Il “cuore di pietra” di Novara: tra un vescovo e un architetto tro al Rosario con la prima pietra collocata da Bascapè nel 1599, che ospiterà anche il monumento funebre di Amico Canobio. Scrive Vassalli: «vi si affacciavano da una parte la chiesa di San Pietro Martire, allora ancora in via di costruzione, e il convento dei Domenicani; dall’altra, il tribunale del Sant’Uffizio». È qui che Antonia viene interrogata: «avvicinandosi al portone in legno scuro, con due leoni di bronzo per battenti, Antonia ebbe paura: si fermò; allora la signora Francesca, che la teneva per un braccio, la rincuorò e la sospinse. “Su, su”, le disse, “coraggio! Ormai ci siamo: non possiamo mica ritornare indietro! Prima entriamo e prima usciamo: non aver paura!”» Invece Antonia sarà condannata ingiustamente, torturata e incarcerata nel palazzo dei Paratici dentro il Broletto, dominato a nord dal duecentesco palazzo dell’Arengo con atrio porticato, decorato da un fregio cavalleresco della metà del 1200. È affiancato a sud dal palazzo del Podestà in stile gotico (all’interno la Galleria d’arte moderna Giannoni). Immaginiamoci qui una delle scene madri della Chimera: «Quando la “strega di Zardino” apparve in alto sulla Torre dei Paratici, nella prima ora po-
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La strega Antonia nella prigione del Broletto «Antonia fu trasferita, il 21 agosto, nella Torre dei Paratici che era l’antica torre del Broletto, cioè del palazzo del Comune di Novara prima che questo si riducesse ad essere com’è ora: soffocato dagli edifici che gli sono cresciuti addosso nel corso dei secoli, e senza torre. All’epoca della nostra storia, invece, il Broletto era un palazzo indipendente, attorno a cui correvano le strade; e la Torre dei Paratici, che s’alzava a sud, nella sua parte superiore era una prigione... aerea, di due stanze sovrapposte e raggiungibili per mezzo di una scala esterna, piuttosto ardimentosa. Speciali immagini devote, in quelle due stanze, avevano il compito di redimere i detenuti. Al piano superiore, destinato alle donne, era dipinto un Cristo Morto in braccio alla Madonna, mentre al piano di sotto, dov’erano tenuti prigionieri gli uomini, c’era il patrono dei carcerati, san Leonardo: entrambi gli affreschi, però, erano ricoperti di nomi, date, graffiti osceni, ed entrambi si vedevano poco, perché non c’erano finestre in quelle due stanze, soltanto feritoie che d’inverno venivano chiuse con la paglia, e allora buonanotte! Si restava al buio. D’estate poi le feritoie si riaprivano, e ci si tornava a vedere: ma chi entrava ai Paratici, qualunque fosse la stagione in cui ci arrivava, doveva attendere un po’ di tempo prima che i suoi occhi s’adattassero alla penombra; e così anche successe ad Antonia». (da La chimera)
meridiana di quel sabato 11 settembre in cui morì, c’era già in piazza Duomo una folla di sfaccendati che con il caldo e i discorsi avevano incominciato a eccitarsi, gridavano: “Dateci la strega! La bruciamo noi!”»
Due immagini del Broletto di Novara.