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Verso un’ecologia dei saperi di Anna Lisa Tota

Andate in Somalia e guardate il vostro capitalismo, guardate il vostro socialismo, guardate gli occhi dei bambini che muoiono di fame. (Ko Un)

Ko Un è il maggiore poeta coreano vivente. Più volte candidato al Anna Lisa Tota premio Nobel per la letteratura, questo monaco poeta è considerato uno degli scrittori più importanti nel panorama contemporaneo. Le sue poesie zen, la sua militanza civile ne fanno uno scrittore capace di restituire alle parole della poesia una profonda forza di trasformazione. Ko Un ci propone un modello di scrittore militante, impegnato nella vita sociale e civile del proprio paese e del mondo intero. Molti artisti, scrittori, registi e musicisti di tutto il mondo ci hanno proposto negli ultimi decenni con il loro lavoro concezioni delle arti che presuppongono la militanza civile. Che dire allora dei saperi scientifici? Quale la loro posizione rispetto all’impegno attivo nel quotidiano?

In un’epoca di profonda crisi e trasformazione, come quella che stiamo attraversando, possiamo guardare alle scienze come a qualcosa di congiunto alla vita quotidiana e all’universo dell’etica sociale e pubblica? Possiamo come scienziate e scienziati, come donne e uomini intellettuali prendere parola, contribuire a produrre la conoscenza pubblica su questioni rilevanti e sottrarci a posizioni scientifiche, secondo le quali l’autorità della scienza si legittima a prezzo della sua avalutatività?

Da Gregory Bateson in poi ci siamo spesso interrogati sull’ecologia delle parole che pronunciamo e che ascoltiamo, sulla qualità delle immagini che guardiamo, sulla responsabilità con cui agiamo nella vita quotidiana, consapevoli del fatto che pensieri, parole e azioni lasciano tracce profonde nel sentire nostro e degli altri, come se un grande inconscio

collettivo junghiano potesse conservarne memoria. In un’epoca di profonda crisi e trasformazione, come quella che stiamo attraversando, possiamo guardare alle scienze come a qualcosa di congiunto alla vita quotidiana e all’universo dell’etica sociale e pubblica? Possiamo come scienziate e scienziati, come donne e uomini intellettuali prendere parola, contribuire a produrre la conoscenza pubblica su questioni rilevanti e sottrarci a posizioni scientifiche, secondo le quali l’autorità della scienza si legittima a prezzo della sua avalutatività? È un tema che nei decenni è stato molto caro alle scienze sociali e a molte altre discipline, pur con prospettive talora del tutto antitetiche (come quelle di Max Weber e di Julien Benda, da una parte e di Antonio Gramsci e di gran parte dei cultural studies, dall’altra).

Roma Tre ha, come naturalmente inscritta nel proprio DNA, una vitalità legata ai saperi che si coltivano, una tensione civile e morale ad unire scienza e territorio, a trasformare i saperi scientifici in conoscenza pubblica

I saperi scientifici si basano e presuppongono l’avalutatività come posizione di partenza oppure tale assunto è mero riflesso del loro essere asserviti alle logiche dell’autorità istituzionale, del potere personale, oppure di quello economico? Gli studiosi che si sono mobilitati rispetto a questa concezione dei saperi sono moltissimi: da Michel Foucault a Ivan Illich, da Rudolf Steiner a Georges Gurdjieff, da Edward Saïd al movimento sulla decrescita in ambito economico. Ma certamente non soltanto questi. Da molti anni Roma Tre ha come naturalmente inscritta nel proprio DNA una caratteristica che, sebbene presente fortunatamente anche altrove, qui trova una sua naturale collocazione istituzionale. Si tratta di una vitalità legata ai saperi che si coltivano, di una tensione civile e morale ad unire scienza e territorio, di una “naturale” inclinazione a trasformare i saperi scientifici in conoscenza pubblica. Questa vocazione del nostro Ateneo risuona profondamente nel percorso di ricerca di molti studiosi e scienziati che qui lavorano da anni, ma anche nelle tesi di laurea dei nostri studenti e delle nostre studentesse più promettenti. Per questo motivo abbiamo pensato di dedicare questo numero di Roma Tre News a quella concezione del sapere scientifico che per molti anni abbiamo tutti condiviso e che condividiamo ancora. Questo numero è dedicato anche a salutare e a ringraziare il nostro rettore uscente prof. Guido Fabiani e dà il benvenuto al nuovo rettore prof. Mario Panizza.

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