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Un esercito di scomparsi

Frosinone è seconda nel Lazio dopo Roma con ben 158 segnalazioni alle forze dell'ordine nell'anno appena trascorso

"L'aumento del numero delle denunce nel 2022, oltre a restituire l'ampiezza e la complessità delle dinamiche che caratterizzano il tema, rappresenta anche un importante segnale di fiducia nel lavoro svolto dalle istituzioni.

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E unitamente all'incremento dei ritrovamenti testimonia l'efficacia dell'azione svolta dal Commissario straordinario e da tutti gli attori che operano sul territorio: prefetture, forze di polizia e associazioni''. È quanto dichiarato dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi mercoledì al Viminale alla presentazione della XXVIII Relazione sull'attività svolta nell'anno 2022 dall'Ufficio del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse.

Numeri alti anche nel Lazio, così come in provincia di Frosinone: la Ciociaria, infatti, risulta essere la prima provincia dopo Roma, a livello regionale, per numero di denunce di scomparsa (158) ma anche per numero di persone che, a seguito di denuncia, non sono ancora state ritrovate e quindi vanno ancora ritrovate (84). Un dato sicuramente inquietante che rende palese quanto questo fenomeno sia allarmante.

Il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, il prefetto Antonino Bella, ha spiegato che lo scorso anno le denunce di scomparsa presentate alle Forze di polizia sono state 24.369, poco più di 9mila italiani e 15mila stranieri (molti minori). Una media di scomparsi pari a 67 persone al giorno, il 26,4% in più rispetto al 2021 (quando le denunce furono 19.269), di questi 47 sono minori di cui 36 stranieri e 11 italiani. E poco meno della metà di queste persone vengono poi rintracciate. Si registra anche un aumento dei ritrovamenti e, soprattutto, si evidenzia la riduzione dei tempi di rintraccio, a riprova che gli strumenti messi in campo nelle ricerche si stanno dimostrando efficaci. Un altro elemento che emerge dall'analisi della relazione concerne il progressivo aumento delle denunce di scomparsa di minori. Ma vediamo un po’ di dati, per capire meglio di cosa stiamo parlando.

Il 3,87% delle denunce di scomparsa nel 2022, nel nostro Paese, riguarda persone di oltre 65 anni di età e di queste 942 denunce la gran parte riguarda gli uomini. Il 91,83% è di nazionalità italiana, mentre l’8,17% riguarda cittadini stranieri. Nel caso di persone con più di 65 anni di età, si registra una percentuale di ritrovamenti dell’80,58%, per quanto riguarda gli scomparsi di nazionalità italiana, quasi quanto quella del 79,22% che riguarda cittadini stranieri. La percentuale di ritrovamento dei maggiorenni è del 70,99% e quella dei minorenni del 40,53%.

Il fenomeno, che ovviamente riguarda anche gli stranieri, è collegato anche all'arrivo di profughi in Italia per via della guerra in Ucraina. Infatti, l'Ufficio del Commissario straordinario ha svolto un continuo monitoraggio sulle denunce di scomparsa di minori arrivati dal Paese sotto attacco, registrando 70 denunce, pari allo 0,54% di tutte quelle relative ai minori scomparsi, con un incremento di 52 denunce rispetto al precedente 2021, quando le 18 denunce relative a minori ucraini erano pari allo 0,20% di tutte quelle

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dei minori.

Il Commissario Bella ha voluto sottolineare anche il prezioso contributo di tutti gli attori in campo per affrontare un fenomeno tanto complesso: prefetture, Forze di polizia, Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, il sistema di Protezione civile e gli enti locali e, non da ultimi, le associazioni, il terzo settore e i mezzi d’informazione.

''Quello delle persone scomparse rappresenta un fenomeno articolato che necessita di un’intensa attività di analisi mirata a indagarne le cause, con l'obiettivo di poterlo efficacemente affrontare anche in termini di prevenzione. In tale ambito - ha detto il ministro Piantedosi - assumono grande importanza le numerose partnership e collaborazioni avviate dall'ufficio del Commissario anche con università, istituti di cura, enti pubblici e privati''.

"La decisione assunta dal Governo con il DL 11/2023 di impedire di ricorrere allo sconto in fattura e di vietare alle pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti fiscali mette a repentaglio migliaia di imprese e decine di migliaia di posti di lavoro. Ancora una volta, senza alcun confronto con la rappresentanza della filiera delle costruzioni, vengono assunte decisioni che modificano le ‘regole del gioco’ a partita in corso. L’operazione appare tanto più scellerata se si considerano le motivazioni addotte come giustificativo basate su dati parziali e prive di una più ampia valutazione complessiva. Dalla sua conversione in Legge il Superbonus 110% ed il meccanismo di cessione del credito sono stati modificati oltre venti volte a cui si aggiungono ulteriori cambiamenti di rango secondario, circolari applicative, provvedimenti della Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate e centinaia di interpell”. Lo evidenzia Paolo Vecchio, presidente del Consiglio dell’Ordine Architetti della Provincia di Frosinone

“Una confusione che rischiano di pagare salato le migliaia di imprese ed i Professionisti che sono ormai al collasso ed in crisi di liquidità e la cui unica colpa risiede nell’aver utilizzato, in maniera corretta, le regole emanate dallo Stato che improvvisamente, di contro, si è ‘rimangiato’ la parola data rendendo impossibile la cessione dei crediti ed il proseguo dei lavori. Le decisioni assunte, senza minimamente occuparsi né risolvere il vero tema dei crediti bloccati, pongono una pietra tombale sul superbonus 110% favoriscono esclusivamente i ceti con maggiore capienza fiscale e mettono a rischio gli impegni assunti dalle famiglie per il miglioramento delle loro abitazioni”.

“I Professionisti che hanno garantito trasparenza e correttezza – aggiunge – spesso assumendosi responsabilità che non gli competevano e che si sono ritrovati in balia di richieste sempre più astruse e contraddittorie, si ritrovano, dopo queste ultime modifiche, a non poter più operare e tantomeno a concorrere al raggiungimento degli obiettivi di risparmio e di autonomia energetica che, almeno a parole, il Governo ha sempre dichiarato di voler perseguire”.

L’archietetto Vecchio, fa inoltre notare che “Ciò che altresì appare incomprensibile è l’atteggiamento ideologicamente orientato e sordo ad ogni appello da parte delle innumerevoli associazioni di categoria. A gran voce, da lungo tempo infatti, da ABI ad ANCE, dalle Associazioni Condominiali alle Reti delle professioni Tecniche, dagli Ordini Professionali a Confedilizia e a CNA, vengono richiesti interventi risolutivi rispetto al blocco nella cessione dei crediti”.

“Il Governo emana quest’ultima norma giustificandola con numeri parziali ma tacendo rispetto a quanto affermato, attraverso analisi e studi approfonditi, da primari Istituti quali fra gli altri NOMISMA e la LUISS Guido Carli. Analisi che dimostrano, di fatto, la sostenibilità economica e sociale della misura”.

“È altresì del tutto evidente – conclude – che l’applicazione della Legge sul Superbonus necessiti di correttivi sanzionatori in presenza di comportamenti poco virtuosi quali ad esempio sulle speculazioni dei materiali da costruzione. Gettare però via ‘il bambino insieme all’acqua sporca’ non pare una soluzione accettabile e tantomeno sensata”.

Prende il via il progetto

“50 anni di Fiat nelle scuole” promosso dal Consorzio Industriale del Lazio insieme al Comune di Piedimonte San Germano, alla Pro Loco di Piedimonte San Germano e con la collaborazione del gruppo Stellantis.

Il progetto punta a raccontare la storia dell’insediamento industriale tra i giovani del territorio che saranno, poi, chiamati a partecipare a un concorso per raccontare la loro visione industriale. Questa mattina si è svolto il primo incontro con le scuole di Piedimonte e nei prossimi giorni si proseguirà negli altri istituti della provincia che hanno aderito al progetto.

«Per il Consorzio Industriale del Lazio è particolarmente significativo celebrare e raccontare la storia del più importante insediamento produttivo della provincia di Frosinone – ha spiegato il Presidente del Consorzio Industriale del Lazio Francesco

De Angelis - Lo è innanzitutto perché dal 1972, ovvero dal momento in cui l’allora Fiat decise di investire su questo territorio aprendo lo stabilimento di Piedimonte San Germano, la storia industriale della Ciociaria è profondamente cambiata. Il gruppo automobilistico di Torino ha di sicuro portato benessere, direttamente e indirettamente, anche con la nascita di migliaia di piccole e medie aziende collegate a questa produzione industriale e che da allora fanno parte dell’indotto Fiat, oggi Stellantis. Migliaia di famiglie hanno vissuto e vivono grazie al lavoro generato dallo stabilimento di Piedimonte e delle altre aziende. Certamente

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