Rivista Notizie UPS_N.10 2011

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Periodico quadrimestrale - Poste Italiane S.p.A. - spedizione in abb. postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04) - n°46 art. 1, comma 2 DCB Roma - Registrazione del Tribunale di Roma n°206/85 del 16/4/1985

unotizieups Bollettino degli “Amici UPS”, degli allievi e degli ex-allievi dell’UPS, dei simpatizzanti dell’Opera di Don Bosco. Università Pontificia Salesiana Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma. www.unisal.it

ANNO XXVIII - N°10 - APRILE 2011

“Educare alla Vita Buona del Vangelo”

il contributo dell’università


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notizieups•editoriale

1. Nella sua relazione all’UPS, “Educare alla vita buona del Vangelo: quale contributo delle Università”, il card. Angelo Bagnasco ha indicato in 5 punti il possibile contributo: educare alle domande; alla verità; alla ragione; all’umano; e alla fede pensata. In questo mio intervento vorrei soffermarmi sul secondo: educare alla verità nell’università. Cosa può significare per noi dell’UPS nel nostro studio, nella nostra formazione?

2.

Sulla scia della filosofia neopositivistica, la verità talora viene a essere ridotta a rigoroso ordine logico tra concetti. Anzi, secondo un certo tecnologismo sempre più diffuso, si può arrivare a ricondurre il discorso della verità a quello del retto uso delle regole o tecniche o strumenti operativi del conoscere. È vero ciò che è corretto, rigoroso, tecnicamente controllabile e trattabile. Ovviamente, se così fosse, solo la conoscenza scientifica o la produzione tecnologica sarebbero capaci di produrre affermazioni vere a riguardo della vita. Cosa che non trova riscontro nella evidenza effettiva. Con la scienza e con la tecnica si può fare tutto e il contrario di tutto.

Ne facciamo esperienza quando vediamo l’ossessiva ricerca del political correct in modi di agire politici in cui non è questione solo di correttezza, ma anche, e di più, di giustizia/ingiustizia, eticità/frode politica. E. Husserl e L. Wittgenstein ci hanno reso coscienti del di più della vita rispetto a ogni affermazione scientifica o a qualsiasi rappresentazione concettuale di essa: non solo in termini quantitativi. C’è una verità della vita che non si coglie con la ricerca scientifica o con interventi tecnici. Peraltro tali concezioni della verità possono essere considerate come un correttivo o una terapia logica per vincere le conclamazioni delle ideologie, o per evitare l’effetto di trascinamento delle tradizioni culturali e religiose, spesso fondamentalistiche, disumane, angustamente conservatrici, o anche per non cadere nelle inconcludenze delle opinioni e della chiacchiera sociale.

3. Infatti, la concezione della verità mostra gravi insufficienze se è vista come astratta, impersonale, irrelata e astorica attività di inquadramento concettuale della realtà in

Educarsi alla Verità in Università Prof. don Carlo Nanni - Rettore Magnifico


categorie e princìpi (e tanto meno come cosa in sé fissata nel cielo dell’ideale). Il rischio qui è che si diventi facilmente integralisti, talebani, quasi si avesse in tasca la verità totale e assoluta, come se essa fosse un nostro privato possesso o si avesse in appalto la segreteria dello Spirito Santo. In nome di tale concezione di verità si possono mandare al rogo e facilmente bruciare eretici di ogni dove, si può lasciare dietro a sé scie di cadaveri, distruggere culture e civiltà.

4. Tradizionalmente si diceva che la verità è l’adeguazione tra realtà e intelletto umano. Ma bisogna intendersi. La realtà non è solo il dato di fatto. È anche l’immenso volume di potenzialità e virtualità di più d’essere, di ulteriorità e di futuro, di intenzioni e di volontà progettuali, nel bene e nel male. I new media ci fanno balenare mondi virtuali che solo venti anni fa non immaginavamo neppure. Così pure l’intelletto non è solo la razionalità, ma coinvolge i molti modi di conoscere umani, e non solo quelli individuali, ma anche quelli comunitari e collettivi: dalla saggezza tradizionale alla immaginazione creativa. A sua volta l’adeguazione, non è un fatto statico. Come del resto allude il termine, c’è da mettere nel conto un’interazione dinamica, non scontata, tra realtà e intelletto.

5. In questo orizzonte di senso, mi sembra che si possa affermare che la verità va vista piuttosto come una qualità della vita personale e dell’esistenza intersoggettiva per un verso collocate nel mondo, con gli altri, nella storia, in comunità culturalmente caratterizzate; e, per altro verso, aperte radicalmente alla trascendenza: quella della propria interiorità spirituale rispetto al proprio corpo, al mondo, agli altri, alla società; quella dell’ulteriorità temporale, ideale e valoriale, rispetto al tempo, alla realtà, al dato di fatto; quella religiosa e di fede, rispetto al mondo politico storico culturale. Secondo questa impostazione, la verità verrebbe a essere vista come un modo umano di accostarsi al reale, di mettersi in presenza di e di farsi come trasparente a noi stessi, alle cose e agli altri, al patrimonio sociale di cultura, a Dio (e viceversa di lasciare la parola a noi stessi, alle cose, agli altri, alla cultura, a Dio, così come vengono alla coscienza individuale e collettiva e ci si pongono di fronte nella vita). San Tommaso diceva che solo l’uomo è capace di farsi “quodammodo omnia” (farsi conoscitivamente/spiritualmente tutto). Più specificamente la verità si mostra

più come in un processo (non in un atto isolato), in cui appare tutta la ricchezza (e i limiti) delle mediazioni dei sensi, dell’intelletto, della ragione, dell’intuizione, dell’empatia, dell’emotività, dell’affettività, ma anche dell’operazionalità, o dei dinamismi volontari, mediante cui conosciamo (e al di fuori dei quali non ci è dato conoscere). Peraltro, essa è provocata dalla realtà fattuale e ideale, dal mondo della cultura, dei concetti, delle idee, delle tradizioni, delle grandi ipotesi globali (le cosiddette Weltanschauung) che pure ci permettono (e ci impediscono) la conoscenza di noi stessi, degli altri, del mondo, del mondo culturale, di Dio. I nostri concetti sono fondamentalmente id quo (= ciò attraverso cui) e non id quod (= ciò che) si conosce.

6. In tal senso si può parlare della capacità umana di verità come di un esistenziale umano, cioè di una modalità caratterizzante la condizione umana. Proprio perché tale, in essa vengono a coniugarsi in vario modo universalità e particolarità, trascendentalità ed empiricità, oggettività e soggettività, trascendenza e storicità. E si viene a capire meglio che, come ogni altro modo d’essere e di agire umano, comporta al suo interno gradazioni e sviluppi, momenti di luce e momenti di oscurità, accrescimenti e qualificazioni, impoverimenti e involuzioni. Dà spazio a errori e a scoperte e non è indifferente alla buona vita o alla malizia personale (quello che religiosamente si dice illuminazione o al contrario peccato). È guadagnata attraverso un processo spesso lungo e faticoso, fatto d’intuizioni, di affermazioni e di autocorrezioni, di prove ed errori. Il dubbio, la ricerca, l’interrogazione critica (la scepsi e la crisi), ma anche la lotta per il significato e il dono gratuito vanno spesso insieme. Per questo c’è bisogno di formazione e di educazione. Non sono estranee componenti di non comunicabilità, soprattutto nel momento espressivo, comunicativo e linguistico: sempre, in vario grado, reso particolare dai modelli comportamentali, dai codici comunicativi, dagli alfabeti linguistici; e sempre segnato dalla storia soggettiva e dal contesto culturale di appartenenza e di referenza. Per questo c’è da educarsi a essere critici.

7. In questo modo di intendere la verità, si avrà facilmente il senso di limite e del necessario dialogo e condivisione di esperienze, intuizioni e affermazioni di verità, che rimangono tali, cioè vere, anche se limitate, degne di fede, anche se parziali, provvisorie, non sempre formalmente ben codificate. La tradizione cristiana parla di “fare la verità nella carità” (Ef.4.15). Dicono che Aristotele affermasse: “Sono amico di Platone, ma più amico della verità”. Non potrebbe essere più vero l’opposto: “Sono amico della verità, ma più amico di Platone?”. L’amore e la preoccupazione per l’uomo non sono la via e la meta di una verità che non voglia essere procedurale ma anche sostanziale?


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notizieups•Biblioteca

Libri e stampe giapponesi del Fondo Marega

in Giappone

di Laura Moretti e Gianni Morra

vorando a un catalogo descrittivo periodicamente aggiornato sulla pagina web della Biblioteca Don Bosco. La quarta sezione è stata interamente catalogata ed è già accessibile agli utenti. Per la terza e la quinta è necessario risolvere seri problemi di conservazione e restauro prima di poter procedere con la catalogazione. Uno sguardo ai contenuti di specifiche sezioni del Fondo potrà offrire un’idea del piccolo tesoro custodito dalla Biblioteca Don Bosco.

LIBRI A STA MPA XILOG RAFICA a Biblioteca Don Bosco, cuore pulsante dell’Università Pontificia Salesiana a Roma, annovera tra le sue collezioni speciali il Fondo Marega. Vi sono preservati libri e stampe giapponesi raccolti dal salesiano Mario Marega (1902-78) negli anni di incessante attività missionaria svolta in Giappone tra il 1929 e il 1974. Nonostante le dimensioni relativamente limitate, il Fondo illustra in modo magistrale la natura che Michel Melot riconosce essere intrinseca alla Biblioteca: “La biblioteca deve essere sinfonia, non frastuono. Nessun libro vi figura per caso. […] Ogni biblioteca è una scelta”. Di certo le scelte operate nel collezionare una vasta gamma di materiali giapponesi di periodo Edo (1603-1867) rispondono alla doppia vocazione di Mario Marega: da un lato missionario salesiano nel Giappone del ventesimo secolo, dall’altro vorace studioso della cultura autoctona. Il febbrile lavoro di ricerca lo vede impegnato principalmente nella traduzione italiana, corredata da copiose ed erudite note, di due importanti opere della letteratura giapponese (Kojiki e Chushingura), nello studio della storia del cristianesimo in Giappone, che gli ha permesso il ritrovamento di numerose tombe cristiane nella zona settentrionale del Kyu shu, e nell’instancabile raccolta di materiali inediti. Fu l’intenso lavoro di ricerca a permettere a Marega di “dialogare” con i giapponesi ottenendo successi nell’attività di apostolato e, nel contempo, di imporsi come figura di spicco nella nipponistica del secolo scorso.

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IL F O NDO L’attuale configurazione del Fondo Marega si è delineata nel 2006 quando tutti i materiali originariamente appartenenti a Marega e sparsi in diversi istituti salesiani di Tokyo vennero riuniti a quelli già conservati nella Biblioteca Don Bosco. Oggi il Fondo è costituito da cinque principali sezioni. La prima comprende volumi a stampa xilografica che videro la luce tra il XVII e il XX secolo, per un totale di circa mille titoli. La seconda raccoglie una quarantina di cartine geografiche a stampa xilografica dello stesso periodo. La terza riunisce manoscritti inediti di periodo Edo riguardanti le persecuzioni perpetrate contro i cristiani. La quarta preserva dattiloscritti e manoscritti redatti da Marega, preziosi in quanto è grazie ad essi che possiamo ricostruire nella sua interezza l’attività di ricerca condotta dal salesiano. La quinta è composta da stampe xilografiche policrome della seconda metà dell’Ottocento. Il lavoro di catalogazione procede incessante al fine di rendere tutto il Fondo accessibile al pubblico in un futuro non troppo lontano. Parte della prima e della seconda sezione è stata inventariata in modo parziale e sommario nel 2002 dal National Institute of Japanese Literature di Tokyo e attualmente un team internazionale di esperti di bibliografia giapponese sta lain alto: don Mario Marega Alcuni esemplari del Fondo a lui dedicato

Nella prima sezione, il volume più antico in possesso del Fondo è una guida illustrata alla città di Edo (odierna Tokyo), intitolata Edo meishoki (“Annotazioni sui luoghi celebri di Edo”). Fu scritto da Asai Ryoi, illustrato da un artista non identificato e stampato nel 1662. Il testo descrive i luoghi più celebri del nuovo e fiorente centro urbano, arricchendo semplici considerazioni geografiche con poesie in giapponese e in cinese, aneddoti e allusioni letterarie. Le illustrazioni, che occupano metà foglio o due metà contigue, non si limitano a illustrare l’architettura del posto ma tentano di ridare vita alla vivace quotidianità della Edo del XVII secolo. Una di queste illustrazioni riproduce il quartiere di piacere di Yoshiwara: si vedono il cancello che regolava l’afflusso a questo mondo chiuso, uomini con il volto coperto, le prostitute esposte dietro le grate in bambù. L’aggiunta amano di tre colori – rosso, giallo e verde – è un tentativo di imitare una tecnica decorativa più elaborata in voga all’inizio del XVII secolo. Maestria e minuzia nella rappresentazione grafica dei dettagli umani e architettonici risultano più raffinate nel genere dei cosiddetti meishozue (“raffigurazioni di luoghi celebri”), di cui Marega ha raccolto numerosi esempi. Nelle illustrazioni del libro Edo meisho zue (scritto da Saito Choshu e illustrato da Hasegawa Settan nel 1836), si possono ammirare immagini a volo d’uccello su complessi religiosi e edifici laici che si alternano a zoomate su dettagli della frenetica e produttiva vita cittadina, il tutto corredato da un ricco apparato testuale. Il Fondo Marega raccoglie molti libri che mostrano come l’applicazione della tecnica xilografica permetta di utilizzare in modo libero e creativo la pagina stampata. I testi concepiti per la formazione della donna, collezionati in gran numero da Marega, costituiscono esempi significativi da questo punto di vista. Come si può osservare nello Onna daigaku takarabako (“La scatola dei tesori per il grande insegnamento della donna”, edizione del 1863); questi testi suddividono il foglio in diverse sezioni che procedono parallele, offrendo alle lettrici contemporaneamente istruzioni morali, pratiche e artistiche e accompagnando il tutto con svariate immagini. Al di là di qualsivoglia considerazione estetica, è interessante notare che la presenza di un genere spiccatamente educativo non sorprende affatto nella biblioteca di un salesiano, la cui essenza vocazionale è proprio l’educazione dei giovani. Marega ha un occhio di riguardo anche per la cultura popolare che si sviluppa in periodo Edo, e in questo dimostra sensi-


bilità per un campo di ricerca che solo negli ultimi anni del XX secolo ha incominciato a delinearsi in quanto tale. Ha, infatti, collezionato esemplari dei cosiddetti kusazoshi la cui caratteristica precipua è l’inserimento del testo scritto negli spazi bianchi dell’illustrazione e l’interdipendenza tra queste due componenti testuali. Sebbene numericamente limitati, i pezzi raccolti nel Fondo Marega sono indicativi dello sviluppo di questo genere letterario: da brevi versioni “digest” di trame di drammi teatrali in voga all’epoca (es. Fujito mondo, probabilmente del 1765), a storie fictional in cui l’economia testuale è ominata da parodia, satira, giochi di parole e rebus che solleticano l’arguzia e l’intelligenza del decodificatore (Bunkaido kyo chu sugoroku; scritto da Santo¯ Kyo¯den, illustrato da Kitao Shigemasa e stampato nel 1803), a lunghi testi in prosa a puntate le cui complesse trame trascinano il lettore in un vortice di passioni sublimate da eruditi riferimenti al teatro kabuki e da sapienti allusioni alla letteratura classica (Nise Murasaki inaka Genji; scritto da Ryutei Tanehiko, illustrato da Utagawa Kunisada e pubblicato tra il 1829 e il 1842). Sebbene i testi del Fondo Marega non spicchino per la qualità dell’impressione, la collezione possiede una caratteristica alquanto interessante per il bibliografo. Marega ha collezionato diverse copie dello stesso titolo, e lo ha fatto tenendo conto di edizioni e impressioni diverse. La collazione di più esemplari di uno stesso testo, possibile in loco, offre allo studioso dati preziosi per la ricostruzione della storia della pubblicazione di un testo specifico e, più in generale, dell’editoria giapponese.

LE XILO G RAF IE A C O LO RI La quinta sezione raccoglie alcune centinaia di xilografie giapponesi di artisti della scuola ukiyo-e. Le stampe, di cui molte formano dei trittici, si presentano sciolte o rilegate in alcuni album. È interessante notare che Marega acquisì, durante la sua permanenza in Giappone, quasi tutte stampe originali. Nel Fondo è presente solo un piccolo nucleo di facsimili xilografici moderni che riproducono opere particolarmente famose. I generi prevalenti, nella sezione stampe del Fondo, sono quello teatrale, lo storico e il leggendario. Sono pertanto quasi completamente assenti le stampe di paesaggio e quelle dedicate alla bellezza femminile, due generi forse troppo costosi per le possibilità economiche di un missionario o che forse non incontravano il suo gusto. Senza dubbio un particolare interesse devono aver suscitato in Marega le stampe ispirate, più o meno liberamente, alla letteratura classica giapponese e specificatamente al Genji monogatari, il capolavoro scritto all’inizio del secolo XI e attribuito a Murasaki Shikibu. Questa opera narra la vita e gli amori del Principe Genji ed è ambientata nella corte di Kyoto del secolo XI. Il Genji monogatari ha esercitato un’enorme influenza sulla letteratura giapponese più tarda, su altre forme artistiche e sul teatro No, che ha trovato in questo testo una delle principali fonti d’ispirazione. Nel campo della grafica, innumerevoli serie di stampe ukiyo-e sono ispirate ai 54 capitoli di questo libro. Il Fondo Marega comprende un album con la serie completa Genji kumo ukiyoe awase (“Paralleli ukiyo-e ai nuvolosi capitoli del Genji” del 1845-6 circa), di Utagawa Kuniyoshi e un gruppo di stampe sciolte della stessa serie. Ogni stampa di questo gruppo è accompagnata da una dettagliata scheda dattiloscritta, redatta da Marega, che rivela la sua profonda competenza nel descrivere i soggetti rappresentati. Sempre ispirata ai capitoli del Genji monogatari, è un’altra serie rilegata in album di un allievo di Kuniyoshi, Utagawa Yo-

shiiku, che comprende alcuni notevoli disegni. Tra le stampe più pregevoli del Fondo Marega, per bellezza del disegno, qualità dell’impressione e conservazione dei colori, vi sono quattro trittici pubblicati verso il 1850, con il titolo di serie Furyu Genji (L’elegante Genji) frutto della collaborazione di Utagawa Kunisada, autore delle figure umane, e di Utagawa Hiroshige che firma l’ambientazione e il paesaggio sullo sfondo. I disegni di questi trittici sono ispirati a delle illustrazioni dello stesso Kunisada realizzati vent’anni prima per una celebre rivisitazione del Genji monogatari intitolata Nise Murasaki inaka Genji (“Impostore Murasaki, rustico Genji”). L’opera, scritta da Ryu¯ tei Tanehiko e pubblicata a puntate dal 1829, è ambientata nel secolo XV nei quartieri di piacere di Edo. Il libro ebbe un incredibile successo e fu il primo vero e proprio bestseller pubblicato in Giappone, in più di diecimila copie. Un altro tema letterario popolare in Giappone è quello dell’Ogura hyakunin isshu, un’antologia di cento poesie dell’antichità. A questo tema è legato un importante album di stampe comprendente 88 xilografie di Utagawa Kuniyoshi e Utagawa Hiroshige della serie intitolata Ogura nazorae hykunin isshu pubblicata nel 1845-8 circa. Un’iscrizione e un ritaglio da un catalogo d’asta incollato sulla copertina riconducono la provenienza di questo volume al celebre pittore francese Felix Bracquemont, collezionista di stampe giapponesi ed entusiasta sostenitore del giapponismo. L’album, acquistato da Marega in Giappone, testimonia come già a metà del Novecento, fosse iniziato un “ritorno” al paese d’origine di opere esportate in grande quantità alla fine del secolo precedente. Di qualche anno più tardi sono due trittici che documentano alcuni aspetti legati all’arrivo della tecnologia occidentale. Il primo, pubblicato nel 1869 è opera di Utagawa Yoshitora e raffigura l’ingresso di un quartiere di piacere. La composizione comprende forse una delle prime raffigurazioni di una carrozza in stile occidentale. Il secondo trittico è stato pubblicato l’anno seguente ed appartiene al primo periodo artistico di Toyohara Kunichika, artista peraltro specializzato in stampe teatrali. Il soggetto di questa xilografia è emblematico di un mondo in trasformazione ed include alcuni curiosi accostamenti, quali una carrozza con degli occidentali a bordo, una bicicletta di legno e un’altra carrozza che trasporta un improbabile Principe Genji accompagnato da tre dame di corte. Altre stampe degne di nota appartengono al periodo finale dell’ukiyo-e e sono un gruppo di sei dittici verticali di Tsukioka Yoshitoshi, allievo di Kuniyoshi e ritenuto l’ultimo grande maestro della xilografia del periodo Meiji. Yoshitoshi disegnò attorno al 1880 sedici stampe in questo formato, tutte di soggetto storico e leggendario. I sei esemplari nella collezione appartengono alla seconda edizione pubblicata da Hasegawa nel 1887 circa, e includono alcuni celebri disegni contraddistinti da un’alta qualità di stampa. Per concludere questa sommaria ricognizione sui libri e sulle stampe del Fondo Marega, ricordiamo un volume di dipinti di un artista non identificato di Osaka. Queste illustrazioni, realizzate nello stesso formato delle stampe ban (circa 36 × 24 cm), riprendono i soggetti teatrali tipici della cosiddetta “scuola di Osaka”, specializzata, quasi esclusivamente, nella rappresentazione del teatro kabuki. I dipinti sono realizzati con colori brillanti e con pigmenti metallici, che ricordano quelli usati anche nelle stampe teatrali più preziose. Questo volume è probabilmente unico nel suo genere e di certo merita un studio più approfondito. La stessa considerazione vale per molti altri materiali di questo Fondo, in cui nessun pezzo figura per caso e che è il prodotto della tenacia e dell’erudizione di questa singolare figura di missionario e studioso quale fu Mario Marega.


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a cura di Renato Butera

La scomparsa di don Macario...

al centro mons. Luigi Marrucci

In ricordo di mons. Chenis Mercoledì 23 marzo 2011, presso la Cappella “Gesù Maestro” dell’UPS è stata celebrata la S. Messa in ricordo di mons. Carlo Chenis a un anno dalla sua dipartita, con la presenza del Vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, mons. Luigi Marrucci, accompagnato da alcuni sacerdoti della diocesi, del Rettor Magnifico dell’UPS, prof. Carlo Nanni, e del Superiore religioso, don Joaquim D’Souza. Per la Facoltà di Filosofia, la Pastorale Universitaria e la comunità salesiana “Gesù Maestro” è stata una preziosa occasione, insieme con numerosi confratelli, studenti e amici, tra i quali il direttore e la comunità salesiana del post-noviziato di Roma San Tarcisio, per ricordare il carissimo “don Carlo”. Nell’occasione è stata ufficializzata anche la pubblicazione del volume a cura del prof. Marco Bay dal titolo “Carlo Chenis. Artisti del bene e del sorriso” (Las, Roma 2011). La presenza di alcuni sacerdoti di Civitavecchia-Tarquinia, tra cui i due ultimi ordinati da mons. Chenis hanno reso l’incontro particolarmente sentito dai numerosi partecipanti.

Visita dei giovani della “Salesio Kosen Polytechnic School” di Tokyo Il 2 marzo scorso un gruppo di 16 giovani della “Salesio Kosen Polytechnic School” di Tokyo, guidati dal loro cappellano, l’ex-allievo dell’UPS don Joseph Shoichiro Nakada e da altri 2 loro istruttori, hanno visitato l’Università Pontificia Salesiana. Dopo l’“introduzione” offerta dal vice rettore prof. Gianfranco Coffele, il gruppo ha visitato la Biblioteca Don Bosco. Si sono fermati a lungo soprattutto nella sezione della Biblioteca che raccoglie il cosiddetto “Fondo Marega”, dove – con loro grande sorpresa – hanno “trovato” documenti importanti per la loro storia e la cultura nazionale. I giovani di Tokyo hanno visitato inoltre altre strutture del campus universitario. Di seguito il Rettore Magnifico prof. Carlo Nanni li ha invitati a mensa. Don Federico Baggio, per lunghi anni salesiano missionario in Giappone, e due dei nostri studenti giapponesi, hanno accompagnato il gruppo soprattutto in questo momento conviviale.

La comunità accademica dell’UPS si unisce al lutto della comunità “Gesù Maestro” della visitatoria salesiana dell’UPS per la morte del prof. sac. Lorenzo Macario, SDB, già Ordinario di Metodologia Pedagogica avvenuta il giorno 2 marzo 2011 alle ore 13.00, e alla riconoscenza e alla preghiera di quanti lo hanno conosciuto, stimato e amato. Il prof. don Lorenzo Macario era nato l’8 dicembre 1934 a Castelfranco di Rogno (Bergamo). Salesiano dal 1952, venne ordinato sacerdote nel 1963. Conseguì il Dottorato in Pedagogia presso il PAS (1968). Dal 1967 al 2004 fu docente nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’UPS. Dapprima come assistente (1967-1969), poi come docente aggiunto (19691973), quindi come professore straordinario (1973-1981) e infine come ordinario (1981-2004). Dal 1971 al 1974 ha ricoperto l’incarico di Direttore dell’Istituto di Metodologia pedagogica della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’UPS. Dal 1977 al 2009 ha ricoperto l’incarico di Direttore del Centro di consulenza psicopedagogica; inoltre per vari anni è stato nella condirezione della rivista “Orientamenti Pedagogici”, della quale ha curato, per diversi anni, la rubrica “Informazioni e Documenti”. Per decenni ha insegnato Pedagogia Familiare e Metodologia dell’età evolutiva, oltre che dell’Orientamento formativo. È stato membro permanente della Pastorale familiare della CEI e per numerosi anni ha svolto l’incarico di consulente presso la FIDAE, l’UCIIM, l’AGE, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, l’Ufficio Nazionale di Pastorale scolastica, la Società Editrice Internazionale (SEI) per il settore dell’educazione giovanile. Nei quasi quarant’anni di docenza universitaria, ha prodotto una ricca serie di scritti: tra cui una ventina di libri e una mole considerevole di articoli di alto valore scientifico. Il chiaro legame alle impostazioni teoriche e pedagogiche dei suoi Maestri (tra cui specialmente don Giovenale Dho e don Pietro Braido) ha conferito alla sua docenza e ai suoi scritti un inconfondibile carattere umanistico-cristiano e pedagogicosalesiano. Ha contribuito a far conoscere a livello nazionale e internazionale la nostra Università, ed è stato annoverato tra i riconosciuti esperti nel suo campo. La messa di esequie è stata celebrata venerdì 4 marzo nella Chiesa Universitaria dell’UPS.

...e di don Buzzetti La comunità accademica dell’UPS partecipa al lutto della comunità di Lyon-Fourvière dell’Ispettoria Francia-Belgio sud per la morte del prof. sac. Carlo Buzzetti, SDB, già ordinario di scienze bibliche all’UPS, avvenuta il giorno 6 marzo 2011 a Lyon-Fourvière e si unisce alla riconoscenza e alla preghiera di quanti lo hanno conosciuto, stimato e amato. Il prof. Don Carlo Buzzetti era nato il 31 luglio 1943 a Bergamo. Salesiano dal 1987, dopo essere stato per 20 anni sacerdote diocesano. Nel 1972 ha conseguito il Dottorato in S. Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dopo aver svolto per quindici anni l’incarico di Professore di Sacra Scrittura nel Seminario di Bergamo, dal 1987 al 2009 fu docente nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia


Salesiana. Dapprima come invitato (1987-1988), poi come docente straordinario (1988-1994), e infine come ordinario (1994-2009). Ha svolto quasi ininterrottamente corsi e seminari attinenti il Nuovo Testamento, con particolare riferimento ai settori delle traduzioni della Bibbia, dell’ermeneutica biblica e della pastorale e catechesi attinenti tematiche neo testamentarie. È stato inoltre per molti anni anche docente invitato presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove svolgeva un seminario di Ermeneutica della traduzione biblica. Negli oltre vent’anni di docenza universitaria, ha prodotto una ricca serie di scritti: tra cui una ventina di libri e una mole considerevole di articoli di alto valore scientifico. Molto apprezzata è stata la sua collaborazione a riviste e Dizionari relativi all’area di sua competenza. Ha ricoperto l’incarico di “consulente scientifico” nelle United Bible Societies nell’ambito di una collaborazione interconfessionale lunga oltre 35 anni. Anche la CEI ha richiesto la sua collaborazione per la traduzione ufficiale della Bibbia in lingua italiana e per accompagnare – con il prof. Cesare Bissoli – la nascita e lo sviluppo del SAB (Settore Apostolato Biblico) dell’Ufficio Catechistico Nazionale.

L’ambasciatore di Romania e la delegazione di docenti e dottorandi iranianiall’UPS Nel mese di febbraio si sono avute due visite particolari all’UPS. La prima è stata quella del nuovo ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, S. Ecc. il prof. Bogdan Tataru-Cazaban, nella mattinata di mercoledì 9 febbraio. Al suo arrivo l’Ambasciatore è stato accolto da una significativa delegazione dei 22 studenti di nazionalità rumena che quest’anno studiano all’UPS. Nella hall hanno offerto pane e sale, nonché della grappa e altri dolci, com’è tradizione nella loro Patria per gli ospiti di riguardo o con cui si ha un forte legame. Di seguito, l’Ambasciatore si è intrattenuto a lungo con il Rettore, conferendo su questioni di filosofia e pedagogia. L’ambasciatore Tataru-Cazaban, prima di assumere l’incarico, era professore di filosofia in una università rumena e consigliere ministeriale per la cultura. Formatosi in Francia, è anche grande cultore della classicità greco latina. Ha tradotto in romeno le Confessioni di Sant’Agostino (del quale sta preparando anche la traduzione romena del De Civitate Dei) e altre opere dal greco classico. Da giovane stato per molti anni vicino al Patriarca Athénagoras. Una parte speciale del colloquio – presente anche il prof. Mario Llanos, coordinatore dell’Equipe della pastorale universitaria – è stata dedicata alla preparazione della “Festa dei popoli” che l’UPS è solita celebrare nel mese di maggio e di

cui quest’anno la Romania funge da “Nazione Invitata”. È seguita una veloce visita dell’Università, guidata dal vice Rettore per le relazioni esterne, prof. Gianfranco Coffele. La seconda visita è stata quella di 20 tra professori e dottorandi dell’University of Religions & Denominations della città santa di Qom (IRAN), di venerdì 11 febbraio. Già a settembre altri venti professori della stessa Università avevano visitato l’UPS. Il programma della loro visita è stato preparato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e l’Ambasciata iraniana presso la Santa Sede. Dopo il saluto di benvenuto da parte del Rettore, e alcune foto di gruppo, il Vicerettore Coffele, nella sala della Biblioteca Don Bosco, ha presentato loro l’Università e la pedagogia di Don Bosco (che anche questa volta ha suscitato grande sorpresa e interesse in tutti gli ospiti). Visitata la Biblioteca e dopo un amichevole coffee-break, insieme con un giornalista del primo canale della Tv di Stato, si è preparato un servizio che sarebbe stato trasmesso dal telegiornale di prima serata, servizio disponibile anche su Youtube. Hanno quindi visitato la Facoltà di Scienze della Comunicazione. Gli studiosi iraniani hanno espresso il desiderio di poter stabilire scambi con la nostra Università e hanno fatto dono di una copia del Corano in arabo-inglese, di un volume in inglese dell’Iman Amir al-Mu’minin Alì bn Abi-Taalib’s, Nahajol-Balagha – Peak of Eloquence, e di una “stele”, con il logo della loro Università e l’incisione del loro “mission statement”.

Radio Vaticana intervista il Rettore sulla grandezza e attualità di Don Bosco In occasione della festa di Don Bosco, lo scorso 31 gennaio, Radio Vaticana, nella persona della giornalista, dott.ssa Roberta Gisotti - che tra l’altro è docente presso la facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS - ha intervistato il Rettore sulla figura di questo santo del sociale che pose una pietra miliare nell’ambito dell’educazione valida non solo per i giovani della sua epoca, caratterizzata dal fervore sociale e politico dell’Unità d’Italia, ma anche per i giovani di oggi, grazie anche alla moltitudine di salesiani e membri della Famiglia Salesiana che mantengono ancora viva ed efficace la sua prassi educativa e i valori che contiene. Riportiamo di seguito l’intervista pubblicata sul sito di Radio Vaticana e che si può anche ascoltare al seguente link: http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c= 458565.

Memoria di San Giovanni Bosco. Il Rettore dell’UPS: apostolo dei giovani ed esempio per gli adulti di Roberta Gisotti

Prevenire anziché reprimere: san Giovani Bosco seppe farlo attraverso l’amore prodigato verso i giovani nell’Italia, in via di formazione nel secolo XIX. Oggi, nella festa di questa grande personalità nella storia Chiesa, ci si chiede cosa resta di più attuale del suo apostolato. Roberta Gisotti ha intervistato don Carlo Nanni rettore magnifico della Pontificia Università Salesiana. D. - Professor Nanni, il cuore del messaggio di Giovanni Bosco resta vivo anche per i ragazzi di oggi?


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R. – Sì, senza dubbio. Anzi, forse, oggi più che ieri: c’è il problema del prevenire invece di reprimere, del poter dare spazio ai talenti di ognuno. Don Bosco diceva che anche nel ragazzo più disgraziato c’è un punto accessibile al bene. Credo che la generazione adulta dovrebbe mettersi bene in testa questo. Anzitutto, proprio nel modo di atteggiarsi: non deve essere un atteggiamento negativo e pessimista. Io dicevo a più d’uno che Don Bosco ha fatto gli italiani! Quest’anno siamo a 150 anni dall’Unità d’Italia: Don Bosco l’ha fatta prima di D’Azeglio e prima di Cavour, cioè permettendo a persone che sarebbero state emarginate di essere, invece, protagoniste nella loro realtà. Credo che questo sia l’imperativo categorico che Don Bosco lascia a noi salesiani e a tutti quelli che sono preoccupati, perché la questione educativa, oggi più che mai, è importante, proprio per permettere una cittadinanza attiva, democratica, responsabile, ma che dia anche la possibilità alle persone di sentire che la loro vita ha un senso. D. - Professor Nanni, effettivamente, nell’immaginario collettivo i giovani vengono descritti come colpiti da insicurezze personali e sociali, da precarietà nel lavoro, da crisi di valori morali, ma le chiedo: è proprio così? Dal suo osservatorio privilegiato, lei li vede così, questi giovani? R. – No, assolutamente no. La prima insicurezza è di noi adulti che non riusciamo a saper controllare, dominare una situazione che è complessa. Ma per quanto mi riguarda e per quello che posso constatare direttamente ci sono molti, molti giovani, non meno che nel passato, che hanno invece questa intenzione grande di vita. Certo, bisogna sostenerli con un ambiente adeguato, con politiche giovanili adeguate che non ci sono e che non sembrano essere nella preoccupazione di chi ci governa, in tutt’altre faccende affaccendato. Mentre, invece, se si potessero avere persone adulte che testimonino la possibilità di vivere in una forma umanamente degna, se si desse mano a politiche educative per l’ingresso dei giovani nel mondo adulto ma anche in quello di una vera cultura formativa, allora credo che le cose potrebbero essere molto diverse. Ma se non c’è questo impegno concreto, se i primi a non farci vedere una umanità forte, grande e degna di valore, sono quelli che ci governano, è chiaro che allora non si può chiedere ai giovani quello che noi adulti non riusciamo a fare e forse, neppure a volere. (bf)

Mons. Toso inaugura le aule dedicate a don Giuseppe Quadrio e a don Juan Vecchi Domenica 23 gennaio (nono anniversario della morte di don Juan Vecchi) sono state inaugurate le due nuove sale, una rotonda per circa 30 posti, dedicata al Venerabile don Giuseppe Quadrio (1921-1963), salesiano sacerdote, docente di Teolo-

Aula Juan Vecchi

gia nella sezione dell’UPS di Torino, e l’altra per oltre cento posti, dedicata a don Juan Edmundo Vecchi (1931-2002), Rettor Maggiore dei Salesiani, ottavo successore di Don Bosco, Gran Cancelliere UPS (1996-2002). Dopo il rito della benedizione, presieduto da mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che come Rettore dell’UPS ha iniziato l’opera, e dopo la visita guidata alle sale, attrezzate con gli strumenti più moderni in circolazione, il Rettore prof. Carlo Nanni, attraverso due power-point, ha presentato ai circa cento intervenuti le figure e gli insegnamenti del Venerabile Giuseppe Quadrio e di don Juan E. Vecchi. Hanno fatto molta impressione il testo di una lettera di don Quadrio, già malato (12 dicembre 1960), che scriveva ai suoi alunni di teologia e preti novelli: “Siate Sacerdoti di chi è infelice, povero, solo. Siate buoni comprensivi, amabili, accoglienti, a disposizione di tutti, facilmente accostabili. Non misurate né il vostro tempo né le vostre forze. Date senza calcolo con semplicità e disinvoltura, sorridendo. Ascoltate sempre tutti con bontà. Sforzatevi di mettervi nei panni di tutti quelli con cui trattate: bisogna comprendere per saper aiutare. Non ponete la vostra persona al di sopra di nessuno né al centro delle questioni. Siate nobilmente superiori a tutto ciò che riguarda il vostro prestigio personale. Non abbiate altra ambizione se non quella di servire, altre pretese se non quella di essere utili”. Altrettanto è da dire per alcune frasi di don Vecchi. Ad esempio, una, scritta quando già anch’egli era malato per un tumore cerebrale: “Per diventare personalmente uomini di preghiera, bisogna avere il coraggio di individuare e chiamare per nome le proprie fragilità, le negatività che segnano la nostra vita, conoscere le proprie resistenze per condividerle con il Padre” (2001); o quella scritta alcuni anni prima, in una lettera a tutti i salesiani intitolata “Io per voi studio”: “Lo studio e la pietà ti renderanno un vero salesiano”, scriveva Don

Aula Giuseppe Quadrio


Aula Juan Vecchi

Bosco a un confratello. Questa frase è stata posta all’inizio del Motu Proprio Magisterium Vitae, con il quale il Papa Paolo VI nel 1973 ha conferito al Pontificio Ateneo Salesiano il titolo di Università Pontificia, quasi a ripetere, al più alto livello. “Cultura e spiritualità faranno di te un autentico e competente educatore pastore dei giovani”. Il tutto si è svolto in un gioioso clima di “spirito di famiglia”, tipicamente salesiano, concluso con il pensiero di “buona notte” di mons. Toso e rallegrato da un rinfresco finale. La sala Juan Vecchi, una sala multiuso e multimediale, è stata subito utilizzata dopo cena con la proiezione di un film.

L’ esperienza ecumenica del Card. Amato Nel contesto della Settimana per l’Unità dei Cristiani (18-25 gennaio) e del 50° anniversario della Istituzione del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, S. Em. il cardinale Angelo Amato, salesiano, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, la sera del 18 gennaio ha dato a tutti i salesiani dell’UPS una conferenza sull’ecumenismo. Come è noto, il cardinale ha insegnato Cristologia nella Facoltà di Teologia dell’UPS, della quale è stato decano dal 1981 al 1987 e dal 1994 al 1999. Negli anni 1997-2000 è stato anche vice rettore e pro-rettore dell’Università. Nel 1999 è stato nominato prelato segretario della ristrutturata Pontificia Accademia di Teologia e direttore della neonata rivista teologica «Path». Nominato il 19 dicembre 2002 segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ordinato arcivescovo titolare di Sila il 6 gennaio 2003 da Giovanni Paolo II, il 9 luglio 2008 è stato chiamato da Benedetto XVI a succedere al cardinale José Saraiva Martins come prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Con la sua ben nota chiarezza ed essenzialità, nella conferenza ha ricostruito l’attività del Pontifico Consiglio per l’ “impegno prioritario di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci in Cristo” (Benedetto XVI). Ma forse la parte più vicina e simpatica del suo intervento è stato il racconto, ricco di interessanti episodi, della sua particolare esperienza, quando giovane dottorando, nel 1977, fu inviato in Grecia dall’allora Segretariato per l’Unità dei Cristiani, dove seguì i corsi di storia dei dogmi e di teologia dogmatica alla Facoltà teologica di Salonicco, come borsista del patriarcato di Costantinopoli. Risiedeva nel Vlatadon Monastery, sede del convento dei monaci ortodossi e dell’Istituto di studi patristici, di cui era allora direttore il noto patrologo greco Konstantinos Christou, che era stato anche ministro della Pubblica Istruzione dello Stato greco. Oltre a seguire i corsi ebbe il tempo di realizzare una ricerca sul sacramento

della penitenza nella teologia greco ortodossa dal XVI al XX secolo, il cui testo Christou volle che fosse pubblicato nella collana «Análekta Vlatádon» (1982). In questo contesto sono state accolte dal pubblico con particolare favore quanto da lui dichiarato: vale a dire che il dialogo ecumenico, va condotto non tanto con categorie politiche o di mediazione diplomatica; che in esso è, sì, importante la ricerca appassionata e tenace per trovare tutta l’unità nella verità, come pure la consapevolezza che l’Unità non la facciamo noi, ma Dio. Ma in particolare - come l’esperienza gli ha insegnato e ha detto concludendo - “l’Unità implica conoscenza dell’interlocutore e simpatia nei confronti della sua storia e anche dei suoi pregiudizi”.

Gli Ambasciatori di Cuba, Messico e Corea Il venerdì 26 novembre e poi il 3 e 10 dicembre, sono le date della visita della nostra università da parte degli Ecc.mi Ambasciatori di Cuba, a sinistra l’Ambasciatore cubano Messico e Corea del Sud, e cioè rispettivamente, il Dr. Eduardo Delgado Bermúdez, il Dr. Ing. Héctor Federico Ling Altamirano, accompagnato dalla sua gentile consorte, e il prof. Dr. Thomas Hong-Soon Han. Dopo il saluto d’accoglienza offerto dal Vicerettore, prof. Gianfranco Coffele, e dagli studenti delle loro rispettive nazioni, si è passati nell’ufficio del Rettore, prof. Nanni, per il colloquio di conoscenza e informazioni reciproche, per lo scambio di doni e le foto d’occasione. È da notare una circostanza certamente particolare. Tutti e tre gli ospiti hanno offerto il loro importante appoggio per la visita dell’urna con la reliquia di Don Bosco nelle loro rispettive nazioni (Cuba, Messico, Corea del Sud). Per tal motivo si è voluto offrire loro l’ “Oscar della Solidarietà”, consistente nella statuetta in bronzo di Don Bosco circondato da ragazzi. È seguita la visita della Biblioteca, della facoltà di Scienze della Comunicazione e di quella delle Scienze dell’Educazione, e di altri significativi ambienti del Campus universitario. Gli Ambasciatori hanno manifestato la loro gradevole sorpresa al vedere tanta abbondanza di strumenti di apprendimento posti al servizio degli studenti. Le visite si sono svolte in un clima di cordiale familiarità. Tali visite rientrano nella “politica” della conoscenza e delle buone relazioni che agevolano la collaborazione e il riconoscimento della validità formativa dell’UPS a livello internazionale. L’Ambasciatore coreano L’Ambasciatore del Messico


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Il Vicerettore prof. Gianfranco Coffele a Taiwan Dal 18 al 27 dicembre il Vicerettore per le relazioni esterne, prof. Gianfranco Coffele, a nome del Rettore, ha visitato le tre università di Taiwan, su invito delle autorità governative del Paese. Ha fatto da tramite l’Ambasciatore presso la Santa Sede, il sig. Larry Yu-yuan Wang. L’organizzazione della visita è stata curata dal dott. Paco Huang, secondo Segretario d’Ambasciata. Le Università visitate sono state la National Dong Hwa University, a Hualien, città della costa orientale; la Fu Jen Catholic University, nella Taipei County; la Taipei Municipal University of Education. Durante la visita alle singole Università il prof. Coffele ha proposto ai professori e studenti convenuti, una panoramica sull’UPS, in quanto Università al servizio dei giovani secondo il carisma di Don Bosco e la sua missione educativa veramente universale: “The Pontifical Salesian University in Rome at the service of Don Bosco’s educational mission world-wide”. Si è inoltre incontrato con il Viceministro degli Esteri e con altri alti funzionari e personalità della cultura. In particolare ha potuto avere un incontro di studio con il Viceministro della Pubblica Istruzione, il PhDr. Lin Tsong-ming, che faceva seguito a quello avuto durante la sua visita a Roma, qualche mese fa. Si spera di poter – in un futuro prossimo – dare concretezza alle variegate possibilità di collaborazione intraviste. Un giorno è stato riservato alla visita delle opere salesiane nel sud dell’Isola: la grande scuola professionale – con 1600 ragazzi – nella città di Tainan, e poi alla Boys Town nella città di Chaw Chow. Il vescovo mons. Bosco Lin Chi-nan di Tainan – ex-allievo dell’UPS nei primi anni 70 – gentilmente ha voluto accompagnare il Vicerettore durante tutta la sua visita alla scuola. I ragazzi, schierati nel grande cortile, hanno offerto uno spettacolo di danze e musiche all’ospite venuto da Roma.

Don Savio Hon, exallievo dell’UPS, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione Lo scorso 23 dicembre, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato don Savio Hon Tai-Fai, salesiano, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Sila, con dignità di Arcivescovo, sede di cui è stato titolare sino allo scorso novembre S. Em. il cardinale Angelo Amato, anch’egli salesiano e docente dell’UPS. Don Savio Hon Tai-Fai è nato a Hong Kong nel 1950. Il 15 agosto del 1969 emette la prima professione religiosa nella congregazione dei Salesiani di Don Bosco e sei anni dopo, il 15 agosto 1975, i voti perpetui. Il 17 luglio 1982 riceve l’ordinazione sacerdotale nella sua Hong Kong. Consegue il baccalaureato in Filosofia presso l’Università di Londra e il dottorato in Teologia presso la nostra Università. Varie le responsabilità che ha ricoperto durante la sua vita di salesiano: segretario ispettoriale, delegato ispettoriale per le comunicazioni sociali, vicario ispettoriale e ispettore. È stato delegato in vari Capitoli Generali dei salesiani ricoprendo anche la responsabilità di moderatore nel Capitolo Generale del 2002. Don Savio è professore di Teologia nel Seminario di Hong Kong, membro della Commissione Teologica Internazionale e Accademico ordinario della Pontificia Accademia di Teologia. Inoltre è stato professore invitato in vari Seminari della Cina, e ha all’attivo diverse pubblicazioni, soprattutto in temi di Teologia. Ha diretto la traduzione in cinese del Catechismo della Chiesa Cattolica.


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notizieups•Formazione

Esperienza, consapevolezza e impegno corso di formazione per missionari

la qualità concettuale. Per evie reali proporzioni dell’atdi Antonio Escudero, direttore del Corso tare lo sbilanciamento verso la tività missionaria della teoria diventava quindi oggetto Chiesa raramente si avverdi particolare attenzione la cura tono. Forse non è neppure della dimensione più esperienpossibile avere un quadro ziale, con proposte di scambio, completo dell’operare di tanti approfondimento, confronto e uomini e donne (consacrati, salettura di vita. Per lunghi anni cerdoti, volontari, benefattori, l’apporto di p. Danilo Cimitan, catechisti, promotori) che comboniano, fu in questo senso fanno dell’annuncio del vandi chiaro valore. gelo e del servizio a favore Sin dall’inizio, data la presenza delle persone il motivo detera Roma, gli incontri di caratminante che mette in gioco le tere ecclesiale, le visite al patriloro energie e le loro abilità in monio culturale e artistico molteplici iniziative. della città e del centro Italia, la partecipazione ad eventi di La rilevanza dell’azione missionaria non è dovuta tuttavia in Chiesa e la conoscenza diretta di figure significative nella teprimo luogo alla sua ampiezza storica, oggi e nel corso dei sestimonianza cristiana odierna hanno accompagnato ogni edicoli. Ancora di più si afferma il suo spessore perché sollecita zione del corso, che acquistava in tal modo una ricchezza di ed esprime l’identità del cristianesimo, la presenza responsavita, possiamo dire, unica. Già nei primi corsi s’inserì una setbile del tempo e il senso del proprio agire. Appartiene da semtimana di esercizi spirituali, in accordo al senso di rinnovapre alla vocazione e al compito della Chiesa l’annuncio di mento personale che il corso intendeva promuovere e Cristo agli uomini. Subito si possono percepire le domande accompagnare. Successivamente fu pure aggiunta al termine che pone l’impegno missionario: sulla realtà dell’esperienza del corso la proposta di un viaggio – pellegrinaggio in Terra di fede, sul compito e la vitalità della comunità cristiana, sul Santa, con la guida esperta del prof. don Luis Gallo. Nelle repercorso dell’uomo e la comprensione della storia, sul legame centi edizioni del corso questo viaggio, nell’ultima settimana, e la funzione della fede nella cultura, sul rapporto del messi offre come parte speciale del percorso, per riprendere temi saggio cristiano con i diversi testi religiosi e dell’esperienza biblici e cristologici, favorire una esperienza di incontro con cristiana della salvezza con il vissuto di altre credenze, sul vaGesù nella sua Terra, in un clima cordiale di grande condivilore delle religioni, sulla comunicazione e il dialogo. L’invio sione. ad annunciare Cristo e testimoniare la Pasqua richiama quindi Per tre anni il p. Dionisio Pacheco, del dicastero per le misuno studio e una riflessione di alto profilo, strettamente consioni dei salesiani, ha diretto il corso, nella continuità delle nessi alla prassi pastorale e attenti alla situazione storica. Non linee caratterizzanti che hanno trovato l’apprezzamento e la stupisce allora che nella nostra realtà universitaria abbia preso gratitudine dei partecipanti. E’ lunga la lista dei professori ed vita dal 1995 una proposta rivolta direttamente a missionari e esperti che hanno contribuito alla buona riuscita e qualità del missionarie, con ampia esperienza di lavoro, proiettati verso corso ogni anno. presenze significative. Attualmente il corso si presenta come proposta sperimentata La richiesta iniziale di una esperienza di riflessione e di cone matura, ma non inflessibile nella sua configurazione. Ha un fronto per missionari da organizzare nel nostro contesto accarattere esperienziale innanzitutto per la realtà dei partecicademico fu espressa nel 1994 dal prof. don Juan Botasso, panti, missionari e missionarie con ampia esperienza della misesperto in antropologia e docente all’università salesiana di sione; il riferimento fondamentale all’agire proviene Quito (Ecuador), e dal prof. don Luciano Odorico, superiore naturalmente anche dal motivo per fare il corso; ma il corso per le missioni nel consiglio generale dei salesiani. L’iniziativa vuole caratterizzarsi pure come esperienza dove la condivifu subito accolta e promossa da sr. Ciri Hernández, anche susione e la trasmissione sono offerte con uno stile che coniuga periora responsabile per le missioni dell’Istituto delle Figlie la cordialità, la speranza e la responsabilità, dove ciò che si di Maria Ausiliatrice. Il primo corso di formazione permadice e come si dice sia in chiara sintonia. Con il corso vogliamo nente per missionari e missionarie fu realizzato nel secondo ugualmente promuovere una riflessione che qualifica la prassi semestre dell’anno accademico 1994-1995, con cinquanta missionaria, grazie alla consapevolezza dei criteri e delle coniscritti. A scadenza regolare ogni anno il corso per missionari vinzioni che spiegano il proprio agire. E’ infine nostra intenha accolto nuovi gruppi per un totale di più di 600 partecizione che il corso di formazione per missionari e missionarie panti. E così il corso giunge quest’anno alla 16ª edizione. continui ad essere un ambito di scambio di iniziative, di eserIl corso per missionari, organizzato e diretto per dieci anni dal cizio di intelligenza pastorale, di apertura nel bene che la Paprof. don Gianfranco Coffele, ha avuto subito una impostasqua di Cristo ha reso possibile. zione con una chiara caratterizzazione comunicativa di attenPer informazioni: zione alla persona, per esperimentare progressivamente escudero@unisal.it aggiustamenti nei programmi, apporti di nuovi docenti ed esperti, e la ricerca del miglior servizio ai missionari. La giusta articolazione tra prassi e riflessione, per coordinare adeguatamente la spiritualità e la comprensione, l’agire e il conoscere, ha sempre costituito una premura dei responsabili. La sede «accademica» del corso portava naturalmente lo svolgimento delle tredici settimane del corso – in seguito sempre collocate tra i mesi di settembre e dicembre – a garantire

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Gruppi di partecipanti ai Corsi per Missionari


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di fronte all’esigenza

dell’educare l’introduzione del rettore Eminentissimo sig. Cardinale, può immaginare la gioia grande che ci procura con la sua presenza qui tra noi in questo pomeriggio! Essa è per noi un chiaro segno di benevolenza verso la nostra Università. Ma vogliamo pensarla anche come un gesto che ci onora, per averci voluto privilegiare nel convocare le istituzioni ecclesiali e civili sulla urgente questione dell’educazione. Rispondendo all’accorato appello del Papa Benedetto circa l’emergenza educativa, molti hanno preso coscienza del problema. La Chiesa italiana ha fatto di più: attraverso la CEI, cioè la suprema forma collegiale ecclesiale italiana, formata dai Vescovi Italiani, ha voluto convogliare il suo impegno pastorale per il decennio 2010-2020, proprio sul tema dell’ “educazione a una vita buona secondo il Vangelo” (che è poi il titolo del testo che contiene gli Orientamenti Pastorali per il prossimo decennio). Come Lei ha scritto nel presentarli, “Gli Orientamenti Pastorali […] intendono offrire alcune linee di fondo per una crescita concorde delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione”. In questa linea, sia come “Università”, sia come università “Pontificia”, sia come università pontificia “Salesiana”, non potevamo esimerci di assumere le nostre responsabilità a riguardo. Come “Università”: il problema dell’educazione è diventato una questione di primo piano in tutto il mondo contemporaneo, che diciamo globalizzato economicamente, commercialmente, finanziariamente, ma anche culturalmente e esistenzialmente, a livello di individui e a livello di gruppi e parti sociali, a livello di governi e di popoli, a livello mondiale e umanitario in genere. Molte volte diciamo anche che stiamo assumendo sempre più velocemente le forme di una società della conoscenza e della comunicazione a motivo del ruolo che le tecnologie informatiche e i sistemi della comunicazione sociale sono venuti ad avere nella vita sociale e civile di tutti e di ciascuno.

L’esigenza di una formazione adeguata si impone per poter viL’arrivo del card. Bagnasco vere oggi una esistenza umanamente degna oltre che una vita religiosa rinnovata. Non per nulla parliamo culturalmente dell’esigenza dell’interculturalità rispetto al dato di fatto delle multi-culture sulla scena contemporanea, e religiosamente di dialogo interreligioso e di una nuova evangelizzazione. In questo contesto, si può comprendere agevolmente come alle Università venga posta come inderogabile l’istanza di corrispondere ai mutamenti e alle innovazioni che sono sopravvenute, in genere e in sede educativo-formativa in particolare, con le modalità che le sono proprie: vale a dire in termini di ricerca scientifica, di insegnamento e di formazione superiore, come anche di produzione e diffusione culturale di alta qualità e validità. Come università “Pontificia”: in quanto tale abbiamo, come proprio, l’impegno “universitario” di aprire a una visione religiosa e cristiana della vita, di dare ragioni e prospettare strategie significative al dialogo tra cultura e fede (o come più comunemente diciamo tra ragione e fede); e più specificamente, in quanto università pontificie “romane”, abbiamo il compito peculiare di aprire all’universalismo cristiano (“la cattolicità romana”) e alla umanità classico-cristiana (“la romanità cristiana”). La nostra Università è per la sua stessa composizione profondamente internazionale: su circa 1800 studenti e 200 docenti, sono rappresentate oltre 90 nazioni. Il dialogo interculturale e interreligioso, prima di essere oggetto di studio in molti curricoli e essere concettualizzato in molti ambiti di ricerca, è un vissuto e un’esperienza diretta che segna la formazione di tutti: italiani e non, religiosi e laici. Come università pontificia “Salesiana”: la Famiglia Salesiana


è nota in tutto il mondo per la sua peculiare attenzione (e se si vuole, “carisma”) giovanile e educativa. Papa Benedetto XVI, nella sua Lettera ai membri del Capitolo Generale 26° dei salesiani (1 marzo 2008), scriveva tra l’altro: “l’Università Pontificia Salesiana […].Unica tra le Università Pontificie, ha una Facoltà di Scienze dell’Educazione e un Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica, sostenuti dagli apporti di altre Facoltà”. E poco più oltre: “L’educazione costituisce uno dei punti nodali della questione antropologica odierna, alla cui soluzione l’Università Pontificia Salesiana non mancherà, ne sono sicuro, di offrire un prezioso contributo”. Sopra ho parlato di Famiglia Salesiana, perché, a dirla tutta, oltre all’UPS, anche la Facoltà Auxilium delle FMA (molte docenti sono qui presenti oggi) è unica come Facoltà di Scienze dell’Educazione in senso proprio e totale, gestita da una congregazione religiosa femminile, con lo stesso spirito dell’UPS, cioè lo spirito salesiano e il sistema preventivo di Don Bosco, per quanto declinato al femminile (come è nel loro specifico carisma). L’attenzione all’educatività, alla formatività, allo sviluppo integrale delle persone e delle loro comunità di appartenenza è un modalità che percorre trasversalmente l’intera docenza e ricerca universitaria dell’UPS. Altrettanto lo è l’attenzione alla formazione dei formatori nei vari ambiti e nei diversi livelli delle 6 facoltà che compongono l’UPS (teologia, filosofia, diritto canonico, scienze dell’educazione, in cui si trova la specializzazione di psicologia dell’educazione e clinica, scienze della comunicazione, lettere cristiane classiche), in più di un caso con curricoli interfacoltà, come il appunto il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica o corso di formazione dei formatori e degli animatori vocazionali. La convinzione di fondo che ci anima è quella splendidamente espressa dal Papa nella stessa occasione: “Senza educazione, in effetti, non c’è evangelizzazione duratura e profonda, non c’è crescita e maturazione, non si dà cambio di mentalità e di cultura”. Oltre che alla ricerca e alla riflessione scientifica contemporanea sull’educazione, e oltre alla comune tradizione educativa salesiana, noi da sempre intendiamo collegarci con la Chiesa universale (che prima di chiudere il Concilio Vaticano II, il 28 ottobre 1965 sentì il bisogno di fare una dichiarazione circa il “Gravissimum educationis momentum”, vale a dire “l’estrema importanza dell’educazione nella vita dell’uomo e la sua incidenza sempre più grande nel progresso sociale contemporaneo”); ma altrettanto pensiamo e intendiamo farlo con le diverse chiese locali, sia come ascolto attento,

sia come condivisione problematica, sia come supporto esperto, sia come collaborazione progettuale e formativa. A questo proposito – a prescindere dalle proposte curricolari e limitandomi solo ad alcune iniziative in atto – ricorderò: il master di pedagogia religiosa per docenti IRC; il master sulla mediazione culturale e religiosa; le due edizioni del master per educatori e animatori di oratori; le molte edizioni, realizzate in varie parti di Italia del master di pastorale giovanile; la collaborazione con il settore nord della Chiesa di Roma che quest’anno ha preso a tema di aggiornamento dei suoi presbiteri il tema dell’auto-formazione: “Educarsi per educare”. L’incontro di questa sera si pone nella stessa linea: ascoltare Lei e in Lei la Chiesa italiana per capire meglio il contributo che come Università possiamo offrire. Come ho già espresso in altre sedi è nostra decisa intenzione che quello di oggi sia il primo momento a cui faremo seguire una sorta di seminario “permanente”, vale a dire incontri di tipo progettuale operativo con gli incaricati nazionali delle diverse forme di pastorale sia della Chiesa italiana che della Famiglia Salesiana (salesiani, FMA, cooperatori, ex-allievi, ecc.) afferenti in vario modo al problema nodale dell’educazione. Ovviamente… con la sua “benedizione”! Nella Sua Lettera Pastorale “Di generazione in generazione”, parlando degli educatori lei afferma: “La luce si accende solo con la luce, la vita con la vita, la libertà solo con la libertà”; e più oltre, riferendosi ai giovani, ammonisce che “tanti piccoli numeri fanno un gran numero”. Anche noi, con Lei, vogliamo essere educatori che accendono. Anche noi vogliamo essere, con Lei, con i giovani e con le loro richieste, attese, speranze, sofferenze, aspirazioni. Vogliamo in particolare farlo come Università - Pontificia Salesiana.

...abbiamo, come proprio, “ l’impegno “universitario” di aprire a una visione religiosa e cristiana della vita... ”


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Educare alla vita buona del Vangelo: il contributo delle Università l’intervento del cardinale bagnasco

alutando le autorità presenti e gli intervenuti “a questo momento di riflessione sul tema educativo che appassiona tutti”, il cardinale Bagnasco ha subito puntato al valore e all’obiettivo dell’incontro: “Si tratta della vita buona delle giovani generazioni, cioè della loro felicità, della riuscita della loro vita; ma si tratta anche del bene comune, cioè del futuro della nostra società e, più ampiamente, del mondo”. E per questo è necessaria l’opera di formazione per una “umanità matura, capace di portare la vita nella sua complessità e nelle sue sfide”. Il Presidente della CEI ha anche puntualizzato che il suo intervento pone una “attenzione particolare” sulle Università e la loro “specifica missione”. Entrando poi nello specifico dell’Università Pontificia Salesiana, ha ancora spiegato che la sua lettura degli Orientamenti Pastorali della CEI per il decennio in corso, avrebbe posto l’accento sul “mondo dei ragazzi e dei giovani” e sulla “maggiore responsabilità verso le giovani generazioni”, auspicando che la riflessione possa essere utile anche ai più adulti. L’atteggiamento da adottare è suggerito dalla pericope evangelica dei Discepoli di Emmaus con la “profonda e ontologica simpatia che spinge il Verbo Eterno a scendere sulle strade dell’uomo”, a “porsi al suo fianco” per “provocarlo alla confidenza dell’anima, illuminarlo con la sua parola, sanarlo con il sacrificio della sua vita, affidarlo al “sacramento grande” della Chiesa”. L’opera di educazione esprime la passione della Chiesa per l’umanità, ed è conseguenza della “passione per Cristo” di ogni credente. Il Cardinale Bagnasco ha organizzato il suo intervento su tre punti: L’attuale sfida educativa, L’educazione come parte della missione della Chiesa, e, punto importante se non altro per la specificità delle intenzioni e obiettivi comunicativi, considerati luogo e destinatari della riflessione, l’Educare in Università. La sfida educativa a cui sono sottoposte oggi Chiesa e Società, assume caratteristiche difficili. Affrontando il primo punto della sua relazione, il Cardinale ha citato le parole di Papa Benedetto XVI che parla di “grande emergenza educativa”. E ha individuato alcuni “mali” che producono l’attuale situazione di crisi. Primo fra essi, lo “snervamento della fede” per vincere il quale è necessario dotarsi della speranza. Alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una sorta di sfiducia nella vita che genera a sua volta altre conseguenze. Per cui solo una “speranza affidabile” può essere in grado di sradicare la “gramigna che avvelena la vita e la oscura nel suo futuro”, e per non dar retta alle “suggestioni del mondo” che inducono l’uomo a pensare e ad agire “come se Dio non ci fosse “. Alla fede senza nervo, si aggiunge il secondo dei motivi della crisi educativa indicato da Bagnasco: il nichilismo prodotto dalla “crisi della ragione”. I “valori supremi perdono valore”, secondo l’equazione di Nietzsche. In questo “deserto valoriale”, l’uomo perde ogni riferimento. “Lo smarrimento – ha affermato il Cardinale - investe il suo mondo interiore”, e quello dei rapporti esterni. In “questa terra ferita”, agli occhi dei giovani la “domanda di significato” diventa ancora più ridicola, e la “fragilità di fondo che sembra segnare

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sintesi di Renato Butera

il tessuto interiore del mondo giovanile”, ancor più emotivamente delicata. “È il male metafisico che (…) si fa sentire nelle profondità dello spirito e che tocca più impietosamente i giovani”, sono parole pronunciate da Maritain nel ’59 e citate da Bagnasco. Ma i giovani attendono altro: aspirano a una vita “ricca di significati, degna di essere vissuta” in cui lasciare di meglio. Perciò le scienze umane e naturali, nel loro ambito specifico, devono fornire una “comprensione inestimabile” dell’esistenza umana e una “comprensione del mondo” che porti “grande beneficio alla famiglia umana”. Tuttavia queste discipline non possono dare risposta piena alle richieste di senso “perché operano ad un livello totalmente diverso”. “L’uomo - ha affermato il Cardinale concludendo questo primo punto - è domanda e nostalgia: domanda di senso sulla realtà e su se stesso; nostalgia di una risposta che sia il compimento al suo sentirsi incompiuto, al suo riconoscersi un paradosso posto sulla misteriosa linea di confine tra il finito e l’infinito, il divino e l’umano”. “Lasceremo forse che i fanciulli ascoltino facilmente i primi miti che capitano, inventati dai primi venuti, e permetteremo forse che i ragazzi accolgano nelle loro anime opinioni per lo più opposte a quelle che riterremo essi debbano avere, una volta divenuti maturi? Certamente no”, rispondeva Platone ne La Repubblica, e certamente lo stesso atteggiamento è quello richiesto agli uomini di buona volontà, credenti e responsabili. Perciò l’educazione è parte importante della missione della Chiesa (secondo punto della relazione del Cardinale Bagnasco). Educare è quindi “porsi sulla via della paideia coniugando reale e ideale, intelligenza e cuore, conoscenza e ascesi che, nella esperienza della grazia, sono pilastri dell’educazione”. L’Educatore di riferimento è Cristo, “l’unico Maestro”, di cui parla Sant’Agostino, ma anche il “modello pieno e affascinante da guardare per educare ed educarci, la vera unità di misura dell’umanesimo”. La Storia della Salvezza è un’opera educativa che ha seguito “una pedagogia adatta alle diverse situazioni”, e che Gesù porterà a compimento con i suoi discepoli”, preparandoli alla missione “per una nuova vita”. Il Vangelo contiene “modello” e “metodo” per l’uomo, perciò “lo sguardo rivolto su Cristo non è restrizione di prospettive ma apertura nella verità”. Ma il metodo dell’educazione consegnatoci dal Vangelo “richiede un grembo, e questo è il grembo della Chiesa Madre e Maestra”. Perciò Agostino parla di Chiesa cattolica come “madre dei cristiani”, che educa e ammaestra tutti, “mostrando che non si deve dare tutto a tutti, ma a tutti amore e a nessuno ingiustizia” (cf. n.21 degli Orientamenti). “Il docente deve essere un maestro – ha affermato il Cardinale Bagnasco – che non trasmette il sapere come se fosse un oggetto d’uso e consumo”, ma sa stabilire una “relazione sapienziale” che, pur non raggiungendo personalmente ogni suo allievo, sa farsi “parola di vita ancora prima che trasmissione di conoscenze”. Egli educa, forma e istruisce offrendo “un apporto sostanziale alla strutturazione della personalità” di ciascuno dei suoi allievi.


Ma come si realizza tutto questo nella situazione particolare che è una Università? Ne parla il n.49 degli Orientamenti dove i Vescovi attribuiscono all’Università un “ruolo determinante per la formazione delle nuove generazioni”, “garantendo un elevato livello culturale”, una preparazione adeguata, assicurando competenze finalizzate non solo al lavoro ma “utili a orientarsi nella complessità culturale odierna”. Per poter offrire la “capacità di reti virtuose all’interno del labirinto sociale e culturale” che si caratterizza nella società odierna, Bagnasco ha presentato una specie di “declinazione educativa” da tenere in considerazione per far sì che il contributo delle Università all’educazione sia efficace e puntuale. Cinque le declinazioni proposte dal Cardinale per rendere reale l’apporto educativo dell’Università. Innanzitutto Educare alle domande. Le domande sono imprescindibili per poter creare “interesse, movimento, ricerca” e dare delle risposte. “Le domande di fondo sono quelle di sempre perché legate all’uomo”. Superano le epoche e le latitudini perché “marchiano a fuoco il cuore dell’uomo”. E “tutte si riconducono al fatto che l’uomo è domanda a se stesso, un enigma confusamente percepito”. Perciò è importante “educarle”, per non essere scontate ma “chiare nel cuore dei giovani”, e soprattutto abbiano udienza. “Non si tratta di suscitare dubbi, ma di dare voce alla verità che è in noi”. Le domande aprono alla ricerca della verità, perciò, secondo compito dell’Università, è importante Educare alla verità. Una ricerca che non punti alla verità è una ricerca inutile, passeggera. La verità, ha detto Bagnasco “è oscurata” dalla “banalità, figlia della cultura dell’utile, e dalla volgarità imperante”. Quando l’utilità, che “non è malvagia in se stessa”, si pone come “valore primo e assoluto”, la verità “è perdente” e l’utilità “è sconfitta, perché, fuori dal rapporto con la verità”. Perciò, “in un clima dove tutto sembra virtuale e fabulatorio, mitico e appariscente”, è necessario educare e allenare i giovani al senso e al “gusto della verità”, perché non perdano “la presa sulla realtà”. Perché il gusto della verità sia allenato nei giovani, è necessario anche rinvigorirne la forza per raggiungerla che è la ragione. Perciò il terzo impegno nel compito formativo dell’Università è quello dell’Educare alla ragione. Nell’era del cosiddetto pensiero debole, “tutto diventa necessariamente relativo sul piano cognitivo” e il soggetto “vive avvolto dalla nebbia dello scetticismo teoretico”. La “ragione debole” è di impedimento a ogni vera opera educativa per cui l’Università deve aiutare a tenere sveglia “la fiducia originaria dell’uomo nelle proprie capacità conoscitive”, e attivo il pensiero critico che fa parte degli obiettivi propri dell’Università, superando quella ragione strumentale “consegnata alle categorie della sola ricerca empirica, che conduce a conoscere il come le cose funzionano, al fine di dominarle e piegarle al proprio servizio”, e ricuperando la “dimensione contemplativa” della ricerca. Educando all’umano, l’Università risponde alla questione antropologica, sempre più “attuale, inconclusa, grave e complessa”, che il mondo occidentale deve urgentemente affrontare, poiché si trova di fronte ad acquisizioni tecnicoscientifiche impensate che mettono in pericolo lo stesso uomo e la natura per il rischio di manipolazioni sconcertanti e con esiti imprevedibili. Educare all’umano vuol dire allora educare a una “libertà responsabile dei singoli” e a “una prassi buona per tutti”. Il Cardinale Bagnasco indica “due opposte concezioni antropologiche” non sempre a confronto ma a scontro: quella per cui “l’uomo è un individuo chiuso in se stesso, au-

toreferenziale, legge a se stesso, occupato all’affermazione di sé”, la cui visione della vita e della società è chiusa e individualista, tesa a far valere in prima istanza i propri bisogni o desideri, ritenuti come sacrosanti diritti. La libertà individuale è assolutizzata e diventa il “primo dei valori a cui commisurare e sottomettere ogni altro valore”. In questa prospettiva “l’individuo, alla ricerca di se stesso fuori da ogni vincolo, si allontana sempre più dagli altri ma anche dalla vita, e si fa prigioniero della sua solitudine”. All’opposto “la concezione dell’uomo che trova le sue radici nel mistero di Dio Creatore” e comunità di Persone. La visione antropologica che ne scaturisce è quella di un uomo persona, “individuo in relazione”, che “si realizza solo uscendo da sé nella dimensione del dono”, e la cui libertà è sempre personale ma anche “in relazione con valori che le danno contenuto”. L’uomo libero è la persona che sa incontrare l’altro da sé e sa rispettarlo, colui che si apre al tu e al “Tu” trascendente. “Gli altri non sono soltanto un limite alla libertà, ma la condizione affinché ognuno possa vivere libero e felice”, ha affermato Bagnasco. L’ultima specificazione del compito educativo dell’Università è in riferimento agli Atenei che fanno riferimento alla Chiesa Cattolica. Educare alla fede pensata è compito di ogni istituzione accademica che si riconosce nella ed è riconosciuta dalla Chiesa per eliminare il rischio dell’analfabetismo religioso. Perciò è necessaria “una formazione cristiana decisamente più sostanziosa e organica” che non si esaurisca solo nell’educazione di base offerta dalle parrocchie, dai gruppi e dai movimenti ma che si sviluppi anche nei “luoghi della scientificità accademica” per coloro che li frequentano per completare al massimo il livello della loro formazione personale e professionale. Il Cardinale ha insistito sulla “questione di Dio”, “questione centrale per un occidente che appare sempre più smemorato delle sue origini e che sembra coltivare una crescente pretesa di costruire la città degli uomini senza Dio”. Per essere sale e luce per il nostro tempo è necessario che i credenti abbiano una migliore coscienza del loro essere cristiani e della loro fede perché questa possa illuminare e ispirare “in modo unico e originale” tutti gli ambiti del loro vivere. Il cardinale Bagnasco ha concluso auspicando che “venga sempre più aiutata la coscienza critica dell’ora presente”, poiché la cultura, specie in Europa, è “giunta a una linea di confine” grave. Il cardinale Bagnasco, con parole di Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in veritate, ha affermato che l’Europa attuale, perdendo la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, si sono inaridite “anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale”. Ciò che comportano i cosiddetti “valori non negoziabili”, demarca una “linea di confine” oltre cui “l’uomo perde se stesso e la società diventa disumana”. Non considerare tutto questo, alla luce delle “ragioni della ragione” ma illuminate dalla fede, significherebbe mancare di rispetto a Dio e all’uomo. Di conseguenza, ha auspicato che le Università che si riferiscono alla Chiesa Cattolica, si rendano protagoniste nel confronto tra due culture che rivendicano per sé la vita, entrando “maggiormente nei circuiti del dibattito pubblico” per “offrire alla riflessione collettiva, ad ogni livello, i migliori contributi – argomentati e incisivi - sulle grandi categorie dell’alfabeto umano, come la persona, l’anima, la vita, l’amore, la famiglia, la libertà, la morte, ecc.”. “Si tratta del futuro dell’uomo”.

Uno sguardo sull’Assemblea


uno “squisito esercizio di maternità ecclesiale”, di realizzazione nell’oggi della missione di salvezza. Quali le condizioni di concreta possibilità di attuazione di questa “pastorale educante”? È evidente che non si tratta solo di cose da fare! Si devono cercare anzitutto nuove modalità di essere, di pensare, di operare. Si potrà dare per scontato il riconoscersi “pastori educatori”, senza aver maturato una consapevolezza profonda e una esplicita intenzionalità della “pastorale intervento del prof. educante”[come comunità, come pastorale in genere]: si dovrà accettare con pazienza una riflessione che aiuti a riconoscere l’educazione come dimensione di ogni azione pastorale che non si realizza automaticamente ma l mio contributo di riflessione parte da interrogativi che ho che va ripensata alla luce dei nuovi paradigmi educativi, delrivolto più volte a me stesso e che voglio condividere in l’attenta ricomprensione dell’educazione in tutti i suoi aspetti. questa assemblea: il fatto che la Chiesa abbia avvertito e Ed è proprio su questi aspetti che vorrei richiamare l’attenreso esplicita l’attenzione all’educazione richiamando la sizione. tuazione di “emergenza educativa” nella società attuale, che cosa deve significare per la stessa Comunità Cristiana italiana? 1. L’educazione è compito e dimensione costitutiva della vita Questa situazione di “emergenza educativa” ha posto delle di ogni essere umano, in tutto l’arco della sua esistenza. Oggi vere sfide alla capacità operativa di educatori, formatori, genon è pensabile di essere in grado di educare, senza vivere una nitori, insegnanti… In queste sfide devono sentirsi coinvolti e attenzione continua a educarsi. “Educarsi per educare” è la provocati gli stessi educatori, animatori, catechisti, liturgisti, logica conseguenza e la prospettiva che si apre come condioperatori pastorali, pastori e l’intera istituzione ecclesiale? Se zione per chiunque voglia realizzare la sua responsabilità eduadesso siamo stati capaci di avvertire una invocazione di aiuto cativa. Questa attenzione deve diffondersi e divenire il nuovo che ci fa cogliere la diffusa povertà in educazione e convoparadigma educativo di tutti gli operatori e di tutti gli ambiti chiamo la comunità cristiana italiana a un impegno educativo di vita della comunità cristiana, perché possa qualificarsi semserio, pensiamo di essere già pronti a farlo o dobbiamo atpre più come “comunità educante”. trezzarci adeguatamente e far maturare sensibilità, mentalità e risorse per un impegno educativo pastorale che ci veda tutti 2. L’educazione, inoltre, è sempre frutto di relazione educativa corresponsabili? (educatore educando) che si incrocia contemporaneamente La comunità cristiana, provocata dal bisogno educativo (incon il rapporto persona/società, nei contesti concreti della noteso come un “segno dei tempi”), è stata chiamata a mettersi stra esistenza, che vivono il riflesso della realtà attuale nel sua in gioco, riconoscendo la chiave pedagogica come prospettiva varietà e complessità. Il rapporto persona/società può ostadella sua azione pastorale, si è sentita chiamata a farsi mediacolare se non del tutto impedire l’azione educativa che si cerca trice della Pedagogia di Dio e di Gesù Cristo, investendo in di fare nella relazione educativa (può cioè prevalere la società educazione. Si tratta certamente di un compito non nuovo, diseducante). Gli altri soggetti possono sentirsi impotenti rima che si è chiamati a svolgere in modo nuovo, sentendosi spetto agli influssi che vengono dalla società e giungere a riconvocata come comunità, come soggetto educativo comuninunciare di educare… (questo può succedere a genitori, tario che è allo stesso tempo protagonista e destinatario di un insegnanti, educatori, catechisti, pastori…) e tendere a riprocesso permanente di crescita, che chiede disponibilità di chiudersi nel privato e, spesso, a rinunciare del tutto alle reconversione, intelligenza dei contenuti educativi, competenza sponsabilità educative. Bisogna che maturi la convinzione che nelle relazioni e nei linguaggi educativi, lungimiranza nell’innon si educa da soli, si richiedono alleanze educative, bisogna dividuazione delle mete da raggiungere. attivare reti educative, coordinamento educativo, promuovere Tutta la pastorale viene così a essere percorsa da questa atsolidarietà e reciprocità perché la società risulti sempre più tenzione: una pastorale che da sempre è inscritta nella capaeducante, capace di farsi carico, di prendersi cura della vita cità di offrire con il Vangelo la possibilità di restituire ad ogni delle persone perché inpersona, e soprattutto agli ultimi, la speranza di diventare persieme si possa realizzare sone, di poter dare senso alla vita, di sperimentare la gioia di una migliore qualità della vivere con gli altri e per gli altri, di fare esperienza di libertà, vita. Bisogna acquistare di celebrare la vita e di custodirla profeticamente nei profondi consapevolezza che cambiamenti culturali del nostro tempo. l’emergenza educativa è Si tratta di avviare e realizzare un percorso di cambiamento sfida antropologica. Ridella prassi pastorale, che parte dalla disponibilità a stare nella chiede una ritrovata capastoria, in questa storia, con amore e simpatia, con la consapecità di dare qualità umana volezza che la Chiesa non è di fronte, ma dentro le mutazioni ai contesti dell’esperienza e le lacerazioni culturali e sociali del presente e che si sviluppa quotidiana ritrovando nell’attenzione e nel servizio educativo alle persone, perché strategie per la costrupossano costruire o ricostruire la loro dignità. zione di contesti comuniLa misura dell’efficacia dell’azione pastorale, nel prossimo futari. Ma questo richiede turo, è [ sembra essere] tutta in questa scommessa: una rinelaborazione di proposte novata prassi operativa “pedagogico-pastorale” che sia di qualità di vita rilevanti simultaneamente “spinta pastorale” e “intelligenza pedagoche possono far sperimengica”, che faccia convergere e interagire l’educazione e l’evantare speranza di umanità gelizzazione, come un’arte di educare alla fede espressione di nuova.

La “pastorale educante” della comunità ecclesiale

vito orlando, fse

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L’impegno dell’Assemblea


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3. Vi è una provocazione ancora più forte alla comunità cristiana e alla pastorale della comunità cristiana, perché possa rispondere a questa esigenza di società e alle persone che vivono in contesti sociali particolari per aprire orizzonti nuovi di comprensione, di crescita, di realizzazione. Alla prassi pastorale è venuto meno il supporto educativo-culturale che era la condizione per la sua efficacia. Bisogna ricreare le condizioni perché sia compreso il vero significato per l’uomo concreto del messaggio cristiano. La dimensione educativo-culturale-sociale deve essere considerata e compresa come intrinseca e indispensabile per la

“Educare alla vita buona del Vangelo: la prospettiva catechetica” intervento del prof.

ubaldo montisci fse l mondo della catechesi attendeva il Documento dei Vescovi con la curiosità di tutti ma anche con la trepidazione di chi sa che può “perdere” qualcosa. Infatti, negli Orientamenti del decennio precedente, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, era esplicita la centralità del tema della comunicazione della fede (tipica della catechesi), e l’affermazione che l’iniziazione cristiana costituisce il cuore dell’auspicata “conversione pastorale” delle comunità cristiane italiane era punto di riferimento operativo per tutti: «Al centro di tale rinnovamento va collocata la scelta di configurare la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana, […]» (n. 59). Nell’attesa della pubblicazione il dubbio era: quanto di ciò che sta a cuore alla catechesi rimarrà acquisito nel nuovo documento come guadagno permanente, e quanto verrà trascurato a favore di nuove urgenze e sensibilità? Oggi possiamo dire che la CEI mantiene elevata l’attenzione alla catechesi e Educare alla vita buona del Vangelo offre parecchie significative indicazioni sulla catechesi (raccolte sostanzialmente nei nn. 39-40 e 54-55). Le affermazioni di principio, però, trovano un severo banco di prova nell’applicazione concreta, quando possono emergere prospettive non sempre univoche e non sempre facilmente componibili tra loro. È il momento delicato e decisivo delle scelte che concorrono a configurare il volto della Chiesa del futuro. Il documento ci interpella come università, pontificia e salesiana; e anche come catecheti. A mio avviso, tutti insieme possiamo dare un valido contributo in alcuni ambiti che elenco velocemente.

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1. Il documento, in continuità con quanto già affermato nella Gravissimum educationis (n. 4), conferma la priorità della catechesi nell’azione evangelizzatrice e educativa della Chiesa (n. 39). Se il “primato” educativo della catechesi è fonte d’in-

pastorale, affinché la Parola possa raggiungere l’uomo qui e ora e aprire la sua vita a orizzonti di pienezza; perché gli uomini “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza, la pastorale deve assumere “la sensibilità, l’attenzione e le caratteristiche che sono proprie dell’educazione” per farsi carico dell’uomo, guidarlo alla sua esigenza di autotrascendenza e aiutarlo a scoprire la sua “capacità di Dio”, la sua origine divina, la sua somiglianza con Dio, la sua chiamata a scoprirsi figlio amato da Dio e su cui Dio ha scommesso la sua stessa capacità di amare, donando il suo Figlio unigenito.

coraggiamento per chi lavora in questo settore, non può essere inteso a esclusione delle altre azioni ecclesiali, non può far dimenticare la necessità di sinergia tra chi lavora nei diversi ambiti, nei confronti dei quali - nella pratica – sembrano però permanere dei percorsi paralleli. All’Università, per mezzo di un approccio interdisciplinare, compete l’impegno di riflettere sui rapporti tra le diverse funzioni ecclesiali; ma anche su nuovi fattori come, ad esempio, la cultura digitale che possono avere grande incidenza sui processi di maturazione della fede. 2. Nel documento trova conferma il “guadagno” della catechesi postconciliare che vede come finalità principe dell’attività catechistica non tanto – o non solo – la trasmissione dei contenuti ma la mentalità di fede, l’integrazione fede e vita (n. 39). La centralità della persona, degli ambiti di vita, è stata fortemente sottolineata anche a Verona e ha trovato conferma nelle pagine del nostro Documento. Ha colpito, però, tra le indicazioni per la progettazione pastorale, l’espressione: «È necessario, inoltre, un aggiornamento degli strumenti catechistici, tenendo conto del mutato contesto culturale e dei nuovi linguaggi della comunicazione». Tale indicazione va resa operativa, stando attenti però a realizzarla in modo che risulti a integrazione delle affermazioni sin qui sentite e non percepita come loro parziale sconfessione. 3. Il testo poi, ribadisce la necessità di una catechesi estesa a tutte le età della vita e non relegata alla sola fascia infantile. E ancora una volta emerge la priorità del lavoro formativo con gli adulti (n. 39) e l’attenzione agli adulti e alle famiglie è la prima tra le scelte prioritarie (n. 55). Molto rimane da fare in quest’ambito, in cui ci sono tante dichiarazioni di principio ma resistenze e lentezze nella loro applicazione. Ritengo, tuttavia, che una maggiore rilevanza dovrebbe acquistare la cura dell’ambito adolescenziale e giovanile. La nostra Università “salesiana” può dare un apporto complementare curando proprio la riflessione sulla fascia giovanile, quella in cui si pongono le basi più stabili per una fede da vivere come persone adulte. Si può intensificare l’attività del Comitato Interfacoltà per la Ricerca (CIR), che già da alcuni anni ha posto l’attenzione sull’evangelizzazione di questi specifici interlocutori della Chiesa. 4. Nel Documento permane anche l’indicazione dell’iniziazione cristiana come «l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare la fede e realizzare se stessa come madre»: tale scelta è collocata al


primo posto tra gli obiettivi e le opzioni prioritarie della Chiesa italiana (n. 54). Contemporaneamente si afferma che è necessario un discernimento sulle sperimentazioni in atto (n. 54a): sicuramente vanno salvaguardati gli elementi qualificanti lo sforzo di rinnovamento (la centralità della comunità cristiana e, al suo interno, la riscoperta del ruolo della famiglia, la necessità della qualificazione degli operatori pastorali, l’esigenza di curare le alleanze educative, la progettazione pastorale, …) mentre è opportuno dare orientamenti precisi per correggere le eventuali unilateralità che hanno contrassegnato alcune esperienze. L’apporto della nostra Università, sotto questo punto di vista, può essere molto significativo. 5. Gli Orientamenti sono stati pubblicati in un momento di celebrazione del testo che più di ogni altro ha segnato il rinnovamento catechetico-pastorale italiano postconciliare, il Documento di Base. È un testo profetico, ma che probabil-

“Dove c’è una meta c’è anche la volontà” intervento di

pina del core

preside della pontificia facoltà di scienze dell’educazione “Auxilium” nnanzitutto desidero ringraziare il Cardinale Bagnasco insieme a tutti i nostri Vescovi che attraverso questo documento programmatico hanno voluto esprimere quanto veramente sta loro a cuore, individuando nell’educazione la strada maestra da percorrere e sulla quale scommettere nel prossimo decennio. Ciò che colpisce chiunque si occupa di educazione nell’ambito dell’insegnamento e della ricerca, è il fatto che l’educazione viene presentata a tutta la comunità ecclesiale italiana come un imperativo e non solo come una sfida, come una risorsa privilegiata, tutta orientata a costruire una vita ‘buona’, una qualità ‘buona’ di esistenza quotidiana secondo il Vangelo. Pur essendo chiaro che ai nostri Vescovi sta soprattutto a cuore la proposta esplicita e integrale della fede, (n.4) dunque l’educazione alla fede, tale esigenza, tuttavia, è collocata nel contesto più ampio dell’educazione in quanto tale. Il documento rilancia la scelta dell’educazione con realismo e coraggio, nonostante la lucida analisi di una situazione difficile che porterebbe a dichiarare l’impossibilità di realizzare un’educazione integrale. Il coraggio di scommettere ancora sull’educazione nonostante la fatica e la difficoltà dell’educare si basa sulla convinzione che l’educazione costituisce una forza veramente trasformatrice della persona e della società, è vettore di cambiamento sociale, è strategia vincente per innescare processi di innovazione. Vorrei porre la mia attenzione su un aspetto particolare non secondario che potrebbe costituire il nucleo centrale di ogni riflessione o progettazione educativa. Mi riferisco precisa-

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mente ha bisogno di un “aggiornamento” nel senso conciliare del termine; una sua eventuale riscrittura è un compito delicato e va realizzato con fedeltà creativa. 6. Un campo nel quale l’Istituto di Catechetica ha dato da sempre e continuerà a fornire un apporto di riflessione è quello della pedagogia religiosa e, in particolare, dell’insegnamento della religione cattolica. È un settore pastorale molto significativo ed è importante continuare la riflessione sui fondamenti epistemologici della disciplina e dare indicazioni sulla formazione degli insegnanti. Oggi, senza mai dimenticare che sussiste una distinzione tra loro, riconosciuta e condivisa, può essere fruttuoso esplorare pure il complesso rapporto tra l’insegnamento religioso e la catechesi parrocchiale, in ottica di pastorale integrata. È doveroso in riferimento soprattutto ai numerosi studenti stranieri, nelle cui nazioni i rapporti tra le due discipline sono regolati in maniera differente da quella italiana.

mente a una prospettiva più che a un contenuto… a un’ottica di fondo con la quale accostare il documento che permette di proseguire nella riflessione circa l’agire educativo e nell’individuazione di strade operative. Gli orientamenti e le linee generali indicate nel documento sono indubbiamente preziose e offrono di per se stesse l’opportunità di individuare le strategie operative e prioritarie da attuarsi a breve e a lungo termine nelle realtà locali. La meta è alta e impegnativa, specie se si guarda allo scenario sociale e culturale che non facilita tale compito. Gli stessi modelli formativi ‘tradizionali’, in questa transizione culturale sono entrati in crisi e quelli attuali stentano a definirsi e non sempre hanno portano a esiti positivi. Cosa potrebbero fare le Università, in particolare le Facoltà di Scienze dell’Educazione, per facilitare il compito delle comunità ecclesiali e delle istituzioni educative nell’individuare le priorità e nel tracciare i percorsi, mediante una progettazione educativa che sia attenta alle esigenze delle persone, della cultura contemporanea, del contesto sociale e naturalmente alle esigenze spirituali di crescita nella fede? I percorsi di ‘vita buona’ suggeriti dal documento sono molto pertinenti e aderenti alla realtà. La lucidità dell’analisi fatta, sia della società e dei nodi critici, sia nel mondo giovanile, è una piattaforma importante da cui partire per tracciare cammini educativi, per avviare processi, ma non è sufficiente. La vera sfida consiste nel tradurre queste indicazioni o piste in itinerari concreti, metodologici che esprimano la progressività e la gradualità dei passi e degli interventi. Un primo apporto significativo, allora, è di carattere metodologico, riguarda il come, nella linea di suggerire obiettivi, strategie e interventi per realizzare i processi educativi, tenendo conto delle diverse età della vita, delle diverse generazioni. Si tratta di elaborare concreti percorsi/itinerari di educazione alla scelta, a partire dall’analisi degli atteggiamenti e degli stili decisionali degli adolescenti e dei giovani, tenendo presenti i processi decisionali nel loro faticoso e complesso svolgersi, come pure i processi relazionali che si verificano nei contesti educativi, dalla famiglia alla scuola, e i loro influssi sulle decisioni e sulle scelte. È essenziale inoltre la comprensione dei processi che conducono allo sviluppo della capacità di autodeterminazione che implica in primo luogo la maturazione di una certa autonomia (relazionale, affettiva, decisionale, di giudizio, …), oltre che un esercizio quotidiano nel portare a termine i piccoli o grandi compiti della vita.


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Un altro apporto di ricerca e di riflessione va nella linea della complessa problematica dell’identità giovanile i cui processi di costruzione sono divenuti sempre più faticosi e difficili nell’attuale società della conoscenza e dell’informazione. E qui si apre un altro campo di ricerca e di studio, di fronte al quale anche il documento ha una presa di posizione chiara sollecitando per il futuro un impegno più deciso e critico di quanti operano da cristiani nell’universo della comunicazione (n. 54b). In questa prospettiva, si richiede un investimento forte di risorse per la ricerca, nell’ambito delle scienze umane, in particolare dell’educazione, per comprendere più in profondità non solo i compiti di sviluppo e i traguardi evolutivi dei ragazzi e dei giovani, ma anche i processi evolutivi che li precedono e li accompagnano, i fattori di rischio e i fattori di facilitazione, al fine di elaborare degli itinerari di crescita rispondenti ai bisogni formativi oggi divenuti sempre più complessi ed esigenti. ‘Per trasformare i nodi critici in altrettante opportunità educative’, è necessario in primo luogo lo studio approfondito di tali punti nodali, ma soprattutto l’individuazione di itinerari di crescita, che opportunamente sperimentati possano essere proposti agli educatori e a quanti operano nell’ambito educativo e pastorale. Le Università possono e devono impegnarsi di più per qualificare la formazione degli educatori a tutti i livelli. Si tratta di formare educatori e professionisti capaci di educare a scegliere tra razionalità e affettività, di impostare tutto il processo educativo come educazione alla scelta e alla decisione, con un’attenzione specifica ai processi decisionali, agli stili e/o strategie decisionali, abilitati a mettere in atto percorsi formativi (training) che ab-

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biano lo scopo di insegnare la presa di decisione e di sviluppare le competenze necessarie per far fronte allo stress e al disorientamento derivante dal conflitto tra opzioni alternative e critiche. Formare educatori capaci di accompagnare i processi di formazione dell’identità, innanzitutto mediante la loro presenza educativa, proponendosi come modelli di vita; con un’attenzione particolare ad alcuni processi che, se da una parte sono essenziali per l’identità dall’altra costituiscono una sfida e un problema nell’attuale società: la solitudine e l’autonomia, la progettualità e la temporalità, la maturazione affettivo-sessuale e relazionale. In una stagione di complessità occorre riaffermare l’importanza dell’accompagnamento, come spazio educativo ed esperienza significativa di crescita, come uno spazio ‘nuovo’, non unicamente come luogo fisico o psicologico, ma come tessuto e tempo di relazione personale, come luogo dove si attesta la cura, l’interesse, la sollecitudine per l’altro e per la sua maturazione, dove si chiarisce e si può esprimere il progetto di costruzione di sé e d’inserimento nella società, dove si socializzano le paure e l’insicurezza circa il domani, dove si fa discernimento sul Disegno di Dio e si maturano decisioni responsabili. Nodo centrale però resta sempre la formazione degli educatori e dei formatori, perché si abilitino a progettare e realizzare dei percorsi di formazione per i diversi soggetti, che privilegino l’accompagnamento e del sostegno alla famiglia (alla genitorialità) la cui centralità educativa è indiscussa, nonostante le fatiche e le difficoltà cui è soggetta al momento attuale. Nonostante le incertezze che non rendono facile il compito dell’educare, non si può rinunciare a progettare il futuro, preparando coloro che dovranno divenire educatori/formatori delle nuove generazioni. «Dove c’è una meta c’è anche la volontà» (FRANKL, 1974, 173)… a noi l’arduo compito di fare da ‘guida-battistrada’ nel formare gli educatori del domani: uomini e donne che non rinunciano al proprio ruolo di testimoniare i valori, ma siano capaci di proporre delle sfide, indicare degli scopi e delle mete ideali, illuminare le dimensioni di senso dell’esistenza perché i giovani possano assumere autonomamente i propri orientamenti di valore e fare delle scelte corrispondenti.


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“Educarsi per educare” intervento di

Jesús Manuel García fse

arafrasando il detto di Tertulliano: “Cristiani si diventa, non si nasce” (, Apologetico, 18,4), possiamo dire che “educatori si diventa, non si nasce”. In questa riflessione sul documento dei vescovi italiani, sottolineo la necessità di educarsi per educare. Nessuno è mai arrivato, né giovani, né adulti; tuttavia l’adulto ha la responsabilità di diventare testimone con le parole e soprattutto coi fatti, di una vita buona per chi si trova all’inizio della parabola della vita. In questo senso, il complesso e delicato compito educativo non può essere improvvisato o affidato solo alla buona volontà (cf. n. 29), ma richiede umiltà, impegno e responsabilità personale. Dal documento stesso emergono alcuni tratti fondamentali che descrivono la figura ideale di un educatore capace di liberarsi da una mentalità funzionale, per assumere la passione e la responsabilità di camminare affianco ai giovani, consapevole di essere anche lui in “apprendistato dello Spirito”. In questo senso, intendo distinguere tra alcune attenzioni che negli Orientamenti si riferiscono alla formazione personale dell’educatore, da altre che si concentrano invece sulla relazione tra l’educatore e i giovani.

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1. Attenzioni che l’educatore deve avere verso se stesso. L’educatore da una parte si sente testimone della verità, della bellezza e della bontà, e dall’altra, è cosciente dei propri limiti. Ciò lo rende umile e in continua ricerca, desideroso di scoprire e vivere la ragione della speranza che lo anima e lo rende determinato nel desiderio di trasmetterla. Su questo cammino di formazione dell’educatore, il documento mette in evidenza alcuni punti fondamentali. Ne elenco soltanto alcuni: - M ett ersi a lla scu ola di Gesù Ma est ro. Come i discepoli che domandano a Gesù: “Maestro, dove dimori?”, l’educatore è interessato all’incontro con un avvenimento, con Gesù-persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e una direzione decisiva (Deus caritas est,1). Gesù quindi è il Maestro perfetto, ma anche il modello pieno è affascinante da guardare per educare ed educarci: è l’unità di misura dell’umanesimo. Egli è il Maestro che fa appello alla libertà e a ciò che di più autentico abita nel cuore dell’uomo. In Lui, Maestro di verità e di vita, l’educatore si sente trasformato in “uomo nuovo”, capace di stabilire relazioni vere con ogni persona (cf. n. 25). Si tratta quindi si metterci alla scuola di Gesù, “maestro buono” Momenti dell’Evento

(Mc 10,17). La sua autorità, grazie alla presenza dinamica dello Spirito, ci trasforma interiormente aiutandoci a gestire i problemi educativi (cf. n.16). - E s ser e t es t im o ni de ll a v it a b u on a. Il compito educativo necessita di persone credibili. Infatti nell’accoglienza della proposta cristiana, resta fondamentale la qualità della testimonianza, via privilegiata della missione ecclesiale: l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché sono anche testimoni credibili e coerenti della parola che annunciano e vivono (cf. Evangelii nuntiandi, 41). Con parole di Romano Guardini, possiamo dire che la luce si accende solo con la luce, la vita solo con la vita, la libertà solo con la libertà... - D iv e n t a r e p er s on e “ u n i fi c a t e”. Di fronte alla mentalità odierna, che vive la separazione tra le dimensioni costitutive della persona, in modo speciale tra razionalità e affettività, è importante la presenza dell’educatore uomo/donna unificato, cioè capace di integrare in una unità di vita i singoli frammenti che procurano ai giovani soddisfazione, ma non sempre felicità. La formazione integrale verso la grazia dell’unità rimane un compito prioritario nella vita dell’educatore (cf. n.13). I giovani infatti cercano nell’educatore una guida sapiente capace di orientare i loro pensieri, i loro affetti e le loro decisioni, un educatore ricco di vita interiore. - Cu ra re la v it a i nt eri ore. Senza una profonda esperienza di Dio e intensa vita interiore, difficilmente l’educatore riuscirà a svolgere con credibilità il suo delicato e importante com-


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pito di educare alla fede dei giovani. Si tratta quindi di esercitarsi alla “scuola dello Spirito”, per configurarsi progressivamente a Cristo (cf. n. 20). - Cr esce re n ell a resp o ns a bil it à e g r a t u it à. I giovani si trovano spesso a confronto con figure adulte demotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni di vita che suscitino amore e dedizione (cf. n.12). È in questo senso che l’educatore si deve preoccupare di crescere in umanità: “Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo” (GS 41). Due caratteristiche che manifestano il grado di umanità dell’educatore sono la responsabilità verso l’altro e il servizio nella gratuità: «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7). 2. Attenzioni dell’educatore verso i giovani Non possiamo farlo in queste pagine, ma sarebbe interessante vedere come si sono comportati con i giovani i grandi testimoni dell’educazione cristiana, cioè i santi. In loro scopriamo alcune co-stanti dell’azione educativa. Mi limito ancora a elencare alcune. - Co me p a dri/ ma dri in mez z o a i fig li. L’educatore spende la sua vita nell’educazione perché ritiene che la vita dell’altro è meritevole di attenzione, di cura, perché la si ritiene preziosa. In questo senso, l’educatore si innesta nell’atto generativo e nell’esperienza di essere figli (Gratissimam sane, 16) e quindi si può parlare di paternità o maternità spirituale. L’educatore, a imitazione dell’agire di Dio con l’uomo, diventa padre/madre per i giovani (cf. n. 19-20): non perde mai la fiducia in loro; frequenta i loro ambienti di vita; accompagna, con amore e premura costante, affinché possano sbocciare, nella libertà, tutte le loro potenzialità (cf. n.5); diventa amico, maestro, medico… pronto ad allenarli nella lettura reale della vita e ad accompagnarli nella maturazione delle loro decisione verso una vita buona (cf. n.13).

maestri (cf. n. 29). Nell’incontro educativo, è importante creare un clima di fiducia, rifuggendo dall’autoritarismo che soffoca la libertà e dal permissivismo che rende insignificante la relazione (n. 28). L’educatore comunque dovrà sempre avere il coraggio di mettersi in gioco e rivedere le proprie scelte. - U o m i n i e d o n n e c h e p r o p o n g o n o a i g i o v an i u n a m i s u r a a lt a del la v it a. In qualità di educatori, e a partire dall’incontro con Gesù Cristo e il suo Vangelo (cf. n.4), proponiamo ai giovani valori saldi, a partire dai quali crescere verso traguardi alti ma raggiungibili. Si tratta di saper proporre la misura alta e trascendente della vita, intesa come vocazione, fiduciosi della loro generosità. Di fronte alle sfida dell’educazione nessuno può gettare la spugna, proprio perché qui si gioca la felicità delle giovani generazioni e il bene della società. Guardiamo avanti con fiducia. Educare è doveroso ed è possibile!

- Uomin i e don ne “ au to revoli”. Ogni rapporto educativo implica una generazione. Questo fatto è espresso dalla stessa etimologia del vocabolo autorità, derivante dal latino augere, far crescere. L’auctoritas e così ben diversa dalla potestas, dal potere, poiché non si impone dall’esterno con la forza, ma si manifesta nella capacità di generare vita. Nella società abbiamo bisogno di figure autorevoli di genitori, docenti, catechisti e laici, capaci di porsi come punto di riferimento nel difficile compito educativo. L’educatore compie il suo mandato anzitutto attraverso l’autorevolezza della sua persona. Essa è frutto di esperienza e di competenza e si acquista nel tempo soprattutto con la coerenza di vita e con il coinvolgimento personale (cf. n. 29). - U omi ni/ don n e del dia l og o e de lla rel a zi on e. Per stabilire un rapporto educativo occorre un incontro che susciti una relazione personale: non si tratta di trasmettere nozioni astratte, ma di offrire un’esperienza da condividere. Da Gesù apprendiamo che la relazione educativa esige disponibilità di tempo, apertura al dialogo, vicinanza, lealtà, pazienza, gradualità e reciprocità (nn. 12.14.25). Educare richiede un impegno nel tempo, che non può ridursi a interventi funzionali. Trattandosi dell’incontro di due libertà (cf. n. 26), il compito educativo è una vera arte sapienziale, che si acquista nel tempo, attraverso un’esperienza maturata alla scuola di altri

L’arrivederci del card. Angelo Bagnasco


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Lettere Nella foto i professori Bracchi, Mantovani e Maritano

aperta con la riflessione del prof. Roberto Spataro su “La lettera di ringraziamento di Gregorio Taumaturgo e lo stile educativo di Origene”. Quindi hanno fatto seguito gli interventi del prof. Mario Maritano (“Il maestro nelle lettere pedagogiche di Girolamo”); del prof. Miran Sajovic (“Sant’Agostino: christianus magister. Docere il Popolo di Dio”); del prof. Manlio Sodi (“Discere et docere nel Sacramentarium Veronense”); della prof.ssa Mary Claire Bonney Gillian (“Beda maestro della cultura latina”); del prof. Luigi Miraglia (“Il maestro nell’Umanesimo”); e del prof. Giovanni Battista De Simone (“Seneca ed Agostino d’Ippona: due maestri di spiritualità”).

La proposta dei corsi estivi di Italiano, latino e greco antico della FLCC

Il Maestro nel mondo antico. Convegno della FCLL “La figura del Maestro nella formazione scolastica del mondo antico pagano e cristiano: Docere et Discere” è il titolo del convegno organizzato dalla Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche dell’Università Pontificia Salesiana che si è svolto lo scorso 8-9 aprile 2011 presso la sede di Roma dell’UPS. Il Convegno è stato strutturato in tre parti: una parte filologica e due parti storiche. Nel pomeriggio di venerdì 8 aprile si sono svolte la parte filologica e la prima delle due parti storiche. Dopo il saluto del Rettore, prof. Carlo Nanni, e del decano, prof. Mario Maritano, il senatore Guido Viceconte, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha avviato i lavori con la Prolusione dal titolo “Importanza della figura del Maestro per la formazione scolastica nel mondo antico”. Ha fatto seguito la parte filologica a cura del prof. Remo Bracchi intervenuto su “Docere et discere nelle parole che definiscono i concetti”. A continuazione si sono susseguiti i sei interventi della prima sezione storica sul tema del “Maestro nel mondo antico e pagano”. A parlare sono stati il prof. Anacleto Pavanetto (“Omero, primo interprete-docente della cultura greca antica”); il prof. Orazio Bologna (“Magistri munus ac mos secundum Isocratis praecepta”); il prof. Maurizio Marin (“Socrate, il maestro della verità nell’anima: analisi del dialogo con lo schiavo di Menone”); il prof. Corrado Calvano (“L’insegnante ideale secondo Quintiliano”); la prof.ssa Penelope Filacchione (“Da filosofo a Maestro: iconologia della virga virtutis tra paganesimo e cristianesimo”). La prima giornata del Convegno è stata chiusa dall’intervento del prof. Mauro Pisini sul tema “Docere principem. Educazione e formazione del principe nelle Epistulae di Frontone a Marco Aurelio”. La seconda giornata di Convegno (mattinata di sabato 9 aprile) si è incentrata sul tema “Il maestro nel mondo antico cristiano”. Questa seconda sezione storica si è

La Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche dell’UPS rinnova anche quest’anno la proposta dei corsi estivi di italiano, latino e greco antico. I corsi iniziano il 22 agosto e terminano il 23 settembre. Con il corso di italiano si vuole raggiungere l’obiettivo di favorire l’inserimento degli studenti stranieri nelle Università Pontificie romane. Nella prima ora di lunedì 22 agosto gli iscritti sosterranno un test di ingresso che verificherà il loro livello di conoscenza dell’italiano e li inserirà in uno dei due livelli secondo il grado di conoscenza della lingua. Il corso di italiano nei suoi due livelli ha la durata di cinque settimane con 100 ore di lezione complessive. Anche il corso intensivo di lingua latina prevede due livelli. Il primo intende guidare lo studente all’apprendimento graduale della struttura linguistica attraverso esercizi; il secondo presuppone la conoscenza basilare della morfologia e offre un approfondimento della sintassi. Anche il corso di latino ha inizio il 22 agosto e termina il 23 settembre: cinque settimane per un totale di 75 ore di lezione. Il corso di greco antico, infine, si propone di guidare lo studente all’apprendimento graduale della struttura linguistica del greco antico. La durata del corso è di cinque settimane (22 agosto-23 settembre) per un totale di 75 ore. Le lezioni dei tre corsi sono condotte da docenti della facoltà; per il corso di italiano in particolare si tratta di docenti con formazione specifica per l’insegnamento dell’italiano a studenti di lingua straniera. Alla fine dei tre corsi sarà rilasciato un attestato di frequenza.

Una classe dei Corsi estivi 2010


Il prof. Remo Bracchi

Dizionario dei dialetti della Valtellina e della Valchiavenna Il 15 aprile 2011, presso la Sala Convegni Pláza Plachéda di via Saròch in Livigno, è stato presentato il Dizionario etimologico-etnografico dei dialetti di Livigno e Trepalle di Emanuele Mambretti e Remo Bracchi. Si tratta di un’opera imponente per la vastità dell’indagine (3200 pp. in 2 volumi), e, al tempo stesso, importante per le innovazioni metodologiche introdotte. Era presente un considerevole gruppo di persone interessate alla conoscenza del loro dialetto di origine e all’approfondimento della loro etimologia. Il lavoro che ha prodotto i due preziosi tomi è stato sponsorizzato dal Comune di Livigno che costituisce il 7° volume della collana dei dizionari dialettali curati dall’IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca). Alla presentazione sono intervenuti Max Pfister, Wolfgang Schweickard, Michele Prandi e Jørgen Giorgio Bosoni. Erano presenti anche i due autori. Il prof. Remo Bracchi, salesiano, uno dei due curatori del Dizionario, è ordinario di Glottologia e linguistica greca e latina presso la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche dell’UPS.

Educazione Il Centro Psicopedagogico dell’UPS, una realtà aperta al territorio Nel pomeriggio del 12 aprile 2011, nell’Aula Juan Vecchi dell’UPS, è stato presentato all’Università e al Territorio il Centro Psicopedagogico, un servizio specifico nell’ambito dell’aiuto psicopedagogico che da anni l’Università offre alla città di Roma e non solo. Il Centro fa parte della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’UPS. Il pomeriggio è stato aperto dal saluto del Rettore, prof. Carlo Nanni, e del prof. Francesco Casella, preside della FSE. Di seguito, il prof. Martino Rebonato, coordinatore del Nucleo Direzionale per il Piano Regolatore Sociale di Roma, ha proposto una riflessione su “I servizi alla persona nella società complessa”. Quindi, il prof. Vito Orlando, direttore del CPPed, ha presentato il del Centro e il suo “Servizio per la persona e il territorio”. Il pomeriggio è stato concluso dal prof. Antonio Dellagiulia, docente di Psicologia evolutiva alla FSE dell’UPS, che ha coordinato una serie di interventi di presentazione del Centro, in particolare sugli ambiti della formazione, della consulenza, dell’apprendimento e dell’orientamento. Interessante anche la descrizione del nuovo Logo del CPPed.

Seminario di Studio sul “Ridimensionamento della Vita Consacrata nel post-Concilio” La Vita Consacrata, che appartiene “alla vita e alla santità” della Chiesa, affronta oggi delle grande sfide. Per approfondire le dinamiche della trasformazione della Vita Consacrata, l’Istituto di Pedagogia Vocazionale della Facoltà di Scienze della Educazione dell’UPS, ha organizzato un seminario sul tema “Ridimensionamento della Vita Consacrata nel post-Concilio”, lo scorso 2 marzo 2011. Oltre 150 partecipanti tra sacerdoti, seminaristi, religiosi, religiose e alcuni laici, tra questi alcuni con importanti responsabilità nei loro ambienti. Il prof. Mario Oscar Llanos (Direttore dell’Istituto) ha introdotto il tema presentando brevemente l’itinerario della Vita Consacrata e della pastorale vocazionale durante il post-concilio. Il seminario ha registrato gli interventi qualificati della prof.ssa suor Enrica Rosanna, FMA, Sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica che ha offerto una riflessione dal titolo “Le grandi sfide della vita religiosa, oggi”; del prof. Methóde Gahungu con una riflessione dal titolo “Un cenno al ridimensionamento nel contesto africano”; di suor Francesca Farina e suor Emilia Miraglia, SFMA su “Voce di un’esperienza in corso”; e del prof. Giuseppe Roggia, SDB, il cui intervento era intitolato “Prospettive ed esigenze del ridimensionamento a partire dalla pedagogia vocazionale”. La prof.ssa Rosanna ha ricordato il pensiero di Papa Benedetto XVI per il quale la vera grande sfida della vita consacrata è “condurre un’esistenza pienamente evangelica” e accettare “Cristo e la sua Parola” come l’essenza profonda di ogni carisma. Ha sottolineato altre sfide dal punto di vista istituzionale, comunitario, relazionale, ecc. Tra le grande sfide ha indicato il bisogno e il coraggio della visibilità della Vita Consacrata nella sua totalità (opere, parole e vita). L’intervento del prof. Gahungu si è basato sui due sinodi dei vescovi e sul sinodo speciale per l’Africa dell’aprile 1994. Ha accennato al problema della presentazione dei carismi degli istituti in Africa (vera e propria sfida), capaci di incarnarsi nel popolo di Dio che vive in quel vasto e variegato continente. Ha inoltre sottolineato il coraggio di fare delle scelte chiare per avviare un vero processo d’inculturazione, che oltre a essere una grande sfida per la vita religiosa in Africa, è anche una necessità. Suor Farina e suor Miraglia hanno condiviso le loro esperienze a livello personale e comunitario nel cammino di ridimensionamento della Provincia Italiana dell’Istituto delle Suore Francescane Missionarie di Assisi, cammino che risulta spendibile come un adeguato modello per affrontare la necessità di rispondere alle nuove esigenze degli Istituti afflitti dal calo numerico, dall’invecchiamento, dalla sproporzione tra il numero delle opere e le risorse umane, dall’affievolirsi dell’esperienza carismatica. Il prof. Roggia, che ha un’ampia esperienza nel settore della formazione, ha segnalato le vere e false preoccupazioni degli istituti e dei carismi religiosi, oggi. Don Roggia ha rilevato Il prof. Mario Llanos

I partecipanti al Seminario


anche le priorità autentiche contro quelle stereotipate degli istituti religiosi. Esiste anche il rischio di confusione tra una vita consacrata che favorisce l’uniformità, la produttività, la funzionalità, con una che favorisce la vitalità l’unità, la flessibilità, la creatività missionaria ed evangelizzatrice, ecc. Quando si parla di creatività e vitalità a partire dalla pedagogia vocazionale si intende una preoccupazione educativa per la formazione di una nuova generazione che consiste in una profonda trasformazione per tutti e di tutte le dimensioni della Vita Consacrata. A chiusura del seminario, il prof. Llanos ha proposto alcuni rilievi conclusivi sottolineando la significatività della presenza della Vita Consacrata, la testimonianza profetica, la non concorrenza e la collaborazione tra gli istituti, la comunione come sacramento vivente della Chiesa in una fraternità leggibile con delle relazioni primarie che danno vita, l’inculturazione della Vita Consacrata, e l’esigenza di una pastorale vocazionale inculturata, vivace e costante, trasversalmente connessa con le varie dimensioni dell’agire ecclesiale.

Nelle due foto momenti del Congresso Continentale di America Latina e Caraibi

strato i dati di un’inchiesta realizzata dalla POVS, riguardante “La pastorale vocazionale presbiterale oggi”, realizzata nel 2008, con particolare attenzione ai dati propri dell’America Latina e dei Caraibi. I dati riportati sono suscettibili di letture differenziate, tuttavia si rileva che laddove l’inchiesta parla di “criteri e strategie per il futuro”, al primo posto figura la “preghiera per le vocazioni” e poi, a seguire: la pastorale d’insieme, la progettualità, la spiritualità di comunione, la formazione iniziale e permanente degli operatori pastorali. Emerge anche in questo studio il bisogno di una attenzione verso tutte le vocazioni, e anche la necessità di un maggiore impegno di preparazione per accompagnare nel discernimento coloro che rispondono alla chiamata, specie sacerdotale. Ogni vocazione nasce dall’in-vocazione. La testimonianza del prete, la sua vita di comunione e la quotidianità del suo ascolto, rendono possibile la risposta dei candidati con libertà. Il Congresso si è caratterizzato anche per la grande sintonia fra i molti partecipanti: era visibilmente evidente la vicinanza e la fraternità dei congressisti ad ogni livello, clima particolarmente percepito tra i Vescovi. Lo schema del documento finale approvato all’unanimità, fa prevedere una forte sensibilizzazione del Continente nella linea di una pastorale vocazionale vivace e attuale.

L’IPV presente al II Congresso Continentale delle Vocazioni di America Latina e Carabi Dal 31 gennaio al 5 febbraio 2011, si è realizzato nella città di Cartago in Costa Rica, il II Congresso Continentale sulle Vocazioni di America Latina e Caraibi. Il prof. Mario Oscar Llanos, direttore dell’Istituto di Pastorale Vocazionale della FSE, vi ha preso parte accompagnando il Segretario della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, mons. Francis Bonnici. Tale partecipazione indica un’importante modalità di relazione con la Chiesa in diversi contesti. L’evento, organizzato in risposta alle sfide presentate dal Documento di Aparecida promosso dal Settore Vocazioni e Ministeri del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), DEVYM, si è proposto come obiettivo quello di rinforzare la cultura vocazionale affinché i battezzati assumano la chiamata e diventino discepoli e missionari di Cristo nelle circostanze attuali dell’America Latina e dei Caraibi. La convocazione ha avuto una significativa risposta per la partecipazione di quasi 500 partecipanti, per il coinvolgimento della diocesi e della città di Cartago, per la qualità degli interventi e dei lavori di gruppo. Relatore principale dell’incontro è stato il prof. Amedeo Cencini, docente invitato della Facoltà. Il prof. Llanos ha illu-

ERRATA CORRIGE A pagina 6 del numero 9 di “Notizie UPS”, dicembre 2010, abbiamo attribuito per errore alla Facoltà di Teologia, invece che a quella di Scienze dell’Educazione, l’incontro sulla catechesi in Brasile con Luis Alvez de Lima. A pagina 5 dello stesso numero, invece di “Istituto di Teologia Pastorale e Catechetica” occorre leggere: “Istituto di Teologia Pastorale”.

L’Apostolato Biblico rende omaggio a don Bissoli nel corso del XIX Convegno Nazionale Durante il XIX Convegno Nazionale dell’Apostolato Biblico promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale e celebratosi lo scorso 5 febbraio 2011 presso la sede dell’Istituto Santa Teresa Couderc di Roma, è stato presentato il volume “Viva ed efficace è la Parola di Dio (Eb 4,12). Linee per l’animazione biblica della Pastorale”, miscellanea con la quale si è voluto rendere omaggio ai tanti anni di lavoro di don Cesare Bissoli, docente emerito dell’Istituto di Catechetica della FSE. Per la presentazione del volume hanno offerto il loro contributo mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI); don Corrado Pastore, Don Guido Benzi, don Bissoli, mons. Crociata e il prof. Pastore


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direttore dell’Istituto di Catechetica dell’UPS; e lo stesso don Bissoli. L’evento è stato coordinato da don Guido Benzi, direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale. Nel suo intervento, mons. Crociata ha “prestato voce” ai “molti vescovi, parroci, religiosi e religiose e ancor più Don Cesare Bissoli i laici di tutta Italia”, per ringraziare vivamente don Bissoli per i tanti anni di costante e significativo impegno dedicato all’apostolato biblico. “Più di una volta sono stati toccati e per così dire ‘contagiati’ dal tuo amabile sorriso, dal tuo incoraggiamento, dalla tua testimonianza lucida, fedele e intelligente, dalla tua didattica insieme acutissima e coinvolgente”. Il prof. Corrado Pastore, che è stato il curatore del volume, ha parlato dell’attività accademica del prof. Bissoli e di come si è giunti alla redazione della miscellanea che raccoglie la riflessione di 22 esperti biblisti riconosciuti, tra i quali sei vescovi, e la cui presentazione è stata redatta da S. Em. il cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). L’impegno di redazione da parte di tutti gli esperti intervenuti, sentito come un doveroso omaggio al biblista salesiano, ha prodotto un pratico strumento al servizio dell’animazione biblica della pastorale. Visibilmente emozionato, ha preso la parola lo stesso don Bissoli per ringraziare mons. Crociata per le sue parole di stima, don Pastore, curatore dell’opera, e soprattutto il card. Bagnasco che ha aderito alla redazione dell’opera con l’affettuosa presentazione del testo. Don Cesare ha quindi offerto una breve analisi dello stato attuale dell’animazione biblica e ha concluso manifestando ai presenti, che ha ringraziato per la loro partecipazione, la volontà di continuare ancora a lavorare con impegno per la pastorale biblica. Il volume, edito dalla ElleDiCi di Leumann (TO), è stato pensato come uno strumento a servizio dell’animazione biblica della pastorale, in un momento di affermazione di tale compito da parte del Sinodo sulla Parola di Dio, e specificamente nella fase di crescita dell’incontro della gente con la Bibbia, grazie anche all’apostolato biblico coltivato sempre più nelle diocesi e di cui don Bissoli continua a essere il consulente presso l’Ufficio Catechistico nazionale. Il testo è articolato in quattro parti: “elementi di fondazione biblico-teologica della Scrittura nella pastorale; elementi di contenuto in vista dell’azione pastorale; elementi attinenti alla comunicazione; riferimenti ai destinatari che hanno mirato di proporre delle linee”.

Giornata del Curricolo: Visita all’Istituto di Istruzione Superiore Paolo Baffi Il 18 novembre 2010, un consistente gruppo di studenti della FSE appartenenti al curricolo di Pedagogia per la scuola e la Formazione professio-

Nelle due foto gli studenti del Curricolo

nale nei tre cicli di studio (Baccalaureato, Licenza e Dottorato), si è recato a Fiumicino e Fregene per visitare l’Istituto di Istruzione Superiore Paolo Baffi. Erano guidati dal coordinatore del curricolo, prof. Cristian Desbouts, e dai professori Natale Zanni e Dariusz Grzadziel. “Gli studenti – afferma il rappresentante del gruppo, don Raymond Bavumiragiye – sono stati accolti con la meravigliosa sorpresa di una colazione preparata e servita professionalmente dagli stessi allievi dell’Istituto che si preparano a diventare competenti esperti nei servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera in qualità di tecnici di servizi ristorativi e turistici, di sala e di vendita”. L’Istituto vanta una storia recente che risale al 1970, ed è intitolato al prof. Paolo Baffi, celebre docente di Storia e Politica Monetaria presso l’Università di Roma “La Sapienza”, e Governatore della Banca d’Italia, dal 1975 al 1979, prima del Presidente Carlo Azeglio Ciampi. “Il contatto con i giovani è un elemento essenziale per mantenere vivo l’intelletto e agile la mente”, era una delle sue massime, davvero molto entusiasmante. Gli studenti dell’UPS hanno apprezzato moltissimo la presentazione della vice-preside in merito all’organizzazione e al funzionamento dell’istituzione scolastica e formativa; la testimonianza dei docenti e di alcuni studenti; l’impegno di educazione personalizzata; il successo di armonia tra teoria e pratica in collaborazione con una lunga lista di aziende, agenzie e hotel presenti sul territorio, in particolare del comune di Fiumicino. Un accento particolare è stato posto sull’importanza del tema delle “competenze”, della progettazione dell’apprendimento e dell’insegnamento soprattutto nell’alternanza scuolalavoro. In sintesi, la formula vincente si focalizza su uno studente che impara bene poche cose essenziali, di base, che lo aiutano non solo ad affrontare gli esami statali, ma a porsi nella società, nel mondo del lavoro, nella vita reale, in condizione tale da poter fare del suo meglio. Una lunga lista di progetti dell’Istituto in corso d’opera - peculiarità non indifferente del complesso formativo - ha meravigliato la maggior parte degli studenti del curricolo FSE, provenienti per la maggior parte dal continente africano. È stato inevitabile avvertire e constatare una distanza tra questa esperienza, ricca e complessa, e le possibilità di altri contesti in altri paesi. Si è riflettuto su cosa può significare seguire problemi relativi


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alla personalizzazione di un insegnamento-apprendimento legato ad allievi con difficoltà, gestire la complessità delle relazioni, reperire i finanziamenti, suscitare innovazioni, ecc., qui nel contesto italiano-laziale-romano e in altre regioni di paesi “in via di sviluppo”. Un ulteriore punto a favore dell’Istituto che è emerso, è la cura dei singoli progetti (alcuni dei loro nomi: Gutemberg 2.0, MSDN Academic Alliance, Sapere sapori…) e la sinergia tra i docenti che da molti anni sono coordinati e guidati dalla stessa preside. Gli studenti dell’UPS hanno potuto, in sintesi, constatare le caratteristiche che risultano costitutive di un unico criterio etico: lo spirito comunitario, l’umanesimo ottimista e positivo oltre che incoraggiante verso i ragazzi diversamente abili o portatori di handicap a diverso livello, la non-discriminazione, il saper porre la persona dell’allievo al centro e la strategia del lavorare in rete, ecc. La giornata, nonostante la pioggia intensa, ha convinto tutti i presenti della bontà formativa dell’esperienza, del vantaggio di confrontarsi con esperienze pratiche dopo aver studiato le dimensioni teoriche, e della positività di vivere insieme una volta ogni tanto la fraternità in comunione, allegria, divertimento e solidarietà, condividendo valori che vanno al di là della sola preparazione culturale e accademica.

Giornata di studio: “L’etica nell’orizzonte del pluralismo culturale” Anche quest’anno l’Istituto di Catechetica ha proposto una giornata di studio su un tema di urgente verifica educativa: L’etica nell’orizzonte del pluralismo culDon Paolo Carlotti tuale. La giornata ha avuto svolgimento lo scorso 4 dicembre 2010. L’obiettivo della giornata si può sintetizzare in un doppio interrogativo: “È possibile e legittimo delineare alcuni principi etici non negoziabili e condivisi?”. “Quali orientamenti, a livello educativo, si profilano preferibili e praticabili?” Sullo sfondo: “Etica laica e morale cristiana: differenze e compatibilità”. Come è ormai consuetudine, gli organizzatori si sono orientati a sollecitare un confronto fra i partecipanti, a partire dalle diverse competenze. A tale proposito, sono stati offerti due brevi imput in apertura di una conversazione che ha raccolto molteplici contributi pervenuti in anticipo e recapitati ai partecipanti perché ne fossero previamente informati. Gli imput che hanno introdotto la conversazione tra i partecipanti sono stati proposti dal prof. Paolo Carlotti (“Linee portanti della morale cristiana. Disponibilità e resistenze nel conteso culturale odierno”), e dal dott. Vittorio Pieroni (“Divaricazione fra proposta cristiana e vissuto, anche credente”). Nella conversazione sono state rilevate provocazioni molteplici, cui il giovane è continuamente esposto, dalle neuroscienze alle psicologie del profondo, in un pluralismo di orientamenti culturali e religiosi sotto molti aspetti sconcertanti. Sono emersi temi impegnativi, quali la credibilità della tradizione, la laicità, la crisi ecologica, la pluralità delle visioni della vita, ecc. E naturalmente ci si è posti la domanda circa la possibilità e le scelte per la formazione di una coscienza morale autentica anche in contesto frammentato e pluralista. Non sono mancati alcuni interventi esplicitamente centrati

sulla situazione educativa specifica della scuola e sui metodi attuali di apprendimento. Le conclusioni hanno inteso soprattutto rilevare l’indispensabile ricerca e verifica dei corretti processi di maturazione morale da escogitare ed elaborare. Così la giornata di riflessione e di confronto ha contribuito a identificare l’esplicita proposta formativa da proporre agli insegnanti in un prossimo convegno nazionale da tenersi a marzo 2011 sempre sulla stessa tematica.

Teologia Il prof. Sodi visiting professor nella Facoltà di Teologia dell’Università della Slesia Nel mese di marzo il prof. Manlio Sodi ha tenuto un corso di “sacramentalità della Parola” nell’Università di Katowice. L’invito ufficiale proveniva dalla Facoltà di Teologia: una “giovane” Istituzione fondata nel 2000, parte integrante Prof. Manlio Sodi dell’Università statale. L’attività didattica e di ricerca ha coinvolto circa 800 studenti con 29 professori che afferiscono a 11 cattedre. Tre collane di volumi e due periodici scandiscono il livello culturale della Facoltà che nella verifica realizzata lo scorso anno è stata valutata al primo posto da parte del Ministero dell’Università della Polonia, tra tutte le Facoltà presenti in quel Paese. Nel mese di maggio il prof. Sodi completerà il percorso anche con la partecipazione a un Simposio attorno al tema del rapporto tra progettazione liturgica e azione pastorale. Le lezioni si sono svolte con traduzione simultanea, e con testi in buona parte già tradotti, frutto di interventi che da anni il prof. Sodi tiene in varie Istituzioni accademiche polacche (come nel giugno 2010 un Seminario anche nell’Università Cattolica di Lublino), ma soprattutto in Katowice. Tutto il materiale, ulteriormente rivisto e completato, apparirà nel 2012 – presso l’Editrice dell’Università – in un volume unitario sotto il titolo: “Scripturarum capere sacramentum”. Teologia della Parola e sacramentalità dell’annuncio per un culto “in Spirito e verità”.

Dalla Verbum Domini al verbum mundo. Simposio sulla Parola Il Curricolo di Pastorale biblica e liturgica della Facoltà di Teologia dell’UPS ha organizzato il Simposio dal titolo: “Una Parola viva ed efficace. Dalla Verbum Domini al verbum mundo”.


L’incontro ha avuto luogo lo scorso 3 marzo 2011, nella Sala “Juan Vecchi” dell’UPS, di recente inaugurazione. Il programma contemplava tre momenti. Il primo è stato avviato dal saluto del Rettore, a cui ha fatto seguito la presentazione di prospettive e orizzonti del Simposio a cura del prof. Manlio Sodi. Quindi mons. Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, è intervenuto su “Verbum Domini: iter sinodale e vita della Chiesa”. Il secondo momento dell’incontro si è aperto con la riflessione del prof. Mauro Mantovani, vicerettore dell’UPS e decano della Facoltà di Filosofia, con una relazione dal titolo: “Un Dio che parla nell’odierno orizzonte culturale”. Quindi il prof. Damasio Medeiros è intervenuto sul tema “Il culto, luogo privilegiato della Parola: tra animazione liturgica e inculturazione”. Infine il prof. Paolo Carlotti ha concluso questa seconda parte con la riflessione dal titolo “Una Parola che illumina le problematiche odierne, per un impegno del fedele nel mondo”. Nel terzo e ultimo momento del Simposio è stata presentata la Miscellanea in onore di don Cesare Bissoli “Viva ed efficace è la parola di Dio. Linee per l’animazione biblica della pastorale”, dallo stesso curatore dell’opera prof. Corrado Pastore. Di seguito don Bissoli è intervenuto sul tema proposto dall’incontro che si è concluso con la sintesi e il saluto del prof. Manlio Sodi, organizzatore del Simposio.

Suor Loparco, don Bozzolo e don Biancardi

Biancardi; e “Don Michele Rua primo successore di Don Bosco”, a cura dell’ACSSA, l’Associazione dei Cultori di Storia Salesiana, di cui suor Loparco è membro, e che contiene un suo contributo. Tutti e tre i volumi sono stati pubblicati dalla LAS, l’Editrice dell’Università Salesiana, nel 2010.

L’Incontro sulle Risorse latinoamericane

ITP. Pastorale giovanile interculturale: le risorse latinoamericane.

I partecipanti all’Incontro di Torino

Incontro su “I primi passi del Carisma salesiano” nella Sezione di Torino Sabato 19 febbraio 2011 nell’Aula Magna dell’Istituto Internazionale Don Bosco si è tenuto l’incontro “Don Bosco e Don Rua. I primi passi di un carisma”, organizzato dalla Facoltà di Teologia della Sezione di Torino dell’Università Pontificia Salesiana. Sono intervenuti don Fausto Perrenchio, con un contributo su Don Bosco e la Bibbia, e don Giuseppe Biancardi, con un’analisi dell’apostolato dei laici al tempo di Don Rua. È seguito l’intervento di Sr. Grazia Loparco su Don Rua e le Figlie di Maria Ausiliatrice prima e dopo l’autonomia dell’Istituto e, a conclusione della mattinata, il bilancio di don Silvano Oni sul rettorato di Don Rua. Si è inoltre colta l’occasione per presentare i volumi di recente pubblicazione su alcuni degli argomenti affrontati nel corso dell’incontro: “La Bibbia negli scritti di Don Bosco”, di Fausto Perrenchio; “Per Dio e per le anime”, di Giuseppe

Nell’ambito del progetto di ricerca interdisciplinare sulla pastorale giovanile interculturale, portato avanti dall’Istituto di Teologia Pastorale, lunedì 21 marzo 2011 ha avuto luogo il seminario su «Pastorale giovanile interculturale: le risorse latinoamericane». Tre professori hanno esaminato le risorse latinoamericane per l’interculturalità da tre diverse e correlate prospettive: il prof. Damasio Medeiros dalla prospettiva antropologica culturale, il prof. Corrado Pastore dalla prospettiva teologica ecclesiale e il prof. Mario Llanos dalla prospettiva vocazionale. Al seminario hanno preso parte un consistente numero di docenti, dottorandi, studenti, pastoralisti e catecheti, che hanno avuto anche l’opportunità di prendere parte al dibattito. Questa convocazione, quarta nella successione di altri incontri, era inserita in un piano di ricerca che l’Istituto di Teologia Pastorale si è dato per gli anni 2009-2012. La prima è stata il 23 novembre 2009 con il tema “Pastorale giovanile e interculturalità: quadro teoretico-pratico”; la seconda il 22 marzo 2010 su “Pastorale Giovanile interculturale: le risorse africane”; e la terza il 22 novembre 2010 su “Pastorale giovanile interculturale: le risorse asiatiche”. Il prossimo anno si spera di continuare in questa linea studiando le risorse per la pastorale giovanile interculturale nel contesto dell’Europea Est e dell’Ovest. Questo dovrebbe chiudere il cerchio aperto con il seminario realizzato dall’ITP (25-26 gennaio 2008) e avviare la fase seguente di tracciare linee progettale di PG interculturale. In questo modo si cerca di mettere in relazione le questioni di pastorale giovanile alle acquisizioni dei sinodi e delle conferenze episcopali continentali nella prospettiva interecclesiale e interculturale. Si tratta di un progetto di ricerca che vuole prendere in considerazione


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anche gli orientamenti del Capitolo Generale XXVI dei Salesiani di Don Bosco, in modo particolare la prospettiva interculturale e interreligiosa della pastorale giovanile, oltre che sulla prospettiva antroplogico-sociale, pedagogico-educativa, e carismatico-salesiana.

Istituto di Teologia Dogmatica: Seminario di studio sulla legge naturale La domanda sulla convivenza umana che superi divisioni, per aprire forme reali di collaborazione e di condivisione tra i singoli soggetti, gruppi sociali e poteri politici, è una questione di vitale importanza oggi, alla vista anche dei conflitti che si producono nel mondo globalizzato. Si chiede se esista un codice di comportamento che possa essere A destra don Escudero generalmente percepito e accolto, tale da consentire la comunicazione necessaria per realizzare percorsi comuni. L’argomento è stato motivo di riflessione e di lavoro nella Commissione Teologica Internazione, arrivando alla pubblicazione del testo Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale, pubblicato a giugno del 2009. La lettura del documento ci ha portato nell’Istituto di Teologia Dogmatica alla preparazione di un seminario di studio, dove la questione della legge naturale fosse trattata nelle prospettive delle tradizioni religiose monoteiste. Il 31 marzo 2011 si è realizzato tale incontro. Dopo le indicazioni iniziali del prof. Antonio Castellano sul lavoro compiuto dalla Commissione Teologica Internazione, il rav. Benedetto Carucci ha illustrato la prospettiva ebraica, il prof. Valentino Cottini quella islamica e il prof. Paolo Carlotti quella cristiano-cattolica. Le relazioni hanno espresso la propria convinzione di un fondamento religioso anche per l’istanza di un codice di comportamento universalmente proponibile. L’incontro è stato coordinato dal prof. Antonio Escudero, direttore dell’ITD. La consistente partecipazione di docenti, studenti e ospiti ha mostrato l’interesse che il tema suscita, con la percezione dell’arricchimento che l’approccio interreligioso ha dato al seminario di studio.

Il Centro studi “Ratisbonne” eretto a Sezione della Facoltà di Teologia dell’UPS Con decreto del 2 febbraio 2011, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha eretto la nuova Sezione della Facoltà di Teologia della Università Pontificia Salesiana (UPS), situata a Gerusalemme nello “Studium Theologicum Salesianum Sancti Petri et Pauli”, noto come “Ratisbonne”, finora affiliato alla stessa Facoltà. L’erezione del Centro Teologico di Ratisbonne a Sezione della Facoltà di Teologia dell’UPS, da parte da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica, è senza dubbio un significativo riconoscimento dell`Università, che attraverso il Centro salesiano di studi teologici di Gerusalemme forma stu-

denti non solo salesiani ma anche di altre Congregazioni e laici. In tal modo la Sezione costituirà un aiuto per rafforzare la presenza della Chiesa in Medio Oriente, e servirà anche a qualificare meglio gli studi teologici, a servizio delle Chiese locali e delle missioni, specie nel campo della Teologia pastorale giovanile e della catechesi, come è tipico della tradizione teologica salesiana. La Sezione si ricollega storicamente al Centro studi che sin dal 1929 la Provincia Salesiana del Medio Oriente aveva destinato alla formazione filosofico-teologica dei giovani salesiani dell’area e in seguito anche a vantaggio di altri studenti provenienti da molte regioni della Congregazione. Il centro era allora situato nei pressi di Betlemme. Successivamente venne portato a Cremisan. In questo Centro si sono formati centinaia di giovani salesiani. Nel 2004, su richiesta della Santa Sede, il Centro ha trovato la sua nuova sede nell’edificio “Ratisbonne” a Gerusalemme. Esso è stato il primo centro di studi a essere affiliato alla Facoltà di Teologia dell’UPS nell’anno 1966. Nella Sezione è attivo da sei anni il primo ciclo degli Studi teologici in lingua inglese. Ma il vero “valore aggiunto” della Sezione è dato dal contesto: la Terra Santa, che è stata, giustamente, definita il “Quinto Vangelo”. Lo studio della Scrittura riceve una forte sollecitazione ed un’insostituibile integrazione. Il programma arricchito di visite archeologiche in Terra Santa è molto apprezzato dagli studenti. Inoltre, la Terra Santa è luogo particolare di incontro di tutte le denominazioni cristiane. Studiare teologia a Gerusalemme, perciò, favorisce l’acquisizione di una sensibilità ecumenica molto sviluppata. Anche il confronto con le altre religioni monoteistiche, Ebraismo e Islamismo, nasce spontaneamente: basta camminare per le strade di Gerusalemme per imparare a conoscere questo mondo che, poi, sistematicamente, viene studiato negli appositi corsi. Lo statuto particolare di Sezione viene inoltre a promuovere un particolare rapporto tra il Centro e la Facoltà “madre”, che ci si augura vantaggioso per la comune ricerca e docenza teologica, come è nella tradizione tipica della Pontificia Università Salesiana.

DPGC La Giornata del Dipartimento e Natalino Il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica dell’UPS è sempre in movimento. L’impegno costante nello studio, nell’approfondimento e nella ricerca richiede di spendersi quotidianamente senza preoccuparsi del dispendio di energie, poiché l’orizzonte dell’evangelizzazione rende il gruppo di docenti e studenti sempre pronti a dare il massimo di loro stessi. Ma, oltre allo studio, sono tante le iniziative che si sono realizzate nel primo semestre e tante quelle in cantiere. Tra le più importanti, il 18 novembre si è svolta la giornata del Dipartimento. Docenti e studenti hanno visitato il Centro San Lorenzo in Vaticano. Lì hanno avuto modo di riflettere sul giovane così come la Chiesa lo sogna grazie alle riflessioni proposte dai professori Guzmán Carriquiry e Eric Jacquinet, ri-


Il Natalino DPGC

spettivamente sotto-segretario e responsabile del settore “Giovani” del Pontificio Consiglio per i Laici. Il gruppo di partecipanti ha inoltre visitato il Centro, un centro internazionale dedicato interamente ai giovani di tutto il mondo, fondato nel 1983 da Giovanni Paolo II, in occasione dell’Anno Santo della Redenzione, perché i giovani pellegrini potessero fare esperienze forti di fede all’ombra della Croce delle GMG. Bellissimo è stato il momento conclusivo, in cui hanno avuto possibilità di pregare ai piedi della Croce delle GMG. Ognuno ha inchiodato su quella Croce la propria vita e la propria missione, perché portino il gusto del dono senza riserve e senza misura. Il 15 dicembre tutti al Club Don Bosco per il tradizionale appuntamento con il Natalino. Un momento in cui l’allegria e il divertimento hanno fatto da padrone, regalando attimi spensierati ma intensi, vissuti in un clima di fraternità e di festa. Tanti i giochi, i canti tradizionali nelle diverse lingue, le parole augurali per un Natale sereno, la convivialità del pranzo… Studenti e professori insieme, a illuminare il Natale con l’amore che contraddistingue ogni attimo del vicendevole rapporto educativo, pronti a tendersi la mano perché tristezza e malinconia rimangano fuori la porta di ogni cuore, e ognuno aiuti l’altro a gustare attimi che si porteremo dietro per sempre, ricordandoli con un sorriso che sarà sicuramente carico di nostalgia… La nostalgia di aver vissuto l’esperienza universitaria nella familiarità e nella gioia. Gli studenti del Dipartimento nel Centro San Lorenzo

Don Gianetto, don Midali, don Giannatelli, don Montisci, don Tonelli e don Bissoli

Catechetica) da una parte e dall’altra l’appartenenza degli studenti a due facoltà (Teologia e Scienze dell’Educazione). Dopo 30 anni di esperienza in questo campo formativo, il DPGC sta lavorando per aggiornare la sua proposta secondo le indicazioni ecclesiali e nello spirito della “riforma universitaria” in atto in Europa a cui ha aderito la Santa Sede. Prima di attivare la nuova proposta, il Gruppo Gestore del Dipartimento ha giudicato opportuno rivedere la storia di questi 30 anni, conoscere meglio le motivazioni per le scelte fatte allora e nel corso di questi 30 anni, analizzare la visione che ha guidato la struttura precedente e, alla luce di questo, prospettare un futuro prossimo con l’apporto di nuove proposte nate da esigenze emergenti. Per questo motivo, il 28 marzo 2011 è stato organizzato un Panel al quale hanno partecipato alcuni docenti emeriti che in questi ultimi anni hanno avuto un ruolo particolare nell’organizzazione e consolidamento del DPGC. Ha inaugurato la serie di interventi il prof. Roberto Giannatelli (primo Coordinatore del DPGC) che ha illustrato le ispirazioni dell’allora Gran Cancelliere, don Egidio Viganò, al momento della costituzione del DPGC. Hanno fatto seguito le riflessioni del prof. Mario Midali e prof. Riccardo Tonelli, entrambi coordinatori “emeriti”, che hanno condiviso le varie dinamiche messe in atto nel corso degli anni per rafforzare la proposta formativa del DPGC specialmente nei tentativi di chiarimento del profilo unico dell’esperto, del ricercatore e del formatore nel campo della Catechesi e della Pastorale giovanile. I professori Cesare Bissoli (già Direttore dell’Istituto di Catechetica) e Ubaldo Gianetto (già docente dell’Istituto di Catechetica) hanno contribuito al chiarimento di alcune caratteristiche particolari che sono state utili al miglioramento del curricolo del DPGC. Nel moderare il Panel, il prof. Ubaldo Montisci ha posto opportunamente delle domande per meglio indirizzare il contributo dei vari relatori e degli interventi nati dal loro confronto. Nell’ultima parte dell’incontro, il prof. Montisci ha coinvolto anche i docenti e gli studenti presenti in un breve dibattito con gli speaker del Panel.

Panel per celebrare i 30 anni di DPGC

Visita a Terni, Narni e Fonte Colombo

30 anni fa all’UPS ha avuto avvio una nuova struttura dipartimentale per il conseguimento della licenza con la “Specializzazione in Pastorale giovanile e Catechetica”. In quell’occasione, si congiunsero in un unico curricolo formativo i due esistenti curricoli, e cioè, il curricolo di “Pastorale giovanile” della Facoltà di Teologia e il curricolo di “Catechetica” della Facoltà di Scienze dell’Educazione. Questa decisione ebbe la necessità della creazione di una struttura di coordinamento per assicurare una omogeneità nel programma di studio e nello stesso tempo il dovuto riconoscimento della diversità dei due indirizzi (Pastorale giovanile e

Dal momento che l’Università ha dichiarato il 16 marzo giorno di festa per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, alcuni degli studenti del primo anno del Dipartimento hanno preso l’iniziativa di organizzare una gita approfittando della vacanza Il viaggio in autobus


Studenti DPGC. A destra don Llanos

Comunicazione Il prof. Lever all’Assemblea dei delegati di comunicazione delle diocesi della Spagna

Studenti DPGC.

dalle lezioni in quel giorno. Tra gli obiettivi c’erano certamente quelli di trascorrere del tempo insieme nello svago e di mantenere, allo stesso tempo, il costo dell’escursione il più basso possibile. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti e l’idea di una giornata di sano relax si è potuta realizzare. Organizzare l’evento è stato facile perché il desiderio di stare insieme in questa forma alternativa ma funzionale per rendere più saldi i vincoli dell’amicizia era forte. Tema della giornata è stato “Beato te ... Beati noi”, in preparazione della prossima beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Circa 60 studenti hanno aderito all’iniziativa. L’itinerario ha previsto la prima tappa a Terni dove c’è stato un incontro con mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni - Narni - Amelia. Mons. Paglia ha accolto con simpatia il gruppo dei partecipanti e ha fatto una catechesi sui luoghi della sua diocesi che sono stati santificati dal passaggio di San Francesco d’Assisi. Il vescovo ha collegato il ruolo di evangelizzazione svolto da San Francesco in questi luoghi con l’invito diretto ai presenti di impegnarsi a diventare evangelizzatori nello stesso modo oggi. Il gruppo è poi partito per Narni, una città che raccoglie vestigia romane, medievali e rinascimentali insieme. Ha fatto visita alla Narni Sotterranea per vedere l’antico convento domenicano dove furono scoperti una serie di ambienti di grande interesse tra cui la “Stanza dei tormenti” dell’Inquisizione. Dopo una breve pausa per il pranzo a sacco, compreso nel prezzo complessivo dell’intera visita (viaggio e pranzo) il gruppo è partito per il borgo di Greccio dove ha visitato il Santuario francescano con la prima rievocazione della Natività di Betlemme, avvenuta nella notte di Natale del 1223. L’ultima tappa della giornata è stata Fonte Colombo, dove San Francesco ha stilato la Regola definitiva del suo Ordine. Li hanno celebrato l’Eucaristia prima di ripartire per Roma. Tutti hanno manifestato la loro piena soddisfazione per un viaggio ricco di tanti spunti e di tanti luoghi di interesse artistico, culturale e spirituale, felici di aver trascorso insieme la giornata fruttuosamente.

Don Cyril De Souza e mons. Vincenzo Paglia

Il decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS, prof. Franco Lever, ha preso parte all’Assemblea dei delegati diocesani dei mezzi di comunicazione sociale delle diocesi spagnole. L’Assemblea ha avuto svolgimento dal 14 al 16 febbraio scorso nella “Casa de la Iglesia” presso la sede della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) a Madrid. Vi hanno preso parte i Vescovi della Commissione episcopale, il personale del Segretariato e i delegati diocesani di oltre 60 diocesi. Il seminario aveva come tema “Comunicazione e cultura nella missione della Chiesa. Nuova evangelizzazione, nuovi linguaggi”. Oltre a don Lever, dall’Italia è intervenuto anche mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione. La riflessione proposta da don Lever si incentrava sul tema: “Comunicazione e cultura. Evangelizzazione e nuovi linguaggi”. Le tre giornate di studio sono state organizzate in quattro nuclei: uno più generale, indicato esplicitamente dal titolo (in questa sessione sono stati inseriti gli interventi di mons. Rino Fisichella e del prof. Lever). Il secondo nucleo tematico si incentrava sul ruolo dell’Ufficio della comunicazione nella diocesi (con riflessione proposta da Marc Carroggio, docente di Comunicazione istituzionale presso l’Università della Santa Croce di Roma). Il terzo nucleo poggiava sulla dimensione comunicativa della giornata mondiale della gioventù (è intervenuto Yago de la Cierva, direttore esecutivo della GMG). Il 4 nucleo tematico è stato organizzato con la forma della tavola rotonda con il titolo: “Le agenzie di informazione ecclesiali”. Il sito-web Religiodigital.com, sito dedicato all’informazione religiosa dalla Spagna e dal mondo, ha pubblicato una sintesi e un commento degli interventi di mons. Fisichella e del prof. Lever. Riportiamo tradotta solo la seconda parte, quella cioè che riguarda il decano della FSC e docente dell’UPS. Un saggio salesiano Prima dell’arrivo di Rino Fisichella, il cui aereo è atterrato con due ore di ritardo, ha parlato il professore salesiano Franco Lever, decano dalla Facoltà di Comunicazione sociale dall’Università Pontificia Salesiana di Roma. Una relazione moderna, breve, con la proiezione di filmati, attraenti e piena di novità. Un vero piacere. Ha iniziato segnalando senza giri di parole che “la comunicazione appartiene al nucleo del nostro essere cristiani”. Proseguendo ha indicato nell’arrivo del computer il momento in cui è avvenuto un “salto qualitativo” paragonabile alla nascita della scrittura. Il computer, infatti, ha provocato la convergenza dei linguaggi e il sorgere di un nuovo spazio, la Rete, che è un

Don Lever


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nuovo continente, una nuova dimensione della nostra vita. La Rete “restituisce alla gente il piacere e la possibilità di essere comunicatori”, in essa si può riflettere insieme, c’è un nuovo spazio per “la gratuità, il servizio e la collaborazione, in un momento nel quale tutto sembra correre dietro il denaro”. Questi nuovi linguaggi, secondo il professor Lever, “ci possono aiutare a scoprire un nuovo volto di Dio”. Infatti, “mai prima d’ora c’è stata una capacità comunicativa come la nostra”. Abbiamo a disposizione ogni tipo di informazione, di musica, di immagini e di arte, il tutto raggiungibile con un clic. Di qui il professore è giunto alla conclusione che: “È un sacrilegio se non utilizziamo l’arte per parlare del nostro Dio”. Secondo Franco Lever, Internet “sta modificando il modo di comunicare”. In questo senso, ha denunciato il fatto che la Chiesa continui a comunicare centrata sul messaggio, cercando di garantire il messaggio, e nella cultura del libro. Ma “il libro conserva il passato, mentre noi oggi o ne riviviamo i contenuti o tradiamo la gente”. Ed ha ribadito: “Se ci dedichiamo a ripetere quanto è stato detto dalle generazioni precedenti, commettiamo un tradimento e ci incamminiamo verso un disastro”. Come esempio concreto di questo atteggiamento ha ricordato: “Produciamo catechismi e pensiamo che questo basti. Madre Teresa è il catechismo di oggi. Il nostro impegno è comunicare ciò che siamo e ciò che facciamo”, perché “la comunicazione è una proposta di vita”. Ed ha concluso: “Gesù non ha scritto, ha costruito comunità ed è vissuto accanto alla gente”.

É nata l’agenzia YOUNG4YOUNG In data 4 aprile 2011 il Tribunale Civile di Roma - Sezione per la stampa e l’informazione ha autorizzato la registrazione del periodico multimediale telematico young4young (y4y, giovani per giovani) con il numero 99/2011. Si concretizza così in forma «ufficiale e professionale» un progetto della FSC, sognato prima, e poi – passo dopo passo – realizzato non solo dal gruppo dei docenti e allievi del settore Giornalismo, ma anche da quanti seguono i tirocini di immagine, di radio, di televisione, di internet. y4y – già attiva da mesi nel campus in forma riservata – è uno spazio su cui convergono le varie forme di comunicazione studiate nella Facoltà: scrittura (in italiano e in inglese), fotografia, tv, radio, internet; è una palestra nella quale gli studenti possono maturare la loro professionalità di giornalisti e operatori della comunicazione; allo stesso tempo, però, mira a diventare una vera e propria agenzia specializzata nelle tematiche legate al mondo giovanile, per offrire notizie, approfondimenti, rapporti, dati, interviste, dibattiti, recensioni... y4y è uno strumento che dà notizie che i grandi media trascurano, mentre invece sono importanti per i cittadini; mette a confronto visioni del mondo, interessi, culture, nella ricerca di un progetto di società fondato sul rispetto dei diritti, sulla giustizia, sulla pace e sull’accoglienza; del mondo giovanile dà una visione più articolata e veritiera di quella che normalmente i media veicolano, offrendo insieme chiavi di lettura in linea con il progetto educativo dell’Università Salesiana. Vuole essere un luogo concreto dove si cerca di individuare quali sono gli attrezzi per la manutenzione, il funzionamento e la crescita della

democrazia, sapendo che, tra questi attrezzi, la partecipazione è fondamentale. E’ evidente che gli spazi di sviluppo sono quanto mai interessanti. In Facoltà sono presenti almeno trenta nazionalità diverse, dalla Cina all’India, all’Africa, all’Europa e poi USA, Brasile, Colombia, Cile… e gli ex-allievi sono sparsi ormai in tutto il mondo. Se poi si prende in considerazione l’intero campo universitario, ogni continente ha all’UPS dei rappresentanti: sono tutti potenziali “corrispondenti” della agenzia «giovani per giovani». Perché l’agenzia y4y è gestita dalla FSC, ma è spazio di collaborazione per quanti hanno un punto di vista “giovane” da esprimere, nelle forme più varie: testo scritto, programma audio, video, singole fotografie o sequenze di foto. L’obiettivo è diventare un punto di riferimento per i giovani in cerca di spazi di informazione e di confronto, ma anche per animatori, educatori, operatori, tutti coloro che lavorano con i giovani, valorizzando tutte le competenze presenti nel campus, non solo della FSC. Il “sogno” può spingersi ancora più in là: perché non promuovere la collaborazione anche con altre università interessate alle stesse tematiche, dove lavorano nostri ex-allievi o collaboratori o amici? Così l’agenzia potrebbe divenire una struttura in cui si realizza la collaborazione con le facoltà di comunicazione della rete di università IUS (Istituzioni Universitarie Salesiane). y4y offre agli studenti la possibilità di mettersi alla prova in un’esperienza giornalistica multimediale, con la soddisfazione di vedere pubblicato il proprio lavoro (non senza la dovuta revisione dei “capiredattori”, come in ogni giornale che si rispetti); alcuni studenti, selezionati per la loro preparazione, potranno svolgere all’interno dell’Agenzia (e quindi della Facoltà) l’intership previsto dal curriculum; proprio perché la testata è registrata al Tribunale di Roma lo stesso patentino di giornalista pubblicista sarà a portata di mano (necessario un bel po’ di lavoro, definito dalla legislazione vigente). La responsabilità e la direzione dell’iniziativa è della Facoltà con i suoi organismi direttivi (Decano, Consiglio, Collegio). L’organizzazione e la gestione concreta sono affidate a nostri docenti dell’indirizzo di giornalismo: Paola Springhetti, giornalista professionista, è il direttore responsabile, Vittorio Sammarco è il vicedirettore. Il progetto grafico del sito e la messa a punto del programma gestionale sono di Paolo Sparaci. Dal campus il sito dell’agenzia è ora raggiungibile a questo indirizzo: www.young4young.com/demo/ A giorni il “trasferimento” in internet, con l’indirizzo definitivo: www.young4young.com y4y

La redazione di Y4Y


La rappresentanza FSC

Let’s Tweet! La FSC rappresentata a Matera al Meeting Nazionale dei Giovani FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) dal contributo della professoressa Simonetta Blasi e del dott. Mirko Benedetti, coadiuvati dagli studenti Alice Ficarazzo e Federico Marcello Capurso. La FSC, infatti, è stata protagonista di un intervento di formazione che ha visto nella mattinata del 19 marzo 2011 l’alternarsi di Blasi e Benedetti che hanno proposto una lettura critica della comunicazione sociale considerandone le peculiarità, gli obiettivi, i limiti e le opportunità. Dopo i saluti e la presentazione dei relatori, ha iniziato i lavori Benedetti con una panoramica sulla tipologia e le finalità della comunicazione sociale, completa degli attori intesi sia come emittenti che riceventi. Utilizzando una griglia classica relativa ai flussi di comunicazione, Benedetti ha delineato le problematicità della comunicazione in relazione ai target di riferimento, che non possono più semplicemente essere individuati dai soliti parametri di segmentazione, bensì devono fare i conti con i nuovi paradigmi che l’era digitale comporta. Puntuale ed esaustiva, la carrellata di esempi di pubblicità sociale legata al settore (soprattutto internazionali) che, partendo da una attenta analisi della ricerca Observa 2009 sulla donazione del sangue, ha messo al centro dell’attenzione l’interessante opportunità di leggere i dati non solo come fredde statistiche, ma come elementi in grado di rivelare preziose strategie comunicative che consentono poi di rivolgersi a target mirati in relazione ai comportamenti, piuttosto che secondo cluster socio-demografici o psicografici. A questa prima parte si è affiancata la professoressa Blasi che ha aperto una parentesi sul sistema ‘classico’ della pubblicità, paragonato a un flusso più snello dettato dall’attuale scenario di comunicazione one-to-one e reso possibile dalla crescente penetrazione dei personal media. Completato il quadro con le professionalità e le technicalities che un’agenzia di pubblicità mette a disposizione dei suoi committenti per assicurare l’efficacia della comunicazione, il testimone è poi ripassato al dott. Benedetti che ha indicato i tratti caratteristici di un messaggio di successo tarato sul target. Che sia passando per i dati, piuttosto che per le storie e l’umorismo, il vero problema della comunicazione sociale è spesso quello di riuscire a farsi sentire anche senza poter contare su budget adeguati. Così si è arrivati a presentare alcune azioni di ‘guerrilla’ che fanno scattare l’attenzione e poi, più specificatamente, a tracciare

tutti quegli elementi utili a comprendere che oggi ci si rende visibili attraverso gli Hub del Web, ovvero i grandi punti di snodo informativi. La presenza su piattaforme come motori di ricerca e conoscenza, e la frequentazione attiva di blog e social network (Youtube, Twitter, Facebook) - attraverso un costante ‘cinguettio’ (tweet) di battute, post e articoli - diventano criteri indispensabili per superare la soglia critica e aumentare la propria reperibilità e visibilità. In chiusura dei lavori, la professoressa Blasi ha tracciato una sorta di cornice di riferimento del nuovo ‘sistema comunicazione’, un sistema dove il peso si è spostato sulla capacità degli emittenti di fornire esperienze aggreganti, di animare la conversazione, di indicare forti valori guida e offrire simboli condivisibili. E soprattutto di dare spazio alle co-creazioni di quella crescente popolazione di internauti che non si può più solo considerare ‘un mercato da colpire’ e che rivendica prepotentemente un ruolo attivo nella negoziazione dei significati che fanno ‘società’. Un ribaltamento di prospettive che ha visto alternarsi spunti di riflessione ponderata a momenti davvero esilaranti accolti con gli applausi da un pubblico di oltre 140 giovani volontari Fidas. Nel pomeriggio si è poi passati dalla teoria alla pratica, secondo la migliore tradizione FSC, e i ragazzi - assiduamente seguiti, fotografati e coordinati dai bravissimi Alice e Federico - si sono divisi in gruppi di lavoro a cui sono stati affidati 8 diversi project work che il team aveva preparato per loro. Una fase di learning by doing che sedimenta conoscenze e scambi per una giornata di formazione creativa e memorabile, carica di entusiasmo, coinvolgimento e soprattutto di eccellente qualità, umana e professionale.

Diritto La FDC visita due dicasteri della Curia romana La Facoltà di Diritto Canonico offre vari corsi sulle competenze della Curia Romana e sulle prassi amministrative da seguire nei vari processi che interessano il matrimonio, l’ordine sacro e la vita consacrata. Non volendo limitarsi solo alla conoscenza teorica di queste procedure, la Facoltà ha deciso di offrire agli stessi studenti una esperienza pratica attraverso visite ai dicasteri competenti alle prassi interessate. La giornata dei curricoli, che l’UPS celebra tradizionalmente ogni anno, è stata l’occasione preziosa per compiere tale esperienza. Essendo la prima volta, la Facoltà ha scelto di visitare, lo scorso 25 novembre 2010 (presenti una ventina di persone in tutto tra docenti e allievi) i dicasteri strettamente legati all’ambito dello studio e della ricerca della Facoltà: il Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi, e la Congregazione per il

Docenti e studenti di Diritto. Al centro mons. Coccopalmerio


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culto divino e la disciplina dei sacramenti. Le visite sono state organizzate dal prof. Markus Graulich, promotore di giustizia sostituto del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica. La prima tappa della visita si è svolta presso il PCTL, dove il gruppo è stato accolto dal presidente del dicastero mons. Francesco Coccopalmerio, e dal segretario mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru. Dopo una breve presentazione della Facoltà da parte del decano, prof. David Albornoz, e un saluto di benvenuto da parte del presidente del dicastero, il segretario mons. Arrieta ha parlato delle questioni attuali su cui sta lavorando il PCTL con l’aiuto di vari esperti canonisti: diritto penale, diritto orientale, diritto processuale, diritto matrimoniale. Del diritto penale, dopo un intenso lavoro di due anni, è stata redatta una bozza dove è cambiato radicalmente il testo del Libro VI sulle sanzioni penali del Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1983. Nel diritto orientale, il dicastero si interessa più dell’aspetto pastorale-pratico della appartenenza e partecipazione ai sacramenti dei fedeli orientali, soprattutto in diaspora. Sul diritto processuale, c’era interesse a migliorare alcuni aspetti dei processi da seguire e sul problema delle associazioni cattoliche “caritative”. Adesso, oggetto di studio del dicastero è il diritto matrimoniale. Il presidente del PCTL si è soffermato sulle grandi aree di lavoro del dicastero: proposte legislative soprattutto dove ci sono lacunae legis; controllo e vigilanza di tutti i documenti della Curia Romana, conformità con il Diritto universale e loro applicazione corretta di Conferenze Episcopali e Vescovi Diocesani; interpretazione autentica delle norme; e luogo di conoscenza e ricerca di dottrina e normativa canonistica. La visita al PCTL si è conclusa con le domande di professori e studenti ai responsabili del dicastero e con il dono di volumi recentemente pubblicati dalla Facoltà. La seconda tappa è stata alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Il gruppo è stato accolto da mons. Paul Pallath, a nome di P. Antonio Montereale, capo ufficio della Congregazione. Mons. Pallath ha presentato le competenze della Congregazione, divise in due settori: il settore liturgico e quello disciplinare. Questi, a loro volta, si suddividono in altri due uffici: l’ufficio del culto e l’ufficio dei sacramenti per il settore liturgico; l’ufficio disciplina su indulti, dispense e processi canonici circa l’Ordine, e l’ufficio dei processi canonici circa il Matrimonio rato e non consumato nel settore disciplinare. Dopo aver spiegato i vari processi sacerdotali e matrimoniali di cui si interessa la Congregazione, anche mons. Pallath si è sottoposto alle domande di professori e studenti. E anche in questo caso, la visita si è conclusa con il dono di testi ultimamente prodotti dalla FDC. La giornata ha poi avuto termine nella semplicità della condivisione fraterna del pasto.

Mons. Arrieta Ochoa de Chinchetrue e mons. Coccopalmerio

Filosofia L’inaugurazione del Master

Mediazione culturale e religiosa: il Primo Master della FdF Il 18 marzo 2011, inaugurato dal decano della Facoltà, prof. Mauro Mantovani, e dal direttore generale del Master, prof. Gaspare Mura, si è aperto presso la sede romana dell’A.S.U.S. (Accademia di Scienze Umane e Sociali) il primo Master universitario di I livello organizzato dalla Facoltà di Filosofia, dedicato alla Mediazione culturale e religiosa, con il patrocinio di numerose e prestigiose Istituzioni accademiche e culturali. Ci troviamo in un mondo che cambia a grande velocità e l’attuale globalizzazione economica e socio-culturale, così come l’avvento di società sempre più multiculturali e multireligiose, richiedono figure professionali capaci di intervenire in situazioni sociali, culturali, giuridiche, educative e territoriali caratterizzate dalla compresenza di persone portatrici di culture differenti, con diversi modelli linguistici, religiosi e culturali. In questo contesto l’apporto della filosofia e delle discipline a essa collegate risulta determinante. A partire da questa esigenza, e grazie al prezioso lavoro di organizzazione e di coordinamento della prof.ssa Teresa Doni (A.S.U.S.) e del prof. Jose Kuruvachira (FdF), si è potuto individuare e proporre, attraverso il Master, un percorso formativo finalizzato alla formazione di professionisti in grado di cogliere le opportunità e le sfide di un contesto pluralistico e multiculturale, e capaci di individuare, mediare e gestire con competenza situazioni conflittuali e potenziali opportunità di crescita e di arricchimento. Nella convinzione che molti conflitti, a livello interno e internazionale, sono frutto di una scarsa conoscenza delle culture, religioni, filosofie diverse dalla propria, il Master si propone anzitutto di offrire una piattaforma di conoscenze filosofiche e culturali di base su cui innestare nuove competenze derivanti dagli sviluppi della pedagogia interculturale, della mediazione culturale e religiosa, della gestione e risoluzione dei conflitti. Così i due Coordinatori didattici del Master illustrano l’iniziativa: “I professionisti formati dal Master saranno in grado di operare all’interno di organizzazioni pubbliche e private, in enti non governativi e Onlus, in istituti scolastici e di formazione. Potranno lavorare in qualità di consulenti esperti in


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mediazione culturale e religiosa, come operatori socio-culturali, operatori nella cooperazione e nel volontariato nazionale e inProf.ssa Teresa Doni ternazionale, come mediatori e prof. Jose Kuruvachira culturali nelle ambasciate, giornalisti, operatori nel settore delle comunicazioni e dell’editoria con specifiche competenze nel campo degli studi filosofici, antropologici e religiosi, del pluralismo culturale e confessionale proprio delle società multiculturali, della metodologia del dialogo e dell’etica del riconoscimento”. La FdF è sempre stata caratterizzata da una particolare attenzione ai temi del dialogo interculturale e interreligioso, attraverso – per esempio – le attività del proprio Istituto di Scienze della Religione, le “Scuole di pace”, l’istituzione della cattedra di Filosofia della cultura, di corsi e seminari di Storia delle religioni. Dall’anno 2011/2012 il corso di Storia delle religioni, che prevede un apposito modulo dedicato allo studio della tradizione culturale e religiosa islamica, verrà collocato anche all’interno della proposta accademica biennale, e sarà anche offerto – in veste di propedeutica – tra i corsi del sabato nel I semestre, insieme al corso di Storia romana che si terrà nel II semestre, così da favorire la partecipazione degli studenti che in giugno 2011 concluderanno la Scuola Superiore di Formazione Filosofica, e di tutti gli interessati. Anche il seminario per i dottorandi che si terrà nel I semestre del nuovo anno accademico avrà per tema il dialogo interculturale e interreligioso.

Partecipanti all’inaugurazione del Master

LERS (Logos, Episteme, Ratio, Scientia)

Il 21 e 22 gennaio 2011 si è tenuto il secondo Expert Seminar del gruppo del Progetto di ricerca LERS (Logos, Episteme, Ratio, Scientia). L’attività, che coinvolge docenti e giovani ricercatori dell’UPS e di altre Università e Istituzioni culturali europee, è promossa dalla Facoltà di Filosofia all’interno dello STOQ Project, ed è indirizzata a una ricerca interdisciplinare sul tema del logos che confluirà in una pubblicazione prevista per i primi mesi del 2012. L’incontro è stato dedicato alla preparazione della Tavola rotonda aperta a tutti dal titolo Momenti del logos, che si tiene all’UPS giovedì 14 aprile 2011, e alla quale parteciperanno i docenti e gli studenti della Facoltà. In questa occasione è stato chiesto ad alcuni docenti e ricercatori che vi partecipano di descrivere in poche battute il perché della loro adesione e l’esperienza vissuta. «Tre anni fa don Mauro Mantovani mi parlò di un Progetto chiamato LERS, al-

l’interno del quale si sarebbe lavorato insieme con altri professori di filosofia di diverse specialità, coinvolti tutti nell’offrire un contributo sull’interessante tema del logos. Un progetto che per me è diventato subito una sfida, dandomi infatti la possibilità di partecipare attivamente con una relazione e un contributo scritto. Ci siamo accordati su di un bel tema: che fosse ispano (come me) e romano (come me, anche!), che implicasse insieme il latino (sono infatti soprattutto filologa) e la filosofia. Risultato: Seneca. Un affascinante punto di convergenza di tematiche relative al rapporto tra filosofia, filologia e fede, Hispania e Roma, duemila anni dopo, con la forza di un progetto attuale che mi ha arricchito sia personalmente che accademicamente attraverso i vari incontri, seminari e Tavole rotonde che si sono svolti, in un ambiente disteso e accogliente ma allo stesso tempo di alto livello intellettuale» (prof.ssa Mercedes López Sánchez, Saragozza - Spagna). «Il mio coinvolgimento nel progetto LERS nasce in seguito all’invito per una lezione su Descartes e il problema di Dio presso l’UPS in data 3 marzo 2008. In seguito a quell’occasione di incontro, ho avuto modo di entrare in contatto col prof. Mantovani e con la sua proposta di partecipazione al Progetto, da me accettata con entusiasmo, letteralmente. Questo non solo per la rilevanza obiettiva dell’oggetto complessivo del Progetto (il grande tema della razionalità) e per la sua corrispondenza con gli interessi scientifici personali (il problema dell’esistenza di Dio in connessione a quel sicuro modello della razionalità scientifica occidentale costituito dal principio di causalità), ma anche per l’opportunità di un confronto con un ambiente di insegnamento e di ricerca che ritenevo, da un lato, affine alla mia formazione più profonda (filosofico-teologica, presso i domenicani di Firenze e di San Domenico di Fiesole, sotto la guida di Padre Alberto Boccanegra) e, dall’altro, complementare rispetto all’ambiente cui questa si è poi concretamente legata nel corso del mio iter di


Al centro della foto il prof. Alessi

studio e lavorativo presso le università statali (Firenze, Lecce, Parigi). I risultati non hanno tradito le attese, anzi. Per il sottoscritto, attualmente ricercatore in Storia della filosofia presso l’Università del Salento - e, quindi, oggi calato dentro quell’impostazione prevalentemente storica dello studio e della ricerca filosofica propria alla grande tradizione della cultura istituzionalizzata italiana -, le occasioni di scientifiche di incontro hanno costituito un terreno importante di confronto e, quindi, di arricchimento, con un approccio più marcatamente teoretico; questo, naturalmente, all’interno di una sicura continuità fra le due istanze, data non solo dall’oggetto specifico, ma anche dal rigore metodologico che le accomuna. L’opportunità di frequentare, contestualmente, l’ambiente stimolante, vivo, e in continuo fermento, dell’UPS, e di iniziare a conoscere alcuni dei suoi docenti e dei suoi collaboratori, ha arricchito ulteriormente la mia esperienza» (prof. Igor Agostini, Università degli Studi del Salento). Intanto è ormai fissato il Programma della Tavola rotonda di giovedì 14 aprile 2011: il mattino, dopo il saluto del Rettore Magnifico e una breve descrizione del Progetto da parte del decano della FDF, è dedicato ai Momenti del ‘logos’ nel pensiero antico e medievale (Maurizio Marin, Giulia Lombardi, Flavia Carderi, Mercedes López Sánchez, Renato De Filippis, Graziano Perillo, Alessandro Balbo), e si conclude con la lezione del prof. Michel Fattal (Università di Grenoble 2) dal titolo Du Logos de Plotin au Logos de saint Jean: vers la solution d’un problème métaphysique?. Nel pomeriggio l’attenzione si sposta verso i Momenti del ‘logos’ nel pensiero moderno e contemporaneo (Mauro Mantovani, Saverio Di Liso, Igor Agostini, Stefano Curci, Mara Dell’Unto, Claudia Cristoforetti, Claudia Caneva), concludendosi con la lezione del prof. Piero Coda (Sophia Institute di Loppiano) dal titolo Il logos oggi e l’eredità di Gesù Cristo. La partecipazione alla Tavola rotonda, che prevede sia al mattino che al pomeriggio

Il gruppo del Progetto LERS

due momenti di dialogo moderati rispettivamente dai proff. Antonio Castellano (Facoltà di Teologia) e Joshtrom Kureethadam (Facoltà di Filosofia), è aperta a tutti gli interessati. Alla pubblicazione del volume che raccoglierà tutti gli studi dei partecipanti al Progetto LERS, e che avrà per titolo Momenti del logos. Studi in memoria di Marilena Amerise e di Marco Arosio (sarà dedicato infatti a due giovani studiosi che avevano partecipato all’avvio del Progetto stesso, e che sono prematuramente scomparsi nella primavera del 2009), contribuiscono con un loro intervento anche Giuseppe Abbà (UPS), Enrico dal Covolo (Pontificia Università Lateranense), Bernardo De Angelis (Seminario Regionale di Bologna), Stefano Fontana (Osservatorio “Van Thuan” sulla Dottrina sociale della Chiesa), Marc Leclerc (Pontificia Università Gregoriana), Michele Marchetto (ISSRE di Venezia), Giulio Maspero (Pontificia Università della Santa Croce), Sabino Palumbieri (UPS), Emanuela Prinzivalli (Sapienza Università di Roma), Sergio Rondinara (UPS), Fabio Vecchi (Sapienza Università di Roma).

18 Febbraio 2011: un Collegio dei Docenti assai “speciale” Il 18 febbraio 2011 si è tenuto il previsto incontro del Collegio dei Docenti della Facoltà di Filosofia, aperto a tutti i docenti invitati, ai responsabili religiosi delle comunità ove vivono gli studenti salesiani e di altre congregazioni, e ai due rappresentanti degli studenti. In un clima di reciproca stima e amicizia, i presenti sono stati anzitutto aggiornati – grazie anche alla visione del DVD predisposto dalla Congregazione dell’Educazione Cattolica – sull’avanzamento del “Processo di Bologna” e dell’inserimento in esso della Santa Sede e delle sue Istituzioni Universitarie, inclusa la Commissione per la Valutazione. In occasione dell’incontro è stata comunicata ufficialmente la notizia che il 28 gennaio 2011, memoria liturgica di San Tommaso d’Aquino, Papa Benedetto XVI ha firmato il nuovo Decreto di riforma degli studi ecclesiastici di filosofia, che in queste settimane viene spedito dalla Congregazione dell’Educazione Cattolica a tutte le Facoltà. A una breve presentazione del contenuto di questo testo, che – una volta a disposizione – impegnerà notevolmente il lavoro della nostra Facoltà (prima attraverso una Commissione apposita, e poi con il coinvolgimento dei docenti, dei responsabili religiosi e dei rappresentanti degli studenti) in vista della riforma della proposta accademica complessiva, dedicheremo uno spazio apposito nel prossimo numero della Rivista. In occasione di questo incontro, il Rettor Magnifico ha letto ufficialmente il testo della lettera che il Gran Cancelliere, don Pascual Chávez Villanueva, ha inviato il 2 febbraio 2011 al prof. Adriano Alessi che, con il compimento del settantesimo

Lezione del Master


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Il prof. Nanni, il prof. Gallazzi e il prof. Mantovani

anno di età, è stato proclamato docente emerito. Nella lettera il Gran Cancelliere ha messo giustamente in risalto non solo lo spessore contenutistico e la riconosciuta abilità didattica della docenza offerta per una quarantina d’anni dal prof. Alessi, ma anche la sua capacità organizzativa e gestionale, così come la disponibilità per il servizio all’intera Università partecipando a commissioni e gruppi di studio. Alla prima parte dell’incontro erano presenti, insieme al prof. Daniele Pace (Consulenza Istituzionale) – che terrà già dal prossimo anno accademico 2012 una parte del corso di Economia, etica e finanza – il dott. Raffaele Curci e il dott. Alberto Pessa, rappresentanti di SRI Group. Durante il Collegio si è infatti ufficializzato l’Accordo di collaborazione tra Facoltà di Filosofia e SRI Group, firmato il giorno precedente alla presenza del Rettore Magnifico dal decano della Facoltà e dal dott. Giulio Gallazzi, presidente e AD di SRI Group e visiting professor presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su Matrimonio e Famiglia. L’accordo, quadriennale, è volto a favorire lo studio e l’approfondimento di tematiche relative al rapporto tra filosofia, Dottrina sociale della Chiesa, economia e finanza.

Consegna della Scholarship Marilena Amerise 2011 Martedì 1 marzo 2011, in occasione del quarto incontro dell’anno accademico 2010/2011 del Ciclo triennale di formazione culturale “Fede, Cultura e Scienza”, si è tenuto presso la Rettoria di Sant’Ivo alla Sapienza, a Roma, l’intervento della prof.ssa Emanuela Prinzivalli (Università La Sapienza di Roma) dal titolo Gli studi su Eusebio di Cesarea: il contributo di Marilena Amerise, introdotto e moderato dal dott. Sascha Keuper (Università degli Studi di Bonn). Durante la serata, cui hanno partecipato anche i fa-

miliari della giovane studiosa coriglianese, è stata consegnata alla studentessa cinese Zhao Qi (Grace), iscritta al III anno del Baccalaureato/Laurea in filosofia presso la nostra Facoltà, la “Scholarship Marilena Amerise 2011”, promossa dal Centro Culturale “Paolo VI”. La stessa Scholarship sarà ancora riproposta per un anno, il 2011-2012, con attribuzione in settembre 2011 e relativa consegna il 28 febbraio 2012, quando – in occasione della lezione del prof. Giovanni Maria Vian (Università La Sapienza di Roma) dal titolo La “questione costantiniana”: il contributo di Marilena Amerise, e con la presentazione del volume del Progetto LERS – si concluderà questa attività. Zhao Qi, indicata come studentessa particolarmente meritevole per l’impegno profuso negli studi filosofici compiuti durante la sua permanenza in Italia in questi anni, fa parte di un gruppo di studenti inseriti nei progetti di collaborazione tra l’UPS e alcune Università cinesi, e in particolare tra la Facoltà di Filosofia e la School of Philosophy della Fudan University di Shanghai. Sempre all’interno di questa collaborazione, il prof. Graziano Perillo, docente di Storia della filosofia medievale presso la Facoltà, terrà nel mese di aprile 2011 a Shanghai una serie di lezioni presso la Fudan University.

Menzione di merito per un exallievo della Facoltà Sabato 5 marzo 2011, ad Aquino, si sono svolti – alla presenza di eminenti personalità del mondo ecclesiale e culturale - il conferimento del Premio Internazionale Tommaso d’Aquino al prof. John Finnis (Università di Oxford) e la Premiazione del Concorso Veritas et Amor. In questa occasione lo studente giapponese Hiromasa Tanaka, che ha concluso in giugno 2010 gli studi di II ciclo all’UPS con la Licenza in filosofia e scienze antropologiche, ha ricevuto una Menzione di merito (nella sezione Cultura). La Tesi di Licenza era dedicata Zhao Qi insieme alla mamma di Marilena


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notizieups•Le Facoltà Gli studenti della Scuola Superiore di Formazione Filosofica

allo studio di alcune questioni della Summa Theologiae di san Tommaso d’Aquino relative alla Trinità, considerate sotto il profilo filosofico e del dibattito interculturale e interreligioso. Hiro Tanaka appartiene al movimento buddista giapponese Rissho-Kosei-kai, e attualmente sta continuando i suoi studi filosofici presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino Angelicum.

“L’ottimismo come necessità”: una delle principali “sfide per la pace” Venerdì 25 marzo 2011 presso la sala “Egidio Viganò” della Biblioteca dell’UPS, si è tenuto nel il Seminario “Le sfide per la pace” organizzato dalla Facoltà di Filosofia e dall’A.P.R.E.

(Associazione di Psicoanalisi della Relazione Educativa) durante il quale è stato presentato (con interventi di Antonino Aprea, Corrado Pontalti, Luis Rosón Galache e Francesca Natascia Vasta) il volume di David Meghnagi dal titolo “Le sfide di Israele. Lo Stato ponte tra Occidente e Oriente” (Marsilio, Padova, 2010). L’autore, docente presso l’Università degli Studi di RomaTre, ove è direttore del Master internazionale in Didattica della Shoah, è intervenuto al Seminario con un significativo intervento che non solo ha messo in luce il contesto, le finalità e i principali contenuti del volume, ma ha anche evidenziato la necessità di superare pregiudizi, luoghi comuni e le letture semplicistiche e riduttive della complessa situazione mediorientale in genere e di Israele in specie. Fondamentale per questo – sono alcuni dei temi del libro – il “prendersi cura delle ‘parole malate’”, l’andare “oltre” i conflitti e le ambiguità, l’apertura alla speranza e “l’ottimismo come necessità”. Hanno aperto i lavori del Seminario il decano, prof. Mauro Mantovani, e il presidente dell’A.P.R.E., dott. Filippo Pergola.

Il Seminario “le sfide per la pace”. Al centro il dott. Pergola e il prof. Rosón

Hiromasa Tanaka. Nella foto piccola, in alto, la celebrazione del Premio


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La Riforma

“Gelmini” dell’Università Italiana ECCO COSA DOVREBBE CAMBIARE di Guglielmo Malizia

el primo decennio del 2000, l’università italiana è stata raggiunta da diversi provvedimenti rivolti a introdurre grandi cambiamenti nel nostro sistema di istruzione superiore. Gli interventi principali sono da una parte il regolamento del ministro Zecchino (1999) e il decreto ministeriale del ministro Moratti (2004), che hanno profondamente rinnovato l’impostazione didattica e dall’altra la legge da poco approvata da parte del Parlamento (23 dicembre 2010) che ha dettato una nuova disciplina in merito alla gestione, all’assicurazione della qualità e della efficienza e al reclutamento del personale. Come si sa, quest’ultimo provvedimento ha profondamente diviso i partiti e l’opinione pubblica: nel presentare sinteticamente le disposizioni più importanti della riforma cercherò di evidenziare le ragioni principali di un dibattito così acceso. Lotta per eliminare gli sprechi e il nepotismo della “parentopoli”, fine della prassi dei rettori a vita, riaffermazione dell’autonomia delle università strettamente collegata all’attribuzione di una forte responsabilità finanziaria, scientifica e didattica, stop ai finanziamenti a pioggia e loro condizionamento alla qualità (nel senso che nel caso di cattiva amministrazioni arriveranno meno soldi), governance in base a parametri di merito e di trasparenza: queste le “buone” intenzioni a cui mira il provvedimento. Le perplessità nascono circa la possibilità concreta di realizzarle perché si teme che le risorse non siano adeguate e che le strategie adottate manchino di sufficiente efficacia. Preoccupazioni, inoltre, sono

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state avanzate circa il mantenimento del carattere pubblico del sistema universitario e riguardo alle prospettive reali di riuscire a valorizzare i giovani migliori per l’insegnamento e la ricerca, evitando la deriva della “fuga dei cervelli”. Ma ora è bene scendere ai particolari, adottando come schema di riferimento la tripartizione della legge. Il rettore può restare in carica al massimo per sei anni con un solo mandato e sarà sfiduciabile. Viene introdotta una distinzione netta di compiti tra il senato e il consiglio di amministrazione che è un organismo di nuova istituzione: al primo spetta avanzare proposte di natura scientifica, mentre è il secondo a essere responsabile delle assunzioni e delle spese. La composizione del consiglio di amministrazione prevede la presenza di almeno tre membri esterni su undici e il suo presidente potrà essere esterno. Agli studenti è riconosciuta una presenza qualificata negli organi di governo. Al posto del direttore amministrativo viene introdotta la figura di un direttore generale a cui sono affidate funzioni di grande rilevanza come a un vero e proprio manager dell’università. È prevista


la creazione di un nucleo di valutazione a maggioranza esterna per assicurare una valutazione imparziale. A questo proposito, chi critica la riforma afferma che la previsione degli esterni soprattutto nel consiglio di amministrazione apre alla privatizzazione delle università, mentre chi la difende sostiene che questa innovazione permette un rapporto più stretto con il contesto e in particolare con il mondo del lavoro. Un aspetto importante della riforma riguarda la riorganizzazione interna delle università: si dovrà procedere a una riduzione molto consistente delle facoltà che non potranno essere più di dodici per ateneo; pure i settori scientifico-disciplinari subiranno una notevole sforbiciata dagli attuali 370 alla metà anche perché per ognuno è prevista una consistenza minima di cinquanta ordinari e vanno inoltre combattuti i micro-settori che danneggiano la circolazione delle idee e assicurano un potere eccessivo a lobby ristrette. Alla semplificazione dell’organizzazione interna dovrebbero contribuire i dipartimenti che sono chiamati a svolgere compiti di ricerca, di insegnamento e di attività rivolte all’esterno: ciascuno di essi comprenderà un numero Il Ministro Gelmini adeguato (non inferiore a trentacinque/quaranta) di professori e di ricercatori la cui internazionalizzazione andrà rafforzata e verranno assicurati coordinamento e razionalizzazione. Inoltre, è prevista l’opportunità di unire o federare università vicine allo scopo di accrescere la qualità della didattica e della ricerca e ridurre le spese. Quanto alla gestione finanziaria, viene introdotta una contabilità economico-patrimoniale uniforme sulla base di parametri nazionali concordati tra i ministeri dell’istruzione e del tesoro e si richiede una maggiore trasparenza nei bilanci. Se le università si verranno a trovare in una situazione di dissesto finanziario, la tolleranza sarà “zero” nei loro confronti e in particolare verrà previsto il loro commissariamento. Il trasferimento delle risorse dal ministero alle università è condizionato a criteri di qualità della ricerca e della didattica per cui sarà messa fine alla prassi degli interventi a pioggia. Tutti i corsi e le sedi staccate dovranno essere accreditati e, perciò, verificati da parte del ministero e l’efficienza dei risultati sarà valutata dall’agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur). Passando allo stato giuridico dei professori e ricercatori, per la prima volta viene fissato un parametro uniforme per l’impegno dei docenti a tempo pieno che relativamente all’insieme delle attività di insegnamento, di ricerca e di gestione è stabilito in 1500 ore annue di cui almeno 350 dedicate alla docenza e al servizio agli studenti. Inoltre, gli scatti di stipendio sono riservati ai professori che ottengono valutazioni positive riguardo alla ricerca. I ricercatori entrano in servizio con un contratto a tempo determinato che può durare fino ad otto anni. Alla fine di questo tempo o riescono a diventare professori associati oppure lasciano la carriera universitaria. La normativa è stata fortemente contesta dai ricercatori perché alimenta il precariato, mentre il governo l’ha difesa per ragioni di assicurare una università di qualità. Da ultimo, si intende assicurare la mobilità del personale tra gli atenei perché essa favorisce la creazione di un sistema moderno e dinamico. Come condizione per l’accesso alle posizioni di professore as-

sociato e ordinario, viene abbandonato il precedente sistema secondo il quale erano direttamente le singole università a bandire i concorsi ed è introdotta l’abilitazione nazionale che viene conferita da una commissione nazionale sulla base di criteri di qualità. Successivamente i posti sono assegnati a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati. La finalità è quella di combattere il localismo, anche se a parere di alcuni il relativo rischio non si possa dire totalmente superato. Per evitare incompatibilità e conflitti di interesse legati alle parentele è stata prevista l’adozione di un codice etico, ma soprattutto è stato stabilito che per partecipare ai concorsi non si dovranno avere all’interno dell’ateneo parentele fino la quarto grado. Naturalmente ciò non elimina la possibilità di accordi incrociati per collocare i protetti in altra sede. La formazione e l’accesso di giovani studiosi alla carriera accademico vengono favoriti in varie maniere: revisione e semplificazione della struttura degli stipendi del personale accademico per evitare la penalizzazione dei docenti più giovani; revisione degli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele con la crescita delle somme; abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti; nuova normativa sulla docenza a contratto; riforma del reclutamento. In questa prospettiva vanne anche viste le misure per il diritto allo studio e gli aiuti agli studenti meritevoli. Il governo viene delegato a riformare la materia d’intesa con le regioni in modo da spostare il sostegno direttamente agli studenti e favorire l’accesso agli studi universitari e la mobilità. È anche prevista la creazione di un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse a prescindere dal reddito e di gestire su base uniforme con tassi bassissimi i presti di onore. In conclusione, la riforma ridisegna veramente le università italiane sul piano della governance. Ma rimane il problema delle risorse e soprattutto dello spirito con cui verranno usate se con intendimenti solo individualistici ed efficientistici o in spirito di solidarietà e di equità, una parola che sembra mancare nella legge di riforma. Inoltre, le finalità di efficienza, trasparenza e merito sono rimesse in gran parte a norme future e la legge approvata non sempre fornisce indicazioni precise su questi temi.


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notizieups•Centri Aggregati, Affiliati e Sponsorizzati

L’Istituto Teologico Salesiano

“BEATO FILIPPO RINALDI” di Giovanni Battista Nguyen Van Them

VIE TN AM a formazione è tra le cose più importanti e vitali per il futuro delle opere salesiane in Vietnam, e anche per il futuro della attività missionaria che gli ultimi Rettor Maggiori hanno desiderato e ancora oggi si aspettano dai giovani salesiani del Vietnam, soprattutto dinanzi alla situazione che vive attualmente il mondo e il grande Oriente asiatico in particolare. La formazione dei salesiani in Vietnam concentra la sua attenzione su quattro dimensioni: umana, spirituale, intellettuale ed educativopastorale. A causa del cambiamento della situazione storica, che nell’anno 1975 è passata da un sistema politico repubblicano-democratico a uno social-comunista, i salesiani vietnamiti di allora avevano dovuto prendere su di sé il grave impegno di continuare il lavoro dei grandi missionari, ma con una esperienza personale molto povera e in una situazione dove quasi tutti i settori educativi che portavano avanti dovevano subire la restrizione da parte del regime social-comunista avverso all’apostolato cristiano e a qualsiasi forma di religione. Nel 1952, i missionari salesiani iniziarono ufficialmente le attività in Vietnam. Dopo alcuni trasferimenti dal nord al sud nel 1954, dovuti alla divisione del Vietnam in due parti (“Vietnam del Sud” e “Vietnam del Nord”), i salesiani fissarono le loro due prime case a Go Vap e Thu Duc, nella città di Saigon. Quattro anni dopo, la casa di Thu Duc diventò il primo aspirantato dove coltivare i primi semi di vocazione. Nel 1960, il Rettor Maggior don Renato Ziggiotti eresse il noviziato nella stessa casa di Thu Duc. Nel 1968, i salesiani istituirono il postnoviziato a Dalat dedicandolo a don Michele Rua. La formazione speciale in sacra teologia cominciò dal 1970: gli studenti salesiani di teologia vivevano nella comunità Michele Rua dove ricevevano una appropriata formazione umana, spirituale e apostolica, frequentando i corsi teologici offerti dal Pontificio Collegio San Pio X in Dalat. La formazione dei salesiani locali era la priorità più importante dei missionari: dall’aspirantato al noviziato, dal postnoviziato alla formazione specifica, e così via sino alla formazione permanente. Gli eventi del 1975 sconvolsero ogni cosa: il Vietnam cambiò completamente il suo governo e venne sottomesso al regime comunista. Tutti i missionari stranieri furono espulsi dal paese. L’unico salesiano straniero che rimase per qualche mese fu don Andrej Majcen, ma nel 1976 anche lui dovette abbandonare il paese. La Chiesa vietnamita cadde in grave difficoltà. Il regime confiscò quasi tutte le case religiose. Così pure quelle dei salesiani che conservarono l’unica casa di Dalat: lo Studentato filosofico don Michele Rua. Però tanti confratelli do-

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vettero andare via da lì, radunandosi in piccoli gruppi in povere parrocchie dove era veramente difficile sopravvivere. Fu un’epoca di grandi stenti e di difficoltà reali. Ma ciononostante, i salesiani continuarono a cercare vocazioni e a formare i giovani salesiani così come lo poteva permettere la concreta situazione in ogni luogo particolare. Coloro che avevano già svolto il noviziato cercavano alla meno peggio di compiere gli studi filosofici e teologici persino nella propria casa invitando i professori da fuori. Nel 1984 il Vietnam salesiano fu eretto come Visitatoria direttamente dipendente dal Rettor Maggiore (dal 1975 al 1984 era una Delegazione sempre in diretta dipendenza del Rettor Maggiore) che nonostante la sua difficile e particolare situazione politica, cercò di superare le difficoltà e crescere dal punto di vista delle vocazioni: in ogni presenza salesiana ci si sforzò di continuare la formazione dei nuovi confratelli con una strategia quasi personalizzata. Solo nel 1984 il noviziato riuscì ad aprire ogni due anni fino al 1988, e da quell’anno benedetto, anniversario dei cento anni della morte di Don Bosco, riuscì ad accogliere dei novizi ogni anno. Dal 1989 la casa di Dalat riprese a funzionare come postnoviziato. C’è da dire che tutto veniva fatto clandestinamente, senza alcuna autorizzazione da parte del regime. Con il crescere del numero dei giovani salesiani, di fronte a una situazione politica più aperta, ma sopratutto in risposta alle necessità della Chiesa vietnamita e della Visitatoria Sale-


siana, nel 1994 i superiori salesiani decisero la erezione dell’Istituto Teologico “Beato Filippo Rinaldi“ a Xuan Hiep, Thu Duc, per la formazione specifica dei confratelli. L’istituzione venne approvata nel 1998 dal Rettor Maggiore don Juan Edmundo Vecchi. Da allora, ogni anno il centro riceve da 7 a 15 nuovi studenti, salesiani e/o appartenenti ad altri ordini o congregazioni religiose. La formazione specifica unisce strettamente tutte le dimensioni: umana, educativo pastorale, spirituale e intellettuale. Il direttore dell’Istituto e il suo consiglio sono responsabili di tutte le attività e insistono sull’importanza della formazione teologica. L’affiliazione all’UPS ha aiutato a implementare la formazione intellettuale ed ecclesiale attraverso il rafforzamento dell’organizzazione accademica e degli ambienti logistici. In questo modo, gli studenti di teologia continuano a ricevere una formazione teologica e pastorale certamente migliore. Ecco alcuni dati importanti: L’Istituto fu costituito il 24 giugno 1994 con il primo direttore, don Tran Dinh Cuong Phung Michele. Il primo Aprile del 1998, il centro fu eretto canonicamente dal Rettor Maggiore don Juan Edmundo Vecchi come Istituto Teologico Beato Filippo Rinaldi. Il gruppo dei docenti a poco a poco è venuto sempre più rafforzandosi. Nel 1994, due salesiani furono inviati all’Università di Berkeley, negli Stati Uniti, per approfondire la loro formazione e specializzarsi, e dal 1999, altri docenti frequentano i corsi di vari centri accademici a Roma e a Manila (Filippine). Al giorno d’oggi, l’Istituto ha quattro professori dottorati e 10 licenziati in diversi campi teologici.

I direttori dell’Istituto che dall’anno della sua erezione ad oggi si sono succeduti sono i seguenti: don Michele Tran Dinh Cuong Phung (1994-1997), don Pietro Nguyen Van De (1997-2000), don Giovanni Battista Nguyen Van Them (20002003), don Giuseppe Tran Hoa Hung (2003-2006), don Domenico Pham Xuan Uyen (2006-2009), don Giovanni Battista Nguyen Van Them (2009 - ancora in carica). Nel 1993, il Rettor Maggiore don Egidio Viganò visitò il Vietnam. In quell’occasione, incoraggiò i salesiani vietnamiti a concentrarsi sulla ricerca delle vocazioni e sulla formazione dei salesiani, giovani e meno giovani. L’Istituto ebbe anche l’onore di accogliere il Rettor Maggiore don Juan Edmundo Vecchi nell’ottobre del 1997, e il Rettor Maggiore don Pascual Chávez Villanueva nell’aprile del 2007. Altri membri del Consiglio Generale hanno avuto modo di visitare il Centro di Studi: tra gli altri don Luc Van Looy, don Thomas Panakezham, don Giuseppe Nicolussi, don Joaquim D’ Souza, don Luciano Odorico, don Francesco Cereda, don Antonio Domenech, don Giovanni Mazzali, don Vaclav Klement, don Francis Alencherry e don Andrea Wong. Nel mese di Aprile del 2009, l’Istituto è stato lieto di accogliere il decano della Facoltà di Teologia, il prof. don Giorgio Zevini, e il segretario generale, ,don Jarosław Rochowiak. In seguito a questa visita, il 18 dicembre 2009, il Gran Cancelliere, don Pascual Chávez Villanueva, ha richiesto alla Congregazione per l’Educazione Cattolica l’affiliazione del nostro Istituto alla Facoltà di Teologica dell’Università Pontificia Salesiana. La risposta positiva è pervenuta il 27 settembre 2010, un giorno davvero speciale per noi: il Pontificio Consiglio della Santa Sede ha accettato l’affiliazione per 5 anni di sperimentazione. In quest’anno accademico l’Istituto è frequentato da 39 studenti salesiani e da 6 altri religiosi. Sono così suddivisi: 13 sono del primo corso, 9 del secondo, 15 del terzo e 8 del quarto. L’Istituto ha tra i suoi obiettivi e le sue finalità principali: offrire i mezzi necessari per la preparazione teologica scientifica di base, in vista dei differenti ministeri nella Chiesa, principalmente per l’esercizio del presbitero. Questa preparazione è riconosciuta con il titolo di “Baccalaureato Pontificio” dato dall’UPS, e di “Diploma in teologia” dato dall’Istituto. In un ambiente formativo, l’Istituto si propone fondamentalmente di promuovere la conoscenza teologica di base, la formazione dei candidati al sacerdozio e di altri agenti pastorali, e la divulgazione della conoscenza teologica sistematica, tenendo in considerazione il contesto asiatico e vietnamita e la sua orientazione pastorale. La tradizione che è stata consegnata dai primi missionari salesiani, i quali hanno sperimentato nella difficoltà l’impegno di ricerca delle vocazioni e della loro formazione, arrivando alla piena maturazione, ci dà la certezza, e allo stesso tempo la speranza, di compiere un’opera utile per la Chiesa e la Congregazione: la formazione di persone, consacrati e laici, a servizio del popolo e dei cristiani del Vietnam.


u “INSIEME PER LA RICERCA” u

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notizieups•il CIR

il Comitato interfacoltà per la ricerca di Francis - Vincent Anthony, direttore del CIR

uattro anni fa, il 13 marzo 2007, il prof. Mario Toso, allora Rettore dell’UPS, istituiva il Comitato Interfacoltà per la Ricerca (CIR) - secondo quanto suggeriva il Progetto istituzionale e strategico dell’UPS al n. 3.4.1. - , con l’obiettivo primario di promuovere “a tutti i livelli ricerche realizzate soprattutto attraverso collaborazioni interdisciplinari, nei diversi ambiti culturali che coinvolgono l’identità dell’UPS, con particolare riferimento alla dimensione educativa, giovanile, vocazionale e religiosa”. Grazie a tali ricerche, l’UPS potrà meglio collocarsi nell’attuale contesto culturale, a servizio della Congregazione Salesiana, della Chiesa e della società. Per realizzare questo obiettivo il CIR ha intrapreso due strategie: una serie di incontri di aggiornamento sulle metodologie della ricerca scientifica, docenza, valutazione universitaria e dottorato; una serie di laboratori di ricerca (Think Tank, Brainstorming, Best Practice) per definire progressivamente un Progetto di ricerca interdisciplinare su “Evangelizzazione dei Giovani Oggi” (Progetto EVGO).

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Incontri di aggiornamento: metodologia, dottorato e docenza M et odo log i e di ricerc a sc ien ti fic h e. Il primo incontro di aggiornamento metodologico fu celebrato il 22 ottobre 2007 con l’intervento del prof. Pio Scilligo sul tema: “La ricerca empirica. Modelli, risorse e limiti”. Il secondo incontro, dal titolo: “La ricerca storica: Modelli, risorse e limiti della metodologia storico-critica”, svoltosi il 12 Novembre 2007, ha avuto come relatore il prof. Roberto de Mattei. Il terzo incontro è stato condotto dall’allora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, S. Ecc. mons. Angelo Amato, con un intervento dal titolo: “La metodologia della ricerca in prospettiva filosofico-speculativo-teologica”. Il quarto incontro che completava la prima serie, è stato affidato al prof. Sergio Rondinara su “Metodologia della ricerca interdisciplinare-multidisciplinare-transdisciplinare” (10 marzo 2008). Questi interventi sono stati raccolti nel volume “Questioni di metodologia della ricerca nelle scienze umane”, a cura di Marco Bay e Mario Toso, edito dalla LAS. La seconda serie di incontri ha avuto inizio con l’intervento del prof. Gianni Losito, ordinario de “La Sapienza” di Roma, sul tema “La progettazione e i risultati della ricerca: un esempio nell’ambito della comunicazione sociale” il 19 gennaio 2009. Ha fatto seguito l’incontro con la prof.ssa Maria Victoria Hernández che ha presentato “Una proposta metodologica d’indagine interpretativa nell’ambito del Diritto Canonico”, il 18 gennaio 2010. L’ultimo incontro in questa linea è stato realizzato il 3

I proff. Cepeda, Castellano, Bracchi, Casella, Orlando, Marin

maggio 2010 sul tema “Meta-analisi e teoria unificata del metodo” con l’intervento del prof. Dario Antiseri. Dott orat o di ric erc a. Per mettere a fuoco le problematiche legate al dottorato di ricerca ed essere di stimolo per i dottorandi, il CIR ha realizzato una serie di momenti il primo dei quali è stato sul tema “Il dottorato di ricerca in Europa: L’esperienza della Scuola Dottorale internazionale Culture, éducation, communication” (15 marzo 2010) con l’intervento della prof.ssa Emma Nardi, ordinario dell’Università Roma-Tre. In quest’anno 2011, il CIR ha realizzato il primo Convegno Interuniversitario (1 aprile 2011) con la partecipazione di circa 150 tra dottorandi, docenti e ricercatori dalle diverse Istituzioni Universitarie Pontificie operanti a Roma. L’organizzazione e il coordinamento generale dell’evento è stato a carico del prof. Emiro Cepeda. Il numero più consistente di partecipanti, circa 100, era costituito dai dottorandi dell’UPS; gli altri provenivano da: Alfonsiana, Antonianum, Auxilium, Gregoriana, Lateranense, Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Regina Apostolorum, Santa Croce, Teresianum, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, Urbaniana. “Insieme per la ricerca” è stata una straordinaria opportunità per conoscersi e far conoscere uno degli ambiti fondamentali dell’UPS: quello della ricerca. Hanno dato il loro prezioso contributo il prof. Dario Antiseri su “L’interdisciplinarità nella ricerca”, e il prof. Michele Pellerey su “Il dottorato di ricerca nelle Università Pontificie”. La tavola rotonda sul tema “Epistemologia della valutazione universitaria” ha coinvolto esperti come Maurizio Serio, Dario Antiseri, Giacomo Elias, e Piergiuseppe Ellerani. I dottorandi, inoltre, hanno avuto lo spazio per presentare i propri progetti di ricerca (poster session) e per ricevere osservazioni e suggerimenti da parte dei docenti, dottorandi e ricercatori presenti al convegno. Il convengo ha inserito nel suo programma anche un laboratorio di metodologia di ricerca in cui hanno partecipato i professori Remo Bracchi, Francesco Casella, Antonio Castellano, Maurzio Marin, e Vito Orlando. Le conclusioni sono state affidate al dottorando Louis Mangani e al Rettore prof. Carlo Nanni. Do c en za e v a lu t a z io ne u ni ver sit a ri a. Il 28 ottobre 2008 si era celebrato un incontro intitolato “La figura del neodocente all’Università Pontificia Salesiana: una proposta”, il cui obiettivo principale era la conoscenza e riflessione, con il contributo del prof. Donato Valentini, sulla missione dell’UPS, sull’importanza della sua specificità, sulle disposizioni dello studioso, sulle esigenze della ricerca e della docenza, dell’educazione e della testimonianza. Nella lettera di convocazione a questa iniziativa, il Rettore aveva scritto: “L’Università, per essere fedele al suo compito, deve poter contare su un corpo docente capace di creare una nuova cultura, una nuova pedagogia e comunicazione, nuove scuole di pensiero, in grado di contribuire alla


Dottorandi, ricercatori e docenti al Convegno

guida del cammino della storia verso la pienezza umana che risplende in Gesù Cristo”. A questo ha fatto seguito l’incontro con il prof. Michele Pellerey sul tema “Elementi di didattica per la docenza universitaria” (4 novembre 2008). Sulla stessa linea, è stato realizzato un altro momento su “Epistemologia della valutazione universitaria” (9 novembre 2009) con l’intervento del prof. Bruno Bordignon, la cui riflessione è stata pubblicata dalla Rubbettino (2010) e ha offerto le basi per una tavola rotonda durante il convegno “Insieme per la ricerca” (1 aprile 2011). Laboratorio di ricerca: “Evangelizzazione dei Giovani Oggi” (EVGO) La seconda strategia del CIR si è concretizzata con una serie di laboratori di ricerca per definire progressivamente un progetto di ricerca interdisciplinare su l’“Evangelizzazione dei Giovani Oggi” (Progetto EVGO). Il primo Th in k Ta n k ha avuto luogo il 23 marzo 2009 con il tema “Evangelizzazione dei giovani” e l’obiettivo di proporre strategie valide per la ricerca internazionale sul tema dell’“Evangelizzazione dei giovani oggi”. La sintesi delle strategie pervenute, sono state raggruppate in due parti: la prima raccoglieva quelle idonee ad attivare e accompagnare il processo di ricerca (strategie sulla meta-analisi, cioè l’analisi critica e sistematica delle ricerche già fatte); la seconda riuniva quelle strategie abili a strutturare e realizzare la nuova ricerca. A questo scopo, il CIR aveva programmato per l’anno accademico (2010-2011) quattro incontri come preparazione immediata alla ricerca sugli evangelizzatori dei giovani. I primi due incontri sono stati impostati sulla modalità del Brainstorming e gli altri due sul Best Practice. Il Brainstorming si riferisce alla procedura di raccogliere idee variegate e spontanee su un problema (nel nostro caso sull’urgenza dell’evangelizzazione) per poter poi riprenderle successivamente in modo sistematico e approfondito. Il metodo Best Practice invece fa riferimento alla presentazione degli elementi salienti di una esperienza/pratica riuscita (nel nostro caso di evangelizzazione dei giovani), che già offre qualche soluzione significativa alla problematica. La prima sessione di Br a in sto rmi ng si è svolta l’8 novembre 2010. L’invito rivolto a quanti avrebbero preso parte all’iniziativa era quello di rispondere a una delle seguenti domande: “Perché oggi tra gli agenti pastorali, educatori, genitori e credenti in genere si sente meno l’urgenza di evangelizzare i giovani?”; “Quali sono i fattori che li rendono meno oppure più zelanti nel proporre il messaggio evangelico ai giovani?”. Sono intervenuti i professori Joe Boenzi, Renato Mion, Carla De Nitto, Scaria Thuruthiyil, José Ramón Uría, Tadeusz Lewicki, e J. Krpic’ (dottorando FLCC), che hanno offerto la loro riflessione dalla prospettiva dell’ambito di ricerca loro specifico. Alessandro Mazzoni, dottorando della FdT, ha concluso l’incontro presentando la sintesi delle circa settanta risposte pervenute per iscritto da docenti e studenti dell’Università.

La seconda sessione di Brainstorming ha avuto luogo il 6 dicembre 2010 sul tema delle “Sfide contestuali di evangelizzazione dei giovani”. Le domande-stimolo erano: “Quali sono le sfide che la situazione giovanile territoriale pone agli evangelizzatori?”, “Quali problemi giovanili gli evangelizzatori devono affrontare nel contesto locale?”. I contributi sono stati a cura di Mauro Mantovani, Louis Mangani Makiadi, Sagayaraj Devadoss, Fathi Milad Abdou, Gustavo Cavagnari, Michal Vojtas, Gabriele Quinzi e Pasquale Troia. Tutti gli interventi hanno mostrato con chiarezza e vivacità le articolate e avvincenti dinamiche che emergono in un contesto nazionale e locale, di evangelizzazione dei giovani, viste dalle varie latitudini del mondo rappresentate dai relatori. Anche in questa Alessandro Mazzoni ha chiuso la sessione con la sintesi dei circa quaranta contributi pervenuti. Il primo incontro di B es t Pra c t ic e sulle “Esperienze significative di evangelizzatori dei giovani” si è celebrato il 14 marzo 2011. L’incontro ha avuto come protagonisti alcune nuove comunità e movimenti ecclesiali approvati di recente dal Pontificio Consiglio per i Laici come “Associazioni internazionali di fedeli”, con la testimonianza di loro membri. Clelia Corteggiani e Maria Victoria Hernández della “Milizia di Santa Maria”, Sergio Da Silva Coutihno di “Cançao Nova”, e don Giacomo Pavanello di “Nuovi Orizzonti”, hanno condiviso con i partecipanti la ricchezza dei loro carismi, e specialmente l’esperienza di annuncio del Vangelo ai giovani. Tra i tratti più importanti comuni alle tre esperienze di evangelizzazione, sono da sottolineare la testimonianza personale della gioia che scaturisce dall’incontro con Cristo; l’importanza di valori quali il dialogo, l’amicizia, l’ascolto nell’incontro con i giovani; il tentativo comune di considerare i giovani non come destinatari di un annuncio, ma di coinvolgerli fino a farli diventare protagonisti dell’evangelizzazione. Il secondo incontro di Best Practice ha avuto luogo l’11 aprile 2011 sul tema: “Esperienza di evangelizzatori dei giovani: il panorama mondiale”. I due Consiglieri per la Pastorale Giovanile dei Salesiani di Don Bosco, don Fabio Attard, e dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Suor Maria del Carmen Canales, che hanno offerto in modalità di video-conferenza una “panoramica mondiale” di Best Practice a partire dalle esperienze di evangelizzazione dei giovani da parte di salesiani e FMA, e dei loro collaboratori nei vari paesi del mondo in cui sono presenti con le loro opere. Ai due consiglieri ha fatto seguito il dibattito in assemblea. Il prossimo passo da fare è quello di costituire un Comitato scientifico per elaborare uno strumento di ricerca, definire il campione e le modalità di analisi, e avviare la ricerca per l’anno accademico 2011-2012. Intanto sul sito CIR (http://research.unisal.it/progetto_evgo.html) si possono trovare i risultati del Think Tank, Brainstorming, Best Practice e altri contributi.

Comitato scientifico del CIR


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notizieups•Studenti

le testimonianze “quaresimali” di tre studenti

Ola e Maria Chiara e altri studenti UPS

L’esperienza di Ola... icordo molto bene il mio primo giorno di lezione all’UPS: era un mercoledì, il 15 marzo 2006. Iniziava il secondo semestre dell’Anno Accademico. Quel giorno, quando sono entrata in Aula II, ero tutta emozionata, un po’ impaurita e un po’ insicura. Non conoscevo nessuno, e anche la mia conoscenza e competenza nella lingua italiana erano meno che sufficienti per poter cominciare bene gli studi universitari. Ero comunque contenta di essere riuscita a comprendere ciò che veniva detto durante le mie prime lezioni. Poi, durante l’intervallo, che gioia ho sentito quando ho sentito alcuni parlare in polacco! Mi sono avvicinata e presentata. Ero molto contenta, non sarei stata totalmente sola! Ho avuto così l’opportunità di iniziare a inserirmi nella comunità universitaria, non sapendo ancora che in questa università essa esisteva già! I miei primi giorni non sono stati facili. Ricordo che durante la celebrazione della festa di Don Bosco - che era stata spostata per la fine di febbraio, affinché tutti gli studenti vi potessero partecipare - all’improvviso ho visto che tutti erano contenti e cantavano pieni di gioia. Allora ho iniziato a piangere domandandomi nel cuore: “Signore, che cosa ci faccio io qui?”. Questo credo sia stato un momento cruciale per me. Penso che proprio lì, forse senza esserne cosciente, ho capito che l’unica via per trovare la risposta a questa domanda era quella di provare a entrare a far parte di questa comunità universitaria per capire se c’era al suo interno un posto per me. Pian piano i miei occhi si sono cominciati ad aprire all’immensità della bontà e del positivo che mi circondava: le facce sorridenti di tutte le persone incontrate; gli studenti che mi domandavano dei corsi che frequentavo, offrendomi in prestito libri e appunti ed essendo sempre disposti ad aiutarmi per qualsiasi problema; i docenti che non creavano delle distanze inutili ma anzi, al contrario, si fermavano, mi domandando con sincero interesse come stavo, come mi trovavo all’UPS, e di cosa avevo bisogno; la varietà delle iniziative in

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cui ognuno poteva impegnarsi per dare il proprio contributo nell’edificazione della comunità universitaria; la serietà dell’impegno nell’educazione e formazione realmente universale; la passione per la vita e per l’essere umano che si avvertiva in ogni corso; l’integrità dell’offerta formativa. Ho avuto subito la bella sensazione che i corsi si intrecciavano e completavano a vicenda, costruendo così una totalità omogenea. E in tutto questo la presenza di Dio, così semplice e all’apparenza ovvia, ma concreta e importante, in ogni passo fatto qui. Certo durante questi cinque anni non sono mancate le difficoltà. Ma accanto ad esse c’era anche la presenza amicale di alcuni professori e studenti che rendevano più leggero il peso quotidiano di tutti gli impegni. E infatti, quello che rimane di più nella mia memoria non sono le difficoltà ma proprio il contrario. Sicuramente i momenti che rimarranno per sempre nel mio cuore sono gli incontri come questo in cui ci raduniamo per condividere le proprie esperienze, le proprie gioie e sofferenze, arricchendoci vicendevolmente attraverso la varietà e la ricchezza culturale proveniente dai vari confini del mondo. Le feste della nostra comunità universitaria: come quelle di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice; il Viaggio nel mondo, l’Incontro dei popoli, ci hanno stimolato a far conoscere agli altri la nostra cultura d’origine. E poi gli incalcolabili incontri quotidiani informali che mi hanno permesso di moltiplicare e rafforzare le amicizie che rimarranno vive per lunghissimi anni. Oggi, dopo questi cinque anni di studio, di formazione umana, spirituale, intellettuale e culturale, c’è nel mio cuore una profonda gratitudine a Dio e a tutti coloro che ogni giorno con il loro impegno e la loro gioia costruiscono la realtà dell’UPS. Con questa breve testimonianza vorrei incoraggiarvi ad approfittare delle numerose possibilità offerte dalla Pastorale Universitaria, perché sono proprio questi i momenti che rimangano custoditi nel cuore. Solamente lasciandoci coinvolgere con tutte le nostre qualità è possibile sperimentare fino in fondo il fascino di questo tempo vissuto in un ambiente molto speciale chiamato Università Pontificia Salesiana. Grazie Aleksandra (Ola) Nowak

...di Salvatore... a mia esperienza all’UPS fino ad ora è più che positiva, nonostante non conoscessi quasi nessuno fin dal primo giorno mi sono sentito a casa. È difficile da spiegare, ma l’ambiente, il clima che regna al suo interno è simile a quello di una grande famiglia. Non solo studio, che certamente è messo al centro delle attività primarie, ma anche la relazione e le attività per dare con-

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sistenza e valore alle relazioni. L’università Salesiana mi ha dato infatti la possibilità di conoscere tante persone provenienti dalle più svariate parti del mondo. Con alcuni c’è una semplice amicizia, con altre un vero e proprio rapporto di fraternità, che si caratterizza con la varietà di proposte provenienti dai membri della Pastorale Universitaria. Molte delle persone che ho conosciuto qui già sono rientrate nei loro paesi di origine, ma i rapporti continuano ancora ad essere vivi, poiché la distanza non divide ma rafforza ciò che “l’Università ha unito” e le moderne tecnologie rendono facile il continuare a coltivare i legami di amicizia: è come se avessi tanti fratelli seminati in giro per il mondo; ognuno ha un volto e una storia relazionata alla mia. Per quanto riguarda l’aspetto didattico e della proposta formativa in genere, sono più che soddisfatto. Frequento il secondo anno della Facoltà di Filosofia e non ci sono parole per descriverne la qualità della formazione che sto ricevendo. Non si tratta di sviolinate, ma ho davanti quotidiani e concreti momenti di lezione, spesso duri e sempre impegnativi, aiutati però da un confronto con i docenti aperto e sereno, e con i compagni solidale e partecipativo. Quando frequentavo il liceo e avevo deciso di continuare i miei studi in Filosofia, credevo che fosse stato impossibile trovare una facoltà in cui la si potesse studiare seriamente. Poi ho scoperto questa facoltà dell’Up, lo scelta e me ne sono innamorato. Adesso posso dire di fare veramente filosofia senza tralasciare aspetti o cadere in riduzionismi, tenendo ben saldo il riferimento all’uomo inserito nel mondo e a Dio senza il quale nulla avrebbe senso. Inoltre inserendo tutto questo in un ambiente e in un clima salesiano si creano le condizioni migliori per poter studiare, educarsi, formarsi e per poter educare e formare quando saremo chiamati a farlo, con responsabilità e disponibilità. L’UPS è come un evento vitale: segna il prima e il dopo, apporta un cambiamento e apre mondi nuovi. Sono certo, perché lo sto sperimentando, che tale formazione inciderà molto sulla mia vita. Salvatore Lamancusa

...e di Maria Chiara. iao a tutti! Sono Maria Chiara e sono una di voi: studentessa dell’UPS che frequenta il primo anno di Licenza in Psicologia dello sviluppo e dell’educazione. Ringrazio vivamente don Mario Llanos per avermi invitato a portare la mia testimonianza e per la preziosa occasione di far parte di questo momento di condivisione in un periodo

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tanto importante, sia dal punto di vista liturgico sia personale. La quaresima è sempre stato per me momento importante di riflessione e meditazione sulla mia vita e raccontare una testimonianza mi porta sempre a ricordare, a rivolgere lo sguardo a ciò che è stato, ripercorrendo ogni tappa, più o meno velocemente, giungendo al punto in cui mi trovo ora a vivere. Il presente che sto vivendo e gustando pensandoci, era il futuro che cercavo di intravvedere all’inizio dell’Università. Sono pertanto riconoscente anche di questa bella occasione di riflessione personale. Questo è per me il quarto anno di vita, oltre che di studio, qui all’Università e ci tengo a sottolineare questo perché è stata e continua ad essere un’esperienza a 360°, in cui ho ricevuto una formazione a livello professionale, personale-umano e spirituale. Non ho mai considerato l’università come una tappa ulteriore di studio, ma un luogo, come accennavo prima, in cui sto apprendendo a vivere meglio, in cui è possibile avvertire giorno dopo giorno una crescita graduale e completa e una fonte inesauribile di sapere che si genera e rigenera in continuazione. La preparazione alla professione di psicologa è sempre andata di pari passo con l’educazione di Maria Chiara in valori, virtù, ragione e fede. In questo senso mi sento figlia di questa Università, cioè di coloro che mi hanno accolto, che si sono presi cura di me e verso i quali potrò sempre rivolgermi in caso smarrimento! L’Università per me è stata infatti una bussola nella mia vita e il Nord che mi ha sempre indicato era “l’altro”in tutte le sfaccettatura che questa entità porta con sé. Tuttavia per poter stare con l’altro è necessario conoscere e stare con l’altro dell’altro, cioè Me. Io arrivata qui all’Università non lo sapevo fare. È stato il senso di comunità, stare intelligentemente con gli altri e le tante occasioni a cui venivo invitata ( e che non rifiutavo mai o quasi mai ) che ho scoperto chi sono. Sono stati diversi gli eventi di vita importanti, rivelatisi poi decisivi per me! Per esempio i ritiri spirituali, i momenti di festa e condivisione con i Popoli e le lezioni! Puntualmente, ogni volta che mi ponevo delle domande il prof che capitava il giorno dopo mi rispondeva, senza sapere nulla delle mie riflessioni. Quando accade questo la mia giornata assume sempre un colore diverso! Mi è capitato anche di rincorrere la vita tra il primo e il secondo anno di Università. Facevo tante cose, ma più facevo più mi rendevo conto che mancava qualcosa di significativo all’appello! Io dov’ero mentre facevo? Allora ecco che la bussola ha aggiunto un’altra meta: conosci ciò che sei e imparerai a costruire la tua vita intenzionalmente e ad amarla ancor di più. La vocazione è in altre parole ciò che si scopre all’Università e vorrei concludere con una frase che proprio un altro studente, una persona carissima, che mi ha indicato in modo ancora più diretta la strada da percorrere e che mi porterò via sempre: Dio non sceglie i migliori. Dio scegli i disponibili! Maria Chiara Canu

Nelle due foto studenti UPS. In basso il prof. Desbouts


recensioni a cura di Renato Butera

H. James STRONGE Le qualità degli insegnanti efficaci Il libro identifica i comportamenti specifici dell’insegnante che contribuisce al successo degli studenti ed enfatizza in modo specifico i fattori che sono sotto il controllo degli insegnanti: la loro preparazione, la personalità e le prassi. Vi sono descritti il come prepararsi a essere educatori efficienti; stabilire, gestire e mantenere un ambiente di classe concentrato sull’apprendimento; organizzare il tempo, comunicare alte aspettative e pianificare l’istruzione; presentare il curricolo in modo che sostenga un apprendimento attivo e impegnato; monitorare il progresso degli studenti, identificare il loro potenziale e rispondere alle necessità speciali di ogni studente, compresi gli studenti a rischio e quelli maggiormente dotati. Gli addetti ai lavori possono utilizzare questo libro per prepararsi a essere insegnanti migliori e migliorare la qualità dell’apprendimento per tutti gli studenti.

María Victoria HERNÁNDEZ RODRÍGUEZ I membri associati agli Istituti Secolari. Studio del can. 725 CIC Il volume approfondisce l’argomento dei membri associati, una realtà che trova espressione in molti Istituti secolari, sin dalla loro fondazione, oggi regolamentata a norma del can. 725 del CIC. L’autrice analizza questa norma partendo dalla sua genesi e nelle sue fonti, arrivando a comporre un lavoro di interpretazione basato sullo studio degli elementi cardine nel canone. Grazie alle informazioni raccolte attraverso un questionario inviato a 160 Istituti secolari, sono state messe in evidenza le caratteristiche peculiari dei vari Istituti riuscendo a cogliere differenze anche sostanziali. L’analisi dell’applicazione del can. 725 nel diritto proprio di questi Istituti mette in luce una ricca realtà carismatica dai diversi risvolti giuridico-canonici, in cui vengono identificati i differenti modi di associare altri fedeli da parte dei medesimi, analizzandone i diritti e gli obblighi riconosciuti.

Pier Luigi GUIDUCCI L’identità affermata. Storia della Chiesa medievale In tempi più o meno recenti l’epoca medievale è stata oggetto di una serie di ricerche che hanno significativamente rivisitato le valutazioni negative risalenti agli scritti di molti umanisti del ’400. Queste concepivano detto periodo come una lunga parentesi storica, caratterizzata da un immobilismo culturale tra la grandezza dell’età classica e la rinascita umanistico-rinascimentale. Alla luce degli attuali contributi si può affermare che la realtà è molto più articolata. Il Medioevo è riuscito a fondere il mondo latino-romano con quello germanico creando per la prima volta uno spirito propriamente europeo. L’Autore, presentando la storia della Chiesa medievale, mostra che le radici della scienza moderna affondano in una certa misura nel terreno del mondo medievale e così pure la vita ecclesiale che ha ricevuto altissimi apporti da figure universali come Francesco d’Assisi o Tommaso d’Aquino. L’opera non nasconde l’esistenza di ombre e di contro-testimonianze evitando così il rischio di un revisionismo acritico o di un apologeticismo immotivato.

Fausto PERRENCHIO La Bibbia negli scritti di Don Bosco Obiettivo di questa ricerca è quello di verificare la presenza del riferimento biblico negli scritti di Don Bosco e disegnare una mappa, il più possibile completa e ordinata, delle citazioni reperibili nei suoi scritti. È un lavoro di analisi, che ha il carattere di censimento, di raccolta dati. Globalmente gli scritti di Don Bosco presi in esame sono 240. Il numero di citazioni bibliche risultato da questa analisi ammonta a 6.929: 4.662 citazioni del Nuovo Testamento e 2.267 dell’Antico Testamento. L’impianto della ricerca comprende tre parti. La prima presenta in forma sintetica la mappa delle citazioni bibliche negli scritti di Don Bosco; la seconda presenta in forma analitica la mappa delle citazioni rilevate; e la terza mira a mettere in rilievo l’importanza che la Bibbia ha avuto nella formazione di Don Bosco, nella sua azione pedagogica e in alcuni suoi scritti di carattere educativo.

Maria Maddalena MAZZIA Gli atti amministrativi generali nel Codice di Diritto Canonico Una conoscenza sicura e un corretto uso degli atti amministrativi sono garanzia per la giusta applicazione delle norme di legge. La certezza nell’applicazione delle leggi è tutela per la giustizia e la verità: di qui l’importanza di approfondire questa materia. In una Chiesa che è entrata nel terzo millennio lo studio di norme dal carattere tecnico-giuridico s’impone, perché è anche attraverso gli atti amministrativi generali che la Chiesa si rende presente all’uomo d’oggi, nelle situazioni concrete in cui questi si viene a trovare. Nella pratica questi atti servono ad attuare i principi espressi dal Concilio Vaticano II, dal Codice di Diritto Canonico e dalle leggi che sono al presente emanate.


notizieups editrice Vittorio Luigi CASTELLAZZI Test di Rorschach. Manuale di siglatura e d’interpretazione psicoanalitica Nell’ambito delle tecniche proiettive, il test di Rorschach è senz’altro lo strumento principe per una diagnosi ampia e profonda della personalità di un individuo. Sappiamo tuttavia che il suo apprendimento e utilizzo non è affatto facile. Il volume ha quindi l’obiettivo di fornire un’agile guida il più possibile chiara e di pronta consultazione. Nella stesura del manuale sono stati tenuti presenti i contributi più significativi di varie Scuole, sia alla siglatura che all’interpretazione degli indici da essa ricavati. Nella seconda parte, viene proposta una lettura psicoanalitica delle singole tavole e dell’intero protocollo. Il manuale è destinato non solo ai principianti, ma a tutti gli psicologi e psichiatri che usano il test di Rorschach nella loro quotidiana attività psicodiagnostica.

Francesco MOTTO Vita e azione della Parrocchia nazionale salesiana dei SS. Pietro e Paolo a San Francisco (1897-1930). Da colonia di paesani a comunità di Italiani Oggi che l’ex quartiere italiano di North Beach a San Francisco (California) soccombe all’allargarsi della China Town e al proliferare di attività turistiche, oggi che l’italianità è colà rimasta nel nome e parzialmente nella religione, oggi che il ricordo di essa si sta perdendo inesorabilmente, anche se lentamente, sia all’interno della società statunitense che in quella italiana, presentare una vicenda italo-americana poco conosciuta – come quella dell’azione dei Salesiani della chiesa nazionale italiana dei SS. Pietro e Paolo di San Francisco che ha coinvolto decine di migliaia di connazionali e li ha fatti Italiani dopo che da decenni era stata fatta l’Italia – sembra un dovere di giustizia e un utile “fare memoria” del nostro passato, oltre che un’acquisizione storica che viene a colmare un vuoto.

Piera RUFFINATTO - Martha SÉÏDE (edd.) Accompagnare alla sorgente in un tempo di sfide educative L’emergenza educativa in cui è immersa la nostra società sfida educatori a riscoprire l’arte dell’accompagnamento dei giovani come dimensione costitutiva e imprescindibile dell’educazione. Collocandosi nell’orizzonte del “Sistema preventivo” di San Giovanni Bosco quale “incomparabile esempio di umanesimo pedagogico cristiano” e a partire da diversi approcci disciplinari, nel presente volume si descrive l’accompagnamento quale sorgiva esperienza di comunione, stile di rapporti alimentati e fecondati dall’affetto espresso in un clima di famiglia, impegno in un cammino di crescita verso la pienezza umana e cristiana. Accompagnare alla sorgente i giovani è compito difficile ma anche esaltante perché interpella la libertà e il senso di responsabilità di ciascun educatore nei confronti delle generazioni di domani.

Remo BRACCHI (ed.) Vicarius amoris. Alcune fra le pagine sacerdotali più significative del ven. Giuseppe Quadrio Il Venerabile don Giuseppe Quadrio cercò di educare i suoi giovani studenti che si preparavano al sacerdozio ad ascoltare il grido di tanti uomini, donne e giovani che chiedono, come fece un gruppo di greci all’apostolo Filippo: «Vogliamo vedere Gesù!» (Gv 12,21). Egli commentò spesso questa pericope evangelica: «Sembra che tutti, sotto la crosta degli interessi, abbiano una grande sete di Gesù, e stiano sempre aspettando qualcuno che glielo faccia vedere» (n. 22). «Gli uomini che vi avvicinano o che vi fuggono, sono tutti indistintamente affamati di bontà, di comprensione, di solidarietà, di amore: muoiono del bisogno di Cristo, senza saperlo. A ciascuno di voi essi rivolgono una preghiera disperata: Volumus Iesum videre!» (n. 26). Il volume compie un’ampia scelta tra le varie pubblicazioni di don Quadrio inseguendo la tematica del sacerdozio. Si tratta di testi brevi ma preziosi, che riflettono la straordinaria personalità di un pastore-sacerdote, teologo e santo.

Dario NICOLI Istruzione e formazione tecnica e professionale in Italia. Il valore educativo culturale del lavoro La maggioranza dei giovani italiani sceglie per il proprio percorso degli studi il settore tecnico e professionale, compresi i centri di formazione e l’apprendistato in diritto dovere. Si tratta di un ambito piuttosto frammentato che la recente riforma intende razionalizzare e rilanciare. Il volume ricostruisce la storia dell’intero comparto giungendo a un risultato sorprendente: all’origine della gran parte delle istituzioni scolastiche e formative di maggior valore vi è quasi sempre un’iniziativa sociale o degli enti locali, finalizzata a fornire personale esecutivo, tecnici e quadri al sistema economico, e nel contempo elevare la gioventù attraverso l’educazione al lavoro. Il processo di statalizzazione o regionalizzazione è avvenuto progressivamente nel tempo, fornendo da un lato maggiori certezze, ma provocando anche la perdita di autonomia e talvolta anche di intraprendenza. Il volume mette in risalto casi reali che mostrano l’importanza delle figure dei dirigenti e della rete di enti che ne hanno sostenuto l’iniziativa.


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notizieups•amici UPS

Cari Amici dell’Università Pontificia Salesiana, un cordiale saluto.

Vi vorrei dire – in sintonia con l’ “evento” centrale narrato in questo numero di NotizieUps – della piacevole esperienza che ho vissuto ripetute volte in questi ultimi mesi, quando ho avuto il gradito compito di ricevere vari gruppi di illustri ospiti (ambasciatori, professori universitari, dottorandi, studenti) di diversi paesi del mondo, che venivano a conoscere la nostra Università. In queste circostanze sono solito proiettare un power-point di presentazione delle strutture e dell’organizzazione accademica dell’UPS e di seguito li trattengo sulla figura di Don Bosco e il suo innovativo metodo pedagogico. Molte volte gli ospiti non sono cristiani e tuttavia restano felicemente sorpresi quando sentono del successo educativo dei figli di Don Bosco in terre indù, buddiste, shintoiste, o islamiche, ecc. Da questi incontri ne esco sempre più convinto che la pedagogia di Don Bosco fa presa veramente in tutti i popoli. Certo, non bisogna trascurare nessuno dei tre elementi che lui considerava costitutivi del suo sistema, e cioè la ragione, la religione e l’amorevolezza. Evidentemente ove la fede sia diversa dalla nostra e dove non si possa annunciare esplicitamente il Vangelo – ma solo testimoniarlo con la vita – l’educatore salesiano non dovrà trascurare i supporti religiosi insiti nella fede dei destinatari della sua azione pedagogica. Il programma è lo stesso, ma sarà coniugato in modalità diverse: formare onesti cittadini, e dove non sia possibile fare dei buoni cristiani, si cercherà di incrementare la religiosità dei ragazzi e giovani secondo i principi della religione da loro praticata. Connesso con questo, vorrei evidenziare anche un’altra bella impressione che ricavo da questi incontri. Don Bosco - citato nel documento del Progetto Pastorale d’Italia per il prossimo decennio e dal Santo Padre Benedetto XVI, nella lettera da Lui inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia - ha reso glorioso il nome d’Italia in oltre 140 nazioni al di fuori dei confini della Patria. Ma questo è avvenuto, perché egli è stato e rimane un faro per quanti nel mondo si dedicano all’educazione dei giovani, di qualsiasi nazione e religione essi siano. Ben meritato, quindi, il titolo di “Padre e Maestro dei Giovani”, conferitogli dal Beato Giovanni Paolo II! Egli rimane un nome programmatico per noi che siamo impegnati nella “sua” Università a preparare quelli che saranno gli educatori delle prossime generazioni. Ma lo è altrettanto per coloro che vogliono fare il bene della propria nazione e opera di promozione umana attraverso l’educazione. Pertanto, grazie a Voi, per il supporto che ci offrite in questa impegnativa, ma “santa” e “mirabile” missione. Infatti, gli studenti per i quali osiamo chiedere il supporto economico della Vostra generosità sono destinati a essere moltiplicatori della “presenza di Don Bosco” e delle sue intuizioni educative fra i loro connazionali. La Vostra generosità Vi renderà partecipi del bene che - alla conclusione degli studi - riusciranno a espletare fra i giovani della loro patria o comunque nel nostro non facile mondo complesso e globalizzato. Maria, l’Ausiliatrice dei Cristiani e Don Bosco vi benedicano. Obbl.mo Sac. Gianfranco Coffele Vicerettore dell’UPS. Studenti dei corsi di italiano 2010 FLCC

Il prof. Coffele con il card. Bagnasco

P.S.: Una borsa di studio annuale ha un costo di circa 10.000 €. Si può partecipare anche con sussidi parziali: tasse accademiche: 1500 € un mese di alloggio: 300 € libri e dispense accademiche: 500 € tessera mensile: 25 € malattie: 200 € Le offerte possono essere effettuate tramite: CONTO CORRENTE POSTALE ccp 95427936 intestato a: Associazione Pro Universitate Don Bosco Onlus - P.zza dell’Ateneo Salesiano, 1 00139 Roma CODICE FISCALE PER IL 5X1000: 97536950583 BONIFICO BANCARIO Dall’Italia C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 Dall’Estero C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 SWIFT POSOIT22 PER ULTERIORI INFORMAZIONI Rev.do Prof. Gianfranco Coffele Direttore Ufficio Sviluppo e Relazioni Pubbliche dell’UPS, P. zza dell’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma, Tel. 06 872 903 32; Fax 06 872 906 82; Mail: coffele@unisal.it Direttore Responsabile: Riccardo Tonelli Direttore di Edizione: Renato Butera Redazione: Carmen Barbieri, Fabrizio Emigli, Stefano Mura Foto: Fabrizio Emigli, Jorge Moraga, Perseo Palucci, Giuliano Vettorato, Mario Llanos Hanno collaborato: Simonetta Blasi, Maria Chiara Canu, Gianfranco Coffele, Cyril De Souza, Pina Del Core, Antonio Escudero, Jesús Manuel García, Salvatore Lamancusa, Franco Lever, Mario Oscar Llanos, Guglielmo Malizia, Mauro Mantovani, Ubaldo Montisci, Laura Moretti, Gianni Morra, Giovanni Battista Nguyen Van Them, Aleksandra (Ola) Nowak, Vito Orlando, Jesu Pudumai Doss, Francis Vincent-Anthony. Progetto grafico, impaginazione e foto di copertina: Fabrizio Emigli Per ricevere la rivista: UPS - Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma ufficiostampaups@unisal.it - www.unisal.it - Tel: 06.872901


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