Cinecorriere n1 2013 cannes

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CINECORRIERE - ISSN 1827-195 Poste Italiane Spa Spedizione 3 0 0 0 1 in abbonamento postale 70% DCB Roma



Rivista illustrata di Cinema e Fiction fondata e diretta da Alberto Crucillà dal 1948 Autorizzazione del registro n. 473 del 31 ottobre 1948 Direttore Responsabile Renato MARENGO r.marengo@cinecorriere.it Direttore Editoriale Andrea SPLENDORE a.splendore@cinecorriere.it Vicedirettore Luigi AVERSA l.aversa@cinecorriere.it Hanno collaborato Daria CIOTTI Silvia GAMBIRASI Luca MARENGO Grafica Eleonora MAURIZI www.eleonoramaurizi.it Editore CDA srl Redazione Viale Liegi,7 00198 Roma info@servizieditorialicda.it Pubblicità settoriale A.P.S. Advertising s.r.l. Via Tor De Schiavi 355 00171 Roma Tel. 06 89015166 Fax 06 89015167 info@apsadvertising.it www.apsadvertising.it Stampa Arti Grafiche Celori www.grafichecelori.com © Cinecorriere - tutti i diritti di riproduzione sono riservati. L’opinione espressa dagli autori non impegna la Direzione. Tutto il materiale ricevuto, e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito.

sommario

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editoriale I giovani cineasti all’assalto della crisi n numero su Cannes e su quel poco (ma buono) cinema italiano presente al Festival, in tempi veramente difficili per il nostro cinema e per i coraggiosi produttori superstiti che sfidando la crisi “resistono”. E lo fa certamente proprio in questi giorni Domenico Procacci con la sua Fandango, tra i pochi a chiedere con energia la cassa integrazione per i suoi collaboratori, per non dover licenziare quella squadra di giovani professionisti che assieme a lui si batte per un cinema di qualità e per continuare a mandare avanti quanto più possibile le proposte dei nostri migliori autori e degli emergenti di talento. Negli spazi riservati a Cannes, Luigi Aversa, oltre a informarci con molta cura su tutto il Festival, si sofferma ampiamente sulle sezioni dedicate ai giovani. Abbiamo scelto di dare il maggior spazio possibile a tutto il cinema emergente, al nuovo, in controtendenza con i disastri che negli ultimi anni cafoni al potere hanno fatto con la ricerca, con tutta la nostra cultura, settore giudicato proprio da chi avrebbe dovuto rappresentarlo,

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non produttivo, inutile e sostituibile. Ecco quindi in questo numero di Cinecorriere ancora ampio spazio al Contest L’Immagine del Suono che grazie alla Cinevox e alle sue grandi colonne sonore offre, gratuitamente e con sinergie promozionali a 360 gradi con Rai, Mediaset, SIAE, XL di Repubblica, Hollywood Party di Radio3, RadUni, agenzie di management, noti professionisti del settore e con la collaborazione di tanti critici, giornalisti, produttori, reali possibilità per giovani filmmaker di accedere a questo

SPECIALE La grande bellezza del Festival di Cannes di Luigi Aversa «L’Immagine del Suono: un raggio di speranza per i giovani» di L.A. Zombie & Co. di Luca Marengo Favole horror e vecchi cartoni in 3D: dov’è finito l’immaginario infantile? di Daria Ciotti Intervista a Margareth Madè «Lavorare per farmi vedere? Non mi interessa» di Silvia Gambirasi

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settore, di affacciarsi e prendere contatti concreti per cercare di inserirsi professionalmente e fare della propria passione il proprio lavoro. Anche le interviste a direttori di testate, a grandi manager come Luisa Pistoia, a editori e produttori sono rivolte a creare quanto più possibile un aggancio tra la creatività e il mondo reale, difficile ma non impossibile. E le dichiarazioni di qualche neoregista, che proprio partendo dal Contest L’Immagine del Suono, ha iniziato a lavorare e a guadagnare “facendo il regista” ci confortano e ci incoraggiano ad andare avanti. Il numero inevitabilmente spazia anche tra la musica e le immagini di un settore che sta vivendo una sua seconda... resurrezione: l’horror, cinematografico di culto e quello televisivo con nuove serie sempre più viste e interi numeri di riviste, come XL e fumetti collegati, che stanno sostituendo un altro settore cult, di questi ultimi anni, quello dei Vampiri. Insomma tra tanti morti viventi, non morti e non nati, rinasce un grande interesse tra il pubblico più giovane. Renato Marengo

Incontro con Stefano Accorsi «Non mi sono mai sentito così italiano come da quando sto all’estero» di Silvia Gambirasi 22

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Film in uscita Fra thriller italici, produzioni indipendenti e blockbuster la stagione continua di L.A.

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Una Vita per il Cinema Medaglie d’Oro a chi lavora dietro le quinte

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Fabrizio Sotti: una vita che sembra un film di L.A.

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La grande bellezza del Festival di Speciale Cannes

Da sinistra, in senso orario: Steven Spielberg; Nicole Kidman; Thomas Vinterberg; Jane Campion; Nicoletta Braschi; Daniel Auteuil; Christoph Waltz

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di Luigi Aversa

uello che salta immediatamente agli occhi sfogliando il programma della 66esima edizione del Festival di Cannes (15-26 maggio 2013) non è tanto la massiccia presenza di film americani in concorso (sono ben sei e non è una novità), né il fatto che gli italiani presenti si contino sulla punta delle dita di una mano (fra le varie sezioni sono tre in tutto). No, quello che spicca è l’altissimo profilo artistico della giuria, anzi delle giurie. Basti pensare che il presidente del team di giurati del Concorso è il quattro volte premio Oscar Steven Spielberg e che al suo fianco, quasi a formare un ideale cast di stelle per una superproduzione internazionale, ci sono l’australiana Nicole Kidman, il francese Daniel Auteuil e l’austriaco “tarantiniano” Christoph Waltz. E c’è anche la diva bollywoodiana Vidya Balan, assieme a una schiera di registi di fama mondiale come il taiwanese Ang Lee, il rumeno Cristian Mungiu (4 mesi 3 settimane e 2 giorni; Oltre le colline), la scozzese Lynne Ramsay (quella di …E ora parliamo di Kevin) e la giapponese Naomi Kawase, che qui sulla Croisette nel 2007 ha vinto il Grand Prix Speciale con Mogari No Mori. Anche la sezione Un certain regard è presieduta da un nome importante. Si tratta del danese Thomas Vinterberg, premio della Giuria al Festival di Can-

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Sorrentino sulla Croisette con il suo nuovo film. Ed è la quinta volta! A fargli compagnia in Costa Azzurra i connazionali Valeria Golino con Miele (Un Certain Regard) e il duo GrassadoniaPiazza con Salvo (Semaine de la Critique)

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nes 1998 con Festen. Per non parlare poi di colei che presiede la Cinéfondation e la giuria dei cortometraggi, ovvero la neozelandese Jane Campion, Palma d’oro 1993 con Lezioni di piano. Nella sua squadra di giurati figura anche Nicoletta Braschi, unica presenza italiana fra coloro che sono stati chiamati a giudicare e a premiare i film della 66esima edizione della kermesse. La selezione ufficiale A proposito di italiani, come noto, dopo il forfait di Daniele Luchetti il cui film non è ancora pronto, tra le pellicole della selezione ufficiale in concorso c’è solo La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Il “solo” però è relativo perché da queste parti il regista napoletano è molto apprezzato. Negli anni ha portato sulla Croisette, riscuotendo ampi consensi, Le conseguenze dell’amore (2004), L’amico di famiglia (2006), This Must Be the Place (2011) e Il Divo (2008). Quest’ultimo, vincitore del Premio della Giuria e grande successo di pubblico. «Ringrazio il Festival per l’invito e l’attenzione con cui segue il mio lavoro sin dagli esordi - ha dichiarato Sorrentino al momento dell’ufficializzazione della lista delle pellicole in concorso essere selezionati tra migliaia di film è già un grande riconoscimento. Andarci per la quinta volta di seguito è una responsabilità e un onore che condivido con tutta la troupe. Uomini e donne ap-

passionati che mi hanno consentito di trasformare in un film quella che per me era una fantasia». Ideato e scritto dallo stesso Sorrentino, assieme a Umberto Contarello, il film è ambientato e girato interamente nei palazzi antichi di Roma, all’interno di ville sterminate e sulle terrazze più belle della città, fra signore dell’alta società, politici corrotti, criminali in giacca e cravatta, giornalisti viveur, attori falliti, nobili spiantati, alti prelati, artisti e intellettuali di varia e vaga provenienza. In mezzo a questa umanità vacua e disperata si agita lo scrittore e giornalista sessantacinquenne Jep Gambardella (Toni Servillo), che con dolente disincanto e gli occhi annacquati dall’alcool, assiste a questa sfilata deprimente. Dietro il divertimento sbracato e malinconico si staglia, bellissima e indifferente, Roma. Nel pieno di un’estate calda e indolente. Accanto a Servillo, ancora una volta protagonista di un film di Sorrentino (c’era anche ne L’uomo in più, Le conseguenze dell’amore e Il Divo), si muo-

Dall’alto, da sinistra: Carlo Verdone e Toni Servillo ne La grande bellezza; il regista Paolo Sorrentino; Sabrina Ferilli in un’altra scena del film (foto di Gianni Fiorito)

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Dall’alto, da sinistra: Valeria Bruni Tedeschi, in concorso con Un chateau en Italie; Carey Mulligan e Leonardo DiCaprio ne Il grande Gatsby; Michael Douglas e Matt Damon in Behind the Candelabra. Qui sopra: la Caméra d'or, assegnata alla migliore opera prima presentata in tutte le sezioni

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ve un cast straordinario composto fra gli altri da Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Roberto Herlitzka, Massimo De Francovich, Giorgio Pasotti, Massimo Popolizio, Isabella Ferrari, Franco Graziosi, Luca Marinelli, Dario Cantarelli, Serena Grandi e Lillo Petrolo. La grande bellezza, coproduzione Italia-Francia, esce sui nostri schermi nei giorni del Festival, il 21 maggio, distribuito da Medusa e contemporaneamente in Francia distribuito da Pathé. Nella selezione ufficiale del concorso dovrà vedersela con una concorrenza agguerritissima, capeggiata dalla pattuglia di americani e soprattutto dalle pellicole che battono bandiera francese. Il vessillo bianco, rosso e blu sventola infatti su ben dieci titoli, prodotti o coprodotti dall’industria cinematografica transalpina. È diretto da Valeria Bruni Tedeschi, sorella dell’ex Première Dame Carla Bruni, Un chateau en Italie, interamente realizzato con capitali francesi. Così come Le Passé dell’iraniano Asghar Farhadi, il regista di Una separazione, e Jeune et Jolie di François Ozon, in questi giorni nelle sale italiane con Nella casa. Poi c’è il nuovo film di Roman Polanski La Vénus à la fourrure, interpretato da Emmanuele Seigner e Mathieu Amalric, tratto dal romanzo omonimo di Leopold von Sacher-Ma-

soch, colui dal quale deriva la parola masochismo… È una coproduzione franco-tedesca Michael Kohlhaas di Arnaud des Pallieres, franco-statunitense Jimmy P. di Arnaud Desplechin, francese e del Ciad Grisgris di Mahamat-Saleh Haroun, franco-belga-spagnola La Vie d’Adele di Abdellatif Kechiche e franco-danese Only God Forgives - Solo Dio perdona di Nicolas Winding Refn (Drive). Nella squadra americana - capitanata dal fuori concorso e attesissimo Il grande Gatsby dell’australiano Baz Luhrmann, tratto dal romanzo omonimo di Francis Scott Fitzgerald già portato tre volte sul grande schermo (l’ultima è quella del 1974 di Jack Clayton con Robert Redford e Mia Farrow) e interpretato da Leonardo DiCaprio e Carey Mulligan - ci sono anche i fratelli Joel ed Ethan Coen, che presentano Inside Llewyn Davis, film con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake e John Goodman ispirato alla vita del cantante folk Dave van Ronk, attivo a New York negli anni Sessanta. James Gray (Little Odessa, I padroni della notte, Two Lovers) presenta The Immigrant, interpretato dal suo attore

prediletto, Joaquin Phoenix, con Marion Cotillard e Jeremy Renner. Alexander Payne, noto per Sideways, è in concorso con Nebraska, road movie con l’anziano Bruce Dern protagonista. Quindi c’è Steven Soderbergh con Behind the Candelabra, quello che, a detta del regista, dovrebbe essere l’ultimo film da lui girato per il cinema. Più volte ha dichiarato, infatti, di voler abbandonare il grande schermo per dedicarsi al teatro e alla televisione. Behind the Candelabra racconta la vicenda del pianista italo-americano Liberace e della sua storia d’amore con Scott Thornson. Nel film di Soderbergh Liberace ha il volto di Michael Douglas, Scott Thorson quello di Matt Damon. L’ultimo ti1/2 maggio 2013


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tolo a stelle e strisce si è aggiunto all’elenco una settimana dopo gli altri ed è Only Lovers Left Alive, storia d’amore tra vampiri (Tom Hiddleston e Tilda Swinton) di Jim Jarmusch. L’ingresso di un altro film era stato preannunciato in occasione della conferenza stampa dal Direttore Artistico Thierry Frémaux. Così, alla fine, la lista del Concorso comprende venti pellicole. Oltre a quelli sopra elencati, completano il quadro dei film in competizione il messicano Heli di Amat Escalante, il cinese Tian Zhu Ding di Jia Zhangke, l’olandese Brogman di Alex Van Warmerdam e ii giapponese Soshite Chichi Ni Naru di Hirozaku Kore-eda e Wara No Tate di Takashi Miike. Fuori concorso oltre al Grande Gatsby di Luhrmann, c’è Guillaume Canet con la sua crime story franco-americana Blood Ties, interpretata da un super cast: Mila Kunis, Zoe Saldana, Marion Cotillard, Clive Owen. Poi All Is Lost di J.C. Chandor, Zulu di Jerome Salle (film di chiusura del Festival) e il documentario, aggiuntosi all’ultimo momento, Le Dernier des injustes, diretto dall’autore di Shoah Claude Lanzmann. 1/2 maggio 2013

Un certo sguardo Fondata da Gilles Jacob nel 1978 per riunire tre sezioni fuori concorso create qualche anno prima dal suo predecessore, la sezione Un Certain Regard presenta ogni anno una ventina di film con tutti i tipi di visioni e stili, opere originali e diverse che cercano un riconoscimento internazionale. Quest’anno in rassegna ce ne sono diciotto e tra queste c’è anche l’opera prima di Valeria Golino, Miele, una pellicola che tratta un tema controverso, quello della “dolce morte”. E la regista, che il film in Italia lo ha già presentato (è nelle sale dal 1° maggio), ci tiene a sottolineare questa differenza: «Il mio film parla di suicidio assistito, non di eutanasia. La decisione è del malato. È il malato che deve fare tutto da solo. In Italia questo è un argomento tabù più per la politica che per le persone. Ogni essere umano ha il diritto di decidere per il proprio corpo». Tratto dal romanzo Vi perdono di Angela Del Fabbro, alias Mauro Covaci-

ch, il film racconta la storia di Irene, una ragazza di trent’anni che dà una mano ai malati terminali che non vogliono più soffrire. Quando, però, a richiedere il suo servizio è un settantenne in salute, che vuol porre fine alla sua esistenza perché ritiene di aver vissuto abbastanza, le certezze di Irene crollano. Dopo un’ottantina di film come attrice, fra Italia, Hollywood e altre cinematografie, per Valeria Golino quindi Miele è il debutto dietro la macchina da presa, un film da lei anche scritto (con Francesca Marciano e Valia Santella) e prodotto (con il suo compagno Riccardo Scamarcio e con Viola Prestieri). Valeria Golino in realtà aveva già un’esperienza come regista, con il cortometraggio Armandino e il Madre, lavoro che le ha permesso di vincere il Nastro d’Argento 2011 come migliore regista esordiente. Protagonista di Miele nei panni di Irene c’è Jasmine Trinca. Nel cast ci sono anche Carlo Cecchi e Libero De Rienzo.

Dall’alto, da sinistra: Inside Llewyn Davis dei fratelli Joel ed Ethan Coen; Jeune et Jolie di François Ozon; Mila Kunis nel film Blood Ties di Guillaume Canet; Tom Hiddleston e Tilda Swinton in Only Lovers Left Alive di Jim Jarmusch

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mai lontanissima dal ruolo di Hermione Granger che l’ha resa famosa. Fra i maschietti, da segnalare la nuova regia del multiforme James Franco, qui a Cannes presente con As I Lay Dying.

Dall’alto, da sinistra: un fotogramma del film Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (qui sopra insieme nella foto) presente alla Semaine de la Critique; Emma Watson in The Bling Ring di Sofia Coppola; Valeria Golino sul set del suo film Miele con Jasmine Trinca e Carlo Cecchi; James Franco, a Cannes con As I Lay Dying

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In competizione, per Un Certain Regard, che dal 1998 assegna un premio al miglior film della sezione, ci sono parecchie altre registe, ben otto con la Golino, una percentuale rosa molto alta, quasi del cinquanta per cento, soprattutto se si considera che nel concorso principale di donne dietro la macchina da presa c’è la sola Valeria Bruni Tedeschi. Qui invece abbiamo anche dei nomi già noti come Claire Denis (Chocolat, Nénette et Boni) e Lucia Puenzo, figlia del regista argentino Luis Puenzo, che con il film XXY sei anni fa, proprio sulla Croisette, ha vinto il Grand Prix della Settimana della Critica. Ma soprattutto c’è la regista premio Oscar (per la sceneggiatura di Lost in Translation) Sofia Coppola, che apre la rassegna con The Bling Ring, la vera storia di un gruppo di ragazzi ossessionati dai vip che nel 2009 rubarono milioni di dollari in gioielli a diverse celebrità. Protagonista Emma Watson, or-

Settimana Internazionale della Critica Il terzo film tricolore di questa 66esima edizione del Festival di Cannes è Salvo di Fabio Grassadonia & Antonio Piazza in gara alla Semaine de la Critique, sezione di sole opere prime e seconde parallela alla selezione ufficiale e dedicata alla scoperta di nuovi talenti. L’esordio dei due registi siciliani avviene accanto ad altri sei film provenienti da tutto il mondo. Salvo è il primo film in competizione alla Semaine. Dal 2005 un film italiano non trovava spazio in questa prestigiosa vetrina internazionale. Fotografato da Daniele Ciprì, il film ha per protagonisti l’attore palestinese Saleh Bakri, l’esordiente Sara Serraiocco e Luigi Lo Cascio. I produttori Massimo Cristaldi e Fabrizio Mosca si dicono «felici e onorati della selezione di Salvo alla Semaine de la Critique». «È un premio all’esordio di due autori di grande talento - aggiungono - e alla particolarità di un film estremo e rigoroso, un film che abbiamo voluto fortemente realizzare». «Leggemmo la sceneggiatura di Salvo come giurati del Premio Solinas. Tutti e due l’abbiamo

trovata formidabile e anziché contenderci il progetto - concludono i produttori abbiamo deciso di svilupparlo e realizzarlo insieme». Salvo è ambientato tra Palermo e la campagna di Enna e racconta la storia di un sicario della mafia che durante un regolamento di conti s’imbatte in Rita, sorella non vedente dell’uomo che deve ammazzare. La ragazza non riesce a salvare il fratello, ma sfida l’assassino. Quando questo tenta di ucciderla, succede un miracolo, in un mondo dove i miracoli non accadono: per la prima volta nella sua vita, la ragazza vede. Salvo e Rita sono costretti così a confrontarsi con l’accaduto, ma il mondo al quale appartengono non dà loro tregua… Ridotta ma agguerrita, la presenza italiana a Cannes 2013 è comunque di grande qualità e spessore. E non mancherà di portare anche un po’ di glamour. La nutrita pattuglia di interpreti de La grande bellezza si unirà infatti ai tanti divi di casa e a quelli d’oltreoceano che abitualmente affollano la Croisette. Ma anche Valeria Golino e la sua squadra, che comprende anche il compagno produttore Riccardo Scamarcio, è pronta a sfilare sul Red Carpet: «Mi mette allegria andare lì tutti ben vestiti. Essere sulla Croisette ti dà il senso di appartenenza alla cinematografia mondiale». nnn 1/2 maggio 2013



«L’Immagine del Suono:

un raggio di speranza per i giovani» di Luigi Aversa

Ad affermarlo è Enrico Brignano, nuovo partner del Contest ideato da Franco Bixio e Renato Marengo, quest’anno alla sua seconda edizione. Sulla stessa lunghezza d’onda dell’attore anche gli altri nuovi amici della manifestazione: Luisa Pistoia dell’agenzia di spettacolo Sosia&Pistoia; Steve Della Casa, conduttore del programma di cinema alla radio Hollywood Party; e Luca Valtorta, direttore del mensile XL – La Repubblica 10

a prima edizione del Contest L’Immagine del Suono che si è conclusa a novembre dell’anno scorso è stata un successo su tutti fronti. Di partecipazione (vi hanno aderito numerosi filmmaker che hanno appositamente realizzato i loro cortometraggi per il concorso lasciandosi ispirare dai temi celebri delle grandi colonne sonore Cinevox), di visibilità (i cortometraggi in gara hanno ottenuto più di 60.000 visualizzazioni sul canale YouTube del Contest - youtube.com/immaginedelsuono - registrando un numero complessivo di 3.400 voti) e soprattutto di credibilità. Le promesse fatte all’inizio dell’avventura dal Presidente Franco Bixio e dal Direttore Artistico Renato Marengo sono infatti state mantenute, con grande soddisfazione dei due ideatori e organizzatori della manifestazione. «La mia famiglia - sottolinea Bixio - è sempre stata orientata verso i giovani, si è sempre interessata al mondo giovanile. Grande è

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la soddisfazione quindi per aver offerto una concreta possibilità di emergere a tanti ragazzi. E nello stesso tempo ci fa felici aver fatto rivivere l’enorme e prezioso materiale di colonne sonore prodotte dalla Cinevox che hanno dato lustro al cinema italiano nel mondo». Gli fa eco Renato Marengo che esprime a sua volta «grande soddisfazione per la riuscita del Contest. Da sempre pongo un’attenzione speciale al talento emergente sia nel cinema che nella musica. Del resto con Demo, che conduco assieme a Michael Pergolani da undici anni su Rai Radio1, ogni giorno diamo spazio ai giovani talentuosi. Il Contest non solo è una vetrina con la visibilità che gli danno e gli hanno dato Raiuno, Rainews, Coming Soon, ecc., ma dà reali opportunità di inserimento». In questo senso hanno rappresentato un momento importante i faccia a faccia che si sono tenuti lo scorso anno a ottobre in chiusura della prima fase del concorso. Una giornata dedicata al cinema e alla musica nella quale tutti coloro che hanno partecipato al Contest hanno avuto l’occasione di incontrare “Face2Face” importanti professionisti del settore cinematografico, quali Francesco Pavolini, Giannantonio Marcon, Davide Marengo (regia), Paolo Logli e Alessandro Pondi (sceneggiatura), Carlo Principini e Fabrizio Mosca (produzione), Filippo Roviglioni e Claudia Bedogni (distribuzione), Teo Bellia (doppiaggio e recitazione), Stefano De Nardis (costumi), Stefano Pancaldi e Claudio Marceddu (fotografia), 1/2 maggio 2013

Da sinistra, in senso orario: Renato Marengo e Franco Bixio con Paolo Logli, Italo Moscati e Piermarco De Santi (Europacinema)

Marco Dentici (scenografia), Davide Casoria (animazione grafica), Annalisa Forgione e Valentina D’Ambrosio (montaggio). I premi offerti dai tanti partner de L’Immagine del Suono, ovvero i corsi gratuiti con grandi professionisti della regia e della sceneggiatura, rappresentano un’ulteriore opportunità, concreta, di inserimento professionale come aiuto regista, autore, ecc. I vincitori della prima edizione, Loreto Valente e Mauro Zinghini, autori del corto La marcia degli accattoni, grazie alla vittoria e grazie anche al contributo di 3.000 euro ricevuti in premio dalla Cinevox, hanno potuto realizzare un video sul tema del cyber bullismo per il Safer Internet Day, la giornata mondiale per la sicurezza dei minori su Internet promossa da Save The Children Italia, special partner del Contest. Oggi dicono, per bocca dello stesso Loreto Valente, di essere «inseriti attivamente nel mondo della comunicazione visiva». Il video Condividi chi?, semplice ma geniale, è stato creato con “l’obiettivo specifico di sensibilizzare gli utenti più giovani a un utiliz-

zo positivo e responsabile dei nuovi media”. Inoltre il video è veicolato da Nickelodeon, il canale satellitare per ragazzi di Viacom Italia, che promuove la campagna con una pianificazione gratuita sui propri canali. L’Immagine del Suono 2013 Forti del successo e dei consensi ricevuti, il 21 marzo scorso Bixio e Marengo, assieme al Presidente della Giuria Italo Moscati, hanno annunciato la partenza della seconda edizione de L’Immagine del Suono. Una rinnovata opportunità per i giovani filmmaker, quindi, di entrare attivamente nel mondo della comunicazione visiva. Anche quest’anno il Contest si rivolge a un platea internazionale offrendo la possibilità ad autori e registi cinematografici, ma anche a documentaristi e animatori, di creare delle opere originali abbinando le proprie immagini ad alcune delle musiche più celebri di Maestri quali, tra gli altri, Ennio Morricone, Nino Rota, Nicola Piovani, Armando Trovajoli, Keith Emerson, Goblin, Piero Umiliani, Giorgio Gaslini, Enrico Simonetti, Bixio-FrizziTempera, Riz Ortolani, Evan Lurie, Andrea Guerra, Piero Piccioni.

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I brani musicali scelti e messi a disposizione gratuitamente per i partecipanti sono pubblicati sul sito web ufficiale contest.cinevox.it, dove si può anche accedere alle iscrizioni attraverso un apposito modulo di partecipazione. I cortometraggi si possono caricare sul sito fino alle ore 12.00 dell’8 luglio 2013. In questa seconda edizione, c’è una importante novità: la neonata sezione Risate Sonore, esclusivamente dedicata alla comicità. L’edizione 2013 del Contest si articola quindi in due distinte sezioni. “La prima (IdS Standard) è rivolta ai giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni e si fonda sulla qualità del racconto e del linguaggio cinematografico e sulla sensibilità e abilità dei partecipanti nel saper interpretare in modo nuovo, attraverso le immagini, opere musicali altamente conosciute. Massima libertà sulle tematiche da trattare (purché non offensive) e sulle forme. Il soggetto cinematografico scelto dai partecipanti per il proprio corto dovrà comunque discostarsi da quello del film di cui il brano selezionato è stato colonna sonora. I corti dovranno essere della durata massima di 10 minuti“. La seconda sezione, Risate Sonore, è la novità assoluta di quest’anno. “Questa è interamente dedicata alla comicità e si rivolge ad autori di età superiore a 18 anni di qualsiasi nazionalità, chiamati a realizzare brevi corti muti, senza dialoghi, della durata massima di 5 minuti ispirati alla slapstick comedy (gag, comiche, candid camera, ecc...), mettendo in scena situazioni ironiche e divertenti, anche individuando nuovi personaggi comici”. Seguendo le indicazioni riportate sul sito contest.cinevox.it, i partecipanti di entrambe le sezioni potranno caricare i propri filmati sul canale del Contest (www.youtube.com/immaginedelsuono) dove potranno essere votati dagli utenti di YouTube. I video più votati (30 per la sezione L’Immagine del Suono e 15 per la sezione Risate Sonore) proseguiranno la gara e verranno valutati da una Giuria di qualità che decreterà i vincitori. nnn

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antissimi anche quest’anno i premi messi a disposizione dai vari partner della manifestazione (v. box), ma merita una segnalazione speciale quello offerto da Enrico Brignano, che entra a far parte della nutrita pattuglia di “fiancheggiatori” del Contest con la sua scuola di spettacolo Artès la Fabbrica dei Sogni, da lui stesso fondata sei anni fa a Pomezia, nei pressi di Roma. Brignano mette a disposizione uno stage di recitazione e di perfezionamento nella sua scuola, destinato agli attori del corto che vincerà la sezione Risate Sonore. Oltre alla possibilità di venire a contatto con un vero artista della recitazione, questa è una chance importante di entrare nel mondo professionale e perfezionare il proprio talento. «Mi fa molto piacere poter contribuire a costruire il futuro dei giovani interessati al mestiere dell’attore - spiega Brignano -. Ho aperto Artès proprio per portare la mia esperienza ai ragazzi innamorati, come me, dell’arte del recitare». Cosa pensa, quindi, di questa iniziativa della Cinevox? «L’Immagine del Suono è un contest che offre una possibilità concreta di lavoro a chi partecipa, facendoci rivivere, attraverso la musica, i momenti storici del cinema italiano». Il premio offerto dalla sua scuola pensa possa costituire uno stimolo in più per i partecipanti? «Ritengo che Risate sonore possa costituire un vero stimolo! Poter creare dei “cortissimi” comici con l’ausilio delle grandi colonne sonore della Cinevox è un’opportunità per dimostrare se veramente possono nascere nuovi talenti comici. Dobbiamo augurarci di trovare il Mr.Bean italiano!». Se un concorso di questo tipo ci fosse stato ai suoi tempi, vi avrebbe partecipato? «Non lo so, probabilmente sì. Io ho fatto molto per fare questo lavoro. Ho studiato molto e ancora mi preparo e studio quando devo affrontare un nuovo impegno. Il talento, sembrerà banale, si deve coltivare e la passione per questo mestiere nasce proprio dalla voglia costante di imparare e di migliorarsi. Io consiglio sempre di seguire anche una scuola e contemporaneamente di partecipare a questi concorsi che sono la palestra per mettere in pratica la teoria scolastica. Oltre al talento servono l’impegno, la costanza, la voglia di imparare e di non fermarsi mai». È veramente possibile individuare nuovi talenti quindi attraverso queste manifestazioni? «È comunque un raggio di speranza in questo deserto di prospettive che hanno oggi i giovani. È un contest promosso da persone serie, da professionisti del settore, dove se qualcuno vale viene notato. Poi serve sempre quella dose di fortuna e di impen gno di cui sopra».

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Risate Sonore con Enrico Brignano

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Tanti partner per un solo contest Tra i partner che hanno aderito all’iniziativa si segnalano: 9mq Story Tellers, Accademia Di Cinema e Televisione Griffith, Golden Graal, Cinecorriere, Coming Soon, Globalist, Golfo Dei Poeti Film Festival, Gruppo Editoriale Bixio, Media Key, Musicalnews, Publispei, Scuola di Doppiaggio Teo Bellia, Rai Uno, Rai News 24, Rai Web Radio, Rai Radio3 - Hollywood Party, Viareggio Europacinema, Rock Lab, Le Cool – Roma, Sosia&Pistoia, Carol Levi & Company, La Repubblica XL, Rad.Uni, UniS@und, A-Tono e Trafalgar Recording Studios. Il Contest L’Immagine del Suono gode del patrocinio di Anica, Medusa Home Entertainment, Emca Italia, Apt, A.F.I., Nuovo Imaie, Audiocoop, SIAE, Fapav e Univideo. I finalisti della prima edizione del Contest L’immagine del suono

Premio Speciale Cinevox

Alberto Barone, Diego Gallon e Gaia Barison premiati per la migliore sceneggiatura con Il peso dell’abuso Premio Giuria Popolare Loreto Valente. Assieme a Mauro Zinghini ha vinto la prima edizione del Contest con La marcia degli accattoni 1/2 maggio 2013

Tutti i premi della seconda edizione I video di entrambe le sezioni, IdS Standard e Risate Sonore, che avranno ottenuto il maggior numero di voti su YouTube si aggiudicheranno il Premio Giuria Popolare e accederanno alla finale. Gli altri verranno valutati da una Giuria di qualità che avrà il compito di selezionare i filmati finalisti e decretare i vincitori delle due sezioni del Contest in occasione della Serata di Gala conclusiva. Il Presidente Bixio assegnerà i Premi Speciali Cinevox a due video scelti tra tutti quelli che hanno partecipato. Il primo classificato della sezione IdS Standard riceverà un contributo in denaro per la realizzazione di un video per una delle campagne di Save the Children Italia. Il corto vincitore sarà anche proiettato nell’ambito dei Festival Golfo dei Poeti e Viareggio Europa Cinema. Il vincitore di Risate Sonore sarà l’autore che avrà realizzato il miglior soggetto comico originale e che meglio avrà saputo associare la propria comicità alla musica. Il vincitore riceverà un contributo in denaro e il suo filmato verrà trasmesso su Rainews e Coming Soon. Anche la casa di produzione Publispei offre un suo riconoscimento, come ci spiega la responsabile Verdiana Bixio (nella foto): «La prima edizione è stata una piacevole sorpresa perché il motore che animava tutte le persone coinvolte era quello di offrire un’opportunità a giovani talenti. La risposta è stata massiccia e questo conferma quanto la colonna sonora sia l’ingrediente magico capace di dare un carattere ben preciso all’immagine. La musica e la colonna sonora in particolare fanno parte del mio bagaglio culturale per discendenza ma ormai anche le immagini fanno parte dell’eredità familiare. Non potrei non essere la prima promotrice di un contest come questo. Publispei punta sulle nuove leve. Per questo abbiamo pensato di sperimentare nuovi generi e nuovi formati: factual, script reality, life style. Questa nuova “Factory” è un nostro occhio sulle nuove leve, attraverso il veicolo di giovani “nativi” del web del DTT e della pay tv. Ci farà piacere ospitare nella nostra struttura un ragazzo o una ragazza meritevole per uno stage. Sarà per uno di loro una bella opportunità e ci auguriamo di poter scoprire un regista o un attore capace di qualcosa di diverso, di nuovo!». Altri riconoscimenti Vania Traxler Protti, prestigiosa distributrice, offre a uno dei corti la possibilità di essere abbinato a un film da lei distribuito. Il vincitore del premio per la miglior regia otterrà un corso di specializzazione sul rapporto tra Suono e Immagine nel Film offerto dall’Accademia Griffith. Il vincitore del premio per la sceneggiatura si aggiudicherà un corso di 4 settimane curato da Paolo Logli e Alessandro Pondi. Il miglior attore e la migliore attrice avranno diritto a un corso di formazione concesso dalla Scuola di doppiaggio di Teo Bellia. Chi avrà realizzato la migliore scenografia potrà effettuare uno stage presso lo studio di Cinecittà di Marco Dentici. Verranno inoltre assegnati il Premio alla migliore idea e il Premio V-Lab al miglior corto proveniente da scuole di cinema, università e istituti specializzati nello studio dell’arte cinematografica.

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XL,

quindi, mensile di musica, cinema, libri, videogame, fumetti e tendenze diretto da Luca Valtorta è un altro dei nuovi media partner de L’Immagine del Suono. Nel numero di aprile dedicato all’horror allegato a XL c’era un cd contenente il meglio dei temi musicali della grande stagione del cinema italiano del terrore degli anni ‘60 e ‘70. Ma come è nato l’incontro con il Contest e l’idea della compilation tratta dal catalogo Cinevox? «Ho voluto recarmi fisicamente alla Cinevox, che conoscevo di fama - racconta Valtorta - ho conosciuto Bixio e gli ho spiegato cosa volevamo fare. Erano molto contenti e così noi. Ci hanno parlato de L’Immagine del Suono, un contest che ci è sembrato subito molto interessante. Noi nella musica, e anche nel fumetto, facciamo tantissimo scouting, cercando di divulgare la musica italiana di qualità, perché riteniamo ci sia una generazione che nei grandi media non appare, quotidiani compresi, per vari motivi. Avremmo sempre voluto dare spazio anche al cinema, ma non abbiamo mai saputo come. Questa è l’occasione giusta, che si coniuga perfettamente con la nostra linea editoriale».

Tra l’altro, alcuni dei pezzi che avete scelto per la compilation Terrordrome compaiono anche nella lista di quelli che si possono scegliere per accompagnare i cortometraggi del contest, come Zombi dei Goblin o Sette note in nero del trio Bixio/Frizzi/Tempera. «Questa idea di abbinare le musiche della Cinevox ai cortometraggi realizzati da ragazzi si sposa perfettamente con la nostra politica di cercare di far conoscere i nuovi talenti. Ho visto i vincitori dell’anno scorso e li ho trovati bravissimi. Mi piace anche che il premio sia quello di Save the Children e il corto sul bullismo che hanno girato per l’associazione è molto interessante. È un premio che condividiamo tantissimo».

Luca Valtorta XL - La Repubblica

Il numero di XL di aprile era interamente dedicato all’horror cinematografico (ma anche musicale con la compilation Terrordrome). L’horror è molto amato dai giovani, tra i corti del Contest premiati l’anno scorso ce n’era anche uno, Full Moon, che giocava con il genere in maniera ironica. E il brano era Buio omega dei Goblin… «L’ho visto. C’è una tradizione italiana che a livello underground continua. Ci sono piccole produzioni horror interessanti. È giusto dare agli aspiranti registi anche questa sponda. E con la nostra compilation noi abbiamo voluto fare un omaggio al genere e ai suoi suoni. Abbiamo concepito la colonna sonora come una sorta di viaggio. Con n la musica che accompagna la lettura».

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na spiccata sensibilità e un occhio sempre attento al talento giovanile è anche ciò in cui eccelle una delle più importanti agenzie di spettacolo italiane, Sosia&Pistoia, che fra gli artisti rappresentati vanta anche il nome di Enrico Brignano. Per una singolare convergenza di affinità elettive, anche l’agenzia di Luisa Pistoia, al pari della scuola del popolare artista romano, da quest’anno si aggiunge all’elenco dei partner del Contest L’Immagine del Suono. «Ci fa molto piacere esserci. Quando Bixio e Marengo ce ne hanno parlato, abbiamo aderito immediatamente, perché ci sembra un’occasione molto interessante. Soprattutto perché diventa una finestra su un mondo giovane che può sollecitare idee, può farci scoprire nuovi talenti. La nostra è un’agenzia che rappresenta registi, sceneggiatori, oltre che attori, quindi siamo sempre molto attenti a capire chi può raccontarci delle storie». Può essere anche un modo per avvicinarsi al mondo del lavoro, una buona opportunità offerta dal Contest? «Assolutamente. Proprio ora vengo da una riunione con dei produttori ai quali ho sollecitato la visione di un film internazionale per provare a immaginare di usare quella storia come un eventuale progetto di sviluppo per una lunga serialità televisiva. Abbiamo pensato di affidare il compito a un gruppo di giovanissimi sceneggiatori che non hanno fatto ancora nulla, ma che hanno dato segnali di vivacità, di linguaggio giovane, di narrazione interessante, intelligente. Per individuare giovani di talento c’è bisogno di luoghi, di occasioni, di palestre e questa è una di quelle. Diventa veramente preziosa come iniziativa!». La vostra presenza come media partner ha mosso collaborazioni importanti, come quella di Brignano, per esempio. «Queste sono delle sane complicità. Sinergie che vanno alimentate, meccanismi di fiducia. Conosco Franco Bixio da tanti anni, la sua è una famiglia importante nel mondo del cinema e della musica. Poi con Renato Marengo c’è sempre stata una grande intesa su tanti progetti, tante iniziative. In questo modo si creano dei meccanismi di energia in positivo. Ognuno di noi mette la propria professionalità, le proprie capacità al servizio di un progetto che torna utile a tutti. Senza situazioni come queste si farebbe molta fatica a cercare, individuare talenti. Questo progetto è un evidenziatore, che ti mette in luce qualcosa su cui prima o poi andrai a porre la tua attenzione. È esattamente quello che stanno facendo Bixio e Marengo con questo Contest. Lo n trovo di una grandissima utilità ».

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Luisa Pistoia Sosia &Pistoia

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ra le realtà professionali entrate a far parte da quest’anno della nutrita schiera di media partner de L’Immagine del Suono, non poteva mancare il programma che evoca la visione (cinematografica) attraverso parole, musica e suoni. Parliamo di Hollywood Party, naturalmente, “una scommessa quotidiana per trasmettere il cinema alla radio”, come recita il claim del sito della trasmissione, che va in onda ogni giorno, dal lunedì al venerdì (e la domenica), alle 19.00 su Rai Radio3. A Steve Della Casa, uno dei conduttori del programma, chiediamo se aveva già sentito parlare dell’evento ideato da Franco Bixio e Renato Marengo? «Sì, ne abbiamo anche dato notizia. È una lodevole iniziativa legata alla creatività giovanile». È ancora possibile quindi trovare talenti all’interno di manifestazioni di questo tipo? «Assolutamente. Adesso col digitale si possono fare film con due soldi. Se si ha voglia e interesse di talenti se ne scoprono, eccome». In qualità di media partner, Hollywood Party come seguirà il Contest? «Ogni volta che c’è una notizia la comunichiamo. Giorni fa, ad esempio, in occasione dell’uscita de Le streghe di Salem di Rob Zombie, abbiamo parlato con Luca Valtorta, direttore del mensile XL, altro partner del Contest, che per lo speciale horror ha pubblicato le musiche dei film italiani del terrore pron dotte dalla Cinevox».

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Steve Della Casa Hollywood Party Rai Radio3

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di Luca Marengo

Zombie & CO. Morti viventi, streghe e altri mostri: lunga vita (...o lunga morte) all’horror sul piccolo e sul grande schermo

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orrei cominciare dicendo che io sono anni che supporto la causa di “Zombie: best movie monster ever”, ossia del fatto che gli zombie sono il top tra i mostri in ambito horror. Spogli di quelle tradizioni e quei miti che circondano tutti gli altri mostri, privi di quel fascino misterioso - che sinceramente ci ha un po’ annoiato - dei vampiri, gli zombie sono il mostro “democratico” per eccellenza, quello che puoi calare in qualsiasi contesto storico e geografico, che puoi far fronteggiare a qualsiasi eroe (o antieroe). Un mostro senza manfrine e fronzoli, che ti porta ad affrontare l’unica, vera paura recondita dell’uomo: la morte, e ciò che ne segue. Finalmente - e spero che tra qualche anno, sommersi da prodotti via via scadenti, non ci troveremo a dire “sfortunatamente” anche il mondo dei serial ha scoperto le infinite potenzialità narrative del mostro in questione, sfornando una serie di prodotti buoni, con alcuni picchi veramente note-

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voli: iniziamo dal re incontrastato - per lo meno per quanto riguarda gli ascolti - del genere, ossia l’ormai celebre The Walking Dead. Il serial prodotto dalla AMC si discosta per alcune scelte di trama dal fumetto omonimo da cui è tratto (firmato da Robert Kirkman), ma nella trasposizione televisiva riesce comunque a non perdere quel velo di disperazione e di crudezza che tanti premi hanno fatto vincere alla graphic novel, lasciandoci col fiato sospeso fino all’arrivo della quarta stagione l’anno prossimo. La moda è stata cavalcata da altre emittenti: l’inglesissima BBC Three risponde a tono con la miniserie In The Flesh, che consiglio vivamente. Dopo la classica battaglia tra morti viventi e umani, il governo scopre un antidoto al morbo, e gli ormai ex divoracervelli, ora curati, vengono reinseriti nella società. Ma come potete immaginare, il ritorno alla vita di tutti i giorni non sarà così facile, soprattutto per Kieren, il protagonista, che si trova a dover fronteggiare i suoi un tempo concittadini in un piccolo paesino del

Lancashire. Humour nero molto molto british, una buona dose di angoscia e la qualità produttiva alla quale la rete ci ha abituato negli ultimi anni rendono In The Flesh un lavoro da non perdere. Neanche la Francia nel frattempo se ne è stata con le mani in mano, e la rete Canal + ha deciso di affrontare il tema dei morti viventi con finezza e molta inquietudine (in stile Twin Peaks...) nella serie Les Revenants: anche qui si parla di alcune persone che tornano alla vita di tutti i giorni dopo la morte, e a rendere il tutto più strano, una serie di inspiegabili fenomeni (come se già vedere i propri parenti defunti tornare a casa come se nulla fosse) investe il minuscolo paese di montagna in cui la storia è ambientata. Tornando negli Usa, di tutto altro genere è la serie Zombieland, trasposizione televisiva del divertentissimo film omonimo di qualche anno fa. Apocalisse zombie in chiave comica, assolutamente da non perdere, Zombieland fa parte di una serie di pilot prodotti da Amazon e messi su una piattaforma 1/2 maggio 2013


web dalla quale sarà possibile decidere (per gli spettatori americani) quale sarà destinato a diventare una lunga serialità, quindi speriamo la votino in molti. Queste erano le ultime novità nel campo Zombie e affini. Restando in campo horror, ci sarebbe molto altro di cui parlare, tra Supernatural, Grimm, e il nuovissimo Hemlock Grove, prodotto da Netfix e scritto e girato da Eli Roth, ma di questo parleremo, come si dice, “nel prossimo episodio”. Rimanendo comunque sempre in tema “horror & co.”, passiamo ora a un altro tipo di “Zombie”. Mi riferisco a Rob Zombie e al suo ultimo lavoro, Le Streghe di Salem. Sono andato a vederlo in anteprima e vi riporto una parte della recensione che ho scritto per il magazine Le Cool Roma (roma.lecool.com): Proverò a essere obiettivo, ma dubito che ci riuscirò veramente. Insomma, stiamo parlando di Rob Zombie qui, e ci sono in ballo tutti quei discorsi alla “o lo ami o lo odi” e via dicendo. Quando ero bimbetto adoravo i White Zombie, ho tutti i dvd dei suoi film - per pura soddisfazione personale perché dai, chi li guarda più i dvd... - e la mia tesi di laurea alla facoltà di Scienze dei Pop Corn - altri la conoscono come Letteratura Musica & Spettacolo - è stata sul suo secondo film, The Devil’s Rejects. Diciamo che chiedere a me com’è un film di Rob Zombie è un po’ come chiedere a un fan di Justin Bieber com’è l’ultima acconciatura del loro idolo e sentirsi rispondere piangendo e urlando. 1/2 maggio 2013

Con l’unica differenza che Rob Zombie è bravo in quel che fa... La trama è classica e semplice, in apparenza: lo storico episodio delle “streghe” di Salem bruciate vive, una maledizione scagliata contro i loro inquisitori, le ripercussioni che quegli eventi hanno ai giorni nostri. Insomma, una storia che occupa una buona ventina di pagine dell’enciclopedia del cinema. Rob ci inserisce degli elementi tipici suoi, un’eroina ambigua, un misterioso vinile, ma poco più. Non è nella trama, certamente, la particolarità del film. Anzi, lo svolgimento narrativo viene a volte messo totalmente in secondo piano, i tempi si dilatano e si restringono a seconda del volere della macchina da presa, e a seconda dello scorrere dei giorni, che da lunedì scandiscono il ritmo e la tensione fino a sabato, il giorno del concerto dei “Lords of Salem”, autori dell’oscura traccia incisa sul vinile di cui parlavamo poco sopra, ma anche giorno delle streghe, il Sabba. È in questo cadenzare ritmicamente gli eventi (pochi ma calibrati) della narrazione che Rob esprime tutto se stesso, da bravo musicista orchestra il tutto alla perfezione. La spirale di follia che travolge Heidi, la protagonista, è una scala dissestata che sale e scende. Le sue visioni, i suoi incubi, sono un risprofondare nelle “vecchie abitudini”, nella tossicodipendenza e nel-

la confusione mentale, o è davvero merito delle Streghe? Incubi che poi si trasformeranno in sogni, sogni mistici, perché gli adoratori di Lucifero descritti nel film, per quanto possano sembrare inizialmente ridicoli e grotteschi, sono invece carichi di fede e amore e gioia verso il proprio Signore. È questo che ti prende allo stomaco fin dalle prime immagini (anche per chi non ha mai frequentato alcuna chiesa, come il sottoscritto), il capovolgimento della visione abituale che abbiamo di “fedele”, un amore che porta alle lacrime, un amore “ricambiato”. Un esperimento narrativo, quello di Rob Zombie, non un’apologia, è chiaro. È solo teatro, scena, è una sovrastruttura drammatica. E teatrale è anche la sua regia, e la fotografia del film: negli States hanno messo in mezzo Kubrick, tra i paragoni, e probabilmente non a torto, anche se a me ha ricordato molto la visionarietà di Alejandro Jodorowsky. Molte immagini sono dei capolavori impeccabili di messa in scena, delle fotografie perfette in cui ogni elemento, il chiaroscuro, i colori, i soggetti, sono perfettamente bilanciati, come in una foto di Gregory Crewdson. Le croci rosse al neon, le scalinate d’oro, i velluti, il volto truccato di Heidi mentre sale le scale, mentre prende coscienza del suo destino. Se ne potrebbe parlare ancora, per pagine e pagine, ma alla fine basta sapere semplicemente che è un bel film. Rob ha detto che il suo prossimo lavoro sarà una commedia sull’hockey. Ecco, questo sì che mi fa nnn davvero paura.

Da sinistra: il serial della AMC The Walking Dead. La miniserie inglese In The Flesh della BBC Three. Le Streghe di Salem di Rob Zombie

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Favole horror e vecchi cartoni in 3D: dov’è finito

l’immaginario infantile? di Daria Ciotti

Da Hansel & Gretel cacciatori di streghe alle Biancaneve guerriere passando per i classici Disney di ieri e di oggi che indossano la veste tridimensionale: viaggio nelle nuove tendenze del cinema per ragazzi

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eata innocenza: quante volte, pensando o guardando un bambino, abbiamo detto o sentito dire queste parole? Magari di fronte a un “Babbo Natale esiste davvero” o a frasi del tipo “Da grande voglio essere come Biancaneve”. L’infanzia di ieri era fatta di questo: favole e sogni, romanticismo e avventura, case di marzapane e mele avvelenate, il tutto condito da colori, allegria e lieto fine. Non solo nei libri ma anche sul grande schermo, dove l’esclusiva della trasposizione cinematografica (rigorosamente in 2D) di favole e affini era “riservata” agli Studios Disney che, invariabilmente a cartoni animati, rendevano fruibile anche ai più piccini non solo le favole più accattivanti come Cenerentola e La bella addormentata nel bosco, ma pure quelle più “gotiche” come Hansel e Gretel e Biancaneve, dove streghe e sortilegi la facevano da padrone. L’infanzia di oggi non solo è diversa, più smaliziata e “furba”, ma addirittura dura meno. E le esi-

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genze dei “piccoli” sotto l’aspetto dello stimolo della fantasia sono cambiate al punto da modificare, di conseguenza, anche l’offerta artistica a loro riservata. L’avvento dell’horror nelle favole classiche A riprova di quanto, da una decina di anni, sia cambiata la concezione di “favola” nell’immaginario dei più piccoli, basti pensare a quante favole gotiche, per non dire spesso horror, siano state portate al cinema da registi più o meno “titolati”. Senza andare troppo a ritroso nel tempo basti pensare a I fratelli Grimm e l’incantevole strega, presentato a Venezia 2005 da Terry Gilliam con Heath Ledger, Matt Damon e Monica Bellucci, dove i protagonisti sono proprio i due cantastorie che, nella narrazione cupa e gotica tracciata da Gilliam, raccontano favolisticamente l’ispirazione tratta per fiabe famose come Cappuccetto Rosso o Hansel e Gretel. E sono proprio i due fratellini rapiti dalla Strega cattiva della casa di marzapane che, loro malgrado, stanno tornando in auge in questi giorni grazie alla pellicola di Tommy Wirkola Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe. Ormai cresciuti (sono interpretati da Jeremy Renner e Gemma Arterton), dopo aver ucciso la strega cattiva che voleva cucinarli e mangiarli, hanno deciso di dedicare la loro vita alla caccia alle perfide fattucchiere con l’obiettivo 1/2 maggio 2013


di farne fuori il più possibile. Negli otto anni intercorsi tra l’uscita delle due pellicole, bisogna dire che un’altra protagonista storica delle favole più famose è stata ridisegnata, se così si può dire, in chiave gotica. Non una, ma ben due volte (almeno). A distanza, oltretutto, di poco (pochissimo) tempo. Anzi, a dirla tutta, nello stesso anno. Stiamo parlando ovviamente di Biancaneve, portata sul grande schermo da Tarsem Singh prima, e da Rupert Sanders poi, nel 2012. In entrambi i casi ci siamo trovati di fronte a una principessa guerriera, apparentemente innocente e indifesa ma con una grinta da vendere (altro che torte di ciliegia e cerbiatti lavapiatti), con matrigne belle e cattive come Julia Roberts e Charlize Theron, cacciatori belli e biondi (come Chris Hemsworth) che addirittura prendono il posto del principe azzurro nel cuore della protagonista, e principesse guerriere che difendono e combattono invece di essere difese (Lily Collins e Kristen Stewart). La rivisitazione in 3D dei “toon” degli Anni 90: l’usato a km zero arriva anche al cinema Se ancora non bastassero le nuove versioni horror di favole che a “noi grandi” hanno fatto sognare quando eravamo piccoli, a marcare la differenza fra l’infanzia di oggi e quella di ieri arrivano anche le rivisitazioni in 3D di cartoni animati che negli anni Novanta hanno fatto storia. Pensiamo solo al Re Leone, con il quale nel 1994 intere generazioni si sono commosse fino alle lacrime per la storia del piccolo leone Simba che, convinto di essere responsabile della morte del padre Mufasa, si allontana dal suo branco per farvi ritorno da adulto e riprendere il suo 1/2 maggio 2013

posto da Re Leone grazie alla compagna di giochi Nala. E che giusto un paio d’anni fa, era il 2011, è stato riportato nelle sale esattamente come ce lo ricordavamo, con la sola differenza di essere catapultati esattamente al centro dell’azione dal tridimensionale. La rimasterizzazione sembra essere diventata, dunque, una delle nuove frontiere del cinema, soprattutto quello per ragazzi. Mancanza di nuove idee? O voglia di riportare alla luce vecchie glorie come appunto Il Re Leone o, storia più recente, film d’avanguardia come Alla ricerca di Nemo e ora Monsters & Co., ripresentato all’ultima edizione del Future Film Festival “nel vestito migliore”, con una rimasterizzazione completa e la riedizione in versione tridimensionale. In attesa dell’uscita (la seconda) nelle sale il prossimo 13 giugno, la domanda nasce spontanea: un Oscar vinto nel 2002 (anno della prima uscita) non dovrebbe bastare a rendere indimenticabile la commedia d’animazione ambientata a Mostropoli? Dove i protagonisti Sulley e Mike Wazowski si trovano costretti, loro malgrado, a rivedere la convinzione secondo la quale i bambini (delle cui ur-

la si nutre la fabbrica che dà il titolo al film) sono “velenosi”, dopo l’incontro con Bog, una bambina che sconvolgerà la loro vita. Nessuna critica distruttiva nei confronti di pellicole che, in un modo o nell’altro, costituiscono comunque un’innovazione, nel loro piccolo, dei rispettivi generi cinematografici. Semplicemente, però, ci si chiede: non c’è veramente più nulla di nuovo, se non la rivisitazione, da offrire alle nuove generazioni? La fantasia, è destinata a riciclarsi nelle nuove tecnologie e a piegarsi alla nuova regola secondo cui “spavento - uguale - divertimento”? Dove sono finiti i bei vecchi cartoon a due dimensioni di una volta, le favole colorate e chiassose che hanno fatto la storia? “Se puoi sognarlo, puoi farlo”, diceva il vecchio Walt Disney... Forse è il caso di tornare a sognare. nnn

Dall’alto: Monica Bellucci, Julia Roberts, Charlize Theron. Qui a sinistra: Alla ricerca di Nemo (foto © Disney/Pixar). Sotto: Il Re Leone (© Disney). A centro pagina: Lily Collins. In apertura, in basso: Monsters & co. (© Disney/Pixar)

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«Lavorare per farmi vedere? Non mi interessa» di Silvia Gambirasi

Dopo l’esordio col premio Oscar Tornatore in Baarìa, l'abbiamo appena vista nel Commissario Montalbano su Raiuno, ma Margareth Madè non si è montata la testa. L’attrice e modella siciliana di sé dice: «Sono solo agli inizi, cerco di imparare, di migliorarmi...» 20

egni particolari: bellissima. Tratti distintivi: la somiglianza con Sophia Loren, ma alcuni la definiscono la nuova Monica Bellucci. Una partenza a razzo quella di Margareth Madè (al secolo Margareth Tamara Maccarrone), attrice siciliana classe 1982, lanciata nel 2009 da Giuseppe Tornatore con il film Baarìa. Dopo aver sfiorato la ribalta internazionale, Margareth è rimasta sulla cresta dell’onda. Attrice e modella, ha “dovuto” scegliere il suo nome d’arte perché quello vero rischiava di confondersi con le marche di pastasciutta. La incontriamo reduce dal successo de Il Commissario Montalbano, fiction dove ha recitato nell’episodio Il sorriso di Angelica. Alta, magra, un viso che “buca lo schermo”, Margareth è entusiasta del suo lavoro e dell’esperienza televisiva vissuta nella serie record d’ascolti di Raiuno. «È stato molto divertente - racconta ancor più in quanto siciliana che interpreta una donna che si chiama Angelica. Un personaggio che è stato protagonista anche nella letteratura e mi riferisco all’Angelica dell’Orlando furioso. Quella è

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l’Angelica eterea e letteraria, da un altro lato abbiamo l’Angelica intraprendente che tenta di sedurre il commissario». È una figura che si distacca dalle altre della tradizione di Montalbano. Che effetto ti ha fatto interpretarla? «Un bell’effetto, anzi una scoperta. Mi sono divertita a stare con un cast così unito, che è proprio come una grande famiglia. Che mi ha accolta e coccolata come si fa quando arriva un ospite inatteso. E poi c’è la vera protagonista che è la Sicilia». Senti molto il legame con la tua regione? «Altroché, non per niente durante le riprese mi sentivo a casa mia. Del resto il mio paese d’origine, Paternò, è a una ventina di minuti dai luoghi di Montalbano». Quanto c’è di te in questo personaggio? «Forse la parte più solare, talvolta sognante e malinconica, non c’è, invece, la capacità di sedurre che ha Angelica. Io nella vita non sono così femme fatale, anzi non lo sono per niente». 1/2 maggio 2013


Sei diventata famosa per la tua bellezza, ora hai dimostrato di essere anche una brava attrice, la critica sembra dalla tua parte. «Io sono ancora agli inizi, sono una giovane attrice che cerca di imparare, di migliorarsi. Riuscirci dipende molto dal contorno, dalla regia e dalla sceneggiatura. Si deve venire a creare un’alchimia perfetta perché un personaggio diventi credibile». Ti trovi meglio al cinema o nelle fiction? «Dipende dalla storia, e, come dicevo, dall’insieme di cast, sceneggiatura e via dicendo. Puoi far vivere un personaggio al cinema in una maniera straordinaria così come su Raiuno. E poi Montalbano è una fiction di altissima qualità». A giudicare dal tuo curriculum, sembri piuttosto selettiva nella scelta dei copioni. «Lavorare pur di farsi vedere non mi interessa, e non mi serve perché sono ancora giovane e posso cercare di costruirmi una carriera in un certo modo. Per fare errori c’è sempre tempo». Tuttavia, quella di selezionare è una scelta coraggiosa, visti i tempi... «Ma se ami profondamente questo lavoro, fermo restando che si abbia l’opportunità di valutare le proposte, è meglio così. Se non scatta l’amore nei confronti del personaggio, è tutto inutile». Il tuo esordio in Baarìa è stato una partenza forte... «Già, rischiavo di bruciarmi, di essere identificata con quel ruolo o di passare per l’attrice del momento. Per fortuna non è andata così!». 1/2 maggio 2013

Anche Montalbano è una delle fiction più seguite nel mondo, un vero fiore all’occhiello per l’Italia, ne sei consapevole? «E come potrei non esserlo, visto soprattutto che negli ultimi tempi trascorro lunghi periodi all’estero? Sto spesso a New York e Montalbano è arrivato anche lì, e pure a Londra e Parigi. Diciamo che è un po’ come Sherlock Holmes». Ti ha lusingato far parte di questo progetto? «È un progetto molto importante perché è ben strutturato, alla base c’è un grande scrittore come Andrea Camilleri e una protagonista unica che è la Sicilia. Una terra che è stata raccontata nella letteratura e nel cinema più volte, basti ricordare Il Gattopardo, Il Padrino, La terra trema, e lo stesso Baarìa». Ti rendi conto che con i tuoi capelli biondi e gli occhi chiari sei una siciliana anomala? «In realtà c’è questo cliché, raccontato soprattutto dal cinema, della donna siciliana che deve essere per forza mora, con gli occhi neri e di corporatura mediterranea, ma la Sicilia è una terra talmente ricca di culture, di sangue misto, che da noi puoi incontrare la mora piuttosto che la bionda, puoi vedere di tutto, c’è questo mix molto forte e lo avverti appena metti piede sull’isola».

Quando parli della tua Sicilia ti si illuminano gli occhi... eppure stai a New York. «Per ora, ma non ho dimenticato le mie radici. Quando posso torno, la mia famiglia e i miei amici sono lì, anche se l’ho lasciata quando avevo 15 anni, certi legami non si spezzano mai». C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare e che ancora non ti hanno proposto? «Ce ne sono tanti, le vite delle persone sono così complesse che non potrebbe essere altrimenti. Adesso mi piacerebbe interpretare qualcosa che sia lontano da me, dalla bellezza che è solo un cliché». Magari una brutta? «Anche, perché no, come Charlize Theron in Monster o Marion Cotillard nel ruolo di Edith Piaf, ma io preferirei una con dei problemi, una figura di donna complessa». Dicevi che sei più a New York che altrove... «Ci sto perché perfeziono l’inglese che è molto importante per il cinema, e anche per la mia vita personale, ma sto anche a Parigi, Roma e Milano». Quale è, tra queste, la città dove si vive meglio? «Roma e Milano le metto sullo stesso piano, così come New York e Parigi, ognuna ha il suo fascino, non chiedetemi di scegliere». Tra dieci anni come ti vedi? «Sul fronte carriera, spero ancora attrice, su quello personale mamma e, spero, moglie». Tradizionale al cento per cento. «Assolutamente sì, io alla famiglia ci credo ancora». Ti vedremo mai testimonial di un talent show? «Non credo, ma mai dire mai, è bello mettersi sempre in gioco». nnn

Da sinistra: Ennio Morricone, Margareth Madè, Giuseppe Tornatore e Francesco Scianna alla presentazione di Baarìa alla Mostra del Cinema di Venezia del 2009 Qui accanto: Margareth Madè sul set del Commissario Montalbano (foto di Fabrizio Di Giulio)

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«Non mi sono mai sentito così

di Silvia Gambirasi

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come da quando sto all’estero» Mentre i riflettori sono tutti puntati sul Festival di Cannes, parla Stefano Accorsi, attore italiano che ha eletto la Francia sua seconda patria. Per amore (di Laetitia Casta) rmai sono anni che è diventato francese d’adozione, ma con la sua Italia Stefano Accorsi mantiene sempre un legame viscerale. Che non perde occasione di rinvigorire a ogni rientro nella Penisola. Pendolare per lavoro, l’attore quarantaduenne, uno dei più quotati del panorama cinematografico italiano, fa infatti la spola tra Parigi, dove si è trasferito per amore della modella e attrice francese Laetitia Casta, e Roma, dove torna periodicamente per promuovere le sue fatiche professionali. Lo incontriamo in occasione della presentazione di Viaggio sola, pellicola diretta da Maria Sole Tognazzi, balzata subito in testa alle classifiche dei botteghini italiani. Il film racconta la storia di Irene (Margherita Buy), bella donna over quaranta “costretta”, per lavoro, a viaggiare continuamente: la sua professione consiste infatti nel valutare

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gli standard degli alberghi di lusso disseminati per il mondo. Un mestiere decisamente piacevole, ma per svolgere il quale Irene ha dovuto pagare un prezzo non indifferente. Non ha potuto, infatti, farsi una famiglia né coltivare legami sentimentali stabili. Il più importante della sua vita, quello con Andrea (Stefano Accorsi), si è trasformato in una bella amicizia, tanto che i due, che oramai hanno quasi un rapporto da fratello e sorella, si confidano le rispettive traversie esistenziali. Tra loro non c’è nessuna gelosia, ma solo una gran voglia di stare insieme. Finché, dopo l’avventura di una notte con una semisconosciuta (Alessia Barela), Andrea non viene a sapere che la ragazza è rimasta incinta di lui e vuole tenere il bambino a tutti i costi. Dopo un iniziale rifiuto, l’uomo accetta l’idea di diventare padre e di assumersi le sue responsabilità. Quanto a Irene, rimasta single, finisce per vivere questa decisione come una sorta di abbandono. «Mi ha incuriosito molto - racconta Stefano - calarmi in questo personaggio, che pure è tanto distante da me e dal mio percorso di vita. Mi piaceva soprattutto 1/2 maggio 2013


l’idea di raccontare con quanto coinvolgimento Andrea vive l’esperienza della paternità. Cosa più comune di quanto non si pensi, e lo dico per esperienza personale. Uno dei momenti più belli, secondo me, per ogni futuro padre sono infatti proprio i nove mesi della gravidanza». Però su una cosa lui e Andrea sono assolutamente diversi: «Andrea - spiega l’attore - riesce benissimo a mantenere un rapporto di amicizia e complicità con Irene, anche dopo la fine della loro storia d’amore, io invece non ci riuscirei, soprattutto quando con la donna in questione c’è stata una passione profonda, autentica e intensa». Viaggio sola, uno dei pochi film italiani che offrono interessanti ritratti di donne, affronta il tema della vita da single e della solitudine, condizione che probabilmente Stefano (che prima di legarsi a Laetitia Casta ha avuto una lunga relazione con l’attrice Giovanna Mezzogiorno) non ha mai conosciuto. «In realtà - confessa lui - a mio avviso la solitudine non è poi così brutta, naturalmente a patto che sia una libera scelta! Chi fa poi un mestiere come il mio, che ti costringe a viaggiare parecchio, ha modo di provarla piuttosto frequentemente. In quelle occasioni, quando si è lontani da casa e dai propri affetti, la solitudine si trasforma in 1/2 maggio 2013

un’opportunità di riflessione». Amatissimo dal pubblico femminile sia italiano che d’oltralpe, Accorsi ricambia le attenzioni, dichiarando la propria stima per il gentil sesso, specialmente quando s’impegna in politica: «Faccio parte di quella categoria di uomini, e sono tanti, che non si sentono rappresentati da certi onorevoli maschi i quali spesso hanno una visione della politica quasi totalmente autoreferenziale. Da questo punto di vista, il contributo femminile nella gestione della cosa pubblica potrebbe davvero rappresentare una svolta». Da anni residente in Francia, Accorsi quando torna in patria per lavoro è contentissimo. «È proprio vero che le cose si apprezzano soprattutto quando non ce le hai più a portata di mano e io non mi sono mai sentito così italiano come da quando vivo all’estero. Fermo restando che anche la Francia, ovviamente ha i suoi vantaggi. L’ideale, per un pendolare dello spettacolo come me, sarebbe prendere il meglio da questi due microcosmi, e io ci sto provando». Elegantissimo e sorridente, Stefano si concede volentieri alle domande dei giornalisti, ma guai a fare riferimento alla sua vita privata. Forse perché negli ultimi tempi lui e la sua

compagna sono stati bersaglio di pettegolezzi che li davano in crisi. L’ultima apparizione in coppia dei due risale al Festival di Cannes del 2011 e all’epoca le cronache parlavano dell’imminente annuncio del loro matrimonio. A due anni di distanza, difficile che si concedano al flash dei fotografi sul red carpet della kermesse cinematografica francese, in corso proprio in questi giorni. Tuttavia sia Stefano che Laetitia hanno sempre smentito le insinuazioni sulla presunta fine del loro ménage, decisi più che mai a proteggere la tranquillità dei loro bambini, Orlando (6 anni) e Athena (3). Dura invece da anni, e non ha mai accusato segni di cedimento, l’amicizia professionale tra Stefano e la sua partner in Viaggio sola, Margherita Buy. La loro “prima volta” sul set risale al 2001, anno del film di Ferzan Ozpetek Le fate ignoranti, dove Accorsi vestiva i panni di un giovane gay, amante segreto del marito della Buy. Li abbiamo rivisti poi in Saturno contro, sempre di Ozpetek, nel ruolo di un bancario e una psicologa, moglie… e marito fedifrago. Molto attivo anche sul piccolo schermo, oltre che al cinema, Accorsi recentemente ha fatto centro su Canale 5 con Il clan dei camorristi, fiction diretta dalla coppia di registi Alessandro Angelini e Alexis Sweet e sceneggiata da due terzi del team che ha scritto Romanzo criminale - La serie, ovvero Daniele Cesarano e Barbara Petronio (al posto di Leonardo Valenti c’è Claudio Fava), dove interpreta il ruolo di un magistrato che torna nella Campania per combattere nnn la criminalità organizzata.

Dall’alto, da sinistra: Stefano Accorsi con Laetitia Casta; l’attore in un fotogramma di Viaggio Sola con Margherita Buy; sul set dello stesso film anche con la regista Maria Sole Tognazzi; nella fiction Il clan dei camorristi assieme a Giuseppe Zeno

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Fra thriller italici, produzioni indipendenti e blockbuster

la stagione continua Toni Servillo nel film La grande bellezza

di L.A.

Ti ho cercata in tutti i necrologi di Giancarlo Giannini; Nicolas Vaporidis, Manuela Martelli e Alessandro Giallocosta nel film Il futuro

Dopo Cannes nelle sale sono in arrivo decine di pellicole: italiane e internazionali, di genere e non, e anche kolossal hollywoodiani. Targati Universal, Warner Bros e 20th Century Fox 24

n anno è composto di cinquantadue settimane e ogni settimana escono circa sei/sette film nuovi. D’estate, ma solo all’inizio di agosto, le novità diminuiscono; nei periodi festivi e a inizio stagione, invece, crescono esponenzialmente e talvolta si arriva anche a dieci/dodici titoli al debutto tutti insieme. Facendo un calcolo approssimativo, quindi, ogni anno sugli schermi italiani arrivano fra i trecento e i quattrocento film nuovi, quasi uno al giorno. Ma la quantità talvolta fa a pugni con la qualità. Spesso non c’è il tempo nemmeno di individuare dove alberghi quest’ultima, perché i film entrano in sala, vi restano una settimana, massimo due, e subito ne escono per far posto ad altri. Se ci imbattiamo in un capolavoro assoluto, naturalmente questo brilla di una luce speciale che ce lo fa ricordare tra mille, perché le corde che va a toccare continuano a vibrare nel tempo. Ma diverse altre pellicole interessanti, che meriterebbero di “decantare” per gustarne il sapore lentamente, appaiono e scompaiono in un batter d’occhio, presenti in poche sale (i cosiddetti “film invisibili”) e schiacciate da quei titoli che vengono distribuiti massicciamente su tutto il territorio nazionale. L’eccezione a questa regola sono quei

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“casi” cinematografici che di tanto in tanto rompono questo schema. Quasi amici, il film del duo Nakache-Toledano, interpretato dalla formidabile coppia Omar Sy-François Cluzet, è l’esempio più illustre in questo senso registrato negli ultimi anni. Uscito in sordina in un numero di sale non elevatissimo, grazie al passaparola che ne ha alimentato il successo di bocca in bocca e all’indubbia qualità, è rimasto sugli schermi italiani, ma anche nel resto d’Europa, per mesi. Circostanze che raramente si verificano di questi tempi. Alla luce di queste considerazioni, dopo le feste pasquali e i ponti festivi del 25 aprile e del Primo maggio durante i quali c’è stata una nuova ondata di uscite, la stagione cinematografica, che potrebbe accusare un flessione, invece non si ferma. Nonostante la crisi, non solo italiana, l’industria dell’intrattenimento continua a sfornare prodotti in gran numero. Fra questi, c’è da dire che si cominciano a vedere anche diverse produzioni indipendenti o semi-indipendenti, destinate a una fugace apparizione, ma perlomeno salite sul treno della grande distribuzione nazionale. Il cinema italiano nel prossimo mese, dal Festival di Cannes in poi, ha in programma una decina di titoli in uscita, a 1/2 maggio 2013


cominciare da La grande bellezza di Paolo Sorrentino, reduce proprio dal concorso della Croisette. Fra le novità di fine maggio - inizio giugno si segnala la nuova fatica cinematografica di Marco Risi, regista assente dalle sale da diverso tempo, dal 2009, anno dell’uscita di Fortàpasc. Come Sorrentino, con Cha Cha Cha anche Risi racconta la Roma dei giorni nostri, ma non la Roma effimera, delle feste e della notte, bensì quella degli affari sporchi e delle trame losche. Il cast del film è composto da Luca Argentero, Eva Herzigova, Claudio Amendola e Pippo Delbono. Quest’ultimo, a Cannes come attore in ben due film, debutta il 6 giugno sugli schermi anche con il suo film, scritto, diretto e interpretato: Amore Carne, un lavoro singolarissimo che è anche una vera e propria sfida. Girato con il suo telefonino, Delbono lo ha presentato nel 2011 alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti. Anche un altro grande attore torna dietro la macchina da presa, ben vent’anni dopo la sua prima volta (Ternosecco), anche se in maniera più tradizionale rispetto al regista di Amore Carne. Parliamo di Giancarlo Giannini che con Ti ho cercata in tutti i necrologi si cimenta in un thriller mistico senza un attimo di respiro. Girato in Canada, è interpretato dallo stesso Giannini con Silvia De Santis e F. Murray Abraham. Attesissimo è anche l’horror Tulpa - I demoni del desiderio, firmato da Federico Zampaglione, con Claudia Gerini, Ivan Franek e Michele Placido. Si tratta di un film che deve molto alle atmosfere del maestro italiano del genere, Dario Argento. La calda accoglienza riservata al film presentato in anteprima al 1/2 maggio 2013

celebre Frightfest di Londra ha alimentato la curiosità degli appassionati italiani, che da anni attendono l’erede di Argento in un genere che nella Penisola vanta tantissimi estimatori. Anche Nero infinito di Giorgio Bruno, in uscita il 23 maggio, è un horror-thriller, una piccola produzione interpretata da Francesca Rettondini. Otto registi del panorama underground italiano raccontano e reinterpretano i classici dello scrittore Edgar Allan Poe in P.O.E. Poetry of Eerie, nelle sale il 7 giugno. I loro nomi: Angelo Capasso, Giuseppe Capasso, Alessandro Giordani, Edo Tagliavini, Giovanni Pianigiani, Bruno Di Marcello, Paolo Gaudio, Paolo Fazzini, Domiziano Cristopharo, Yumiko Itou. Girato per il mercato estero, P.O.E. nella versione originale è composto da tredici episodi. In Italia esce “ridotto” con soli otto episodi. Ameriqua di Marco Bellone e Giovanni Consonni, Beket di Davide Manuli, Esterno sera di Barbara Rossi Prudente, Il futuro di Alicia Scherson (coprodotto con Spagna, Cile e Germania) sono gli altri titoli battenti bandiera tricolore in uscita da metà maggio a fine giugno. Drammi e commedie provenienti dal circuito indipendente o semi-indipendente.

Al contrario, dagli Stati Uniti anche in questo periodo sono in arrivo vari cosiddetti blockbuster, ovvero quei prodotti popolari distribuiti dalle grandi case, che hanno tutte le carte in regola per riscuotere un largo consenso presso estese fasce di pubblico. Il primo di questi è Fast & Furious 6, nuovo capitolo della saga di Dom Toretto (Vin Diesel), abilissimo meccanico, driver e ladro di auto sportive di grossissima cilindrata. Dalla spettacolare rapina di Rio de Janeiro, Dom, Brian (Paul Walker) e gli altri della banda si sono sparpagliati in tutto il mondo. Ma il loro partner estemporaneo in Brasile, il detective Hobbs (Dwayne Johnson) dà la caccia attraverso dodici nazioni a dei piloti mercenari, fra i quali la donna che Dom credeva morto: Letty (Michelle Rodriguez). Hobbs chiede a Dom di ricreare la sua squadra a Londra. In cambio avrà il perdono completo. Lui e tutti i suoi. Fast & Furious 6 è un film

Dall’alto, da sinistra: Cha Cha Cha di Marco Risi, con Luca Argentero, Eva Herzigova, Claudio Amendola e Pippo Delbono (più sotto anche in Amore carne); Tulpa - I demoni del desiderio, firmato da Federico Zampaglione, con Claudia Gerini, Ivan Franek e Michele Placido; Ameriqua di Marco Bellone e Giovanni Consonni; una scena di Fast & Furious 6

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Dall’alto: Jaden Smith in After Earth - Dopo la fine del mondo; Chris Pine in Into Darkness; Brad Pitt in World War Z

Epic di Chris Wedge; poco più sopra: Nicole Kidman e Mia Wasikowska in Stoker

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Universal, come Into Darkness - Star Trek di J.J. Abrams, nuovo capitolo della celebre saga fantascientifica, qui interpretata, tra gli altri, da Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Benedict Cumbterbach e Simon Pegg. Quando l’Enterprise è chiamata a torna-

re a casa, l’equipaggio scopre una terrificante forza all’interno della propria organizzazione che rischia di portare il pianeta a uno stato di crisi irreversibile. Toccherà come sempre al Capitano Kirk affrontare la situazione. Il mondo è in pericolo anche in un’altra produzione Universal, World War Z, ma questa volta a minacciare di decimare la popolazione della Terra è una terribile epidemia. Un impiegato delle Nazioni Unite s’impegna in una corsa contro il tempo per fermarla. Dirige Marc Forster. Protagonista Brad Pitt. Ai tre della Universal, la Warner Bros. risponde con altrettanti kolossal. After Earth, L’uomo d’acciaio e Una notte da leoni 3. After Earth - Dopo la fine del mondo, con Will e Jaden

Smith, è un film di fantascienza di M. Night Shyamalan (Il sesto senso). Mille anni dopo l’abbandono della Terra da parte degli uomini, il generale Cypher Raige (Will) fa ritorno a casa per fare finalmente il padre di suo figlio tredicenne Kitai (Jaden). Ma quando una pioggia di asteroidi danneggia la navicella di Cypher e Kitai, i due sono costretti a un atterraggio di emergenza sull’inospitale e pericolosa Terra. Ne L’Uomo d’Acciaio di Zack Snyder rivivono i personaggi dei fumetti creati da Jerry Siegel e Joe Shuster per la DC Comics. Henry Cavill è Clark Kent/Superman. Amy Adams è Lois Lane e Laurence Fishburne è il direttore del Daily Planet, Perry White. Nel ruolo dei genitori adottivi di Clark Kent, ci sono Diane Lane e Kevin Costner. Il supereroe deve affrontare due kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod e Faora. Le sgangherate avventure di Bradley Cooper, Zach Galifianakis & co. riprendono in Messico, a Tijuana, per una nuova Notte da leoni, la numero tre. Questo terzo film racconta la fuga di Alan dall’ospedale psichiatrico in cui è stato rinchiuso e dei tentativi dei suoi amici di ritrovarlo prima che la situazione precipiti. Anche la 20th Century Fox ha un paio di frecce al suo arco per questa tarda primavera. Una è l’esordio in lingua inglese del regista coreano Park Chan-wook, Stoker, un inquietante horror con Mia Wasikowska, Nicole Kidman e Matthew Goode. Dopo la morte del padre, una ragazza rimane sola con la madre instabile di mente. A casa sua si trasferisce allora un misterioso e strano zio e da quel momento in città cominciano a sparire delle persone... L’altro titolo Fox è un film d’animazione dello stesso autore, Chris Wedge, de L’Era Glaciale. Epic ci porta nel profondo di un bosco dove ha luogo una feroce battaglia fra il Bene e il Male. Naturalmente con l’ausilio, ormai nnn di regola, del 3D. 1/2 maggio 2013



Una Vita per il

Cinema

Medaglie d’Oro a chi lavora dietro le quinte Il premio assegnato alle maestranze, ai tecnici e agli esercenti del grande schermo giunge alla sua XXXIV edizione

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ancano ancora cinque mesi alla tradizionale serata di gala nel corso della quale vengono assegnate le Medaglie d’Oro - Una Vita per il Cinema, ma la preparazione per l’evento è già iniziata. Con qualche novità in arrivo. Allo studio c’è infatti un premio speciale in collaborazione con la nostra rivista che va ad aggiungersi ai tanti riconoscimenti già previsti per attori, registi, sceneggiatori e soprattutto per le maestranze, i tecnici, gli impiegati, i distributori e gli esercenti dell’industria cinematografica, senza i quali non sarebbe possibile la realizzazione di quei sogni a occhi aperti che ci regala da oltre un secolo il grande schermo. Il nuovo premio sarà dedicato a quei giovani artisti emergenti che nel corso della stagione si saranno dimostrati più promettenti. La XXXIV edizione delle Medaglie d’Oro - Una Vita per il Cinema

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si terrà il 18 ottobre 2013, anche quest’anno nei saloni della struttura Spazio Novecento di Roma, che dal 2010 ospita l’evento. Promossa per la prima volta nel 1954 da Alessandro Ferraù, giornalista e fondatore dell’Annuario del Cinema Italiano & Audiovisivi che ha da poco compiuto 60 anni, la manifestazione, realizzata dall’Associazione Una Vita per il Cinema e dal Centro Studi di Cultura, Promozione e Diffusione del Cinema, si fregia della peculiarità di premiare il “lavoro nel Cinema”, quello più oscuro e dietro le quinte, formula che ha costituito da sempre la chiave del successo di questa iniziativa, che da qualche anno sta vivendo un rinnovato successo grazie all’impegno profuso a partire dal 2009 da Paolo e Alessio Collalunga e dalla loro A.P.S. Advertising. Nel corso della serata di gala, oltre alle Medaglie d’Oro che attori, attrici,

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Paolo e Alessio Collalunga, che l’hanno riportato a nuovo splendore, stanno già lavorando al clou dell’evento, che si terrà il prossimo 18 ottobre presso lo Spazio Novecento di Roma registi e produttori consegnano personalmente, rendendo omaggio ai loro preziosi collaboratori, vengono assegnati speciali riconoscimenti (Vittorie di Samotracia, Targhe) anche a produttori, registi, attori, e le Penne d’Oro e d’Argento ai giornalisti. Lo scorso anno la Vittoria di Samotracia per la lunga e meritoria attività nel mondo del cinema è stata assegnata a Ezio Greggio, Rocco Papaleo,

premiato da Euridice Axen; Maurizio Totti, premiato da Chiara Francini; Lina Wertmuller, premiata da Piera Degli Esposti. Enrico Lucherini, premiato da Gianluca Pignatelli, ha ricevuto la Penna d’Oro per gli 80 anni d’età e per la sua straordinaria carriera nel mondo del cinema. Le Medaglie d’Oro sono andate a Rino Barillari, premiato da Tania Zamparo, per la fotografia; a Pino Insegno, premiato da Giulio Base, per il doppiaggio; a Maurizio Amati, premiato da Andrea Roncato; a Massimo Razzi, premiato da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, per la scenografia; a Maria Grazia Di Nardo, premiata da Luca Di Nardo, come agente delle star; a Maria Antonietta 1/2 maggio 2013

Salvatori e Anna Orazi, premiate da Maurizio Millenotti, come sarte; a Sergio Salvati, premiato da Maria Grazia Cucinotta, per la fotografia; a Gentilina Lorettelli e Augusto Pinto, premiati da Francesca Stajano, come impiegati Anica; a Inti Carboni, premiato da Giulia Greco, come aiuto regista; a Edoardo Ceccuti, premiato da Giuliano Montaldo, come dirigente archivio storico Luce; a Ermanno Spera e Francesca De Simone, premiati da Paola Minaccioni, come truccatore e parrucchiera. Filippo Scicchitano, premiato da Francesco Bruni, ha vinto la Medaglia d’Argento come giovane promessa del cinema italiano. Come lui, Giulia Valentini, premiata da Valerio Mastandrea.

Stelvio Cipriani e Umberto Scipione, premiati da Katia Ricciarelli, sono stati insigniti della Targa Annuario come musicisti di fama internazionale. Un’altra Targa Annuario è andata a Mario Rossini, Paolo Logli, Alessandro Pondi, Riccardo Irrera e Mauro Graiani, premiati da Simona Cavallari e Francesco Salvi, per il soggetto e la sceneggiatura della miniserie di Raiuno K2. Penna d’Argento a chi fa comunicazione nel cinema per Tiziana Rocca, premiata da Marco Bocci; Maria Pia Fusco e Giampiero Cinelli, premiato da Manuela Morabito. Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, premiati da Antonella Bruno, direttore mercato Lancia Italia, hanno avuto il Premio Lancia Award. nnn

In alto, da sinistra: Chiara Francini, Enrico Lucherini, Euridice Axen. Qui sopra: Giulia Valentini, Simona Cavallari, Tiziana Rocca A sinistra: Francesco Bruni, Filippo Scicchitano, Giulia Valentini, Valerio Mastandrea Sotto: Antonella Ponziani, Noemi, Pietro Graus

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Fabrizio Sotti Una vita che sembra un film Chitarrista jazz, sognava di conoscere i grandi del genere ed è partito per gli Usa. Vent’anni dopo, quel desiderio non solo è stato esaudito ma il musicista padovano è un discografico affermato che ha prodotto stelle come Cassandra Wilson e J.Lo di Luigi Aversa

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adovano, ma ormai americano d’adozione, il chitarrista e produttore Fabrizio Sotti è uno di quei rari esempi di artista che al talento sa unire ottime capacità imprenditoriali. Genio e regolatezza, si può dire nel suo caso, visto che le sue collaborazioni con personaggi come Cassandra Wilson e Jennifer Lopez sono caratterizzate da una doppia veste: di musicista e di di-

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scografico. Lo abbiamo incontrato negli Studi Trafalgar dove si è affacciato per suonare nel nuovo progetto del pianista Alberto Pizzo. Un disco che si sta registrando a New York, dove Sotti risiede da oltre vent’anni, ma del quale alcuni passaggi vengono realizzati a Roma. «Sono qui per il disco di Pizzo (uscirà a ottobre, ndr). Oltre a produrlo vi suono anche la chitarra. È un progetto interessante». Vi prendono parte, tra le altre, guest star di prestigio come Ayo, Toquinho, Renzo Arbore, Francesca Schiavo e il leggendario percussionista Mino Cinelu, storico collaboratore di Miles Davis e dei Weather Report. Fabrizio, negli Studi Trafalgar sono state registrate tante colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema italiano. C’è la voce cinema anche nel tuo curriculum? «Ho avuto una casa discografica dove ho realizzato tante produzioni. Ma non ho mai fatto lo score di un film,

però molte mie canzoni sono finite in tante pellicole». Nel tuo nuovo album, Right Now, ci sono collaborazioni eccellenti provenienti da generi diversi: Zucchero, Shaggy, Ice T, ecc. Lo presenterai anche in Italia? «È il mio sesto disco come solista e lo presento al Blue Note di New York il 14 e 15 maggio con due concerti. Poi stiamo pensando a un lancio anche in Italia, probabilmente a luglio». Raccontaci la tua storia, quando hai lasciato l’Italia? «A 16 anni. Essendo jazzista e visto che tutti i più grandi stavano a New York, volevo confrontarmi con quella realtà e suonare con i migliori. Anche per vedere se ero all’altezza. Dovevo andare. E poi non sono più tornato...». Negli Usa hai avuto una carriera niente male: hai prodotto Cassandra Wilson, Jennifer Lopez, Whitney Houston. «Il jazz è il mio linguaggio, il mio più grande amore. Ma a differenza di tanti jazzisti europei che difficilmente vanno al di fuori del loro genere, io ho preso a esempio le carriere di Miles Davis, Herbie Hancock che non hanno mai avuto paura di sperimentare. Perché per me ci sono solo due tipi di musica: la musica buona e la musica cattiva». Quali musicisti con cui hai suonato negli Usa ricordi con più piacere? «Sono vent’anni che suono con Mino Cinelu ed è anche un grande amico. Poi ho avuto la fortuna di suonare con Randy Brecker, Michael Brecker, Al Foster, John Patitucci, Roy Hargrove: una grande crescita». E in Italia, chi ti piace? «Sono legato a Dalla, Daniele, Zucchero. Tutti artisti che ammiro molto». Oggi senti più casa tua l’America o l’Italia? «Sono orgoglioso di essere italiano e di portare la mia italianità nel mondo. Sono cosciente di chi sono, da dove vengo, dove sono cresciuto e quale è la mia cultura. Sono oltre vent’anni che manco dall’Italia, ma non ci tornerei a vivere. C’è un modo di fare le cose che non mi appartiene». nnn 1/2 maggio 2013




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