N° 1 rivista awardmagazine (16)

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UNIVERSITÀ POPOLARE

MEDICINA INTEGRATA EUROPEA E RICERCA

Award

Numero 1 - 2013 - Periodico dell’Università Me.i.e.r.

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MEDICINA INTEGRATA EUROPEA E RICERCA

Eccellenza ed Innovazione nella Scienza, Cultura e Società contemporanea


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la conoscenza vista come terreno della nuova comtizione globale

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L’accomulazione di “capitale sociale”, la valorizzazione del merito e la ricerca del talento sono le linee guida dell’Università Popolare Me.i.e.r: la sfida è motivare gli studenti a vivere i loro studi non come funzionale all’attestato di partecipazione, ma come formativi della loro intera 2

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persona. Imparare significa assumere conoscenza ma anche saperle interpretare, usando il filtro critico della propria personalità. L’Università intende presidiare in forme e contenuti diversi la Formazione, rafforzando le relazioni con impresa e istituzioni sul piano della collaborazione scientifica ed istituzionale.

MEDICINA INTEGRATA EUROPEA E RICERCA

Unimeier offre progetti e percorsi di educazione continua utilizzabili per la formazione e la crescita professionale e metodi finalizzati a migliorare le competenze e le abilità tecniche e manageriali e i comportamenti, con l’obiettivo di garantire efficacia, appropriatezza, sicurezza ed efficienza.

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MEDICINA INTEGRATA EUROPEA E RICERCA

Tel./Fax +39 02 89692988 - segreteria@unimeier.eu - www.unimeier.eu

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INFORMAZIONE ALLO SPECCHIO

SERVIZI PER GLI ASSOCIATI

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MEDICINA INTEGRATA EUROPEA E RICERCA

“Conoscere per vivere meglio” Editoriale

C

ari Lettori, il profilarsi di diversi stili di vita testimonia il bisogno della ricerca di canali di comunicazione attendibili e un’intima esigenza di ancorarsi al codice non scritto dei valori che testimoniano senz’appello l’appartenenza al consesso comune. Più ci si addentra nel microcosmo della genetica, più si scopre quanto il corpo umano, nella sua completezza psicofisica, sia concepito per una lunga vita e in buona qualità. Unimeier Award Magazine è una testata di divulgazione scientifica dell’Università Me.i.e.r, seleziona contenuti editoriali e approfondimenti su: Eccellenza ed Innovazione nella Scienza, Cultura e Società. Lancia la sua sfida e si propone come appuntamento costante in questo “viaggio nella salute” e traccia una mappa delle strutture di eccellenza il cui livello di efficacia, efficienza e funzionalità dei sistemi di tutela della salute viene “immediatamente percepito dai cittadini”; il tutto trattato con un linguaggio comprensibile che contribuisce a rendere “fruibili” quegli argomenti il cui intrinseco rigore li renderebbe di per se alienanti. 4

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Il Magazine, sempre aggiornato e al passo con i tempi, si rivolge agli operatori sanitari, ai medici virtuosi che sanno far coincidere prestazioni di altissimo livello con l’attenzione alla persona; a tutte le strutture, pubbliche e private, chiamate a cooperare per il benessere della collettività. Esso ambisce a interagire con le istituzioni di ricerca per favorire il confronto tra professionisti dell’informazione e i produttori del sapere scientifico, anche a livello internazionale. Una rivista scientifica di alto profilo, capace di interpretare il presente con uno sguardo al futuro, per precorrere i tempi, per essere all’altezza dei bisogni di chi, pur tra tante difficoltà, cerca di crescere “uomo tra gli uomini”. Qualità, etica, verità sembrano essere la vera richiesta da parte dell’opinione pubblica a chi pratica l’informazione in un paese civile, democratico e moderno. A tutti i lettori il mio personale benvenuto e l’invito a collaborare inviando alla nostra redazione dati e opinioni sul delicato tema del fare informazione scientifica. Il Direttore Responsabile

UNIMEIER, in virtù delle proprie articolate partnership nazionali e internazionali, si configura come struttura di riferimento per persone e famiglie, piccole e medie imprese, enti ed istituzioni pubbliche e private, attraverso l’offerta dei seguenti servizi:

E RICERCA A EUROPEA INTEGRAT MEDICINA UNIV ERSI

LARE TÀ POPO

om Nome Cogn

e V0005

31-12-2013

Assistenza finanziaria: accesso al credito per le quote di iscrizione presso la Banca Popolare dell’Emilia Romagna Sede Milano

Contabilità e Consulenza Professionale per le farmacie Studio Prof. Marino Mascheroni www.studiodirmascheroni.it

Assistenza legale Studio legale Avv. Gabriele P. Zamolo gabriele.zamolo@pecavvocati.it

Affiacamento per il progetto di certificazione UNI EN ISO

Assegnazione di borse di studio

Corsi di Formazione Professionale Qualificata

Corsi di aggiornamento obbligatorio post-universitario per gli Ordini Professionali.

Corsi di Alta Formazione di Arte, Spettacolo, Comunicazione

Attività di Ricerca Metodologica applicata per l’impresa pubblica e privata

Gestione procedura per Accreditamento Percorsi Formativi

Dea D’Aprile

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SEMPRE ALLA RICERCA DI SOLUZIONI INNOVATIVE E ALL’AVANGUARDIA

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Award UNIVERSITÀ POPOLARE

Via Parmigianino, 14 20148 Milano

Tel./Fax +39 02 4812488 st.dentisticoparmigianino@gmail.com

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st.parmigianinosas@gmail.com

Come raggiungerci Informazione allo specchio

Bus: 63-72-80 • Tram: 16 • Filobus: 90-91 Metro: linea 1 (rossa) Fermata P.zza De Angeli

Dea D’Aprile

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Periodico informativo di cultura generale Anno I - Numero 1 - Settembre 2013

Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio

TUTTI I NOSTRI SERVIZI ORARIO CONTINUATO da Lunedì a Venerdì dalle ore 9 alle ore 19 Sabato solo su appuntamento appuntamento entro 48 ore, urgenza nella giornata I NOSTRI PREZZI SONO COMPETITIVI Preventivi scritti con listini dettagliati e chiari Pagamenti personalizzati Proponiamo visita e consulenza gratuita I NOSTRI DENTISTI sono esperti e abilitati per la cura dentaria e della bocca completa CONVENZIONI con Fasdac. Pronto Care. Previmedical LA POSSIBILATÀ DI FINANZIAMENTO è una delle tante priorità che offriamo ai nostri paziente

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Maria Giovanni Soro

Le competenze IGIENE ORALE: Rimozione del tartaro e delle macchie dallo smalto, lucidatura e sbiancatura dello smalto. PARODONTOLOGIA: Prevenzione delle malattie delle gengive e del parodonto (tasche parodontali, piorrea); sedute d’igiene, scaling, curettaggio e controllo periodico dello stato dei denti, gengive e protesi; terapia di mantenimento. TERAPIA CONSERVATIVA: Cura e prevenzione della carie. ENDODONZIA: Cura della malattia della polpa dentale. ESTETICA: Correzione agli inestetismi, dello smalto, di vecchie otturazioni e Faccette estetiche. PROTESI: Copertura di elementi dentali compromessi in porcellana, sostituzioni di elementi mancanti con la tecnica del ponte fisso, o protesi mobile parziale o totale. IMPIANTOLOGIA: Sostituzione delle radici dentarie mancanti tramite viti endossee in titanio puro osseointegranti (l’intimo contatto con l’impianto e tessuto osseo stabilizza la radice artificiale sulla quale verrà applicata la corona protesica) Toronto Bridge Overdentur e Protesi mobili. ORTODONZIA: Cure e prevenzioni delle malocclusioni con apparecchi mobili e/o fissi secondo la filosofia Bioprogressiva. PEDODONZIA: Cure e prevenzioni delle carie e delle patologie orali nei bambini. RADIOLOGIA DIGITALE: Panoramica e endorale a bassa emissione.

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Vuoi fare il medico? No, grazie... anzi sì purchè si torni alla bimba-vivace... 16

Luigi Gianturco

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ISE: International Schools of Europe offerta formativa Il nuovo Campus di Milano, come raggiungerlo

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Domenico Mastrangelo, Cosimo Loré, Giovanni Grasso

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La ricerca biomedica nella medicina e nel sociale LIfebility award –lions

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La vera storia dell’aids? Un capitolo ancora tutto da scrivere

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Angelo Selis

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Perché c’è la guerra valutaria Gerardo Coco

Un nuovo strumento di comunicazione: FACEBOOK

Lo studio è dotato di moderne apparecchiature per la disinfezione e sterilizzazione dello strumentario e dello studio. Dove è possibile usiamo materiale monouso.

Agostino Picicco

DIREZIONE SCIENTIFICA Comitato Scientifico Unimeier

SEGRETERIA Mirella Vinay UFFICIO STAMPA Marco Bessi EDITORE Università Me.i.e.r ART DIRECTOR E COMUNICAZIONE Bruno Carlo Cernuschi

118: Il presente ed il possibile futuro Maurizio Scardia

CAPOREDATTORE Gianfranco Suma

COORDINAMENTO REDAZIONE Maria Rosa Venturini

Di tumore al seno si può guarire Sergio Puttini

DIRETTORE RESPONSABILE Dea D’Aprile

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Frua, 21/10 - /20146 Milano Tel./Fax. +39 0289692988 segreteria@unimeier.eu www.unimeier.eu Codice fiscale: C.F. 97598970156

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Istituti Milanesi Martinitt e Stelline

e Pio Albergo Trivulzio

Il Modello Assistenziale di riferimento per l’anziano

I RAZIONALI DEL MODELLO

L’

Azienda di Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio è per dimensioni complessive, caratteristiche e tipologia di servizi, articolazione organizzativa, gli utenti serviti e le risorse economiche e patrimoniali gestite una delle Aziende di Servizi alla Persona più complesse attualmente operanti sul territorio lombardo e italiano. Il sistema di cura e assistenza delle persone anziane registra l’aumento esponenziale dei bisogni sociosanitari complessi legati alle condizioni cliniche e alla concomitante situazione sociale per le quali l’attuale sistema di offerta - in termini di livelli assistenziali - non è sufficientemente adeguato. In questo sistema il ricovero permanente in istituto rappresenta spesso l’unica risposta offerta, non sempre appropriata, non scelta ed accolta dallo stesso anziano e dalla sua famiglia, oppure economicamente non sostenibile per questi ultimi e per lo stesso sistema dei finanziatori pubblici. E’ necessario quindi progettare e sperimentare nuovi modelli assistenziali capaci di cogliere e valutare i nuovi bisogni emergenti dalla fragilità sociosanitaria correlata all’invecchiamento delle persone. Questi modelli devono essere capaci di dare rispo-

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sta alla complessità che caratterizza la persona anziana e soprattutto alle necessità derivanti dalla progressiva perdita dell’autonomia che caratterizza il suo processo d’invecchiamento fino alla totale non autosufficienza; la complessità dei bisogni correlati a alla domanda e all’ambiente nel quali entrambi si posizionano, fanno del mondo dell’anziano un sistema complesso per cui i modelli assistenziali devono essere corrispettivi e quindi flessibili, adattivi e graduati per poter raggiungere quel livello di nuova e peculiare appropriatezza che è richiesta da questo sistema complesso; devono infine essere socialmente ed economicamente sostenibili e in particolar modo ricompositivi rispetto le risorse familiari e degli informal care giver disponibili e alla rete dei servizi accreditati già in essere. Il modello che il Pio Albergo Trivulzio propone è fondato sulla strutturazione di una risposta complessiva, integrata e adattiva, proporzionata alle differenti e progressive esigenze dell’anziano e della sua famiglia nelle diverse fasi evolutive dell’invecchiamento. Prevede differenti tipologie di offerta con differenti livelli d’intensità assistenziale di tipo sociale, sanitario e sociosanitario integrato, a partire dalle situazioni caratterizzate da un carico assistenziale sa-

nitario rilevante, la cui incidenza e prevalenza va rapidamente aumentando dato il progressivo crescere dei grandi anziani e dell’evolversi positiva del livello di cura sanitaria della stessa offerta capace di mantenere stabili le condizioni cliniche. L’offerta si modula poi in livelli gradualmente meno intensi come carico assistenziale di cura e più intensi livelli di assistenza sociale tutelare fino al nuovo livello di offerta di un abitare sociale con servizi per l’anziano che affronta l’ invecchiamento attivo delle persone offrendo progettualità personalizzate a partire dall’abitare. Il nuovo modello intende anche riconciliare, con una logica di rete, le risorse private con quelle pubbliche. E’ un modello assistenziale ed organizzativo innovativo capace di rispondere ad alcune delle principali attuali carenze del sistema di offerta, valorizzando le risorse e le reti sociali oggi disponibili e mettendo in rete servizi di cura e assistenza già in essere. Eco le più significative linee direttive su cui si muove la proposta: • Integrazione delle risorse familiari con i servizi di cura del welfare pubblico, col sostegno e accompagnamento delle loro interazioni, al fine anche di alleviare il senso di solitudine e di fatica

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OFFERTA ASSISTENZIALE DI RIFERIMENTO

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cui sono sottoposte le famiglie, conseguenza del carico assistenziale e dell’assenza di servizi di counseling strutturato. Si tratta di impostare, accompagnare sistematicamente, gestire e valutare i percorsi assistenziali in ottica di integrazione e di rete ; valorizzazione, nel sistema delle cure accreditate, degli informal care giver (badanti) che nella sola città di Milano sono stimate tra i 25.000/30.000 unità per gli anziani non autosufficienti (che sono 40.000 circa); esse e operano in maniera isolata, sprovvisti di accompagnamento formativo e di sostegno in rete rispetto ai processi della filiera assistenziale; sviluppo delle forme di integrazione e raccordo tra le fasi di bisogni sanitari, sociali e sociosanitari integrati nelle rispettive forme di offerta dei setting specifici: ambulatoriale, domiciliare, semiresidenziale e residenziale. Ciò significa integrare e raccordare le forme di residenzialità sanitaria e sociosanitaria con specialistica ambulatoriale rivolta alle diverse patologie geriatriche complesse, le attività di specialistica ambulatoriale con le cure ADI, sia nelle fasi acute che nella fase di mantenimento: in questo caso si tratta di superare le criticità degli

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stessi CREG che si rivolgono prevalentemente a patologie croniche per utenti adulti o giovani anziani, con l’obiettivo di integrare i MMG con la specialistica in ottica di disease management, trascurando l’integrazione tra ADI e specialistica ambulatoriale per complesse patologie geriatriche; sviluppo di una gestione integrata dell’intera filiera dei servizi sociosanitari che comprendano anche la riabilitazione e livelli assistenziali a bassa intensità (es. degenze in strutture per sollievo, ospitalità per vacanza assistenziale, etc); introduzione di una nuova risposta per i bisogni delle persone anziane autosufficienti che necessitano di accompagnamento nei processi di invecchiamento attivo con interventi di strutturati di socializzazione, promozione dell’autonomia in un’ area sociale di garanzia di una offerta abitativa adeguata, funzionale all’invecchiamento e socializzante: abitare sociale con servizi.

SOCIAL HOUSING PURO E INTEGRATO

L’

offerta abitativa e residenziale del Social Housing che si propone, sviluppa un’integrazione di offerta di servizi, esercizi commerciali e miniappartamenti a protezione variabile rivolti ad anziani autosufficienti e persone con disabilità. L’offerta garantisce e sviluppa una propria autonomia residenziale dalle famiglie di origine ed è finalizzata anche a programmare e organizzare, per le persone con disabilità, la fase del “dopo di noi” o la gestione della stessa fase attiva prima del dopo di noi; tutto ciò in una nuova dimensione di abitare sociale che integra residenzialità e servizi. La gamma di questi ultimi comprende:. servizi generali (es. manutenzione, pulizie) legati alla parte strutturale, servizi pubblici (es. ristorazione) e sociali (Centro Diurno) aperti al quartiere, servizi sociosanitari rivolti alla persona fondati, dimensionati e qualificati in relazione al fabbisogno assistenziale, formulati in un progetto individualizzato, previa valutazione multidimensionale, e nella logica della presa in carico globale della persona e della famiglia.

SERVIZIO BADANTI Servizi integrativi, rispetto all’offerta assistenziale “tradizionale”, a beneficio delle famiglie e degli utenti stessi e delle Assistenti familiari quali il servizio di counseling, di assessment dei bisogni dell’anziano e delle competenze e delle capacità del care giver delle famiglie, percorsi formativi e di tirocinio per familiari e badanti, processi di incontro tra domanda e offerta di cura informale, meccanismi e sistemi di monitoraggio dello sviluppo del Piano Prestazioni Personalizzato.

ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA Il Servizio ADI, accreditato a seguito della riforma complessiva degli interventi a sostegno della domiciliarità attivata dalla Regione Lombardia e degli esiti positivi della sperimentazione, prevede “Strumenti per la valutazione multidimensionale del bisogno” e il “Format Voucher per l’ADI” che consente di remunerare i casi secondo tariffe correlate ai nuovi profili di assistenza definiti a seguito della specifica valutazione con monitoraggio e controllo da parte della ASL.

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LA VISIONE D’INSIEME DEL MODELLO RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI Le RSA sono strutture che accolgono gli anziani ultra sessantacinquenni, residenti in Lombardia, non autosufficienti e non curabili a domicilio e garantiscono prestazioni sanitarie e socio assistenziali attraverso una serie di interventi integrati finalizzati al mantenimento e al recupero delle capacità psicofisiche della persona anziana. Sono un luogo di cura e assistenza, ma anche luoghi di vita e socializzazione. All’interno delle strutture ci sono nuclei specifici e distinti in grado di accogliere casi complessi relativi a pazienti affetti da Alzheimer e pazienti in stato vegetativo.

ISTITUTI DI RIABILITAZIONE Istituti di riabilitazione sono strutture finalizzate al recupero funzionale delle persone, in particolare anziane, a seguito di esiti invalidanti di varie patologie neuromotorie, respiratorie, cardiologiche, oncologiche e demenze (Alzheimer e patologie associate). Da decenni il Trivulzio ha incentrato la propria attività sanitaria sull’acquisizione di competenze riabilitative globali, ponendo il raggiungimento del mag12

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gior grado di autonomia al centro del progetto di guarigione e di benessere della persona. I pazienti possono fruire delle prestazioni di riabilitazione attraverso il ricovero (ordinario e diurno) con annesso Centro Diurno Continuo, prestazioni ambulatoriali e il servizio di riabilitazione neuromotoria domiciliare.

ASSISTENZA SPECIALISTICA AMBULATORIALE Il Poliambulatorio è una struttura polispecialistica in grado di offrire a tutti i cittadini, non solo anziani, visite e prestazioni specialistiche (es. cardiologia, diabetologia, gastroenterologia, geriatria, neurologia, oculistica, ortopedia, valutazione e trattamento dell’osteoporosi, fisiokinesiterapia, psicologia, dietologia, odontoiatria, otorinolaringoiatra, pneumologia, reumatologia, valutazione disturbi cognitivi, urologia), esami diagnostici e strumentali e analisi di laboratorio in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Regionale e/o in regime di libera professione, con standard di qualità attestati dalla Regione.

HOSPICE È una struttura pubblica di ricovero specialistica del settore sociosanitario specificamente dedicata a persone necessitanti di cure palliative in un continuum di interventi tra residenzialità ( Hospice) e domicilio. E’ un’offerta di qualità di vita generalmente nella fase terminale come accompagnamento sia alla persona malata ma sopratutto alla famiglia considerato il grosso carico assistenziale connesso.

Il grafico mostra il modello attuale e a tendere del PAT descritto con riferimento alla NON Autosufficienza ed all’Intensità Assistenziale

Stati Vegetativi + RSA Hospice Nuclei Post Acuti Riabilitazione

NUCLEI ASSISTENZA POST ACUTA I nuclei sperimentali di assistenza post acuta consentono il ricovero temporaneo (60-90 giorni) di pazienti in dimissione dagli ospedali per acuti con patologie che prevedono una riabilitazione secondo quanto previsto dal piano assistenziale individuale definito a seguito di un percorso di valutazione multidimensionale da equipe che lavorono in maniera interprofessionale che vedono coinvolte competenze di area sociale e sanitaria. Attualmente le patologie per le quali sono state attivati i nuclei sono le seguenti: anziani che hanno subito amputazione di arti, anziani post ictus, anziani complessi in situazione di decadimento cognitivo

ADI Badanti

Non Autosufficienza

Social Housing Integrato Specialistica Social ambulatoriale Housin -

Intensità Assistenziale*

+

* L’intensità assistenziale è determinata dai minutaggi assistenziali definiti dagli std di accreditamento

Aree presidiate attualmente Aree presidiate entro il 2013 Modello di riferimento

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Il modello non prevede necessariamente dei percorsi predefiniti ma una visione fondata su alcune logiche in base alle quali vengono strutturate - in relazione alla valutazione della persona e della famiglia e dei loro bisogni - le offerte assistenziali che vengono caratterizzate al loro interno. Tra queste: • modularità e flessibilità: la possibilità di strutturare le diverse offerte e la singola offerta al suo interno secondo la modularità necessaria rispetto dei bisogni complessivi della persona, alla fase che attraversa nel suo processo di invecchiamento, i bisogni espressi della sua famiglia, il suo contesto ambientale di riferimento; • presa in carico e integrazione: la prospettiva è quella opposta a quella “classica” dell’erogatore di prestazioni/servizi nel senso che si sviluppa un progetto di presa in carico globale della persona e della sua famiglia, basato sulla struttura del sistema di offerta integrata da proporre in relazione alla valutazione multidimensionale personalizzata e del progetto personalizzato che viene strutturato. Dott. Maria Giovanni Soro Direttore Generale

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Vuoi fare il medico? No, grazie... anzi sì purchè si torni alla bimba-vivace...

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nalizziamo un concetto inalienabile che ben venga sia portato all’attenzione di parti sociali, organi decisionali governativi ed opinione pubblica: il nostro principale messaggio mediatico come medicigiovani insoddisfatti che cercano il proprio memento medico... Mi spiego meglio. L’obiettivo fulcro della mia considerazione è il seguente: ridare dignità alla vocazione del sapere ippocratico. Più puntualmente infatti, se oggi si chiedesse ad un giovane se voglia fare o meno il medico ti risponderebbe no! Uno degli snodi cruciali è il tema della flessibilità lavorativa. Un item molto più del mondo anglosassone che del nostro bacino del mediterraneo europeo, ma laddove esso è efficace nei paesi di cultura anglosassone qui da noi è disastroso o quasi. Il motivo è presto detto: da noi vige un sistema economico-sociale totalmente diverso, se vogliamo anche non al passo coi tempi ma tant’è; il nocciolo della questione è però che il nostro control c/control v dei loro modi spesso si riduce a mera fotocopia nell’accezione etimologica e pertanto immobile del termine stesso: statica! Del resto è comune la tendenza degli europei sud-occidentali ad “afflosciarsi” al potente mondo degli anglofoni, vuoi per retaggi storici, vuoi per altre precipue e specifiche dinamiche geo16

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piattimento professionale ed alla distruzione inesorabile della professione, con la scontata ricaduta di ciò sull’elemento cardine che dovremmo preporci, ovvero la qualità delle cure per i nostri pazienti. È altresì chiaro, che oggi è molto più facile e veloce percorre strade più lisce e a buon bisogno in discesa, che sentieri difficoltosi ed impervi. È tautologico quindi andare alla ricerca del medico “poco costoso”, più che del medico bravo. Ma è altrettanto vero ed insindacabile che la strada in discesa di cui sopra possa divenire un falso mito che porti la medicina ad esser sempre più una chimera ti-

morosa più che una bimba vivace, cui tutti dovremmo auspicare. Pertanto, costruiamo le infrastrutture che ci consentano che la strada immaginata, magari non sia anche e proprio in discesa, ma sia nel breve/medio termine, un’autostrada davvero utile ed efficace per tutti noi, operatori ed utenti della sanità. Solo così saremo vincenti e vedremo di nuovo il sorriso dipinto sul volto della “bimba-vivace”. Coraggio Amici! Dott. Luigi Gianturco Aiuto Primario - Servizio Cardiologia IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi

grafico-sociali. Fatto sta che abbiamo spesso copiato le discrasie di tali sistemi o per meglio dire quelle caratteristiche inarrivabili ed inattuabili da noi dove mancava un assett organizzativo/metodologico degno di tale nome. E quindi, al netto di lordo e tara, da noi la flessibilità porterebbe nel breve/medio termine ad un ap-

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Il benvenuto del Presidente BAA

Il benvenuto del Dean SDA Bocconi

Cari Alumni e Alumnae Bocconi, è giunto il momento dell'MBA Reunion 2013. La prima edizione, tenutasi lo scorso settembre, è stata accolta con grande favore dai partecipanti. Ora abbiamo un nuovo appuntamento per un'altra "tornata" di classi: le vostre! La Bocconi Alumni Association e la SDA Bocconi School of Management vi invitano - anche insieme a un accompagnatore - a prendere parte a questo incontro globale, un'opportunità per ritrovarvi con i colleghi, gli studenti e i professori che hanno fatto parte della vostra stessa esperienza formativa, così importante e unica. Avrete la possibilità di condividere le esperienze professionali e personali di anni di vita e di lavoro, oltre ad aggiornarvi sui più recenti sviluppi negli ambiti dell'economia e del management. Faremo del nostro meglio per rendere la vostra partecipazione interessante, utile e soprattutto piacevole.Vi saranno momenti di networking, di approfondimento tematico e di divertimento. La MBA Reunion sarà anche un'opportunità per rinforzare il comune senso di appartenenza al mondo Bocconi. Per dimostrare concretamente la nostra adesione ai valori "bocconiani" del merito e della solidarietà, vi proporremo anche di partecipare al finanziamento della Scholarship MBA Reunion 2013, del valore di €43.500 cad. a favore di studenti eccellenti iscritti all'MBA SDA Bocconi. Aderire a questa iniziativa – la prima nella comunità Alumni MBA - costituirà un segno tangibile del nostro comune impegno a sostenere la formazione di gestori di organizzazioni e di cittadini che contribuiranno allo sviluppo futuro dell'Italia. Crediamo fermamente nel valore delle nostre "radici" in Bocconi: vorremmo fare in modo che questa Reunion possa essere la migliore opportunità per condividere il piacere di esser parte della stessa community e di fare il massimo per sostenerla. Ciascuno di voi è indispensabile per rendere questo incontro memorabile e di valore per tutti. Arrivederci alla MBA Reunion 2013! Con i miei più cordiali saluti, Pietro Guindani Presidente BAA - Bocconi Alumni Association

Cari Alumni e Alumnae MBA, È con grande piacere che desidero invitarvi all'MBA Reunion 2013, un evento esclusivo organizzato per voi da BAA, Bocconi Alumni Association, e da SDA Bocconi School of Management, a Milano dal 17 al 19 maggio. Il network degli Alumni è da sempre una delle principali risorse della Scuola: la fiducia che ci accordate nel tempo e il calore del vostro contributo sono per noi stimolo continuo per obiettivi sempre nuovi, ancor di più in questo periodo di grandi sfide globali e di ricerca di soluzioni innovative per la ripresa economica. Per questo oggi vi invito a rivivere l'emozione speciale di trovarsi nel campus di SDA Bocconi insieme ai docenti e alle persone straordinarie che hanno contribuito a rendere unico il vostro MBA. L'MBA Reunion 2013 rappresenta senz'altro un'importante occasione di arricchimento per tutti i partecipanti, nonchè una chance unica per rinnovare vecchie amicizie e aprirsi a nuovi contatti, immersi ancora una volta nel fervore intellettuale di SDA Bocconi. Questo evento mi offrirà infine l'opportunità di ringraziarvi di persona per tutto ciò che fate per SDA Bocconi: voi siete i nostri più ferventi sostenitori e straordinari ambasciatori; infaticabili volontari nell'organizzare eventi e far conoscere SDA Bocconi nella vostra realtà quotidiana, tenendo sempre alto il nome della vostra Scuola. Da parte di BAA e di SDA Bocconi School of Management, mi auguro che parteciperete con entusiasmo all'MBA Reunion 2013 per condividere ancora una volta un'indimenticabile esperienza insieme. Con la speranza di rivedervi tutti in maggio, vi saluto cordialmente. Bruno Busacca Dean SDA Bocconi School of Management Copyright © 2012 Bocconi Alumni Association - Tutti i diritti riservati

ISE: International Schools of Europe offerta formativa

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utte le International Schools, del gruppo ISE, operano con successo, sfruttando le sinergie di gruppo, con tecniche e strumenti didattici all’avanguardia, costantemente aggiornati. Dalla scuola materna alle superiori, le International Schools del gruppo ISE adottano i programmi formativi della prestigiosa IB (International Baccalaureate®), che ha sede a Ginevra e che ha messo a punto, fin dagli anni Sessanta, un programma appositamente studiato per le scuole di ispirazione internazionale, adottato oggi da più di 3400 scuole in oltre 140 nazioni. L’attuazione dei programmi viene monitorata costantemente dall’organismo internazionale e i docenti delle International Schools of Europe sono coinvolti in un continuo processo di aggiornamento professionale attraverso la partecipazione a workshops, conferenze, discussioni online ed eventi speciali organizzati dalla IB. Nelle International School la lingua d’insegnamento è l’inglese. Agli studenti che non lo parlano viene garantito un supporto speciale (programma EAL – English as Additional Language). La seconda lingua è l’italiano, il cui insegnamento viene diversificato a seconda della conoscenza dello studente: gli studenti di madre lingua italiani hanno

una classe distinta dagli studenti che vi si avvicinano per la prima volta. I PROGRAMMI E LE CLASSI I programmi IB promuovono l’educazione della persona nella sua completezza, valorizzandone la crescita intellettuale, emotiva e sociale in tutti i campi della conoscenza e si articolano in quattro fasce di età: l’Early Years, l’equivalente della scuola materna, che prevede il “Kindergarten”, per i bambini di 3 anni, e la “Transition” per i bambini di 4 anni. L’Elemen-

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scenza, concetti, capacità interdisciplinari, attitudini e azioni) permette agli studenti di porsi domande mirate, non solo all’acquisizione di nozioni, ma alla comprensione dei concetti. MYP – Middle Years Programme: tary, la scuola elementare, che comincia a 5 anni con la prima classe (Grade 1) per terminare con la classe sesta (Grade 6). La Middle Years, la scuola Media, che va dal Grade 7 al Grade 11, per i ragazzi dagli 11 ai 16 anni. L’High School Years IB Programme prevede due cicli formativi: un biennio di orientamento, comune a tutti a completamento dell’IB Middle Years Programme (Grade 10 e 11), in cui vengono evidenziate le attitudini e le eccellenze di ogni studente, e un biennio di specializzazione IB Diploma Programme (Grade 12 e 13) che termina con il conseguimento dell’IB Diploma. PYP – Primary Years Programme: Gli alunni dai 3 agli 11 anni seguono il Primary Years Programme (PYP), un programma ricco e stimolante, ideato per suscitare nel bambino entusiasmo verso l’apprendimento. Lo sviluppo dei cinque elementi che sono alla base del PYP (cono20

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Gli studenti dagli 11 ai 16 anni seguono il Middle Years Programme (MYP).Pur insistendo sullo studio delle diverse discipline, il MYP evidenzia la loro interdisciplinarietà e quindi porta ad una visione complessiva della conoscenza, che va oltre le singole materie. Gli studenti vengono incoraggiati a raggiungere una consapevolezza interculturale unita ad una reale comprensione della propria storia e delle proprie tradizioni. HIGH SCHOOL YEARS e Diploma IB: Gli studenti dai 15 ai 18 anni seguono l’High School Years IB Programme che prevede due cicli formativi: un biennio di orientamento, comune a tutti a completamento dell’IB Middle Years Programme (Grade 10 e 11), in cui vengono evidenziate le attitudini e le eccellenze di ogni studente, e un biennio di specializzazione IB Diploma Programme (Grade 12 e 13) che prevede 8 aree di indi-

rizzo: umanistico, linguistico A e linguistico B, artistico, scientifico, tecnologico, matematico e scienze motorie. I programmi delle International Schools prevedono inoltre la frequenza di corsi opzionali extra scolastici che mirano a sviluppare nuove abilità, interessi ed esperienze utili alla formazione e allo sviluppo delle personalità. La maggioranza degli studenti sceglie di conseguire il Diploma IB riconosciuto nelle università di tutto il mondo, incluse quelle italiane. E’ inoltre possibile ottenere il diploma International School riconosciuto da tutte le università americane e inglesi.

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Il nuovo Campus di Milano, come raggiungerlo SERVIZIO DEL MATTINO - PRIMA CORSA ARRIVO PER LA SCUOLA SECONDARIA

Il percorso step by step:

(O ARRIVO ANTICIPATO PER LA PRIMARY SCHOOL)

Partenza: p.za Giovanni Amendola prendere v.le Berengario (direzione autostrade dei laghi) proseguire sempre diritto fino all’imbocco del Cavalcavia del Ghisallo (di fronte alla Montagnetta di San Siro) terminato il Cavalcavia portarsi sulla destra e seguire le indicazioni per autostrada Milano Venezia/Ospedale Sacco appena superato il bivio prendere subito la prima uscita sulla destra (direzione Ospedale Sacco/Via Cogne) terminato lo svincolo proseguire sempre diritto costeggiando le mura dell’Ospedale Sacco (siamo ora in via Milano) proseguire ancora diritto sulla via Milano, fino a Baranzate e poi girare a destra in via Fabio Filzi arrivo

Bus A Bus B

A breve terminerà la costruzione del nuovo Campus di International School of Milan, raggiungibile in soli 15 minuti dal centro di Milano.Sono ormai in fase molto avanzata i lavori di costruzione del nuovo Campus di International School of Milano situato a Baranzate e raggiungibile in soli 10/15 minuti dal centro di Milano (P.za Amendola) e 20 minuti da P.za Castello.Un progetto all’avanguardia, moderno e innovativo nell’architettura e nei materiali, eco sostenibili, nella distribuzione funzionale degli spazi scolastici e nella fruibilità dei servizi. Come raggiungere il Campus, con le navette ISM mette a disposizione dei propri alunni e delle loro famiglie un servizio navetta di collegamento, andata e ritorno da Baranzate, a una tariffa agevolata in linea con le tariffe suburbane pubbliche. I percorsi e gli orari delle navette/shuttle sono stati lungamente studiati sulla base delle esigenze segnalate dalle famiglie, fino alla definizione del prospetto riportato di seguito. 22

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Bus C Bus D Bus E Bus F Bus G

Paravia 7:45 Piazza della Repubblica 7:40 – Porta Garibaldi 7:50 – Arco della Pace 8:00 Cadorna 7:45 – Baracca 8:00 Amendola 7:45 – QT8 8:00 Pagano 7:40 – Ippodromo 8:00 Frattini 7:30 – Piazza del Rosario 7:45 – De Angeli 8:00 Missori 7:45

SERVIZIO DEL MATTINO - SECONDA CORSA ARRIV0 PER LA PRIMARY SCHOOL

Bus H Bus I

QT8 – 8:30 Cadorna 8:15 – Baracca 8:25 – Pagano 8:30 – Amendola 8:40

*Fermata aggiuntiva in Paravia 8:15/8:20 – il bus verrà identificato prima dell’inizio dell’anno scolastico

Per gli studenti della Primary School che arriveranno con i fratelli maggiori al primo turno saranno organizzate attività specifiche, come il Breakfast Club opzionale.Questo il prospetto delle navette pomeridiane per il rientro dopo le lezioni. Le fermate di arrivo verranno comunicate prima dell’inizio dell’anno scolastico.

AFTERNOON SERVIZIO DEL POMERIGGIO (approssimativamente 30 minuti di viaggio per il centro di Milano)

PRIMA CORSA SECONDA CORSA ULTIMA CORSA

Partenza alle 16:00 (Venerdì alle 15:10) Partenza alle 17:00 (Venerdì alle 16:00) Partenza alle 18:00 (Venerdì alle 17:00)

Rimarrà disponibile per tutte le famiglie che ne faranno richiesta il tradizionale servizio di trasporto porta a porta. La richiesta dovrà essere inoltrata alla scuola al momento dell’iscrizione al nuovo anno. Come raggiungere il Campus, in auto Accompagnare i figli a scuola con mezzi propri sarà più facile e veloce. Per esempio, da Piazza Amendola, seguendo le indicazioni per le autostrade direzione Laghi/Venezia, in poco più di 10 minuti si raggiungerà la nuova sede. Il nuovo Campus si trova dopo circa 300 metri dalla fine della recinzione dell’Ospedale Sacco. Per venire incontro alle esigenze dei genitori ci sarà la possibilità di accogliere gli studenti fin dalle 8 del mattino.

L’ampio parcheggio interrato di 5.000 mq, permetterà ai genitori di sostare senza l’ansia di cercare parcheggio e/o parcheggiare in seconda fila. Una volta accompagnati i ragazzi, potranno inoltre usufruire del comodo Bar/Café situato al Piano Terra.

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Di tumore al seno si può guarire Intervista al Prof. Paolo Veronesi

L'

abilità del medico, vero cireneo della vita sociale moderna , nel comunicare con il paziente rappresenta un aspetto determinante della sua competenza clinica, nell'interezza della dimensione professionale ed etica. Tuttavia i pazienti spesso denunciano uno scarso coinvolgimento. Professore, le pazienti con un tumore al seno che a lei si rivolgono, sono animate da istanze urgenti che vanno indagate e risolte : quale è il tipo di approccio più idoneo in casi simili? “E’ importante che la diagnosi sia rapida e precisa. Per questo oggi occorre un approccio “integrato” pluridisciplinare, che coinvolga il chirurgo senologo, il radiologo e l’anatomo patologo. Fatta la diagnosi si deve definire il percorso terapeutico migliore, che nella maggior parte dei casi prevede l’intervento chirurgico come primo passo”. La diagnosi oggi comporta una tecnica altamente specializzata: non rischia di lasciare il paziente all'anonimato dell'apparato clinico? Come indirizzare la paziente ad un Centro di eccellenza? “Il percorso diagnostico e terapeutico deve sempre essere “personalizzato”, ogni paziente ha una storia sua che deve essere compresa e valutata dal 24

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Prof. Paolo Veronesi Associato in Chirurgia Generale Università degli Studi di Milano Direttore Unità Chirurgica Senologica Integrata Istituto Europeo di Oncologia Presidente Fondazione Umberto Veronesi

medico di riferimento. E’ poi importante che, soprattutto per patologie oncologiche, ci si rivolga ad un centro altamente specializzato e non all’ospedale più vicino a casa: un trattamento inadeguato può compromettere il risultato finale e ridurre in alcuni casi le possibilità di guarigione. Per questo oggi la tecnologia ci aiuta, grazie ad Internet, ad esempio cliccando sul sito di Sportello Cancro, iniziativa della nostra Fondazione (Fondazione Umberto Veronesi)“. Perché alcune donne colpite dal cancro al seno sopravvivono e altre soccombono? Quanto influisce la voglia di lottare o addirittura smentire una diagnosi infausta?

“Nascondere una diagnosi può portare solo ad un peggioramento della malattia, mentre è importantissimo affrontare la malattia con energia e con la determinazione a guarire: solo cosi si ottengono risultati brillanti, grazie alla collaborazione tra i l tumore della mammella è oggi una malattia guaribile nella maggior parte dei casi. Molto dipende però dalla precocità della diagnosi. Un piccolo carcinoma, diagnosticato grazie alla mammografia e/o all’ecografia in fase preclinica (cioè prima che diventi palpabile) ha possibilità di guarigione elevatissime, intorno al 98%. Più le dimensioni aumentato più aumentano i rischi di ripresa della malattia a distanza di tempo. Oltre alle dimensioni ed al coinvolgimento dei linfonodi ascellari (il cosiddetto “stadio” della malattia) sono importantissime le caratteristiche biologiche: esistono tumori più “aggressivi” ed altri biologicamente più “tranquilli”: questo si riflette sia sulla prognosimedici e la paziente”. E' giusto comunicare ottimismo sulla diagnosi di tumori? “E’ meglio essere pessimisti sulla diagnosi, prevedere sempre l’ipotesi peggiore in modo da non trovarci impreparati ad affrontarla. Dobbiamo invece essere ottimisti sulla prognosi, per ottenere la massima collaborazione della paziente, che di fronte ad

una prognosi infausta potrebbe cadere in uno stato di depressione assolutamente controproducente. E poi oggi, fortunatamente, siamo in grado di controllare la malattia per periodi lunghissimi anche quando già avanzata”. Che relazione c'è tra lo stile di vita occidentale e il tumore al seno? Spesso le cattive abitudini alimentari si trascinano sin dai tempi dell'infanzia; quanto incide l'alimentazione in relazione alll'insorgenza del carcinoma mammario? “Lo stile di vita occidentale purtroppo è responsabile dell’elevata incidenza del carcinoma mammario. E’ dimostrato da tempo infatti che le popolazioni che vivono in paesi a bassa incidenza di carcinoma mammario (i paesi meno industrializzati) quando migrano in paesi dove l’incidenza è elevata, nel giro di poco tempo corrono gli stessi rischi della popolazione residente. Non è ancora del tutto chiaro quali siano i fattori di rischio in gioco, ma sicuramente l’alimentazione gioca un ruolo determinante. Una dieta ricca di grassi animali ma soprattutto di calorie porta ad un aumento di rischio. Il consiglio quindi è soprattutto quello di mangiare “poco”. Come si è andata evolvendo negli anni la strategia chirurgica conservativa?

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“Grazie agli studi milanesi, che hanno introdotto la chirurgia conservativa negli anni ’80, oggi è anche possibile conservare i linfonodi ascellari, utilizzando la tecnica del “linfonodo sentinella”, sulla quale abbiamo la più grande esperienza al mondo. La possibilità poi di anticipare al massimo diagnosi, trovando piccoli carcinoma non ancora palpabili, ci consente di effettuare interventi chirurgici “mirati” dopo aver localizzato la neoplasia con un tracciante radioattivo (la cosiddetta tecnica “ROLL”) con danni estetici quindi assolutamente nulli. Anche nelle malattie più avanzate, grazie alla continua collaborazione con i colleghi chirurghi plastici, siamo in grado di offrire trattamenti che consentono sempre e comunque risultati estetici soddisfacenti, in modo da mantenere in ogni paziente quella integrità fisica indispensabile per una vita di relazione normale”. Una donna operata al seno vive con disagio questa realtà in una società in cui l'immagine conta molto e in cui , per essere vincenti e avere successo, bisogna essere ' belle ': lei cosa ne pensa e quali sono i consigli che rivolge alle sue pazienti nel decorso post-operatorio? “Grazie alla chirurgia cosiddetta “oncoplastica” che prevede la costante collaborazione tra chirurgo oncologo e chirurgo plastico, oggi possiamo offrire 26

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interventi chirurgici per carcinoma mammario che non solo non compromettono l’estetica della mammella ma spesso addirittura la migliorano. Le donne quindi particolarmente “motivate” a migliorare l’aspetto del seno possono quindi trovare le risposte che cercano anche se si trovano ad affrontare una malattia oncologica. Questo aiuta inoltre, dal punto di vista psicologico, a distrarre l’attenzione sulla malattia spostandola su aspetti più “frivoli” ma per molte donne altrettanto importa Diagnosi precoce e prevenzione per il tumore al seno: a che età è consigliabile farla, quali sono i sintomi? “E’ opportuno iniziare ad effettuare una ecografia mammaria una volta l’anno a partire dai trentacinque anni e dai quaranta in poi associare anche la mammografia. Questo ovviamente in assenza di sintomi, con lo scopo di arrivare ad una eventuale diagnosi prima della manifestazione clinica. Il sintomi più frequente è il riscontro palpatorio di un nodulo o un indurimento della mammella. Non vanno trascurate però eventuali secrezioni di siero o di sangue dal capezzolo. In questi casi ci si deve rivolgere rapidamente allo specialista”. Lei è Presidente della Fondazione Umberto Veronesi che sostiene, tra le molteplici iniziative

a favore della ricerca scientifica e l'assegnazione di borse di studio, c'è anche la sperimentazione della tecnologia HIFU-ultrasuoni focalizzati ad alta intensità: ce ne vuole parlare? “La nostra Fondazione ha messo a disposizione dell’Istituto Europeo di Oncologia una macchina che permette di distruggere i tumori ecograficamente visibili attraverso un fascio di ultrasuoni ad alta intensità. Questo funziona bene per alcune neoplasie in sede addominale, non raggiungibili chirurgicamente, ed è in corso di sperimentazione anche per i tumori della mammella con lo scopo, in futuro e per tumori di piccole dimensioni, di poter evitare l’intervento chirurgico.” Per concludere una domanda sulla terapia del dolore: al malato oncologico e ai suoi rapporti con la società, sono oggi dedicati molti studi. Nella malattia e nel dolore il malato si scopre attento al proprio corpo, come restituirlo al mondo? “Ogni paziente ha diritto di non soffrire. Per questo il nostro istituto è un “ospedale senza dolore”, il dolore è bandito, sia nella fase dell’intervento chirurgico sia nell’eventuale malattia avanzata. Abbiamo a disposizione i farmaci ed i mezzi per eliminare il dolore, dobbiamo usarli sempre. Un paziente che non

soffre può fare una vista “normale” anche se portatore di una malattia oncologica, che oggi fortunatamente si riesce in molti casi a “cronicizzare”, consentendo sopravvivenze molto più lunghe rispetto al passato. Ma la vita in più deve essere vissuta pienamente, senza dolore e senza limitazioni funzionali: questo deve essere un imperativo per tutti coloro che si occupano di oncologia.” Sergio Puttini

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La vera storia dell’aids? Un capitolo ancora tutto da scrivere

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a vera storia dell’AIDS comincia dalla Conferenza Italiana sull’AIDS e sui Retrovirus (Firenze, 2729 Marzo 2011), che si è svolta sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, del Ministro della Salute, della Regione Toscana, della Provincia e della Municipalità di Firenze, delle Università di Firenze e Roma, delle società scientifiche nazionali, del Servizio Sanitario Nazionale e di organizzazioni coinvolte nella lotta contro l’AIDS. È ben noto che, per oltre 25 anni, l’opinione di scienziati cosiddetti “dissidenti”, quali Peter H. Duesberg ed Henry Bauer, non è stata mai accolta nelle conferenze dell’establishment medico internazionale e tutte le voci che hanno messo in serio dubbio il ruolo del virus Hiv nel provocare l’AIDS, sono state sistematicamente messe a tacere. Associazioni per un riesame scientifico dell’ipotesi Hiv/AIDS, come“Rethinking AIDS”, non sono mai state invitate a partecipare. Su questa deplorevole condizione è stata finalmente scritta la parola “fine” a Firenze, con il riconoscimento formale ed ufficiale dei contributi di scienziati come Duesberg, Bauer, Fiala, Kohenlein, Rasnick, Nicholson, Morucci, Ruggiero, Galletti, Branca, Punzi e Mandrioli, tutti scienziati che hanno posto in serio dubbio il ruolo del virus Hiv nel causare l’AIDS. Infatti, le loro comunicazioni sono state accettate per la presentazione al congresso, dopo un 28

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regolare procedimento di revisione da parte di esperti (“peer reviewing”) ed i relativi abstracts sono ora pubblicati su un fascicolo speciale di “Infection”, una rivista scientifica sulle malattie infettive, che è la pubblicazione ufficiale di quattro autorevoli società scientifiche. Per la prima volta, in più di 25 anni, affermazioni come: “L’Hiv in sé non è la causa dell’AIDS” o “Non esiste un gold standard per i tests sull’HIV” o ancora, “I farmaci anti-retrovirali come l’AZT non curano né prevengono l’Hiv o l’AIDS”, sono state riconosciute come ipotesi scientificamente plausibili e degne di essere presentate e discusse nell’ambito di conferenze scientifiche sponsorizzate dall’International AIDS Society. Se il Comitato Scientifico che ha valutato le quattro comunicazioni dei cosiddetti “dissidenti”, deve essere lodato per integrità scientifica e apertura mentale, non meno deve esserlo il Comintato Organizzativo per aver accettato“Rethinking AIDS” come Associazione legittima, coinvolta nella lotta contro l’AIDS (e non come una “banda di rinnegati”)! Di fatto, l’Organizzazione del congresso ha accettato un membro italiano di “Rethinking AIDS”, il professor Marco Ruggiero, come rappresentante qualificato della comunità Hiv/AIDS, concedendogli la registrazione gratuita e l’accesso a tutti gli eventi, inclusa la sontuosa

serata di gala a Palazzo della Signoria, sede della famiglia dei Medici, durante il Rinascimento. Giova, a proposito del congresso di Firenze, ricordare che Galileo Galilei, il fondatore del metodo scientifico moderno e martire del cieco dogmatismo che negava le sue idee, bollandole come “eretiche”, era Toscano. In questa circostanza, Firenze (la Toscana) ha ancora una volta dimostrato la sua supremazia nella Scienza, dichiarando che la lotta contro l’AIDS non può essere privata di idee rivoluzionarie che sono state ciecamente bollate come eretiche per tanti anni. Da ora in poi, le ipotesi di scienziati come Duesberg e Bauer non potranno più essere liquidate con leggerezza come “illusione dei negazionisti”, poiché esse hanno un proprio posto nella storia dell’AIDS; e, per converso, tutti coloro che metteranno in dubbio il ruolo centrale dell’Hiv nella genesi dell’AIDS, non dovranno più temere di essere additati come “negazionisti” (e irresponsabili… e banditi!).

Il vento del cambiamento, che soffia da Firenze, consentirà agli scienziati di focalizzare la propria attenzione sul principale responsabile della malattia: il sistema immunitario, con l’ovvio, ma anche, fino ad ora negletto, scopo di riportare a normalità la sua funzione. E il ricostituirsi di un normale sistema immunitario, consentirà all’organismo di sbarazzarsi del (molto probabilmente innocuo) virus, nel giro di poche settimane. Per quanto riguarda i singoli contributi dei “negazionisti” oggi “riabilitati” (perché il Sistema ha ammesso i propri errori!), riportiamo di seguito i link, i riferimenti bibliografici ed un breve sommario dei contenuti, al fine di dimostrare, se ve ne fosse mai bisogno, che la vera Scienza non solo non deve mai smettere di dubitare, ma deve accuratamente evitare di cercare fondamento e sostegno in certezze o, peggio, dogmi. È del tutto evidente, a conclusione di questa sintesi sulla “vera storia dell’AIDS” (ancora tutta da scrivere e da raccontare!), che qualcuno ha mentito e ci ha ingannato su questa malattia e, magari sempre più in segreto, aspira a continuare su questa strada, anche dopo che il congresso di Firenze ha finalmente deciso di sdoganare i “negazionisti” e aprire la comunità scientifica alla verità. Ma ben al di là e oltre le considerazioni fatte, ri-

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mane, per la scienza moderna, l’onta di aver trattato da eretici, quando non da veri e propri criminali irresponsabili, ricercatori di grande valore morale e intellettuale che in Duesberg hanno avuto un punto di riferimento, un leader e un esempio da seguire, nella ricerca come nella vita. A questa vergogna la Scienza non può porre riparo se non additando come parassiti e anti-scienziati quanti hanno lucrato sull’inganno e sulla paura della gente e restituendo a Peter Duesberg quanto gli è stato tolto… per salvare almeno la forma, dal momento che non esiste risarcimento per il danno arrecato alla dignità umana e professionale di uno studioso di grande valore umano, culturale e morale, come Peter Duesberg. Membro onorario della National Academy of Sciences, Peter Duesberg era stato insignito dell’onorificenza di “outstanding scientist”, e premiato, per questo motivo con un super finanziamento settennale dal National Institute of Health per le sue ricerche sugli oncogeni, che tra l’altro, lo avevano portato sulla soglia dell’assegnazione del premio Nobel per la Medicina. Tutto questo, gli era stato riconosciuto proprio da quell’establishment che lo ha poi miserabilmente condannato quando lui ha deciso di dire la verità sull’AIDS; perché? Lasciamo la risposta alla coscienza di chi legge… ma non vogliamo e non 30

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• dobbiamo dimenticare, se Scienza e Verità ci stanno veramente a cuore! E proprio per non dimenticare, restituiamo a Duesberg quanto gli è stato indebitamente tolto! Assegniamo di nuovo, allo scienziato, il Nobel per la scoperta del primo oncogene (premio che gli spettava di diritto), ma anche uno per aver sopportato in solitudine (o solo con uno sparuto manipolo d’eroi) il peso di una verità (quella sull’AIDS) che il resto dell’umanità non riusciva a sopportare e uno, infine, per averci dato la possibilità di guardare oltre il nostro limitato orizzonte e la speranza di riuscire a debellare l’AIDS in maniera efficace e definitiva. RESULTS OF EPIDEMIOLOGICAL SURVEILLANCE OF AIDS CASES IN TUSCANY L’articolo in questione giunge alle seguenti conclusioni: • La sorveglianza sui nuovi casi di AIDS è lo strumento migliore per la lotta alla malattia

Questo è dimostrato proprio dai dati della Toscana con 10 decessi per anno, nel 2008 -2009, su una popolazione totale di più di 4 milioni di residenti. La sopravvivenza, nei pazienti che fanno uso di droghe per via endovenosa, è costantemente inferiore a quella di altri gruppi di pazienti. Considerevoli progressi nella cura della malattia, possono essere realizzati riducendo o eliminando la tossicità legata all’impiego di droghe per iniezione endovenosa.

META-ANALYSIS AND UPDATE ON THE GENERAL AIDS EPIDEMICS PREDICTED FOR AFRICA • Secondo le “stime” di Chigwedere, basate su dati del WHO, negli anni tra il 2000 e il 2005, l’AIDS avrebbe dovuto uccidere 1.800.000 sudafricani, ad un tasso stabile di circa 300.000 individui all’anno • Sorprendentemente, il WHO non cita mai casi di AIDS in Sudafrica dal 1996 al 2007 e Statistics South Africa, attribuisce all’AIDS solo 10.000 morti all’anno, tra il 2000 e il 2005; ossia 30 volte meno di quanto previsto da Chigwedere! • Considerati gli incrementi stabili nelle popolazioni del Sudafrica, dell’Uganda e dell’Africa sub sahariana, dove si riscontra un’elevata prevalenza di anticorpi anti HIV, l’HIV non può essere considerato un virus killer, dal punto di vista demografico. TOWARD IMPROVEMENTS IN HIV EPIDEMIOLOGY • Grande incertezza, nella diagnosi di HIV, è stata generata dalla mancanza di un test standard di riferimento. • Come conseguenza, dati di regioni diverse non possono essere paragonati, nel caso in cui, come sempre avviene, vengano usati tests diversi. • Pertanto, gli sforzi maggiori devono essere con-

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centrati nella preparazione di campioni puri di HIV, che rappresentino il “gold standard” per tutte le misurazioni. • L’incapacità, fino ad ora mostrata, nel risolvere questo fondamentale aspetto della diagnostica, ha prodotto un gran numero di problemi; tra gli altri: stime conflittuali sulle infezioni e le morti per HIV, modi di trasmissione della malattia, solo in apparenza drasticamente differenti da nazione a nazione o da continente a continente, confusione nell’inquadramento di certe condizioni (lipodistrofia o nefropatia), come associate all’Hiv o associate all’AIDS. Quelli elencati sono solo alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato una vicenda scabrosa e disonorevole, per la vera Scienza e il cui epicentro è stato proprio lo scienziato da molti ancora oggi ritenuto il nuovo Copernico della medicina e della virologia. La storia personale di questo scienziato, che si può ritrovare nel sito appena citato e nel suo sito personale dice più di ogni altra parola. Difficile sintetizzare la sua produzione scientifica, dal momento che Duesberg ha al suo attivo oltre 140 pubblicazioni scientifiche sulle riviste internazionali a più alto Impact Factor. Quattro sono, invece, i suoi libri scritti sull’AIDS ed i titoli sono molto significativi: 1. “Inventing the AIDS 32

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virus”; 2. “AIDS: virus or drug-induced?”; 3. “Infectious AIDS: have we been misled?”; 4. AIDS: The good news is HIV doesn’t cause it; the bad news is recreational drugs and medical treatments like AZT do”… chi sia veramente interessato alla verità sull’AIDS, troverà, nella produzione letteraria di questo scienziato, una fonte inesauribile di dati e informazioni in netto contrasto con quanto l’establishment medicoscientifico ci sta raccontando sull’argomento da oltre 25 anni!!! Parlare, poi, del vaccino anti AIDS, invano promesso per oltre 25 anni, richiederebbe, forse, un intero trattato…! Col benestare dell’editore, ci ripromettiamo di farlo in uno dei prossimi numeri di questa rivista.

Sistemi Holter

Domenico Mastrangelo, Cosimo Loré, Giovanni Grasso Dipartimento di Scienze Biomediche Università degli Studi di Siena)

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LA RICERCA BIOMEDICA NELLA MEDICINA E NEL SOCIALE Angelo Selis

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el breve percorso di quarant’anni la biomedica ha fatto passi enormi. Nata intorno agli anni ’70 gradatamente si è imposta come ampissima scienza ingegneristica a stretto contatto col mondo sanitario e sociale. Oggi possiamo dire che la biomedica non è più una sconosciuta materia scientifica. Un po’ più difficile è individuare una singola specializzazione nel biomedico, paragonabile a quella del medico specialista, in quanto esistono innumerevoli possibilità per il biomedico di potersi interessare di qualcosa di diverso a seconda delle necessità. Anche la diversa tipologia di studi effettuati al Politecnico caratterizzano la specifica preparazione del biomedico, per fare un esempio un ingegnere meccanico avrà studiato le parti anatomiche del corpo umano prevedendo lo studio di protesi, dell’ergonomia e dei movimenti mentre un ingegnere elettronico avrà molta più dimestichezza con le apparecchiature diagnostiche e apparecchiature elettromedicali in genere, con il cuore, con il cervello, con i neuroni, carpendone i deboli segnali. Interessati alla scienza biomedica possiamo trovare anche laureati non ingegneri come ad esempio il laureato in chimica e nelle tecnologie della biomedica. E’ interessante lavorare in gruppi di ricerca dove molti specialisti in varie discipline confluiscono nello 36

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studio di un problema che li vede accomunati e coinvolti. Basti pensare ad una ricerca per il progetto di una apparecchiatura per la conta delle cellule con la separazione di quelle di interesse e quindi lo stabilirne il numero, facendone la conta, milioni di cellule contate dal laser. In questo tipo di ricerca interviene il fisico, il biologo, l’ingegnere biomedico, il biochimico e i diversi specialisti medici. Si può pensare allo studio dei trapianti con la conoscenza perfetta dell’organo, della sua conservazione, del trasporto, dell’immissione in un organismo diverso, del rigetto. Ma oltre al trapianto la ricerca va avanti con la progettazione e la costruzione di nuovi organi con l’uso

delle cellule staminali e non solo, si usa il cad per stampare l’organo in versione tridimensionale a misura del soggetto ricevente. Tutto ciò sembra fantascienza ma è realtà. Si costruisce il modello tessendone i contorni con cellule staminali, una stampante senza inchiostri. Ma ora si va oltre, si entra con le nanotecnologie nella molecola, la si scruta e la diagnostica è fatta non nel macroscopico ma nell’immediatamente piccolo, elementi di contrasto evidenziano la presenza di parti piccolissime dell’organismo, la diagnostica fotonica è la scienza del progresso emergente, con la spettrografia la luce entra spavaldamente nella diagnostica mirata scalzando tra non molto quella parte di diagnostica invasiva che immette veleni nell’organismo come radiazioni o con il perturbare tessuti e membrane con l’immissione degli ultrasuoni. Per gli studi sulle nuove tecnologie, oltre all’ingegnere biomedico, è basilare la presenza del medico specialista che conosce bene quell’organo e parte di esso, del biochimico, dell’anestesista, dell’ematologo, del biologo e dei vari operatori. Un gruppo di ricerca può richiedere la partecipazione di vari dipartimenti universitari e di tantissimi specialisti. Insieme lavorano con serietà e costanza e chi trasgredisce è immediatamente eliminato, senza pietà, se non subito ma di certo verrà se-

gnalato negativamente per le successive ricerche. Nella ricerca scientifica oltre alla preparazione occorre la volontà nel perseverare e nell’essere pronto a fare la sua parte quando necessita, con immediatezza e senza risparmiarsi nel sacrificio che non risulta tale se c’è passione e amore. Quasi sempre una ricerca scientifica comporta la pubblicazione del lavoro effettuato, per i vari partecipanti in comune o parzialmente. Spesso all’ingegnere biomedico interessa lo sviluppo della parte di ricerca che lo ha visto coinvolto, dei risultati ottenuti guardando lontano per il prosieguo o per l’abbandono. Si parla di abbandono di un tipo di ricerca quando quel filone non ha più nulla da dare o superato dagli eventi come può essere la procedura diagnostica, il protocollo vigente, la tecnica utilizzata. L’abbandono dispiace ma a volte è necessario, ci sono nuove prospettive e vanno colte, un ramo secco non produce, occorrono nuove gemme e la mente spazia e le trova e le coltiva, le fa crescere facendo nascere la nuova tecnica e il nuovo filone di ricerca e il tutto si evolve, si conquistano risultati e si lasciano nel passato i risultati conseguiti per produrre il futuro. Ciascuno del gruppo recepisce il risultato nel suo campo e parla del prossimo futuro agli altri e nasce il nuovo gruppo, pronto a varcare nuovi

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LIFEBILITy AwARD -LIONS

confini e la ricerca con queste belle menti va avanti, scienziati votati al sacrificio e al servizio degli altri. Ma ne vale la pena, per chi fa questo lavoro, con la purezza dell’animo, è stupendamente bello. L’ente di ricerca, l’industria e l’Università sono molto interessati alle varie sfaccettature della ricerca effettuata. Per un prosieguo o perfezionamento sarà molto importante conoscere profondamente i singoli passi effettuati e per questo sono di grande aiuto i vari meeting che si effettuano periodicamente, passo dopo passo, avendo una piena cognizione di ciò che si sta facendo e cosa occorre fare. In ogni meeting ciascun componente relazione agli altri ciò che lui ha fatto, il commento dei risultati e le sue eventuali osservazioni. Ciascuno comunica agli altri con estrema serenità il suo fatto e da farsi e si continua. Con loro crescono i giovani che vengono coinvolti, imparano l’arte. Nel pensare a una ricerca scientifica biomedica non si deve essere limitati al solo aspetto sanitario ma vi sono altre tipologie di studi che portano ad altri tipi di risultati. Si pensi alla costruzione di un robot che possa essere di ausilio in un’abitazione ma anche in un’industria e in particolare di interesse e di ausilio per determinati tipi di pazienti. Sono ricerche che hanno un grande impatto nel 38

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sociale. Una carrozzina per portatori di handicap gravi è il tipico esempio di ricerca avanzata al fine di risolvere il problema a misura per quel paziente ma alla fine per fornire il benessere sociale. Si pensi alle varie applicazioni pensate per leggere la mente in pazienti con lesioni cerebrali e metterli in condizione di potersi far comprendere non avendo possibilità di parlare. Gli elettrodi leggono il pensiero e i segnali biomedici vengono tradotti in simboli sullo schermo determinando la composizione di una frase facendo parlare il paziente carpendone il pensiero. Spesso il paziente “più fortunato” utilizza le labbra per dare dei comandi con l’ausilio di soffi a cadenza diversa in una cannuccia o anche con il movimento delle pupille o ancora con l’abbassamento delle palpebre nel linguaggio in codice personalizzato che ricorda moltissimo l’alfabeto morse inteso a scandire una lettera ma anche una parola, una frase. I confini sembrano illimitati e in effetti lo sono. Le possibilità di ricerca sono innumerevoli, è un percorso senza fine e il biomedico rappresenta un anello di una catena infinita di persone che si prendono per mano per progredire e dare benessere ad altri che non conoscono ma di cui sanno quali sono le necessità e i bisogni. Angelo Selis

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giugno 2013 si è concluso il Lifebility Award Lions 2012-2013 e a ottobre si riparte con il Lifebility Award Lions 2013-2014. Informazioni sul sito www.lifebilityaward.com In un periodo di regressione economica come quella che stiamo vivendo appare quasi irreale per i giovani, per lo più laureati in varie università italiane, poter avere l’opportunità di partecipare a un concorso dove si premiano le migliori idee progettuali con la possibilità di vedersi proiettati nel mondo del lavoro. Per gli addetti ai lavori non è un compito facile poter discernere tra 183 progetti pervenuti e sceglierne 36, 6 progetti per ogni sezione. Le sezioni di partecipazione del premio Lifebility Award Lions sono: Energia e Ambiente, Trasporti e Mobilità, Comunicazione, Immagine e Design, Bioingegneria e Biotecnologie, Nutrizione e Qualità della vita, Turismo e Beni Culturali I partecipanti selezionati e quindi finalisti hanno già acquisito tutti come premio la partecipazione al corso di preparazione di un Business Plan e la possibilità di essere affiancati ciascuno da un Tutor che lo ha seguito fino alla compilazione del Business Plan e la presentazione dello stesso progetto alla Giuria preposta all’assegnazione dei premi disponibili.

Sono stati premiati i seguenti progetti, con premi diversi dagli stage: CATEGORIA ENERGIA E AMBIENTE Primo classificato: “Dammi un “PIEZO” di energia” di Carlo De Gregorio, laureato presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio Chieti/Pescara, e Stefania De Gregorio, iscritta al corso di Dottorato di Ricerca presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio Chieti/Pescara, che hanno vinto il carnet di voucher per lo start up d’impresa offerto da Make a Cube e dai professionisti Lions. Il progetto si focalizza su un sistema di energia rinnovabile basata su piezoelettrici. CATEGORIA TRASPORTI E MOBILITA’ Primo classificato: “APP per segnalare problemi di trasporto, soluzioni e priorità” di Vincenzo Alfano, laureato presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha vinto il carnet di voucher per lo start up d’impresa offerto da Polihub Milano e dai professionisti Lions. La proposta è di creare una app per smartphone che permetta ai cittadini di segnalare problemi.

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CATEGORIA COMUNICAZIONE, IMMAGINE E DESIGN Primo classificato: “Joboxes” di Ludovico Mainieri, iscritto all’Università Cattolica di Milano, che ha vinto € 5.000,00 lordi. L’obiettivo del progetto è quello di fornire una piattaforma partecipativa per studenti, lavoratori occupati e disoccupati, professionisti, aziende, università, ecc., in modo che possano interagire tra loro per favorire l’outsourcing, il benchmarking e la visibilità del proprio profilo. CATEGORIA BIOINGEGNERIA E BIOTECNOLOGIE Primo classificato: “Chitosano/PEtU-PDMS/ ePTFE: tessuto multistrato trattamento ustioni” di Giorgio Iviglia, laureato presso il Politecnico di Torino, che ha vinto € 5.000,00 lordi. Soluzione per chi subisce ustioni, che funge da barriera protettiva durante il trasporto in ospedale, o da utilizzare dopo la rimozione del tessuto danneggiato dall’ustione in attesa del nuovo innesto di tessuto sano. CATEGORIA NUTRIZIONE E QUALITA’ DELLA VITA Primo classificato: “Indicatore di freschezza per surgelati” di Cristian Fracassi da Brescia, lau40

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reato presso l’Università degli Studi Brescia, che ha vinto € 5.000,00 lordi. L’idea propone di inserire all’interno di ogni confezione di surgelati un dispositivo semplice ed economico, in grado di rilevare qualsiasi variazione di temperatura dannosa per la qualità dell’alimento selezionato. CATEGORIA TURISMO E BENI CULTURALI Primo classificato: “Giardino dei Sensi/Museo da ascoltare” di Daniele Angelotti, laureato presso l’Università degli Studi di Firenze, che ha vinto € 5.000,00 lordi. Il progetto è concepito per garantire l’autonomia di persone con deficit visivo all’interno di luoghi d’arte e cultura quali appunto giardini e musei.

Di seguito vengono segnalati i vincitori degli stage: VINCITORI STAGE ALL’ESTERO Sebastiano Cadè da Bergamo, laureato presso l’Università degli Studi di Bergamo, è stato premiato con uno stage all’estero presso PROMOS;

Maria Romilda Marsiglia di Cosenza, laureata presso l’Università della Calabria, è stata premiata con uno stage all’estero presso BMW East Europe.

VINCITORI STAGE IN ITALIA Daniele Smoglica da Torino, laureato presso il Politecnico di Torino, è stato premiato con uno stage presso Autostrade Milano Serravalle; Marlene L. Martinelli da Milano, laureanda presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, è stata premiata con uno stage presso Olivetti; Paola Canonico da Pisa, laureata presso l’Università di Pisa, è stata premiata con uno stage presso Bracco; Andrea Costantini da Ascoli Piceno, laureando presso l’Università Politecnica delle Marche, è stato premiato con uno stage presso Cubit; Davide Ballerio da Varese, laureato presso l’Università dell’Insubria di Varese, è stato premiato con uno stage offerto da Fondazione Carsana presso Elemaster di Lecco; Claudia De Masi da Lecce, laureata presso l’Università degli Studi di Pavia, è stata premiata con uno Stage presso GE.RI.;

Fabio Fornaroli da Milano, laureando presso l’Università degli Studi di Milano, è stato premiato con uno stage presso ATM; Grazia Rosaria Santanocito da Catania, laureanda presso l’Università Bocconi di Milano, è stata premiata con uno stage presso Santander Private Bank. Matteo Carpani da Parma Laureato in Scienza della Gastronomia presso l’Università di Parma è stato premiato con uno stage presso ZEPTER

Consiglio ai prossimi partecipanti di focalizzare bene il progetto verificando l’originalità dell’idea nel mondo mediante internet. Se esiste qualcosa di simile stabilirne la differenziazione con la propria idea e ancora l’originalità con la descrizione del progetto dal punto di vista di fattibilità evidenziandone la conoscenza tecnica e l’attuazione in termini di programmazione attuativa, economica e temporale, in modo da pervenire ad una fattibilità reale. Il Comitato Lions Lifebility Award è disponibile a recepire un progetto ancor prima della presentazione ufficiale in modo da poter consigliare il/i partecipante/i sulle rettifiche da apportare, il tutto dal punto di vista formale. Angelo Selis

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118: IL PRESENTE ED IL POSSIBILE FUTURO

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l Servizio di Emergenza Sanitaria 118 è stato istituito con DPR 27 marzo 1992 e successivamente regolamentato con norma di dettaglio nel 1996 (17.05.’96), attraverso Atto d’Intesa Stato-Regioni (cosiddette Linee Guida Guzzanti). L’applicazione nelle varie Regioni delle norme nazionali è stata caratterizzata da una estrema variabilità attuativa, anche in relazione alle caratteristiche orografiche ed a precedenti organizzazioni locali della rete dell’Emergenza Sanitaria. Attualmente, in alcune Regioni sono in corso procedure di adozione del cosiddetto “NUE 112” Direttiva 2002/58/CE (es. Lombardia), nel rispetto del cosiddetto “Decreto Gentiloni” (30.12.03 n. 366), che all’art. 1 recita: “… Accesso al servizio 112 NUE 1. Dal centoventesimo giorno successivo all’entrata in vigore del presente decreto tutte le chiamate originate dalle reti telefoniche fisse e mobili verso i numeri di emergenza 112 e 113, devono essere consegnate ai punti di interconnessione con il formato di «Routing Number» di cui all’allegato 1 del presente decreto secondo le tempistiche di attivazione per Provincia previste in allegato 5. L’operatore al quale è affidata la raccolta delle chiamate verso i numeri di emergenza 112 e 113 è tenuto a garantire per un periodo di 24 mesi che le chiamate siano consegnate anche nel caso in cui per42

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vengano ai punti di interconnessione secondo le modalità tecniche in uso prima dell’entrata in vigore del presente decreto...”. Nei quasi 20 anni di esperienza sul campo, il SEUS 118 ha raggiunto traguardi di eccellenza, soprattutto con la co- struzione e lo sviluppo dei cosiddetti “network per patologia”, che si sono concretizzati nell’attivazione della rete dell’IMA, stroke, politrauma. Ciò è stato possibile con l’applicazione delle nuove tecnologie digitali di trasmissione delle immagini e di refertazione da remoto dei tracciati Ecgrafici. Un esempio di eccellenza è rappresentato dalla realizzazione del percorso IMA nel territorio della Provincia di Lecce, dove a fronte di circa 830.000 abitanti sono state espletate 1400 angioplastiche primarie dal febbraio 2010 ad oggi, con un tempo medio di accesso diretto presso il laboratorio di emodinamica di 40’

(door to hub). Inoltre, gli operatori 118 sentono sempre più irrinunciabile la costruzione di una Politica della qualità per il Sistema di Emergenza-Urgenza Territoriale 118. Infatti, la costruzione ed elaborazione di un Servizio Sanitario di “prossimità” passa attraverso la consapevolezza del ruolo svolto da tutto il personale operante nel Sistema 118, avendo come motivazione “suprema” il conseguimento e soddisfacimento della Mission e quindi dei requisiti attesi dal pazientecliente. Per ottenere ciò, tutto il personale, nessuno escluso, dovrà essere coinvolto nelle dinamiche del Sistema tralasciando presunzione ed autoreferenzialità ed abbracciando la soddisfazione del lavorare insieme, in equipe, in gruppo con il massimo senso di appartenenza e collaborazione, concependo il lavoro non unicamente in funzione della soddisfazione economica ma anche e soprattutto per appagare il proprio “gusto di lavorare”, di “condividere”, di “sentirsi utile”. La politica della Qualità presuppone, quindi, un lungo

percorso, spesso ostacolato non solo da fattori economici e burocratici, ma anche da pregiudizi, senso di insoddisfazione e di impotenza. E’ in tali contesti che emerge la determinazione, la perseveranza, la tolleranza, l’inno- vazione, in definitiva i fattori critici di successo di un’organizzazione. Per poter descrivere un percorso di miglioramento continuo di una Organizzazione, bisogna partire dall’attuale Standard di prodotto. Nello specifico, bisogna disegnare lo Standard del Sistema 118 nel territorio servito e procedere con strategie di miglioramento continuo attraverso l’analisi dei processi. Orbene, una delle leve fondamentali è rappresentata dalla formazione di tutto il personale, che dovrebbe passare attraverso il coinvolgimento contemporaneo di più figure profes- sionali (es. medici ed infermieri insieme) secondo le precipue competenze di ognuno. Non bisogna, infatti, dimenticare che l’infermiere può, nell’ambito del SEUS 118, espletare i cosiddetti “atti medici delegati” nel rispetto dei Protocolli operativi e delle direttive del Medico di Centrale Operativa 118. In questo modo si costruiscono percorsi di condivisione delle procedure tra operatori, a prescindere dai “titoli accademici” e passando dal sapere al “saper fare” monitorando continuamente gli esiti ed interve-

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nendo nei processi con gli opportuni interventi correttivi. Quindi la vera politica della qualità si costruisce insieme attraverso sollecitazioni top down e bottom up, all’insegna di forti motivazioni del personale, vocato alla gestione dell’Emergenza Sanitaria Territoriale, in cui bisogna spesso gestire emergenze tempo-dipendenti (stay ed play) senza alcun apporto esterno, come piuttosto avviene in ambiente ospedaliero. Pertanto, viene sentita sempre più la necessità di operare con personale proveniente dalla cosiddetta “area critica”, dopo un congruo periodo di addestramento ed di esperienza specifica di provata efficacia. Altra questione, non ancora risolta in molte Regioni, è quella relativa all’assenza di governo unitario del Si44

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stema di Emergenza Regionale, che necessita di un organismo (Azienda, dipartimento Regionale?) gestionale/organizzativo delle componenti tecniche di Sistema per la realizzazione di uno “standard di prodotto”, teso ad offrire al Cittadino/paziente il miglior Servizio possibile nel rispetto delle strategie di politica sanitaria Regionale. Dr. Maurizio Scardia Spec. Anestesia e Rianimazione Direttore DEU 118 - ASL LECCE

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Perché c’è la guerra valutaria

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a guerra valutaria è la prosecuzione del protezionismo con altri mezzi. Il paese che abbassa il tasso di cambio, il prezzo della sua valuta in termini delle altre, acquista un vantaggio competitivo temporaneo perché riduce in un sol colpo i prezzi dei suoi prodotti e rincara quelli dei paesi importatori. È come se a questi ultimi fosse imposto un dazio trasversale ed indiscriminato. La caratteristica di una guerra valutaria è, come nel vecchio protezionismo, la ritorsione. I paesi aggrediti reagiscono con controsvalutazioni e la guerra di tutti contro tutti si risolve in un gioco a somma zero. Il termine guerra valutaria è stato usato per la prima volta nel 2010 da Guido Mantega, il ministro delle finanze del Brasile che ha accusato gli USA di svalutare il dollaro attraverso una politica monetaria espansionista ed esportare inflazione nei paesi emergenti. Il governatore della Bundesbank Jens Weidmann ha di recente criticato l’escalation della “politicizzazione” dei tassi di cambio che si è intensificata con la recente decisione del Giappone di svalutare lo yen. Il primo ministro Shinzo Abe ha lanciato la sua l’offensiva con questa dichiarazione: “ Le manovre dei paesi, in primis l’America, per deprezzare il cambio rafforzeranno inevitabilmente lo yen. È per noi vitale contrastare questa politica” (vedi: “Global

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Currency Tensions Rise”, Wall Street Journal, 23.12.12). In effetti, dal 2008 in poi le principali banche centrali hanno pompato nel sistema 10 trilioni di dollari (per dare un senso a questa cifra assurda basti pensare che è pari alla somma del PIL della Cina e dell’Italia) con l’effetto di aumentare la tensione nel mercato dei cambi. Le guerre valutarie non sono una novità nella storia: il deprezzamento monetario è la scorciatoia per aumentare la quota di export sul PIL e accumulare riserve in divise estere per pagare i debiti. La guerra attuale presenta però caratteristiche nuove. A rivelare la meno ovvia è stato, inconsapevolmente, proprio Abe: “Un cambio di 90 yen contro il dollaro (era 84.26), ha affermato, aiuterebbe gli esportatori giapponesi. Se il dollaro è sopra 85, le imprese che fino ad ora non hanno pagato le tasse [perché non

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essendo competitive non fanno profitti, ndr], ora pagheranno le tasse” [Ibid.]. Traduzione: per un governo super indebitato un settore d’esportazione florido rappresenta fonte di reddito tassabile. Poiché le politiche monetarie e fiscali finora non hanno avuto effetti, non rimane che usare politica del cambio in funzione predatoria all’interno e all’esterno. La svalutazione competitiva è diventata una tecnica per appropriarsi del reddito dei paesi importatori e scaricare sulle loro spalle il servizio di debiti crescenti. Inoltre, poiché con la svalutazione si importa inflazione si debella la deflazione e si riduce il valore del debito interno. Nella realtà questa guerra fredda, non è altro che un mezzo per evadere l’attuazione di misure impopolari di austerità, come ad es. i tagli alla spesa pubblica. La dinamica della guerra valutaria e le sue conseguenze possono essere comprese solo risalendo alla sua causa originaria: il persistente deficit della bilancia commerciale americana.

IL TRILEMMA Durante il periodo di Bretton Woods (1944 al 1971) basato su gold exchange standard (valute convertibili in dollari e dollari in oro), le svalutazioni erano sporadiche perché il mondo godeva di un discreto 48

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sviluppo economico e il sistema aureo, pur manipolato, limitava l’inflazione monetaria che precorre la svalutazione. Quando nel 1971 gli USA dichiararono il dollaro inconvertibile imponendo il dollar standard iniziò l’era del doppio deficit americano, quello di bilancio e quello commerciale. Fino a quell’epoca gli USA erano stati il maggior creditore e esportatore ma la situazione si capovolse. Poiché l’economia mondiale si espandeva e i pagamenti internazionali avvenivano in dollari di cui l’America era l’unico emittente, il solo modo con cui il resto del mondo poteva ottenerli era esportare verso gli USA mantenendo un surplus commerciale nei loro confronti. D’altra parte, per rendere disponibili i dollari, ovvero per garantire la liquidità internazionale, gli USA dovevano esportare dollari verso il resto del mondo e questo era possibile con un deficit commerciale permanente. Il privilegio di emettere la valuta globale permise agli USA di finanziare il gap commerciale semplicemente coniando la valuta, al contrario del resto del mondo che, per importare, doveva esportare. Fu così che gli USA diventarono il maggior importatore e debitore mentre il resto del mondo esportatore e creditore netto, accumulando un eccesso di riserve in dollari.

Fin dai primi anni ‘60 l’economista belga Robert Triffin aveva anticipato le contraddizioni implicite nell’uso di una valuta di riserva unica formulando il famoso trilemma. Secondo Triffin, per un paese dotato di valuta di riserva era impossibile soddisfare allo stesso tempo tre obiettivi: assicurare la liquidità mondiale, avere un deficit commerciale permanente e mantenere la stabilità valutaria. In termini più tecnici, il trilemma è l’impossibilità di combinare insieme una politica monetaria indipendente, un libero movimento di capitali e un cambio stabile. Si possono scegliere solo due opzioni escludendone la terza, incompatibile con le altre. Gli USA, infatti, hanno adottato le prime due ma rinunciato alla terza, la stabilità del dollaro. Il trilemma vale però per tutti. Ad es. la fissazione della parità del tasso di cambio (peg), che è strumento di politica monetaria, non è compatibile con libertà di movimento di capitali. È il caso della Cina che per mantenere la parità col dollaro deve imporre all’interno un controllo dei capitali. Se non lo facesse flussi e deflussi finanziari destabilizzerebbero la parità. Per contro, si può avere libera circolazione di capitali e politica monetaria autonoma insieme, rinunciando però al controllo del cambio che deve

fluttuare liberamente. È il caso della sterlina inglese. Infine se si opta per la libera circolazione dei capitali e il cambio stabile, si deve rinunciare ad una politica monetaria autonoma. Ed è il caso dei paesi dell’eurozona. Ma quest’ultimo è diventato anche il caso della Svizzera. Poiché dal 2008 al 2011 il franco si era rivalutato notevolmente rispetto all’euro, mettendo a rischio la competitività svizzera, la Swiss National Bank ha dovuto, impegnarsi a vendere franchi contro euro per impedire la rivalutazione del franco. In altre parole è come se la Svizzera avesse adottato l’euro rinunciando, in conformità al trilemma, a una politica monetaria indipendente. Il costante deficit commerciale americano che obbliga il resto del mondo ad accumulare riserve in dollari trascina verso il basso la piattaforma valutaria mondiale. Il resto del mondo deve adattarsi alla discesa deprezzando le valute (o impedendone l’apprezzamento) attraverso l’espansione della base monetaria. Il grado di svalutazione di una valuta rispetto all’altra dipende dalle relative velocità di creazione monetaria nei rispettivi paesi, sia che il trilemma implichi un cambio fluttuante sia una parità fissa. Ad esempio, per svalutare la sterlina, è sufficiente che la Banca d’Inghilterra ne aumenti l’offerta e lasci fluttuare il cambio che, deprezzandosi rispetto

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alle altre divise, permetterà di vendere più prodotti inglesi. Viceversa per rendere i prodotti svizzeri più a buon mercato di quelli europei è necessario fissare il cambio con l’euro e far aumentare la circolazione dei franchi affinché con meno euro si acquistino più franchi. Quando la Cina aumenta le esportazioni verso gli USA, i dollari che riceve rivaluterebbero lo yuan destabilizzando la parità con il dollaro se la banca centrale cinese non intervenisse creando yuan per comprare l’eccesso di dollari. In sintesi, quando un paese apre il rubinetto della propria valuta il resto del mondo deve fare altrettanto ma ciò significa anche aumentare l’inflazione mondiale, creare bolle finanziarie e squilibri commerciali (global imbanances). Ma c’è dell’altro. Gran parte delle riserve in dollari non restano oziose nelle casse dei paesi esportatori ma ritornano negli USA per essere investiti sopratutto in buoni del tesoro. Pertanto il resto del mondo concorre a finanziare il loro debito. Se ciò non avvenisse il dollaro colerebbe a picco e le riserve delle banche centrali si azzererebbero con perdite enormi. Paradossalmente, mentre tutti sono interessati a mantenere lo status quo verso il dollaro, concorrono a svalutarlo. Il trilemma a cui ogni paese si conforma crea nel sistema monetario un circolo vizioso e un’instabilità 50

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esplosiva che rende ogni investimento aleatorio e il futuro sempre più incerto.

VINCITORI E VINTI Ciò che è passato inosservato è l’enorme espropriazione di risorse che un’instabile valuta di riserva infligge ai paesi esportatori. Per lungo tempo il resto del mondo non si è reso conto del fatto che i surplus che accumulava era proporzionale alle perdite che subiva perché le sue ragioni di scambio peggioravano a favore del dollaro. Non solo finanziava il debito americano ma abbatteva il valore del suo credito verso gli USA. Il Giappone è stata la vittima più colpita da questo fenomeno. Il maggiore detentore di riserve in dollari per quasi un trentennio, cioè tra il 1974 e il 2000, ha ignorato che oltre due terzi del loro valore era andato in fumo per la corrispondente riduzione di valore del dollaro. Purtroppo Tokio seguì ciecamente la cura dei dottori keynesiani del tesoro e della banca centrale americani che convinsero il paziente che le riserve valutarie non erano necessarie a pagare i debiti dal momento che si poteva farlo ricorrendo ai deficit di bilancio!! L’immenso debito che il Giappone ha accumulato durante quel periodo e la sua rovina si spiegano solo in questo modo. Oggi la decisione di svalutare lo yen che com-

porta uno stimolo (1.2 trilioni di bond entro il 2014) pari al doppio di quello americano, per un’economia che ne vale un terzo, equivale a sparare sul paziente. Man mano che lo yen si svaluterà gli investitori si disferanno del debito giapponese per comprare quello degli USA e dell’Europa rafforzandone le valute, con ciò intensificando la guerra valutaria. L’eurozona, infatti, con una disoccupazione a livelli record non starà certo con le mani in mano perché un euro forte le prosciugherebbe il reddito da esportazioni, unica fonte di sviluppo rimastale. Oggi il maggiore detentore di riserve in dollari (3 trilioni) è la Cina e sa bene quanto la sua posizione sia precaria. Ma poiché è diventata la piattaforma produttiva americana e un hub industriale che produce oltre il 20% della produzione mondiale ha creato le premesse per candidare lo yuan/renminbi a valuta di riserva convertibile. Prevedendo la crisi valutaria sta diversificando le sue riserve in particolare con l’oro di cui è diventato anche il maggior produttore mondiale e il cui uso è incoraggiato nel paese. Alla fine, potrebbe essere proprio il metallo giallo l’unico vero vincitore di questa guerra assurda. È significativo il fatto che le riserve mondiali di dollari da un picco del 71.5% nel 2001 siano scese al 62% nel 2012. Questo significa che il mondo si sta

avviando verso un sistema di riserve multiple in concorrenza fra loro. Il dollaro canadese e australiano sono già state classificate dal FMI come valute di riserva. Ma qualunque sia il nuovo ordine monetario mondiale, sarà la Cina a dettare le condizioni. I suoi recenti accordi di scambi commerciali con l’Arabia Saudita e le altre nazioni arabe per diversi miliardi di yuan e il fatto che fra i BRICS le transazioni non avvengano più in dollari, sono sintomatici della decadenza del biglietto verde che potrebbe retrocedere a semplice valuta locale. Con la conseguenza che, se Londra è stata la capitale finanziaria del XIX secolo, New York del XX, Shanghai potrebbe diventare quella del XXI. Ma, tale evoluzione, se avverrà, dovrà attraversare una perturbazione mai vista prima d’ora nella storia mondiale. L’attuale guerra valutaria non è una via d’uscita alla crisi per nessuno. È l’equivalente di una reazione nucleare incontrollata e inarrestabile che renderà il mondo sempre più inospitale a chi vuol produrre, risparmiare creando ricchezza e lavoro. Alla fine il sistema monetario esploderà perché senza valute stabili e affidabili l’economia mondiale non può funzionare. Tuttavia la maggior parte dei governi continua a ignorare la realtà. Ma non potrà ignorarne le conseguenze. Gerardo Coco

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Un nuovo strumento di comunicazione: FACEBOOK

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uando si parla di comunicazione, è forte la certezza che esistono mezzi sempre più aggiornati (semmai a difettare è la voglia di relazionarsi). Negli ultimi anni si è imposto un nuovo strumento di grande impatto comunicativo e con possibilità impensate per stabilire contatti, mantenere relazioni, crearne di nuove: ci riferiamo al social network facebook. E’ un fenomeno, prima dominio di pochi pionieri, oggi alla portata di tutti, un gioco che calamita tutti: se non ci sei, non sei visibile. Rappresenta una bella opportunità per conoscersi, per confrontarsi su argomenti di comune interesse, per ristabilire un contatto che si pensava perduto, per alimentare relazioni a distanza. Gli esperti hanno già messo in guardia dai pericoli che tale strumento può provocare: gestione inopportuna (o truffaldina) di dati altrui, giochi di identità, appropriazione di identità di altri. Per me c’è un

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altro pericolo non meno grave: spreco di tempo alla ricerca di illusorie amicizie virtuali. Uno strumento comunque positivo, magari più nell’ottica dello svago, che - se non opportunamente utilizzato - rischia di togliere tempo prezioso al lavoro, alla vita familiare, alle relazioni reali. Qualcuno potrebbe obiettare che proprio a partire da facebook si possono riprendere delle relazioni interrotte e rivedersi con qualcuno. L’esperienza su questo è più avara. E’ vero che certi contatti vengono ripresi, più difficile stabilirne di nuovi. Il tentativo c’è, ma rischia di sfociare nella banalità. Si cercano amicizie facendo riferimento a qualche nota accattivante nel profilo e a una foto (magari ritoccata), ma poi il dialogo sul filo della chat diventa banale, superficiale, frammentario, stringato, raramente duraturo, se non si basa su qualcosa di solido da condividere.

Con una persona che non conosci non puoi permetterti un discorso fluido e articolato. Magari è il primo passo di un rapporto, ma non il raggiungimento dell’obiettivo. Più proficuo diventa il rapporto seguito alla riscoperta di un vecchio amico, magari delle scuole medie, ma al di là di un generico aggiornamento sulla situazione familiare e professionale è in ogni caso difficile continuare il dialogo con una persona persa di vista venti o trent’anni prima. Qualche vantaggio lo ricevono i gestori di pizzerie nel caso dell’organizzazione di rimpatriate, ma con le agende feroci di tutti, diventa un’impresa mettere tanti attorno ad un tavolo. Facebook è il frutto di una comunicazione veloce, adeguata ai tempi, può favorire un incontro duraturo, ma per lo più gratifica nel breve periodo con la soddisfazione di qualche momentanea battuta ad effetto. Di fatto sostituisce la “piazza del paese”: quello che prima avveniva lì, ora accade in rete. La mancanza della dimensione fisica, però, instaura il fenomeno di mediazione del mezzo elettronico definito dagli esperti come “individualismi interconnessi”, che – evidenziando l’individualismo - mette in discussione le relazioni umane, in questo caso caratterizzate da instabilità, banalità, mancanza di regole, e così altera la socializzazione.

Si ricordano con nostalgia i periodi in cui esistevano delle agenzie apposite che, dietro compenso, davano gli indirizzi (ovviamente postali) di persone con cui corrispondere all’estero, per imparare meglio la lingua. Oggi internet ha risolto anche questo problema. La nuova tecnologia non ci spaventa, non la si ignora, la si utilizza perché si deve farlo, ma quanto è bello il vigore di una stretta di mano e il calore di un abbraccio: per definire una persona “amica” non basta l’etichetta di facebook su base tecnologica avanzata ma occorre costruire un rapporto personale, vivo e sentito. Agostino Picicco

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