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Assistenza ETI

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Doppia intervista

Doppia intervista

Una dotazione d’avanguardia per lo staff medico del TCS

L’insourcing delle operazioni di soccorso interessa anche l’équipe medico-infermieristica del TCS. Per assistere i soci in modo ottimale, ci si è dotati di strumenti hi-tech. Il dottor Jean-Claude Ghaleb, a capo del servizio, ce ne spiega i vantaggi.

TESTO JÉRÔME LATHION | FOTO OLIVIER VOGELSANG

Avviato nel 2017, il processo di completa internalizzazione dei servizi di assistenza del TCS ha toccato diverse tappe importanti. L’ultima in ordine è stata la decisione di potenziare le risorse e competenze mediche in seno al club al fine di poter aiutare con la massima professionalità ed efficienza i soci vittime di malattia o incidente all’estero.

Ora, la cellula composta da tre – dei sette – medici e cinque infermiere facenti parte dello staff del TCS, che dal 2018 accompagna i pazienti stabilizzati nei rimpatri aerei, ha ricevuto una sua dotazione medica moderna, disponibile alle basi di Ginevra e Zurigo.

L’investimento per un valore di 80 000 franchi era inizialmente previsto già per il 2020. Tuttavia si è ritenuto opportuno rinviarlo di un anno a causa della pandemia e dell’interruzione dei viaggi, precisa il dottor Jean-Claude Ghaleb, responsabile del servizio medico del club.

Capitolato: sicurezza, semplicità, qualità

Medico internista e rianimatore qualificato, Ghaleb ha indetto un bando d’appalto per la fornitura degli apparecchi elettromedicali. Il materiale doveva innanzitutto soddisfare i requisiti posti al trasporto pazienti in aereo, soggetto ad una serie di vincoli. Deve essere compatto, discreto, leggero e affidabile. Ciò premesso, la selezione è stata limitata a prodotti di prim’ordine: «La sicurezza, la facilità d’uso e il rispetto delle normative aeronautiche sono stati determinanti per la scelta fra diversi dispositivi, di fabbricanti svizzeri ed europei, compresi i relativi contratti di manutenzione», afferma Jean-Claude Ghaleb prima di procedere ad un inventario dettagliato e spiegarci i pregi dell’attrezzatura acquistata.

Il dr. Jean-Claude Ghaleb (a s.) e Fabrice Izquierdo sono molto soddisfatti della nuova dotazione ad alte prestazioni.

Cominciamo con il concentratore di ossigeno, di cui sono stati acquistati tre esemplari. Si tratta di un dispositivo che eroga aria arricchita ai pazienti con difficoltà respiratoria. È un ottimo esempio dell’importanza attribuita al fattore sicurezza. Secondo Jean-Claude Ghaleb: «Quelli predisposti a bordo dalle compagnie aeree sono del tipo on demand. Vale a dire che l’ossigeno viene rilasciato soltanto in fase di ispirazione. Non c’è l’allarme, ciò che può essere problematico in caso di guasto o se la respirazione cambia perché il paziente si addormenta. I nostri apparecchi, per contro, emettono un segnale acustico o visivo quando il soggetto non riceve ossigeno per un minuto». L’anno scorso il concentratore è stato impiegato già tre volte e ha convinto appieno con la sua affidabilità, anche per somministrazione prolungata, nonché con il funzionamento relativamente silenzioso. Bastano da sei ad otto utilizzi per ammortizzare la spesa autorizzata per ogni apparecchio, dichiara il responsabile.

Controllo medicinali regolare

Altra chicca dell’equipaggiamento, il defibrillatore per il monitoraggio continuo del paziente, con elettrocardiogramma integrato. Il team ne ha due in dotazione. La borsa medica contiene poi strumenti medici correnti quali stetoscopio, misuratore di pressione, kit per intubazione completo di pallone autoespandibile, maschera laringea, siringhe e vari preparati fra cui la soluzione salina. Da non dimenticare medicinali sia in pillole che iniettabili. «Li facciamo controllare regolarmente da farmacisti per poter sostituire i prodotti scaduti», osserva il medico responsabile.

Una missione settimanale

Insomma, tutto è previsto per garantire al paziente una scorta medica efficiente a bordo. D’altronde il lavoro non manca: «Prima che scoppiasse la pandemia, nel 2019 abbiamo aperto 5700 dossier medici, di cui 1300 hanno richiesto il rimpatrio», dichiara Fabrice Izquierdo, responsabile della Gestione casi a Vernier (GE). «Abbiamo organizzato un centinaio di trasferimenti in aereo, di cui la metà accompagnati». Ciò significa che durante i picchi di attività l’équipe medica svolge in media un volo andata e ritorno alla settimana. ◆

Informazioni sul TCS Libretto ETI: 0800 140 000 tcs.ch/eti

LAVORARE Guardare le Olimpiadi al lavoro è lecito?

«Alcune gare delle Olimpiadi invernali 2022 si svolgono durante le mie regolari ore d‘ufficio. Cosa dice la legge? Posso seguirle alla TV senza espressa autorizzazione?»

TESTO VERA BEUTLER

In via di principio no. Quale dipendente ha l’obbligo di lavorare durante l’orario stabilito. Tuttavia non deve certo isolarsi completamente dal resto del mondo, il superiore che lo chiedesse commetterebbe una violazione dei diritti fondamentali della persona. Firmando il contratto di lavoro lei si è impegnato a prestare la sua opera in cambio della retribuzione e quindi dovrà occuparsi di cose private nel tempo libero. Laddove ciò non fosse possibile per motivi derivanti da eventi e cause particolari quali trasloco o matrimonio, l’azienda deve concederle le «ore e giorni di libero usuali». Ovviamente, manifestazioni sportive non vi rientrano. Il capo non deve quindi tollerare che lei le segua per intero sul lavoro. A meno che non rimanga contagiato dal suo entusiasmo e le conceda di assistere ai Giochi in tempo reale.

Se però rifiuta categoricamente dovrà rinunciare a seguire le competizioni in diretta live oppure sperare che i momenti più avvincenti coincidano con le sue pause, durante le quali potrà guardarle allo schermo. Oppure, se proprio non vuole rinunciare a fare il tifo per i rossocrociati, può sempre decidere di prendersi qualche giorno di vacanza.

Comunque anche senza il consenso esplicito del superiore non ha nulla da temere se consulta ogni tanto il tabellone per sapere come stanno andando i suoi beniamini, purché la qualità del lavoro non ne risenta. Il capo non ha il diritto di controllarla sistematicamente sul lavoro invadendo la sua sfera privata. Fatte salve quelle attività che l’azienda è tenuta a documentare senza interruzione per ragioni di conformità. ◆

Vera Beutler, dr. iur. responsabile Info-Centro Diritto & Assicurazioni

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