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L’ISPIRAZIONE DI SAN FRANCESCO NELL’ENCICLICA "FRATELLI TUTTI"

L’ispirazione di San Francesco in "Fratelli Tutti" L’ISPIRAZIONE DI SAN FRANCESCO NELL’ENCICLICA FRATELLI TUTTI

Sr. Sheila Kinsey, FCJM

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Sr. Sheila Kinsey, FCJM, Suore Francescane, Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. E’ la Co-segretaria Esecutiva della Commissione JPIC delle due unioni UISG-USG.

Sr. Sheila Kinsey, FCJM

Originale in Inglese

Introduzione.

Quella che segue è la riflessione di una suora francescana sull’Enciclica “Fratelli Tutti”. Ho cercato di cogliere lo spirito dell’enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale dalla prospettiva francescana. Allo stesso modo, anche voi potete leggere il messaggio dell’enciclica attraverso il carisma della vostra congregazione.

Riflessione sulla “Fratelli Tutti”

Per la sua ultima enciclica, Fratelli Tutti, Papa Francesco ha cercato nuovamente l’ispirazione di San Francesco. Per noi religiosi, è una nuova opportunità, per contribuire a seminare questo messaggio di fraternità e di amicizia sociale, in una chiesa e in un mondo che hanno urgente bisogno di rispondere a questa chiamata, di fronte alle sfide che incontriamo oggi.

Per aiutarci a generare la nostra risposta, Papa Francesco ci chiede di misurare la fecondità personale dei nostri semi di bontà attraverso tre domande: 1) Quali forze positive ho liberato? 2) Quanta pace sociale ho seminato? 3) Che cosa ho prodotto nel posto che mi è stato affidato?” (FT 197)

Cerchiamo di rispondere insieme! San Francesco parlava dal profondo del suo cuore integro e unificato. Era coerente nelle sue riflessioni e cercava il consiglio dei suoi compagni più fidati. Egli crebbe gradualmente nella comprensione della sua vocazione, passando dalla ricostruzione fisica della chiesa di San

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L’ispirazione di San Francesco in "Fratelli Tutti"

Damiano (1 Celano 18) alla costruzione della Chiesa di Dio.

Per essere messaggeri entusiasti, abbiamo bisogno che la nostra vita sia integrata con il messaggio del Vangelo, la buona notizia. È per noi un percorso continuo, da fare giorno per giorno. Dobbiamo accostarci a quanti vivono ai margini e permettere loro di percepire un senso di appartenenza. Riflettendo sul Buon Samaritano, vediamo che il tempo è un dono prezioso che possiamo fare agli altri. Possiamo anche cercare di difendere il benessere degli altri rispettando la loro dignità, convinti della necessità della loro inclusione.

Ci viene chiesto di tendere appassionatamente la mano nell’incontro e nel dialogo. Dobbiamo abbracciare quanti vivono nell’isolamento e accoglierli come appartenenti alla nostra casa comune, proprio come San Francesco abbracciò il lebbroso (2 Cel 9) e si rese conto a posteriori di aver baciato il volto di Cristo. Non si trattò di un semplice evento, ma di un percorso di apprendimento su come accompagnare, curare e sostenere i più fragili e vulnerabili. (FT 64) Una rivoluzione della tenerezza che è nel DNA dell’essere francescano.

Francesco è il paradigma di una persona di pace. Egli cercava la pace dentro di sé e invitava gli altri a fare lo stesso. Le sue parole “pace e bene” erano un’esortazione a creare un luogo di pace per tutti sulla Terra. Questa pace si estendeva a tutto il creato e comprendeva aspetti ecologici, sia ambientali che sociali.

Dobbiamo cercare dei modi di agire in cui l’unità prevalga sul conflitto. Francesco risanò il conflitto tra il sindaco e il vescovo di Assisi cantando, insieme ai cittadini di Assisi, un verso del “Cantico delle Creature” alla presenza dei due avversari (MP 101). Papa Francesco ci chiama a comportarci, nelle nostre preoccupazioni politiche, nello stesso modo in cui ci comportiamo con le nostre famiglie. Ci chiede di considerare le controversie con gli avversari politici come consideriamo le dispute in famiglia, dove le gioie e i dolori di ciascuno dei membri sono fatti propri da tutti. (FT 230) La diversità delle nostre opinioni deve essere vista nel contesto dell’amore e dell’integrità delle nostre posizioni. Siamo incoraggiati a creare luoghi in cui il dialogo è possibile perché nasce dal rispetto della dignità intrinseca delle persone e dal desiderio di costruire una casa comune. Oggi “c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia.” (FT 225)

Il bene che siamo chiamati a realizzare nella missione che ci è stata affidata, richiede sia una risposta personale basata sulle nostre competenze, capacità e opportunità, sia una risposta collettiva. Non si può rispondere una volta per sempre, ma giorno per giorno. La gente di Assisi racconta che Francesco, quando parlava alla folla riunita fuori da San Rufino, rimaneva in preghiera per tutto il tempo necessario a condividere il messaggio del giorno. La folla sapeva

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di dover aspettare.

Ci viene chiesto di essere costantemente aperti agli altri, qualunque sia il nostro compito nella vita. Siamo chiamati a diffondere amore. Rispondere è un imperativo morale. Rispondiamo dal nostro spazio interiore, perché siamo contemplativi in azione. Questo legame è talmente integrato da costituire un’azione sacra che interconnette tutta la creazione. Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità. “Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. (FT 77)

Ora è tempo che il nostro spirito francescano contribuisca alla vitalità della nostra Chiesa. San Francesco e noi, suoi seguaci, contribuiamo ad attualizzare la realtà dell’interconnessione di tutta la creazione. Egli cantava le sue lodi per tutto il creato e mentre camminava, rimuoveva perfino i vermi dalla strada, perché non fossero calpestati. Tale era la sua capacità di passare dalle parole ai fatti!

Francesco riuscì a dialogare con Al Kamil, un musulmano, anche durante i combattimenti delle crociate. Entrambi erano aperti l’uno all’altro e il posto speciale che i francescani hanno tuttora in Terra Santa è dovuto a questo incontro. Oggi ci viene chiesto di accogliere tutte le opportunità di dialogo che ci vengono proposte. Allo stesso tempo, ci viene chiesto di promuovere una “cultura dell’incontro”. Ciò significa che “come popolo ci deve appassionare il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti”. (FT 216)

Dobbiamo rispondere a tutto quello che ci viene chiesto in questo momento. È importante credere nel potere dinamico di tutta la nostra Famiglia Francescana, che è migliore della somma delle nostre parti. Mentre ognuno di noi dà il suo umile contributo, ci rendiamo conto che “è grande nobiltà esser capaci di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri, con la speranza riposta nella forza segreta del bene che si semina” (FT 196), sapendo che “la statura spirituale di un’esistenza umana è definita dall’amore”. (FT 92)

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