BOOK
Ecco la storia segreta di Jacques de Bascher Affascinante, dannato, irrequieto. Il bel Jacques de Bascher riuscì a sedurre e a conquistare il cuore del genio Yves Saint Laurent e fu musa di Karl Lagerfeld per ben 18 anni. Un profilo da dandy proustiano, un animo snob e una vita decadente, che oggi escono “allo scoperto” grazie alla caparbietà della giornalista Marie Ottavi. La biografia si intitola “Jacques de Bascher, dandy de l’ombre” ed è edita da Édition Séguier.
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© Guy Marineau
amoureux d’un séducteur d’opérette efféminé, fat et mal monté.» («Non ho mai capito come sia riuscito a innamorarti di un seduttore d’operetta effemminato, vanitoso e sempre di pessimo umore»). Era arrogante il bel Jacques. Narciso, spavaldo, viziato. Si vantava in qualità di membro dell’alta società parigina e spiccava come personaggio chiave di una decade “provocante” e ricca di cambiamenti memorabili (dal trionfo del prêt-à-porter alla collezione del ’71 di Monsieur Yves Saint Laurent presentata in Rue Spontini, chiamata Libération e definita dalla stampa scandalosa perché ricordava gli anni bui della seconda guerra mondiale). E ora grazie a Marie Ottavi possiamo finalmente scavare a fondo nella sua mente, interpretarne le debolezze, capire i tratti di una personalità ambigua, tanto attraente da sedurre chiunque incrociasse per strada. Yves e Karl ne erano follemente innamorati, Bergé irrimediabilmente geloso. Il mondo della moda si schierava in diverse fazioni. Ma a lui, l’incontentabile Jacques, poco importava. Per lui era tutto un gioco. Il sesso, l’amore, la conquista. La vita.
Jacques de Bascher in una serata parigina, 1979
S
iamo nella Parigi tra gli anni ’70 e ’80. Un’epoca fondamentale per la storia della moda, del costume e della società francese. Una decade di eccessi, stravolgimenti, visioni rivoluzionarie. Personaggi che hanno lasciato un segno e che oggi tornano alla ribalta. Come Jacques de Bascher. Il suono di un nome che forse non a tutti rimbomba nella memoria. Perché mai nessuno finora è riuscito a dar luce a una figura rimasta da sempre nell’ombra. La giornalista Marie Ottavi, invece, ha deciso di dedicare un libro (“Jacques de Bascher, dandy de l’ombre”, Édition Séguier) all’immagine misteriosa di quel dandy perverso che ha fatto del puro piacere l’essenza della propria vita decadente. Un essere sfrontato, spregevole, spregiudicato? Pochi indizi, troppe perplessità. Un’impresa ardua. Una sfida entusiasmante. Un puzzle da ricomporre scovando nei ricordi di importanti e inedite testimonianze. E ciò che ne è venuto fuori è il ritratto di una personalità frivola, dallo charme accattivante e con insaziabile appetito sessuale. Jacques amava trascorrere notti folle tra cocaina, baldorie, ambienti borghesi e locali da quattro soldi. Senza mai nascondere la sua omosessualità, anzi ne sentiva il bisogno di esibire spudoratamente le innumerevoli conquiste durante qualsiasi occasione pubblica gli si presentasse. Questo è probabile lo eccitasse. Una condotta esageratamente libertina che lo portò a una morte prematura a soli 48 anni colpito dall’AIDS, l’epidemia che negli anni ‘80 aveva incominciato a dilagare dirompente nella Ville Lumière. Un fascino dannato che seduceva. Uno sguardo malizioso che ammaliava. Un’attitudine da signorotto perbene che attraeva. E una bellezza viscontiana irresistibile. Jacques de Bascher, aristocratico giovanotto ed enigmatico seduttore, riuscì a conquistare il cuore dell’irriverente Yves Saint Laurent. Una liaison turbolenta, per molto tempo rimasta segreta, vissuta tra notti audaci e scambi di lettere passionali. Il giovane couturier di fama mondiale, noto per il suo buon gusto francese, sembrava essere attratto da quel dandy proustiano che amava vivere un’esistenza di eccessi. Karl Lagerfeld ne era al corrente e l’aveva accettato. Pare che le relazioni extra coniugali rientrassero negli usi e costumi dell’epoca. Ma Pierre Bergé, compagno di vita di Yves e socio in affari fino alla morte, provava un eterno disprezzo: ai tempi impose a de Bascher di mettere fine a quella storia. Alla scomparsa del suo rivale, Pierre affermò: «Je n’ai jamais compris comment tu avais pu tomber