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IL MESSAGGIO DI HELEN MIRREN

DI FLAVIO CIPRIANI

DIRETTORE CENTRO STUDI UILT

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L’arte drammatica di domani sarà un atto sociale al quale ognuno darà il suo supporto

essenziali apportate nel ’900 da QUELLI CHE AMO DEFINIRE “I MARTIRI GENIALI”, confinati dalla società nei manicomi, esclusi, forse per una colpa assurda, la loro genialità scambiata per pazzia. In questo mese di febbraio ricorre la morte di APPIA NELSONO QUEI PENSIERI CHE DEFINISCO “RECUPERATI“ nel L’ANNO 1928. senso che esistono strutturati e codificati in scritti storici ma NELL’ULTIMA SETTIMANA DI QUESTO MESE DI FEBBRAIO che emergono a volte, quasi per caso, EVIDENZIANDOSI con VIAGGIO IN COMPAGNIA DEI SUOI SCRITTI, “LA MUSICA E LA forza da testi conservati, appunto, dopo essere stati consumati MESSA IN SCENA” – “L’OPERA D’ARTE VIVENTE”, CHE SI da lettura, considerazioni e riflessioni. SONO EVIDENZIATI, RECUPERATI NELLA MIA MEMORIA. Certamente il testo come oggetto non ha la capacità di rag- Sicuramente non è possibile contenere in un breve articolo le giungerti fisicamente ma ti incontra richiamando la sua pre- teorie geniali di APPIA ma l’intento sarà quello di delinearne senza in un percorso in cui si può introdurre con una forza l’importanza e la modernità, nel senso che quelle intuizioni quasi magnetica che agisce sulla memoria. continuano ad agire nel pensare il teatro e mi riferisco alle La riflessione che mi impegna attualmente riguarda la “dram- teorie che riguardano il MOVIMENTO – LO SPAZIO, IL TEMPO maturgia del suono“ anche per l’occasione parallela dello ED ANCORA LA PAROLA E LA MUSICA, CHE SI CONCRETIZstudio sui TEATRI DEL SUONO iniziato con ENRICO PITOZZI ZANO IN QUELLA IDEA PERSEGUITA DA TUTTI I RIFORMATORI nel PERCORSO DI FORMAZIONE A DISTANZA del CENTRO PENSATORI DEL ’900 DI DARE AL TEATRO QUELLA RICONOSTUDI NAZIONALE ma anche l’altra occasione di formazione SCENZA CHE LO ANNOVERI NELLA DEFINIZIONE DI ARTE. che riguarda IL TEATRO SOCIALE con CRISTINA VALENTI e Le teorie innovative per il suo tempo, ma come dicevo attuali GERARDO GUCCINI. e presenti nella modernità, hanno come assunto principale e Bene, quel percorso attrattivo messo in atto dalla memoria, di pensiero fondante il considerare il teatro Arte e quindi avvicicui accennavo, mi parla e mi costringe ad agire: ADOLPHE narlo come arte nelle altre definite come “belle arti“, pitturaAPPIA – ATTORE MUSICA E SCENA, una delle riflessioni scultura-architettura ed anche poesia.

A questo punto si presenta una riflessione evidente e fondamentale nel pensiero di APPIA: queste arti, SONO DEFINITE IMMOBILI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO. L’arte drammatica può contenerle all’interno di una propria struttura, ma la domanda fondamentale sarà “come può farle proprie?”. «Ecco dunque gli artisti la cui attività riunita dovrebbe costituire l’apogeo dell’arte drammatica: un testo poetico definitivamente fissato, un dipinto, una scultura, una architettura e una musica definitivamente fissate. Collochiamo tutto questo sulla scena: avremo la poesia e la musica che si sviluppano nel tempo, la pittura, la scultura e l’architettura che si immobilizzano nello spazio e non si vedrà certo come sia possibile conciliare in una armoniosa unità la vita propria a ciascuna di queste arti». In questo ragionamento, che definisce e colloca le arti nel tempo e nello spazio, il problema sarà quello di trovare un elemento che possa unirle in un medesimo oggetto ma poi studiare come applicare quell’elemento alle diverse ARTI. Questa la risposta: «Il movimento, la mobilità, ecco il principio direttivo e l’elemento mediatore che regolerà l’unione delle nostre diverse forme d’arte per farle convergere, simultaneamente e in un elemento specifico, sull’arte drammatica». Ma ancora: «Il movimento non è un elemento, il movimento, la mobilità rappresenta uno stato, una modalità dell’essere. Si tratterebbe di vedere quali elementi delle nostre arti sarebbero in grado di perdere l’immobilità che è la propria, che li caratterizza. Il corpo vivente e mobile dell’attore rappresenta il movimento nello spazio, l’attore è il portatore del testo, senza movimento le altre arti non possono prendere parte all’azione. CON UNA MANO L’ATTORE SI IMPOSSESSA DEL TESTO E CON L’ALTRA STRINGE IN UN FASCIO LE ARTI DELLO SPAZIO, POI RIUNISCE IRRESISTIBILMENTE LE SUE MANI E CREA CON IL MOVIMENTO L’OPERA D’ARTE INTEGRALE». POSSIAMO sottolineare quella idea del ‘900 teatrale che mette al centro del fatto teatrale IL CORPO E IL SUO MOVIMENTO NELLO SPAZIO, in quella ricerca denominata RI-SCOPERTA DEL CORPO CHE RIPOSIZIONAVA AL CENTRO DELL’AZIONE DRAMMATICA UN CORPO IN MOVIMENTO E LA SUA PLASTICITÀ. «IL CORPO VIVENTE è pertanto il creatore di questa arte e detiene il segreto delle relazioni gerarchiche che ne uniscono i diversi fattori in quanto è a capo di essi. È dal corpo plastico e vivente che dobbiamo partire per ritornare alle nostre singole arti e determinarne il posto nell’ARTE DRAMMATICA». Credo sia estremamente interessante questa teoria di APPIA – CHE SI POTREBBE CONFIGURARE IN UNA FIGURA UMANA, UN ATTORE, CHE STRINGA IN UNA MANO LE TRE ARTI IMMOBILI, LE ARTI DELLO SPAZIO E NELL’ALTRA MANO LE ARTI DEL TEMPO, IL TESTO E LA MUSICA ED IL TENTATIVO DI VOLERLE IRRESISTIBILMENTE ASSOCIARE ALLE PRIME. «LE ARTI DEL TEMPO DISPONGONO LIBERAMENTE DEL TEMPO STESSO E LO DOMINANO». Per la prima volta emerge il concetto di SPAZIO MUSICALE che apre la strada agli studi moderni che riusciranno a dare alla musica uno spazio essenziale nella composizione drammaturgica, a considerarla come elemento DRAMMATURGICO. NEL SISTEMA DI APPIA LA MUSICA È UN PRINCIPIO ORDINATORE E RISOLVE L’OPPOSIZIONE TRA ESPRESSIONE E SIGNIFICATO ASSEGNANDO ALLA MUSICA L’ESPRESSIONE ED AL SIGNIFICATO LA PAROLA. «L’ATTORE IN QUANTO UNICO TRAMITE TRA L’OPERA E LA SUA TRADUZIONE SCENICA È DETERMINATO DALLA MUSICA E AL CONTEMPO DETERMINA TUTTI GLI ELEMENTI DELLA SFERA SPAZIALE, L’ATTORE NON PUÒ DETERMINA LA REALIZZAZIONE SCENICA SE NON MEDIANTE LA SUA PRESENZA VITALE, MEDIANTE I SUOI MOVIMENTI, MA LA REALIZZAZIONE SCENICA DEVE ESSERE LA TRASPOSIZIONE SPAZIALE DELLA MUSICA. NE RISULTA LA NECESSITÀ DELLA RINUNCIA AL RUOLO SIGNIFICATIVO DEL GESTO E LA CONSEGUENTE ASSUNZIONE DI UN RUOLO ESPRESSIVO CHE SI CONCRETA APPUNTO NELLA DANZA, NEL MOVIMENTO PRIVO DI DIRETTE FINALITÀ COMUNICATIVE MA CONDIZIONATO SOLTANTO DALLA CONSONANZA SPAZIALE ALLA SCANSIONE PROPORZIONALE DELLA MUSICA». (FERRUCCIO MAROTTI, dalla prefazione di “ATTORE MUSICA E SCENA” di A. APPIA). QUELLA frase che apre questa riflessione, ora ci può apparire comprensibile ed anzi profetica ed attuale, l’opera di arte vivente con al centro il corpo umano può essere tramite socializzante ed accendere quella necessità di fare teatro, un teatro sempre più vicino ad una dimensione sociale soprattutto in tempi di crisi e soprattutto nel nostro tempo.

FLAVIO CIPRIANI

Direttore Centro Studi Nazionale UILT

ATTORE, MUSICA E SCENA

Il volume raccoglie gli scritti di A. Appia da “La musica e la messa in scena” (1895) a “La messa in scena del dramma wagneriano” (1899), fino a ciò che, dell’attività teorica e artistica di Appia, costituisce il punto di arrivo: “L’opera d’arte vivente” (Ginevra, 1921). Nato a Nyon, nella Svizzera francese, da padre di origine piemontese e madre svizzera, l’architetto e scenografo Adolphe François Appia (1862-1928), è considerato uno dei maggiori innovatori della scenografia e della messa in scena teatrale, oltre che della concezione stessa del teatro. Disegni della serie “Spazi ritmici”: “I tre pilastri” (1909),“Terrazzo con tre pilastri” (1909), “Chiaro di luna“ (1909-1910), “I due pilastri”(1909). Gabinetto di arti grafiche del Museo d’Arte e Storia di Ginevra. Nella pagina accanto, “Spazio ritmico” per la ballata “Il Palombaro” di Friedrich Schiller (1909-1910). Deutsches Theatermuseum, Monaco di Baviera.

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