla quale donano senza riserve le loro energie, ricercando collaborazione e aiuto, per sperimentare e rinnovare con creatività e senso di responsabilità nuovi processi educativi” (Iuvenun Patris). Invochiamo anche la materna protezione di Maria Ausiliatrice, tanto amata da Don Bosco: ci aiuti ogni giorno e in ogni circostanza a servire Domino in laetitia.


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notizieups•Studenti

Papa per noi Benedetto rispondono alcuni studenti a cura di Mario Llanos

La decisione di Benedetto XVI di consegnare la sua responsabilità di Pontefice alla volontà di Dio continuando a servire la Chiesa nel silenzio e nella preghiera, ha scosso le coscienze di molti cristiani. Se prima ha sbalordito, e persino sconcertato la maggioranza di credenti e non credenti, non abituati a scelte così dolorose e importanti, la decisione del Papa ha poi prodotto una accoglienza rispettosa e ammirevole. Benedetto XVI rimane un Papa speciale poiché il suo pontificato sarà ricordato come contrassegnato dalla Carità, tema che ha aperto e chiuso il suo pensiero, e dal dialogo della Fede con la Ragione, evidenziando le marcate qualità di intellettuale e teologo, e allo stesso tempo di uomo umile e aperto al confronto, che lo hanno contraddistinto. Abbiamo chiesto ad alcuni nostri studenti di esprimere il loro pensiero, e perché no, il sentimento nei confronti di Papa Benedetto XVI, il Pontefice che passerà alla storia per la testimonianza carica di significati del suo gesto. rapporto con i giovani Papa Benedetto è sempre stato pacato, nulla di eclatante o appariscente. In ogni momento in cui si è rapportato con “le generazioni del futuro”, a Colonia 2005 o a Madrid 2011, lo ho fatto sempre in maniera riservata e con un’umiltà davvero invidiabile, lasciando noi giovani come attori principali dell’evento in questione. L’insegnamento che mi ha lasciato è sicuramente quello di essere stato in grado di essere infinitamente umile nel non sentirsi all’altezza di un mandato affidatogli, e l’infinita debolezza umana nell’ammettere la propria difficoltà, davanti al mondo intero… non da tutti! E ancora, ai motivi, alle considerazioni e alle critiche mosse circa queste “dimissioni” troppo poco “credenti”, lui come ha risposto? Con il silenzio accompagnato dalla preghiera. I progetti di Dio su di noi sono sconosciuti all’uomo, ma ben noti al Signore. Farci comprendere il significato della parola “rinuncia”, quanto costa in termini di conseguenze personali e non la rinuncia a un qualcosa; e se fosse stato proprio questo il Suo progetto su di lui? Andrea M ONTESANO

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La rinuncia del Papa Benedetto XVI l’ho accolta con tanto dolore perché è arrivata all’improvviso. Dopo una riflessione

sulla decisione ho visto che non è stata facile, però ha mostrato il suo vero carattere, quello di essere umile e aver fede in Dio. Di tutto ciò che ha fatto come Pontefice, le sue ultime parole mi hanno colpito molto: “Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra”. Da un lato è un’accettazione di sé e dall’altro lato mostra l’umiltà, cioè quella di essere uomo e cristiano come altri e mettere Dio al centro della vita. Illa M UKONYORA

Quando penso al Papa, penso a un grande uomo al quale Dio ha affidato la sua Chiesa. Benedetto XVI non solo è stato un grande uomo, ma anche un grande Papa, e la sua grandezza si vede nella sua umiltà. È stato un Papa generoso, si è affidato e consegnato tutto al Signore, e senza barattare in generosità ha voluto il meglio per la Chiesa, per noi tutti. La sua vita è simbolo di una consegna generosa, vissuta sin nell’abbandono in Colui dal quale ha sempre sentito il sostegno vigoroso. Kenia E SCOBAR

Il Santo Padre Benedetto XVI è stato per la mia vita molto importante: quando è stato eletto Papa io ero appena entrato in seminario minore. Posso dire che il suo ministero pietrino mi ha accompagnato in questi anni di formazione, fino a adesso, e credo che continuerà a farlo poiché i suoi scritti, i suoi discorsi, tutta la sua persona, hanno lasciato in ognuno di noi tante cose che forse dobbiamo rivedere e riscoprire. Potrei sottolinearne tante, ma ne scelgo alcune. Mi ha colpito subito il suo modo di salutare, quelle braccia che si allarga-


vano e poi si chiudevano come per dare un abbraccio personale ad ognuno. Momento forte è stata la GMG di Madrid, dove nonostante la tempesta è voluto rimanere con i giovani, segno di quanto veramente portava ognuno di noi, ogni giovane, nel suo cuore. Non posso dimenticare tutte le sue parole di incoraggiamento, tutti i suoi discorsi rivolti a noi giovani. Tutto ciò che ci ha voluto lasciare è che dobbiamo riscoprire Cristo come l’Essenziale della nostra vita, e credo proprio che il gesto da lui compiuto (per di più proprio all’inizio della Quaresima) sia per ognuno di noi motivo di discernimento riguardo la nostra esistenza cristiana significativa. Davide M ELA

Sono una giovane religiosa e la rinuncia di Benedetto XVI mi ha colpito, credo come per molti... Mi chiedevo, cosa vuole dire, significare, tutto questo? E pensando in ciò che per me ha rappresentato ed è stato Benedetto XVI, rispondevo a me stessa. Egli è stato un servitore, un uomo disposto a consegnarsi, con tutto e in tutte le situazioni, alla volontà di Dio; un uomo libero, intelligente che mi ha dato

uno dei migliori esempi di umiltà e soprattutto di fiducia in Dio. Così come egli stesso ha affermato nella sua ultima udienza di Pontefice, “sulla barca [che è la Chiesa] c’è il Signore” ed è Lui stesso Colui che la conduce. Hermana L AURA


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notizieups•Centri aggregati

Studio e ricerca si specchiano nello Stretto L’Istituto Teologico “San Tommaso d’Aquino” di Messina di Giuseppe Cassaro

attuale Istituto di Messina nasce nel 1932, per iniziativa dell’Ispettoria Salesiana Sicula, come Studentato destinato alla formazione spirituale e teologica dei giovani salesiani candidati al presbiterato. Dopo aver peregrinato tra Messina (Domenico Savio), Modica, Pedara, Catania, San Gregorio di Catania, e di nuovo Messina (San Luigi), nell’anno accademico 1966-67 la sede viene definitivamente stabilita nel complesso attuale che dall’amena collina del Fondo Galletta domina il centro storico di Messina: chi si affaccia dai balconi del San Tommaso può ammirare uno spettacolo che ogni giorno si rinnova, aperto sullo Stretto e sulla Falce del porto, maternatemente custodito dalla statua dorata di Maria SS. della Lettera, protettrice della città. La nascita ufficiale della struttura accademica come Istituto Teologico “S. Tommaso d’Aquino” risale poi al 1968, quando una convenzione stipulata per iniziativa di Mons. Francesco Fasola tra l’Arcidiocesi di Messina, la Provincia

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Foto grande, don F. Di Natale

Nella foto piccola, al centro prof. G. Cassaro

messinese dei Padri Cappuccini e l’Ispettoria Salesiana Sicula unifica i tre rispettivi Studi Teologici. L’anno successivo viene affiliato alla Facoltà di Teologia del Pontificio Ateneo Salesiano, divenendo poi Istituto Aggregato nel 1985. Da allora l’Istituto si è sviluppato fino a raggiungere l’attuale configurazione. Oggi l’offerta formativa si struttura in un Primo Ciclo quinquennale di studi Filosofico-Teologici, e un Secondo Ciclo biennale di Teologia, con specializzazione in Catechetica. Lo stile proprio e l’ambiente culturale dell’Istituto lo pongono a servizio delle Chiese locali e della Congregazione Salesiana, avendo come scopo specifico la formazione culturale e teologica dei candidati al sacerdozio ministeriale e dei laici, nonché la preparazione di esperti in Catechetica, qualificata dalla dimensione liturgica, con attenzione alla condizione giovanile nel contesto del Meridione d’Italia. Attualmente la popolazione studentesca è composta nel Primo Ciclo soprattutto da giovani laici, studenti salesiani, seminaristi delle Diocesi di Messina e Patti, e religiosi di varie denominazioni; il quadro si allarga nel Secondo Ciclo, che accoglie studenti provenienti dalla gran parte delle Diocesi di Sicilia e Calabria. Gli studenti salesiani provengono soprattutto dall’Italia, dall’Africa e dall’Asia.


Le Ispettorie salesiane italiane interessate sono l‘Ispettoria Sicula e l’Ispettoria Meridionale. Gli studenti iscritti sono complessivamente 22. Al quarto anno sono iscritti 12 studenti salesiani; quelli del terzo anno sono 7; al secondo anno sono iscritti 2 studenti, e infine al primo anno sono iscritti 3 studenti salesiani. Direttore della comunità salesiana e preside dell’ITST è don Francesco Di Natale. Suo vicario è don Giuseppe Cassaro che ha anche la responsabilità di Vice preside facente funzione. Oltre la Biblioteca, che contiene circa 120.000 volumi e per la quale si è tanto prodigato don Ferdinando Aronica insieme a tanti altri salesiani che negli anni si sono succeduti nell’impegno della docenza, l’Istituto è dotato di un Centro di Pedagogia Religiosa, dedicato al compianto prof. don Giovanni Cravotta, il salesiano che ne avviò l’istituzione, che anima le iniziative di studio e ricerca nel campo pastorale e catechetico a servizio delle Chiese locali. Nell’Istituto ha sede anche la Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia, di cui è direttore il prof. don Giovanni Russo, che svolge un’attività di formazione didattico-accademica, di ricerca scientifica e di formazione sociale nel campo delle scienze della vita e della salute.

A destra, don F. Aronica

La rivista multidisciplinare dell’Istituto, Itinerarium, ormai al suo ventesimo anno di vita, raccoglie il frutto della ricerca e dello studio dei docenti, nonché il meglio della produzione scientifica in campo nazionale e internazionale negli ambiti di catechetica, pastorale, teologia, filosofia, scienze della formazione, e storia.


recensioni a cura di Renato Butera

Riccardo TONELLI La narrazione come proposta per una nuova evangelizzazione È un libro sulla evangelizzazione e sulle condizioni, di contenuto e di metodo, per il suo rinnovamento. Pensato e progettato sull’orizzonte dell’attuale situazione culturale e giovanile, investe la passione apostolica di tutti coloro che condividono l’impegno e la responsabilità verso “una nuova evangelizzazione”. Si articola in quattro momenti: dà un nome concreto ai problemi e alle difficoltà con cui si scontra quotidianamente chi si impegna sulle frontiere dell’evangelizzazione; individua una serie di esigenze imprescindibili per ogni autentica evangelizzazione; suggerisce un criterio di fondo che serve da elemento generale di verifica, il servizio autentico alla vita e alla speranza; propone un modello concreto di evangelizzazione, la narrazione (soprattutto del Vangelo). Attorno a questa proposta viene sviluppato un elenco di suggerimenti metodologici, dai più generali ai più specifici e particolari. Uno spazio ampio e originale (rispetto alla letteratura sull’argomento) è dedicato allo studio dei modelli concreti “per narrare il Vangelo”.

Stanislaw ZIMNIAK (ed.) Storia e identità salesiana in Africa e Madagascar La presenza salesiana nel continente africano conta più di cento anni, ma la grande diffusione delle case e delle opere risale agli anni ‘80 del Novecento. È tempo che le comunità educanti dell’Africa e del Madagascar avvertano in modo diffuso l’urgenza di curare la documentazione di ieri e di oggi che consentirà, domani, di scrivere la propria storia, all’interno della storia generale dei diversi paesi. La memoria orale non basta per congregazioni religiose i cui membri si trasferiscono con facilità, portando con sé i ricordi. Occorre anche scrivere e documentare, perciò bisogna allargare la sensibilità al problema, dare strumenti di riflessione critica. Questa consapevolezza ha suggerito di pubblicare gli Atti del Seminario regionale dell’Associazione dei Cultori di Storia Salesiana (ACSSA) tenuto a Nairobi dall’11 al14 ottobre 2011, dal titolo: Storia e identità salesiana. Produzione e uso delle fonti, conservazione del patrimonio culturale. I lettori troveranno molti spunti per decidersi a favore di una vita che lascia tracce per il futuro.

Antonella MENEGHETTI I sensi e le emozioni incontrano Dio. Liturgia ed educazione Il tema del corpo, dei suoi sensi e delle sue emozioni, è oggetto di grande attenzione nella cultura contemporanea. Anche la ricerca attuale in campo liturgico e pastorale sta riconoscendo il corpo come crocevia di incontro interdisciplinare che permette di stabilire un rapporto più profondo tra esistenza e fede cristiana. La fede, infatti, nasce, si realizza, si manifesta nel corpo, prende corpo nei suoi sensi e nelle sue emozioni, nella sua consapevolezza e nelle sue azioni. Prende corpo nella totalità della persona, nelle sue relazioni e matura nel corpo rituale per costruire un vero corpo ecclesiale. A partire da una visione antropologica più attenta alla totalità della persona che celebra con i suoi sensi e le sue emozioni, la presente ricerca affronta il rapporto liturgia ed educazione. Essa considera alcune dinamiche fondamentali che coinvolgono tanto chi educa quanto chi è educato, in attenzione a problemi contemporanei ancora aperti e a prassi liturgiche spesso insufficienti, ma anche fiduciosa nella forza educativa della liturgia.

Giovanni BOSCO Epistolario (vol. V; 1876-1877). Lettere: 2244-2665. Introduzione, testi critici e note a cura di Francesco Motto Il volume contiene 422 lettere. La corrispondenza maggiore è con il suo braccio destro, don Michele Rua. Al secondo posto si colloca la corrispondenza con il papa Pio IX al quale chiede la concessione di facoltà e permessi speciali e la benedizione per le proprie sempre nuove iniziative e per i suoi benefattori. Al terzo posto viene don Giovanni Cagliero, grande missionario, responsabile di tutta l’azione missionaria salesiana in America Latina. Seguono poi altri destinatari. Gli anni 1876-1877 vedono Don Bosco impegnato nel rafforzare le opere salesiane aperte in precedenza, nell’aprirne di nuove in Italia, Francia e America Latina, nel lanciare nelle stesse aree le Figlie di Maria Ausiliatrice, nel consolidare giuridicamente i due Istituti da lui fondati, nel formare religiosamente ed educativamente i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice. Negli stessi anni istituisce l’Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni ecclesiastiche adulte e procede alla fondazione dell’associazione dei Cooperatori salesiani e del mensile “Bollettino Salesiano”.

Carlo NANNI Educazione, evangelizzazione, nuova evangelizzazione Il libro cerca di mostrare la portata del detto “evangelizzare educando ed educare evangelizzando” che si realizza nella pastorale in genere e in quella giovanile in particolare, là dove si vuole educare alla vita buona del Vangelo. Si indica un modello comprensivo di rapporti tra evangelizzazione ed educazione e si fa opera di coscientizzazione dei presupposti conoscitivi e antropologici che lo rendono comprensibile e attuabile. Quindi, sulla base delle indicazioni che vengono dai documenti ecclesiali (tra cui Educare alla vita buona del Vangelo, Lineamenta e Instrumentum Laboris del XIII Sinodo dei Vescovi, Lettera Apostolica Porta fidei, alcune omelie di Benedetto XVI, ecc.), si delineano gli ambiti, i luoghi e gli itinerari (il dove, il cosa e il come) dell’educare e dell’evangelizzare nell’orizzonte della nuova evangelizzazione. Segue un capitolo dedicato alla formazione di educatori/evangelizzatori operosi, gioiosi e testimonianti sulla scia di Gesù Maestro. Si può dire che il libro si presenta come un utile strumento per l’azione educativa/pastorale dei giovani.


notizieups editrice Juan José BARTOLOMÉ Gesù di Nazaret formatore di discepoli. La pedagogia di Gesù secondo il racconto di Marco Il libro offre una lettura del vangelo di Marco, come vademecum per l’educazione alla fede, mettendo in evidenza il motivo, le mete e la metodologia pedagogica usate da Gesù nell’educazione dei suoi discepoli. L’autore considera il vangelo di Marco un autentico manuale di formazione per i seguaci di Gesù. Dopo una introduzione che giustifica tale impostazione, si ripercorre l’itinerario formativo seguito da Gesù con i suoi discepoli. Il percorso viene diversificato in tre tappe di addestramento (Galilea, cammino verso Gerusalemme, Gerusalemme) chiaramente differenziate dal luogo, nei contenuti, nel metodo e nelle mete dell’istruzione che Gesù imparte ai suoi. L’epilogo abbozza i tratti fondamentali della pedagogia di Gesù. Presentare il discepolato di Gesù come un processo evolutivo restituisce al rapporto personale con Lui il suo carattere dinamico e progressivo. Chi è deciso a seguire Cristo oggi, potrà leggere come anticipato il proprio cammino di fede. Ripercorsi tali cammini, la compagnia dei primi discepoli diverrà imprescindibile. Oggi, infatti, riescono a essere credibili solo coloro che non parlano per sentito dire.

Andrea BOZZOLO Il rito di Gesù. Temi di teologia sacramentaria Il volume raccoglie una serie di saggi di teologia sacramentaria accomunati dall’interesse per il profilo fondamentale della riflessione alla ricerca delle categorie e degli approcci che meglio consentono di elaborarla. Il titolo del volume ne segnala l’orientamento e attesta l’assunzione delle provocazioni emerse nel dibattito liturgico contemporaneo che ha sollecitato la teologia a ripensare la nozione di sacramento attribuendo più chiaro risalto alla sua identità di azione rituale. Sottolinea anche l’esigenza di far emergere la “singolarità” del sacramento cristiano, evitando il rischio che il riferimento cristologico appaia come un semplice incremento di significato rispetto a una nozione di rito già precostituita. L’idea di fondo è che nelle forme simboliche dell’agire liturgico si sintetizza l’appello che la rivelazione divina indirizza all’uomo e il dono di grazia che gli offre. L’efficace comunicazione della grazia si attua compiendo quel “lavoro” che costituisce la sua vita: il lavoro di credere. A rendere possibile tale dono laborioso è indirizzato il rito di Gesù che è il sacramento.

Silvio CIAPPI Psicopatologia narrativa. Funzionamento del Sé e pratica clinica Questo libro intende porsi come sistematizzazione della nosografia psicopatologica secondo l’approccio narrativo (narrative-based). La narratività è uno strumento di comprensione di quel testo particolare che è il discorso del paziente. Rifacendosi a varie impostazioni, il volume cerca di ridisegnare il quadro del funzionamento psichico e dei disturbi mentali visti come ‘alterazioni’ di una trama più generale. L’Autore fa riferimento alla prevalente sintomatologia psichiatrica, ai vari disturbi, sapendo che questi vanno a inserirsi in un tipo di organizzazione individuale che egli chiama ‘funzionamento’, nozione che permette di comprendere quale sia l’atteggiamento dell’individuo di fronte al mondo, come il soggetto agisca e faccia funzionare il suo corpo, le relazioni di cui fa parte, gli affetti: l’essere-nel-mondo di ogni persona influenza il funzionamento mentale e il relativo quadro che può essere letto, compreso e trattato. Il volume vuole essere un utile manuale d’intervento “narrative-based”, non limitandosi solo all’esposizione teorica.

Marco BAY (ed.) Educatori appassionati esperti e consacrati per i giovani. Lettere circolari ai Salesiani di don Juan E. Vecchi Il libro, che raccoglie le Lettere Circolari di don Vecchi, presenta tematiche di fondo ricorrenti che permettono al lettore di riflettere su contenuti comuni e peculiari dell’autore, persona di vasta cultura e di fine sensibilità pedagogica. Dalle Lettere emergono i segni dei tempi, gli itinerari della Chiesa, il rinnovamento che i Sinodi e i documenti del Magistero hanno stimolato nell’intera Famiglia Salesiana e nel Movimento Giovanile Salesiano, nel passaggio da un secolo all’altro proiettati verso nuovi orizzonti di fede e di evangelizzazione. Tra i temi portanti si segnalano la predilezione per i giovani, l’approfondimento di un metodo, uno spirito e una qualifica degli evangelizzatori, l’amore per la Chiesa, lo spiccato impegno di rinnovamento della Vita Consacrata, l’animazione delle comunità, l’appello a qualificarsi nell’arte della comunicazione del Vangelo, il lavoro autenticamente pastorale e spirituale, il pensiero ai destinatari più poveri, l’invito al coraggio e alla speranza. Al volume è allegato un CD che raccoglie circa 450 parole-chiave, una ricca raccolta di voci con corrispondente citazione bibliografica e collegamenti ipertestuali.

C. NANNI - G. QUINZI - G. BAGGIO - L. PACE Pensare filosoficamente La scelta di scrivere questo testo, soprattutto per gli studenti che non hanno mai studiato filosofia (o lo hanno fatto solo a un livello iniziale), nasce da alcune constatazioni. Una di esse è che alcuni ambiti disciplinari come l’educazione, la comunicazione, i procedimenti psicologici e terapici, avvengono sempre all’interno di un sistema socio-politico-economico-ideologico, nel corso di processi storici e nel gioco dialettico delle culture e delle tendenze emergenti del tempo. Per tale motivo si crede che anche lo studio e la formazione di competenze adeguate per interventi qualificati in campo educativo, psicologico o nel sistema sociale di comunicazione, richiedano di avere un minimo di coscienza di questo quadro contestuale. Il testo è “introduttivo”, intende aiutare gli inizi di questa comprensione. Non si interessa della filosofia in se stessa, ma solo in quanto aiuta a comprendere le idee dominanti, le attese profonde e le speranze “alte” del nostro tempo.


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notizieups•amici UPS

CARI AMICI e BENEFATTORI dell’UPS,

un cordiale saluto, in questi giorni di tanti eventi che ci coinvolgono profondamente in quanto cristiani. Ognuno di noi, inevitabilmente, li vive a partire dalla propria storia personale, dalla propria spiritualità, dalla propria cultura. È risaputa la grande devozione di Don Bosco verso il Santo Padre, specie i grandi Papi della sua vita di fondatore: Pio IX e Leone XIII. Devozione non solo affettiva e “teologica”, ma anche assai fattiva, impastata di dedizione, lavoro e sacrifici incredibili. Due giorni dopo l’ elezione di Papa Leone XIII, gli ebbe a scrivere, e fra altre cose diceva: “Questa Congregazione è stata consigliata, diretta, approvata dalla veneranda memoria di Pio IX, ma ha tuttora bisogno della protezione di V. S. affinché possa conseguire la stabilità necessaria a promuovere la maggior gloria di Dio”. E ancora: “Tutti i Salesiani e i fanciulli loro affidati con affetto figliale offrono fatiche, cure, sostanze e vita, sia in Europa sia nelle missioni estere, qualora V. S. giudichi di servirsi dell’opera loro”. Oso pensare che anche il Papa Francesco, che lo Spirito Santo attraverso i cardinali elettori ci ha preparato, abbia bisogno sia della nostra preghiera, come ci ebbe a chiedere fin dalla sua prima apparizione dalla loggia delle benedizioni con disarmante umiltà, sia del nostro impegno “fattivo”, per affrontare l’ulteriore evangelizzazione delle nostra generazione. In questi giorni, per circostanze particolari che ho vissuto, mi si è riaffacciata alla mente una riflessione - in forma di preghiera -, che il grande pensatore, il beato John Henry Cardinal Newman, convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo, ebbe a esprimere: “Dio mi ha creato perché adempia un suo servizio ben preciso. Egli mi ha affidato un compito che non ha affidato ad altri. Io ho la mia missione; potrò anche non conoscerla mai in questa vita, ma essa mi sarà svelata nell’altra. Sono come un anello di una catena, un legame di collegamento tra persone. Il Signore non mi ha creato per nulla. Io farò del bene, svolgerò il suo lavoro; sarò un predicatore della verità, là dove io sono, anche senza rendermene conto, purché io osservi i suoi comandamenti e lo serva nella mia vocazione. Perciò, mio Dio, mi rimetto nelle Tue mani senza riserve. Che cosa avrò in cielo e che cosa posso desiderare su questa terra all’infuori di Te? La mia carne e il mio cuore sono deboli, ma Dio è il Signore del mio cuore, e il mio sostentamento per l’eternità”. È una riflessione che ci aiuta a renderci conto – con sorpresa e, quindi, con gioia!- della nostra unicità e insostituibilità. Diceva Madre Teresa di Calcutta “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”. È una riflessione coinvolgente per ognuno di noi, specie in queste settimane quando la liturgia ci propone la meditazione dei grandi eventi della storia della nostra redenzione. La figura centrale è il nostro Maestro, il quale, come ci ricorda ripetute volte la Scrittura Santa, sì, ha dato sé stesso per noi. Lui sì, proprio non ha tenuto nulla per sé stesso, ma ha accettato il terribile martirio della croce, per poterci condurre con lui alla gloria della Risurrezione! Sì, tu sei necessario, insostituibile e unico. Il mondo, l’umanità ha bisogno di te. Esserne coscienti moltiplica la nostra gioia, le nostre energie e il desiderio di bruciarle tutte per la venuta del suo regno fra tutti i popoli della terra. Anche a nome di tutta l’Università porgo i migliori auguri per una Pasqua santa e di vera risurrezione, per la gioia di molti.

P.S.: Una borsa di studio annuale ha un costo di circa 10.000 €. Si può partecipare anche con sussidi parziali: tasse accademiche: 1500 € un mese di alloggio: 300 € libri e dispense accademiche: 500 € tessera mensile: 25 € malattie: 200 € Le offerte possono essere effettuate tramite: CONTO CORRENTE POSTALE ccp 95427936 intestato a: Associazione Pro Universitate Don Bosco Onlus - P.zza dell’Ateneo Salesiano, 1 00139 Roma CODICE FISCALE PER IL 5X1000: 97536950583 BONIFICO BANCARIO Dall’Italia C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 Dall’Estero C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 SWIFT POSOIT22 PER ULTERIORI INFORMAZIONI Rev.do Prof. Gianfranco Coffele Direttore Ufficio Sviluppo e Relazioni Pubbliche dell’UPS, P. zza dell’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma, Tel. 06 872 903 32; Fax 06 872 906 82; Mail: coffele@unisal.it

NOTIZIE UPS MARZO 2013 Direttore Responsabile: Riccardo Tonelli Direttore di Edizione: Renato Butera Redazione: Carmen Barbieri, Fabrizio Emigli, Stefano Mura Foto: Renato Butera, Fabrizio Emigli, Jorge Moraga, Giuseppe Natale, Tommaso Sardelli Foto in copertina: Maria Michaela Caba Hanno collaborato: Francis V. Anthony, Cesare Bissoli, Giuseppe Cassaro, Gianfranco Coffele, Antonio Escudero, Jesús Manuel García, Dariusz Grzadziel, Mario Llanos, Mauro Mantovani, Michele Pellerey, Manlio Sodi, Paolo Zuccato Progetto grafico, impaginazione: Fabrizio Emigli Per ricevere la rivista: UPS - Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma ufficiostampaups@unisal.it - www.unisal.it - Tel: 06.872901

Roma, 22 marzo 2013

Vostro obbl.mo Sac. Gianfranco Coffele Vicerettore

Il prof. G. F. Coffele insieme al prof. Abbas Ali Shameli con studenti di Filosofia


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