Il design dei televisori Seleco 1960-2000

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CONCLUSIONI

Questo lavoro non vuole assolutamente essere definitivo ed esaustivo; quarant’anni di progetti infatti richiederebbero una più ampia analisi. Il mio approcciò è stato impostato sulla volontà di tracciare una visione globale della produzione aziendale attraverso una scansione logica che ha come riferimento il tempo e i diversi progettisti per alcuni dei quali, vista la sostanziale disponibilità di materiale conservato, verrebbe spontanea un’analisi dedicata specifica. Questa scelta di selezionare in maniera ragionata determinati progetti per ogni autore è motivata dalla volontà di coprire l’intero arco di tempo dell’attività dell’azienda. Considerando l’aspetto inedito di tali contenuti non potevo che decidere di intraprendere questo tipo di percorso. In questo modo il loro prestigio sta anche nel porre le basi, facilitando di conseguenza le future e più mirate analisi. Dare un giudizio globale sulla qualità dei progetti sviluppati e dei televisori prodotti è un po’ rischioso soprattutto per l’incapacità di farlo data la mia poca esperienza. Ciò nonostante mi è parso determinante ai fini qualitativi una condizione: pro-

gettare un oggetto in modo che possa essere esteticamente valido per tre, quattro, forse cinque marchi/aziende e altrettanti gusti differenti innesca una ‘dispersione di forze’ intellettuali. Diverso è infatti progettare un prodotto per un unico marchio, potendo in questo modo operare delle scelte avendo un ampio ventaglio di possibilità, dal dover ‘camuffare’ un apparecchio per farlo sembrare differente e venderlo ad un’altra azienda. Va tenuto conto che intraprendere una strategia produttiva verticale, condizione di grande libertà espressiva per un designer e che punta decisamente all’affermazione del marchio aziendale, è possibile in due casi: definendo un mercato di nicchia (Brionvega, B&O) oppure avendo la possibilità di un vasto assorbimento dei propri modelli sul mercato assicurando così lotti produttivi convenienti e tali da poter escludere il terzismo (Philips, Thomson). La strada di Seleco però non è stata nessuna delle due. Potenzialmente una grande industria, ricordiamo quella con le capacità produttive maggiori in Italia, ma destinata ad inseguire le grandi concorrenti europee. Due sono forse le motivazioni

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