Tribute to Photography - THE IMAGINARIUM

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Apostol FEMMINILITÀ AL MASSIMO GRADO

INSIDE: MARCO BARCHESI

ANIMA NERA RICOLMA DI LUCE PHIL MCKAY

NESSUN UOMO È UN’ISOLA VINCENZO TESSARIN

LA SCRITTURA IDEALE N° 003 - OTTOBRE 2014


ROMAN FILIPPOV Nel 1800 in Inghilterra i Pre-Raffaeliti nei loro dipinti valorizzarono le donne dai capelli rossi in contesti sontuosi e ben definiti, con un senso drammatico e teatrale della composizione che ancora oggi ce li fa ammirare, con una poetica che andava oltre il ritratto stesso! Riduttivo sarebbe liquidarli con questa definizione come riduttivo sarebbe pensare che Roman Filippov sia uno straordinario ritrattista che ama in modo particolare questo tipo di bellezza, dalla pelle diafana punteggiata da efelidi, con i capelli color del rame. Di certo le donne da lui ritratte hanno in comune una bellezza antica resa moderna dalla sua di sensibilità nel riprenderne l’anima mai disgiunta dal corpo. Se questo è il suo tratto distintivo allora conosce la preziosità ed il valore aggiunto dato dalla pelle che è un veicolo potente da cui ricavare quella luce che insieme allo sguardo emette bagliori e sensazioni straordinarie, quando è colto con sapienza e forza come riesce a lui. Osservate il modo in cui le modelle da lui scelte guardano verso l’obiettivo: dall’alto od alla stessa altezza, torcendo il collo leggermente o sdraiate, inclinando il viso verso l’alto o di lato, controluce od in piena luce, gli occhi sono sempre i protagonisti di un’avventura sensitiva che ragione e sentimento, mente ed anima chiedono di poter raccontare al pari della pelle. Gli occhi sono lo specchio non solo dell’anima sembra suggerire questo fotografo spettacolare, non c’è cellula del nostro corpo che non sia collegata l’una alle altre,


ROMAN FILIPPOV ci sono connessioni così intime da far risuonare tutto di noi ovunque ci troviamo, ovunque desideriamo inoltrarci e divenire. Roman Filippov sa scavare a fondo entrando nella personalità di chi ritrae, sia che posino o che stiano correndo, guardando verso il sole o verso se stesse, verso l’obiettivo od oltre, in studio come in esterni le donne da lui riprese hanno una delicatezza che mi ricorda le perle ma non mi fa dimenticare mai la conchiglia cui appartengono. Possiedono sia la dolcezza tipica della loro età che una cupezza quasi malinconica di donne mature, le scopri e le leggi in un’improvvisa risata e, come tutte le donne giovani hanno risorse inaspettate cui atingere. La loro energia si propaga ovunque, grazie all’obiettivo di un giovane uomo che sa fissarle per sempre nel suo obiettivo, che sa amarle e renderle eterne nel suo guardare. Mai conosciuto un autore che fosse così abile a superare la pelle di un corpo per mettere a nudo l’anima al suo interno, senza mai farci dimenticare che è sia una barriera protettiva che uno specchio di ciò che siamo. Roman Filppov ci riesce con una semplicità ed una grazia che lasciano stupefatti chiunque fruisca delle sue opere.


PHOTOGRAPHER: ROMAN FILIPPOV


PHOTOGRAPHER: ROMAN FILIPPOV


PHOTOGRAPHER: ROMAN FILIPPOV


PHOTOGRAPHER: FIORENZO CAROZZI

PHOTOGRAPHER: GASPARE SILVERII

PHOTOGRAPHER: CHRISTIAN LIM


PHOTOGRAPHER: NATALIA SAMOILOVA

PHOTOGRAPHER: GIANPIERO DI MOLFETTA

PHOTOGRAPHER: JESSICA MONSON DROSSIN

PHOTOGRAPHER: LISA HOLLOWAY


PHOTOGRAPHER: DIMITRY ROULLAND PHOTOGRAPHER: ALESSANDRO RISULEO

PHOTOGRAPHER: A.M. LOREK PHOTOGRAPHER: AGATA KULAWIEC


PHOTOGRAPHER: AMBRA MENICHINI

PHOTOGRAPHER: DARIUSZ KLIMCZAK

PHOTOGRAPHER: ANDO FUCHS

PHOTOGRAPHER: ANNA AJTNER


MARCO BARCHESI Le due facce della stessa medaglia per questo fotografo sono l’anima nera e quella ricolma di luce che in noi coesistono. Non ci chiede di scegliere quale far prevalere, ci suggerisce con infinita delicatezza quali siano i connotati di tale luce, come pure i contorni di un buio profondamente connaturato anche nella luce stessa. Osservando i suoi ritratti, le sue visioni sia a colori che in bianco e nero, ci si fa un’idea del contenuto non del contenitore umano. Osserviamo tratti del viso gentile, in armonia con l’espressione e poi in un gesto, nel movimento dei capelli, in un profilo, in un guizzo intonato con tutta la scena, uno sguardo piuttosto che un sorriso, ecco manifestarsi quella dualità che a questo autore deve essere molto cara. Noi tutti siamo portati a scegliere dove dirigerci ma lo saremmo ugualmente se vedessimo chiaramente quello che cìoè dietro ogni volto, la nostra anima. Nelle creazioni visive di Marco Barchesi angeli e demoni si scambiano i connotati in una danza di gesti e posture che non hanno mai fine. Un bellissimo viso con un uno sguardo ben preciso può essere inquietante mentre la ruvidità di un atteggiamento può intenerire oltremodo. La sua curiosità spazia in ogni dove, si inerpica tra le infinite tonalità delle emozioni umane, dalla gioia all’orgoglio, dalla malinconia alla tenerezza, dall’ansia alla paura, dalla


MARCO BARCHESI sconfitta al placido equilibrio dei sensi. Quello che vi farà innamorare delle sue immagini sono gli spazi, da quelli mentali ai più fisici, dalla postura di un corpo o di una testa, alla gestualità delle mani e delle braccia, di corpi che si vestono dello spazio interiore che li anima, di menti aperte a superare mura e soffitti per superare prigioni sempre pronte ad accoglierci. Le finestre e la luce che penetra all’interno possono essere determinate da architetture ben definite o dal divenire di un’anima, di un corpo, di una mente e Marco Barchesi conosce bene l’alfabeto di ogni linguaggio, sa far esprimere al corpo la sua innata teatralità, riesce a fargli raccontare non una ma mille storie. Sa modellare la realtà sui miti ed i simboli della stessa, usa gli archetipi nelle sue immagini come se avessero sempre fatto parte delle nostre visualizzazioni, anche inconsapevolmente, forse soprattutto a nostra insaputa. Nelle sue visioni troverete citazioni colte ma che non pesano mai; se vengono afferrate aggiungeranno valore alla vostra percezione, se sono sconosciute appariranno come guizzi fantastici di una creatività debordante e curiosa. Nelle sue composizioni troverete sempre un punto di riferimento: la provenienza della luce! Osservate da dove giunge e dove si concentra e capirete la sua poetica.


MARCO BARCHESI A volte le atmosfere vi sembreranno oniriche e surreali, niente di meglio per far raggiungere la complessità e la varietà dell’animo umano. finendo per far parte delle sue creazioni e sublimazioni e non esclusivamente fruendole passivamente. Grazie a fotografi come lui ho compreso che l’intelligenza è tanto più incisiva quanto è semplice il modo in cui viene veicolata ed espressa, la medesima cosa accade con la creatività e la percezione della realtà intorno a noi. Ci sono persone in grado di poter farci guardare in faccia l’abisso e l’immensità con estrema grazia, mostrandoci la bellezza e l’orrore di tali sfumature di luce e di buio, tutto questo condensato nei volti umani, negli spazi abitati dagli stessi: Marco Barchesi è uno di loro!


PHOTOGRAPHER: MARCO BARCHESI


MARCO BARCHESI


PHOTOGRAPHER: MARCO BARCHESI


PHOTOGRAPHER: ANDREA GOTTARDI PHOTOGRAPHER: JAKE OLSON

PHOTOGRAPHER: ANDREY ROSSALEV

PHOTOGRAPHER: SVETLANA BELYAEVA


PHOTOGRAPHER: MELINA NASTAZIA

PHOTOGRAPHER: ALESSANDRO BERGAMINI

PHOTOGRAPHER: MARTA EVEREST


PHOTOGRAPHER: JULIE THONNINGS WHELAN

PHOTOGRAPHER: CHARLENE SANCHEZ TARAZONA

PHOTOGRAPHER: EMMA WOOD

PHOTOGRAPHER: PIET FLOUR SENIOR


PHOTOGRAPHER: MICHAEL BILOTTA

PHOTOGRAPHER: PATRIZIA BURRA

PHOTOGRAPHER: JEANNETTE OERLEMANS

PHOTOGRAPHER: MARTIN SMOLAK


RUBRICA di PAOLA PALMAROLI

IGOR BURBA di PAOLA PALMAROLI

Igor Burba segue un moto circolare mentre con la mente e l’obbiettivo fotografico decide cosa realizzare, un moto che parte sempre dal cuore e dal suo battito così essenziale ed ipnotico per raggiungere quello della terra in cui agiamo ed operiamo. Le presenze femminili sono come presenza angeliche, angeli dalle ali nere per cui provare infinita tenerezza, figure malinconiche e protese verso la propria natura come appena nate, appena uscite da un bozzolo per poi volare via senza sapere ne dove dirigersi ne perché farlo, solo volar via, lontano da un involucro composto di filamenti delicatissimi ma della stessa forza e potenza delle radici delle piante. Il sacro femminino nelle visioni di questo autore si trova sul bordo di un vulcano, presso magma e fuoco, oppure attende alla finestra di essere raggiunto dal giorno, si protende con le braccia verso il crepuscolo, salutando il sole, oppure si contrae in se stesso per trovar la forza di riprendere a camminare, ad esistere, a librarsi. Fonde nei suoi scatti simboli ed umori con un ritmo incalzante ma sempre elegantemente composto e descritto. La sua poetica spazia in ogni dove e si concentra solo sulle ombre da cui trarre l’inchiostro per definire i contorni della luce, per dargli una forma in continua mutazione. Sembra un vasaio alle preso con l’argilla per dar forma all’anima è non solo al corpo: quando vira verso la sensualità ne protegge i connotati, mostrando come sia universale il desiderio di toccare, vedere, sentire il senso di un tutto


RUBRICA di PAOLA PALMAROLI

IGOR BURBA che alla carne chiede di poter esaudire i suoi sogni più nascosti senza mai dimenticare che è il contenitore mentre l’essenza della stessa si trova in profondità. Le sue visioni spesso virano verso il surreale ma sono sempre bene presenti al senso tutto terreno di un universo che qui trae la sua linfa vitale, qui si dispiega e si nutre, qui ha come punto di riferimento quella luce e quel buio che non potrebbero fare a meno l’una senza l’altro. La malinconia e la dolcezza che riesce a trasformare in musica nei volti e nelle creazioni cui da vita è un luccichio che solo le pietre preziose irradiano e lui sa catturare, tagliare ed incidere con grande abilità e fantasia incastonandole nel vissuto di ognuno di noi, un gioiello raro e di un valore inestimabile.


PHOTOGRAPHER: IGOR BURBA di PAOLA PALMAROLI


RUBRICA di PAOLA PALMAROLI


PHOTOGRAPHER: IGOR BURBA di PAOLA PALMAROLI


PHOTOGRAPHER: IGOR BURBA


RUBRICA di PAOLA PALMAROLI


PHOTOGRAPHER: KAROLINA PIÓRKOWSKA

PHOTOGRAPHER: OSMAN GANSFOREVER

PHOTOGRAPHER: ALINA MAYBORODA

PHOTOGRAPHER: ZACHAR RISE


PHOTOGRAPHER: NIKOLAY TIKHOMIROV

PHOTOGRAPHER: ALI OSMAN AK

PHOTOGRAPHER: OLGA MEST

PHOTOGRAPHER: TRAVEN MILOVICH


PHOTOGRAPHER: MECURO B COTTO

PHOTOGRAPHER: JOZEF KISS

PHOTOGRAPHER: KETIL BORN

PHOTOGRAPHER: MARTIN IMAN


PHOTOGRAPHER: JOZEK KISS

PHOTOGRAPHER: DANIL RUDOY

PHOTOGRAPHER: LILLO BONADONNA


VINCENZO TESSARIN Immaginiamo di entrare a visitare una mostra, troviamo diversi fotografi che espongono le loro opere e di sala in sala, di foto in foto, ammiriamo i loro lavori. Poi, accade che davanti ad una fotografia ci fermiamo e da quello spazio/tempo non riusciamo più a staccarci, siamo come ipnotizzati da ciò che vediamo e sentiamo. A volte capita di capire subito cosa e perchè ci ha così colpito di un dato autore, altre volte non sappiamo neppure darci una spiegazione e liquidiamo la sensazione provata con un pensiero semplice quanto disarmante: “bella foto!”. Tutto questo succede spesso, più di quanto si pensi tuttavia esiste un altro tipo di incontro, quello tra l’istante fotografato ed il nostro tempo, un presente che l’autore riesce a trasformare in universale. Tutto sembra sincronizzato per accadere in quel preciso istante, davanti a quella fotografia in particolare e, se abbiamo la fortuna di trovare l’immagine che ci fa sentire ogni suo aspetto appartenente alla nostra sensibilità, alla nostra sfera emotiva più profonda, ad un vissuto che ci caratterizza e ci determina allora, è magia allo stato puro. Può succedere con un romanzo, con un brano musicale, se accade con un fotogramma entriamo dentro di essa come risucchiati dalla sua storia, dalla luce e dalle ombre, da un sorriso, da un racconto costituito da un semplice sguardo, da gesti quotidiani o da paesaggi mozzafiato. Uscirne diventerà quasi impossibile, un’impresa titanica! Questo mi succede ogni volta che incontro uno scatto di Vincenzo Tessarin, capace di viaggiare tra strade e luoghi


VINCENZO TESSARIN lontanissimi, di visitare il quotidiano vissuto rendendo l’ordinario straordinario. Questo succede se raccogliete la vostra attenzione e la rivolgete alle sue opere, perchè quelle fotografie troverete subito che non sono solo ciò che mostrano ed appare sulla superficie sensibile significante, quegli istanti sono tutto ciò che volevate vedere almeno una volta nella vostra vita ed ora è lì davanti a voi con una semplicità ed immediatezza disarmanti. Viaggerete tra terre e cieli che vi faranno provare un’atroce nostalgia e varcherete orizzonti che vi lasceranno dentro il profumo di coloro che ci vivono, incontrerete angeli che scendono una scala oppure sarete proiettati tra cielo e terra attraverso simboli ed archetipi di ogni tipo. La capacità poliedrica di reinventarsi sempre, qualsiasi sia il genere trattato, è un valore aggiunto che Vincenzo Tessarin sembra quasi possedere per istinto tuttavia, non lasciatevi ingannare, quest’autore conosce il mezzo fotografico e la sua sintassi meglio di quanto sia anche solo possibile immaginare. E’ la sua scrittura ideale, lo è da sempre, non riuscirete mai a staccarvi dai suoi racconti senza provare subito nostalgia, quasi la memoria fosse da lui resa malleabile e pronta a visitarvi in qualsiasi momento decidiate di posare lo sguardo sui suoi fotogrammi. Vi farete mille domande per poi sorridere all’idea che le sue risposte già le contengono, già le possiedano in embrione, le sue fotografie sono come una traduzione aperta verso


VINCENZO TESSARIN la vita di ognuno di noi, verso tutti quegli attori che si sono offerti ad interpretare un soggetto, la vita, il destino. L’uomo è un personaggio prezioso ed irrinunciabile sia per la commedia che per la tragedia umana: se stesso diventa la storia delle storie e tutto questo lo troverete nelle immagini di Vincenzo Tessarin! Il valore aggiunto di questo autore prende forma e sostanza sotto i vostri occhi, una dichiarazione d’intenti sincera che fa di lui un fotografo di rara sapienza e potenza espressiva, curioso, pronto a mettersi in gioco sempre e comunque ovunque vada o decida di inoltrarsi. Grazie Vincenzo Tessarin, immensamente grata di come declini il bianco e nero con tutte le sfumature dell’esistenza umana, grazie di come rendi il colore un mezzo per influenzare direttamente l’anima. Il colore è come il tasto da premere della tua macchina fotografica, è il tuo sguardo, il tuo occhio, è il diaframma preziosissimo ed irrinunciabile del tempo presente, l’istante catturato è come un pianoforte con molte corde che tu sai sempre accordare e far risuonare nei tuoi scatti! Tu sei la mano ed il pensiero, la scelta ed il taglio prospettico che schiacciando quel tasto, manovrando quel dato apparecchio fotografico, fa vibrare l’anima di chiunque si ponga davanti al tuo obiettivo e decida di farsi riprendere e fissare per sempre nella nostra memoria, nella tua, in quella di un fotogramma capace di superare il tempo. Le tue visioni sono quello spazio utile, quella scelta precisa che serve per far diventare una fotografia testimonianza


VINCENZO TESSARIN o semplicemente, esperienza diretta ed indiretta dell’esistenza che si vuol vivere, che si vive, che si sogna, che si cambia, controlla, beve con tutto di sé stessi. Tu ci resci sempre con le tue fotografie a farci credere che sia possibile tutto ciò, grazie di cuore!


PHOTOGRAPHER: VINCENZO TESSARIN


VINCENZO TESSARIN


PHOTOGRAPHER: VINCENZO TESSARIN


PHOTOGRAPHER: KATARZYNA MÓWIŃSKA

PHOTOGRAPHER: ȻɈɈȻ ɊȻȽɆɉȽȻ

PHOTOGRAPHER: KATIE ANDELMAN

PHOTOGRAPHER: BASIA STANKIEWICZ


PHOTOGRAPHER: PAUL BARSON

PHOTOGRAPHER: CAROL-BILLY ROBERTS

PHOTOGRAPHER: NICHOLAS JAVED

PHOTOGRAPHER: FAHMI BHS


PHOTOGRAPHER: ANDRE STRUNK

PHOTOGRAPHER: IPOENK GRAPHIC

PHOTOGRAPHER: MARCO REDAELLI


PHOTOGRAPHER: LESZEK PARADOWSKI PHOTOGRAPHER: AMELIA BEATA PAPIEROWSKA

PHOTOGRAPHER: ALESSANDRA BARSOTTI

PHOTOGRAPHER: JOAO FREIRE


ANDREI APOSTOL Nelle immagini di questo autore l’attesa è vibrante ed impregnata dei volti femminili che ritrae, della postura assunta dai corpi di donna che sia girati di schiena che posti frontalmente rispetto a chi osserva la scena sempre e comunque attendono qualcuno o qualcosa. Il tema della sospensione del tempo affascina da sempre gli artisti, i fotografi sono solo giunti per ultimi nel tentativo di fissarne i connotati, e senza indugio alcuno nei loro fotogrammi hanno cercato di catturare quell’indugio che lascia il corpo di una donna in punta di piedi sul ciglio di una strada, presso la parte più profonda di se stessa, quasi in precario equilibrio tra il proprio io e quel tu che vorrebbe avere fra le sua mani. Le donne di Andrei Apostol non stanno sostando semplicemente sul ciglio delle loro esistenza, non si sono fermate in supina attesa ne indugiano a riflettere su ciò che devono o non devono fare. Non sono semplicemente ferme, ne la loro vita è una sequenza continua di tappe per riprendere il cammino da dove l’hanno lasciato, la loro attesa non è mai fine a se stessa e, ciò si percepisce in modo tale da rimanere in attesa davanti ai suoi fotogrammi di vederle muoversi, riprendere in mano i loro destini! La delicatezza dei suoi ritratti non è da meno delle sue creazioni, una poetica che nei volti di donna si coagula in uno sguardo, in un capo reclinato di lato oppure nella torsione leggera del collo, in una visione frontale o dall’altro di bellezze apparentemente fragili ma con negli occhi quella


ANDREI APOSTOL sottile intensità che è decisione, che è consapevolezza, che è femminilità al massimo grado, un’espansione del femminino sacro attraversato da quel senso di attesa che tanto fa parte del destino di ognuno di noi, non solo delle donne! Splendide caratterizzazioni le sue, grande capacità interpretativa da parte delle modelle ed una coreografia che potenzia al massimo l’umore che viene descritto. Grazie Andrei Apostol, si rimane incantati di fronte a tanto splendore, quando l’anima fuoriesce da uno sguardo ed irrompe quasi repentina nella scena descritta si rimane senza fiato ad osservare tanta grazia, tanta preziosa consapevolezza di un esistere che è inizio e fine di ogni percorso, destino.


PHOTOGRAPHER: ANDREI APOSTOL


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ANDREI APOSTOL


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ANDREI APOSTOL


PHOTOGRAPHER: ANDREI APOSTOL


ANDREI APOSTOL


ANDREI APOSTOL


PHOTOGRAPHER: ANTONELLA RENZULLI

PHOTOGRAPHER: BABAK FATHOLAHI

PHOTOGRAPHER: GRZEGORZ SIKORSKI

PHOTOGRAPHER: MASSIMO GRASSI


PHOTOGRAPHER: MATTHIJS SMILDE

PHOTOGRAPHER: WLOTUS

PHOTOGRAPHER: MICHELE SORRENTINO

PHOTOGRAPHER: TAMMY SWAREK


PHOTOGRAPHER: LIGHTAFFAIRE PHOTOGRAPHER: PATRIZIA BURRA

PHOTOGRAPHER: DOROTA GÓRECKA

PHOTOGRAPHER: MAGDALENA WOŁK


PHOTOGRAPHER: DAVID POSTATNY

PHOTOGRAPHER: LISA HOLLOWAY

PHOTOGRAPHER: ELENA SHUMILOVA


PAWEL SZAMRETA Quale ragnatela migliore di quella dei sentimenti che un volto umano tesse giorno dopo giorno, da cui partire per ritrovare l’innocenza crudele del mondo, quello stupore che negli occhi diventa prezioso sguardo e mai si lascia sopraffare ne dalla luce più intensa ne dal buio più profondo? Nelle visioni di Pawel Szamreta si tessono storie, si colgono dettagli delicatissimi, ci si inoltra nell’animo umano attraversando quella linea sottile costituita dagli occhi, dai gesti, da una natura umana sempre pronta a donarsi ma mai a farsi catturare del tutto. Una natura quella umana intimamente connessa con l’ambiente che la circonda, emozioni come ali di libellula, pensieri come ragni che tessono tele preziose ed attendono il nutrimento al centro del proprio mondo conosciuto, idee che si trasformano in mute preghiere, l’innocenza che mai riuscirà a vincere ma proprio perchè destinata alla sconfitta ha inscritte vittorie che non sono di questo mondo, che lo rifuggono ed al tempo stesso ne determinano il divenire. Quando la femminilità si dispiega nella luce emanata dalla pelle di un viso che non ha ancora inscritte le rughe d’espressione ne del dolore ne della felicità, ci si trova ad ammirare qualcosa di diverso ogni volta. Si ammirano dei bei volti ed accade di ascoltare come la voce di una bellezza antica ed incontaminata, di ammirarne sia i connotati che il contenuto tutto da model-


PAWEL SZAMRETA lare, tutto da definire e comporre, una sinfonia di vissuti di incomparabile bellezza, che affascina ed avvince. Pawel conosce sia il passato che il futuro dell’innocenza, ne sa tratteggiare ogni percorso, da quello più magico e profondo che viene custodito dal ventre di una madre a quello più reale e tangibile che si dispiega sotto i nostri sguardi quotidianamente. L’innocenza è bellezza, è verità e crudeltà allo stesso tempo, è sincerità disarmante, è respiro. Nella natura si trova la stessa musica emessa da un volto, da un gesto, la stessa forza, la stessa grazia ed intensità ed infatti questo fotografo passa dai volti umani alla cattura di istanti meravigliosi che insetti o fiori sanno definire e cristallizzare nella nostra memoria grazie alla pazienza ed all’attesa di chi ne vuole fissare per sempre i movimenti e la quotidiana lotta per la sopravvivenza. Nelle immagini di Pawel sembra esserci inscritto un messagio neppure tanto subliminale: non si rinuncia mai all’innocenza del mondo, è il mondo che spesso l’abbandona a se stessa, quindi bisogna catturarne l’essenza per non disperderla mai, per custodirla nella memoria visiva, per dare all’anima la stessa possibilità di lottare per la propria sopravvivenza che hanno i corpi umani! Volti, dettagli, sorrisi, sguardi, ali, ragnatele........in una sola parola “vita”


PHOTOGRAPHER: PAWEL SZAMRETA


PHOTOGRAPHER: PAWEL SZAMRETA


PAWEL SZAMRETA


PHOTOGRAPHER: CHRISTOPHE MACLAREN

PHOTOGRAPHER: HUGO BORGES

PHOTOGRAPHER: SILENA LAMBERTINI


PHOTOGRAPHER: TRI HANDOKO

PHOTOGRAPHER: MARCO MATTEUCCI

PHOTOGRAPHER: FULVIO PETTINATO

PHOTOGRAPHER: MANCINI LORENZO


PHOTOGRAPHER: ADAM POLAŃSKI

PHOTOGRAPHER: LUCIAN OLTEANU

PHOTOGRAPHER: SIMONE FAVALE

PHOTOGRAPHER: CINZIA ANNA RIZZO


PHOTOGRAPHER: SEAN ARCHER

PHOTOGRAPHER: MONIKA PODOLSKA-SEREK

PHOTOGRAPHER: FABRIZIO ROMAGNOLI

PHOTOGRAPHER: SILVIA PETRONE


PHIL MCKAY Nessun uomo è un’Isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata via dall’onda del Mare, la Terra ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica o la tua stessa Casa........ John Donne Introduco questo autore tramite i versi di un poeta nato secoli fa perchè ci sono ricerche che non conoscono ne tempo ne spazio e questo foografo ce lo rammenta ad ogni suo scatto. Nelle sue immagini troviamo sia l’uomo/eroe che tutta la sua complessità e disarmante umanità, ci sono isole da raggiungere o da cui partire, continenti da scoprire sotto la superficie di mari ed oceano come pure il tempo da inseguire e catturare, lo spazio da dilatare all’infinito o da far contrarre come fosse un atrio, un ventricolo, il cuore di un universo mai abbastanza pago di se stesso. Nelle sue visioni l’uomo non è un’isola ma il centro di se stesso da cui partire per navigare senza porsi mete ne orizzonti, per il semplice gusto di diventare durante il suo viaggio sia luce che buio, correnti sotterranee o venti, un fluire che inizia all’interno e poi lentamente fuoriesce come è accaduto alle sorgenti dei fiumi, alla prima cellula che ha preso


PHIL MCKAY dimora nel grembo materno e non hai mai finito di dividersi e replicarsi, neppure dopo aver superato il confine della propria mortalità. Troviamo archetipi di grande interesse nelle sue visualizzazioni, da porte a mura di epica memoria, da fari ad orologi, da barche che traghettano sia l’anima che il corpo in un inferno tutto da costruire, tutto da scoprire, come in un nulla che è stato arredato da un tutto capace di estrinsecare perfino il senso dell’ironia di questa ricerca assoluta ed a tratti inconcepibile, inafferrabile. Cosa c’è di più affascinante di viaggiare nel cuore della nostra mente sembra suggerisce Phil Mckay? Quali luoghi insondabili possiamo rivelare perfino a noi stessi, quali circumnavigazioni siamo in grado di affrontare? Non c’è limite alla mente umana, le percezioni sensoriali si fondono con quelle più propriamente cognitive, oniriche, una passeggiata tra Jung e le filosofie più antiche usando la fotografia ed accenti surreali di una magia tale da rimanere estasiati. Mi rammentano le sue visioni perfino le leggende aborigene australiane che insieme a quella greca, caratterizzata da una peculiare visione del mondo che gli ha permesso di codificare e interpretare i vari fenomeni temporali e spaziali, descrive come fa ques’autore l’universo cui apparteniamo. In modo stilizzato ed elegante sembra che per questo fotografo l’uomo cerchi e tenda verso un mondo soprannatu-


PHIL MCKAY rale scomparso che anela ad incontrare di nuovo, da cui ha origine, per penetrare il tempo del sogno, un’epoca primordiale e mitica della creazione. Nei suoi scatti la terra non sembra mai desolata e buia, piuttosto sopesa ed in attesa di essere impregnata da un’energia e da un potere creativo che è conoscenza e catartico insieme. Nelle atmosfere rarefatte che ci dona possiamo ritrovare un’isola, la nostra essenza, cui far ritorno e da cui ripartire più forti e consapevoli di prima. La creativita di questo autore non sembra aver mai fine, la sua intensità e suggestione neppure, si desidera perdere la cognizione del tempo e dello spazio quando si ammirano le sue splendide visioni, un viaggio senza fine dove siamo noi a decidere quando e dove fermarci!


PHOTOGRAPHER: PHIL MCKAY


PHIL MCKAY


PHOTOGRAPHER: PHIL MCKAY


PHOTOGRAPHER: STEFANO MARASÀ

PHOTOGRAPHER: ROBERTO NENCINI

PHOTOGRAPHER: MARTA BENTKOWSKA

PHOTOGRAPHER: LESZEK PARADOWSKI


PHOTOGRAPHER: MARGO KHIMERIA

PHOTOGRAPHER: KAREN ABRAMYAN

PHOTOGRAPHER: AN LA

PHOTOGRAPHER: PAUL APAL’KIN


PHOTOGRAPHER: FRANCESCA IONA

PHOTOGRAPHER: ENRICO FOSSATI

PHOTOGRAPHER: EMMA WOOD

PHOTOGRAPHER: MARIANO BELMAR TORRECILLA


PHOTOGRAPHER: ĽUBOMÍR ČERVENEC.

PHOTOGRAPHER: PIER LUIGI SADDI

PHOTOGRAPHER: SHAUN POSTON


RUBRICA di PAOLA PALMAROLI

IAN MUNRO di PAOLA PALMAROLI

Tradurre fotograficamente il cuore o l’anima non è semplice ma tentare di fare altrettanto con la psiche umana è una vera impresa e ci vuole coraggio. Non si tratta di dipingere con la luce od il proprio sguardo le sensazioni provate davanti ad uno splendido paesaggio tutto da interpretare e reinventare! La mente umana definita a volte riduttivamente “psiche” è impossibile da fissare e tradurre, è un turbinio di pensieri e di idee, contiene a volte sia la passione del cuore che l’ispirazione di un’anima, cambia paesaggio continuamente e la sua energia si propaga ovunque sia in positivo che in negativo. Ian Munro conosce sia il significato classico di Psiche ( respiro e/o anima smaterializzata) che quello più moderno mutuato dalla psicologia, ovvero il complesso dei fenomeni e delle funzioni che consentono all’individuo di formarsi un’esperienza di sé e del mondo, e di agire in conseguenza. Nei suoi scatti egli descrive e ricompone la forza simbolica e l’energia surreale emessa dalla mente umana, di volta in volta ne visualizza la potenza immaginifica e la capacità di elaborare pensieri e vissuti, emozioni e stimoli provenienti da ogni dove. Attraverso elaborazioni e scene affascinanti che sanno raccontare con ironia e con intelligenza ciò che la mente è in grado di contenere, ciò che a volte disperde irrazzionalmente, ciò che trasforma in barriera od in ponte per viaggiare sia nel tempo che nello spazio della memoria, Ian Munro ci stupisce e provoca la nostra naturale propensione a


RUBRICA di PAOLA PALMAROLI

IAN MUNRO chiederci “Perchè” ogni volta che incontriamo i suoi scatti. Le sue immagini giocano sulla contrapposizione fra sogno e realtà, fra immaginazione ed idealizzazione, mi rammentano certi viaggi dell’inconscio come pure la possibilità insita nella mente umana di elaborare l’impossibile e di sopravvivere a se stessa, di rinascere dalle proprie ceneri e di essere creativa oltre ogni limite! L’ironia nei suoi scatti gioca una parte importante sia nella composizione di una scena che nella scenografia della stessa. « Le immagini vanno viste quali sono, amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto. » (R. Magritte). Tale pensiero ben si adatta alle opere di questo poliedrico autore. La teatralità che sa ben dosare nelle sue espressioni come pure nella postura del corpo, la sua curiosità nei confronti della natura umana gli permettono di dirigere la propria vena artistica verso un’originialità che non è una bizzarra manifestazione della stessa ma un linguaggio che unisce e fonde le peculiarità di ogni essere vivente, che eleva l’essere a divenire di se stesso! Viaggiate nelle sue immagini è come entrare dalla porta principale all’interno del mondo simbolico che costella e veste la mente umana. In ogni suo scatto imparerete ad apprezzare l’alchimia che si crea all’interno della psiche umana e di come sia


RUBRICA di ALESSANDRA BARSOTTI

IAN MUNRO creativa l’energia che emette. Accade che alcune manifestazioni considerate al limite od ai confini del pensiero, della sua capacità funzionale, siano in grado di farci scoprire prospettive ed espressioni di una natura complessa e ricca di sfaccettature come quella descritta da un fotografo straordinario come quello di cui state ammirando le visioni. Grazie Ian Munro!


PHOTOGRAPHER: IAN MUNRO di PAOLA PALMAROLI


RUBRICA di PAOLA PALMAROLI


PHOTOGRAPHER: IAN MUNRO di PAOLA PALMAROLI


PHOTOGRAPHER: MAŁGORZATA FOBER PHOTOGRAPHER: ADRIAN DONOGHUE

PHOTOGRAPHER: MARTIN MARCISOVSKY

PHOTOGRAPHER: HAFIZH PHOTOS


PHOTOGRAPHER: BONNIE AND CLYDE CREATIVE IMAGES

PHOTOGRAPHER: MANDY DISHER

PHOTOGRAPHER: TAKASHI SUZUKI


PHOTOGRAPHER: FILIPE CORREIA PHOTOGRAPHER: ILIP VAN DER CRUYSSEN

PHOTOGRAPHER: IIMAN RIVANDA

PHOTOGRAPHER: IDRUS ARSYAD


PHOTOGRAPHER: IRENE WIJNMAALEN

PHOTOGRAPHER: ŁUKASZ KAPA

PHOTOGRAPHER: ROMAN-TYKA KRUGLIŃSKI

PHOTOGRAPHER: NICHOLAS JAVED


ADRIAN MURRAY Come fotografare l’innocenza, lo stupore, l’inizio di tutto che ha inscritto la sua fine ma ancora è lontana quella conclusione che tanto affascina ed intimorisce. Mai come l’infanzia trova racchiusa in se il principio di tutte le cose, mai come in quell’età un senso del tutto si unisce a quel nulla che nei bambini è avventura mai paura! Nelle immagini di Adrian Murray, l’avventura inizia appena si riescono ad usare le gambe per esplorare l’ambiente circostante, per conoscere ed imparare a vedere oltre il proprio orizzonte sicuro e soffice. Dal ventre materno a sentieri e cigli di boschi, prati o giardini, per misurarsi con la propria capacità atavica di esploratore. I bambini esplorano i propri sensi ogni giorno, una scala per loro è un’avventura straordinaria, sia percorsa in salita che in discesa. Conquistano lo spazio e sono sempre in controluce nei confronti di loro stessi, mai in quelli degli adulti che li crescono, mai nei confronti di un fotografo che sa cogliere le infinite sfumature di un’età preziosa quanto non mai. Nelle immagini di Adrian Murray si nota subito l’entusiasmo provato nel ripercorrere le strade della propria memoria attraverso vite che si sono appena affacciate alla finestra del proprio divenire. La delicatezza degli istanti proposti è infinita come pure lo è il senso di protezione che veicola in ogni fotogramma. Come non si può amare l’alba del mondo attraverso lo sguardo dei bambini, come non tentare di catturare l’imensità che si affaccia dai loro sguardi, quel tutto o niente


ADRIAN MURRAY che nei loro sorriso diventa perfino inquietante attesa oltre che perenne stupore? Grazie Adrian Murray, la freschezza e la gioia di riconoscersi in quel mondo nelle tue immagini è un incedere che traballa ma si fa ogni giorno più sicuro delle proprie possibilità, delle percezioni, del proprio destino!


PHOTOGRAPHER: ADRIAN MURRAY


ADRIAN MURRAY



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