Scena 98

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LIBRI & TEATRO DI DANIELA ARIANO

GIUSTO PER DIRE di Patrizia La Fonte [...] L’esperienza pratica mi ha prima costretta, poi appassionata, a sviluppare percorsi rapidi ed efficaci per far acquisire e fissare la corretta pronuncia dei suoni insieme alla gestione del respiro e dei risonatori per un bell’italiano parlato. È appunto quest’esperienza che vorrei mettere a disposizione dei lettori. Senza la pretesa di aver colto verità indiscutibili sulla linguistica o di aver scoperto la perfetta pedagogia, tuttavia mi sono nel tempo formata dei punti di vista personali che sono pronta a difendere con energia, e ho messo a punto un metodo che ritengo ragionevolmente ottimo, confortata dai risultati ottenuti sul ‘campo’: il metodo ortofonico imitativo. [...] Il mondo del teatro ha le sue regole. Una di queste è che si lavora per un periodo più o meno lungo con un gruppo di persone, attori, regista, scenografo, musicista, fonico, direttore delle luci ecc., sapendo che presto, terminato il lavoro in palcoscenico, ci si dividerà di nuovo per inseguire ognuno le proprie avventure e la propria vita. Personalmente, come drammaturgo di compagnia, ho trascorso forse dei periodi più lunghi di quanto capita ai miei colleghi operatori dello spettacolo con alcune compagnie, occupandomi della stesura o dell’adattamento di vari testi. Però il momento fatidico dell’addio arriva sempre, ed è come abbandonare un messaggio in bottiglia su una spiaggia e sperare che qualcuno prima o poi lo raccolga. È una parte di sé che si lascia andare, spesso con rimpianto, in pochi casi con sollievo. Cosa resta dopo? A volte il nulla. Ci sono persone che non vedo e non sento da anni nell’assoluta indifferenza. Altre volte resta un filo sottile di nostalgia, un affetto che si estende al di là del silenzio cui la vita ci condanna, per mancanza di tempo o per difetto d’iniziativa. Da anni mi sveglio la mattina dicendomi: devo chiamare Tizio, devo scrivere a Caia, ma poi la vita mi travolge e le persone con cui ho condiviso pezzi di me si allontanano sempre di più. In altri rari casi, invece, l’amicizia resta salda, anche se ci si vede poco e a volte ci si conosce anche poco. Per dire, la mia amica con la A maiuscola, quella che sento tutti i giorni e con cui condivido gioie e dolori, è un bravo e schivo medico dentista che nulla ha a che fare col mondo dello spettacolo. Le amicizie nate tra il palcoscenico e la vita, invece, sono forse più superficiali, ma ognuna di esse nasce e si nutre di stima, di ammirazione e di simpatia, tutti sentimenti che mi legano da alcuni anni a Patrizia La Fonte. Bravissima attrice, valente drammaturga e insegnante di lingua italiana parlata, Patrizia è un’artista poliedrica e generosa, e queste doti le esprime anche nei suoi scritti. Il suo Giusto per dire, guida poco teorica e molto pratica per l’italiano parlato, è tante cose in un libro solo. Innanzi tutto, come evidenzia il sottotitolo, illustra il “metodo ortofonico imitativo”, ossia un metodo innovativo per imparare a parlare bene in italiano. All’interno ci sono molti esercizi (di respira-

zione, di postura, di pronuncia, ecc.) corredati dalle relative schede che permettono a chiunque, con un allenamento di pochi minuti al giorno, di ottenere un’ottima pronuncia, priva d’inflessioni e imperfezioni. Quindi, è un valido strumento di lavoro per docenti, scuole e corsi di recitazione e arte scenica. Ma Giusto per dire non è solo questo. È anche un lungo racconto fatto di vita, dove l’autrice mette in campo senza riserve la propria esperienza di attrice e d’insegnante. Con l’ironia tutta toscana che la contraddistingue, La Fonte ci prende per mano e ci accompagna sul campo minato della nostra lingua madre che lei conosce a menadito. Facendo quattro passi con il metodo ortofonico imitativo e altri quattro per la rieducazione ortofonica, l’autrice non ci molla mai e, tra un esercizio di lettura e l’altro, in cui c’insegna anche a parlare in pubblico, a non cadere nelle trappole della lingua straniera e a controllare la velocità di lettura, arriviamo sani e salvi e ben impostati all’Appendice. Giunti qui, tra racconti, curiosità, storia e un’arguta digressione sulla lingua madre e la lingua zia, ci possiamo finalmente rilassare, consci non solo di aver affinato la nostra dizione e la nostra conoscenza della lingua italiana, ma anche di aver arricchito il nostro bagaglio di emozioni positive. Infatti, uno dei pregi indiscussi di questo libro è che s’impara molto senza annoiarsi mai. L’autrice Patrizia La Fonte è fiorentina di nascita e romana d’adozione. Si forma attrice presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico, sperimentando poi altri linguaggi di spettacolo in Italia e a New York. Affianca al lavoro in teatro, cinema e televisione, l’attività di insegnante di lingua italiana parlata, dal difetto di pronuncia alla terzina dantesca. Svolge corsi e seminari in tutta Italia ed è docente per il corso di laurea in Recitazione all’Accademia Internazionale di Teatro di Roma. www.patrizialafonte.it

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