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Specialità vallesana

Le canalizzazioni sono aggrappate alle rocce scoscese lungo il Grand Bisse d’Ayent.

Sensazioni forti lungo l’acqua delle cime

Per diversi secoli i vallesani hanno portato l’acqua dei ghiacciai e dei torrenti d’altitudine verso i loro prati e le coltivazioni tramite i cosiddetti «bisses». Questi canali, dal tracciato talvolta audace, costituiscono una vasta rete aperta alle escursioni, alcune delle quali suscitano emozioni indimenticabili. Spiegazioni e consigli.

TESTO JÉRÔME LATHION

Il Grand Bisse d’Ayent,

sulle nuove banconote da 100 franchi della BNS. Senza forse accorgersene, gli svizzeri dedicano un culto discreto ad una specificità vallesana quando mettono mano al loro portamonete: un dettaglio del Grand Bisse d’Ayent – in realtà lungo 18 km, secondo l’Inventario cantonale dei bisses – figura sul retro delle nuove banconote da 100 franchi, emesse dalla Banca nazionale svizzera (BNS). Riverenza finanziaria ad un sistema d’irrigazione tipico del Vallese, tanto ingegnoso quanto ancestrale, che canalizza l’acqua di fusione delle alture fino ai vigneti, alle praterie e alle coltivazioni.

Sfidando un clima piuttosto secco e utilizzando con inventiva e audacia i rilievi del loro territorio, i vallesani hanno creato e curato questa rete unica sin dalla colonizzazione dei loro pendii per assicurare la loro sopravvivenza per più secoli (leggere il riquadro accanto). Attualmente sono ancora in funzione circa 300 canali, ossia la metà dei circa 600 che erano attivi all’apice di questo sistema, alla fine del 19° secolo. Il loro interesse turistico è innegabile, poiché offrono agli escursionisti oltre 1000 km praticabili nelle Alpi. Di conseguenza, sono oggetto di costanti lavori di conservazione e restauro grazie a diversi attori – comuni, associazioni, enti turistici, privati –, con il sostegno finanziario del Servizio della mobilità e del Servizio agricolo cantonale, se l’installazione risponde ancora alla sua missione iniziale d’irrigazione. →

Ciò che a volte è fonte di conflitto. «Va trovato un equilibrio talvolta delicato tra funzionalità e rispetto del patrimonio», riassume Sébastien Rappaz, da 3 anni responsabile della sezione Sentieri pedestri del Vallese romando presso Valrando, a Sion, nonché accompagnatore d’escursionismo. «Ma il cantone è ben consapevole che si tratta di un patrimonio da valorizzare e sostenere». Mentre per ciò che riguarda la domanda turistica, la qualifica «da stabile a crescente»: «Le persone si interessano al tema dell’acqua e tanti bisses sono accessibili alle famiglie».

Il trentaduenne Sébastien Rappaz, geografo di formazione, insiste sull’importanza dell’acqua. Come pure sull’accessibilità, un altro criterio di selezione fondamentale nella scelta d’ogni escursione. Ed avverte subito gli amanti di sensazioni forti in altitudine che l’elemento liquido non sempre è presente: «Certi canali vertiginosi sono spesso senza o con poca acqua, poiché la manutenzione sarebbe troppo difficile oggi». Un esempio? Il Bisse des Sarrasins nella Val d’Anniviers, lungo 10 km, che collega Pinsec a Vercorin: «Un bisse magnifico con passerelle esposte, scavi nelle rocce su più chilometri, ma totalmente asciutto».

Non per chi soffre di vertigini

Alcune costruzioni riservano comunque un’acqua limpida e – o in assenza d’essa – delle emozioni forti. Oltre al Grand Bisse d’Ayent, irrorato sulla totalità del suo percorso o quasi, va pure menzionato il Bisse du Rho, che collega Crans-Montana alla diga del Rawyl (circa 10 km), intagliato nella roccia nel 15° secolo e caduto in disuso dopo la Seconda guerra mondiale. Il percorso ripristinato, che a tratti costeggia delle pareti a picco, è arricchito da pannelli didattici. Il clou della passeggiata è a metà percorso: una lunga passerella, che dà sul vuoto e offre pure un ampio panorama, inaugurata nella primavera 2020. «Un’escursione di media difficoltà, però sconsigliata a chi soffre di vertigini», commenta Sébastien Rappaz. Pure raccomandato, il Bisse du Torrent- Neuf o Bisse de Savièse (ca. 5,5 →

Un passaggio sistemato

lungo il Bisse du Rho, a Crans-Montana.

Il Bisse des Sarrasins è da percorrere con guide esperte, come lo propone No Limits Experience.

La passerella inaugurata nel 2020, sconsigliata a chi soffre di vertigini…

«Le persone si interessano al tema dell’acqua e tanti bisses sono accessibili alle famiglie»

Sébastien Rappaz

Valrando, Sion

I «BISSES» E IL LORO MUSEO

Testimoni della perseveranza e dell’ingegnosità della popolazione vallesana nel corso dei secoli, i bisses hanno un luogo culturale dedicato alla loro memoria e rivalorizzazione. Nel villaggio di Botyre (Ayent), un edificio storico del 17° secolo, la Maison Peinte, ospita il Museo vallesano dei bisses. Su 4 piani e una superficie espositiva di 270 m2, presenta centinaia d’oggetti e non meno di 1000 documenti che spiegano il ruolo fondamentale avuto da questi canali d’irrigazione nella storia del Vallese, cantone caratterizzato dall’allevamento e le coltivazioni, prima del suo tardivo sviluppo industriale. Se alcune vestigia risalgono all’epoca romana, i bisses sono ben documentati dal Medioevo, soprattutto nel 15° secolo. Un universo da scoprire in famiglia, grazie ad animazioni interattive aperte al giovane pubblico. Senza dimenticare il Sentiero del museo. Museo riaperto dal 24 aprile e che accoglierà i visitatori fino al 6 novembre 2021. Presentazione e informazioni sugli orari:

musee-des-bisses.ch

Testimoni del 19° secolo, quando questo sistema d’irrigazione era all’apice del suo utilizzo. La Maison Peinte aspetta a Botyre i visitatori desiderosi di saperne di più.

km), costruito tra il 1430 e il 1448, in attività fino al 1934. Sostituito poi da un tunnel scavato nella montagna, il canale aggrappato alle pareti del Prabé, a lungo abbandonato, è tornato a vivere nel 2005 grazie all’Associazione per la salvaguardia del Torrent-Neuf e il comune di Savièse. «Un percorso suggestivo di media difficoltà, con passaggi al di sopra del vuoto. È ben frequentato perché comprende una buvette a inizio e a metà percorso. Alla gente piace associare emozioni e conforto», ci dice con un sorriso il responsabile.

Preferiti dal professionista

Da parte sua, il nostro interlocutore confessa di privilegiare altri percorsi e ci svela i suoi due colpi di fulmine. Innanzi tutto il Bisse du Trient. Interessante secondo lui perché il Basso Vallese, meglio servito in ambito di pluviometria, ne conta meno che il resto del cantone. «È facilmente accessibile, può essere percorso in due ore da un’estremità all’altra, include un sentiero didattico, una buvette e offre una vista splendida sul ghiacciaio del Trient». Nel Vallese tedescofono, Sébastien Rappaz privilegia il Bisse Heido – o Bisse dei Pagani –, sopra Visperterminen (ca. 17 km). Attestato dal 1305, è uno dei più vecchi se non il più vecchio bisse del Vallese. «Non ci son ponti né passerelle, ma il tracciato, a oltre 2000 metri d’altitudine, evita la foresta e anche qui offre la vista su un ghiacciaio lungo tutto il percorso». •

Informazioni valrando.ch; valais.ch/bisses Letture selezionate: Johannes Gerber, Bisses de légende, Ed. Monographic SA, Sierre Johannes Gerber et Jean-Henry Papilloud, Les bisses du Valais, Ed. Monographic SA, Sierre

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