Palazzo Orsato a Casalserugo. Conoscenza e restauro

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I

Il ripristino della firmitas – il recupero della stabilità delle strutture che formano l’edificio – costituisce condizione necessaria alla possibilità di utilizzare un manufatto, e condizione sufficiente al perpetuare nel tempo la sua presenza e la sua immagine all’interno dell’abitato cittadino. La necessità oggettiva di raggiungere un grado di stabilità adeguato agli standard correnti e di rimuovere quello che viene percepito indistintamente a colpo d’occhio come stato di degrado, rovina, abbandono, senza compromettere l’immagine e il carattere dell’edificio, richiedono la predisposizione di alcuni strumenti di analisi dei fenomeni visibili di dissesto e degrado (fessurazioni, distacchi, aggressione da parte di microorganismi, depositi e concrezioni saline) al fine di comprendere quando si siano generati, da quali meccanismi dipendano e il loro grado di pericolosità per la stabilità attuale e futura dell’edificio. Su Palazzo Orsato è stata condotta una analisi dello stato di dissesto concentrata principalmente sul muro sud del nucleo originario. È stata predisposta una mappatura delle fessurazioni nella consapevolezza di dover limitare alla sfera del necessario gli interventi sulle strutture, senza forzarle a schemi strutturali non originari e senza compiere rimozioni di elementi non strettamente indispensabili, per preservare la testimonianza materiale 1 dell’edificio. Prima di procedere a descrivere il percorso compiuto per l’acquisizione dei dati e compiere le scelte progettuali di intervento, precisiamo che per “schema strutturale” si intende l’insieme delle strutture portanti (murature, elementi in legno e membrature in genere), la loro consistenza (materiali con cui sono state realizzate, modalità di posa, dimensioni) e il modo in cui le strutture sono collegate tra loro a dare la struttura completa così come appare ai nostri occhi.

Riconoscimento dello schema strutturale originario dell’edificio Le murature del nucleo originario di Palazzo Orsato sono del tipo “a sacco”, tecnica che può essere fatta risalire a modalità costruttive romane 2. Lo schema strutturale dell’edificio assegna all’involucro perimetrale la funzione primaria di sostegno e alle strutture in legno la funzione secondaria di organizzare internamente l’edi92

1

Per le definizioni di “carattere” e “testimonianza materiale” si veda F. DOGLIONI, La costruzione del progetto di restauro. Lezioni del corso di restauro architettonico “B” a.a. 19911992. 1ª parte. Caratteri del costruire in area veneta, Trieste 1992, p. 7.

2

Il modo di costruire murature presso i romani prevedeva la preparazione di paramenti esterni (in mattoni o pietra apparecchiati variamente “a opera listata”, “a reticolo”, “di testa”) e la costituzione di un nocciolo interno realizzato con getti a bancate successive di malta di calce mista a grandi supporti (cocci in laterizio, pietre) a formare un insieme strutturale in cui al nocciolo viene affidata funzione strutturale vera e propria. L’evoluzione della tecnica in epoca post-classica e medievale ha condotto a volte alla costruzione di forme “a sacco” in cui si osserva la perdita di funzione strutturale del nocciolo murario (e della qualità costruttiva con cui veniva realizzato) che diviene vero e proprio riempimento, e l’affidamento del ruolo strutturale ai paramenti esterni. cfr F. DOGLIONI, La costruzione del progetto di restauro... cit., pp. 9-13.


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