Agorà n. 1 del 2015

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L’ÀGORÀ

Bollettino, stampato in proprio, della LISTA CIVICA - LEGALITA’ e TRASPARENZA

n 1/15 - gennaio 2015

info. 3208597261 - listacivica.labico@gmail.com

LIBERTA’ BATTE ARROGANZA Galli ha sempre avuto un rapporto difficile con l’articolo 21 della Costituzione. Proprio non riesce a tollerare l’idea che normali cittadini abbiano una propria opinione, decidano di esprimerla, addirittura pubblicamente fino ad arrivare all’inimmaginabile: la sua diffusione nero su bianco attraverso, che so, un foglio di informazione locale. Ed è per questo che, da quando si è ritrovato a fronteggiare un’opposizione non troppo “collaborativa”, è andato completamente in crisi. Per Alfredo Galli la critica politica integra la fattispecie di un reato ormai cancellato dal nostro ordinamento giuridico, la lesa maestà, e ogni strumento è lecito per punire chi si macchia di questa orrenda colpa. Ed è così che si sono succeduti goffi quanto vani tentativi di mettere a tacere il dissenso e la critica: denunce per “stampa clandestina”, ordinanze sindacali per vietare la diffusione di fogli informativi (come ai bei tempi del ventennio), querele e citazioni in sede civile per diffamazione. L’ultima batosta, in ordine di tempo, gli è arrivata a seguito del maldestro tentativo di chiedere al sottoscritto 50mila euro di danni per un mio articolo, da lui giudicato diffamatorio e lesivo della sua dignità personale. Veniamo ai fatti. Il 18 luglio del 2009 scrissi un articolo in cui sottolineavo una curiosa anomalia: Alfredo Galli, in qualità di sindaco di Labico (sono in pochi a ricordare un tempo in cui non lo sia stato), aveva permesso la realizzazione di un’edificazione nel proprio terreno situato in piena zona agricola. Sulla carta l’immobile era giustificato attraverso il ricorso ad una norma che consentiva la realizzazione della civile abitazione del conduttore del fondo agricolo e di un immobile di servizio. Io avevo ironizzato sui rapporti tra il Sindaco e la terra da coltivare (considerando che la sua principale attività in questi anni è consistita nel cementificare ogni singolo centimetro di terreno fertile) e avevo evidenziato alcuni aspetti che legittimavano dubbi sulla irreprensibilità della procedura. Dubbi per i quali avevo chiesto al sindaco di rispondere ad un’interrogazione in consiglio comunale. Galli, anziché fornire una risposta esauriente (la risposta c’è stata, ma, se possibile, ha confermato la ragionevolezza delle perplessità) ha pensato bene di annunciare una querela (mai inviata, in realtà) e di citarmi in sede civile. In questi casi si ha la sensazione di essere vittima di un atto intimidatorio. Che senso ha fare politica a livello locale se non si ha intenzione di partecipare alla spartizione di potere, poltrone, interessi e clientele? Che senso ha fare politica solo ed esclusivamente per chiedere agli amministratori di rispettare le leggi, di fare gli interessi dei cittadini, di essere corretti e trasparenti? Che senso ha spen-

TULLIO BERLENGHI dere il proprio tempo, il proprio impegno, i propri soldi, col rischio di pagare decine di migliaia di euro il prezzo della propria libertà? Più di qualcuno penserebbe (e io stesso ho avuto questa tentazione): “ma chi me lo fa fare?”. Ovviamente non ho ceduto, non sono sceso a “più miti consigli” e ho affrontato la causa civile, andando alle udienze (Galli, prevedibilmente, non si è mai visto), spiegando i fatti, argomentando le mie ragioni, producendo documenti. Sono passati oltre cinque anni, ma alla fine il Tribunale di Velletri ha pronunciato la sentenza sulla vicenda, rigettando la domanda di risarcimento di Galli e condannandolo a risarcirmi per le spese legali sostenute. Una vittoria netta delle ragioni del diritto di cronaca, del diritto di critica politica, del diritto alla legalità e alla trasparenza contro le ragioni dell’arroganza del potere. Nelle motivazioni della sentenza ci sono alcuni passaggi esemplari e che spero servano di monito ai nostri amministratori, come quando si afferma che “la circostanza dell’appartenenza allo schieramento politico di opposizione legittima la necessità di approfondire le condotte di esponenti della maggioranza nell’esercizio delle proprie funzioni al fine di verificare se la cosa pubblica venga amministrata tenuto conto dello scopo precipuo dell’attività politica amministrativa, ossia la cura dell’interesse pubblico”, quasi come se a Velletri conoscessero bene il sindaco e la giunta labicani. Oppure quando si dice che “la notizia… si presenta adeguatamente rispettosa del limite della continenza, in quanto espressa con toni non ingiuriosi e comunque rispettosi della dignità personale del Galli”, a spiegare che la dignità del sindaco non è messa in discussione dalle critiche che gli vengono poste, ma più ragionevolmente dalla condotta non adamantina che legittima le critiche. Infatti, poco oltre il giudice spiega che la notizia “riveste indubbio interesse pubblico, tenuto conto del generale principio che la condotta pubblica degli amministratori locali dovrebbe essere di esempio e di monito per la collettività degli amministrati, che hanno pieno diritto di essere informati su eventuali comportamenti o azioni irregolari o anomale da parte degli amministratori”, per concludere che i cittadini “hanno diritto ad una amministrazione trasparente tesa alla cura dell’interesse pubblico”. A questo punto spetta ai cittadini decidere se vogliono davvero un’amministrazione trasparente e tesa alla cura dell’interesse pubblico. Gli elementi per farsi un’idea ce li hanno tutti e la magistratura ha sancito - insieme al nostro diritto di esprimere il nostro pensiero, di criticare e di informare - il loro diritto ad essere informati.


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FANFARE E FANFARONI Ogni tanto, come si suol dire, riciccia. Noi da tempo lo chiamiamo affettuosamente il “bugiardino”, un vezzeggiativo che serve un po’ a stemperare quel sentimento misto di sconcerto e indignazione che si crea man mano che si va avanti con la lettura di una così corposa mole di amenità concentrata in così poco spazio. Un vero record. L’opuscolo in questione, denominato "Labico news", non è altro che un normale strumento di comunicazione politica (chiamarla informazione sarebbe improprio) della maggioranza che viene spacciato per un periodico (la cui periodicità non è dato conoscere, ma possiamo solo dire che nella migliore delle ipotesi trascorre un anno tra un’uscita e l’altra) per di più “gratuito”, quando è noto che il costo della pubblicazione medesima è sostenuto con i soldi pubblici, quindi con i soldi dei cittadini che pagano le tasse e lo stipendio al sindaco ed alla giunta. Non ho né tempo né voglia di fare l’analisi del testo, secondo il quale l’amministrazione attuale – praticamente la stessa dallo scorso millennio – avrebbe fatto un lavoro meraviglioso e non si capisce come mai qualche ingeneroso detrattore non apprezzi gli straordinari risultati conseguiti, ma mi limiterò ad

alcune considerazioni: 1. Non si capisce come mai dal sito del comune di Labico siano scomparsi i numeri precedenti della pubblicazione dell’amministrazione. Forse perché il confronto con le promesse di qualche anno fa rende meno credibili quelle attuali? In effetti questa pubblicazione sembra ricalcare il sistema comunicativo del celebre romanzo 1984, nel quale c’erano gli addetti alla cancellazione della memoria collettiva per evitare che i cittadini potessero notare le contraddizioni e gli errori dei governanti. Peccato che non basti rimuovere pagine dal sito del comune e siamo in grado di recuperare qualche cimelio (molto istruttivo) del passato. 2. Conti del comune. Tra il sindaco e il vicesindaco fanno a gara per confondere le idee. Si mescolano fatti veri (la riduzione dei trasferimenti da parte dei governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi è un dato effettivo) con ricostruzioni molto fantasiose di ben poco edificanti vicende (come la questione dei depuratori, per la quale la responsabilità amministrativa e politica di Galli & C. è lampante ed è sufficiente leggere le carte per rendersene conto) con vere e proprie sciocchezze, come l’ineluttabilità dell’aumento delle tasse. Non è vero che “tutti i comuni d’Italia di dimensioni simili a Labico” abbiano aumentato le tasse. Alcuni comuni hanno aumentato le tasse. Altri hanno eliminato alcune spese. Altri hanno ridotto alcuni servizi. Il comune di Labico è uno dei pochi, se non l’unico, ad essere riuscito a: aumentare le tasse (quasi fino al massimo con-

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TULLIO BERLENGHI

sentito dalla legge); aumentare in modo considerevole il costo dei servizi a domanda individuale; non eliminare gli sprechi; ridurre i servizi. Un capolavoro. 3. L’urbanistica. E’ il principale fallimento di questa amministrazione. L’espansione edilizia di questo comune è frutto di una cattiva programmazione urbanistica accompagnato da una pessima attuazione degli strumenti di piano, dal ge-

neroso ricorso a meccanismi di deroga (di cui ha usufruito anche il sindaco per edificare in zona agricola) e da una certa accondiscendenza nei confronti degli abusi edilizi. Per non farsi mancare niente è stata progettata una nuova variante urbanistica di stampo squisitamente elettorale con la quale si è prevista l’edificabilità disordinata ed irrazionale di una porzione enorme del territorio. La prima ipotesi di quella variante era stata presentata nel 2004 come il frutto della condivisione del lavoro della maggioranza e della minoranza dell’epoca. Noi l’avevamo giudicata irricevibile e l’abbiamo contestata prima fuori dal consiglio comunale e poi – durante la fase dell’esame delle osservazioni – in consiglio comunale. Ora è ferma su un binario morto della Regione Lazio ed è stato già annunciato un nuovo incarico ad un professionista e l’adozione di misure per risolvere tutte le criticità rilevate. Tradotto dal politichese vuol dire che si aprirà un nuovo mercato delle vacche, con la devastazione del territorio usata come merce di scambio per il consenso elettorale. Nel frattempo proprio questa scellerata politica urbanistica – che ha favorito la speculazione edilizia - ha ridotto drasticamente il valore degli immobili situati nel comune di Labico (basta guardare la borsa immobiliare per rendersene conto), impoverendo i suoi abitanti che, con molti sacrifici, avevano investito i propri risparmi sulla casa. 4. Opere pubbliche. Se andiamo a ripescare i vecchi bugiardinitroviamo alcune opere che ancora adesso campeggiano in bella evidenza sul programma attuale. Prima tra tutte la ristrutturazione del palazzo Ex Eca, che ancora deve vedere la luce (la colpa, ovviamente, è delle lungaggini burocratiche). Poi c’è una serie di opere, delle quali non è chiaro il motivo di vanto, visto che si parla di infrastrutture minime per un paese civile: illuminazione pubblica, marciapiedi, impianti fognari, plessi scolastici adeguati al numero di residenti. Alcune di queste opere – dette appunto di urbanizzazione primaria – avrebbero dovuto farle “prima” della costruzione e della vendita delle


L’ÀGORÀ case (in realtà i costruttori, amici e parenti degli amministratori, hanno potuto aggirare allegramente la normativa vendendo case prive dei requisiti minimi di decenza) e invece la loro tardiva realizzazione sembra quasi un’opera meritoria. Per quanto riguarda il marciapiede di via Casilina, il vero scandalo è che i lavori siano ancora in corso dopo ben sei anni. Anche sulle scuole ci sarebbe molto da dire. Sono anni che le strutture scolastiche sono insufficienti e non sono rispettati gli standard di legge sul rapporto tra superficie delle aule e numero di studenti. Per non parlare degli spazi dedicati al miglioramento dell’attività didattica, talvolta sacrificati per creare le classi necessarie. 5. Ambiente. Per la prima volta nella storia di questo comune c’è un assessorato che si occupa di ambiente, tema finora considerato marginale dai nostri amministratori. Non sarà facile sanare i danni degli ultimi anni, ma staremo a vedere. Nel frattempo, a sei anni dall’inizio della raccolta differenziata, viene fornito un primo vago dato sui risultati (tra l’altro non è vero che sia stato raggiunto un “obiettivo europeo”, casomai siamo, nonostante i progressi, ancora in violazione della normativa vigente che prevede il raggiungimento del 65 per cento entro il 2012, ossia due anni fa). Peccato che siano anni che chiediamo inutilmente di fornire un quadro completo dei dati sulla gestione dei rifiuti. Le amministrazioni comunali serie ed efficienti pubblicano periodicamente tutti i dati sul proprio sito internet. Il Comune di Labico, sulla cui serietà ed efficienza preferisco non esprimermi, non ha mai pubblicato un solo dato negli ultimi sei anni. Speriamo che con il nuovo assessore (cui, con l’occasione, formuliamo gli auguri di buon lavoro) qualcosa cambi. 6. I grandi successi di Galli. Per un’incomprensibile distrazione nel bugiardino non sono riportati alcuni straordinari risultati ottenuti dall’amministrazione Galli. Ci sembra doveroso colmare questa lacuna con un breve – e purtroppo incompleto riepilogo: 1) Città dell’arte. Nel 2005 veniva sbandierato lo straordinario ritrovamento di un’opera attribuita a nientepopodimeno che Gustave Eiffel. Subito pronta una bella speculazione edilizia per trasformare un’estesa area agricola in terreni edificabili. Poi non ne abbiamo saputo più nulla. 2) Biblioteca. Con andamento ciclico assistiamo a: corposi investi-

3 menti pubblici, annunci entusiasti, inaugurazione in pompa magna

(preferibilmente poco prima delle elezioni) fino alla silenziosa sospensione del servizio. In questo momento Labico, paese di oltre seimila abitanti non ha una biblioteca. 3) Pista ciclabile. Un velo pietoso su 200mila euro buttati per una striscia d’asfalto senza capo né coda, mai ultimata. 4) Area di sviluppo industriale. Fanfare e grancasse per annunciare la realizzazione dell’area industriale e logistica che sarebbe dovuta sorgere presso Colle Spina e ritirata in gran fretta (buttando via, anche lì, qualche decina di migliaia di euro). 5) Centro giovanile. Qualcuno si ricorda l’enfasi con cui veniva annunciata la creazione del luogo di incontro per i nostri ragazzi? Ebbene, il luogo è scomparso. 6) Albergo diffuso a Labico. Anche in questo caso l’annuncio in grande stile in sala consiliare di una straordinaria opportunità economica per il Paese è svanito nel nulla. 7) Centro vaccinale. Il centro vaccinale è stato chiuso e a Labico, paese di oltre seimila abitanti (tra l’altro quello con l’età media più bassa nel Lazio), manca un centro vaccinale. A quanto pare il problema sembra non interessare gli amministratori. 7. Sulla questione depuratori abbiamo già detto e scritto abbastanza, ma visto che la ferita brucia e il sindaco continua a ripetere come un mantra di non avere alcuna responsabilità, ma che si è trattato di una sorta di sfortunata ed imprevedibile fatalità. Chi poteva mai immaginare, in effetti, che triplicando (e, col nuovo piano regolatore, sestuplicando) la popolazione labicana sarebbe stato necessario l’adeguamento degli impianti di depurazione (già non proprio impeccabili)? Chi poteva anche lontanamente sospettare che la continua, inesorabile cementificazione del territorio e l’alterazione del normale deflusso delle acque avrebbe potuto azzerare la portata di un invaso al punto da modificarne la classificazione? Chi avrebbe mai pensato di attivare delle serie verifiche sulla gestione degli impianti di depurazione, per accertare che tutto venisse svolto in modo corretto e rispettoso della normativa vigente? Chi mai si sarebbe sognato di rispondere ai continui e numerosi quesiti dell’opposizione sulla situazione degli impianti fognari e di depurazione, la cui malfunzionalità era evidente anche per i non addetti ai lavori? Chi avrebbe mai potuto prevedere che qualche organo di polizia giudiziaria un po’ troppo zelante sarebbe andato a fare dei controlli e a verificare una situazione disastrosa, con numerose violazioni amministrative e penali, al punto da rendere necessario il sequestro degli impianti? La risposta è semplice: qualche amministratore onesto, giudizioso e competente. Certamente non i nostri amministratori, bravi con le chiacchiere e le fanfare, un po’ meno con i fatti. Buon 2015 a tutti i labicani.


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AL MOMENTO OPPORTUNO... Strana la politica labicana: comune oramai allo stremo, cittadini vessati in tutti i modi con le imposte locali, servizi a ranghi ridotti, piano di rientro dal debito del depuratore che paralizzerà Labico per i prossimi dieci anni – un debito non causato dai cittadini ma dall’incapacità amministrativa e politica di questa maggioranza. Eppure, malgrado ciò, c’è chi trova il coraggio e il tempo di dire che non è vero. Allora, trovo normale sgomberare un po’ di false verità invitandovi a ricordarvene al momento opportuno. Il bilancio all’amministrazione lo facciamo noi, raccontandovi la verità e non le loro favole frutto di parole misere e ingannevoli. Al momento opportuno ricordatevi che, il bugiardino, ovvero la voce del padrone denominato Labico News, distribuito recentemente come regalo natalizio, non è a costo zero, bensì è stato pagato con i soldi dei cittadini, e in un momento di grave prelievo fiscale anche questa somma pesa, e anche tanto, soprattutto se rapportata al fatto, ad esempio, che la scuola media da molto tempo non riesce a fornire neanche le fotocopie agli alunni perché non ci sono soldi per cambiare il toner. Così come nelle altre scuole. Ma ciò non toglie che per loro i soldi ci sono sempre! Al momento opportuno ricordatevi che, questa amministrazione non ha mai cercato il dialogo con le opposizioni, anzi, ha sempre cercato di frenare l’azione dirompente del nostro gruppo, arrivando a querelare me - come nel passato Tullio Berlenghi - perché troppo avvezzo a dire e scrivere la verità, pensando di mettere paura alla voce contro, a chi non ha intenzione di indietreggiare neanche di un millimetro, anzi, pronto a rilanciare e a far emergere la verità in ogni occasione. Un’amministrazione che impiega più di due anni per eleggere le commissioni comunali previste dallo Statuto come la giudicate voi? E come giudicate se le stesse commissioni una volta elette non vengono convocate? E come la mettete se gli ordini del giorno da me presentati vengono votati e mai tradotti in atti deliberativi? E come la mettete se della mia proposta di realizzare una cooperativa di giovani che si occupi della raccolta differenziata - togliendola a Lazio Ambiente, facendo risparmiare ai cittadini un bel gruzzoletto non se ne sa più nulla? E della proposta del PiediBus con l’obiettivo di suscitare nei bambini l’amore per il proprio paese e infondere coraggio nell’affrontare la realtà che li circonda? Al momento opportuno ricordatevi che, a distanza di due anni Labico è paralizzato, non c’è un atto di questa amministrazione che abbia prodotto un solo effetto benefico sulla popolazione. A mo’ di esempio, ricordo che il sindaco aveva giurato, ancor prima dell’insediamento, che mai e poi mai avrebbe aumentato le imposte comunali. Credo che siano sotto gli occhi di tutti gli aumenti vertiginosi delle tariffe comunali, i cui effetti devastanti si produrranno anche per gli anni a venire. Al momento opportuno ricordatevi che, le associazioni, citate a sproposito dal sindaco nel suo editoriale, sono state ridimensionate nella loro attività, a vantaggio del comitato pro Labico, che per le sue manifestazioni attinge a piene mani alla disponibilità del bilancio comunale e delle attività commerciali e associative, le quali, malgrado l’ostilità del sindaco, continuano ad offrire la loro proposta culturale. Vi ricordate dell’associazione che voleva promuovere la nocciola labicana a cui fu impedito di svolgere la manifestazione dopo l’esposizione anche economica da parte

4 MAURIZIO SPEZZANO dei soci con relative querele di parte? Vi ricordate di Asperu Sordo che ha sollevato più di una volta la questione dell’abbandono di spazi cari ai labicani e che si sono ritrovati soli e ripudiati? Vi ricordate il fiorire di associazioni labicane che oggi per l’abbandono dell’amministrazione non espletano più nessuna attività ludica? Al momento opportuno ricordatevi che, l’equità fiscale invocata e predicata dal sindaco e dal vice sindaco non esiste. In consiglio comunale, l’opposizione per venire incontro alle esigenze delle classi meno abbienti, ha presentato più di un emendamento e più di un ordine del giorno per prevedere sgravi a chi ne aveva diritto, cosa, per altro, che tutti i comuni hanno fatto. Ebbene, tutto ciò è stato annullato dai voti contrari e compatti di questa maggioranza, penalizzando più del dovuto i bisognosi che non hanno i mezzi per fare fronte alle imposte comunali. Loro sostengono che le tasse non sono aumentate e che i cittadini non pagano nulla! Vogliamo parlare dell’aumento dello scuolabus? e dei buoni pasto? e della spazzatura? e dell’acqua? e della chiusura della biblioteca? e dell’ICI sui terreni edificabili? e dove sono i 200.000 euro per il minor costo del servizio spazzamento delle strade? e i 100.000 euro in più del costo del servizio idrico integrato? e i 76.000 euro per il raggiungimento obiettivi? e i 10.000 euro della biblioteca? e la possibile svendita degli immobili comunali (Palazzo Giuliani e Palazzo ex Eca)? e i 2.000.000 di euro di mutuo contratto per l’anticipo di cassa? e i quasi 4.000.000 di euro di debito dei depuratori? Soldi, non bruscolini! E dei servizi sociali con relativa chiusura del consultorio e del centro vaccinale, generosamente regalato al centro anziani? e dell’incapacità di individuare un luogo idoneo per ubicare eventualmente un nuovo consultorio e centro vaccinale? Fatti, non chiacchiere! Al momento opportuno ricordatevi che, la decantata lista delle opere pubbliche è stata deliberata dalla precedente amministrazione e non da questa. Vogliamo parlare della scuola che continua a cadere a pezzi o degli interminabili lavori al plesso delle elementari che rappresentano un autentico pericolo per i bambini che là studiano, come opportunamente hanno fatto notare le mamme, tanto da costringere il sindaco a una girandola di comunicati, atti e contro atti fino alla chiusura della scuola per due giorni? o della dislocazione ad minchiam delle classi nei vari plessi? o della continua elemosina che ripetutamente si chiede alla regione per sistemare alla carlona una classe formata da bambini che ogni anno restano fuori, senza programmare invece una realtà consolidata? o dell’incapacità di usare le due aule della scuola dell’infanzia? o del tanto decantato progetto Eiffel? o dell’adeguamento dei depuratori? o dei lavori infiniti al marciapiede di via Roma? o dell’irrealizzabile caserma dei carabinieri? o dell’abbandono dei parchi, ancor di più il parco Tulli? o dello scacazzato parco della moralità? o del cimitero abbandonato? o dei dossi sempre promessi e mai realizzati? o della sicurezza di via Casilina? o del continuo blocco dei lavori del Palazzo ex Eca? o dell’abbandono del centro storico? o del ghetto in cui si vorrebbe relegare l’idea della nuova scuola? o del mercato contadino che è durato lo spazio di un mattino, mai sostenuto e incoraggiato dall’amministrazione malgrado le sollecitazioni del


L’ÀGORÀ gestore de I Cerchi e mie? o dell’incompiuta via Leonardo da Vinci? E chi più ne ha più ne metta! Al momento opportuno ricordatevi che, il tanto decantato piano regolatore è svanito nel nulla, sparito, disperso, scomparso, defunto, morto, estinto! Ci hanno costruito intorno una fortuna di consenso! Ora i cittadini si trovano ad essere cornuti e gabbati. Era stato promesso benessere e ricchezza dai terreni edificabili e ora si trovano anche con il portafoglio vuoto, perché oltre al danno la beffa: hanno pagato l’ICI su terreni che non saranno edificabili. Sconvolto tutto il loro assetto urbanistico! E non finisce qui! Ancora più poveri: il vecchio piano defunto ci è costato fior di quattrini, intanto si accingono a dare l’incarico ad altro tecnico che dovrà essere nuovamente pagato. Chi pagherà il danno alla collettività? Chi risarcirà le tasche dei labicani? o vogliamo parlare delle lottizzazioni? o delle opere di urbanizzazione? o del recupero del centro storico, che vede sorgere dal nulla garitte neanche fossimo in tempo di guerra? o delle fidejussioni che non ci sono? o delle società che hanno costruito a piacimento e poi si sono sciolte come neve al sole? o dei certificati di abitabilità? Al momento opportuno ricordatevi che, la tanto decantata raccolta differenziata funziona solo per senso di responsabilità dei cittadini. Il ribrezzo invece lo si prova nei confronti di chi continua a seminare lungo il territorio labicano rifiuti vari e speciali, come l’eternit, a cui l’amministrazione non riesce a fare fronte anche per incapacità. Da tempo propongo un sistema di videosorveglianza dei punti strategici del paese in modo da avere l’intero territorio sotto controllo. Ma la maggioranza si dimostra sorda anche in questo. Così come si è dimostrata miope nell’aver ceduto a Lazio Ambiente quella che un tempo è stata l’isola ecologica di Labico, al Pantano. Ancor più miope “regalare” 24.000 euro a un privato per lo smaltimento delle falciature quando si sarebbe potuto farlo a costo zero con un accordo di servizio con Lazio Ambiente stesso, a scomputo del regalo dell’isola ecologica. L’efficacia della raccolta differenziata si misura anche con le pesate della differenziata (carta, cartone, vetro, plastica, alluminio), questa sì vera trasparenza. Dove sono quelle degli anni precedenti? Dove sono i conti chiesti e mai avuti degli anni passati? A quanto ammonta lo sconto per il nostro comune? Quanto verrà scomputato ai cittadini? Al momento opportuno ricordatevi che, la povertà culturale del nostro comune si misura anche con ciò che “culturalmente” propongono al nostro paese. Al di là della festa di San Rocco, mi dite una manifestazione degna di nota organizzata dal comune? Niente, il baratro più totale. Panorama culturale pari a zero. E’ l’unico paese del circondario che non ha una visione d’insieme di “bene culturale”. Il paese è talmente spoglio che già alle otto di sera sembra calato il coprifuoco: piazza inesorabilmente vuota. E per i nuovi labicani? Il nulla, non un solo progetto di inserimento effettivo. Certo, questa situazione è loro congeniale: meno ci incontriamo e meglio è, per loro. I cittadini non si incontrano e non parlano, non si confrontano e questo rafforza il loro potere contrattuale in periodo elettorale. Un motivo in più per dargli il benservito. Al momento opportuno ricordatevi che, malgrado le dichiarazioni del consigliere di Colle Spina, il quartiere vive una delle sue peggiori stagioni: invasa dal cemento, dal silenzio di questa

5 maggioranza e dalle ville bi-tri-quater-penta-esa-eptafamigliari non ha altra prospettiva che quella del quartiere dormitorio. Non è stato compiuto un solo passo che porti alla cessione degli standard e sciogliere il consorzio che si dimostra sempre più un orpello decorativo di nessuna utilità. Amichevolmente, consiglio al presidente di rassegnare le dimissioni ed impegnarsi nella lotta per la piena emancipazione del quartiere e non invece limitarsi a gestire la normale amministrazione, non essendo riuscito neppure a far votare i bilancio degli ultimi anni. L’unico atto concreto del quartiere è frutto di un gruppo di residenti che ha lottato per avere il mercato settimanale e uscire dall’isolamento indotto dalla malapolitica. Senza voler assumermi paternità, ma mi piace ricordare che l’ordine del giorno che vincolava la maggioranza a istituire il mercato è stato mio a nome del gruppo e dei cittadini di Colle Spina. Poi più nulla. Ecco, questa è la realtà del quartiere, che invece di crescere, a causa della lacunosa gestione, diviene sempre più degradato. Al momento opportuno ricordatevi di tutto questo. Guardate intorno a voi, fate un’analisi seria della situazione, confrontate con quello che avviene negli altri comuni, confrontate imposte, servizi e vivacità. Paragonate lo stato di abbandono del nostro comune. Guardate a cosa fanno gli altri, guardate ai lavori pubblici, alla vivacità culturale, alla rinascita dei centri storici, alla partecipazione dei cittadini, alla disponibilità umana degli altri amministratori, guardate alla capacità di condurre la macchina amministrativa. E poi chiedetevi: ma a Labico, c’è tutto questo? Gli altri comuni vivono una situazione deficitaria come la nostra? Pagano per gli errori commessi da altri? Crescono o arretrano? Compito di ogni buona amministrazione è la crescita generalizzata, cioè di tutti. In questo paese si sono arricchiti in pochi e sempre gli stessi, coloro che hanno abusato della pazienza di tutta la cittadinanza. E’ il momento di dire BASTA. Di porre un freno all’ingordigia dei pochi guardando a tutti. Per fare questo è necessario sbarazzarsi di modi antichi e barocchi di fare politica. Avere il coraggio di liberare il paese da chi da decenni ha abusato della nostra pazienza. Fa parte del gioco democratico allontanare miseramente chi ha ridotto il paese così, per guardare avanti con fiducia senza abbandonarsi alla sconforto. Ci sono fior di potenzialità nel nostro comune che attendono di fare la propria parte per la crescita collettiva. La stagnazione pluridecennale ha bisogno di una sana bonifica: mai più amministratori così, ma più un sindaco che si barrica nel comune ed esce solo per le feste comandate con la sua bella fascia tricolore. Apriamo simbolicamente le finestre del palazzo comunale e facciamo entrare aria nuova, prima che la muffa ci faccia ammalare definitivamente. Labico ha bisogno d’altro, ha bisogno dell’altra Labico.


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OMAGGIO A ROSI

6 MATTEO DI COCCO

Ci ha lasciato pochi giorni fa, Francesco Rosi sceneggiatore, regista e sopratutto occhio vigile e critico. Proprio il giorno prima, forse per un caso, mi capitò sotto gli occhi una videocassetta di uno dei suoi lavori più famosi se non il più famoso, parlo del vincitore del Leone d'Oro di Venezia nel 1963 ovvero "Le mani sulla città" film di impegno civile che tratta la caduta e la ricollocazione di un libero cittadino, un libero imprenditore, altrettanto libero consigliere comunale il quale a sua discapita si ritroverà invischiato in una storia di presunti abusi edilizi nel comune di Napoli. Tutto nasce nel momento in cui i lavori per la costruzione di nuove case va a sovrastare le vecchie, dove erano ammassati centinaia di cittadini napoletani che non avevano altro posto dove vivere. Case nuove, belle, pulite. Ma secondo alcuni costruite fuori da ogni prescrizione di legge, tanto nei modi quanto nei tempi. Il povero Nottola si trova così a dover difendersi su più fronti, il primo è il piano strettamente personale, qualcuno vorrebbe la sua testa da sbandierare nelle imminenti elezioni comunali, dall'altra parte deve pensare al figlio resosi latitante, perché in fondo le aziende erano tutte intestate a lui. Ultimo problema, ma non meno importante, gli appalti. Sì perché il povero Nottola, sa che nel momento stesso in cui uscirà dal consiglio comunale gli verranno ingiustamente tolte tutte le commesse, tutte le priorità accumulate dalle aziende dal figlio per meriti sul campo (come il crollo dei precedenti palazzi, suvvia erano solo quattro mura umide e disabitate ... che hanno fatto crollare un altro palazzo abitato, dettagli, in fondo anche quelle case erano da buttare). Allora non si arrende, il nostro consigliere pensa al colpo di spugna, pensa alla magia, punta al bersaglio grosso, punta a diventare assessore. Come fare? Ribalta la carte in tavola, manda a quel paese quelli che erano sempre stati suoi amici e che volevano cacciarlo per sbandierare la moralità del loro partito e si porta amici e voti direttamente nella concorrenza, altro partito, altre facce, altre parole. Ma sempre politica, sempre campagna elettorale, i voti sono uguali, i voti non puzzano e così il nostro eroe viene eletto di nuovo. Riesce addirittura a far consegnare il figlio nelle braccia della polizia come atto di buona fede e per dimostrare la sua totale dedizione alla vita politica che a quella edilizia. Così arriviamo alla fine del film, il nostro eroe finalmente è ad un passo dal diventare assessore, finalmente, potrà controllare che nessuno rovini i suoi palazzi nuovi, che nessuno possa buttare giù una casa senza che lui stesso non voglia. Ma c'è qualcosa che non va, le opposizioni spingono. Chi per un'etica ("UN INDAGATO PER ABUSI EDILIZI MAI!") chi per semplice rodimento personale ("Quel traditore mai!"). Passano le ore, la gente si stanca, ci si ricorda dei bei tempi passati insieme, si parla dei tanti bellissimi progetti che si possono fare insieme, il traditore torna amico, rimane un indagato ma in fondo, non è stato giudicato colpevole, non è in galera, Nottola per la legge è una brava persona. I vecchi amici si riappacificano, si stringono una mano, all'opposizione certo, ma uniti da un unico ideale, controllare, governare la città insieme. Questo ci ha lasciato Francesco Rosi, questo è quello che ha voluto raccontarci.

JE SUIS CHARLIE

GIULIA LORENZON

Charlie Hebdo c’est moi. Tutti noi siamo Charlie Hebdo… Noi che scriviamo anche saltuariamente su un giornalino locale o sul giornalino scolastico ma anche noi lettori, che la mattina coltiviamo il piacere di aprire un quotidiano e abbiamo anche la libertà di scegliere di non farlo; noi che ci dilettiamo tra le pagine di un libro, che sia un libretto leggero a tinte rosa o un caposaldo del naturalismo come Germinal di E(è)mile Zola. Tutto questo è possibile solo grazie alla nostra libertà di scelta. Riflettiamo un momento, cari lettori, su questa libertà di scelta: questa, non restringibile al solo campo letterario, è possibile soltanto poiché esiste una varietà dell’offerta che a sua volta è garantita da quel diritto inalienabile che è la libertà di espressione. Prima di tutto infatti è proprio la libertà di espressione (di cui la libertà di stampa è figlia primogenita) a riguardare ognuno di noi, non solo le grandi testate giornalistiche ma perfino il nostro piccolo grande Agorà che in ogni caso ha sollevato non pochi problemi e ha visto sollevare perfino qualche querela verso i nostri modesti giornalisti dilettanti. Pensandoci bene cosa sarebbe stata l’Agorà nell’antica Grecia senza la libertà di espressione, senza la libertà di esprimere in modo critico e libero il proprio pensiero politico? E cosa sarebbe oggi il mondo senza di essa? Provo ad immaginarlo un attimo e mi tornano in mente tempi non troppo remoti di cui ho conoscenza solo grazie alla memoria tramandata da chi sfortunatamente quei tempi sciagurati li ha vissuti, mi viene in mente l’omologazione e l’essere umano fermo, pietrificato e congelato in una realtà che per natura non gli appartiene… Perché l’uomo è vivo e se cambia nei costumi, negli stili di vita, se da millenni progredisce nel senso migliore del termine è solo grazie a questa libertà di espressione che da’ energia vitale a chi il mondo lo colora tramite le arti figurative e la letteratura, a chi il mondo ce lo rende più accessibile e comprensibile grazie alle scoperte scientifiche e a chi nel mondo ha il coraggio di alzare la testa e denunciare… che sia tramite un manifesto, un blog sul web, un romanzo, una radio o con il sorriso sulle labbra in modo satirico e sornione. L’espressione più alta e più bella di questa libertà è proprio la satira che, secondo la bellissima definizione data dell’Enciclopedia Treccani, è la capacità di “colpire con lo scherno e con il ridicolo concezioni, modi di vita (…) che contrastano o discordano dalla morale comune o dall’ideale etico dello scrittore” . Per tutti questi motivi chi lo scorso 7 gennaio ha meschinamente colpito Charlie Hebdo ha colpito tutti noi e dunque di concerto abbiamo deciso di aprire questo nuovo numero dell’ Agorà con un abbraccio alla comunità parigina e alla comunità giornalistica, con una ferma e forte presa di posizione a sostegno della libertà di espressione, della libertà di stampa e a sostegno della laicità dell’informazione. Nous sommes tous Charlie!


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